Martina Pastorelli intervista Don Samuele Cecotti, vicepresidente dell’Osservatorio Card. Van Thuân: «Il progetto di restaurare l’ordine e la natura delle cose si scontra col pensiero debole del “nuovo” cattolicesimo». Su La Verità del 3 febbraio. Qui l'indice degli articoli sulla realtà distopica.
Trump mette in crisi i vertici della Chiesa
Oscurato dai moralismi progressisti sui rimpatri di clandestini e delinquenti stranieri, tra i provvedimenti di Donald Trump ce n’è uno che merita attenzione per le sue implicazioni etiche fondanti e universali: l’impegno a tutela della vita nascente, concretizzatosi da un lato con un ordine esecutivo che taglia i fondi federali destinati a finanziare gli aborti selettivi e toglie sostegno alle organizzazioni che promuovono l’aborto all’estero, nonché con la grazia concessa agli attivisti pro-vita condannati per aver bloccato l’accesso a cliniche abortive; dall’altro con il supporto alla Marcia per la Vita di Washington. Al corteo Trump ha mandato un video messaggio promettendo che difenderà “con orgoglio le famiglie e i diritti dei nascituri”, mentre il vice Vance ha tenuto un appassionato discorso sulla ricchezza della nazione, che risiede “non nel suo PIL ma nella capacità di formare e crescere famiglie prospere e felici.”
Oltre al tema della vita umana è tornato sulla scena anche quello della complementarità sessuale e quello del gender, con la revisione della politica del Pentagono sulle truppe transgender, il ritiro di fondi pubblici alle scuole che insegnano gender e teoria critica della razza, e con leggi contro la transizione di genere per i minori.
Nonostante questo impegno pro-life, anti-gender e a difesa della famiglia, l’Osservatorio Cardinale Van Thuân sulla Dottrina Sociale della Chiesa – di cui lei, don Samuele Cecotti, è vicepresidente – ha scritto qui che le scelte politiche del tycoon metteranno in difficoltà i vertici della Chiesa cattolica. Perché?
Proprio perché pro-life, anti-gender e a difesa della famiglia. Sembra un paradosso ma non lo è se si conoscono le dinamiche interne alla Chiesa odierna e il processo di radicale trasformazione teologica-ideologica in atto. Oggi la Chiesa, almeno nei suoi vertici, vive di pensiero debole, teologia narrativa a-dogmatica, fluidità e una grande sintonia con il mondo liberal. Il progetto di Trump di restaurare l’ordine a partire dalla natura delle cose, di ritornare al buon senso e di imprimere una svolta identitaria alla politica USA non può che scontrarsi con il paradigma del “nuovo” cattolicesimo.
Sulla grande sintonia di parte del mondo cattolico con Biden, che aveva rafforzato il “diritto all’aborto”, influiva forse la generosità della sua amministrazione che, come riporta il sito LifeSite, in quattro anni ha fatto avere quasi tre miliardi di dollari alle organizzazioni cattoliche per servizi collegati all’immigrazione?
A pensar male… Purtroppo si è data una saldatura tra “nuovo” cattolicesimo e liberal-progressismo: ciò ha ribaltato le priorità morali e ha dato vita a una nuova morale neo-cattolica, molto simile all’umanitarismo liberal. Così si comprendono anche gli elogi a Pannella e alla Bonino e la simpatia per Biden.
Si sente obiettare che le politiche anti-immigrazione americane smentiscono questo impegno a favore della vita: è così?
Vedremo come saranno concretamente attuate. Certamente rientra nei compiti legittimi di un Governo garantire la sicurezza e il rispetto della legge, dunque anche individuare, fermare e rimpatriare coloro che si trovano clandestinamente nel Paese. Il tutto però deve essere sempre fatto nel rispetto della dignità delle persone.
Quale insegnamento trarre da questa svolta?
Al problema delle migrazioni l’Osservatorio Van Thuân dedicò nel 2016 il Rapporto “Il caos delle migrazioni – le migrazioni nel caos”. Già allora in molti ambienti di Chiesa si proponeva una visione dell’immigrazione come diritto, da cui la condanna di respingimenti e rimpatri. Questa però non è mai stata la risposta della Dottrina sociale della Chiesa, né simile pretesa trova radici nella grande tradizione morale cattolica. La DSC, per prima cosa afferma il diritto di ciascun essere umano a non emigrare, ovvero a vivere in patria. Vi è poi il diritto a emigrare per cercare fortuna, ma non vi è un diritto a immigrare, ovvero a entrare nel Paese altrui. Anzi è dovere dell’autorità politica vigilare sui confini e regolare l’ingresso degli stranieri. Spetta all’autorità politica di ogni Paese decidere se e chi far entrare.
Ha ragione Trump che ha stoppato le politiche green chiamandole “nuova truffa” o chi – Vaticano incluso – le sostiene in nome della salvaguardia dell’ambiente?
Le politiche green con la salvaguardia dell’ambiente hanno poco a che fare essendo concentrate sulla decarbonizzazione: lo sanno anche i bambini che l’anidride carbonica non è un inquinante. L’agenda green si basa sulla teoria del riscaldamento globale per causa antropica, che è da dimostrare. La DSC insegna che vi è un preciso dovere di custodire il creato, tutelare l’ambiente ed evitare o limitare l’inquinamento, non dice che si devono impostare politiche globali fortemente impattanti sulla vita degli uomini sulla base di teorie discutibili, magari elaborate per dare forza a ideologie neomalthusiane.
Che la Santa Sede abbia sposato acriticamente la teoria sulla CO2 e l’agenda green mi spaventa non poco. Pensi al discredito in cui cadrebbe tutta la Chiesa se tra qualche anno si dimostrasse che avevano ragione Franco Prodi e Carlo Rubbia e che era tutta una truffa!
La presidenza Trump apre nuovi spazi per una presenza cattolica meno timida nella vita pubblica?
Mi piacerebbe rispondere che la Chiesa coglierà l’opportunità offerta e lavorerà per gettare le basi per una rinascita della società cristiana. Ma realisticamente temo che nei prossimi quattro anni ci sarà uno scontro tra Trump e le Gerarchie cattoliche.
Gli spazi però si aprono e chi coglierà l’opportunità sarà quel laicato cattolico militante, preparato e motivato, riconducibile al mondo pro-life pro-family e all’arcipelago della Tradizione: un mondo cattolico molto solido dottrinalmente, lontano dal neo-cattolicesimo fluido-liberal, indipendente da logiche clericali, abituato ad essere mal visto dalle Gerarchie, dunque cattolicissimo nel pensiero e laicissimo nella libertà di movimento.
21 commenti:
"I legami tra Usa e Israele sono indistruttibili". Lo ha detto Donald Trump in una conferenza stampa con Benjamin Netanyahu sottolineando che negli ultimi due anni "i rapporti sono stati messi a dura prova". "Ma con me e te saranno più forti che mai", ha aggiunto. "Gli Stati Uniti prenderanno il controllo di Gaza, un controllo a lungo termine che porterà stabilità al Medio Oriente, Gaza sarà la rivière del Medio Oriente" ha detto Trump ribadendo che "i palestinesi devono lasciare Gaza e vivere in altri Paesi in pace, Gaza è un simbolo di morte e distruzione per decenni, i palestinesi vogliono tornarci perché non hanno alternative". "Dall'attacco del 7 ottobre stiamo combattendo i nostri nemici e cambiando il volto del Medio Oriente. Abbiamo devastato Hamas, abbiamo decimato Hezbollah" ha poi dichiarato il premier israeliano Benjamin Netanyhau. "Israele non è mai stato così forte ma per assicurare il nostro futuro dobbiamo finire il lavoro", ha concluso, precisando "Israele finirà la la guerra vincendola. La vittoria di Israele sarà la vittoria dell'America". Infine Netanyahu ha detto: "La pace tra Israele e Arabia Saudita non solo è fattibile, ma ci sarà". Immediata la replica di Ryad: " Non ci sarà alcuna normalizzazione delle relazioni con Israele senza la creazione di uno stato palestinese indipendente".
Trump spara alto ,(c'è chi pensa che lo faccia per alzare l'asticella come negoziatore) ma anche in questo caso dovrà fare i conti con la realtà. Il problema è la mancanza di un'autorità palestinese, diversa dai terroristi di Hamas, con cui trattare non solo per Gaza ma anche per realizzare l'auspicabile formula dei 'due paesi due stati'. Resta da vedere quanto inciderà la prevedibile resistenza di Egitto e Giordania e la posizione dei paesi arabi.
Per quanto riguarda il ripristino del buon senso comune non possiamo che sperare che l'onda si allarghi...
La liquidazione dell'Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale (USAID) è un evento la cui importanza è quasi impossibile da sopravvalutare. Quando l'Unione Sovietica abolì il Comintern (Terza Internazionale) e poi il Cominform, le strutture che difendevano gli interessi ideologici dell'URSS su scala mondiale, ciò segnò l'inizio della fine del sistema sovietico internazionale. E sebbene il Consiglio di mutua assistenza economica (CMEA) e l'Organizzazione del Patto di Varsavia (WPTO) siano esistiti fino al 1991, la loro fine era sostanzialmente predeterminata sotto Krusciov, ha osservato il direttore dell'Istituto Tsargrad, Alexander Dugin:
"Qualcosa di simile sta accadendo in America oggi, perché l'USAID era la principale struttura operativa per l'implementazione dei progetti globalisti. In sostanza, era la principale cinghia di trasmissione del globalismo come ideologia volta all'istituzione mondiale della democrazia liberale, dell'economia di mercato e della ideologia dei diritti umani con l'abolizione degli Stati sovrani e il rovesciamento dei regimi capaci di resisterle su scala mondiale.
Con l'aiuto di questa agenzia, il globalismo fu introdotto in tutti i paesi. Per questo motivo, l'USAID è stato finanziato da percentuali significative del bilancio federale degli Stati Uniti: circa l'1%, ovvero 50 miliardi di dollari all'anno. Allo stesso tempo, i sussidi provenienti da altre strutture globaliste permettono di parlare di un aumento di questa cifra di almeno due volte. Si può solo immaginare le risorse materiali di cui disponeva questa organizzazione. Inoltre, essendo strettamente integrato con un certo segmento della CIA.
Dopo aver disperso la precedente leadership politica statunitense, i super-globalisti, Donald Trump ha iniziato a epurare la CIA dai rappresentanti di questa struttura globale. E il divieto imposto all'USAID è un passo fondamentale e molto importante che, ripeto, non può essere sopravvalutato. Anche perché è proprio da questa agenzia che dipendono “stati” come l’Ucraina, finanziata in gran parte attraverso l’USAID. Tutti i media ucraini, tutte le ONG, tutte le strutture ideologiche erano nel bilancio dell'USAID. Come quasi tutta l'opposizione liberale nello spazio post-sovietico, nonché i regimi liberali di vari paesi, tra cui il regime moldavo di Maia Sandu e molti regimi politici europei, anche loro rientravano nel bilancio dell'USAID.
E all'improvviso tutto crolla. Naturalmente, alcuni liberali ideologici continueranno ad agire spinti dalla convinzione, ma si tratta di una percentuale molto piccola. Fondamentalmente, il liberalismo e tutte le reti liberali globali esistono sul principio del “per soldi, sì”. Ma a chi sono i soldi a cui i liberali dicono "sì"? Questi sono soldi dell'USAID. Di conseguenza, se non esiste l'USAID, ed Elon Musk ha dichiarato che si tratta di "un'organizzazione criminale, colpevole di morte", allora da ora in poi non ci saranno più soldi per questa attività sovversiva. Di conseguenza, si tratta di un duro colpo per l'intero ambiente mondiale. In sostanza, un attacco missilistico al quartier generale del globalismo mondiale. Ed è quello che hanno fatto Trump e Musk.
Un'osservazione : la distinzione fra diritto ad emigrare e diritto ad immigrare non convince. Un diritto ad emigrare non può esistere.
Giusto dire che uno ha il diritto di vivere nel Paese dove è nato. Ma l'emigrazione/immigrazione non può essere un diritto. Se c'è un diritto deve esistere un "dovere corrispondente" il che vorrebbe dire che lo Stato dove Tizio vuole emigrare avrebbe il dovere di accoglierlo. Ma questo è assurdo. Se vuoi andare a vivere in un altro Stato, un'altra nazione, devi bussare alla porta e non cercare di entrare dalla finestra del pian terreno o scassando la porta, come fanno i clandestini. Devi bussare alla porta rimettendoti alla discrezionalità delle autorità dello Stato dove vuoi andare a vivere. Le quali non hanno nessun obbligo di accoglierti: è una valutazione loro assolutamente libera e discrezionale, che deve tener conto di tanti fattori e in primo luogo del benessere materiale e morale del popolo governato. Le autorità in questione possono forse avere un obbligo morale ma non giuridico, a meno che non abbiano sottoscritto qualche trattato che le obbliga legalmente ad accogliere.
Ma che esista anche un obbligo morale ad accogliere non è affatto certo. Bisogna recuperare il dato di fatto imposto dalla storia e cioè che esistono i popoli con la loro lingua, tradizione, cultura, mentalità, religione, odii e pregiudizi. Essi costituiscono ciascuno un tutto unico, un'individualità che non può impunemente travasare da un territorio ad un altro, abitato da un altro popolo.
Nessuno di noi nasce cittadino del mondo, questa era una visione ideale degli stoici, mirante ad affermare il principio dell'uguaglianza degli uomini ma più che altro in senso spirituale, culturale. Ciò significava solo che si dovesse render più umano il modo di vivere (p.e. meno sanguinari i giochi del circo), non significava approvare le mescolanze e migrazioni più increndibili. E difatti l'impero romano si difese da esse con la forza fino a quando ne ebbe la forza.
Giova notare che esiste anche il non-detto, l'obbiettivo tacito ma essenziale che viene taciuto dall'ideologia dominante, intesa come falsa struttura culturale per coprire uno scopo del tutto diverso. Lo scopo, lo sappiamo, è quello di sommergere la corrotta Europa con l'immigrazione musulmana al fine di conquistarla all'Islam in un domani che si avvicina sempre di più.
Per le élites woke è quello di procurarsi manovalanza sottoproletaria da utilizzare per mantenere il loro stile di vita dispendioso e depravato e tanto meglio se tutta questa massa straniera e ostile distruggerà gli Stati europei ed anzi le società europee sino alle fondamenta, con tutti i loro valori. Questa massa distruggerebbe alla fine anche loro, le élites, che comunque non avrebbero problemi a farsi maomettane da un giorno all'altro, purché possano continuare a vivere come prima. Non si può pretendere che il ragionare woke sia logico e razionale....
La gerarchia cattolica attuale si è resa complice di questa invasione, avendo perso la fede sin dai tempi del Concilio. Quando il prete perde la fede, è capace di tutto. Anche dei peggiori tradimenti e corruzioni.
Politicus
"I palestinesi, dice Trump, dovranno lasciare Gaza e vivere in altri paesi (arabi) in pace etc.". Il piano di Trump appare velleitario. Tra l'altro, i palestinesi non li vuole nessuno, a cominciare dai paesi arabi, in teoria "fratelli" degli abitanti di Gaza, ai quali devono sganciare fior di dollari in aiuti. Non li vuole nessuno perché dove arrivano loro cominciano i disordini e il terrorismo. Ormai i palestinesi e il terrorismo sono diventati una cosa sola.
In questo clima euforico di cambiamenti e traslochi coatti, mi sembra che si sorvoli sul che fare dell'essere umano. Il mito dell'uomo che si fa da sé ha imperato da almeno tre secoli in un cresendo di violenza scientifica e manipolazione. Forse di questo bisognerebbe parlare. Ora che il Presidente Trump auspica che la striscia di Gaza diventi una perla tra le perle rivierasche del Mediterraneo, mi chiedo cosa accadrà dei palestinesi scampati al genocidio? Indubbiamente il turismo gode di grande stima nel PIL dell'universo mondo. Certamente si auspica che le moltitudini mondiali diventino turiste a tempo pieno, palestinesi compresi? Non si sa con certezza. Intanto per i turisti si allestiscono, in ogni dove, musei sugli antichi mestieri. Gli antichi mestieri erano ancora miei contemporanei nella mia giovinezza. Ricordo un proverbio in proposito: contadini, scarpe grosse, cervello fino. Che vale anche per le mani. Perché l'antico mestiere, ben fatto, aguzzava ed aguzza l'intelligenza. Oggi la macchina veloce lo ha sostituito e l'intelligenza ne ha fatto le spese.Turisti a vita saranno forse anche i palestinesi, per loro è previsto un turismo lento, a piedi, nel deserto, tutto per loro, dove potranno raccogliere vari ricordi di sabbia da portare con sé nell'altro mondo, quello a loro destinato dai padroni del mondo.
m.a.
Trump è stato pritetto dalla Madonna ( 13 Fatima), sta facendo scelte morali, alcune cose forse ci sembrano strane ( Gaza) ma noi non conosciamo tutta la realtà, non abbiamo la sua visuale più ampia. Qui non c'è nazione ct nazione, nella stessa nazione c'è il buono ed il cattivo, il deep state non è solo Biden Zelenski e Netanyau ... il deep state c'è ancora in Italia come in America come in Russia ... e la guerra oggi è ibrida e non convenzionale. Kennedy combatterà, si spera, un aspetto di questa guerra e così altri.
Roberto Speranza mente su tachipirina e vigile attesa
https://www.youtube.com/shorts/Ah6o1malDaE
Della serie : "Io non c'ero e se c'ero dormivo!"
Mi auguro vivamente che Trump la stia "sparando grossa" sullo svuotare Gaza dai palestinesi per farne la riviera del Medioriente solo per poter intavolare negoziati da una posizione di forza. Perché se Usa e Israele hanno veramente intenzione di andare avanti con questo piano, il rischio è che Egitto e Giordania sigillino i propri confini. Ogni tentativo per costringerli ad aprirli davanti a centinaia di migliaia di deportati (parlare di "rifugiati" mi sembra una presa in giro, a questo punto) verrà interpretato come una violazione degli accordi di pace tra Israele ed entrambi i paesi. A quel punto altro che costruire la Montecarlo del Medioriente: Israele potrà anche vincere un confronto militare con il Cairo ed Amman, ma a quel punto avrà aperto le porte dell'inferno jihadista che affluirà da tutto il mondo islamico per cogliere la ghiotta occasione di regolare finalmente i conti. Mi sembra una decisione molto stupida: guadagnare pochi chilometri quadrati al costo di far saltare accordi di pace che durano da decenni e pure quelli di Abramo. Credetemi: Israele a quel punto diventerà il luogo più pericoloso per gli ebrei sull'intero pianeta terra.
Cit. Sherif El Sebaie
Mentre fanno schifo non solo in patria, ma in tutto il mondo. Mentre stanno affogando nei doppi standard e stanno trascinando nel baratro anche noi. Mentre decidono di togliere il pane e le cure per spendere il più possibile in armi. Mentre sono responsabili del macello degli Ucraini. Mentre hanno sabotato ogni possibile negoziato. Mentre si sono dimostrati dei maledetti ipocriti nei confronti di quello che ha fatto e continua a fare israele cosa fanno questi sottosviluppati?
Ce lo dice quella russofoba e guerrafondaia di Kaja Kallas, nonché alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza e vicepresidente della Commissione Europea:
Stanno creando un tribunale speciale per Putin perché ha violato il diritto internazionale. Dice anche che non basta la Corte Penale, serve un tribunale, ovviamente gestito da loro, per rimettere a posto il diritto internazionale e le regole.
Servirebbe un tribunale per loro, a partire da Kallas, passando per Von der Leyen e Draghi fino ad arrivare ai Macron, Meloni e Letta per aver tradito i Popoli che dovrebbero rappresentare ed essersi dimostrati, per l'ennesima volta, i sabotatori della pace e della cooperazione nel mondo. Servirebbe un tribunale per loro che hanno sostenuto e finanziato un gen*cidio in diretta streaming. Invece stanno qui a pontificare e creare da zero tribunali per perseguire chi vogliono loro.
No, non è lercio!
T.me/GiuseppeSalamone
Condivido i commenti di sopra (6:57 e 8:56). Sinceramente, a me sembrano tutti quanti impazziti, anche coloro che si pretendono più savii dei matti completi. Il mio incenso resta ben chiuso nella sua scatolina d'argento.
Tra le varie attività “occulte”, l’USAID è stato impiegato per influenzare la politica interna dell’Ucraina e della Georgia in funzione anti-russa. Il Presidente del Parlamento della Georgia, Shalva Papuashvili (Sogno georgiano), ha lanciato dure accuse su X, affermando che l’agenzia ha speso “41,7 milioni di dollari, tramite ONG politiche, per influenzare le elezioni in Georgia, una cifra che, rapportata alla popolazione degli Stati Uniti, equivarrebbe a un’iniezione di 3,78 miliardi di dollari stranieri nelle elezioni americane”. Il dato, afferma, diventa ancora più sproporzionato se confrontato con il PIL. “Questa ingerenza solleva interrogativi sulla responsabilità di USAID nei confronti della popolazione georgiana, soprattutto considerando che l’agenzia è stata coinvolta nella diffusione di falsi risultati PVT, contribuendo a destabilizzare le elezioni del 2020 e ripetendo pratiche simili nel 2024. È necessario chiarire come e perché milioni di dollari dei contribuenti statunitensi vengano destinati a ONG che influenzano ogni tornata elettorale in Georgia”.
In Ucraina, la sospensione dei finanziamenti di USAID sta avendo un impatto devastante sui media ucraini, con il 59,2% dei professionisti del settore che temono la chiusura o il ridimensionamento significativo delle testate indipendenti. Nel 2024, oltre la metà dei media ucraini ha ricevuto la maggior parte dei propri fondi dagli Stati Uniti, e l’85% dei giornalisti afferma che le proprie testate non sopravvivranno senza ulteriori aiuti.
Ora, l’84% dei reporter sta cercando sovvenzioni alternative dall’Unione Europea. Testate di rilievo come Hromadske e BihusInfo hanno lanciato appelli diretti ai lettori per ottenere donazioni, sottolineando come il sostegno di USAID coprisse una parte essenziale delle loro attività. Ukrainska Pravda e Detector Media hanno anch’esse chiesto aiuto al pubblico, sebbene senza citare esplicitamente la fine dei fondi statunitensi come causa della loro difficoltà.
Sostegno alla censura (contro cittadini americani)
Tra gli aspetti più controversi, come ha rivelato il giornalista Lee Fang, USAID ha finanziato la Zinc Network, un gruppo “anti-disinformazione” che ha preso di mira giornalisti e politici americani, tra cui Max Blumenthal, Vivek Ramaswamy e il deputato repubblicano Andy Biggs. L’agenzia ha inoltre sostenuto la società di PR v-Fluence, legata all’industria dei pesticidi, che ha cercato di screditare i giornalisti alimentari Michael Pollan e Mark Bittman.
Tuttavia, l’aspetto più problematico riguarda i finanziamenti a gruppi ucraini che hanno diffuso accuse infondate e pretestuose contro cittadini americani e personalità favorevoli ai negoziati di pace, presentandoli come agenti del Cremlino. Grazie alla sua rete di finanziamenti internazionali, infatti, USAID aggira le restrizioni che impediscono al governo americano di diffondere propaganda contro i propri cittadini, convogliando fondi a media come New Voice of Ukraine, VoxUkraine, Detector Media e l’Institute of Mass Information, che hanno attaccato economisti e giornalisti di spicco, tra cui Jeffrey Sachs, Tucker Carlson, Glenn Greenwald e John Mearsheimer. Alcuni di questi media hanno anche un’influenza diretta sull’Occidente: VoxUkraine collabora con Meta come partner ufficiale di fact-checking, mentre Detector Media pubblica rapporti in inglese ampiamente ripresi dai media occidentali per censurare contenuti bollati come disinformazione.
La decisione di smantellare l’USAID non è dunque una semplice questione burocratica né un mero attacco di Trump e Musk agli “aiuti umanitari“, come molti hanno sostenuto in queste ore, ma rappresenta un punto di svolta che potrebbe ridefinire il ruolo degli Stati Uniti nelle operazioni di influenza globale, portando alla luce decenni di ingerenze celate dietro la facciata dell’assistenza umanitaria.
ARTICOLO DI MAURIZIO MOLINARI,
"DIETRO IL PROGETTO RIVIERA".
La volontà di Donald Trump di assumere il controllo della Striscia di Gaza per trasformarla in una “Riviera del Medio Oriente”, trasferendo altrove gran parte dei suoi oltre 2 milioni di abitanti, somma contenuti e metodo talmente “out of the box” – fuori dagli schemi - da descrivere l’inizio di un percorso strategico, non la fine. I contenuti sono quelli di un presidente americano che, proprio come sul fronte dei dazi con Messico e Canada, è intenzionato a ribaltare le relazioni internazionali perché convinto che gli attuali equilibri penalizzino gli Stati Uniti. Se nel caso di Messico e Canada la minaccia delle “tariffe al 25%” è servita per spingerli a mobilitare le truppe lungo i confini al fine di arginare il passaggio illegale della droga fentanyl e dei clandestini, sul fronte della Striscia volerla “svuotare e trasformare” serve ad un triplice intento immediato: far capire a Hamas che non tornerà al potere, all’Iran che deve rinunciare a Gaza come piattaforma terroristica e a tutti i leader del Medio Oriente che la Casa Bianca è convinta di poter cambiare radicalmente l’assetto regionale attorno al volano dei “Patti di Abramo” fra Israele ed i Paesi arabi. Trump adopera un linguaggio di rottura - a tratti brutale - perché il primo e fondamentale intento è convincere ogni interlocutore che le regole del gioco sono mutate. Gli Stati Uniti useranno “in maniera massiccia” la propria forza con una formula assai diversa da quanto visto dal 1945 in poi: priorità alla potenza economica e poi, a supporto, quella militare. Sotto questo punto di vista “prendere la responsabilità di Gaza” ripete ed esalta l’approccio che ha esordito con la volontà di “acquistare la Groenlandia”, “tornare in possesso del Canale di Panama” ed anche ipotizzare il “Canada 51° Stato americano”. Siamo di fronte ad un’escalation del ricorso al potere economico-commerciale per riaffermare la leadership americana. Questa cornice serve ad imporre a tutti gli interlocutori un metodo “transactional” dove Trump debutta alzando, e di molto, la posta mettendoli davanti ad un bivio da poker: accettarla o lasciare il tavolo. Le reazioni negative che riceve non hanno altro effetto che rafforzare in lui la convinzione che questo metodo funziona. Affermare che “gli abitanti di Gaza hanno diritto a vivere meglio, non fra le macerie, e lo faranno in una dozzina di luoghi fuori dalla Striscia” nasce dunque dalla scelta di voler mettere subito, sulla difensiva, tutti gli interlocutori. Far comprendere a Hamas che si è autoeliminata con il pogrom del 7 ottobre e non dominerà più Gaza. Far capire a Teheran che l’”Asse della resistenza” è morto e sepolto e deve prepararsi a rinunciare al programma nucleare per evitare di subire un devastante attacco militare. Far accettare ai Paesi arabi la responsabilità di aiutare i palestinesi come non hanno mai voluto fare dal 1948, preferendo tenerli in una condizione di profughi permanenti per usarli contro Israele. E far condividere a Israele il principio che pace e sicurezza comporteranno prezzi da pagare. Ciò significa che Trump scommette sul governo dei contrasti da lui creati per arrivare ad una composizione del conflitto israelo-palestinese, modificando in maniera radicale premesse strategiche finora considerate immutabili. Vuole scuotere il Medio Oriente per spingere ogni leader, alleato o avversario, a ragionare fuori dagli schemi.
Segue
Dunque, Trump non ha un piano esatto per il futuro di Gaza, come non si esprime sulla soluzione dei due Stati, frutto degli accordi di Oslo del 1993, perché ciò che gli preme è chiedere a tutti i leader della regione di sedersi al tavolo con lui per una partita senza precedenti e con un’unica regola già scritta: alla fine l’esito dovrà non solo garantire pace, prosperità e sicurezza per tutti ma anche premiare gli interessi degli Stati Uniti. Tenendo presente questa cornice si comprendono meglio le reazioni alle parole del presidente Usa. Se infatti il leader più in sintonia con Trump è il premier israeliano Benjamin Netanyahu, che alla Casa Bianca ha adoperato proprio l’espressione “out of the box” riferendosi al metodo da seguire, il primo segnale di apertura è arrivato da Teheran: “Se per Trump il problema è il nostro programma nucleare, può essere risolto”. L’Iran vuole sedersi al tavolo con Trump, proprio come l’Arabia Saudita che ribadisce il suo approccio di fondo: “Pace con Israele in cambio dello Stato palestinese”. Gelida invece la reazione di Egitto e Giordania perché i due più importanti alleati arabi di Washington - da cui dipendono in maniera quasi totale - sanno di non potersi tirare indietro davanti alle richieste di Trump, proprio come Messico e Canada nel match sui dazi. Se a tutto ciò aggiungiamo i complimenti di Trump al Qatar “Paese di grande aiuto” ed i suoi stretti legami con gli Emirati, siamo davanti ad una mappa del Medio Oriente che sta già cambiando sotto i nostri occhi. Da qui le reazioni più ostili: Hamas parla di piano “ridicolo ed assurdo” ed Abu Mazen, presidente dell’Autorità palestinese, di “violazione della legge internazionale”. Evidenziando il tassello che manca di più a Trump: una nuova leadership palestinese capace di sedersi al tavolo per negoziare “out of the box”, immaginando strade innovative rispetto al passato. Insomma, il presidente Usa per ora spariglia in Medio Oriente perché seleziona i partner. Solo dopo, inizierà il vero negoziato sui nuovi confini e sugli assetti regionali. Siamo appena all’inizio. Ma questo significa che c’è un’opportunità anche per l’Europa: è il momento di decidere se affrontare, e magari tentare di condizionare, la sfida “transactional” in Medio Oriente o limitarsi alla resistenza passiva, relegandosi ad un ruolo marginale nel Mar Mediterraneo.
Per il momento Trump non ha "smantellato" USAID. Ha solo congelato (frozen) tutte le sue operazioni per procedere ad una revisione radicale. Certo, con i suoi metodi: gli impiegati dell'Agenzia si sono trovati gli uffici chiusi e sono dovuti tornare a casa. Anche se USAID rimane in vita, dovrebbe comunque subire una cura dimagrante radicale.
Abolirla sarebbe oppoturno e sarebbe di esempio anche per l'Europa che finalmente potrebbe prender coraggio e smantellare davvero tutto il castello di aiuti economici continui a Paesi di quello che una volta si chiamava il Terzo Mondo, una forma di parassitismo internazione sotto forme di ricatto politico permanente per via del passato colonialista e non degli Europei.
Perché noi italiani, ad esempio, dobbiamo continuare a dare soldi all'Etiopia, cui ne abbiamo già dati parecchi? Non sono più a titolo di riparazioni di guerra ma tuttavia costituiscono o no una voce fissa nel nostro bilancio? A proposito del ricatto morale e politico permanente nei confronti dell'Europa ed ora dei Bianchi in generale, ricatto nel quale un tempo era specializzati i comunisti russo-dipendenti, viene in mente la frase di un illustre storico tedesco contemporaneo, Ernst Nolte, ora scomparso, a proposito del "passato che non passa".
La maggior parte dei soldi (già più di un trilione di dollari) che viene dato all'Africa, dalla fine del colonialismo, non finisce forse nelle tasche delle élites tribali che governano i rispettivi paesi?
TRUMP E IL BLUFF SU GAZA
( di Gianmarco Landi )
"Trump ha teso un agguato al Likud, perché ha reso pubblica l’idea di far prendere Gaza ad Israele per consegnarla agli USA, che però non manderebbero soldati a Gaza. Questa cosa della Grande Israele, di cui Gaza sarebbe una piccola parte, non è possibile se non con una guerra, che il Likud vuole fare per realizzare uno stato potente ottenuto
espandendo Israele. Per fare ciò il Likud cerca di trascinare gli USA in guerra contro l’Iran, senza i quali Israele non potrebbe andare da nessuna parte. Quando Israele si alleò con Francia e UK contro l’Egitto, andò malissimo, perché gli USA spalleggiarono insieme ai russi l’Egitto, e i piani di espansione verso l’Egitto furono mortificati. Da quel momento in poi la Cabala comprese che avrebbe dovuto infiltrare gli USA e controllarli, se avesse voluto coltivare i suoi piani di controllo del Mondo in una piramide al cui vertice si sarebbe dovuto collocare Israele.
Ma perché Trump ha artatamente bluffato?
Il principale protettore dei palestinesi di Gaza è l’Iran, potenza regionale con 100 milioni di sciiti e 4 milioni di soldati, a sua volta protetti dalla Russia, una potenza militarmente equipollente agli Stati Uniti. I principali alleati USA nell’area sono la Turchia e l’Arabia Saudita, che hanno avuto modo di poter dire a Trump il loro perentorio no. Pensate che Trump non lo sapesse? Pensate che queste cose si facciano come quando al cinema uno allunga una mano ad una, e poi vediamo se la toglie e che succede?
Trump ha mortificato il Likud e la Destra Israeliana e per farlo ha dovuto recitare una parte: quello dell’alleato cialtronesco per Israele.
Mentre Trump lanciava il suo piano che sortiva ovviamente una levata di scudi totale contro la possibilità che Israele potesse prendere il controllo politico su Gaza, Trump stesso scriveva questo post sui Social, così strizzando l’occhio all’Iran. Secondo voi è così che Israele potrebbe espandersi grazie al supporto USA?
È evidente che Trump ha affossato i piani della Grande Israele perché non solo ha fatto emergere il dissenso verso il governo di Israele, esponendo questi propositi della Destra israeliana in maniera cialtronesca, ma si è smarcato da Netanyahu, manifestando il proposito di non supportarlo militarmente in una guerra.
Trump ha scritto:
“Voglio che l'Iran sia un Paese grande e di successo, ma che non possa avere un'arma nucleare. I resoconti secondo cui gli Stati Uniti, lavorando insieme a Israele, faranno a pezzi l'Iran, sono GRANDEMENTE ESAGERATI. Preferirei di gran lunga un accordo di pace nucleare verificato, che permetta all'Iran di crescere e prosperare pacificamente. Dovremmo iniziare a lavorarci immediatamente e organizzare una grande festa in Medio Oriente quando sarà firmato e completato. Dio benedica il Medio Oriente!”
Trump non ha nessuna intenzione di fare guerre e senza una guerra in Medioriente, Israele non potrà annettersi Gaza né coltivare inconfessabili sogni di espansione che violentemente cozzano, e si frantumano, contro un muro di ‘No’. Sfugge a molti che è Trump che ha fatto artatamente alzare questo muro. Trump non fa il cialtrone perché è stupido, ma perché è intelligente. Chi pensa che Trump sia stupido, è stupido".
Spesso discutendo del processo di assevimento e colonizzazione mentale dell'Europa da parte americana si incontrano voci inclini alla minimizzazione.
Si dice: "Vi saranno pure influenze culturali, come è naturale che sia in presenza di una grande potenza, ma pensare ad una regia di influenze sistematiche è complottismo."
In questo quadro alcuni dati emersi in questi giorni sono interessanti e forniscono, forse, qualche chiarimento.
Su Wikileaks e sul Columbia Journalism Review sono comparse in questi giorni alcune pagine dei rapporti interni dell'USAID, l'Agenzia degli Stati Uniti per lo Sviluppo Internazionale, recentemente caduta in disgrazia con l'amministrazione Trump - il che ha consentito a molti attori critici del presente governo USA di diffondere informazioni precedentemente secretate.
Tra le informazioni emerse vi sono i dati 2023 sui finanziamenti forniti da USAID a 6.200 giornalisti in vari paesi del mondo (a sostegno della libertà di informazione, ça va sans dire), a 707 testate appartenenti a NGO (che, ricordo, sta per Non Governmental Organizations) e a 279 "organizzazioni della società civile operanti nel settore dei media".
Tra le testate che appaiono coinvolte - nonostante frenetici tentativi di dire che è tutto un fraintendimento - ci sono prestigiose riviste di politica internazionale come "Politico".
USAID appare inoltre direttamente coinvolta nel finanziamento delle attività "informative" di NGO e media che hanno fomentato rispettivamente: la "Rivoluzione delle rose" in Georgia (2003), la "Rivoluzione arancione" in Ucraina (2004), la "Rivoluzione dei tulipani" in Kyrghizistan (2005), la "Rivoluzione dei cedri" in Libano (2005).
Questi sono solo dati per cui sono disponibili pezze d'appoggio documentali. Molti altri fili sono stati esposti a voce da membri dell'attuale establishment trumpiano. La ragione per cui questi dati hanno potuto emergere è semplicemente che USAID era stato utilizzato dal governo precedente per ostacolare Trump durante la campagna elettorale, e questa è un'operazione di vendetta politica. Non è dunque certo per amore per la verità che queste notizie ora emergono, ma perché sono verità strumentalizzabili politicamente. Va da sé che questa è solo la punta dell'iceberg: innumerevoli altre verità, meno strumentalizzabili nella battaglia corrente, rimarranno in forma di file secretati.
Segue
Voglio aggiungere a questo quadro, a titolo di microillustrazione di come funziona il potere di colonizzazione mentale made in USA, una notizia dal dorato mondo dei blockbuster cinematografici. Nel nuovo film della Marvel, "Captain America. Brave New World", in uscita in questi giorni nelle sale, ricompare una supereroina nata negli anni '80, di nome Sabra. Si tratta di una supereroina israeliana, che era stata proposta originariamente come agente del Mossad, e che nella nuova versione appare solo come free lance che collabora col Mossad (un po' NGO anche lei, dai). Siamo certi che tutto ciò non abbia nulla a che vedere con le esigenze di ripulire l'immagine di qualcuno che si è appena macchiato di uno sterminio con pochi precedenti.
In verità queste forme pubblicitarie così dirette e smaccate sono le meno efficaci. Il segreto di ogni persuasione occulta ben riuscita sta nel dar l'impressione al fruitore di essere giunto ad un certo giudizio (politico, culturale, morale) da solo. Questo avviene nel modo migliore quando il messaggio non appare in primo piano, ma come elemento narrativo sullo sfondo (tipo, mentre si svolge una vicenda avventurosa, tra i cattivi di contorno in un periodo compare la mafia serba, in un altro la mafia russa, in un terzo un cartello messicano, in un quarto lo sciamannato terrorista arabo, ecc. , a seconda della bisogna). Così, nei fumettoni di fantascienza del passato come Flash Gordon il villain era il "malvagio imperatore Ming", stereotipo del perfido cinese, ecc. ecc.
Ciò con cui abbiamo a che fare non è una singola tesi che si vorrebbe far passare, una specifica dottrina, una particolare asserzione; ciò con cui abbiamo a che fare è un lavoro capillare, pluridecennale, strutturato, supportato da poderosi mezzi finanziari, e capace di lavorare sulle menti soprattutto nelle fasi in cui le difese critiche sono abbassate, come nella sfera dell'intrattenimento e del relax.
Chi pensa che questo sia complottismo farebbe bene a svegliarsi, perché da tempo e sempre di più la principale battaglia del mondo moderno si gioca e si giocherà sulla conquista delle menti; e chi vi lavora non sono dilettanti od opinionisti allo sbaraglio, ma gruppi altamente specializzati e dotati di risorse tecniche ed economiche pressoché illimitate.
(Andrea Zhok)
Questo sperare in Trump per cambiare qualcosa nella Chiesa Cattolica mi ricorda un po' quelli (che a quanto si trova esistono, per fortuna non dovrebbero essercene di italiani) che vorrebbero che Trump "cambi il Papa" o addirittura "dia il successore a Benedetto XVI".
Trump è presidente legittimo di una nazione, come Francesco è legittimo Papa della Chiesa Cattolica. Entrambi saranno criticabili per quel che fanno ma la loro posizione è e rimane legittima. Entrambi.
Non è tanto sperare che Trump cambi qualcosa nella Chiesa, quanto che i venti di cambiamento che trasportano grani di buon senso smarrito, provochino un qualche effetto in generale e pure in particolare.
Quanto al Vaticano, più che sperare negli effetti si coglie quante stonature mettono in evidenza.
Sapete chi finanzia l’associazione che ha denunciato Giorgia Meloni e i suoi ministri alla Corte penale dell’Aia per il caso Almasri? George Soros. Sì, è proprio lui, o meglio la sua fondazione, a staccare gli assegni che servono a sostenere Front-Lex, il gruppo di legali che si occupa di difendere i migranti e di accusare i politici che si oppongono all’invasione.
Su La Verità
Posta un commento