Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

sabato 1 marzo 2014

Ciò che Dio ha unito. La rivoluzione culturale del cardinale Kasper


Da Corrispondenza Romana:
Roberto de Mattei su “Il Foglio” del 01/03/2014)

La dottrina non cambia, la novità riguarda solo la prassi pastorale”. Lo slogan, ormai ripetuto da un anno, da una parte tranquillizza quei conservatori che misurano tutto in termini di enunciazioni dottrinali, dall’altra incoraggia quei progressisti che alla dottrina attribuiscono scarso valore e tutto confidano nel primato della prassi. Un clamoroso esempio di rivoluzione culturale proposta in nome della prassi ci viene offerto dalla relazione dedicata a Il Vangelo della famiglia con cui il cardinale Walter Kasper ha aperto il 20 febbraio i lavori del Concistoro straordinario sulla famiglia. Il testo, definito da padre Federico Lombardi come “in grande sintonia” con il pensiero di Papa Francesco, merita anche per questo di essere valutato in tutta la sua portata.

Punto di partenza del cardinale Kasper è la constatazione che “tra la dottrina della Chiesa sul matrimonio e sulla famiglia e le convinzioni vissute di molti cristiani si è creato un abisso”. Il cardinale evita però di formulare un giudizio negativo su queste “convinzioni”, antitetiche alla fede cristiana, eludendo la domanda di fondo: perché esiste questo abisso tra la dottrina della Chiesa e la filosofia di vita dei cristiani contemporanei? Qual è la natura, quali sono le cause del processo di dissoluzione della famiglia? In nessuna parte della sua relazione si dice che la crisi della famiglia è la conseguenza di un attacco programmato alla famiglia, frutto di una concezione del mondo laicista che ad essa si oppone. E questo malgrado il recente documento sugli Standard per l’educazione sessuale dell’“Organizzazione Mondiale della Sanità” (OMS), l’approvazione del “rapporto Lunacek” [Vedi nel blog intervento Mons. Negri] da parte del Parlamento europeo, la legalizzazione dei matrimoni omosessuali e del reato di omofobia da parte di tanti governi occidentali. Ma ci si chiede ancora: è possibile nel 2014 dedicare 25 pagine al tema della famiglia, ignorando l’oggettiva aggressione che la famiglia, non soltanto cristiana, ma naturale, subisce in tutto il mondo? Quali possono essere le ragioni di questo silenzio se non una subordinazione psicologica e culturale a quei poteri mondani che dell’attacco alla famiglia sono i promotori?

Nella parte fondamentale della sua relazione, dedicata al problema dei divorziati risposati, il cardinale Kasper non esprime una sola parola di condanna sul divorzio e sulle sue disastrose conseguenze sulla società occidentale. Ma non è giunto il momento di dire che gran parte della crisi della famiglia risale proprio all’introduzione del divorzio e che i fatti dimostrano come la Chiesa avesse ragione a combatterlo? Chi dovrebbe dirlo se non un cardinale di Santa Romana Chiesa? Ma al cardinale sembra interessare solo il “cambiamento di paradigma” che la situazione dei divorziati risposati oggi esige.

Quasi a prevenire le immediate obiezioni, il cardinale mette subito le mani avanti: la Chiesa “non può proporre una soluzione diversa o contraria alle parole di Gesù”. L’indissolubilità di un matrimonio sacramentale e l’impossibilità di un nuovo matrimonio durante la vita dell’altro partner “fa parte della tradizione di fede vincolante della Chiesa che non può essere abbandonata o sciolta richiamandosi a una comprensione superficiale della misericordia a basso prezzo”. Ma immediatamente dopo aver proclamato la necessità di rimanere fedeli alla Tradizione, il cardinale Kasper avanza due devastanti proposte per aggirare il perenne Magistero della Chiesa in materia di famiglia e di matrimonio.

Il metodo da adottare, secondo Kasper, è quello seguito dal Concilio Vaticano II sulla questione dell’ecumenismo o della libertà religiosa: cambiare la dottrina, senza mostrare di modificarla. “Il Concilio – afferma – senza violare la tradizione dogmatica vincolante ha aperto delle porte”. Aperto delle porte a che cosa? Alla violazione sistematica, sul piano della prassi, di quella tradizione dogmatica di cui a parole si afferma la cogenza.

La prima strada per vanificare la Tradizione prende spunto dalla esortazione apostolica Familiaris consortio di Giovanni Paolo II, laddove dice che alcuni divorziati risposati “sono soggettivamente certi in coscienza che il loro precedente matrimonio, irreparabilmente distrutto, non era mai stato valido” (n. 84). La Familiaris consortio precisa però che la decisione della validità del matrimonio non può essere lasciata alla valutazione soggettiva della persona, ma ai tribunali ecclesiastici, istituiti dalla Chiesa per difendere il sacramento del matrimonio. Proprio riferendosi a questi tribunali, il cardinale affonda il colpo: “Poiché essi non sono iure divino, ma si sono sviluppati storicamente, ci si domanda talvolta se la via giudiziaria debba essere l’unica via per risolvere il problema o se non sarebbero possibili altre procedure più pastorali e spirituali, In alternativa si potrebbe pensare che il vescovo possa affidare questo compito a un sacerdote con esperienza spirituale e pastorale quale penitenziere o vicario episcopale”.

La proposta è dirompente. I tribunali ecclesiastici sono gli organi a cui è normalmente affidato l’esercizio della potestà giudiziaria della Chiesa. I tre principali tribunali sono la Penitenzieria apostolica, che giudica i casi del foro interno, la Rota Romana, che riceve in appello le sentenze da qualsiasi altro tribunale ecclesiastico e la Segnatura Apostolica, che è il supremo organo giudiziario, con qualche analogia con la Corte di Cassazione nei confronti dei tribunali italiani. Benedetto XIV, con la sua celebre costituzione Dei Miseratione, introdusse nel giudizio matrimoniale il principio della duplice decisione giudiziaria conforme. Questa prassi tutela la ricerca della verità, garantisce un risultato processuale giusto, e dimostra l’importanza che la Chiesa attribuisce al sacramento del matrimonio e alla sua indissolubilità. La proposta di Kasper mette in causa il giudizio oggettivo del tribunale ecclesiastico, che verrebbe sostituito da un semplice sacerdote, chiamato non più a salvaguardare il bene del matrimonio, ma a soddisfare le esigenze della coscienza dei singoli.

Richiamandosi al discorso del 24 gennaio 2014 agli officiali del Tribunale della Rota Romana nel quale papa Francesco afferma che l’attività giudiziaria ecclesiale ha una connotazione profondamente pastorale, Kasper assorbe la dimensione giudiziaria in quella pastorale, affermando la necessità di una nuova “ermeneutica giuridica e pastorale”, che veda, dietro ogni causa, la “persona umana”. “Davvero è possibile – si chiede – che si decida del bene e del male delle persone in seconda e terza istanza solo sulla base di atti, vale a dire di carte, ma senza conoscere la persona e la sua situazione?”. Queste parole sono offensive verso i tribunali ecclesiastici e per la Chiesa stessa, i cui atti di governo e di magistero sono fondati su carte, dichiarazioni, atti giuridici e dottrinali, tutti finalizzati alla “salus animarum”. Si può facilmente immaginare come le nullità matrimoniali dilagherebbero, introducendo il divorzio cattolico di fatto, se non di diritto, con un danno devastante proprio per il bene delle persone umane.

Il cardinale Kasper ne sembra consapevole, perché aggiunge: “Sarebbe sbagliato cercare la soluzione del problema solo in un generoso allargamento della procedura di nullità del matrimonio”. Bisogna “prendere in considerazione anche la questione più difficile della situazione del matrimonio rato e consumato tra battezzati, dove la comunione di vita matrimoniale si è irrimediabilmente spezzata e uno o entrambi i coniugi hanno contratto un secondo matrimonio civile”. Kasper cita a questo punto una dichiarazione per la Dottrina della Fede del 1994 secondo cui i divorziati risposati non possono ricevere la comunione sacramentale, ma possono ricevere quella spirituale. Si tratta di una dichiarazione in linea con la Tradizione della Chiesa. Ma il cardinale fa un balzo in avanti, ponendo questa domanda: “Chi riceve la comunione spirituale è una cosa sola con Gesù Cristo; come può quindi essere in contraddizione con il comandamento di Cristo? Perché, quindi, non può ricevere anche la comunione sacramentale? Se escludiamo dai sacramenti i cristiani divorziati risposati (…) non mettiamo forse in discussione la struttura fondamentale sacramentale della Chiesa?”.

In realtà non c’è nessuna contraddizione nella prassi plurisecolare della Chiesa. I divorziati risposati non sono dispensati dai loro doveri religiosi. Come cristiani battezzati sono sempre tenuti ad osservare i comandamenti di Dio e della Chiesa. Essi hanno dunque non solo il diritto, ma il dovere di andare a Messa, di osservare i precetti della Chiesa e di educare cristianamente i figli. Non possono ricevere la comunione sacramentale perché si trovano in peccato mortale, ma possono fare la comunione spirituale, perché anche chi si trova in condizione di peccato grave deve pregare, per ottenere la grazia di uscire dal peccato. Ma la parola peccato non rientra nel vocabolario del cardinale Kasper e mai affiora nella sua relazione al Concistoro. Come meravigliarsi se, come lo stesso papa Francesco ha dichiarato lo scorso 31 gennaio, oggi “si è perso il senso del peccato”?

La Chiesa dei primordi, secondo il cardinale Kasper, “ci dà un’indicazione che può servire come via d’uscita” a quello che egli definisce “il dilemma”. Il cardinale afferma che nei primi secoli esisteva la prassi per cui alcuni cristiani, pur essendo ancora in vita il primo partner, dopo un tempo di penitenza, vivevano un secondo legame. “Origene – afferma – parla di questa consuetudine, definendola ‘non irragionevole’. Anche Basilio il grande e Gregorio Nazianzeno – due padri della Chiesa ancora indivisa! – fanno riferimento a tale pratica. Lo stesso Agostino, altrimenti piuttosto severo sulla questione, almeno in un punto sembra non aver escluso ogni soluzione pastorale. Questi Padri volevano, per ragioni pastorali, al fine di “evitare il peggio”, tollerare ciò che di per sé è impossibile accettare”.

E’ un peccato che il cardinale non dia i suoi riferimenti patristici, perché la realtà storica è tutt’altra da come la descrive. Il padre George H. Joyce, nel suo studio storico-dottrinale sul Matrimonio cristiano (1948) ha dimostrato che durante i primi cinque secoli dell’era cristiana non si può incontrare nessun decreto di un Concilio, né alcuna dichiarazione di un Padre della Chiesa che sostenga la possibilità di scioglimento del vincolo matrimoniale. Quando, nel secondo secolo, Giustino, Atenagora, Teofilo di Antiochia, accennano alla proibizione evangelica del divorzio, non danno alcuna indicazione di eccezione. Clemente di Alesandria e Tertulliano sono ancora più espliciti. E Origene, pur cercando qualche giustificazione per la prassi adottata da alcuni vescovi, precisa che essa contraddice la Scrittura e la Tradizione della Chiesa (Comment. In Matt., XIV, c. 23, in Patrologia Greca, vol. 13, col. 1245). Due tra i primi concili della Chiesa, quello di Elvira (306) e quello di Arles (314), lo ribadiscono chiaramente. In tutte le parti del mondo la Chiesa riteneva lo scioglimento del vincolo come impossibile e il divorzio con diritto a seconde nozze era del tutto sconosciuto. Quello, tra i Padri, che trattò la questione dell’indissolubilità più ampiamente fu sant’Agostino, in molte sue opere, dal De diversis Quaestionibus (390) al De Coniugijs adulterinis (419). Egli confuta chi si lamentava della severità della Chiesa in materia matrimoniale ed è sempre incrollabilmente fermo sull’indissolubilità del matrimonio, dimostrando che esso, una volta contratto non si può più rompere per qualunque ragione o circostanza. E’ a lui che si deve la celebre distinzione tra i tre beni del matrimonio: proles, fides e sacramentum.

Altrettanto falsa è la tesi di una duplice posizione, latina e orientale, di fronte al divorzio, nei primi secoli della Chiesa. Fu solo dopo Giustiniano che la Chiesa di Oriente iniziò a cedere al cesaropapismo, adeguandosi alle leggi bizantine che tolleravano il divorzio, mentre la Chiesa di Roma affermava la verità e l’indipendenza della sua dottrina di fronte al potere civile. Per quanto riguarda san Basilio invitiamo il cardinale Kasper a leggere le sue lettere e a trovare in esse un passo che autorizzi esplicitamente il secondo matrimonio. Il suo pensiero è riassunto da quanto scrive nell’Ethica: “Non è lecito ad un uomo rimandare la sua moglie e sposarne un’altra. Né è permesso ad un uomo sposare una donna che sia stata divorziata da suo marito” (Ethica, Regula 73, c. 2, in Patrologia Greca, vol. 31, col. 852). Lo stesso si dica dell’altro autore citato dal cardinale, san Gregorio Nazianzeno, che con chiarezza scrive: “il divorzio è assolutamente contrario alle nostre leggi, sebbene le leggi dei Romani giudichino diversamente” (Epistola 144, in Patrologia Greca, vol. 37, col. 248).

La “pratica penitenziale canonica” che il cardinale Kasper propone come via di uscita dal “dilemma”, aveva nei primi secoli un significato esattamente opposto a quello che egli sembra volergli attribuire. Essa non veniva compiuta per espiare il primo matrimonio, ma per riparare il peccato del secondo, ed esigeva ovviamente il pentimento di questo peccato. L’undicesimo concilio di Cartagine (407), ad esempio, emanò un canone così concepito: “Decretiamo che, secondo la disciplina evangelica ed apostolica, la legge non permette né ad un uomo divorziato dalla moglie, né a una donna ripudiata dal marito, di passare ad altre nozze; ma che tali persone devono rimanere sole, oppure si riconcilino a vicenda, e che se violano questa legge, essi debbono fare penitenza” (Hefele-Leclercq, Histoire des Conciles, vol. II (I), p. 158).

La posizione del cardinale si fa qui paradossale. Invece di pentirsi della situazione di peccato in cui si trova, il cristiano risposato si dovrebbe pentire del primo matrimonio, o quanto meno del suo fallimento, di cui magari egli è totalmente incolpevole. Inoltre, una volta ammessa la legittimità delle convivenze postmatrimoniali, non si vede perché non dovrebbero essere consentite le convivenze prematrimoniali, se stabili e sincere. Cadono gli “assoluti morali”, che l’enciclica di Giovanni Paolo II Veritatis splendor aveva con tanta forza ribadito. Ma il cardinale Kasper prosegue tranquillo nel suo ragionamento.

Se un divorziato risposato -1. Si pente del suo fallimento nel primo matrimonio, 2. Se ha chiarito gli obblighi del primo matrimonio, se è definitivamente escluso che torni indietro, 3. Se non può abbandonare senza altre colpe gli impegni assunti con il nuovo matrimonio civile, 4. Se però si sforza di vivere al meglio delle sue possibilità il secondo matrimonio a partire dalla fede e di educare i propri figli nella fede, 5. Se ha desiderio dei sacramenti quale fonte di forza nella sua situazione, dobbiamo o possiamo negargli, dopo un tempo di nuovo orientamento (metanoia), il sacramento della penitenza e poi della comunione?”.

A queste domande ha già risposto il cardinale Müller, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede (La forza della grazia, “L’Osservatore Romano”, 23 ottobre 2013) richiamando la Familiaris consortio, che al n. 84 fornisce delle precise indicazioni di carattere pastorale coerenti con l’insegnamento dogmatico della Chiesa sul matrimonio: “Insieme col Sinodo, esorto caldamente i pastori e l’intera comunità dei fedeli affinché aiutino i divorziati procurando con sollecita carità che non si considerino separati dalla Chiesa, potendo e anzi dovendo, in quanto battezzati, partecipare alla sua vita. Siano esortati ad ascoltare la Parola di Dio, a frequentare il sacrificio della Messa, a perseverare nella preghiera, a dare incremento alle opere di carità e alle iniziative della comunità in favore della giustizia, a educare i figli nella fede cristiana, a coltivare lo spirito e le opere di penitenza per implorare così, di giorno in giorno, la grazia di Dio. La Chiesa preghi per loro, li incoraggi, si dimostri madre misericordiosa e così li sostenga nella fede e nella speranza. La Chiesa, tuttavia, ribadisce la sua prassi, fondata sulla Sacra Scrittura, di non ammettere alla comunione eucaristica i divorziati risposati. Sono essi a non poter esservi ammessi, dal momento che il loro stato e la loro condizione di vita contraddicono oggettivamente a quell’unione di amore tra Cristo e la Chiesa, significata e attuata dall’Eucaristia”.

La posizione della Chiesa è inequivocabile. La comunione ai divorziati risposati viene negata perché il matrimonio è indissolubile e nessuna delle ragioni addotte dal cardinale Kasper permette la celebrazione di un nuovo matrimonio o la benedizione di un’unione pseudo-matrimoniale. La Chiesa non lo permise ad Enrico VIII, perdendo il Regno di Inghilterra, e non lo permetterà mai perché, come ha ricordato Pio XII ai parroci di Roma il 16 marzo 1946: “Il matrimonio fra battezzati validamente contratto e consumato non può essere sciolto da nessuna potestà sulla terra, nemmeno dalla Suprema Autorità ecclesiastica”. Ovvero nemmeno dal Papa e tantomeno del cardinale Kasper. 

56 commenti:

Mazzarino ha detto...

Kasper è uno degli attori principali dell'attuale distruzione del papato. Così come "consigliò" le dimissioni di GPII si è adoperato ampiamente anche per quelle di BXVI. Ovviamente essendo stato il principale elettore di Bergoglio Ora con Maradiaga ed i sudamericani passa all'incasso. Pensare di essere in comunione con lui fa venire i brividi. La "sua" Chiesa Ecumenica Europea è fradicia eretica e simoniaca da decenni. O LUI o NOI.

mic ha detto...

Kasper, infatti, era quello che diceva agli Anglicani che non dovevano "rientrare" in massa. Sosteneva le conversioni individuali.

Lo dichiarò anche due giorni prima dell'Anglicanorum Coetibus, che fu un blitz improvviso di Benedetto XVI.

Alessandro Mirabelli ha detto...

credo che TUTTI NOI non ringrazieremo mai abbastanza Roberto De Mattei per il grande lavoro che sta svolgendo. Un lavoro enorme, ben documentato, ben articolato, scientificamente fondato, insomma De Mattei - lui si' -poteva essere il relatore all'ultimo concistoro. Cari amici della tradizione, stavolta non siamo impreparati come lo furono i nostri padri e i nostri nonni quando si tenne il Vaticano II. Oggi c'è internet che ci aiuta. Lasciamo che la stampa di regime osanni chi di dovere, la loro damnatio memoriae verso di noi è la prova provata che stiamo seguendo la strada giusta.

Genjo ha detto...

Quando di Mattei scrive, la sua scrittura non è Corrispondenza romana è Lux romana. Non per se stesso, ma per la sua fedeltà alla tradizione e la loro lotta per lei.

Angelo ha detto...

Cerco di controbilanciare le sviolinate a favore del cattedratico pliniano. Secondo me, è un po' duro di comprendonio, legnoso. Francamente, non sento alcun bisogno di ringraziarlo. Ricordo a tutti che nei suoi ambienti si recitavano le litanie alla madre di Plinio.

Catholicus ha detto...

Magister. Kasper cambua il paradigma Beroglio applaude.

http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1350729

mic ha detto...

Angelo,
i suoi scritti sono ineccepibili.

Dante ha detto...

Angelo, se non ha capito l'attuale importanza di De Mattei nell'azione di contrasto al magistero liquido di Bergoglio (prova ne è l'epurazione da Radio Maria), mi dispiace, ma la durezza di comprendonio si trova più vicino a lei di quanto non immagina...

Luisa ha detto...

Avete solo un`immensa "fortuna" in Italia di avere persone come il prof. De Mattei, Gnocchi e Palmaro, li avessimo noi!

Silente ha detto...

Caro Angelo, neanch'io sono sempre d'accordo con certe, peraltro passate, posizioni "teocon" di de Mattei. E, di Plinio Correa de Oliveira, distinguo ciò che c'è di "universale" (ed è moltissimo) e ciò che c'è di "brasiliano" (e certe sue posizioni a favore del latifondo hanno comunque una giustificazione storico-geografica). E riguardo alle "litanie alla sua madre", lei ha qualche prova?
In sostanza: io mi riconosco, come credo lei, "in una certa idea di Destra" come direbbe Veneziani (sul cui pensiero ho comunque qualche perplessità). Ma mi sono rotto le scatole dei settarismi, dei particolarismi, degli eterni distinguo. Sono una delle ragioni della nostra ininfluenza. E poi, come dicevano nel nostro amato-odiato sessantotto, dobbiamo accettare le nostre contraddizioni.
Mi piacciono Blondet e de Mattei, de Benoist e Vassallo, Buscaroli e Accame, Cardini e Primo Siena. E, risalendo, Evola e de Maistre, Guénon e Donoso Cortes. E, lo ammetto, ho persino un debole per il super-gnostico Cacciari.
E allora?
Per favore, piantiamola con i sottili distinguo (Plinio no, de Mattei forse). C'è un mondo, là fuori, da conquistare.
Ci siamo, cameratescamente, capiti?


hpoirot ha detto...

Avete solo un`immensa "fortuna" in Svizzera di avere l'integralità della Tradizione con Ecône, lo avessimo noi!

Luisa ha detto...

Lo scempio provocato da una pastorale slegata dalla dottrina è sotto gli occhi di tutti, risultato voluto e ottenuto da chi sapeva che, non potendo toccare direttamente la Dottrina, avrebbe raggiunto il suo scopo attraverso le maglie larghe della pastorale, nella prassi sarebbero passate le loro riforme-rivoluzioni-rivendicazioni, non si son sbagliati, le loro previsioni si sono avverate al di là delle loro speranze.
Ma per taluni non è ancora abbastanza.
Pastorale e dottrina non possono essere disunite, vedremo se con le loro subdole strategie, che già vediamo all`opera, Kasper ne è un esempio lampante, riusciranno a far passare prassi che negano la Parola di Cristo, che vanno contro il Suo insegnamento.

rosa ha detto...

"Ieri, prima di dormire, ma non per addormentarmi, ho letto – ho riletto – il lavoro del cardinale Kasper e vorrei ringraziarlo, perché ho trovato profonda teologia, anche un pensiero sereno nella teologia. È piacevole leggere teologia serena. E anche ho trovato quello che sant’Ignazio ci diceva, quel 'sensus Ecclesiae', l’amore alla Madre Chiesa. Mi ha fatto bene e mi è venuta un’idea – mi scusi eminenza se la faccio vergognare –, ma l’idea è che questo si chiama 'fare teologia in ginocchio'. Grazie. Grazie".

Cos' il Papa si è espresso nei confronti del testo di Kasper.
No comments
Rosa

rosa ha detto...

Peccato che MAgister, citando Il Foglio non citi De Mattei. Non bisogna citare troppo il "nemico".
Rosa

Anonimo ha detto...

Il divorzio e l'adulterio benedetti coll'acqua santa!

Dopo essersi pentiti, dice lui: ma di che? Io credevo che il pentimento venisse dopo i peccati, non prima di commetterli, e fosse incompatibile, anzi, coll'intenzione di peccare: si vede che avevo capìto male. Ora capisco che il pentimento per un peccato (dubbio) passato serve per avere il permesso di commetterne un altro (certo, questo) ora e in futuro. Buono a sapersi.

Meno male che lo dice Sua Eminenza stessa, che codesto sarebbe un tollerar l'inaccettabile. Ma se è inaccettabile, perché diamine lo dovremmo tollerare?!

E che confusione d'idee, sulla comunione spirituale e sacramentale!

Speriamo che qualcuno parli chiaro e forte, perché queste frasi sono gravissime.

Maso

Anonimo ha detto...

Ma questi ed altri personaggi perchè non si fanno da parte?perchè non si ritirano a pregare soltanto?Non hanno fatto fià abbastanza danni?Loro si sentono responsabili dello sfacelo che c'è in giro?E il papa cosa fa va risuscitando questi eretici?

Anacleto ha detto...

Si dice talvolta, in ambienti cattolici romani, che la Chiesa ortodossa tollera il divorzio: l'affermazione è alquanto gratuita, soprattutto in un'epoca in cui, parlando di divorzio, si pensa subito all'istituzione giuridica moderna. In realtà l'Ortodossia non è affatto "divorzista": essa fa proprie le parole di Gesù sul ripudio (in quanto atto unilaterale e umano di scioglimento di un legame divino). Tuttavia, come misura di economia (dispensazione) e filantropia (amorevolezza), basandosi sul fatto che Cristo stesso permise un'eccezione (Mt. 19,9) al suo rifiuto del ripudio, la Chiesa ortodossa è disposta a tollerare le seconde nozze di persone il cui vincolo matrimoniale sia stato sciolto dalla Chiesa (non dallo Stato!), in base al potere dato alla Chiesa di sciogliere e legare, e concedendo una seconda opportunità in alcuni casi particolari (tipicamente, i casi di adulterio continuato, ma per estensione anche certi casi nei quali il vincolo matrimoniale sia divenuto una finzione). È prevista (per quanto scoraggiata) anche la possibilità di un terzo matrimonio, mentre è in ogni caso proibito un quarto (gli antichi canoni che proibivano in ogni caso un quarto matrimonio non sono più rispettati nel cattolicesimo romano). Inoltre, la possibilità di accedere alle seconde nozze in casi di scioglimento del matrimonio viene concessa solo al coniuge innocente.
Le seconde (e terze) nozze, a differenza del primo matrimonio, sono celebrate con un rito speciale, di carattere penitenziale (il cui principio è il riconoscimento di una situazione di fallimento), che contiene una preghiera di assoluzione (la prassi cattolica romana non prevede una identificazione liturgica delle seconde nozze). Poiché nel rito delle seconde nozze mancava in antico il momento dell'incoronazione degli sposi (che la teologia ortodossa ritiene il momento essenziale del matrimonio), esiste una giustificazione teologica nel dire che le seconde nozze non sono un vero sacramento, ma tutt'al più, per usare la terminologia latina, un sacramentale, che consente ai nuovi sposi di considerare la propria unione come pienamente accettata dalla comunità ecclesiale. Il rito delle seconde nozze si applica anche nel caso di sposi rimasti vedovi, e questo consente di dire che l'Ortodossia, in linea di principio (e a differenza del Cattolicesimo romano) permette un solo vero matrimonio sacramentale in tutta la vita.

Non dimentichiamo, che a Carlo Magno furono concessi due divorzi e, dopo la morte della terza moglie, si risposò una quarta volta, a parte i "divertimenti" extraconiugali.
Ciononostante la Chiesa Romana lo ha proclamato beato e ne conserva le reliquie in uno splendido sarcofago nella Cappella di Aquisgrana.

Anonimo ha detto...

Speriamo che qualcuno parli chiaro e forte

CHI ?

Luisa ha detto...

"E anche ho trovato quello che sant’Ignazio ci diceva, quel 'sensus Ecclesiae', l’amore alla Madre Chiesa. "

Il sensus Ecclesiae di Kasper ha toccato papa Bergoglio, che decisamente ama leggere i libri del cardinale tedesco( lo aveve anche citato durante un Angelus), Kasper fa per lui "teologia serena", in lui ha trovato "amore per la Chiesa", se quelle sono le sue "preferenze", i suoi riferimenti, i suoi criteri , dobbiamo stupirci delle sanzioni prese contro i FFI?
A loro è stato rimproverato di mancare di sensus Ecclesiae.
Che cosa la gerarchia al potere, che cosa il Papa intendono per "sensus Ecclesiae"?
Quali sono i criteri, quale è il metro per misurarlo?
Bergoglio ne ha parlato recentemente in una delle sue "meditazioni mattutine" a santa Marta, questo leggo su Zenit:

"Il secondo pilastro è la fedeltà, “che va collegata all’ubbidienza”, ha affermato Francesco. Quindi: “fedeltà alla Chiesa; fedeltà al suo insegnamento; fedeltà al Credo; fedeltà alla dottrina, custodire questa dottrina”. In tal senso, è efficace l’insegnamento di Paolo VI, il quale ricordava che “noi riceviamo il messaggio del Vangelo come un dono e dobbiamo trasmetterlo come un dono, ma non come una cosa nostra: è un dono ricevuto che diamo”. In questa trasmissione, ha aggiunto Francesco, bisogna “essere fedeli”, perché “noi abbiamo ricevuto e dobbiamo dare un Vangelo che non è nostro, che è di Gesù”, e dunque “non dobbiamo diventare padroni del Vangelo, padroni della dottrina ricevuta, per utilizzarla a nostro piacere”.

"Utilizzarla a nostro piacere", non è forse quel che succede da decenni nella Chiesa?
Non è forse quel che stanno tentando di fare certi cardinali, fra i quali alcuni che hanno tutta la sua ammirazione?
Riuscirà quell`alleanza, stile alleanza del Reno, a stravolgere la Dottrina sul matrimonio?

http://www.zenit.org/it/articles/un-cristiano-senza-chiesa-una-dicotomia-assurda

Angelo ha detto...

Caro Angelo, neanch'io sono sempre d'accordo con certe, peraltro passate, posizioni "teocon" di de Mattei.

Non sono affatto passate. Trovatemi un testo di de Mattei degli ultimi 10 anni in cui si parli contro Israele, la dottrina delle allenze parallele e la massoneria inglese.

E, di Plinio Correa de Oliveira, distinguo ciò che c'è di "universale" (ed è moltissimo) e ciò che c'è di "brasiliano" (e certe sue posizioni a favore del latifondo hanno comunque una giustificazione storico-geografica). E riguardo alle "litanie alla sua madre", lei ha qualche prova?

Certo che ce le ho. E' cosa universalmente nota.

In sostanza: io mi riconosco, come credo lei, "in una certa idea di Destra" come direbbe Veneziani (sul cui pensiero ho comunque qualche perplessità). Ma mi sono rotto le scatole dei settarismi, dei particolarismi, degli eterni distinguo. Sono una delle ragioni della nostra ininfluenza.

Guardi, a me non me ne frega niente se io non conto nulla. L'importante è dire la verità.

Per favore, piantiamola con i sottili distinguo (Plinio no, de Mattei forse).

Altro che distinguo: Plinio no, de Mattei pure. Finchè non comincerà a parlare chiaramente su chi governa il mondo. Ecco perchè io ammiro tutti i tradizionalisti, di tutte le religioni (tranne una, quella eschimese), che dicono tutta la verità (dei fatti).

C'è un mondo, là fuori, da conquistare.
Ci siamo, cameratescamente, capiti?

Ci siamo capiti, ma non intesi.

Anonimo ha detto...

A dire il vero l'ho letta non prima di andare a letto, che avrei peggiorato la mia insonnia , ma ben sveglio ed in alcuni punti più volte perché il tipino non ha la lineare schiettezza e geometricità limpida e chiara del detestato connazionale , ma , essendo degno allievo di Rahner , coincidenza gesuita lui pure , è contorto, bizantineggiante , sfuggente e ecclesialese in talune affermazioni , Lehmann , altro grande fan del teologo dico teologo Ratzinger non del papa che volentieri avrebbero torrto alla Brignani in altro modo che non fossero dimissioni più o meno spontanee, sarebbero venute le lacrime agli occhi e Lutero gongola , in fondo argomenta più o meno allo stesso modo contra ecclesiam romanam , ma senza avere il coraggio di parlare chiaro e forte , resta sullo sfumato, ma di fatto sta trascinando l'ala progressista loss von Rom , il vdr gaudet sed gaudere non potest Mater Ecclesia. Lupus et agnus.

Angelo ha detto...

Un'ultima cosa, che chiedo a Maria di pubblicare solo come monito. So, su de Mattei e la sua congrega, delle cose che farebbero tremare i polsi a molti di voi. Non le divulgo solo per rispetto di Maria stessa, che non voglio trascinare in una polemica inopportuna (ma non inutile). Potrei farlo, ripeto, anche su altri siti: non lo faccio, almeno per ora. Grazie

Anonimo ha detto...

Oramai ci sono pochi dubbi che siamo alla dissoluzione finale. Quello però che induce allo sconforto è l'estrema frammentazione, se non rissosità interna, di chi non si riconosce nella nuova chiesa progressista e conformista. Manca qualsiasi tentativo di coordinamento e organizzazione; ciò è imperdonabile vista la gravità del momento.
Miles
PS: i normalisti, probabilmente la componente maggiore del mondo cattolico, nella loro inconsapevolezza (o con la testa sotto alla sabbia per non vedere) fanno parte di fatto della Nuova Chiesa.

mic ha detto...

Fai bene, Angelo, a non farlo.
I nostri ambiti formativi sono diversi e ognuno parla dalla sua esperienza.

Qui si privilegia il succo del discorso.
Negli eventi su cui stiamo dibattendo e che riguardano i fondamenti della nostra Fede, di fatto De Mattei è uno dei pochi che parlano forte e chiaro e la sua posizione gli dà un'autorevolezza e una platea che altri non avrebbero.

Dal mio punto di vista non posso onestamente fare altri distinguo e penso sia una fonte da cui abbiamo da attingere e condividere.

mic ha detto...

Manca qualsiasi tentativo di coordinamento e organizzazione; ciò è imperdonabile vista la gravità del momento.

Sai Miles,
io ci ho provato con molta caparbietà a creare sinergie, ho cercato e promosso contatti non virtuali, ho rimosso e spinto a rimuovere molti paletti, son passata sopra a molte diffidenze e perplessità, proprio per la ragione che dici.
Ma ne ho sperimentato gli effetti deleteri "sul campo", sulla mia pelle e sulla mia persona.
Ma so che non finisce qui.
Il Signore provvederà, mentre noi non dobbiamo cessare di mantenerci disponibili e fedeli.

Anonimo ha detto...

Carissima MIC ne approfitto per ringraziare di cuore per quello che fa. Si può davvero dire che internet è tutto quello che abbiamo. Mi spiace per la sua esperienza nel "mondo reale"; il grande limite è come dicevo è la incomprensibile estrema frammentazione interna. Purtroppo, al contrario del potentissimo ed organizzatissimo fronte progressista (laico e cattolico) a chi non si riconosce o è emarginato, disprezzato dalla Nuova Chiesa questo manca. Cioè manca la presenza di un soggetto catalizzatore ed unificante. Speriamo che per l'incalzare degli eventi (impossibile oramai non vedere dove si andrà a parare...) ciò si realizzi.
Grazie ancora.
Miles

Luisa ha detto...

"Potrei farlo, ripeto, anche su altri siti: non lo faccio, almeno per ora. Grazie"

Allora rispetti il silenzio, non c`è peggio del dire e non dire, so ma non posso dirlo...non ora...forse un giorno...
Un comportamento che vedo molto in un certo blog, che trovo deprecabile, se non si può o non si vuole dire, ammesso e concesso di dar credito a quelle "verità",allora che si tenga lingua e tastiera mute.
Nessuno è perfetto, le zone d`ombra possono esistere in chiunque abbia una vita già abbastanza lunga dietro di sé, zone giudicate d`ombra secondo criteri non necessariamente oggettivi, mi domando quale interesse può avere chi vuole colpire l`onorabilità di una persona che è fra le sole che osa mettere la sua faccia, e le sue competenze, in prima linea contro le derive ecclesiali e per la difesa, la conservazione e la promozione della Tradizione e della retta Dottrina.
Dispute inutili, sterili, che fanno male.
Mi ripeto, siete "forunati", voi Italiani, di avere persone come il professor de Mattei!

Alessandro Mirabelli ha detto...

@ Anacleto.
Riguardo la prassi delle chiese ortodosse che deriva da una interpretazione erronea di Matteo 19,9 rimando al commento che la Bibbia di Gerusalemme fa in nota a tale versetto. In quel commento c'è scritto tutto e si comprende come gli ortodossi travisino il dato scritturistico.

una sola fede ha detto...

Io siccome sono un inguaribile ottimista, ma non naturale, cioè non caratteriale, tutt'altro, bensì di un ottimismo che ritengo voluto e spinto dal Signore (lo dico perché nella mia vita, se guardassi le cose solo "umanamente", ci sarebbe ben poco da stare allegri, anzi), oltre al "RACCORDO", punterei proprio al massimo, cioè all'"ACCORDO" il più possibile tra di noi (pur tra diverse vedute su alcune questioni, ma qui parlo di accordo soprattutto spirituale), allo stare o almeno al sentirci il più possibile vicini, al volerci bene davvero in Cristo...

PREGHIAMO PER QUESTO, preghiamo affinché lo Spirito Santo ci faccia sentire sempre di più questo senso di fratellanza in Cristo, ci faccia sentire davvero Comunità, Chiesa, perchè sono convinto che se c'è VERAMENTE quella, allora niente diventa impossibile. E il Re e Sua Madre saranno sempre più con noi!

La vita fraterna

"Ecco quanto è buono e quanto è soave
che i fratelli vivano insieme!"
(Sa. 133, 1)

mic ha detto...

Angelo,
ti capisco. Condivido anche certe tue affermazioni, ma sono inserite in un discorso che diventa inutilmente polemico in questo contesto che invece richiede di mantenere l'attenzione sul tema problematico e dirompente che stiano esaminando.

Angelo ha detto...

Cara Maria,
Grazie. Io voglio solo dire una cosa: se uno è ignorante, ha una attenuante di grande rilevanza; se non lo è, se sa e non dice, o se addirittura sa e non dice per ottenere posti di potere, allora non può avere la mia stima. Questo è un principio generale, credo ragionevole. Non significa che Plinio o de Mattei siano peggiori di me. Credo che su questo principio siamo d'accordo tutti. Buona domenica

Marco Marchesini ha detto...

Stavolta sono d'accordo con la nota della Bibbia di Gerusalemme e con gli interventi sul tema del Card. Mueller.

Sulla Bibbia di Gerusalemme non condivido le note e le introduzioni che non rispettano i decreti della Pontificia commissione Biblica quando era organo di Magistero.

Per il Card. Mueller quando vado in biblioteca voglio verificare i passi "incriminati" del suo libro di teologia dogmatica. Mi sembra starno che un Card. che parli in quei termini, poi possa prendere degli abbagli colossali su materie come Transustanziazione, Perpetua Verginità di Maria e appartenenza dei protestanti alla Chiesa.

Anonimo ha detto...

Non c'è nessun Cardinale che è più degno delle pene imposte dalla costituzione apostolica "Cum ex apostolatus officio" di Paulo VI, ancora valida...


Romano

hpoirot ha detto...

quando vado in biblioteca voglio verificare ... mi sembra strano che Muller parli in quei termini,e poi possa prendere degli abbagli colossali su dogmi ...

Ricordo a Marco che LA frase di papa più anti-conciliare di tutte non é né di GPII né di BXVI ma di Francesco :

"Chi non prega Gesu', prega il Diavolo"

Il che non gli ha poi impedito

1) di incoraggiare i non cattolici a restare nella loro religione

2) di erigere a magistero nella 'Evangelii Gaudium' la lode di chi non riconosce Gesu' (come Dio, perché come profeta é un'altra roba)

" Gli scritti sacri dell’Islam conservano parte degli insegnamenti cristiani; Gesù Cristo e Maria sono oggetto di profonda venerazione ed è ammirevole vedere come giovani e anziani, donne e uomini dell’Islam sono capaci di dedicare quotidianamente tempo alla preghiera e di partecipare fedelmente ai loro riti religiosi."
( Evangelii Gaudium )


Ma come potete, dopo 50 anni che vedete queste cose, stupirvi che Muller (o chiunque altro) dica certe cose.

Piuttosto che "andare a verificare" per sperare che non ci sia niente di sbagliato, convincerevi una volta per tutte che dire verità il martedi' e anti-verità il giovedi' .. é già un errore mai visto prima nella Chiesa.

rosa ha detto...

Attenzione a essere troppo "puristi", a dire, comm già s'è fatto in passato e per altre vicende, anche fuori dall'ambito religioso:quello è un teocon, quello è un neocon, quello è un fascista, quello non dice chiaro e tondo chi sono i padroni del mondo, ...Impariamo, diciamo così, dai progressisti, liberals, leftists, commies: loro prima vincono, poi, a bottino spartito, iniziano a dividersi e a portare la rivoluzione in altri ambiti, che attaccano nuovamente tutti insieme, per poi spartirsi il bottino, quindi ricominciare a litigare, a partire per altre rivoluzioni, ad libitum.
Ora: se scrivo io o lei, Angelo, contro Kasper, non se ne accorge nessuno, se lo fa De Mattei sul "Foglio" dell'ateo devoto, ex marxista, neocon, o chiamatelo come volete - per altro De Mattei magari ne avrebbe parlato a Radio Maria, se non lo avessero cacciato - una parte di pubblico "cattolico" se ne accorge. Vedi l'effetto Socci:già Mic, e De Mattei e soprattutto il teologo Radaelli s'eran posti il problema del "ministero attivo", del "per sempre", ecc, ma solo dopo gli articoli su "Libero", la contraerea s'è messa in moto.
Sarà lo stesso con Kasper. Se se ne scrive solo sui blogs, faranno orecchie da mercante, se se ne parla sui giornali, ed alla fine magari pure in TV, partiranno le truppe d'assalto.
Prima vinciamo, poi, semmai, cominceranno i distinguo.
Sugli eschimesi la penso ormai come lei, Angelo, ma parlarne in certi contesti, rischia di "bruciare" la critica ad altro (in questo caso le critiche all'attacco contro la famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo ed una donna, matrimonio "sacramentato" da Nostro Signore).
Se riusciamo a vincer questa guerra, con l'aiuto del Signore,sarà già un bel danno per gli eschimesi, poi ci si potrà occupare di loro.
Rosa

mic ha detto...

Su Muller scrivevamo questo:

http://chiesaepostconcilio.blogspot.it/2012/07/il-nuovo-custode-della-fede-ed-il-suo.html

Anonimo ha detto...



http://vigiliaealexandrinae.blogspot.it/2014/03/la-fine-dei-francescani-dellimmacolata.html

Alessandro Mirabelli ha detto...

@ Rosa
Hai ragione perché oggi su La Stampa, quotidiano di fatto del PD e cassa di risonanza di bildenberg ed Aspen institute, e' apparso un articolo di Franco Garelli, sociologo cattomodernista, che neppure troppo fra le righe fa trasparire la sua preoccupazione per questo strano presenzialismo un po' troppo frequente di Ratzinger.

rosa ha detto...

suggerisco di leggere articolo e commenti su mundabor (per chi legge l'inglese).
Pare che in Germania, quietamente, la cosa si verifichi già da tempo. Nonostante ciò, il numero dei cattolici praticanti stia rapidamente calando anche là.
Rosa

mic ha detto...

Anonimo 13:59

avevo programmato la pubblicazione per le 14 :)

mic ha detto...

Pare che in Germania, quietamente, la cosa si verifichi già da tempo. Nonostante ciò, il numero dei cattolici praticanti stia rapidamente calando anche là.

Forse le adesioni possono aumentare all'inizio, per effetto del permissivismo e di "aperture" di vario genere; ma non tiene. Se non c'è la Verità...

Anonimo ha detto...

La Stampa fa e disfa, attraverso il suo 'vaticanista' di fiducia, chi ha sollevato il polverone con la lettera la cui validità è tutta da dimostrare.....prima tirano il sasso e poi nascondono la mano, la piantassero sia nelle polemiche che nelle sbrodolature franceschiane... il paese ha ben altro di cui occuparsi e cominci il sedicente sociologo a farlo che di 'ste menate non ce n'è bisogno.

rosa ha detto...

io credo che, salvo eccezioni, una coppia veramente cattolica faccia di tutto per salvare il matrimonio e, se proprio non ci riesce, ne rimane talmente ferita che non si risposa piu' e neanche divorzia, ma si separa e basta. e se nasce una nuova coppia, resta di fatto, e cerca la discrezione, non la pubblicita' di una Comunione alla Messa grande. Almeno e' quello che vedo tra le mie conoscenze.
Poi ci sono quelli che si sposano pure in chiesa, ma non sono veri credenti.E ' qui che i presbiteri ed i vescovi dovrebbero interrogarsi e chiedersi cosa fare, non l' intervento a posteriori. Prevenire e' meglio che curare. Ma la prevenzione richiede molte piu' energie, anche economiche, conoscenze e tempo e voglia di cambiare le cose. Scrivere una ricetta a malattia conclamata e' in realta' moltoo piu' facile.
Rosa

Alessandro Mirabelli ha detto...

@ Rosa
Il tuo commento e' perfetto. Prima si perde la fede, una volta persa non ci si fa nessun problema a mandare all'aria un matrimonio. Andare d'accordo in due non è' semplice ma se si è' cristiani almeno si fa di tutto per ... E poi per sfasciare un matrimonio uno dei due o entrambi devono aver fatto cose impossibili a sopportarsi. Se si è' cristiani davvero. Se non lo si è ... Vediamo ora le nuove generazioni con la convivenza. Neppure loro sanno perché hanno scelto di convivere. Lo fanno per moda, per ignoranza, per grave immaturità.

Stefano B. ha detto...

http://radio-vobiscum.tumblr.com/tagged/Card-Kasper

Luisa ha detto...

Spesso ho letto, non solo su questo blog, i commenti di chi si domandava quando vedremo i nostri Pastori prendere la parola di fronte alle derive dottrinali e morali della nostra società, mi ricordo che un blogger faceva il nome ad es. di mons. Negri, ebbene Negri ha parlato.
Preoccupato per le diverse interpretazioni date alle parole di papa Bergoglio domanda ai suoi fedeli di andare alla fonte del Magistero, di non fidarsi delle interpretazioni, su questo come non dargli ragione, di cercare di immedesimarsi con il Papa e dare "un contributo responsabile e creativo al suo grande Magistero" che "diventa ipotesi di lavoro sulla propria vita personale e sulla propria attività pastorale. "
Ma come la mettiamo, mons. Negri, se è appunto andando alle fonti di quel Magistero che talvolta nascono le domande, le incomprensioni se non lo sconcerto?

http://www.zenit.org/it/articles/il-papa-non-e-l-oggetto-di-nessuno-neanche-della-chiesa

Alessandro Mirabelli ha detto...

Cosa dobbiamo dire del silenzio attuale delle fonti sulla eutanasia per i bambini che potrebbe diventare legge se il Re del Belgio la promulga? I modernisti accusano Pio XII d'aver taciuto di fronte ad Adolf. Ma ora che le fonti di questo tempo tacciono ... Caro mons. Negri, ma lo sa che lei a me sembra un po' cerchiobottista?

rosa ha detto...

Monsignor Negri non e' cerchiobottista, ma e' un vescovo e deve obbedienza. E sara' obbediente, come Burke, finche' non ci sara' una chiara, esplicita affermazione eterodossa. Che NON ci sara' mai, come mai ci sono state prima. si manterra' l' ortodossia, di cui non parlera' piu' nessuno, ma cambiera' l' ortoprassi.Del resto quanti di noi20-30 anni fa conoscevano certi allontanamenti dal Magistero contenute nei documenti del famso Vat II?
Guardate che in giro c'e' una tale ignoranza, un tal lavaggio del cervelo, un ascolatare la TV in maniera assolutamente acritica, che passera' tutto, la comunione ai divorziati, il" divorzio" cattolico, ecc.
Io non riesco piu' a parlare con mia madre, da quanto e' lobotomizzata, e non solo sulla religione.
Rosa

Turiferario ha detto...

Sono incuriosito da quanto afferma Anacleto circa ortodossia e divorzio. Vorrei capirne di più. Perché non intendo come si possa dire che permettendo le seconde nozze non si abbia il divorzio: forse non si userà questo termine, ma la sostanza è quella. Né capsico come sia possibile, se l'adulterio scioglie il vincolo matrimoniale, ammettere solo tre possibilità di nuove nozze: le possibilità dovrebbero essere infinite, a meno di pensare che alla terza disavventura uno dovrebbe essere diventato molto guardingo! Né capisco ancora, a dire il vero, la possibilità di risposarsi negata al coniuge "fellone": se il matrimonio è sciolto, e il "fellone" è pentito di ciò che ha fatto, perché mai a lui dovrebbero essere vietate le nozze? E meno male che tutto è regolato dalla "filantropia"! Non capisco infine le seconde nozze che non sono un sacramento ma un "sacramentale": in sostanza, i risposati diventano poco più che concubini, e il loro è un matrimonio per modo di dire? E se è un matrimonio vero, allora è un vero sacramento e la differenza è una volta di più solo nominale. A me francamente paiono regole incomprensibili e contraddittorie. Sono un bell'esempio dei pasticci in cui ci si va a ficcare cercando di accontentare il mondo che vuole il "libero amore" e Gesù Cristo che è stato perentorio su matrimonio e divorzio. I pasticci cui sembra voler andare incontro a tutti i costi, ahimè, anche la Chiesa cattolica.

Anonimo ha detto...

Ottimo de Mattei, kasper, con il suo dire e non dire, fa danni a più non posso. Mettersi a criticare de Mattei che è uno dei pochi a metterci la faccia mi sembra ingiusto e gratuito, se cerchiamo la puezza dalla nascita alla morte stiamo freschi...
John

Josh ha detto...

@Rosa
"Del resto quanti di noi20-30 anni fa conoscevano certi allontanamenti dal Magistero contenute nei documenti del famso Vat II?"

io le conoscevo (anche 22 anni fa), ed è stata una delle mie maggiori lotte interiori se restare o darmi....al randagismo, per dirla alla Lupus et Agnus...
e infatti ho trascorso periodi vicini alla Chiesa e periodi alquanto più lontani, sempre senza abbandonare preghiera, Bibbia etc poi non si è risolto nulla, si sono solo aggiunti a quel problema che c'è in chi vive l'essere chiesa, altre questioni personali che hanno richiesto altro impegno: famiglia, malattia, lavoro ...a cui essere molto molto presenti in ottica comunque cristiana
ma lo scempio postconciliare c'era, c'è, e vedo progredisce a più non posso...

Josh ha detto...

@Rosa bis

"si manterra' l' ortodossia, di cui non parlera' piu' nessuno, ma cambiera' l' ortoprassi."

al di là del fatto che come sai l'ortoprassi scomparsa influenza negativamente anche l'ortodossia....

la questione più inquietante, almeno per come l'ho vissuta io nel mio periodo di maggior ricerca spirituale è stata anche questa.
Al di là del fatto che pure l'ortodossia...data l'ignoranza teoretica e dogmatica che c'è in giro, anche NELLA Chiesa...
sintetizzo il mio esempio: uno si converte di cuore, è una chiamata, una sorta di vocazione; si chiariscono le S. Scritture; si completa nel cuore il valore della Tradizione...poi cerchi un incontro e ti capitano sacerdoti che ti spiegano una sorta di "così è se vi pare" o che vale tutto e il contrario di tutto, rigorosamente insieme. Pessima sensazione, e peggio pessimo servizio reso a Gesù Cristo.


rosa ha detto...

Josh, non è che io vivessi sulla Luna, e non mi accorgessi di come cambiava la liturgia, di cosa dicevano i sacerdoti predicando o i Papi, ma, pur frequentando allora assiduamente, non potevo conscere crti risvolti dottrinali che presuppongono uan certa preparazione teologica. E mai, per esempio, avevo letto le critiche di Bacci e Ottaviani. Sul acso Lefbvre, per esempio, pensavo che non dovesse avere tutti i torti, ma arrivare a disubbidire al Papa che, nella fattispecie, era GPII... Ora dico: meno male che ha disubbidito, se no adesso la FSSPX sarebbe i FFI.
Sui preti...sai:è come con i professori e i medici (o avvocati): quanti professori hai conosciuto veramente in gamba ? o medici ? lo stesso vale per i sacerdoti.
E poi: o trovi un sacerdote preparato e con le palle, che non ha paura del Vescovo, o un Vescovo in gamba che non ha paura di Roma, oppure hai le mezze parole, il dire e non dire, ed un'esortazione pastorale coem quella di monsignor Negri o l'ultima intervista di Burke. Sostanzialmente si arrampicano sugli specchi. Però so, per esperienza, che il rischio a parlar chiaro è che ammirano tutti il tuo coraggio e coerenza, ma ti lasciano solo, e ti ritrovi a fare ore di pronto soccorso senza poter più seguire i pazienti di reparto ed ambulatorio. E questo dopo averti promesso mari e monti. Ai capi, tutti, non piace essere criticati,anche dopo averti espressamente chiesto di indicar loro i punti deboli del loro fare o pensare. Tutti democratici con la pelle degli altri.
Rosa

una sola fede ha detto...

Sì, Rosa, dal punto di vista umano non fa una grinza ciò che scrivi, in qualche modo cercando di trovare giustificazioni comprensibili umanamente parlando, ma se le parole di Gesù che inserisco sotto valgono per tutti coloro che intendono seguirLo il più seriamente, a maggior ragione varranno per coloro che Gli hanno esplicitamente CONSACRATO la loro vita, o dobbiamo tutti e sempre rassegnarci all'immagine purtroppo sempre più frequente del consacrato impiegato? Che cosa dovrebbe importare a loro di se stessi, delle loro eventuali pene, dei prezzi da pagare, visto che hanno comunque rinunciato ad avere anche per queste ragioni una famiglia, interessi particolari ecc? visto che per il loro voto sono TUTTI E INTERAMENTE di Dio e che non appartengono più a se stessi?
Detto questo, definitemi pure l'ultimo fessacchiotto che crede in tutto questo...


"Chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me; chi ama il figlio o la figlia più di me non è degno di me; chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno di me.

Chi avrà trovato la sua vita, la perderà: e chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà.
(Mt 10, 37-39)

rosa ha detto...

Una sola fede, ma se già ai tempi di Don Abbondio si facevan preti per quieto vivere, non pensi che lo facciano o lo facessero anche 40-50 anni fa ? ma sai quanti ragazzi di povera famiglia entravano in seminario per studiare senza spendere molto, e dopo vi restavano ? so che può sembrare difficile per un uomo pensarlo, ma guarda che per una certa parte di uomini, passata la tempesta ormonale dell'adolescenza e prima giovinezza, è molto più facile controllare il "drive" sessuale, e quindi rinunciare ad una famiglia, con tutti i problemi e le responsabilità che comporta, non è poi un gran peso. E non pensare che per le suore e monache sia molto diverso. Affrontare la vita fuori di casa, avere a che fare con gli uomini può, e soprattutto poteva, spaventare ragazze e giovani donne, specie se prive di mezzi.
E' così che si diventa impiegati, capita anche nel mio lavoro o in quello d'insegnante, che,in fondo dovrebbero essere vissuti come "missione", anche se, per carità, non certo paragonabile a quella di un sacerdote.
Rosa

una sola fede ha detto...

Rosa non ho detto che non capita e non può capitare (anzi, ti ho già detto che purtroppo hai ragione da vendere, cioè che capita ed è capitato in passato anche troppo spesso), ma ho ribadito il concetto, rafforzato dalle parole del Fondatore della Chiesa, Gesù Cristo, che un conto è dire questo, un conto è quasi, direi, abituarsi a quest'idea totalmente fuori dal pensiero dello stesso Figlio di Dio quando appunto fondò la Sua Chiesa.