Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

mercoledì 25 gennaio 2023

Concetto di sostanza soppiantato dal concetto di relazione come categoria fondamentale di tutto il reale. Nuovo compito per la filosofia cristiana?

Dalle segnalazioni dei lettori, lo stralcio significativo da uno dei testi (“Il significato della comunione”) raccolti nel libro postumo di Joseph Ratzinger presentato qui. In soldoni, il fondamento della devastazione del concetto aristotelico di sostanza sta nello scientismo nichilista della filosofia contemporanea che, se non ben governato in campo teologico, rischia di divenire ulteriore forma di modernismo. Avvertiamo dunque la necessità di recuperare i concetti-chiave della metafisica per non acquisire comprensioni distorte o pressappochiste di elementi fondanti della nostra fede. Pensiamo ad esempio al termine transustanziazione, così adeguato a designare la "conversione mirabile e singolare" del pane e del vino nel Corpo e nel Sangue di Cristo introdotto dal Concilio Tridentino e che oggi troppi chierici e pastori anche di alto rango considerano attinto al linguaggio di una filosofia superata e quindi da ritenersi inattuale. Ne vediamo le nefaste conseguenze proprio nella Liturgia, fons et culmen della fede e della vita cristiana, e ci riappropriamo della definizione ma soprattutto della comprensione corretta di ciò che è, che accade e dispiega i suoi effetti mirabili per noi che confessiamo che, in virtù della potenza di Cristo e dell'opera dello Spirito Santo, l'identità del pane e del vino viene realmente mutata nell'identità del Corpo Sangue Anima e Divinità del Signore. 
Circa i concetti-chiave da recuperare in relazione al testo in esame chiedo l'aiuto di Paolo Pasqualucci e alla sua specifica competenza, per sviluppare un adeguato commento ad hoc (M.G.).

Concetto di sostanza soppiantato dal concetto di relazione
come categoria fondamentale di tutto il reale.
Nuovo compito per la filosofia cristiana?

In questo brano tratto dal saggio inedito “Il significato della comunione” (2018), pubblicato nell’ultima raccolta di scritti di Benedetto XVI “Che cos’è il cristianesimo. Quasi un testamento spirituale” (2023, p. 135), Ratzinger rileva come, nella spiegazione della transustanziazione, ovvero della trasformazione eucaristica del pane e del vino, la categoria filosofica della “sostanza” abbia costituito un riferimento consolidato della tradizione filosofica aristotelica che contribuiva a rendere intellegibile il mistero eucaristico.


Egli rileva, tuttavia, come, con la scienza e la filosofia moderna, che sui metodi della scienza ha sviluppato la propria riflessione, il concetto di sostanza sia stato soppiantato dal concetto di relazione come categoria fondamentale di tutto il reale (qui il tedesco Ratzinger ha senz’altro in mente il celebre saggio di Ernst Cassirer “Il concetto di sostanza e il concetto di funzione” (1910), anche se non lo cita).
Da questo mutamento Ratzinger riconosce il porsi di “un nuovo compito per la filosofia cristiana”.
Ebbene, in passi come questi si comprende la modernità e la creatività della teologia di Ratzinger.
Certe frange tradizionaliste ne stigmatizzano l’eterodossia in considerazione del suo discostarsi dal paradigma “neotomista” (che sul concetto aristotelico di sostanza si radica).
Ma è questa un’operazione rozza e arbitraria, che fa di una particolare filosofia il metro di misura dell’ortodossia teologica.
Anche perché, se guardiamo alla storia della teologia, accanto a San Tommaso troviamo anche San Bonaventura.
Ed è in continuità con la teologia cristocentrica di San Bonaventura (punto di riferimento fondamentale nella biografia scientifica sia di Guardini che di Ratzinger) che la teologia, moderna ma non modernista, di Ratzinger si pone in creativa continuità. (Cit. Antonio Caragliu)

10 commenti:

Anonimo ha detto...

Viva Papa Benedetto XVI
Chi l'avrebbe mai pensato che alla morte di un Pontefice così sapiente, mite, misericordioso e attento a tutte le realtà dei suoi figli... si sarebbe arrivati ad una situazione come quella di oggi? Dove fino all'altro ieri si pensava che sarebbe stato dimenticato, ed oggi le circostanze..., al di là di alcune ombre, sembrano vederlo più vivo che mai e amato?

Anonimo ha detto...

Il moderno concetto di "relazione" applicato alla realtà non ha base realista come quello di sostanza proposti da Aristotele e San Tommaso (e Concilio di Trento), ma è un concetto, o meglio una suggestione, proveniente dalla filosofia di Levinas e Buber che i neomodernisti come Ratzinger tentano di applicare alla dottrina cattolica perché, secondo loro, più capace di dialogare con il mondo moderno. I risultati di questo dialogo sono sotto i nostri occhi. Nonostante le sue melliflue parole Ratzinger, così come mons. Viganò ha più volte detto, crede ad uno sviluppo in divenire della dottrina in senso hegeliano e thelliardiano. I concetti di sostanza e accidenti, come quelli di materia e forma, spiegano benissimo il nostro modo di pensare e la realtà così come ci sono stati donati dal Creatore molto meglio delle vuote elucubrazioni moderne.

Anonimo ha detto...


Dalla sostanza alla relazione, la teologia personale di J. Ratzinger

Bene ha fatto il commentatore a ricordare che nel 1910 il neokantiano Ernst Cassirer scrisse un'importante monografia: "Concetto della sostanza e concetto della funzione. Ricerche sulle questioni fondamentali della teoria della conoscenza". Egli prendeva atto del fatto che il concetto della sostanza non si dimostrava più valido agli occhi dei Fisici e veniva sostituito da quello di "funzione", di origine matematica.
Senza entrare nel dettaglio, data la complessità del tema, faccio quest'ovvia considerazione. Con la scoperta dell'atomo e poi delle particelle si è affermato un atomismo radicale, possiamo dire, che, agli occhi di molti, ha messo in crisi il concetto della sostanza, di origine aristotelica (sostanza-accidenti/interno che costituisce l'essenza della cosa, esterno nel quale appaiono le sue caratteristiche qualità). Questo concetto spiega perfettamente ai nostri occhi il miracolo della transustanziazione. E anche il nesso essere-apparire tipico del nostro stesso essere.
Ma se la realtà fisica è composta di particelle, allora la "sostanza" degli enti dov'è? Si dissolve, in apparenza. Il mondo delle particelle ha le sue leggi, p.e. quelle che regolano la "funzione d'onda" con la quale si descrive la luce, ma sarebbe regolato dal caso, su scala universale.
Dal "caso" non può venir nulla, insegnava Aristotele, il mondo in cui tutto è a caso resterebbe sempre nel caos.
Insomma: se è il caso a governare il mondo delle particelle (quanti elementari di energia) diventate atomi e molecole e infine corpi, animali, esseri umani etc, non si capisce come mai tutto questo mondo riveli l'ordine eccezionale che ben conosciamo, visto che appunto la natura non avrebbe alcuno scopo, agirebbe sempre rimescolando le particelle a caso. La crescita non potrebbe avere forma alcuna. Né potrebbe terminare come se avesse appunto il compito di fermarsi quando l'individuo (insetto, pianta, etc.) è compiuto.
E per dirla in breve: eliminando il concetto di sostanza, ciò per cui l'ente è ciò che è e non altro, viene a cadere anche quello dell'agir per un fine, e in pratica la realtà, anche quella fisica, diventa incomprensibile.
La "relazione" di cui parla R. non è poi lo stesso della "funzione" di CAssirer, ne è una derivazione o nuova e forse meno rigorosa formulazione.
Si vede comunque che R. non trovava argomenti contro la "relazione" al posto della "sostanza" e si arrendeva a quest'aspetto del pensiero contemporaneo. Il concetto (moderno) di "relazione" credo l'abbia applicato anche al dogma trinitario. Tale concetto viene inteso in modo errato: la relazione presuppone gli enti della relazione stessa, con la loro individualità; non può essa stessa sostituirvisi, altrimenti diventa relazione di nulla.
PP

Anonimo ha detto...

Anonimo delle 17:11,
Ha detto bene: VUOTE EUCUBRAZIONI MODERNE.
In tutto il lungo ragionamento di Ratzinger riportato nell'articolo, l'autore non riesce a dimostrare nulla ma si permette di trarre delle conclusioni implicitamente contrarie al dogma cattolico.
Più che un "ragionamento" sembra un "paralogismo".
Se Ratzinger avesse elucubrato di meno e se si fosse attenuto di più alle verità di fede la Chiesa Cattolica non sarebbe in una situazione così grave.

Anonimo ha detto...


Ratzinger ha applicato il concetto moderno di persona al dogma trinitario, cercando quindi di fondarlo sul concetto della "relazione"

Si è inserito in un movimento teologico "novatore" che datava da tempo e che non accettava più il concetto boeziano di persona come "sostanza individuale di natura razionale", di evidente derivazione aristotelica e adottato da san Tommaso.

Cito da Walter Kasper (proprio lui), "Le Dieu des chrétiens", cerf, 1996, tr. fr. di un testo ted. del 1982 :
"Secondo Ratzinger il concetto di persona 'esprime di per sé l'idea del dialogo e Dio come essere del dialogo. Significa Dio come l'Essere che vive nella parola e che sussiste nella parola, come Io, Tu e Noi'. Non sono né la sostanza [per gli antichi], né il soggetto [per i moderni] a costituire l'elemento ultimo bensì la relazione come categoria originale della realtà. Certo, l'affermazione : le persone sono delle relazioni, è in prima istanza un'affermazione sulla Trinità divina, ma se ne hanno conseguenze decisive anche per l'uomo in quanto immagine e somiglianza di Dio. [Per questa prospettiva] l'uomo non è un essere-in-sé (sostanza) autarchica, né un esser-per-sé (soggetto) individuale, autonomo, bensì un essere a partire da Dio e per Dio e [quindi] a partire dall'altro e per l'altro. Vive in modo umano solo nella relazione IO-Tu-NOI. È [pertanto] l'amore che si mostra come significato del suo essere" (op. cit., pp. 419-420. K. cita varie opere di Ratzinger in nota).

Dunque: La Divina monotriade non è l'Essere perfettissimo sussistente in atto, l'IO sono di biblica memoria; è invece relazione. Non appunto la consustanzialità ab aeterno delle Tre persone dell'unico Dio ma il loro esser-in-relazione. Che si articola nel Verbo, cioè nella Parola, intesa nel suo significato di Dialogo esaltante l'amore divino reciprocamente.
L'esser dell'uomo non potrà che esser, a sua volta, in relazione, di tutti con tutti e quindi "dialogo", ecumenismo e così via. L'esser in relazione dell'uomo, come soggetto, imita l'esser in relazione delle Tre persone divine.
La relazione e il dialogo sono ora la sostanza, l'essenza. Siamo nel pieno stravolgimento non solo della teologia tradizionale ma anche di categorie logiche essenziali. Eliminando la categoria logico-teologica della sostanza, allora risulta priva di senso la nozione della "consustanzialità" di Cristo NS con il Padre e con la nostra umana natura, tranne che nel peccato (451, Calcedonia).
Questi sono i fondamenti della "teologia" di Ratzinger. Anche senza aver studiato queste cose, si capisce che l'affermazione "Dio è relazione" è priva di senso.
PP

Anonimo ha detto...

Grazie al professor Pasqualucci, davvero molto preciso. Si comprende così molto bene il carattere eversivo della teologia ratzingeriana; dovrebbe essere accolto l'invito a discuterne fatto dal professor Radaelli che nel suo libro (che non ho comprato perché costa troppo, aspetto di trovarlo usato) sembra parli di "ratzingerismo", cioè di una eresia propria dell'emerito...

Anonimo ha detto...

Transustanziazione nella Quale si rinnovano -in modo miracoloso, misterioso e incruento- le sofferenze della Passione di N.S.G.C. per la salvezza del mondo.

Inoltre l'abbandono della filosofia perenne in pro di altre solo perché contemporanee, e fondate ab antiquo sull'empirismo (Locke - Hume), è GIA' una forma di modernismo, ahinoi
Arnaldo T. Maria Canziani

Anonimo ha detto...

DIO, IPSUM ESSE SUBSISTENS È Sostanza infinita che mostra la sua essenza nell'amore, quindi nella Relazione, se neghiamo la sostanza neghiamo anche la relazione... infatti la possibilità di relazione è l'essere; il niente non si relaziona

Cristoforo ierom. ha detto...

Esistono letture, anche patristiche, della Divina Monotriade come complesso di relazioni. Ma la lettura moderna, come qui ben evidenziato, esporta impropriamente questa natura relazionale, che è di tipo soprannaturale, in una dimensione puramente umana delle relazioni.

Anonimo ha detto...

Dio non è relazione, è coordinato in sé stesso. Noi causa peccato originale siamo più o meno scoordinati, Lui no.