Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

lunedì 13 aprile 2015

Nuovo popolo cercasi

Riprendo da La scure di Elia. Vi invito a leggere attentamente anche la conclusione. In fondo è quel che diciamo da tempo. Ora a dirlo è un sacerdote...

Questo si scriva per la generazione futura:
e un popolo nuovo darà lode al Signore

(Sal 102 [101], 19).

Lo so bene: le geremiadi non piacciono a nessuno. Il fatto è che il povero Geremia aveva ragione; ma la sua singolare vocazione fu di parlare per non essere ascoltato – nemmeno dopo la catastrofe. Ciononostante, egli rimase fedelmente con il rimasuglio di Israele disfatto ed errabondo, pur di non abbandonarlo al suo destino, e con il suo popolo cocciuto, nonostante il contrario responso divino, emigrò in Egitto, dove si persero le sue tracce (ma non le sue parole, rimaste monito prezioso per il futuro, sempre che si voglia intenderle). Come egli stesso aveva profetizzato, alcuni anni dopo Nabucodonosor arrivò fin là: la spontanea sottomissione predicata da Geremia e ostinatamente rifiutata dai suoi compatrioti, alla fine, fu imposta con la forza. Probabilmente sarebbe convenuto a tutti dargli retta fin da principio…

Quale interesse possono avere per noi queste antiche storie bibliche? Quello che ha tutta la storia sacra: la nostra salvezza eterna. Più di chiunque altri, un ministro della Chiesa deve interrogarsi su ciò che tale storia gli insegna per prendere le proprie decisioni. Che ne sarà del popolo errante e ribelle, se i ministri di Dio decisi a fare la Sua volontà lo abbandonano? Se così avessero fatto Mosè, Elia o Geremia, come sarebbe sopravvissuto il popolo eletto?… e dove si sarebbe incarnato il Figlio di Dio?… e da dove sarebbe germogliata la Chiesa? Di contro, però, la Parola divina ci invita pure ad uscire dall’accampamento portando, dietro Gesù, il suo obbrobrio (cf. Eb 13, 13). Come egli ha consumato il Suo sacrificio redentore fuori della Città santa, che lo aveva respinto quale Messia, così anche chi lo segue fedelmente dovrebbe dissociarsi espressamente da quel mondo ecclesiale che lo rinnega a fatti e a parole. Ma come continuare, poi, a guidare e sostenere i cattolici fedeli e quelli che, oggi pur così refrattari, cercheranno aiuto quando arriverà il castigo?

Il grosso della Chiesa terrena si è reciso dalle radici e, come accadrebbe a qualsiasi albero, è seccato. Attanagliato dal senso di vuoto e dalla nostalgia lacerante di qualcosa – e di Qualcuno – che i più giovani non hanno mai conosciuto, questo popolo disorientato e confuso si sforza in tutti i modi di convincersi da sé di quel che non sa più e di animarsi autonomamente di una vita che gli manca… perché, in realtà, ha perduto la sorgente della grazia. Non serve a nulla, a questo punto, insistere ottusamente a irrigare l’albero secco e privo di radici con acque derivate in modo autarchico e velleitario. All’organismo vivente che ci era stato trasmesso hanno sostituito un sistema artificiale che ha spento la fede e con il quale è impossibile suscitarla di nuovo, come mi ha fatto intuire, la notte di Pasqua, un episodio tanto fortuito quanto simbolico: non riuscendo in alcun modo ad accendere il nuovo cero pasquale in pura paraffina (che avrebbe bruciato con sgradevole odore e abbondante fumo nero), dopo aver recitato mentalmente un’Ave Maria mi è venuto in mente di mandare a prendere il vecchio cero del fonte battesimale (in pura cera d’api), che si è acceso immediatamente e ha poi brillato nella buia navata spandendo il buon profumo di Cristo.

Senza di esso, non so proprio come avrei potuto iniziare la Veglia pasquale… Senza un recupero della Tradizione, non vedo come possa rinascere la Chiesa, uccisa da un rito che non è più percepito come il Santo Sacrificio della nostra redenzione, ma come mero intrattenimento di natura socio-religiosa, di cui esistono oltretutto, in pratica, tante varianti quanti sono i ministri che lo celebrano. Una liturgia adattabile a tutti i gusti e a tutte le circostanze ha ingenerato la convinzione che l’uomo non debba conformarsi a Dio, ma piuttosto piegare l’idea di Dio ai propri capricci; così ora ci si pone in ascolto della Parola – come amano tanto dire – non per conoscere ciò che Egli vuole e obbedire a Lui nella propria condotta con l’aiuto della Sua grazia, ma per disquisire se quanto udito corrisponde o meno al codice morale personale (che è gioco-forza del tutto relativo). Il fedele si è trasformato in severo censore della verità rivelata, giudicata in modo insindacabile sulla base delle massime mondane del momento… C’è poi da meravigliarsi che nessuno si confessi più – o, se lo fa, sia convinto di non avere alcun peccato e ne approfitti, eventualmente, per denunciare i peccati di altri: marito, suocera, figli, parenti, colleghi e via dicendo?

Ma che importa? Se è assente la vita di grazia (locuzione ormai indecifrabile) e dilaga il peccato mortale, la piaga infetta e non curata è dissimulata con fiumi di parole; se la vera fede è morta, ci si dimena in attività aggregative che non la richiedono affatto; se non si prega più, si corre da un santuario all’altro – basta che in albergo si mangi bene. Se la Chiesa ha tradito il suo Signore, si può sempre osannare il líder máximo, che sta fondando una nuova religione in cui, finalmente, saremo tutti uguali, cattolici e non, cristiani e non, credenti e non… Era ora che finisse quell’odioso mondo di discriminazioni che faceva distinzione addirittura tra maschi e femmine, giovani e vecchi, onesti e disonesti…! Questo mondo di oggi, effettivamente, tra poco finirà, implodendo sul proprio vuoto spinto. Bisogna quindi preparare fin d’ora la generazione futura che sopravvivrà alla catastrofe, quel popolo nuovo che darà lode al Signore con la verità del proprio essere e operare.

Ecco dunque la risposta alla domanda formulata all’inizio: bisogna rimanere dentro, ma in modo diverso; sarà la qualità della presenza ad attirare chi cerca Dio. Ciò da cui bisogna uscire è la struttura mortifera, gestita da vescovi increduli, in cui la Chiesa si è rinchiusa e soffocata, per creare in alternativa ambienti vitali – non necessariamente riconosciuti, ma nemmeno in stato di rottura – in cui si possa realmente respirare lo Spirito Santo e crescere nella vita soprannaturale. Quale sia la soluzione concreta per attuare questo programma, non mi è stato ancora indicato dall’alto; ho un’idea sulla possibile guida. Invito perciò i lettori ad offrire preghiere e sacrifici per questa intenzione e a rimanere in contatto. Credo che vi abbiamo tutti interesse – un interesse supremo.

Al popolo che nascerà diranno: «Ecco l’opera del Signore!» (Sal 22 [21], 32).

27 commenti:

Anonimo ha detto...

non necessariamente riconosciuti, ma nemmeno in stato di rottura
a) Che vuol dire;
b)allora esclude al FSSPX?
– in cui si possa realmente respirare lo Spirito Santo e crescere nella vita soprannaturale. Quale sia la soluzione concreta per attuare questo programma, non mi è stato ancora indicato dall’alto;
Ma davvero chi scrive queste note, pensa di essere un novello profeta? ATTENZIONE. LE opere maledette, ovvero anche in se stesse buone, ma fatte per (più o meno involontaria/ inconscia, almeno fino ad un certo punto)gloria di se stessi e non per gloria di Dio, sono sempre in agguato.

Anonimo ha detto...

Ma, comunque, non vale per niente di parlare della Chiesa Santa Immacolata vera unica come un albero seccato, come fosse possibile che lo Spirito Santo abbandona la Chiesa, Sposa di Cristo.

Questa visione della Chiesa seccata viene dalla disperazione, è dottrina fondamentale dei protestanti...


Se vogliamo una comunità cristiana che non butta fuori gli eretici, abbiamo accettato già la ecclesiologia dei protestanti.

I modernisti vogliano tale chiesa, noi dobbiamo lottare contro, anche contro la disperazione che delude la mente e la conoscenza di Essa.


Romano

RIC ha detto...

Per puro caso ieri pomeriggio ho visto in tv uno spezzone del discorso pronunciato da Paolo VI a Venezia nel settembre del 1972. Ho trovato il testo sul sito della Santa Sede e riporto di seguito le parole relative alla tradizione:
"....Vorremmo allora sottolineare l’importanza della tradizione; raccomandarvi di conservarne, di alimentarne il senso e il rispetto; incoraggiarvi a mantenere in essa la vostra fiducia: a capirla e ad usarla come potente forza ispiratrice, e come grave e responsabile impegno di ulteriori incrementi, di continuo progresso....Il problema della fedeltà al patrimonio religioso ricevuto non è soltanto di oggi, anche se oggi si presenta con qualche gravità, che maggiormente giustifica, ci pare, questa spontanea conversazione. Del resto, quale altra parola potreste, in una occasione come questa, aspettare da noi? Ricordate la preoccupazione di San Paolo? «Si quis vobis evangelizaverit praeter id quod accepistis, anathema sit» (Gal. 1, 9): dove l’«accipere», il ricevere, indica un momento essenziale della continuità e della fecondità del messaggio cristiano, cioè della tradizione. Lo confermano, voi ricordate, le parole con cui l’Apostolo introduce la sua importante testimonianza circa il Mistero Eucaristico, che tra poche ore celebreremo a Udine: «Ego enim accepi a Domino quod et tradidi vobis» (1 Cor. 11, 23). Ricevere e trasmettere: ecco la tradizione, della quale San Paolo si mostra tanto geloso......Questo ricevere dal Signore, e quindi trasmettere, e ancora ricevere e continuare a trasmettere - con fedeltà e nella integrità: «depositum custodi, devitans profanas vocum novitates» (1 Tim. 6, 20) senza alterazioni, senza distogliere l’ascolto dalla verità e indirizzarlo alle interpretazioni arbitrarie, o alle favole, ai miti di ieri e di oggi (Cfr. 2 Tim. 4, 4) - costituisce una catena che non può essere infranta. È il dovere del nostro momento storico. E riguarda anzitutto, com’è ovvio, il contenuto immutabile della dottrina religiosa e morale della fede cattolica. (Segue..)

RIC ha detto...

Segue


..Ma poi la tradizione è portatrice di tanti altri valori. Basti pensare a quelli riguardanti la disciplina ecclesiastica, il culto e la pietà cristiana, la spiritualità, l’ascesi; a quelli concernenti la figura o, come oggi si usa dire - indulgendo talvolta ad un problematicismo spesso vano e pericoloso - la identità del sacerdote e del religioso, venutasi definendo e consolidando nel corso dei secoli, sulla base degli elementi essenziali che risalgono alla volontà del Signore. Sono tutti valori sperimentati, comprovati, e variamente garantiti dagli insegnamenti e dalle direttive dell’Autorità ecclesiastica, dalla vita dei Santi, dal «sensus fidelium». Quale ricchissimo e prezioso patrimonio! , che certa mentalità conformista, iconoclasta, mondanizzante e desacralizzante rischia ora di minare e di disperdere. È facile togliere, sopprimere ma non è facile sostituire, sempre che si cerchi e si voglia davvero non una sostituzione qualunque, ma una sostituzione che abbia un autentico valore. E considerazioni analoghe potremmo fare per taluni e non pochi valori umani, del pensiero, dell’arte, della vita e della convivenza civile. Non vuole essere, la nostra - badate bene - una «laudatio temporis acti», ma il riconoscimento e l’accettazione - consapevole, giustificata, doverosa - di valori che trascendono la competenza umana e vincono il tempo, anche se la maturazione di alcuni di essi è avvenuta attraverso la storia.
Riconoscere e apprezzare i valori della tradizione non è passività, ma un atteggiamento positivo, riflesso, critico, libero. È un modo di essere impegnati. Il rispetto, il senso e l’amore della tradizione non è immobilismo. Al contrario, richiede forza morale, disciplina nel pensiero e nel costume, solidità, profondità, capacità di resistenza alla effimera moda dei tempi; richiede, in una parola, personalità: quella personalità, umana e cristiana, di cui tanto si discute, ma che non è tanto facile formarsi e possedere. Per i valori di cui essa è veicolo, e per l’impegno che essa esige da noi, è ovvio che la tradizione non può non essere elemento di progresso, tanto personale come comunitario. Essendo una realtà viva, la tradizione ha in se stessa una proiezione in avanti. Essa garantisce una crescita organica; assicura, del progresso, l’autentica, non ingannevole, realizzazione; assicura il genuino, e non solo apparente, sviluppo. Rispecchia, a noi pare, il problema di Venezia: durare e crescere fedele a se stessa.

Franco ha detto...

Anonimo 11.38. Sabato ho incontrato una mia ex collega, ormai pensionata, cattolica praticante e frequentatrice nell'adolescenza di parrocchia e movimenti. Ha una figlia convivente, che ora è incinta. Sposarsi? Ci penserà ( e la mamma non se ne fa un gran problema ). Così per molte altre famiglie di praticanti e attivisti, che non sono riusciti a trasmettere quella tale fiammella alla nuova generazione. A questo punto non è il caso di parlare di disseccamento progressivo
dell'albero, anche se non totale, data la
promessa "Non praevalebunt"?

Ho notato con rammarico che in quasi tutte le prediche, anche in quelle da letture del vangelo di Giovanni, si parla per lo più di atteggiamento morale: apertura delle porte, senso
comunitario, sollecitudine verso il prossimo, non discriminazione; poco o pochissimo di Gesù Cristo, come uomo-Dio, Re e centro dell'Universo, Alfa e Omega di una grandiosa "narrazione" che va dalla creazione del mondo all'Apocalisse. Sembra che i preti, non avendo certezza di questa immensa impalcatura storico-cosmica, si accontentino di puntare sul piccolo spazio della moralità quotidiana; argomento certamente non indegno, ma che assume ben altro tono se vissuto in quell'ambito grandioso e sublime ( che però si china sull'umile). Alle reminiscenze della sua educazione cristiano - pietista Kant deve la sua frase solenne: "IL CIELO STELLATO SOPRA DI ME e la Legge Morale in me". Anche le cantiche di Dante si concludono con il richiamo alle stelle. Si potrà ristabilire il senso del Sacro solo ripensando il rapporto fra visione cristiana ( oggi ridotta all'"esperienzialismo" caro ai modernisti e ai modernizzanti ) la cosmologia e la storia naturale, senza escludere l'angelologia, oggi confinata nell'ambito della primissima infanzia o del tutto esclusa. Il cristianesimo, come ci insegnano San Giovanni e San Paolo è prima di tutto una RELIGIONE MISTERICA.

mic ha detto...

non avendo certezza di questa immensa impalcatura storico-cosmica

storico-cosmica-soprannaturale...

bernardino ha detto...

Dobbiamo avere pazienza, aspettare le conclusioni sia del sinodo ordinario di ottobre che la fine dell'anno giubilare prossimo.
Quindi vedremo i frutti che essi daranno; quelli del concilio pastorale e di aggiornamento li abbiamo già visti e rivisti.
Dai frutti vedrete e capirete.

mic ha detto...

Per Romano:

Non dice "Chiesa seccata" ma "il grosso della Chiesa terrena si è reciso dalle radici e, come accadrebbe a qualsiasi albero, è seccato".

Franco ha detto...

@ Mic. Storico - cosmico SOVRANNATURALE: era implicito il riferimento all'ultimo aggettivo.
La grande crisi della cultura cattolica inizia con la Rivoluzione Copernicana, che sembra ( ribadisco, SEMBRA ) rendere più difficile esclamare: "I cieli narrano la gloria di Dio... ". Lo scienziato cristiano Pascal esprime la sua angoscia di fronte a un cielo che gli appare infinito, immenso vuoto tranne che per frammenti di polvere gettate in modo caotico; larghissima parte ha la tematica astronomica nell'ateismo di Leopardi e Pirandello. Ben altra era l'immagine del cielo a sfere rotanti mosse
dagli angeli che si presentava a Dante: ordine divino e non caos come sembra oggi.
Quasi solo il modernista Vito Mancuso nota che da secoli la teologia ha perso il contatto con la cosmologia; e questa, c'è da aggiungere, è una delle cause principali della "svolta antropologica" e della pedagogia cristiana
"esperienziale" piuttosto che "oggettivistica". Stesso effetto anche nella liturgia, che ha perso la relazione col culto angelico.
Io personalmente mi accontenterei di don
Bosco e di san Domenico Savio ( " La morte ma non peccati") se non mi fossi reso conto da un pezzo di questo problema gravissimo.
Non basta demonizzare Teilhard de Chardin: occorre fornire qualcosa di meglio.

Rr ha detto...

Paraffina, c'era d'api, una sintetica e tossica, l' altra naturale e benefica, l' una moderna, industriale, l' altra tradizionale, nota da millenni, artigianale.
Anche nelle piccole cose, quanti errori ed orrori.
Rr

Stefano78 ha detto...

ATTENZIONE. LE opere maledette, ovvero anche in se stesse buone, ma fatte per (più o meno involontaria/ inconscia, almeno fino ad un certo punto)gloria di se stessi e non per gloria di Dio, sono sempre in agguato.

Anche l'idea di essere gli unici puri e giusti, scartando ogni altra opzione che vada "fuori da schemi precostituiti", è sempre in agguato! E può essere maledetta anch'essa, perché può dare adito allo zelo amaro e alla superbia.

Io concordo con ogni virgola dell'articolo!
E forse abbiamo scoperto amaramente che dobbiamo agire in questa direzione solo ORA che le cose peggiorano vistosamente. Potevamo svegliarci prima.

E concordo molto con questa idea dell' essere "dentro", anche se non per forza "riconosciuti".
E questo si può ottenere con le "unioni spontanee". Non per forza facenti capo ad associazioni o istituti. In fondo basta un SACERDOTE (e spero che abbiamo in mente lo stesso), e fedeli preparati.

Meglio non chiedere nessuna forma associativa. Finchè non bandiranno anche le unioni spontanee di cattolici, che si coordinano ad casum per uno scopo. Ad esempio la diffusione della fede Tradizionale.

Stefano78 ha detto...

Esempio concreto:

-Fare catechismo necessita di associazioni o autorizzazioni?

-Partecipare ai sacramenti necessita di associazioni o autorizzazioni?

-Fare apologetica necessita di autorizzazioni?

Anonimo ha detto...

"Partecipare ai sacramenti" — what do you mean ?

il maccabeo ha detto...

Al primo anonimo e a RIC... "nemmeno in stato di rottura... allora esclude la FSSPX?"
Mah, non so se l'articolista si riferisse alla FSSPX quando parla di "stato di rottura".
Certo la FSSPX non ha rotto un bel niente, visto che Mons. Lefebvre si è limitato a formare i suoi sacerdoti nella FSSPX come aveva sempre fatto per decenni da Missionario in Gabon e da vescovo di Dakar in Senegal poi, nonché da delegato apostolico di Pio XII.
La rottura sta a mio avviso piuttosto dalla parte di chi ha cambiato tutto (liturgia, catechismi, diritto canonico, seminari ecc...) in pochi decenni...nonostante il tentativo di convincere i cattolici che di rottura non si tratti, ma solo di... ermeneutica della continuità!... una preoccupazione già evidente anche nel Paolo VI citato da Ric, ma purtroppo smentita tragicamente dai fatti.

Anonimo ha detto...

Blogger Stefano78 ha detto...
Esempio concreto:

-Fare catechismo necessita di associazioni o autorizzazioni?
Dipende. In casa propria no, comunque in spazi privati ovviamente no. Se è solo per dare istruzione no. In ambienti pubblici sì. E se è finalizzato a preparare per Prima Comunione, Cresima o altro sì.
-Partecipare ai sacramenti necessita di associazioni o autorizzazioni?
Sì. A NORMA di diritto canonico, per dire Messa ci vorrebbero autorizzazioni. Ogni tanto qualcuno ricorda che la Messa in casa privata soddisfa l'obbligo domenicale solo per il padrone di casa e la sua famiglia.

-Fare apologetica necessita di autorizzazioni?
Dipende dal contesto.
13 aprile 2015 15:58

mic ha detto...

Riscrivo in risposta a Franco, per correggere dei refusi...

credo che chiunque ha un po' di dimestichezza con le ultime scoperte scientifiche sia ben lontano dall'attribuire al cosmo il caos.
Se ne scoprono via via, oltre alle leggi che mostrano un ordine mirabile e indicano sempre un oltre verso cui ri-procedere dopo ogni formulazione, anche aspetti un tempo sconosciuti, tipo la funzione dell'"osservatore" (dove l'unico osservatore della sfera sensibile è l'uomo).
Inoltre ho letto non molto tempo fa come la presenza del DNA umano abbia una sua influenza sui fotoni della luce.

E' stato sperimentato che distanza e struttura di campo delle particelle di luce - che in genere mostrano una distribuzione casuale - cambiano, in presenza di materiale genetico. Esse assumono una struttura ondulatoria, e stranamente conservano traccia dell'effetto anche dopo la rimozione del materiale genetico stesso.

Esiste dunque un'azione (anche inconsapevole) sul mondo fisico.
Non faccio fatica ad ipotizzare che si tratti di un'energia (e conseguente influsso) che potremmo qualificare benefica o malefica, a seconda del tipo di vibrazione che la persona vive. Non so come esprimerlo diversamente.

E ritengo che certi influssi oltre che dall'uomo e dalla sua presenza, dipendano anche dal preternaturale, che sull'uomo agisce (o tenta di agire), o dal soprannaturale cui ogni uomo è ordinato e, a maggior ragione, quando vi si orienta consapevolmente e fermamente.

Proviamo dunque a pensare cosa cambia, a livello cosmico, aderire o meno e vivere in Cristo, che è l'Unico Uomo e Dio insieme... Ben altra cosa, dall'indefinito "elan vital" di Chardin e compagnia che penso resti una forma di hybris, perché la vita in Cristo procede da una volontà e conseguente azione donativo-espiativa, non velleitaristica né automatica, ma conforme alla volontà del Padre, che Cristo conosce e che fa conoscere ai "Suoi".
E' tutta qui la differenza, abissale...

Franco ha detto...

@ Mic. Quello che lei ha indicato è proprio il campo in cui si mosse all'inizio dell'800 in Germania e particolarmente in Baviera la "Scienza romantica della Natura" il cui massimo esponente riguardo agli studi su fisiologia, mistica e preternaturale fu Joseph Goerres, indicato in un post precedente relativamente alla sua grandiosa "Mistica Cristiana". La più importante associazione di intellettuali cattolici tedeschi si chiama "Goerresgesellschaft". Queste indicazioni SOLO a scopo apologetico, per aiutare qualcuno che fosse in ricerca, non per altro. Per avere nozione della serietà e fecondità dell'ambiente bavarese, basta ricordare che a Monaco agirono i ragazzi della "Rosa Bianca".

mic ha detto...

Quello che lei ha indicato è proprio il campo in cui si mosse all'inizio dell'800 in Germania e particolarmente in Baviera la "Scienza romantica della Natura" il cui massimo esponente riguardo agli studi su fisiologia, mistica e preternaturale fu Joseph Goerres, indicato in un post precedente relativamente alla sua grandiosa "Mistica Cristiana".

OK, Franco.
Questi approfondimenti sono sempre utili e diventano indispensabili per chi dedica la sua vita agli studi e alla ricerca a livello non solo scientifico, ma interdisciplinare. E, dunque, direi che appartengono più ad un livello accademico che divulgativo. E a responsabilità che non sono le nostra se non per qualche virgola che infiliamo qua e là ma che non è determinante per un impegno come questo di ri-affermazione dei fondamenti.
E la fede, per essere accesa e nutrita, richiede innanzitutto semplicità ed essenzialità.

Ora, in questa discussione stiamo parlando dell'appello di un sacerdote, che conclude con un invito. E questo invito, oggi, riguarda la "base". Sarebbero graditi contributi che non ci fanno aprire lunghe parentesi. Sempre in tema per carità, ma ci allontanano dal focus...
L'accademia se la possono permettere coloro che non hanno i pressanti e contingenti impegni che oggi ci riguardano tutti.

Luisa ha detto...


"La rottura sta a mio avviso piuttosto dalla parte di chi ha cambiato tutto (liturgia, catechismi, diritto canonico, seminari ecc...) in pochi decenni...nonostante il tentativo di convincere i cattolici che di rottura non si tratti, "

È una delle incongruenze che più mi colpisce in questa Chiesa in cui taluni osano accusare la FSSPX di essere "eretica", di aver rotto con la Chiesa, di essere in rottura addituttura con la Dottrina e il Magistero della Chiesa ( come se fossero nati con il CVII), di essersi (ultima panzana) fabbricata una sua dottrina, quando è palese dove si trova la rottura, dove si può osservare chi ha rotto con la Tradizione e il Magistero.
Basta pensare alla Liturgia, ma non solo.
Mi ha sempre sconcertato che si possa accusare di rottura la Fraternità quando lo scempio provocato da chi ha applicato il CVII è sotto i nostri occhi.
Si loda ad esempio il cnc, vessillo della rottura più radicale con la Tradizione, un movimento il cui capo he inventato una liturgia e un insegnamento ad hoc per le sue comunità ripetuto a memoria dai suoi catechisti e tuttora secretato (uno scandalo coperto dal silenzio complice della gerarchia), si ringrazia un laico che ha potuto erigere dei seminari per formare i suoi futuri presbiteri, tutto anomalo ma non solo accettato, lodato e incoraggiato.
Se il cnc, con le sue prassi altre, è emblematico della rottura e dell`incoerenza( menzogna) di chi osa affermare la continuità con la Tradizione della Chiesa postconciliare, non è il solo, basta andare in una chiesa la domenica, basta parlare con certi cattolici adulti con i quali si ha, ho, l`impressione di ormai non più condividere la stessa fede.

mic ha detto...

Per avere nozione della serietà e fecondità dell'ambiente bavarese, basta ricordare che a Monaco agirono i ragazzi della "Rosa Bianca".

Sulla "Rosa Bianca" può leggere interessanti discorsi di Guardini qui:

http://www.nostreradici.it/discorsi_Guardini.htm

Anonimo ha detto...

Mic,

quando l'articolista dice

"non vedo come possa rinascere la Chiesa, uccisa da un rito che non è più percepito come il Santo Sacrificio della nostra redenzione,"


mi pare afferma la lettura che ho proposto...

anche se non dice la Chiesa seccata...

Romano

mic ha detto...

Non mi ci ero soffermata, Romano.
Ma certo si riferisce a quella "parte" di uomini di Chiesa che stanno sempre più apertamente operando in questo senso...

Elia ha detto...

La "Chiesa che deve rinascere perché uccisa dal rito" è una provocazione retorica che si riferisce all'attuale situazione ecclesiale; so bene, ovviamente, che la Chiesa in sé non può morire (sebbene molti dei suoi membri possano essere spiritualmente morti).
Circa lo "stato di rottura", non pensavo alla FSSPX, ma ad una situazione ipotetica in cui si potrebbe incorrere per mancanza di sana prudenza.
Certamente non mi considero un profeta, ma sono convinto che molte delle cose che scrivo non vengano da me, perché le ricevo in modo del tutto imprevisto come luci interiori che mi mostrano il cammino da seguire nell'oscurità del nostro tempo.
Concordo pienamente con Stefano78 a proposito della necessità di unioni spontanee. Mi piacerebbe sapere a chi pensa come sacerdote che potesse guidarle, per vedere se pensiamo alla stessa persona. Può anche scrivermi a questo indirizzo: phoneboontosenteeremo@gmail.com

Anonimo ha detto...

Su Le forum Catholique: mais cela peut être opposé aux évêques qui affirment que la FSSPX est schismatique, comme on l'a dit en Italie. Et que l'on peut leur opposer le texte argentin, signé par un proche du pape.

Anonimo ha detto...

Un effetto possibile del provvedimento argentino è il bilanciamento con le diffuse calunnie che circolano.
Un vescovo non emetterebbe un provvedimento come quello di Buenos Aires nei confronti di una realtà scismatica o addirittura eretica come si ostinano a dire in tanti, preti e laici.

Franco ha detto...

@ Mic. I manifesti della "Rosa Bianca" erano di un altissimo livello stilistico e concettuale, oltre che spirituale, perchè dietro gli studenti c'erano due docenti universitari cattolici: il filosofo Kurt Huber e il musicologo Carl Muth. Questo per dire che la cultura può servire come strumento ( strumento e nulla più ) per creare il tessuto di idee forti necessarie all'azione. L'azione di giovani appartenenti alla classe dirigente estremamente acculturata come era quella tedesca. Romano Guardini si poneva il problema di creare "ponti concettuali" fra le categorie della teologia cattolica e quelle del pensiero contemporaneo; per questo riscuoteva un successo enorme.Essttamente quello che mi sforzo di dire e ribadire, apparendo regolarmente come uno che fa dell'accademia sui "massimi sistemi", mentre urge l'azione. In realtà le leggi in campo bioetico stanno passando perchè il sentire comune è stato "lavorato" da autori non
cristiani e anticristiani che non possono essere solo messi all'Indice o demonizzati: vanno
confutati smontandone i meccanismi profondi. Una mia collega, scout cattolica di sinistra, insegnante di scienze, al solo sentire che il Darwinismo è una bufala si imbufaliva: evidentemente si toccava un punto sensibile, da cui dipende un intero sistema etico ben diverso da quello della dottrina cristiana.
Bisogna parlare dei massimi sistemi proprio per moitivi di praticità e di tempismo.
.

Franz ha detto...

"Rimanere dentro": perché non ci è data altra possibilità. Rimanere dentro: come piccolo resto. Rimanere dentro: perché non si perda il seme. Rimanere dentro: derisi e umiliati, disprezzati e isolati, ma fedeli fino alla fine, al nostro posto, perseveranti. Rimanere dentro: senza pretendere di salvare la Chiesa, ma sapendo che Nostro Signore Gesù Cristo premierà la nostra pazienza salvando la Chiesa.
Franz