Si assiste ormai rassegnati al vertiginoso calo delle vocazioni sacerdotali e alla relativa diminuzione della presenza dei preti in mezzo a noi. Di giorno in giorno aumentano le parrocchie senza più la presenza stabile del sacerdote; anzi, diventano queste una rarità. Chiese e chiese vengono ormai aperte sporadicamente per la celebrazione di qualche santa messa, restando per la maggior parte dell'anno chiuse. E anche quando, in qualche grande parrocchia, il sacerdote è ancora residente, la sua effettiva presenza si assottiglia sempre più, oberato com'è dal dover garantire un servizio ad innumerevoli piccoli centri sparsi nei dintorni. In intere vallate di montagna non vi abita più nemmeno un prete. Non c'è che dire, un quadro sconfortante; malinconicamente sconfortante.
Qual è però il pericolo più grande? A nostro parere è che la soluzione a tutto questo problema è dettato da coloro che questo problema hanno causato e accelerato. Il cristianesimo “protestantizzato” ha innescato il disastro decenni fa' ed ora propone i rimedi!
Tutta la riforma liturgica degli anni '60 e '70 aveva puntato sulla centralità della Parola di Dio. Aveva voluto con forza (violenza?) una completa revisione della millenaria liturgia cattolica, e l'aveva piegata alle necessità della nuova ecclesiologia e della nuova pastorale.
Di una nuova ecclesiologia: la Chiesa non più Corpo Mistico di Cristo, ma prevalentemente popolo di Dio; l'accento non più sul sacramento dell'Ordine, sul Sacerdozio, che costituisce la nervatura gerarchica della Chiesa, ma l'accento sul battesimo, sul laicato che deve sempre più essere corresponsabile dell'azione della Chiesa.
Da questa nuova ecclesiologia, che poneva l'accento sulla comunità e non sull'unione con Dio in Gesù Cristo, una assillante preoccupazione perché tutto fosse tradotto in lingua parlata nella messa e nei sacramenti, affinché i fedeli non si sentissero inferiori ai preti nella pubblica preghiera. I fedeli, corresponsabili nella Chiesa con i preti, dovevano tutto subito capire, per poter democraticamente governare la casa di Dio. Ecco allora la strabordante importanza della Parola di Dio intesa semplicemente come il leggere la Bibbia nelle messe; la libidinosa creatività nelle liturgie della parola con laici lettori, fedeli commentatori, gesti simbolici accompagnanti le letture, omelie partecipate, logorroiche preghiere dei fedeli, seguite poi da una veloce e scarna consacrazione che, ahimè dicevano i più illuminati, restava ancora riservata al prete, perché noi cattolici non arriviamo fino in fondo al protestantesimo. Ecco, potremmo spiegarci cosi: da noi si è operato, nel post-concilio, un protestantesimo di mezzo, che non arriva ad eliminare del tutto il prete, questo no, ma che gli ha lasciato un angolino: la consacrazione. Ma anche questa rigorosamente tradotta in lingua parlata, ad alta voce, con le parole prese dalla Bibbia, perché i fedeli ascoltando possano ratificarla con i loro amen. Eh sì, perché nella democratizzazione della Chiesa l'assenso dei fedeli è importante: nel “mistero della fede” e nella comunione il fedele dicendo il suo “sì” dà forza alla Presenza di Cristo fatta dal sacerdote... è proprio un protestantesimo a metà!
La rivoluzione liturgica così operata avrebbe dovuto portare un nuovo slancio alla vita cristiana e alla missione della Chiesa nella società. Da subito però ci si accorse che stava producendo confusione. Si diede colpa al '68, alla rivoluzione sociale e culturale che stava scoppiando nella società proprio negli anni del dopo concilio. Si diceva che tutto si sarebbe messo a posto, che dopo la confusione e gli errori di applicazione, sarebbe venuta l'ora serena e feconda dell'edificazione. Ma quest'ora non è mai arrivata!
L'ultimo tentativo in questa prospettiva è del pontificato interrotto di Benedetto XVI, che ha fortemente promosso un riequilibrio in senso tradizionale della riforma; ma queste illusioni sono scomparse con le sue dimissioni.
Oggi la Chiesa si trova come un campo il giorno successivo alla battaglia: un cumulo di ruderi, con i cadaveri da seppellire. Non solo la società non è tornata cristiana, ma non ci sono più preti per intraprendere una nuova opera.
Cosa fanno i nipoti dei rivoluzionari liturgici ed ecclesiali di decenni fa? Propongono di rimpiazzare le messe con le liturgie della parola, animate dai laici, terminanti con la comunione sacramentale! È la conclusione logica della più disastrosa falsa riforma della Chiesa. E questo epigono, lo annunciamo già con certezza, porterà a consumazione il disastro.
La malattia non può scacciare il morbo, la peste non ferma la pestilenza, se non facendo morire tutti... ma se fosse così che vittoria sarebbe?
In tutte le epoche di crisi, la Chiesa non ha annacquato la sua identità per raggiungere tutti, no di certo. Ha invece moltiplicato lo zelo perché i suoi preti siano più preti e i suoi fedeli più cattolici.
Nel medioevo, che conobbe intorno al mille una grande crisi, riunì i sacerdoti nelle pievi, fondò i canonicati perché i ministri di Dio si santificassero in una vita quasi monastica, purificò e rese sempre più splendida la sua liturgia, moltiplicò la preghiera. In una parola, gettò le basi per una rinascita poderosa delle vocazioni sacerdotali, cosciente che senza prete non c'è Chiesa.
Leggendo in questi giorni la stampa, che a caratteri cubitali scrive “Non ci sono più preti, la messa la diranno i laici” tutti possono capire che si viaggia imperterriti nel senso contrario alla vera riforma della Chiesa. Certo la stampa esagera, i laici non farebbero la messa vera e propria, leggerebbero le letture e darebbero la comunione: ma come non vedere che questo è l'ultimo passo per la scomparsa della messa in mezzo a noi. Già ci siamo abituati a fare a meno del prete per la dottrina... i laici già ascoltano e interpretano liberamente i Vescovi e il Papa, ci manca solo che facciano una pseudo-messa per dichiarare inutile il sacerdote. Cosa penserà un seminarista, miracolo vivente in questa Chiesa, leggendo un simile titolo sul giornale? Non avrà il dubbio che la Chiesa non ha più bisogno di lui?
In tutto questo scempio si ha il segreto sospetto che i preti e i fedeli rieducati nello spirito della nuova chiesa, quella del protestantesimo a metà, guardino alle pseudo messe delle chiese senza preti come all'ultima opportunità per completare quella riforma della chiesa che il Vaticano II aveva lasciato a metà. Sì, vogliono una chiesa dove tutti sono sacerdoti... dove Cristo nasce dal di dentro della coscienza del singolo e dal di dentro della comunità; una chiesa dove Cristo non scende più dall'alto, dove il prete è un retaggio del passato destinato a scomparire o quasi: la fine del Cattolicesimo.
Noi continuiamo sempre più ad essere convinti che non abbiamo sbagliato nel tornare decisamente alla messa antica, che sicuramente non permette questa deriva. Oh se più preti e fedeli lo capissero! Avrebbero qui la possibilità offerta da Dio per una reale rinascita.
Ma quanto dovrà ancora accadere perché i cuori e le menti siano liberate?
18 commenti:
Già. Usque tandem?
Uno scritto di Joseph Ratzinger sul venerdi' Santo
http://www.corriere.it/cultura/15_aprile_02/gli-spettatori-male-che-non-vedono-dio-ca7d9884-d8f4-11e4-938a-fa7ea509cbb1.shtml
come è sbagliato e fuorviante opporre misericordia e giustizia, fingendo esista sempre e solo misericordia senza mai giudizio o giustizia,
senza enunciarne misura e criteri,
così è sbagliato opporre S. Scrittura e Tradizione, come che la Parola non fosse in realtà contenuta anche proprio nella Tradizione e quindi nella Liturgia che tanto l'ha incarnata, esemplificata, sviscerata, simboleggiata, agita e mostrata nella storia.
Ma si dubita che un discorso di questo tipo trovi oggi qualche spazio in un mondo sempre più sordo e alla Tradizione e alla Parola. Ah sì, bei risultati.
Ultima esternazione del Vdr: i preti sono stanchi e a volte pure io lo sono.
Qui un breve commento:
http://traditioliturgica.blogspot.it/2015/04/stanchezza-dei-preti-stanchezza-dei.html
Grazie per la lettura.
Anche noi poveri mortali normali siamo ben più che stanchi di questo show.....su 'Le salon beige' c'è una notizia sconcertante, ma nemmeno poi tanto, in Francia sono state proibite le processioni esterne del venerdì santo, ufficialmente per motivi di una non ben precisata sicurezza, forse, siccome stavano dando segni di crescente partecipazione, è cominciato il solito prurito che dà il cattolicesimo ai politici francesi gravemente malati di laicité, sine spe.....oggi pomeriggio per chi ha il coraggio c'è la dissacrazione della lavanda dei piedi che non guarderei per tutto l'oro del mondo, ma mi si permetta una nota di tristezza e di nostalgia per quelle che erano celebrazioni commoventi e bellissime solo 2 anni fa e ne sembrano passati 2.000.....passerà, ma quanto è dura la salita...X RR grazie delle spiegazioni mediche, wish me luck for my brother who's fighting against mr.K, save a prayer 4 us.Thanks. Anonymous.
Caro Josh,
domani leggeremo un edificante articolo di Paolo Pasqualucci su Cristo giudice.
Anonymous,
ti sono vicina
Rr
Riporta "Libero" di oggi, citando l'ottimo settimanale "Minute", che in Francia il regime socialista-laicista sta pianificando di eliminare dalla toponomastica ogni riferimento cristiano. Per intenderci, sono circa 5.000 le località francesi che hanno nel loro nome "saint" o "sainte".
Occorre "sbattezzarle", perché, scrive il rapporto ispiratore della riforma: "Una frazione crescente della popolazione musulmana è scossa dalle appellazioni toponomiche che rappresentano un'epoca arcaica dove l'identità della Francia, tutt'altro che plurale, si definiva esclusivamente sotto il segno di una cristianità trionfante e totalitaria".
Io, che spero vivamente nel ritorno, in tutta Europa, di una Cristianità "trionfante e totalitaria" (al di là dell'incongruenza storica e politologica di questo ultimo termine), non posso che augurarmi, nelle prossime elezioni francesi, un'ulteriore vittoria del Front National, il quale, essendo passato da 1 a 62 rappresentanti nei dipartimenti, avrebbe subito, secondo alcuni sfrontati commentatori, "una battuta d'arresto".
"Ultima esternazione del Vdr: i preti sono stanchi e a volte pure io lo sono."
Francesco nel discorso di natale ha parlato delle "mallatie della Curia Romana", ma non è la Curia che è mallata, ma la Chiesa Conciliare. Queste mallatie stanca i laici,religiose, pretti, vescovi e cardinali. Parliamo di queste mallatie:
Schizofrenia dottrinali - avere una doppia dottrina, una nella teoria e altra nella pratica. Questo in quase tutti ambiti ecclesiali. Inoltre a questo, esiste la separazione tra dottrina e disciplina, tra politica e dottrina, oggetto della rivelazione e soggeto.
Disturbo da attacchi di panico davanti alle definizione - avere paura per definizione e risoluzione di problema. Rimanere davanti ai problemi senza soluzionare i problemi. Paura dell'autorita del passato e di fare l'autorità nel presente.
Disturbo bipolare tra una e altra ermeneutica - Essere fino ad Paolo VI tra l'ermeneutica della rottura e l'ermeneutica della riforma nella continuità.
Alzheimer storico - Dimenticanza del suo passato e della sua tradizione (amnesia). Mai parlare del passato e della tradizione della Chiesa. Come se la Chiesa avesse se svegliato da uno coma con il CVII. La continuazione dell' soggeto Chiesa senza l'oggeto della rivelazione, è la continuazione nella vita di una persona con alzheimer...
Follia liturgica -
Liturgia degna di un manicomio.
Follia Conciliare - Rifiuto della realtà al negare i pessimi frutti del Concilio e rimanere collegatti all'immaginazione di che il Concilio è la primavera della Chiesa.
Depressione - Uscire a chiedere perdono al mondo, alle sette protestanti, ai fedeli e altre solo per piacere uni e atri, senza avere raggione.
Mancanza di identità - In alcuni Papa è noto una sorta di pubertà papale, come la ricerca di identità tra le giovane. Immagine del nuovo papato della Chiesa che credono nascere con il Concilio Vaticano II.
Magistero sfocato - La Chiesa con tanti problemi e il Papa dice che farà un'enciclica sull'ecologia.
Mio Dio,
credo spero Ti adoro e Ti amo
e ti chiedo perdono per tutti quelli
che non credono non sperano non Ti adorano non Ti amano.
Silente,
anni fa il governo francese - credo sotto Chirac o già Sarkozy, ma non cambia perché sono quasi tutti massoni- decise di cancellare una festa a marzo in onore di non so quale Santo francese. I sindacati insorsero, perché i lavoratori avrebbero perso un meritato giorno di lavoro. La festa rimase.
Quindi probabilmente molte amministrazioni locali, dei vari paesi e paesini che si chiamano Saint o Sainte, e che organizzano feste, fiere, e via dicendo, e cercano di distinguersi da paesini con nomi simili, ma senza Saint/e, si ribelleranno, non per motivi religiosi, o non solo, ma per ragioni turistici- economiche.
Sul FN: ha preso un sacco di voti, risultando il partito con più prefernze, essendoci presentato da solo, mentre l' UMP era associato alle altre due formazioni, idem il PS. Inoltre il meccanismo di voto ed il recente
decoupage dei cantoni erano a sfavore dell' FN, contro il quale è stata fatta una campagna di disprezzo e terrore che neanche in Italia con il MSi dei tempi o Fini, quando non s'era ancora venduto.
Se voglio notizie sulla Francia, me le cerco da siti francesi, non certo dalla Rai, Mediaset, Corriere,
Repubblica, ecc.
Non è per i musulmani che lo fanno, ma per un odio inveterato, secolare, della"ripoublique" nei confronti del Cattolicesimo. Che ha FATTO la Francia.
Rr
Ottima Rr
Se in un qualunque paese europeo dovesse andare al potere una formazione politica non organica all'assetto massonico consolidatosi dopo la prima guerra mondiale, la storia del vecchio continente e del mondo avrebbe una sterzata. Se poi questo accadesse in Francia tutto il resto d'Europa immediatamente ne sarebbe sconvolto. Erano terrorizzati dalla Carinzia di Hayder, ora lo sono perfino dell'Ungheria... Piuttosto che cedere ad un potere cattolico, destra e sinistra faranno fino all'ultimo fronte comune. La massoneria comanda entrambe le formazioni e i loro voti che, come è già successo, sono in grado di travasare e comporre in precisa funzione anticattolica secondo il sistema elettorale. Tuttavia un virtuoso percorso di presenza cattolica nella società è in atto in Francia, dove la Chiesa Cattolica è ormai irrilevante. Singolare, ma non troppo, è che non sia così in Italia dove invece la frammistione della Chiesa col potere politico è invece ancora forte. Tuttavia non credo siano lontani i tempi in cui qualcosa di interessante sorgerà anche in Italia. Con buona pace di Introvigne.
La Francia? Rimane confermata la teoria rahneriana dei "cristiani anonimi". I socialisti francesi, illuministicamente illuminati dal "sole dell'avvenire", essendo "uomimi di buona volontà" sono cristiani anonimi talmente amanti dell'anonimato da voler cancellare i nomi cristiani. Che li assistano non solo Sainte Jeanne d'Arc, ma anche Saint Tropeź, Saint Michel ( quello del monte-isola con marea ), Saint Malo, Saint Denis, Saint Germain-des-Près. e che dire di Montmartre ( monte dei martiri cristiani ) con tanto di Sacrè Coeur?
Questi socialisti atei e anticlericali hanno perso il lume della ragione. Non hanno capito che stanno scomparendo? Che ci vuole a capire che devono cambiare rotta ? Giorgio
Che i preti sono stanchi lo sapevamo e l'avevamo ben notato; il fatto è che non sono stanchi nella carne, ma nello spirito, e lo vediamo e lo sentiamo ancora nelle poche chiese aperte ad orario.
Fatto è che la loro formazione dava già il senso di stanchezza, bastava sentirli parlare.
Quando non devono portare avanti il loro ministero, ma devono andarsene in giro per il mondo, allora non c'è stanchezza, perchè lì non c'è la spiritualità, ma la gioia di vivere il mondo.
E' proprio vero che Giovanni Bosco che aveva spiritualità e doveva cercare il cibo per i giovani di strada (perchè male o bene era un vero prete di strada) non conosceva stanchezza ne spirituale ne materiale.
Per essere preti deve esserci la chiamata, se non c'è quella ecco ciò che abbiamo, i preti stanchi.
E sui presbitèri abbiamo i catechisti al posto dei preti -tanto il protestantesimo a metà è già protestantesimo -basta ascoltare il vescovo Brambilla di Novara oppure quello di Siena Buoncristiani cosa dicono.
@ Bernardino. Che cosa dice il vescovo Brambilla? C'è un valido motivo, a molti noto, per essere molto interessati.
Stanchi? Come stanchi? Mi sembrava che pochi mesi fa "la Chiesa non fosse mai stata così forte e in forma come adesso". Ma forse è la vecchiaia che gioca alla mia memoria brutti scherzi. Oggi è il Venerdì Santo, mi fermo qui.
@ Franco:
Il vescovo di Novara, Brambilla, ha detto ai suoi fedeli:
che nella sua diocesi, ben 22 parrocchie sono ormai senza parroco e che saltuariamente a giro avranno la messa domenicale o festiva di precetto normale; le altre domeniche, quando non ci sarà un prete, i laici dovranno salire sul presbiterio e
sostituirlo con le letture i salmi ed i canti, mentre per la comunione ci pensano i ministri straordinari.
""Dunque questo è non è protestantesimo; cosa cambia dal protestantesimo luterano o calvinista""?
Visto che piano piano con le riforme postconciliari si è quasi azzerato il sacerdozio?
E se qualcuno ha visto sulla RAI la vita in diretta o chi l'ha visto della Sciarelli, il vescovo di Arezzo ha detto più o meno le stesse cose, trovandosi a coprire 90 paesi con i soli preti che riesce a trovare, gran parte non europei.Infatti sul caso di quella donna scomparsa della quale è indagato un suo prete (frate) africano P. Graziano - il vescovo ha detto: purtroppo ho solo questi - con ciò voleva dire le stesse cose di Brambilla. (dice un vecchio proverbio: o mangi questa minestra o ti butti dalla finestra).
Ora se guardiamo le riforme postconciliari e la formazione dei sacerdoti, e ci mettiamo anche le differenti culture, cosa avremmo potuto avere nelle parrocchie?
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