Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

mercoledì 15 aprile 2015

Dio o nulla! Grande intervista al card. Robert Sarah

Da una recente sintesi di Marco Tosatti [qui] apprendiamo più ampi stralci dell'intervista al Cardinale Robert Sarah pubblicata su L'Homme Nouveau/n.1588, che di seguito riportiamo per intero, traducendoli dall'originale [qui].
Ne avevamo dato un consuntivo più ridotto qui, dopo aver raccolto le prime notizie sul libro.

Giornalista e scrittore Nicolas Diat ha condotto interviste con il cardinale Robert Sarah, pubblicate sotto il titolo Dio o niente, intervista sulla fede. Per L'Homme Nouveau, Padre Claude Barthe e Philippe Maxence si sono intrattenuti informalmente col cardinale guineano dalla parola scintillante come la mattina della risurrezione.
Philippe Maxence, "Dio o niente", Eminenza, è il programma della santità.Vuole essere un santo?

Cardinale Robert Sarah: Sì, perché questa è la nostra prima vocazione: essere santi, perché il Signore nostro Dio è santo. Con Dio o nulla, vorrei giungere a mettere Dio al centro dei nostri pensieri, al centro del nostro agire, al centro della nostra vita, l'unico posto che Egli dovrebbe occupare. In modo che il nostro cammino di cristiani possa gravitare intorno a questa roccia e a questa ferma certezza della nostra fede. Con questo libro, voglio testimoniare la bontà di Dio, attraverso il racconto della mia esperienza. Dio è al primo posto nella nostra vita, perché Egli ci ama e che il modo migliore per farlo è amarLo il centuplo. Il mondo occidentale ha purtroppo dimenticato la centralità dell'amore divino. E necessario recuperare questa relazione con Dio. Per questo, la mia testimonianza è lì per invitare il mondo a non rifiutare Dio. Quando guardo la mia vita, vi vedo, infatti, il segno reale della predilezione divina. Vengo da una semplice famiglia africana e da un villaggio molto remoto dal centro della città. Chi avrebbe potuto dire quando sono nato tutto ciò che Dio avrebbe compiuto? Per diventare seminarista e sacerdote, sono andato dalla Guinea al Senegal passando per la Costa d'Avorio e la Francia. Successivamente, sono diventato vescovo di Conakry in condizioni difficili. Poi sono stato chiamato a Roma, nel cuore della Chiesa. Come tacere, dal momento che ogni fase della mia vita forma un chiarissimo segno dell'azione di Dio su di me?

don Claude Barthe: Quali sono i punti di forza e di debolezza del cattolicesimo africano?

RS: Lei ha ragione a parlare di punti di forza e di debolezza. La Chiesa in Africa è ancora giovane, e tutto ciò che è giovane e fragile. È quindi necessario aumentare il numero di cristiani, non solo in termini quantitativi, ma anche assimilando sempre meglio il Vangelo, aiutando i cristiani a vivere pienamente, senza esitazioni o compromessi, in teoria e in pratica, le esigenze della fede cristiana. I Papi hanno sempre spinto in quella direzione. Quando Paolo VI, nel 1969, designava l'Africa come una «nuova patria di Cristo - nova patria Christi Africa»​​, ha ricordato una realtà che non esclude la necessità per noi africani di accogliere sempre più profondamente il Vangelo. Quando si incontra il Vangelo e quando il Vangelo ci penetra, esso ci destabilizza, ci trasforma, ci cambia radicalmente e ci fornisce orientamenti e riferimenti morali nuovi. È per questo che chiedo davvero con tutto il cuore che Cristo viva in Africa perché l'Africa è oggi la sua nuova patria. Ma nello stesso tempo nella Chiesa africana c'è un vero e proprio dinamismo e penso che davvero essa sia chiamata ad avere un ruolo nella Chiesa universale. La Chiesa in Africa risponde profondamente al progetto di Dio. L'ha voluto fin dalle origini. Quando parlo delle origini, non mi riferisco solo a Sant'Agostino, ma penso anche al fatto che è un paese africano, l'Egitto, che ha accolto la Sacra Famiglia, che ha salvato Gesù. È sempre un africano, Simone di Cirene, che aiutò Cristo a portare la sua croce verso il Golgota. L'Africa è stata coinvolta nella storia della salvezza fin dall'inizio. E oggi, nel contesto di profonda crisi, che vede la fede stessa in discussione e valori respinti, credo fermamente che l'Africa possa apportare nella sua povertà, nella sua miseria, i suoi beni più preziosi : la fedeltà a Dio, al Vangelo, il suo impegno per la famiglia, per la vita, in un momento storico in cui l'Occidente dà l'impressione di voler imporre valori opposti.

Don CB: Ci sono molti sacerdoti in Africa. È preoccupato per la mancanza di formazione del clero, come troppo spesso accade in Francia?

RS: Abbiamo molte vocazioni, ma formazione ed esperienza non sufficientemente solide. Vedete, abbiamo spesso giovani sacerdoti che, dopo aver completato gli studi a Parigi o Roma, sono immediatamente chiamati ad insegnare nei seminari. Non ne hanno esperienza sufficiente né realmente consolidata dal tempo e da un rapporto personale con Gesù. Si trovano nella situazione di coloro che hanno delle conoscenze senza effettivamente assimilato sul campo. La nostra tragedia non è la mancanza di sacerdoti, ma la mancanza di sacerdoti  veramente configurati a Cristo e divenuti ipse Christus : Cristo stesso. In qualche modo, noi siamo troppi come sacerdoti. Oggi siamo più di 400.000 sacerdoti nel mondo. Già agli inizi del VII secolo san Gregorio Magno scriveva: «Il mondo è pieno di sacerdoti, ma raramente si incontra un operaio nella messe di Dio; noi accettiamo la funzione sacerdotale, ma non facciamo il lavoro corrispondente a questa funzione». Cos'è che ha rivoluzionato il mondo? Dodici Apostoli totalmente incorporati da Gesù, presi da Gesù. Ci manca questo tipo di sacerdoti. Certamente essi hanno studiato molti testi scientifici, ma si ritrovano incapaci di nutrire il popolo di Dio e portarlo verso la radicalità del Vangelo, perché essi stessi non hanno davvero visto o incontrato Cristo personalmente. Dovrebbero essere come Sant'Agostino. Malgrado le sue doti eccezionali di teologo, le sue parole scaturivano dal suo cuore e dall'esperienza. Questo è il profilo di sacerdoti che vorrei!

Don CB: Il modo in cui è stata fatta la riforma liturgica e lo spirito liturgico in cui di conseguenza si realizza la formazione dei sacerdoti che non li allontanano dal modello sacerdotale che lei propone?

RS: Constatiamo sempre più che l'uomo cerca di prendere il posto di Dio, che la liturgia diventa un semplice gioco umano. Se le celebrazioni eucaristiche si trasformano in luoghi di applicazione delle nostre ideologie pastorali e di opzioni politiche di parte che nulla hanno a che vedere con il culto spirituale per celebrare come voluto da Dio, il pericolo è immenso. Mi appare urgente mettere più attenzione e fervore nella formazione liturgica dei futuri sacerdoti. La loro vita interiore e la fecondità del loro ministero sacerdotale dipendono dalla qualità del loro rapporto con Dio nel faccia a faccia quotidiano che la liturgia ci dona di sperimentare.

Don CB: Nel suo libro racconta, a proposito di tale genere di scelte, l'episodio della rimozione del baldacchino della cattedrale di Conakry da parte del vescovo Tchidimbo.

RS: Sì, è stata una riforma liturgica alla francese! Volevamo migliorare la partecipazione del popolo di Dio nella liturgia, senza mettere in discussione forse abbastanza sul significato di questa «partecipazione». Che cosa significa «prendere parte alla liturgia?». Questo significa entrare pienamente nella preghiera di Cristo. Nulla a che vedere con il rumore, l'agitarsi e il fatto che ognuno rivesta un ruolo come in un teatro. Si tratta di entrare nella preghiera di Gesù, di immolarsi con lui, di essere in qualche modo transustanziati e diventare noi stessi, ostie viventi, sante e gradite a Dio. È esattamente ciò che intende S. Gregorio Nazianzeno, quando ha detto: «Noi parteciperemo alla Pasqua (...). Ebbene, quanto a noi, partecipiamo (...) in un modo perfetto. (...) Offriamo in sacrificio, non giovani tori o agnelli con corna e zoccoli (...). Offriamo a Dio un sacrificio di lode sull'altare celeste in unione con i cori del Cielo. Ciò che sto per dire va oltre: è noi stessi che dobbiamo offrire in sacrificio a Dio; offriamogli ogni giorno tutta la nostra attività. Accettiamo tutto per Cristo; con le nostre sofferenze, imitiamo la sua passione; col nostro sangue, onoriamo il suo sangue; saliamo verso la Croce con fervore! ». Non si tratta di distribuirci ruoli o funzioni. A poco a poco, siamo chiamati ad entrare nel mistero dell'Eucaristia e celebrarlo come Gesù e come la Chiesa lo ha sempre celebrato. L'Eucaristia deve assimilarci a Cristo, farci diventare un unico essere con Cristo. Io stesso divento Cristo. Benedetto XVI è stato chiaro sul fatto che la chiesa non si costruisce a colpi di rotture, ma nella continuità. la Sacrosanctum Concilium, il testo conciliare sulla santa liturgia non sopprime il passato. Ad esempio, non ha mai chiesto di sopprimere il latino o la soppressione della Messa di San Pio V.

Don CB: Lei sottolinea la necessaria perennità dell'insegnamento morale della Chiesa, nonostante le pressioni delle correnti relativistiche. È l'intera questione del magistero. Come considerare, per il futuro, la funzione di questo Magistero?

RS: Bisogna assolutamente conservare fedelmente e accuratamente i dati essenziali della fede cristiana in una intelligenza che cerca di esplorarli in profondità e comprenderli in maniera attiva e sempre nuova. Ma dobbiamo mantenere intatto il deposito della fede e tenerlo al riparo da qualsiasi violazione e da qualsiasi alterazione. Se la Chiesa comincia a parlare come il mondo e ad adottare il linguaggio del mondo, dovrà accettar di cambiare il suo modo di giudizio morale, e, quindi, dovrà abbandonare la sua pretesa di voler illuminare e guidare le coscienze. Così facendo la Chiesa dovrà abbandonare la sua pretesa di essere luce di verità per i popoli. «Dovrà rinunciare a dire che ci sono beni che sono dei fini, che è nobile che l'uomo li persegua non soltanto come valore ma come obiettivo. Soprattutto, dovrà rinunciare a dire che ci sono atti che sono intrinsecamente malvagi di per sé e che nessuna circostanza li consente». Quindi penso che il Magistero deve stare fermo come una roccia. Infatti, se si crea un dubbio, se il magistero si situa nel tempo in cui viviamo, la Chiesa non ha più il diritto di insegnare. L'urgenza effettiva di oggi sta nella stabilità che deve avere l'insegnamento della Chiesa. Il Vangelo è lo stesso. Non cambia. Naturalmente c'è sempre bisogno di un lavoro di formulazione per raggiungere meglio le persone, ma non possiamo, con il pretesto che esse non ascoltano più, adattare la formulazione della dottrina di Cristo e della Chiesa alle circostanze, alla storia o alla sensibilità di ognuno. Se si crea un magistero instabile, si crea un dubbio permanente. C'è un lavoro enorme da fare a questo proposito: rendere comprensibile l'insegnamento della Chiesa, mantenendo intatta la dottrina di base. Ed è per questo che è inammissibile separare la pastorale dalla dottrina: una pastorale senza dottrina è una pastorale costruita sulla sabbia.

Don CB: Sembra che oggi nella Chiesa non ci un sia limite definito tra coloro che sono fuori e coloro che sono dentro. In Francia, per esempio, ci sono università cattoliche in cui sono esplicitamente insegnate eresie e rimangono « cattoliche ». Nell'ultimo Sinodo, alcuni hanno sostenuto la sua linea, ma altri hanno detto il contrario. Ora tutti sono dati come « cattolici ». Per il bene delle anime, non dovremmo tornare, non solo ad un insegnamento chiaro, ma anche all'affermazione esplicita che questo o quello non è cattolico? 

Penso sia grave lasciare che un sacerdote o un vescovo dica cose che minano o rovinano il deposito della fede, senza chiedergliene conto. Come minimo, Bisognerebbe interpellarlo e chiedergli di spiegare i motivi delle sue osservazioni, senza esitare a richiedere la riformulazione in modo coerente con la dottrina e l'insegnamento secolare della Chiesa. Non possiamo permettere che la gente dica o scriva qualunque cosa sulla dottrina, la morale; cosa che attualmente disorienta i cristiani e crea grande confusione su ciò che Cristo e la Chiesa ha sempre insegnato. La Chiesa non deve mai rinunciare al suo titolo di Mater et Magistra : il suo ruolo di madre e di educatrice del popolo. Come sacerdoti, vescovi o semplici laici, sbagliamo a non dire che qualcosa non va. La Chiesa non deve esitare a denunciare il peccato, il male e ogni cattiva condotta o perversione umana. La Chiesa assume, per conto di Dio, un'autorità paterna e materna. E questa autorità è un servizio umile per il bene dell'umanità. Oggi soffriamo un deficit di paternità. Se un padre di famiglia non dice nulla ai suoi figli sul loro comportamento, non agisce come un vero padre. Egli tradisce la sua ragione e la sua missione paterna. Il primo dovere di un vescovo, quindi, è quello di interpellare un prete, quando le su dichiarazioni non sono conformi alla dottrina. Questa è una responsabilità pesante. Quando Giovanni Battista ha detto ad Erode: «Tu non hai il diritto di prendere la moglie di tuo fratello» , ci ha rimesso la vita. Purtroppo, oggi l'autorità spesso tace per paura di passare come particolarmente intollerante o di capitolare. Come se mostrare la verità a qualcuno significasse volgersi agli intolleranti o fondamentalisti mentre si tratta di un atto di amore.

In Francia, il cattolicesimo istituzionale è in declino mentre la base - il cosiddetto «nuovo cattolicesimo» - è giovane e dinamico. Ma c'è un divario tra questo cattolicesimo di base e molti pastori. Non c'è un problema nella nomina dei vescovi? 

 Mi ponete una domanda difficile. Lasciamo che lo Spirito Santo ci lavori, trasformi e rinnovi. Fu lui infatti a rinnovare la faccia della terra. È lui che vivifica e santifica la Chiesa. Per quanto riguarda la seconda parte della domanda, vorrei semplicemente dare questa informazione. La lista dei nomi dei candidati all'episcopato di solito è offerta dalla Conferenza Episcopale Nazionale. La Conferenza Episcopale, consapevole delle sfide di oggi, dei problemi della Chiesa di Francia e della diocesi a provvedervi, suggerisce candidati degni e idonei. La nomina di un vescovo è una enorme responsabilità di fronte a Dio e alla Chiesa. I nomi dei candidati all'episcopato, in altre parole, la « terna » sono presentati al Nunzio Apostolico. Il Nunzio Apostolico, dopo aver ottenuto l'approvazione del dicastero competente, conduce indagini su ciascun candidato. Il nunzio e Roma danno totale fiducia alla coscienza, alla giustizia e all'onestà delle informazioni. Se tutto è fatto nel timore di Dio e per il bene della Chiesa, non c'è ragione che il contributo degli informatori non possa aiutare il Papa a scegliere buoni vescovi. Tutto dipende dalla chiesa locale. Ma vorrei anche sottolineare che a volte ottimi preti non sono fatti per essere vescovi. A volte un buon sacerdote, una volta vescovo divenga irriconoscibile, perché l'autorità, l'esercizio del potere lo hanno cambiato profondamente. Invece di essere un padre, un leader spirituale e un pastore, diventa un capo difficile e povero nei rapporti umani. 
Dieu ou rien, Entretien sur la foi, Fayard, 422 p., 21,90 €.

[Traduzione a cura di Chiesa e post-concilio]

20 commenti:

Luisa ha detto...

Oggi Benedetto XVI compie 88 anni, buon compleanno Santo Padre!

Come ben dice Raffaella sul suo blog, non c`è bisogno di molte parole, Benedetto XVI è sempre presente nel mio cuore.

Anonimo ha detto...

Ottima l'intervista, davvero una grande luce in tempi oscuri il Cardinale Sarah.
Registro che anche ieri papa Francesco ho attaccato l'ideologia di gender; se assommiamo le critiche forti al tender, la denuncia del genocidio armeno, l'apertura di credito alla FSSPX in Argentina, il blocco alla nomina dell'ambasciatore Francese (con somma tristezza di Tornielli) gay dichiarato, nonché a favore del matrimonio gay, il silenzio di Kasper nelle ultime settimane, non possiamo non nutrire speranze in un cambio forte di linea del Papa.
Ps auguri a Benedetto XVI, papa a cui devo la mia conversione, per cui la cosa più importante della mia vita
John

RIC ha detto...

Si oggi e' il compleanno di BXVI. Se ne sono ricordati persino i giornalisti di Repubblica (intervista a Padre Georg in prima pagina) e di Rai News 24.
Ad multos annos mio amato Papa. Anche se certe foto pubblicate di recente sul gruppo Facebook "BXVI il martire bianco" mi fanno preoccupare per il suo stato di salute.

Publio Montagna ha detto...

Dubbi amletici:
1) faccio mio il ripropongo il dubbio di ieri di crucesignatus che ha detto...
Quindi essendo associazione di diritto diocesano, in Argentina, in linea teorica sono sotto la diocesi che può interferire con le loro decisioni nel territorio?
2) Mettiamo che un vescovo, residenziale, quindi dotato di vera AUTORITà, il più modernista che ci sia (fate voi), si converte. Ma fa le cose in grande. Non si accontenta di celebrare, a partire da quel giorno solo la Messa Tridentina, ma prende delle decisioni concrete. Decide seguire lo schema di San Roberto Bellarmino, per fare le Ammonizioni Canoniche all'eletto (o AGLI ELETTI, fate voi) del Conclave. A questo punto, uno dei due eletti del conclave, o tutti e due, magari implicitamente(in concreto facendo cadere il silenzio su tutti gli atti successivi alla morte di Pio XII,comportandosi praticamente come se questi decenni non ci fossero stati) ritrattano gli errori di cui sono accusati. Si comincia, invece un "nuovo corso" pacelliano. Si risolve la crisi.
Oppure, molto più probabilmente, a Roma si limitano a tenere in non cale ciò che dice il "convertito" al tradizionalismo. Anzi, viene pure deposto, scomunicato, e chi più ne ha, più ne metta. Il "Convertito", stando a San Roberto è da ritenersi moralmente autorizzato a prendere atto della "Impenitenza e recidività" del/degli eletti del conclave, attestare che la Sede (altro che, "diarchia") è vacante e convocare il "concilio imperfetto" che deve eleggere il nuovo Pontefice. Allora, in questa ipotesi, secondo voi, Mons. Fellay e Mons. Williamson, cosa farebbero? Parteciperebbero al "Concilio"?

Anonimo ha detto...

Dalla Francia dove é stato recentemente posso dire che il Cardinale Sarah é una grande risorsa e benedizione per la Chiesa soprattutto in campo dottrinale e nel modo di concepire il sacerdote comme soggetto della liturgia. Chissà che lo Spirito Santo non ci faccia il regalo di regalarci un tale Pontefice in futuro.

Luisa ha detto...

Straordinario Vatican Insider che menziona il compleanno di Benedetto XVI inserendolo al termine del commento sulla "meditazione quotidiana" del suo successore!
Evidentemente per la redazione di quel quotidiano Benedetto XVI non meritava un articolo speciale a lui dedicato.
Da notare, en passant, che nella "meditazione" papale odierna ritorna l`ormai stucchevole bastonata ai "dottori" ai quali come al solito accomuna la durezza di cuore.

Anonimo ha detto...

Luisa,
Tornielli ormai è illeggibile e incomprensibile. Si è messo pure a bastonare il suo ex amico Cascioli, solo perché ha osato scrivere un articolo chiedendo al Papa di non cedere sul nunzio gay, altrimenti verrebbe letto come un cedimento della Chiesa verso l'omosessualismo. Interpretazione ovvia e lapalissiana che però al neo convertito alle magnifiche sorti e progressive Tornielli non è piaciuta e l'ha bastonato citandogli il Catechismo che in questo caso c'entra come i cavoli a merenda dato che Cascioli non l'ha mai messo in discussione
john

Luisa ha detto...

Si parla molto di gay in questi tempi, anche Tornielli ammette candidamente l`esistenza di prelati omosessuali nella Chiesa, lo fa in un articolo stizzito contro Cascioli e nel quale difende la nomina dell``amabsciatore francese e gay.

Tornielli attacca la Bussola qui:

http://2.andreatornielli.it/?p=7973

E qui la risposta molto forte e interessante di Cascioli:

http://www.lanuovabq.it/it/articoli-se-da-bruxellessi-fanno-pressioni-per-lambasciatore-gay-12384.htm

E dire che Tornielli e Cascioli prima collaboravano per la Bussola, che Tornielli ne fu perfino il primo direttore, il pontificato della misericordia sembra averli separati.
Da notare comunque che Tornielli sostiene la nomina di Stefanini, sapendo che egli è il portavoce ufficioso di Bergoglio, esprime la sua opiniome o quella del papa?
Se così fosse dovremmo dedurne che Bergoglio non può sempre fare que che vuole?
Ne dubito.

RIC ha detto...

Annuario Pontifico 2015 (come dire, la primavera della Chiesa...)

"
Dopo un periodo di costante e sostenuto aumento del numero delle vocazioni sacerdotali, che ha avuto il momento di maggiore crescita nel 2011, si assiste nell’ultimo biennio ad una inversione di tendenza. Il numero complessivo degli iscritti ai corsi di filosofia e di teologia dei centri diocesani e religiosi di formazione al sacerdozio di tutto il mondo cattolico è stato nel 2013 di 118.251 contro i 120.616 nel 2011, con una flessione, quindi, del 2% nel corso di due anni. La diminuzione delle vocazioni sacerdotali nel 2013 è stata generale (con la sola eccezione dell’Africa dove si è registrato tra il 2011 e il 2013 un incremento dell’ 1,5%), ed ha interessato in misura diversa i singoli continenti. Nell’America del Nord ed in particolare negli Stati Uniti si è manifestato un andamento decrescente alquanto pronunciato con una riduzione del 5,2% dal 2011 al 2013. L’America centro-continentale ha mostrato una contrazione di 0,1%, mentre nel Sud America si è registrata nello stesso periodo una diminuzione di quasi il 7% ed è particolarmente evidente in Colombia (-10,5%), in Cile (-11,2%) e in Perú (-11,2%). Allineata alla media del sub-continente è la perdita del Brasile (-6,7%).

Anche in Asia le vocazioni sacerdotali hanno subito nel biennio una flessione: nel 2013 esse erano inferiori dello 0,5% al valore del 2011. La tendenza si è riscontrata soprattutto in Indonesia, nella Repubblica di Corea e nelle Filippine, mentre è stata in controtendenza nell’India dove i seminaristi si sono accresciuti dello 0,5%.

Nel continente Europeo si è verificato un calo del 3,6% nel biennio. Hanno contribuito a questo fenomeno soprattutto Polonia (-10,0%), Gran Bretagna (-11,5%), Germania (-7,7%), Repubblica Ceca (-13,0%), Austria (-10,9%), Francia (-3,5%) e Spagna (-1,8%). Sono, invece, aumentate le vocazioni sacerdotali in Italia (+0,3%), Ucraina (+4,5%) e Belgio (+7,5%). In una situazione di stazionarietà si trovano Ungheria e Bosnia ed Erzegovina.

In Oceania, tra il 2011 e il 2013, i seminaristi si riducono del 5,1%.

RIC ha detto...

Una diversa (interessante) interpretazione della vicenda dell'ambasciatore gay francese

https://www.lifesitenews.com/news/frances-proposed-vatican-envoy-is-a-devout-catholic-and-may-not-even-be-gay

Anonimo ha detto...

Ammette candidamente? E che sei nata ieri?! Che ci siano un sacco di preti gay è conclamato da tempo. Purtroppo. Adesso ci manca pure l'ambasciatore!

Anonimo ha detto...

Ha ragione Rosa come sempre, motivi intuibili, ma non pubblicabili sulla lobby......non potevo mancare per fare gli auguri di compleanno a Sua Santità papa Benedetto XVI, il 'mio' papa, cui devo il ritorno, all'esterno dell'ovile, al momento.....persona indimenticabile, che tanto mi ha insegnato e che tanto ha dato alla chiesa ed a cui resterò sempre legato da un sentimento profondo di gratitudine ed affetto pieno di riconoscenza. Lupus et Agnus.

Anonimo ha detto...

Auguri di cuore ed un grazie al Santo Padre Benedetto per il suo compleanno, con tanto, tantissimo affetto. Anonymous

Luisa ha detto...

No, amabile anonimo, non sono nata ieri, piuttosto l`altro ieri, semplicemente mi sembra che la frase di Tornielli:

" Anche perché, se si trattasse soltanto della tendenza o dell’orientamento, quanti sarebbero, anche all’interno del clero e delle gerarchie (anche vaticane), a non dover ricevere il “gradimento”?

è abbastanza "nuova" nel senso che non solo ammette la presenza nel clero di omosessuali ma fa capire che non sono pochi!

Comunque personalmente condivido l`opinione di Cascioli, conoscendo la politica francese, e il peso che su quella politica ha la lobby lgbt, mi sembra palese che la scelta di un candidato omosessuale è tutto salvo banale, è piuttoto una provocazione, Stefanini è apertamente omosessuale, è per il matrimonio gay, un candidato ideale insomma!

A.D. ha detto...

I miei più sentiti e cordiali auguri a Sua Santità Benedetto XVI, di cui tra pochissimi giorni (il giorno 19, memoria di S. Leone IX) ricorrerà il X anniversario della Sua elezione a Sommo Pontefice, da questo misero e piccolo commento (del cui spazio ringrazio Mic).
A.D.

Anonimo ha detto...

Ma certo che non sono pochi! E non da oggi. I preti gay sono una legione e anche per questo la pastorale di Giovanni Paolo II sul sesso era tanto dura: sapeva di avere in casa una quota significativa di debosciati e cercava di contenerli. Purtroppo ormai sono molti. I seminari infetti e le parrocchie a rischio non si contano. A Roma, poi, come si sa la Curia ha al suo interno una vera e propria corrente invertita.

Anonimo ha detto...

Possibile che non riuscite a vedere quella nomina come una provocazione da parte di Hollande e dei suoi amici massoni?

mic ha detto...

Veramente, Anonimo, è una questione su cui non mi sono soffermata. La sua ipotesi non è da escludere.

Ma trovo altrettanto provocatorie le presenze in funzioni di grande rilievo di Ricca, Tucho e nutrita compagnia, che in qualche modo confliggono col rifiuto di quella nomina, anche se in questo caso una storia personale viene strumentalizzata in ordine al riconoscimento dell'omosessualità piuttosto che della persona...

Rr ha detto...

Hollande è stato eletto anche, o forse soprattutto, con i soldi dell' omosessuale ricchissimo padrone de Le Monde, ex amante di Yves StvLaurent, Berger.
Tra massoni ed LGBT non so chi sia la lobby che comanda di più in Francia, senza dimenticare ovviamente quella che non si può nominare.
Rr

Anonimo ha detto...

Il card. Robert Sarah ha rilasciato davvero un bella intervista. Tuttavia le ultime riflessioni non mi trovano in sintonia con il suo pensiero perché penso che il sacerdote sia un privilegiato. La gerarchia ecclesiastica non si organizza secondo lo spirito del mondo. Benedetto XVI e Papa Francesco ci hanno messo in guardia dallo stoicismo. Ad un certo punto Benedetto XVI ha fatto un passo indietro perché ha sentito che le forze gli venivano meno e non si è comportato come la Ginestra di Leopardi perché Gesù ha vinto. La redenzione non si discute. In parrocchia si studia il catechismo ma la fede si spende nel quotidiano, quando "gettare la spugna" significa dimostrare che la salvezza non viene dall'uomo.