Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

lunedì 2 gennaio 2023

Requiescat in pace, Benedetto XVI! Commemorazione del card. Burke

In morte del Papa emerito Benedetto XVI

Con i più profondi sentimenti di dolore e di gratitudine, ho ricevuto la notizia della morte del Papa Emerito Benedetto XVI. È triste perdere la compagnia terrena di un Successore di San Pietro che, anche dopo la sua abdicazione dall’Ufficio Petrino, ha continuato a essere fonte di molte grazie per la Chiesa, specialmente con l’offerta delle sue preghiere e delle sue sofferenze per tante necessità della Chiesa nel nostro tempo. Allo stesso tempo, sono profondamente grato a Dio onnipotente per la vita di Joseph Ratzinger, che ha risposto fedelmente alla vocazione al Sacerdozio, fino ad accettare il peso inimmaginabile di servire come Vescovo della Chiesa Universale, e che ha messo i suoi notevoli talenti completamente al servizio di Cristo Buon Pastore come sacerdote e Vescovo che agisce nella Sua persona per l’insegnamento, la santificazione e il governo del gregge del Padre, e infine come Vicario di Cristo in terra. Era un docente particolarmente dotato della Fede cattolica, con una particolare considerazione per l’espressione più alta e perfetta della Fede: il Culto Sacro. Il suo sano insegnamento, specialmente per quanto riguarda la Sacra Liturgia, rimane un’eredità viva e duratura.
È stato per me un onore servirlo come Prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica. Nei miei incontri con lui, quando era ancora Romano Pontefice e dopo la sua abdicazione, sono sempre stato colpito dalla sua straordinaria intelligenza e conoscenza, unite a una mitezza simile a quella di Cristo. Egli ha veramente servito secondo le parole ispirate del suo motto episcopale come uno dei “cooperatores veritatis” [“collaboratori della verità”] di Nostro Signore (3 Gv 8).
Vi prego di unirvi a me nella preghiera per l’eterno riposo della sua anima immortale. Che possa riposare in pace.
Raymond Leo Cardinale Burke - Fonte
[Traduzione a cura di Chiesa e post-concilio]

17 commenti:

Anonimo ha detto...

Fabrizio Fabbri

Io non mi sono mai espresso sulla questione oggi superdibattuta nella Chiesa su chi era il vero e unico Papa tra Ratzinger e Bergoglio.
Dopo varie letture e riflessioni sono giunto a questa conclusione detta qui in sostanza : il vero e unico Papa è stato sempre e solo Ratzinger .
Perchè?
Perchè la declaratio ratzingeriana di rinuncia confermata dal discorso prima della rinuncia effettiva mostra che Ratzinger ha pensato di poter fare una operazione assolutamente inammissibile nella cHiesa e cioè lui ha mantenuto il munus , il potere papale nella sua pienezza, e ha chiesto (per motivi di salute)di poter esercitare questo munus solo per la parte contemplativa rinunciando solo all'esercizio attivo di questo munus e ha chiesto alla Chiesa di eleggere un altro pontefice che esercitasse la parte attiva del munus, cioè che governasse la CHiesa.
La Chiesa doveva assolutamente rifiutare questa concezione di Ratzinger e imporgli di rinunciare non all'esercizio attivo del munus ma al munus stesso , cioè al potere papale nella sua pienezza.
E doveva pretendere che scrivesse una nuova più chiara declaratio in cui rinunciava totalmente al munus e tornava ad essere un semplice vescovo.
Come tutti i Papi che nel passato hanno rinunciato al munus.
Non ci possono essere due Papi contemporanemente e la figura del Papa emerito non è mai esistita e non può esistere per la Chiesa.
Il potere papale non può essere svolto da due persone.
Non è errata la divisione tra munus e ministerium cioè tra potere ed esercizio contemplativo o attivo di questo potere.
Ma queste distinzioni sono affidate ad una sola persona!!!
Solo chi ha il munus può esercitarlo, pregando , soffrendo o con azioni pratiche.
Non può decidere di delegare ad un'altra persona l'esercizio delle azioni pratiche del potere che lui detiene.
Ratzinger si doveva dimettere totalmente insomma.
E non l'ha fatto .
Perciò è sempre stato lui solo il Papa perchè solo lui ha sempre mantenuto il potere papale nella sua pienezza.
E siccome è impossibile delegare l'esercizio attivo o contemplativo di tale potere ad un'altra persona Bergoglio non è mai stato Papa.
Non condivido per niente l'ulteriore spiegazione di Cionci che arriva a dire che Ratzinger ha fatto tutta questa operazione volutamente perchè impedito e per salvare la Chiesa , nè condivido la teoria dell'illustre teologo Radaelli che ascrive all'idealismo hegeliano di Ratzinger l'origine di tutta la concezione ratzingeriana su munus e ministerium.
Papa Ratzinger ha concepito ed attuato una concezione del Papato nuova ,collegiale, cioè diviso tra più persone, che a mio giudizio non è cattolica e la Chiesa sbagliando l'ha accettata eleggendo chi non poteva eleggere.La Chiesa così si è infilata in questi anni in un vicolo cieco.
Ora come ne esce?????
A mio giudizio ora a rigore non c'è un vero Papa , ma solo un vescovo , Bergoglio, che ha governato la Chiesa dal 2013 senza poterlo fare ,e bisogna eleggerlo.
Tutto ciò è sconcertante ma questo è il tempo, come è avvenuto con la pandemia , di eventi mondiali sconcertanti

Anonimo ha detto...


# "Il potere papale non può esser svolto da due persone"

Giusto. Ma a ben vedere, Ratzinger, qualunque cosa abbia detto, dopo aver abdicato non ha "svolto" nessun potere di governo della Chiesa, dal momento che quel potere l'aveva ceduto, se l'era tolto di dosso.
Ha continuato a fare il papa in modo puramente simbolico, o, se si preferisce, "mistico" - comunque da ex-papa, come lui stesso ha detto, quando ha precisato che il papa regnante era uno solo, papa Francesco (sino a prova contraria regolarmente eletto).
Ratzinger non voleva più continuare a governare la Chiesa, l'ha pure detto, o no?
Come se ne esce? Scomparso Ratzinger per morte naturale, ne siamo usciti, da tutta questa costruzione posticcia.

Anonimo ha detto...

Da quello che ricordo disse che il Papa era uno solo. Senza far nomi.


Anonimo ha detto...

Vorrei chiedere una cosa a chi è stato più attento di me sulle "ipotesi Cionci": è tutta farina del suo sacco?
Da alcune parti, lui sembra riferirsi come base a due giuristi di lingua spagnola e forse ad uno americano.
Sono ovviamente anch'io dell'idea dell'Anonimo delle 00:24, la situazione, anche se fosse sussistita, oggi non sussiste più.

Pio ha detto...

#Fabrizio Fabbri: dalla sua analisi è chiaro che serve un nuovo conclave.

Anonimo ha detto...

Ribadisco ciò che dico da sempre: io non sono in grado di dare risposta assolutamente certa al quesito su chi sia papa e su chi non lo sia, e ciò che io penso non lo rendo pubblico perchè non posso influenzare gli altri su una materia così grave, tuttavia siamo di fronte a un unicum nella storia: un Papa, considerato come tale, che sta letteralmente facendo a pezzi, passo dopo passo, la nostra fede, negando dogmi, pronunciando eresie in quantità industriale, attaccando e bastonando chi è fedele e lodando i tizzoni d'inferno. Qui le categorie dei miei cari fratelli tradizionalisti, che giudicano tutto con lo stampino dei tempi normali, fanno acqua da tutte le parti. Questo è un fatto più che ovvio e lampante, sul resto taccio perché non è nelle mie corde.
Guido Villa su Fb

Anonimo ha detto...

Gli americani parlano invece della possibilità di divisione tra il ruolo del Vicario di Cristo e del Vescovo di Roma. Divisione in teoria possibile perché il Concilio Vaticano I stabili' che non c'erano elementi sufficienti per dire che l'unione di questi due ruoli fosse di natura divina, apostolica o ecclesiastica. Condanno' solo l'origine di natura umana. In tal senso l'attuale Pontefice avrebbe comunque la giurisdizione sull'intera Chiesa perché Vescovo di Roma. Saggiamente sostengono che questo potrà stabilirlo solo un Papa futuro o un Concilio dogmatico futuro. Il Pontefice successivo a Francesco sarebbe nuovamente sia Vicario di Cristo che Vescovo di Roma il quale dovrebbe validare o correggere il magistero attuale

Anonimo ha detto...


Solo il vescovo di Roma può essere Pontefice?

Il primo Pontefice è stato S. Pietro. Nominato da chi?
DA Gesù Cristo Nostro Signore Risorto, come testimonia il Vangelo di Giovanni ("Pasci le mie pecore!"). Eletto alla carica quindi per diritto divino (iure divino) e di fronte agli altri Apostoli.
Domanda: quando fu eletto dal Signore alla carica, S. Pietro era forse vescovo di Roma?
Anche oggi, il Papa non diventa vescovo di Roma subito dopo esser stato eletto o meglio dopo aver accettato l'elezione fatta dal Collegio cardinalizio?
Solo il papa regolarmente eletto può esser vescovo di Roma, non è vero il contrario.

Murmex ha detto...

Non ci può essere nuovo conclave finché c'è Bergoglio: è lui l'eletto, non si può metterlo da parte ed eleggere un altro. E poi è cosa totalmente irrealistica.

Anonimo ha detto...


Si continua a fare una confusione gigantesca su tutto: tra Papa e vescovo di Roma - tra munus e ministerium...
Non c'è nessun bisogno di alcun conclave.

Se poniamo la questione in termini di titolarità del potere e suo esercizio forse possiamo avere una visione più chiara.
Se ho un diritto di credito nei confronti di Tizio, posso: esercitarlo, pretendendo la somma alla scadenza; non esercitarlo; farlo esercitare da altri, da un mio rappresentante. Al rappresentante conferisco l'esercizio del mio diritto (la riscossione) non trasferisco il mio diritto, che resta in testa a me, con i suoi connessi poteri.
Similmente con il potere sovrano, che può essere esercitato da delegati del sovrano. Il Papa non è sacerdote, in quanto papa. È un sacerdote di Cristo scelto per governare l'intera Chiesa, da quasi 10 secoli ad opera di un Collegio di cardinali. Lo scelgono ma il suo potere viene da Dio al momento dell'accettazione. Questo potere è di governo e si compone di vari poteri (disciplinare, di insegnamento, etc). Tutti concentrati in una sola persona. Si chiama appunto "summa potestas" sull'intera Chiesa e non è il suo uso sindacabile da alcuno, nella Chiesa. Non ha nulla di "mistico".
Il papa è un monarca elettivo, dunque. Quando, raramente, abdica, cosa fa? Smette di governare la Chiesa e si ritira, lasciando la Sede vacante, come ha fatto Ratzinger. Solo che, dichiarandosi "papa emerito", Ratzinger ha creato non poca confusione.
Non è più Papa ma è rimasto in qualche modo Papa? Ha voluto rimanere papa con le insegne, l'abito ma solo in senso simbolico o mistico, come più piace. Infatti, non poteva (e non voleva) in ogni caso più governare la Chiesa, dopo essersi regolarmente dimesso, e quindi non poteva svolgere la missione propria del papato: il governo effettivo della Chiesa. Il Papa esiste solo per questo.
Per il diritto canonico Ratzinger si è privato della summa potestas (diciamo, munus) in quanto tale, non solamente del suo esercizio (diciamo, ministerium): questo significa aprire liberamente la vacanza della Sede. Perciò è inutile insistere su questo punto.
Altrmenti, avremmo che al successore sarebbe rimasto solo l'esercizio di un potere supremo la cui titolarità sarebbe rimasta invece al dimissionario! Conclusione palesemente assurda da tutti i punti i vista. È proprio la titolarità del potere supremo che viene meno con l'abdicazione (= rinuncia al potere, che consente l'esercizio di governo). Inoltre, questa conclusione priverebbe papa Francesco della titolarità della s. potestas (rimasta a R.) rendendo quindi invalidi tutti i suoi atti: egli avrebbe esercitato un ministerium senza avere il munus, rimasto al predecessore, e quindi invalidamente! In altri termini: avrebbe esercitato il potere sovrano sulla Chiesa senza essere il vero titolare di questo potere!
Questi rilievi non c'entrano con la qualità del magistero di Papa Francesco, come sappiamo estremamente discutibile. Ma questo è un discorso a parte.
Bisogna convincersi che non è esistito e non poteve esistere un "papato allargato", di carattere "mistico-contemplativo", ad integrazione del papato effettivamente operante, in carica. O costituente addirittura il vero papato.
Questa è una chimera dalla quale la Chiesa deve liberarsi, se non vuole aggiungere altri mali ai molti che già ha.
PP


Pio ha detto...

Il Prof. Pasqualucci sostiene che non vi sia bisogno di alcun conclave. Questa non credo sia la tesi di chi (vedi l'illustre Prof. Radaelli, con le sue più recenti opere, ma anche mi pare di due Vescovi) sostiene da qualche tempo con acribia l'invalidità delle dimissioni di Benedetto XVI e, conseguentemente, la nullità degli atti del suo successore.

Anonimo ha detto...

Ammettiamo invece che le dimissioni di papa Benedetto fossero valide ( ma frutto di indebite pressioni o minacce), siamo proprio sicuri che l'elezione di Bergoglio sia stata corretta? Se veramente sono intervenuti accordi illeciti e trame "mafiose", ne consegue che l'attuale pontefice è tale de facto ma non de jure.

Anonimo ha detto...


# Pio

L'invalidità delle dimissioni di Benedetto XVI a mio modesto avviso (e di molti altri, credo) non è stata mai dimostrata. Ratzinger l'ha sempre negata, ha sempre sostenuto di aver agito liberamente e in perfetto possesso delle sue facoltà. Se poi c'è stata invece una qualche macchinazione che l'ha costretto a dimettersi, bisognerebbe disporre di qualche prova sicura che finora non è uscita fuori.
Astrattamente parlando, che dimissioni successivamente dimostratisi invalide provochino, come tali, la nullità degli atti del successore regolarmente eletto, non so se si possa affermare.

Anonimo ha detto...

Ma la prova provata delle pressioni internazionali è stata l esclusione del Vaticano dal circuito monetario, i bancomat non funzionavano più. Fatti. Quando ha abdicato, magia volle, che il circuito dei quattrini in Vaticano ricominciasse a funzionare. Madame Clinton auspicò una primavera in Vaticano.

Anonimo ha detto...


Le eventuali pressioni internazionali non incidono sulla validità delle dimissioni, se chi le ha fatte voleva effettivamente dimettersi e ha agito in conseguenza, prendendo tutte le misure del caso.
Le eventuali pressioni esterne o interne (pressioni comunque INDIRETTE) fanno parte del contorno accidentale. Ciò che conta è l'esistenza di una chiara e libera volontà di dimettersi.

Nell'ambito politico, pensiamo alle recenti dimissioni di uomini politici inglesi (Johnson e Liz Truss). Le pressioni sono state dirette, pubbliche e persino offensive nella forma. Eppure nessuno si sogna di dire che le loro dimissioni siano invalide. Sono stati psicologicamente coartati dall'opinione pubblica ma alla fine hanno deciso liberamente di dimettersi. In questo caso sembra valere l'antica massima del diritto romano: etsi coactus, voluit (quindi l'atto è valido). Nel caso dei politici, quando non hanno più la maggioranza a sostenerli o a causa di uno scandalo, le dimissioni possono essere considerate addirittura un atto dovuto - se dovuto, non veramente libero (ma nessuno si sogna di considerarle per ciò stesso invalide).
Nel caso di Benedetto XVI non ci sono state pressioni esterne dirette di alcun tipo, tant'è vero che la notizia è arrivata come un fulmine a ciel sereno. La coincidenza con il blocco dei bancomat appare alquanto aleatoria, in relazione alla dimissioni di Ratzinger, da lui sicuramente ponderate e decise da tempo.

L'eventuale invalidità dell'elezione di Bergoglio per via della oggi strombazzata azione di un gruppo di potere o pressione all'intero del Collegio cardinalizio, non ha comunque nulla a che fare con la supposta invalidità delle dimissioni di Benedetto XVI. La norma emanata da GPII che probisce tali gruppi minacciando l'invalidità dell'elezione sembra una di quelle norme fatte apposta per non esser applicate, visto che tali gruppi o conventicole sono sempre esistiti nella storia dei Concili.
PP

Anonimo ha detto...

Concordo. E aggiungo: purtroppo!
Resta però il fatto che dimissioni siffatte, seguite da un'elezione i cui promotori si autodefiniscono "mafia" ( cito il cardinale Daennels) che hanno prodotto un pontificato a proposito del quale su questo autorevole blog e altrove è stara discussa l'ipotesi di un Papa eretico ( che fare? E Francesco è sempre là) qualche dubbio lo lasciano...

Corriere della Sera, 18 maggio 1994, pag. 17 ha detto...

NON C'E' POSTO PER UN PAPA EMERITO

«Il Pontefice al medico curante: professore non abbiamo scelta, lei deve curarmi e io guarire, perché non è previsto che il successore di Pietro possa andarsene in pensione».

Parlò così Giovanni Paolo II nell'aprile del 1994 al chirurgo Gianfranco Fineschi che l'operò all'anca. Con una battuta quel Papa pragmatico aveva efficacemente riassunto l'intera dottrina dei canonisti sulle dimissioni del «vescovo di Roma»: a fare problema non sono queste ma la loro proiezione sul successore e sui successori.