Era gravemente malato.
Il giorno dopo le sue condizioni di salute migliorarono. Pio XII ne parlò con pochissime persone.
Padre Leonardo Sapienza, reggente della Casa Pontificia, nel suo libro “La barca di Paolo”, Edizioni San Paolo, pubblica due documenti del 1955, poco conosciuti, che ricostruiscono questa visione avuta da Pio XII, durante una malattia che lo stava debilitando.
Il n. 47 del settimanale Oggi nel 1955 dava in anteprima la notizia che Papa Pacelli aveva visto Cristo in visione accanto a sé. E L’Osservatore Romano di domenica 11 dicembre 1955 conferma l’episodio.
«… il Papa era gravemente malato… A proposito della malattia superata dal Santo Padre nel dicembre dell’anno scorso (1954), siamo in grado di rivelare al mondo un fatto miracoloso, rimasto finora ignorato, che accadde in quei giorni angosciosi. Il Papa, quando le sofferenze si facevano più atroci, ripeteva spesso fra sé la preghiera “Anima Christi” (“Anima di Cristo…”)1... Giunto all’invocazione “in hora mortis mea voca me” (“nell’ora della mia morte, chiamami”), vide accanto al letto la dolce figura di Gesù. In quell’istante il Santo Padre pensò che il Maestro fosse venuto per chiamarlo a sé, e rispondendo serenamente alla chiamata, continuò la preghiera: “iube me venire ad Te” (“ordinami di venire da Te”)».
Nonostante l’invito alla riservatezza, rivolto da Pio XII ai collaboratori, il Gesuita padre Riccardo Lombardi divulgò la notizia.
Anima Christi, sanctifica me. Corpus Christi, salva me. Sanguis Christi, inebria me. Aqua lateris Christi, lava me. Passio Christi, conforta me. O bone Jesu, exaudi me. Intra vulnera tua absconde me. Ne permittas me separari a Te. Ab hoste maligno defende me. In hora mortis meae voca me, Et jube me venire ad Te, Ut cum Sanctis tuis laudem Te In saecula saeculorum. Amen. |
Anima di Cristo, santificami, Corpo di Cristo, salvami. Sangue di Cristo, inebriami, acqua del costato di Cristo, lavami. Passione di Cristo, fortificami. Oh buon Gesù, esaudiscimi. Nelle tue piaghe, nascondimi. Non permettere che io sia separato da Te. Dal nemico maligno difendimi. Nell'ora della mia morte chiamami, e comandami di venire a Te, Perché con i tuoi Santi ti lodi, nei secoli dei secoli. Amen. |
7 commenti:
PAOLO, APOSTOLO PER VOCAZIONE!
Anche noi siamo chiamati come lui.
“Saulo, Saulo, perché mi perseguiti!”.
La voce era quella di Gesù che si domandava il perché di tanto accanimento.
Saulo cadde da cavallo e quando si rialzò ed aprì gli occhi si rese conto di essere diventato cieco.
Poi Anania, obbedendo al suo Dio, si recò da Saulo, impose le mani sui suoi occhi ed egli recuperò la vista. Riprese le forze e fu battezzato alla religione di Gesù con il nome di Paolo.
La vocazione di ogni apostolo è un dono di grazia e un impegno esigente.
Ma niente paura!
Ricordiamo la profonda convinzione di Paolo: Quando ci fidiamo del Signore,
non possiamo essere delusi.
Il pontificato di papa Pacelli, pastor angelicus, è costellato di momenti di autentico misticismo.
"Smettetela di parlare e lamentarvi delle vostre pene ed angosce: rendetene Grazie a Dio!"
Le condizioni "svantaggiose" in cui verrete a trovarvi non saranno cause di disperazione ma punti di partenza per nuovi orizzonti. Quando vi trovate imprigionati in circostanze che sfuggono al vostro controllo, fatene scaturire la pace abbandonandovi alla Volontà Divina.
Dal carcere, San Paolo scrisse: "Ricordatevi delle mie catene. La Grazia sia con voi" (Colossesi 4-18).
Altri avrebbero scritto: "Sono in carcere. Dio mi faccia la grazia".
Smettetela di parlare e lamentarvi delle vostre pene ed angosce: rendetene Grazie a Dio! Facciamo un solo atto di ringraziamento quando le cose vanno contro il nostro volere e mille atti di ringraziamento quando le cose vanno conformemente al nostro volere.
"Rendete sempre grazie PER TUTTO, nel nome del Signor Nostro Gesù Cristo, a Dio Padre" (Efesini 5-20).
Tante cose avvengono contro la nostra volontà, ma non c'è nulla, tranne il peccato, che avvenga contro la Volontà di Dio.
(Fulton J. Sheen, da "Fatti per l'eternità: introduzione al Cristianesimo" edizioni Mimep)
IL SUONO DELLE CAMPANE E IL PAESAGGIO ITALIANO
Un vescovo ligure ha disposto che l’uso delle campane va limitato «per non creare disturbo». Si capisce che a tutto c’è un limite: non sappiamo a quale livello di decibel fossero arrivate la campane liguri, forse il vescovo è affetto da insonnia «da uso selvaggio delle campane in ore notturne».
In generale, essere infastiditi dal suono delle campane è un segnale pessimo, è la spia di una mentale turbolenza. Sarebbero un simbolo cristiano capace di infastidire il non-cristiano, l’ateo professo, il cosmopolita aconfessionale ? E’ proprio qui che sta il disturbo: nel pensare che il suono delle campane sia qualcosa come una professione di fede che può essere, ovviamente, non condivisa, e che perciò non va imposta.
Il suono delle campane non è una professione di fede, è l’unico suono «cosmico», tradizionale nel senso più alto, ancora percepibile nelle città dell’Occidente (tra i suoni artificiali, s’intende, da affiancare al canto degli uccelli, al fischio del vento, allo stormire delle fronde nei parchi e così via, tra i suoni naturali). Limitarlo o abolirlo significa allontanare o eliminare dallo spazio urbano una delle poche tracce di una umanità superiore, di spiritualità diffusa nell'aria in armonia con gli elementi (senza parlare qui della forma sublime, riflesso di un superiore sapere fisico-matematico, la forma-suono più vicina alla pitagorica armonia delle sfere).
La spogliazione sistematica della ricchezza italiana (aziende, edifici, borghi, proprietà terriere) procede implacabile. Quando anche il suono delle campane sparirà dalle città della Penisola vorrà dire che l’Italia è finita. E non sarà soltanto l’Italia a finire.
A.D. 1937.
Subito dopo la pubblicazione dell'enciclica "Mit brennender Sorge" di Pio XII, significativamente nel giorno della Domenica delle Palme, in Germania si scatena la mano violenta del Terzo Reich sulla Chiesa e su tutti i credenti.
...
La Mit brennender sorge è di Pio XI. Ma è evidente che Pacelli, come suo Segretario di Stato, ha preso grande parte alla stesura dell’enciclica.
"La gloria del passato è un impegno per l'avvenire ... Ètre à la page: si dice oggi volentieri. Sia pure; ma a condizione di non lacerare, con questo pretesto, il libro prezioso, distruggendo le pagine precedenti, come si staccano i fogli di un calendario".
Pio XII, Nel primo centenario del Collegio S. Giuseppe e Istituto de Merode, 6 maggio 1951
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