Da Pio X a Francesco: dal modernismo espulso
al modernismo intronizzato (Parte 3: Conclusione)
Esempi di dialettica ratzingeriana ed evoluzionismo bergogliano
Peter Kwasniewski
Nella Parte 1, ho esaminato le origini del Modernismo e ne ho formulato una definizione, con l'aiuto del Cardinale Mercier. Nella Parte 2, ho ricondotto il suo problema fondamentale a una falsa filosofia che mina la fede soprannaturale in una rivelazione divina definita e ho discusso di come il Giuramento contro il Modernismo sia stato smantellato da un papa, Paolo VI, che sembrava sospettosamente desideroso di abbracciare almeno alcune delle idee da esso condannate. In questa parte conclusiva, esaminerò alcuni esempi di come l'evoluzionismo caratteristico della visione modernista si manifesta nell'attuale papa e nel suo predecessore. Infine, collegherò i puntini tra quelli che chiamerò Modernismi Nero, Scarlatto e Lavanda.
Francesco come evoluzionista dottrinale
Uno dei tratti caratteristici del modernismo è il suo affidamento a un modello di pensiero evolutivo, in cui la verità non è statica ma dinamica: la Chiesa non possiede la Verità in un dato momento, ma la cerca sempre e si imbatte sempre in nuovi aspetti della Verità che possono persino equivalere a un'inversione di ciò che la Chiesa riteneva vero.(1)
Questo approccio lo possiamo vedere vividamente in Papa Francesco, che sostiene che la Chiesa ha effettivamente sbagliato per 2000 anni nel suo sostegno all'uso della pena di morte [qui -qui], poiché "ora sappiamo" che la pena di morte è contraria alla dignità umana, e quindi sempre e ovunque inammissibile (ma questo può essere vero solo se è per se malum, qualcosa di malvagio in sé e per sé; perché se non lo fosse, a volte sarebbe ammissibile). O meglio, è forse più corretto dire che per un modernista, la Chiesa in un periodo più primitivo dello sviluppo della coscienza umana aveva ragione a promuovere la pena di morte - era destinata a sembrare legittima a persone culturalmente immature - ma ora nella nostra fase di coscienza superiore, che implica la comprensione dei diritti umani universali, la fratellanza di tutti gli uomini [qui], la fonte non divina dell'autorità politica e la benevolenza universale del Dio Creatore, possiamo vedere che la pena di morte è sbagliata. O almeno così potrebbe essere per la nostra particolare fase di coscienza; l'evoluzione potrebbe condurci ancora una volta in una direzione sorprendente, non si sa mai.
Un altro esempio è il falso insegnamento dell'ottavo capitolo di Amoris Laetitia [vedi], che capovolge l'esclusione finora ininterrotta dalla ricezione dei sacramenti dei cattolici che vivono in uno stato oggettivo di adulterio. Il modernista, tuttavia, direbbe che le nozioni di peccato mortale, peccaminosità oggettiva, dignità, prerequisiti per la ricezione sacramentale, si sono tutte "evolute" sotto l'influenza di una comprensione sempre più completa dell'amore misericordioso di Dio, che "non si ferma davanti a nulla" (come direbbero) e "non è mai guadagnato o perso dalle nostre azioni", ecc. Si noti che c'è sempre un granello di verità in mezzo a questi errori, perché altrimenti non avrebbero la minima plausibilità per qualsiasi intelletto, per quanto debole.
L'universalismo sposato da Francesco ad Abu Dhabi [qui], a Singapore [qui] e in molti altri luoghi è un altro esempio: la Chiesa un tempo insegnava che solo essa possiede e insegna la vera religione dataci da Dio per la nostra salvezza, ma "ora sappiamo" che Dio parla all'uomo attraverso tutte le religioni e le supera tutte, quindi ciascuna è una via di salvezza per coloro che la seguono sinceramente. Nella migliore delle ipotesi, Gesù è la "via privilegiata" della salvezza, come ha detto il vescovo Robert Barron.(2) Si può rilevare qui l'influenza della teoria soggettiva, emotiva e pragmatica della religione diagnosticata da Pio X nella Pascendi.
Si potrebbero moltiplicare esempi di insegnamenti moderni, presenti già prima del Concilio ma emersi allo scoperto in seguito, che portano questa impronta evolutiva. Scrive Fr. André-Marie:
Laddove Kant ha reso tutte le cose statiche, Hegel ha introdotto un elemento dinamico nella sua metafisica (come Eraclito). Per Hegel, tutte le cose evolvono nella dialettica di tesi, antitesi e sintesi. La storia, la verità, il pensiero, in effetti tutta la realtà sono spiegate da questo principio. Nella storia del pensiero, la dialettica hegeliana dà origine alla "Coscienza storica", un'acuta consapevolezza del cambiamento come costante, che descrive tutta la realtà come in continuo sviluppo. Produce inoltre lo "Storicismo", la teoria in cui le leggi generali dello sviluppo storico sono il determinante degli eventi. In questa teoria, tutte le cose sono soggette a processi evolutivi progressivi. 83)La dialettica hegeliana in Ratzinger
In effetti, possiamo vedere come anche la teoria di Benedetto XVI dell'“ermeneutica della continuità” importi o conservi un elemento di hegelismo. Nel famoso discorso che tenne alla Curia romana il 22 dicembre 2005, non parlò di un'“ermeneutica della continuità” (anche se usò questa espressione in altri momenti),(4) ma di un'“ermeneutica della riforma, del rinnovamento nella continuità dell'unico soggetto-Chiesa che il Signore ci ha donato”.
Come spiega Brian McCall, la situazione non è poi così promettente come potrebbe sembrare:
Benedetto XVI sostiene che l'oggetto della fede può cambiare nel tempo, finché la Chiesa rimane lo stesso soggetto che propone coloro che sviluppano le credenze. Cerca revisioni dell'insegnamento nel tempo attraverso un processo che mantenga la struttura della Chiesa al suo posto.(5)
Quindi, sebbene Benedetto nello stesso discorso rifiuti quella che chiama l'“ermeneutica della rottura” che fa della Chiesa durante e dopo il Concilio un'entità totalmente diversa con credenze totalmente diverse dalla Chiesa prima del Concilio, egli prosegue dicendo che per quanto riguarda questioni più contingenti come il rapporto della Chiesa con il mondo moderno, c'è in effetti una miscela di rottura e continuità — certe rotture sono necessarie per assicurare una continuità più profonda, per così dire. O nelle sue parole: “È proprio in questa combinazione di continuità e discontinuità a diversi livelli che consiste la natura stessa della vera riforma”.
Vorrei fare qualche esempio di come questa dialettica hegeliana funziona in Ratzinger.
1. Nel suo libro Principi di teologia cattolica, Ratzinger ha definito la Costituzione pastorale sulla Chiesa nel mondo moderno, Gaudium et Spes [vedi], un “contro-programma” al Sillabo degli errori di Pio IX .(6) La tesi è l’antiliberalismo di Pio IX; l’antitesi è il liberalismo moderno; il processo dialettico è la lotta per integrare la modernità nel cattolicesimo; la sintesi risultante è un liberalismo superiore che è in qualche modo anche cattolico.
2. Nel motu proprio Summorum Pontificum e nella lettera di accompagnamento ai vescovi, Con Grande Fiducia, abbiamo una Tesi: il rito romano tridentino; un'Antitesi: il Novus Ordo; un processo dialettico: “arricchimento reciproco”; e un'eventuale Sintesi: un futuro rito romano che è sia antico che nuovo, con le presunte “migliori qualità” di ciascuno.(7)
3. Nella posizione che Benedetto XVI assume riguardo al paradiso, all'inferno e al purgatorio nella lettera enciclica Spe Salvi [qui], possiamo ricostruire la struttura latente in questo modo. Tesi: la visione storicamente dominante secondo cui la razza umana è una " massa damnata ", in altre parole, una razza giustamente destinata alla perdizione a causa del peccato originale e attuale, da cui una minoranza è salvata. Antitesi: l'universalismo di Origene, David Bentley Hart, Hans Urs von Balthasar e il vescovo Barron: o tutti saranno salvati, o almeno è ragionevole sperare che sarà così. Il processo dialettico è l'inclusività sempre più ampia della grazia salvifica. La sintesi finale: la maggior parte delle persone è salvata, anche se i pochi che sono terribilmente malvagi, come Hitler e Stalin, sono perduti; non possono sedere allo stesso banchetto celeste.(8)
4. Per quanto riguarda l'evoluzione umana, la Tesi è che l'uomo è stato creato direttamente da Dio e la donna da Dio dal primo uomo, e l'intera razza umana trae origine da questa coppia. L'Antitesi è che gli esseri umani non sono altro che un incidente cosmico, il risultato non pianificato di particelle materiali che interagiscono per caso. La Sintesi è l'evoluzione teistica, dove Dio in qualche modo sostiene e dirige il processo materiale casuale finché a un certo punto interviene per stabilire i "primi umani", i cui genitori erano non umani.
Vediamo questo tipo di schema dialettico in tutti gli scritti di Joseph Ratzinger; è molto vero che, per quanto sia diverso dal cardinale Walter Kasper, condividono un profondo nucleo di filosofia germanica, ma lo applicano in modi diversi. Kasper, ad esempio, descrive il passaggio dal periodo apostolico al periodo post-apostolico dei primi concili della Chiesa come una "continuità nella discontinuità", dove il kerygma originale o messaggio di salvezza è stato tradotto in categorie di pensiero greche per essere "adattato alla mentalità del giorno"; e dice che questo è ciò che ogni epoca deve fare: tradurre il Vangelo in una nuova lingua, scartando concetti non più rilevanti o significativi e adottandone di nuovi per soddisfare le esigenze dei tempi.
Ora, ho trascorso parecchio tempo a parlare della storia, delle personalità e del metodo filosofico del modernismo perché se non vediamo queste cose chiaramente, non saremo in grado di riconoscere l'ampia gamma di forme, a volte sofisticate e sottili, che il modernismo assume ai nostri giorni. Ci sono modernisti puri e semplici come Kasper, ma ci sono anche molti che sono stati influenzati o formati dal modernismo forse senza nemmeno rendersene conto, o che credono di poter in qualche modo "recuperare" o "riabilitare" i suoi "aspetti positivi" mantenendo comunque l'ortodossia e la tradizione cattolica (Ratzinger, credo, rientrerebbe in questa categoria, così come la maggior parte dei cosiddetti conservatori cattolici).
Come mi sono sforzato di dimostrare, il modernismo non è un sistema ordinato e chiuso che deve essere mantenuto o rifiutato in toto; piuttosto, è un miscuglio di idee su come operano la fede e la religione, come avviene la salvezza, come si forma la Scrittura, come emergono e si affinano le definizioni dogmatiche, come la legge dello sviluppo del pensiero, l'espansione e l'affinamento della coscienza morale, costringe alla modernizzazione degli esseri umani e delle loro istituzioni, inclusa la Chiesa. È improbabile che si trovino tutte queste opinioni allo stesso modo in tutti coloro che potrebbero essere chiamati modernisti o semi-modernisti; è ancora più improbabile che tutti coloro che sostengono tali opinioni siano consapevoli delle loro origini e delle loro implicazioni.
Tre ondate di modernisti
Tuttavia, ci sono quegli individui che sono molto consapevoli di ciò che stanno facendo e di come intendono determinare il futuro della Chiesa. Suggerisco di considerarli in tre categorie: i modernisti neri di 120 anni fa; i modernisti scarlatti di 60 anni fa; e i modernisti lavanda di oggi.
I modernisti neri di 120 anni fa erano uomini di chiesa, come Alfred Loisy e George Tyrrell, che abbracciarono razionalismo, scientismo, storicismo, revisionismo e relativismo. Questi uomini e i loro scritti e conferenze resero possibile che un atteggiamento di sfiducia, sospetto e disprezzo verso la tradizione facesse progressi nella Chiesa. Le loro opinioni provocarono una crescente irrequietezza per la riforma della Chiesa e spesso per la riforma liturgica, un movimento che Pio XI e Pio XII cercarono di moderare e placare nei loro pontificati, con risultati alterni.(9)
Fu Giovanni XXIII che, pur essendo personalmente di una pietà più tradizionale, commise l'errore fatale di convocare un concilio ecumenico in un momento in cui l'agenda neo-modernista aveva ripreso vigore (lo possiamo vedere esaminando teologi della metà del ventesimo secolo come Rahner, Congar, Chenu, Küng, Schillebeeckx, Häring, De Lubac e Ratzinger, tra molti altri), e poi aggravò il suo errore consentendo a questi periti e ai loro vescovi di annullare i documenti preparatori del Concilio, inscenando un "colpo di stato" che ne determinò la direzione fondamentale e l'atteggiamento mentale.
A questo punto, a sessant'anni dalla fine del Vaticano II, potremmo parlare di modernisti scarlatti, nel senso di vescovi e cardinali di quel periodo che, solitamente dotati di impeccabile moralità personale e di un forte senso del dovere, erano favorevoli ai punti di vista più progressisti o liberali del Concilio — e ancora di più possiamo parlare di vescovi e cardinali consacrati o creati nei decenni immediatamente successivi al Concilio, che avrebbero attuato più pienamente la sua visione, normalizzando forme più miti delle idee condannate nella Pascendi di Pio X — una versione che potrebbe essere definita "modernismo morbido", che è la colonna sonora teologica del "cattolicesimo beige" (per usare un'espressione del vescovo Barron).
Questo modernismo è, in effetti, niente meno che il Credo dell'Anti-Chiesa, i principi operativi degli ecclesiastici e delle strutture ecclesiastiche che si mascherano da Chiesa di Cristo e vivono parassitariamente del suo capitale storico e delle sue risorse finanziarie. Possiamo riconoscere l'Anti-Chiesa dai suoi tratti autocontraddittori: l'antidogmatismo dogmatico, il rigido lassismo, l'inclusività esclusiva, l'antiscolasticismo e l'eclettismo sistematici, lo spirito antitradizionale che ormai è diventato praticamente una tradizione sostitutiva, poiché è in circolazione da abbastanza tempo per guadagnarsi una certa parvenza di rispettabilità (si noti che le canonizzazioni politicizzate di diversi papi del Vaticano II sono state un passo cruciale nel trasmettere la finzione dell'approvazione divina).
Errori intellettuali seguiti dalla ristrutturazione ecclesiastica — tra cui la ricerca di “collegialità” e “sinodalità” che distrugge l’episcopato — e il tradimento della sacra liturgia hanno portato al vuoto morale, o peggio, al vuoto infestato dal demonio, che ora conosciamo come lo scandalo degli abusi sessuali del clero, che sarebbe più appropriato chiamare “pandemia di abusi”. L’abuso sessuale incarnato nell’ex cardinale McCarrick e ora sostenuto dai suoi collaboratori ben piazzati nella USCCB e in Vaticano è ovviamente legato al vizio della sodomia, che è sempre divampato nei periodi peggiori della storia della Chiesa: tempi in cui la conoscenza, la virtù e l’impegno verso Cristo si erano dissipati, quando la fede era come una piccola scintilla nutrita da un fedele residuo, da cui alla fine la riforma e il rinnovamento sono venuti per la grande misericordia di Dio.
Ecco perché parlo degli odierni "modernisti lavanda": hanno molto in comune con i due tipi precedenti, il nero e lo scarlatto, ma sono del tutto peggiori, perché combinano infedeltà intellettuale, ambizione istituzionale, corruzione liturgica e depravazione morale. E in questo modo, sono i promulgatori e i precipitanti della Grande Apostasia.
Il modello supremo e la causa della fedeltà: Gesù Cristo inchiodato alla Croce; dietro di lui, il pio Enea trasporta il padre fuori da Troia in fiamme; in primo piano, i cani sono simboli di lealtà — Jacob Matham, da un disegno di Hendrick Goltzius ( fonte )
La risposta dei fedeli cattolici
Come possiamo allora combattere questo parassita multigenerazionale del Modernismo? In un tempo di tale confusione e malvagità, una cosa è assolutamente chiara: dobbiamo attenerci saldamente alla tradizione consolidata e articolata della Chiesa:
- nella sua dottrina, che troviamo in tutti i Concili ecumenici che hanno insegnato dogmaticamente e nel Catechismo di Trento e in tutti i buoni catechismi del passato;
- nella nostra vita morale, secondo l'insegnamento costante e l'esempio dei santi;
- soprattutto negli autentici riti di culto secolari della Chiesa, siano essi orientali o occidentali.
Questo è ciò che ci viene chiesto di fare: restare fedeli all'eredità che abbiamo ricevuto, prima del periodo di anarchia. L'unica e sola via sicura è attenersi a ciò che sappiamo essere certamente vero; implorare quotidianamente l'aiuto e l'intervento di Dio; affidarci alla Vergine Maria; e non abbandonare mai la Chiesa di Cristo per immaginari pascoli più verdi altrove. Quale bene potrebbe realizzare un allontanamento dalla Chiesa cattolica? Allontanerebbe solo le brave persone da ciò di cui hanno più bisogno e dove sono più necessarie, il Corpo visibile di Cristo, e contribuirebbe solo alla crescente anarchia.
Ciò di cui c'è bisogno è un attaccamento saldo alla Sposa di Cristo nonostante il suo aspetto deturpato sulla terra, una lealtà incrollabile al suo Capo eterno, l'accettazione totale della dottrina che Egli le ha affidato nella sua integrità. In breve, dobbiamo fare ciò che San Pio X ci ha insegnato a fare più di cento anni fa. La verità è perpetuamente giovane, con un aspetto radioso di bellezza e diletto; è l'errore che invecchia prematuramente, diventa contorto e orribile.
C'è più bisogno che mai della controtestimonianza dei cattolici che dicono la verità con amore e la vivono con gioia. Saranno loro i tedofori che porteranno la luce della fede nei decenni rimanenti del ventunesimo secolo e oltre, mentre la setta modernista (per questo è ciò che è) implode su se stessa. Dopo tutto, come ha detto nostro Signore in termini inequivocabili: Veritas liberabit vos, la verità vi renderà liberi (Gv 8,32). Lui Lui stesso è quella verità — Ego sum via, et veritas, et vita (Gv 14,6) — e la sua Chiesa è «colonna e sostegno della verità» (1 Tm 3,15).
A causa della fuga da Dio che ebbe inizio con la ribellione di Adamo e si insinua nei figli di Eva, non ci sorprenderemo se il mondo preferirà la schiavitù del soggettivismo alla verità che ci rende liberi: "Verrà il tempo che non sopporteranno più la sana dottrina, ma, per prurito di udire qualcosa, si accumuleranno maestri secondo i propri piacimenti, e distoglieranno le orecchie dalla verità per volgersi alle favole" (2 Tim 3:3–4). Sicuramente non è troppo chiedere ai cattolici leali di non seguire l'esempio; che, invece, cerchino, studino e promuovano la sana dottrina in tutta fede e umiltà; che si allontanino dai moderni miti alla moda per abbracciare un'eredità di verità perenni; che accumulino maestri che, senza vergognarsi di essere umili allievi nella scuola di Cristo, si nutrano di ogni parola che esce dalla bocca di Dio e nutrano i loro discepoli con lo stesso cibo vivificante.
Un esame sobrio della Chiesa sulla terra in questo momento rivela l'esistenza di un importante "scisma". Tuttavia, contrariamente alla propaganda dei progressisti, non sono i fedeli e tradizionali cattolici ad essere nello scisma, ma quei membri della gerarchia e dei laici che, sotto l'inebriante influenza del Modernismo, hanno abbandonato la roccia della verità e l'arca della salvezza. Non possiamo aspettarci che ammettano umilmente i loro errori e si pentano dei loro peccati. Questa, sicuramente, è una tempesta apocalittica da cui solo un Dio onnipotente può liberarci, in risposta alle preghiere che Egli suscita dalle nostre anime stanche ma non sconfitte. Come dice l'arcivescovo Viganò:
La Chiesa è avvolta nell’oscurità del modernismo, ma la vittoria appartiene a Nostro Signore e alla sua Sposa. Vogliamo continuare a professare la fede perenne della Chiesa di fronte al male ruggente che la assedia. Vogliamo vegliare con lei e con Gesù, in questo nuovo Getsemani degli ultimi tempi; pregare e fare penitenza in riparazione delle tante offese loro arrecate… Sappiamo… che anche la “sintesi di tutte le eresie” rappresentata dal modernismo e dalla sua versione conciliare aggiornata non potrà mai oscurare definitivamente lo splendore della Sposa di Cristo, ma solo per il breve periodo dell’eclissi che la Provvidenza, nella sua infinita sapienza, ha consentito, per trarne un bene più grande.(10)
La nostra crescita nella santità attraverso le prove, il nostro rinnovato impegno nella preghiera, il nostro studio e la proclamazione della verità, la nostra grata adesione a tutto ciò che Dio ci ha elargito nella nostra tradizione cattolica: possa tutto questo essere la prova nelle nostre vite che Egli ha davvero tratto dalla crisi un bene più grande.
_______________________1. Per un superbo trattamento delle verità dogmatiche definite a cui si oppone il modernismo, vedere Lamont e Pierantoni, Defending the Faith, 103–13, 268–69.
2. Vedere “ Gesù Cristo è la 'via privilegiata' per la salvezza o l'unica via? ,” LifeSiteNews , 17 dicembre 2018.
3. “ Cosa intendeva San Pio X quando chiamava il modernismo 'la sintesi di tutte le eresie'? ” Catholicism.org , 9 settembre 2007.
4. Per la documentazione, vedi “ The Ongoing Saga of 'the Hermeneutic of Continuity' ”, New Liturgical Movement, 26 novembre 2013—scritto in un periodo in cui credevo ancora che Francesco potesse continuare sulla stessa linea di Benedetto, e anche che la linea di Benedetto fosse ineccepibile. Il passare del tempo insieme a ulteriori studi ha chiarito molto.
5. McCall, Una voce nel deserto, 109.
6. “Se si volesse fare una diagnosi del testo [ Gaudium et Spes ] nel suo insieme, potremmo dire che (insieme ai testi sulla libertà religiosa e sulle religioni del mondo) si tratta di una revisione del Sillabo di Pio IX, una specie di contro-sillabo…. [I]l Sillabo ha stabilito una linea di demarcazione contro le forze determinanti del diciannovesimo secolo: contro la visione scientifica e politica del mondo del liberalismo. Nella lotta contro il modernismo questa duplice delimitazione è stata ratificata e rafforzata…. Accontentiamoci di dire qui che il testo funge da contro-sillabo e, come tale, rappresenta, da parte della Chiesa, un tentativo di riconciliazione ufficiale con la nuova era inaugurata nel 1789” ( Principles of Catholic Theology: Building Stones for a Fundamental Theology, trad. Sr. Mary Frances McCarthy, SND [San Francisco: Ignatius Press, 1987], 381–82).
7. Vedi la mia conferenza “ Oltre il Summorum Pontificum : il lavoro di recupero dell’eredità tridentina ”, Rorate Caeli , 14 luglio 2021.
8. Vedi la Lettera enciclica Spe salvi (30 novembre 2007), nn. 44–46; cfr. il mio articolo “ On Hell: Clarity Is Mercy in an Age of 'Dare We Hope' ” , OnePeterFive , 7 agosto 2019.
9. I modernisti non erano tutti a favore della riforma liturgica o della sperimentazione. Poiché la loro preoccupazione era di negare il significato letterale dei dogmi e di enfatizzare l'esperienza religiosa ed etica soggettiva, era abbastanza facile per loro crogiolarsi nel simbolismo religioso fornito dai riti tradizionali. Allo stesso tempo, il quadro evolutivo generale del modernismo, in cui la condizione presente e lo stato futuro dell'umanità sono visti come superiori al passato, si presta facilmente all'aggiornamento liturgico . Ironicamente, vediamo nella politica ufficiale della Fraternità San Pio X un'inversione del problema modernista: l'attenzione è posta così fortemente sulla "dottrina" che la deformazione liturgica, come la Settimana Santa di Pio XII (una prova generale per il Novus Ordo), è accettata senza proteste. È come se sostenessero che un papa può essere un monarca assoluto senza responsabilità nei confronti della tradizione di culto della Chiesa, finché il dogma non viene toccato; potrebbe creare una nuova liturgia de novo e dovrebbe essere accettata se non si potessero sollevare obiezioni dottrinali. Tale è l'essenza del nominalismo e del volontarismo liturgico; e tale visione non è cattolica.
10. Una voce nel deserto, 157; 256.
19 commenti:
Nel suo meraviglioso libro “Ciò che non muore mai” Takashi Paolo Nagai scrive: “RyuKichi aveva imparato che il cattolicesimo insegna ad amare prima Dio, poi noi stessi e infine gli altri. Per poter amare gli altri, dobbiamo prima amare noi stessi. E amare se stessi nel modo giusto non ha niente a che fare con l’egoismo.” E’ quello che mi ha pian piano fatto comprendere in questa settimana Takashi, a mettere Dio al centro della vita, non l’idea di Dio, ma la Sua presenza reale come lui stesso dice quando di fronte alla disperazione per aver perso tutto “nel silenzio sentì una voce potente sussurrare: “Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno”. Era la voce di Gesù.” Qui sta ciò che dà consistenza alla vita, non il mio darmi da fare, neanche il mio darmi da fare per gli altri, ma che la voce di Gesù mi parli e che io l’ascolti e la segua. Questo è il testimone che mi ha affidato Takashi, cercare come Gesù mi si faccia presente oggi e stare ad ascoltarlo con tutto me stesso.
Takashi Nagai è stato un medico e scrittore giapponese, che si convertì al cattolicesimo con il nome di Paolo e sopravvisse al bombardamento atomico di Nagasaki.
Cspezzone:
S'E' BRUCIATO IL WURSTEL
Analisi del voto tedesco. Elettori da una parte, bizantinismi politici dall'altra. AfD vola. Le ipotesi di governo nel pantano...
Sarebbe stata migliore una mossa coraggiosa della Cdu: aprire a AfD.
È iniziata la Novena al Santo Volto
Preghiera da recitarsi nei nove giorni che precedono la festa del Volto Santo (martedì antecedente il giorno delle Ceneri).
O Gesù, che nella Tua crudele Passione divenisti “l’obbrobrio degli uomini e l’uomo dei dolori”, io venero il Tuo Volto Divino, sul quale splendevano la bellezza e la dolcezza della divinità e che è divenuto per me come il volto di un lebbroso… Ma io riconosco sotto quei tratti sfigurati il Tuo infinito amore, e mi consumo dal desiderio di amarTi e di farTi amare da tutti gli uomini. Le lacrime che sgorgano con tanta abbondanza dagli occhi Tuoi sono come perle preziose che mi è caro raccogliere per riscattare con il loro infinito valore le anime dei poveri peccatori. O Gesù, il tuo Volto adorabile rapisce il mio cuore. Ti supplico di imprimere in me la Tua somiglianza divina e di infiammarmi del Tuo amore affinché possa giungere a contemplare il Tuo Volto glorioso. Nella mia presente necessità accetta l’ardente desiderio del mio cuore accordandomi la grazia che Ti chiedo. Così sia .
Chiedo venia: non capisco il punto 4. È il pensiero di Ratzinger? C'è qualche riferimento in merito? Grazie per l'aiuto.
Prima di tutti i sistemi di governo viene la conversione a Gesù Cristo, al quale la stessa chiesa stenta oggi a credere. E le pecore si sono disperse.
m a.
Kwasnievski è un buon uomo in buona fede che conosco personalmente perché viene in Italia e frequenta ambienti cattolici conservatori Summorum Pontificum, di cui è amico. Ai tempi di Benedetto XVI era un Ratzingeriano più che convinto, scrivendo spesso in modo entusiastico sull'approccio alla liturgia di Papa Benedetto. Poi con Bergoglio si è riciclato in "tuttologo" anti-ratzingeriano, compiendo una giravolta a 360 gradi... Buon per lui se ha capito qualcosa in più.
C'è da dire però che spesso, quando parla di cose di cui non è veramente competente, si presenta come una autorità in materia ma di fatto la sua autorità viene dal numero dei likes e dei followers che lo seguono su internet, non da una vera competenza. Questo è un errore in cui possiamo cadere tutti: andare dietro a personaggi che affermano, senza nessuna competenza, cose che ci sembrano verosimili e giuste, perché confermano le nostre opinioni.
Nello specifico del caso kwasniewski, ho notato che spesso le citazioni a sostegno delle sue tesi consistono nell'estrazione di una frase da un contesto più ampio, facendo dire all'autore cose del tutto lontane dal suo pensiero. Mi spiego meglio con un esempio... Se per esempio un autore stesse descrivendo il pensiero di un eretico, riassumendolo, e io citassi una frase da questo riassunto prendendola a sostegno della tesi che il suddetto autore è a favore dell'eretico, quando invece nel proseguio della esposizione l'autore si spendesse nel provare errate le affermazioni dell'eretico, sarei colpevole di una grave disonestà intellettuale.
Concludendo, leggiamo pure il Kwasnievski, ma con l'attenzione di non confonderlo con un Romano Amerio. Non ne ha né l'acutezza né il rigore intellettuale né la sobrietà. Scrive articoli ad effetto, molto lunghi e che spesso saltano di palo in frasca, ma che sono appunto articoli da giornale o sito internet, non veri studi scientifici rigorosi sull'argomento in questione. Aggiungo anche che essendo americano si nota spesso la mancanza di un retroterra storico e culturale solido, che noi abbiamo succhiato con il latte materno e con l'aria che respiriamo, così come un approccio alla religione tipicamente americano, per cui oggi sono in un modo e domani in un altro... Penso al caso di Rod Dreher, prima protestante, poi convintissimo cattolico, infine convintissimo ortodosso.
LAPIDES CLAMABUNT.
Durissimo intervento su Exsurge Domine di Mons. Viganò, che chiede verità e giustizia.
Francesco sta dov’è per una trama globalista ai danni della Chiesa e specificamente di Benedetto XVI.
La Chiesa però non è un’istituzione umana e le porte degli inferi non prevalgono contro di essa.
Il “come” non è fatto solo di mirabolanti effetti speciali, ma dell’umiltà dei santi nelle loro ispirazioni attinte dalla grazia sacramentale e da tanta preghiera.
Tutti sanno che il mondo chiuse i conti correnti vaticani prima delle cosiddette dimissioni del Papa per riaprirli subito dopo. Tutti ormai sanno che Benedetto XVI non ha mai cessato di detenere il munus petrino fino alla sua morte. Evidentemente chi avrebbe dovuto accorgersi dell’anomalia aveva interesse a propagare un’altra notizia e così fu fatto manipolando ciò che disse Benedetto e in assenza di un documento scritto firmato e di una ratifica della dichiarazione. Il decano convoco’ un conclave invalido e fu pilotata la scelta di Bergoglio. Al mondo piace l’apparenza, ma la Chiesa ha i suoi anticorpi. Siamo al redde rationem.
Carissimo Memento, vuol essere così gentile da ricordarmi il titolo del libro a cui si riferisce? Mi piacerebbe regalarlo per la prossima Pasqua. Grazie
(Forse "Cio' che non muore mai"?)
Un corso universitario sulla Bibbia “queer” e come “strumento di colonizzazione”
Forse ricorderete che tempo fa abbiamo parlato della Bibbia queer [qui], pubblicata in Italia da un editore che si autodefinisce cattolico.
Presentato come “commento queer della Bibbia”, il libro propone (parole dell’editore) “testi di studiosi e pastori che attingono alle teorie femministe, queer, decostruzioniste e utopiche, alle scienze sociali e ai discorsi storico-critici per offrire una lettura della Scrittura come non si era mai fatto”.
https://www.aldomariavalli.it/2025/02/24/un-corso-universitario-sulla-bibbia-queer-e-come-strumento-di-colonizzazione/
Della serie "siamo tutti cattolici": Questo editore, Biden, Vance , PioXII, JeiemmeBerg, Bonino,varii ed eventuali
Magnifique exposition, celle de Peter Kwasniewski, que j'applaudis des deux mains.
E la von der Leyen annuncia un'ulteriore tranche di 3,5 miliardi di euro in favore dell'Ucraina. Dopo la vittoria dell'europeismo più pacchiano alle elezioni tedesche, l'Unione Europea e lo stato profondo mondiale, fortemente rincuorati, riprendono la loro corsa verso la vittoria. Chi ingenuamente credeva, dopo le sceneggiate trumpiane, che il vento fosse cambiato, resterà deluso. Si accorgerà la Russia della solenne fregatura in cui sta per incappare? Dunque, tutto continua come prima. Le elezioni sono inutili mascherate, si sa. Dopotutto: tanto peggio, tanto meglio.
Volto Santo di Gesù, guardateci con misericordia.
Segnalo per la sua lucidità e importanza la relazione del prof. Paolo Bellavite "Immuni al pensiero totalitario", scaricabile da la NBQ di oggi, in relazione al convegno su Pandemiopoli.
Non vediamo l'ora di un governo pastrocchio CDU - SPD, così alle prossime elezioni AFD potrà arrivare al 40%. Queste "élite" europee credono che il popolo sia asino o bue, ma non si rendono conto che sta franando la terra sotto i loro piedi.
L’ora dei laici?
Visto da Roma - Julio Loredo
https://www.youtube.com/watch?v=zqyjbQw45O8
È pubblicato dalla San Paolo nel 2023.
Lo trova qui o su altre piattaforme o in libreria...
https://www.ibs.it/cio-che-non-muore-mai-libro-paolo-nagai-takashi/e/9788892240667
Cara Mic,
Chi ha dato un valido contributo alla comprensione della opera di Joseph Ratzinger/Benedetto XVI è stato D. Mauro Gagliardi con il suo libro Rivelazione, ermeneutica e sviluppo dottrinale in Joseph Ratzinger Un contributo indiretto alla sinodalità Mauro Gagliardi”.
Ricordate quante volte abbiamo parlato dell'attenzione di Benedetto XVI per l'oggi? Vedi cosa scrive D. Mauro, nella versione elettronica (probabilmente ridotta) disponibile sul sito Academia.Edu:
"“Ratzinger comprende il termine revelatio bonaventurianamente non in rapporto soprattutto al passato, bensì al presente agire di Dio nell’uomo. Più che “ciò che Dio ha detto in passato”, Rivelazione significa “ciò che Dio dice sempre di nuovo al credente nel suo oggi””.
Un altro punto interessante, tra i tanti altri, è la adesione da parte di Ratzinger alla proposizione 21 del decreto Lamentabili “La rivelazione costituente l'oggetto della fede cattolica non fu terminata con gli Apostoli”, vedi:
Rivelazione, ermeneutica e sviluppo dottrinale in Joseph Ratzinger Un contributo indiretto alla sinodalità Mauro Gagliardi
"Rivelazione conclusa con la morte degli apostoli
La teoria della Rivelazione sviluppata da Ratzinger è connotata dal carattere di una forte dinamicità. Pur senza contrapporre gli aspetti, è chiaro che per lui la Rivelazione è molto più un atto o un’azione, piuttosto che un contenuto dottrinale, o un insieme di contenuti. Ciò lo ha condotto a riiutare la formula che aferma la Rivelazione essere “conclusa con la morte dell’ultimo apostolo”. Secondo Ratzinger, Bonaventura si unisce alla linea tracciata nel medioevo da altri grandi, quali Alberto Magno e Durando di San Porciano, i quali possederebbero un concetto di Rivelazione estraneo alla nozione di Rivelazione conclusa con la morte dell’ultimo apostolo23, essendo invece inclini all’idea di una crescita continua della Rivelazione24, motivo per cui essi furono sospettati persino di essere precursori del concetto modernistico di dogma.
Per il Serafico, la revelatio interiore deve sempre accadere di nuovo, anche quando la apparitio (la Rivelazione storica pubblica) si è conclusa da tempo ed è conluita nella doctrina issata. In altri termini, la apparitio anche per Bonaventura si conclude ed è qualcosa relegato nel passato. Essa genera una doctrina che di per sé è issa, non variabile25 – e in questo senso, si esclude un Bonaventura padre inconsapevole del futuro modernismo. Dire questo, però, non signiica che il concetto complessivo di revelatio sia espresso con il solo riferimento al passato: revelatio è qualcosa che continua ad accadere nel tempo della Chiesa, se ci si riferisce all’azione interiore dello Spirito Santo.
È dificile però accettare un rifiuto totale della formula che parla della Rivelazione “conclusa con la morte dell’ultimo apostolo”. Si può concordare con il rigetto della formula se questa non viene ben spiegata. La formula in sé, però, va mantenuta, mostrando che essa si riferisce al concetto “secondario” di Rivelazione, ossia alle verità rivelate una volta per tutte in passato. È questo, infatti, il senso che le ha dato il magistero. Non possiamo dimenticare che san Pio X non solo ha confermato la formula, ma ha addirittura comminato l’anatema a chi dovesse rigettarla26. La Chiesa attualmente preferisce non ricorrere allo strumento dell’anatema, ma ciò non vuol dire che essa abbia annullato gli anatematismi pronunciati in passato. Certamente bisognerà capire bene cosa esattamente è stato, di volta in volta, condannato, ricostruendo accuratamente il senso che una dottrina o un termine avevano all’epoca in cui l’anatema veniva emesso. Nel caso in analisi, viene scomunicato chi sostiene che, terminata l’epoca apostolica, vi sarebbero ancora nuove verità che Dio aggiunge lungo la storia al deposito della fede, se tale azione divina viene compresa come Rivelazione nello stesso senso e nello stesso modo in cui essa è avvenuta in Cristo all’epoca degli apostoli, cioè secondo l’idea di «Rivelazione costitutiva».
"Il giovane Ratzinger temeva che l’uso della formula “Rivelazione conclusa con la morte dell’ultimo apostolo” porti inevitabilmente a pensare la Rivelazione come un fatto completamente terminato nel passato, come un insieme chiuso di dottrine dato una volta per tutte, rispetto a cui l’unico nostro compito sarebbe quello di conservarne la memoria o, al massimo, ricavarne deduzioni e applicazioni. Ma, di per sé, quando la Chiesa ricorre alla formula della “morte dell’ultimo apostolo”, si riferisce al fatto che la Rivelazione pubblica è conclusa in Cristo e negli apostoli27. La formula non è inalizzata a negare che lo Spirito Santo agisca nel cuore dei credenti in ogni epoca, né sostiene che la fede consisterebbe semplicemente nell’imparare a memoria le dottrine date nel passato. La formula, quindi, non è problematica di per sé, come sosteneva il giovane Ratzinger, ma solo se la si estende in portata oltre ciò che essa vuole dire28. Se la si conserva e la si spiega nel suo vero senso, essa non solo non è problematica, ma al contrario va assolutamente mantenuta. In caso contrario, si cadrebbe nel pericolo – tante volte condannato dallo stesso Teologo bavarese – di sottrarre la fede, il magistero e la teologia al “controllo” della Parola detta «una volta per tutte» (cf. Giuda 3). Rivelazione, ermeneutica e sviluppo dottrinale in Joseph Ratzinger - Un contributo indiretto alla sinodalità, https://www.academia.edu/103152801/Rivelazione_ermeneutica_e_sviluppo_dottrinale_in_Joseph_Ratzinger_Un_contributo_indiretto_alla_sinodalit%C3%A0
Don Mauro Gagliardi, explicará o anátema em uma longa nota, mas o problema é que seu comentário não parte de uma correta leitura e interpretação do decreto Lamentabili Sane Exitu. A revista La Civiltà Cattolica quando publicou o decreto, também publicou um comentário ao mesmo, onde pode se ler:
”A tale stravolgimento del concetto cattolico d'ispirazione e di Scrittura, è naturale, è logico che segua un tutt'altro concetto di rivelazione e di dogma; onde e rivelazione e dogma si spiegano ricorrendo alla coscienza e all'evoluzione psicologica, secondo quei metodi di soggettivismo pietista e kantiano, di cui abbiamo dovuto più volte e dovremo forse ancora discorrere: «La rivelazione non potè esser altro che la coscienza acquisita dall'uomo della sua relazione verso Dio» (prop. 20): quindi, con conseguenza incontrastabile, «non essere stata compiuta con gli Apostoli, in quanto costituisce l'oggetto della fede cattolica» (prop. 21); giacchè si continuerebbe fino a noi, nella coscienza individuale e collettiva. Perciò i dogmi che la Chiesa dà per rivelati, essere elaborazione delle coscienze, cioè «una cotale interpretazione dei fatti religiosi che la mente umana si procurò da sè con laborioso sforzo» (prop. 22); onde s'intende come «può esistere e di fatto esiste opposizione tra i fatti che si narrano nella sacra Scrittura e i dogmi della Chiesa in essi fondati; sicchè il critico può rigettare per falsi dei fatti che la Chiesa crede certissimi» (prop. 23); nè devesi pertanto biasimare l'esegeta che pone delle premesse, da cui segue essere storicamente falsi o dubbii i dogmi, purchè direttamente non li neghi (prop. 21”). Il recente decreto della S. Inquisizione contro i nuovi errori - La Civiltà Cattolica, anno 58°, vol. 3 (fasc. 1371, 24 luglio 1907), Roma 1907, pag. 257-271 - http://progettobarruel.free.nf/novita/11/Lamentabili_commento.html?i=1
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