Oggi ricorre il dies natalis di Santa Bernadette Soubirous. Combinazione, proprio oggi ho scoperto alcune 'perle', che condivido subito con voi, che ci aiutano a ricordarla, a rivivere il senso dei messaggi che le sono stati affidati e a chiedere la sua intercessione.
Sul suo blog [qui] Vittorio Messori suddivide in due parti - che ho qui riunificato nonostante la lunghezza perché non mi piacciono i testi monchi - la sua scoperta di una splendida Iconografia della Immacolata Concezione alla luce del dogma antecedente alle apparizioni ma sorprendentemente fedele alle stesse, importante nella misura in cui ci aiuta a entrare nel mistero. È Messori stesso a darne spiegazione nella premessa, per cui non mi dilungo.
Vorrei fare, stavolta, un piccolo – ma forse non tanto…. – regalo ai lettori. Lettori che, tra l’altro, sanno come sia molto in ritardo – a causa di impegni imprevisti e di qualche guaio di salute – nel pubblicare il libro che completerà Bernadette non ci ha ingannati. Dopo l’inchiesta storica sulla piccola, unica testimone, vorrei presentare quanto ho scoperto in tanti anni di ricerca “attorno a quella grotta” (come suonerà, credo, il titolo stesso). Inutile che stia a ripetere perché proprio Lourdes. Ho ripetuto più volte che quanto offertoci lì non è solo qualche guarigione corporale – semplici segni della verità dell’evento – bensì una “maniglia”, come l’ho chiamata, alla quale aggrapparci per confermarci nella fede quand’essa vacilla: in effetti, se Lourdes è vera, tutto nel Credo è vero.
Ora, vorrei anticipare una sorpresa imprevista, un “dono” come dicevo e che non mi attendevo, dopo tanti anni di investigazione, a conferma di quanto sia denso il mistero attorno a quell’evento del 1858. Vorrei anticiparlo, dico, perché non so se e quando mi sarà dato di pubblicare il nuovo libro, ma anche perché è istintivo il desiderio di comunicare subito una bella scoperta ai fratelli nella fede.
Ecco i fatti: nel 1856, dunque due anni prima delle apparizioni, usciva in Belgio un piccolo libro (circa 120 pagine) dal titolo: Iconographie de l’Immaculé Conception. Il sottotitolo: La meilleur manière de représenter ce mystère. L’autore era monsignor Jean Baptiste Malou, vescovo dell’illustre città belga di Bruges. Malou non era soltanto un pastore ma pure un illustre studioso, docente di teologia nella università di Lovanio e autore, tra l’altro, di un’opera monumentale sulla storia, nei secoli, della devozione all’Immacolata Concezione. Un’opera che confermava, con il rigore dello specialista, la decisione di Pio IX di proclamare il dogma del 1854. Era dunque lo studioso più adatto per scrivere il libro che dicevamo : capitava spesso, infatti, che gli artisti fossero chiamati ad eseguire quadri, sculture, affreschi, mosaici in onore della Immacolata. Ma come rappresentarla ? Quel mistero è inaccessibile per definizione e, così, il risultato era una serie di opere piene di errori teologici , in qualche caso addirittura ridicoli. Anche molto prima del dogma , gli artisti avevano prodotto delle “Immacolate” ma pure le più celebri, come quella del Murillo , erano inaccettabili sul piano teologico. Rischiavano, così, non di favorire ma di ingannare la fede di chi le contemplava. Ecco allora mons. Malou all’opera : basandosi ovviamente sulla sua sterminata conoscenza del tema, redigeva una sorta di “ manuale ” perché pittori e scultori inserissero la loro ispirazione artistica nelle coordinate della fede.
Su questa brochure dimenticata avevo trovato solo qualche cenno dato dal gesuita padre Joseph Marie Cros, il maggiore storico di Lourdes del XIX secolo, un investigatore appassionato e competente. I risultati del suo lavoro furono consegnati a una grande opera in tre volumi che ancora oggi è preziosa ma che , per vari motivi, uscì soltanto postuma. Prima di quel magnum opus, Cros pubblicò un volume, Notre Dame de Lourdes, sottotitolo Récits et Mystéres. Un volume uscito nel 1901, con una scarsa circolazione e che, in effetti, mi è stato difficile rintracciare. Qui, poche pagine su oltre 600 sono dedicate all’operetta di mons. Malou a quella sua Iconographie de l’Immaculé Conception, a quel suo vademecum di scarsa circolazione e limitata al Belgio: la ricerca, dunque, è stata ancor più difficile ma ne è valsa, davvero, la pena. Questo testo, in effetti, è impressionante: il vescovo di Bruges ha firmato e datato la prefazione al 25 febbraio 1856, dunque a due anni esatti dalla nona apparizione, quella durante la quale Bernadette scoprì la fonte, su indicazione di Aquerò che ancora non aveva detto il suo nome. Insomma, solo 24 mesi dopo l’Immacolata si mostrava a Lourdes e la sua figura, i suoi abiti, i suoi gesti, la sua età, l’espressione del suo volto – tutto insomma - era in accordo a “come avrebbe dovuto essere“ se avesse deciso di mostrarsi agli uomini. Mons. Malou non fu un profeta, nel senso di chi vede l’avvenire : fu, semplicemente, un teologo che applicò la dottrina e la Tradizione cattolica al dogma appena proclamato ad uso di coloro che avessero voluto rappresentarlo visivamente. Ciò che è ancor più straordinario è che Maria, mostrandosi come Immacolata Concezione, rispettò quel “ modello ” e – trascurando l’aspetto che le avevano dato artisti anche tra i più grandi – si adeguò a quanto gli esperti in queste cose si aspettavano da lei. C’è qui, tra l’altro, la conferma della completa “ cattolicità ” di Lourdes dove l’Apparsa rispetta il calendario liturgico della Chiesa ma rispetta anche la teologia che ha portato alla proclamazione del dogma. Inutile dire che c’è pure una conferma che sembra definitiva della verità di quanto testimoniatoci da Bernadette che nella sua breve vita, non aveva visto che le immagini mariane della sua chiesa parrocchiale e di quella di Bartrès, dove era stata come pastorella. E quelle immagini erano del tutto diverse da quanto ci raccontò di avere visto alla Grotta. Diversa anche, come spiegheremo, dalla Vergine come è rappresentata nella Medaglia Miracolosa che la veggente aveva al collo, appesa a uno spago: unico “lusso” sotto ai suoi miseri stracci.
Vediamo, allora, nel dettaglio, le indicazioni di mons. Jean Baptiste Malou.
Primo punto: l’Immacolata va rappresentata in piedi (come a Lourdes) e non seduta su qualche trono o sedia dorata, come fanno molti artisti. La liturgia della Chiesa la compara all’aurora che colora il cielo all’orizzonte e annuncia il sorgere del Sole-Cristo che da lei prenderà vita. Dunque, va rappresentata come all’inizio del cammino verso la redenzione.
Secondo punto: molti artisti, tra i quali il Murillo, hanno immaginato l’Immacolata come sospesa su una nuvola nel cielo: intendevano , così, significare, che la Grazia che l’aveva avvolta sin dal concepimento la elevava al disopra della terra. Invece, i piedi della Vergine devono toccare il terreno per significare che il miracolo della Grazia si è operato nel mondo e per il mondo, attraverso una concezione apparentemente umana. In effetti, a Lourdes l’Apparsa tocca il suolo , la solida roccia della grotta. Dodici anni prima, nel 1846, c’era stata l’apparizione a La Salette e i due piccoli veggenti avevano descritto la Signora apparsa tra i pascoli delle Alpi di Grenoble come sospesa nell’aria a qualche spanna dalla terra. In quella occasione, visto ciò che la Madonna lì si proponeva, ciò poteva essere giustificato, ma sarebbe un grave errore attribuire una simile “sospensione” alla Immacolata. Così ammonisce il teologo.
Terzo punto. Trascriviamo le parole di mons. Malou: << Si è preteso da parte di molti cattolici – oltre che dagli iconografi delle Chiese ortodosse – che la Santa Vergine non deve essere mai rappresentata senza avere in braccio il bambino Gesù. Crediamo invece che, nel caso della Immacolata, la Madre debba apparire senza il Figlio. In effetti, il mistero ineffabile della Concezione Immacolata è stato operato da Dio prima che la nascita del Cristo fosse annunciata . La successione dei tempi che il Cielo stesso ha deliberato deve essere rispettata >>. Qualcuno, a Lourdes – preti, soprattutto – guardò con sospetto Bernadette perché descriveva una Maria “da sola”. E invece, proprio così doveva essere.
Quarto punto: le mani. Qui, più che mai, constatiamo l’impressionante coerenza tra ciò che Bernadette ci ha detto e ciò che , due anni prima, consigliava l’esperto della Immacolata. Esperto che osserva come non sembri opportuna l’immagine della Medaglia Miracolosa (e di tanti dipinti e statue) con Maria Immacolata che stende le mani aperte, dalle quali escono dei raggi di sole, a significare le grazie sparse sulla terra. In effetti, come pochi sanno, se la Chiesa ha canonizzato Catherine Labouré, la veggente di rue du Bac, e ha confermato la verità delle apparizioni, la Congregazione dei Riti, pur esortando a portare con fiducia la celebre Medaglia, si è rifiutata di garantire ufficialmente l’immagine che vi è riportata. Anche perché sembra certo che la santa veggente preferisse non la Vergine con le braccia distese e i raggi che fuoriuscivano ma quella con in mano un globo simboleggiante la Terra. A Lourdes, Maria aveva abitualmente le mani giunte a livello del petto, con il rosario appeso all’avambraccio destro : quando lo sgranava lo faceva con le dita incrociate, tenendolo tra le mani che restavano unite sotto il mento. Era, cioè, quasi sempre nella posizione indicata da mons. Malou. Sappiamo con certezza che due sole volte, e per pochi istanti, aprì le braccia, spalancandole in segno di accoglienza : fu nella prima apparizione per invitare Bernadette, spaventata, ad avvicinarsi e il 25 marzo, nel largo gesto che compì prima delle parole fatali : << Io sono l’Immacolata Concezione >>.
Ma perché sarebbero opportune le mani giunte e non le braccia aperte ? Perché, spiega mons. Malou, presentandosi a Lourdes con quel nome, la Vergine vuole ricordare anche con il gesto non tanto le infinite grazie che spande nel mondo (e che i fedeli, grati, ben conoscono) quanto la Grazia dell’esenzione dal peccato che, gratuitamente, le era stata concessa. È a se stessa, non a noi che in questo caso vuole rinviare. Bernadette conosceva, lo dicevamo, la Medaglia Miracolosa, eppure non si ispirò a quella: un altro, rilevante motivo per credere alla sua veridicità.
Quinto punto: gli occhi. Risentiamo il nostro vescovo: << Gli artisti potranno rappresentare gli occhi della Immacolata o modestamente abbassati verso la terra oppure elevati verso il Cielo>>. Quanto a quest’ultima posa , il guardare in alto, sappiamo che fu assunta in quel 25 marzo che sappiamo e anche in molte altre occasioni . Era tra gli atteggiamenti abituali , sotto la Grotta. Quanto agli occhi abbassati : è curioso ma l’Apparsa era obbligata a farlo, visto che parlava con la piccola Bernadette a quattro metro sotto la nicchia dove stava. Dall’alto ci sono state date le parole – ben poche che Bernadette ci ha riferito. Quando l’Apparsa scendeva sul suolo e guardava negli occhi Bernadette (“Parlava a me come una persona parla ad un’altra persona“) era per colloqui amichevoli ed intimi, dei quali la veggente non ha voluto riferirci nulla.
Sesto punto: l’abito. Malou : <<Gli abiti della Vergine Immacolata siano tali da darle un aspetto di grande modestia e di perfetta semplicità . L’artista la vesta in modo tale che gli abiti non catturino l’occhio di chi guarda: l’attenzione deve posarsi sul volto e sulla figura, che respirano una pietà tutta celeste e impongono il rispetto più profondo>>. Di questa semplicità , senza nulla di superfluo o di eccentrico, ci darà testimonianza Bernadette : e non era affatto scontato che così la descrivesse. A La Salette, ad esempio, i due veggenti ne descriveranno l’aspetto in questo modo: << Bella, imponente, regale, tanto risplendente da abbagliare gli occhi. Un abito bianco con un grembiule d’oro che la cinge sul davanti, mentre uno scialle avvolge le spalle, incrocia sul petto e si annoda dietro la vita. In testa una cuffia posta sopra un diadema di rose di ogni colore che mandano raggi di luce. Intorno al collo una catenina d’oro trattiene sul petto uno splendidissimo Cristo, posto tra un martello e delle tenaglie. Ornano lo scialle sull’orlo esterno un gallone pesante come una catena, e un secondo giro di rose. Scarpini bianchi con fibbie d’oro e i piedi circondati da un altro giro di rose rosse e bianche . Qua e là, sul corpo, scintillano diamanti >>. Siamo , dunque , agli antipodi di ciò che il vescovo di Bruges giudicava necessario per l’Immacolata: e proprio la semplicità dell’abito di Aquerò sarà ciò che descriverà Bernadette , ancora una volta senza nulla sbagliare, limitandosi a descrivere Colei che vedeva davanti a se
Settimo punto: il capo. Malou : <<Considero il velo sulla testa e che scenda dalle spalle lungo la schiena come un attributo essenziale della Santa Vergine Immacolata, come segno di modestia , di verginità, di purezza >>. Puntualmente , a Lourdes, è confermato quanto due anni prima era stato descritto come necessario : invece, non solo a La Salette ma in molte altre apparizioni, pur approvate dalla Chiesa, il velo è sostituito da altri copricapi , talvolta di forma inusuale, pittoresca. Ma in questo non c’è motivo per vedere contraddizioni: come dicevamo, ogni apparizione sembra adeguata, nell’aspetto esterno della Madonna, al motivo di quella specifica venuta tra noi. Il caso della Immacolata è in questa linea di congruità: e Bernadette – l’analfabeta che neppure aveva fatto il catechismo ed era incapace di inventare alcunché – ci ha descritto solo ciò che ha visto e che corrispondeva proprio a ciò che doveva essere .
Ottavo punto: i capelli. Molti artisti ce li hanno dipinti o scolpiti come sciolti e lunghi. L’esempio più famoso è quello della peraltro splendida tela del Murillo cui già abbiamo accennato e che ricordiamo perché è stata modello per altre, innumerevoli opere d’arte. << Di nuovo un errore! >>, rimarca severo il vescovo di Bruges : << Nel rappresentare l’Immacolata è opportuno che la capigliatura sia coperta in gran parte dal velo >>. Esattamente come fu, al solito, a Massabielle . Alla piccola veggente fu chiesto più volte di che colore fossero i capelli di Aquerò. << Non lo so >> fu la risposta costante << Erano coperti dal velo, tranne pochi che uscivano , ma non si distinguevano>>. Interessante notare che nel suo libro “demitizzatore” Emile Zola fa dire a Bernadette che, malgrado il velo, si scorgeva che i capelli erano biondi. Anche questo rappresentante del verismo positivista cede al gusto romantico di una Maria bionda , come se quel colore fosse possibile in Palestina , dove ogni donna ha la sua foggia di capelli , ma ciascuna con una diversa sfumatura di nero. Interessante, dicevo, la falsa notizia di Zola perché anche in questi dettagli si constata come le parole della figlia dei Soubirous siano sempre lontane da ogni sospetto di invenzione : una Madonna bionda non sembra più, come dire, nobile di una bruna ? Le fate non hanno i capelli color dell’or? Così è nella favole, ma l’evento di Lourdes è una realtà, non una fiaba.
Nono punto: l’Immacolata dovrebbe portare una corona ? Decisa, come al solito, la risposta di monsignor Marou: << Non credo proprio ! Alcuni lo hanno sostenuto, ma io penso che sia necessario rappresentarla senza corona e anche senza quello scettro che qualche artista le mette in mano. Maria è incoronata dal Figlio come Regina del Cielo soltanto dopo l’Assunzione. Non si può cero darle i segni della regalità sin dal momento del concepimento! >> Ma replicano alcuni : << D’accordo , niente corona regale ma almeno quella verginale , di rose e di gigli bianchi>> . Il nostro teologo non approva neppure questa : << Nient’affatto, la verginità è gia simbolizzata dal velo candido che copre il capo !>>. Come, tutti lo sappiamo, fu a Massabielle.
Decimo punto: i colori. Impressionante più che mai la coincidenza tra quanto pensato a Bruges e quanto visto 24 mesi dopo sotto i Pirenei. Come poteva sapere, Bernadette che, all’inizio del Cinquecento, Giulio II era stato richiesto di stabilire l’abito di una nuova congregazione femminile sorta sotto il nome di “Figlie dell’Immacolata Concezione” e che quel papa aveva stabilito che vestissero di bianco e di azzurro con, addirittura, il divieto esplicito di ogni altro colore ? La piccola veggente di certo non aveva mai scorto alcuna religiosa abbigliata con quelle tinte né alcuna statua tra le pochissime da lei viste a Lourdes e Bartès, le aveva.
Vediamo le parole di Giulio II : << Che l’abito e lo scapolare delle religiose della Immacolata Concezione siano di color bianco per attestare la purezza verginale dell’anima e del corpo della beata Vergine Maria e che il loro mantello sia del colore blu del Cielo, per attestare che la sua anima è tutta celeste , tutta degna del paradiso dal primo istante della sua creazione>>. L’apparizione vista da Bernadette era di un tale biancore che quando , l’11 febbraio, la sorella Jeanne le chiese che cosa avesse visto rispose semplicemente: << Ho visto del bianco ! >> . Su questo ben si staccava l’azzurro della grande fascia attorno alla vita : questa la sola discrepanza con quanto stabilito dal papa, che voleva il color cielo sul mantello. Ma l’Apparsa, forse per maggiore semplicità, non lo portava, ed ecco l’obbligatorio azzurro apparire sulla fascia che stringe ai fianchi a tunica. Importante quanto concede, mons. Malou: << Per completare la simbologia del bianco e dell’azzurro, si potrebbe aggiungere qua e là qualche fiore d’oro per ricordare l’abbondanza dei doni celesti di cui quella Donna è stata colmata >>. Ecco allora , a Lourdes, il grande rosario che l’Immacolata teneva tra le mani giunte e nel quale i grani erano legati da una catena che la veggente disse << di un giallo lucente, come l’oro >>. Dello stesso oro erano le rose sui piedi. Delle quali parleremo subito qui sotto.
Undicesimo punto. Le rose che Maria aveva su di sé stavano sui piedi. E giusto di questi , i piedi, prima ancora che dei fiori, sarà bene parlare. Già abbiamo visto come, stando a Malou, quelli della Immacolata dovevano poggiare sul terreno. Cosa che avviene a Lourdes ma che non si riscontra nella maggioranza degli artisti, per i quali la Vergine è sostenuta da nuvole o è, semplicemente, librata in aria. Aggiunge il teologo che sarebbe bene che i piedi si vedano e che non siano completamente coperti dalle pieghe dell’abito. E così è a Massabielle. Ma osserva ancora il nostro esperto: <<La maggior parte delle immagini rappresentano l’Immacolata con i piedi scoperti e nudi. Questo, per noi, è mancare alle convenienze. Dunque , crediamo che dei sandali all’antica siano opportuni>>. A Lourdes i piedi non sono interamente scoperti alla vista, ma rivestiti per la maggior parte dalle rose. Perché, però, non hanno quei sandali che Malou suggerisce?
La spiegazione, che ci sembra coerente , viene da un altro iconografo dell’epoca, don Pierre Corbin che ricorda che nell’aspetto della Vergine così come appare a Bernadette, << tutto è simbolico e, in questo caso, la mancanza di calzature indica che l’Immacolata non ha ancora fatto dei passi su quella terra su cui poggia, ma che è segnata dal peccato che Ella sola non condivide>> . Al contempo, nota sempre Corbin , << è non solo poetico ma anche conveniente che la nudità simbolica dei piedi sia in gran parte dissimulata dal fiore mariano per eccellenza : la rosa >>. Tra l’altro: Bernadette ha testimoniato che quei piedi non poggiavano sulla nuda roccia ma su uno spesso strato di mousse , di muschio, che formava come un tappeto degno della futura Regina del Cielo. Qui pure, dunque, tutto rimanda al simbolo, in questo caso duplice, come vedremo, perché quel verde del muschio è attraversato da nere radici.
In effetti, c’è anche un altro particolare non irrilevante eppure , da quel che vediamo, ignorato. Alludiamo al fatto del serpente, quello che, stando alle primissime pagine della Scrittura, tenta e vince Adamo ed Eva, la prima coppia umana posta dal Creatore nel paradiso terrestre . Dopo l’annuncio del castigo, Dio promette una redenzione e dice al rettile : <<Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la sua stirpe e la tua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno >> ( Gen 3, 15) . Tutta la Tradizione, unanime, vede in quella “donna” la prefigurazione di Maria, colei che vincerà il simbolo sesso del peccato, essendone stata redenta nel momento stesso della sua concezione. Abbiamo visto poco fa come, per monsignor Malou , sia bene che i piedi della Immacolata non siano completamente coperti dalla tunica: deve restare scoperto almeno il destro, precisa. E perché? Perché, spiega, con quello sarà schiacciato il capo del serpente. E proprio così è l’Immacolata nella grotta: il piede destro è il più visibile, è quello proteso in avanti .
Ma il serpente? Dov’è quel rettile repellente? Ebbene: tra i molti che il padre Cros potè intervistare nella sua inchiesta -erano ancora vivi – c’era le porcher, il porcaro del Comune che ogni giorno aveva portato nella grotta il branco di maiali affidatogli (dietro piccolo compenso) dai privati; e c’era la guardia campestre che vigilava la foresta, di proprietà municipale, alla pari della caverna che, non avendo valore, non aveva un padrone. Entrambi, quei vecchi ricordarono che a Massabielle erano numerosi “les serpents”, come li chiamavano, le lunghe bisce d’acqua attratte dal torrente. Stando al porcher, non erano rare neanche le pericolose vipere e raccontava come talvolta i maiali ingaggiassero una lotta con i rettili per ucciderli e mangiarli, a meno che non soccombessero essi, per il morso velenoso. Dunque, non è una metafora, è davvero sui “serpenti” che l’Apparsa, nella sua nicchia, si elevava.
Se poi volessimo spingere ancor oltre il simbolismo, potremmo aggiungere la testimonianza di coloro che videro ancora intatto il roseto selvatico che scendeva proprio da quella nicchia. Roseto che scomparve interamente quando ancora duravano le apparizioni, perché la folla dei devoti strappo rami e rametti come preziosa reliquia . Era, dicono i testimoni, una pianta molto robusta e molto vecchia, come dimostravano le radici, talmente grosse che da una di queste uno scultore trasse addirittura una statuetta della Vergine. Radici nerastre che si allungavano, uscendo da fessure nella roccia, sino all’ogiva dell’apparizione e da lì si aprivano in una cascata di piccole rose bianche, quand’era stagione. È stato emozionante per me – come lo fu per il padre Cros che indagava – scoprire la testimonianza di un pescatore, uno tra i pochi che frequentasse il posto e che diceva (ignaro delle misteriose risonanze di ciò che ricordava) che quelle grosse, nere, rugose radici che solcavano il tappeto di muschio << sembravano dei brutti serpenti>>. Serpenti, reali e vivi, sotto la nicchia ma anche serpenti simbolici sullo sperone roccioso della nicchia. Quid magis?, che cosa si vuole di più? direbbe un antico,
Dodicesimo punto.Veniamo ora, esplicitamente, alle due rose d’oro e, ancora una volta, citiamo il “profetico” specialista (in realtà solo un uomo di cultura teologica e di senso religioso): << Se si considera la rosa come il simbolo di Maria, adornata alla sua concezione dalle bellezze che la rosa rappresenta; se la rosa deve ricordare che Maria, dopo il lungo inverno del peccato, annunciò al mondo la primavera della Redenzione; ebbene, se si considera tutto questo, mi pare che gli artisti potranno lecitamente utilizzarla nelle loro rappresentazioni dell’Immacolata >>.
Viene in mente il detto famoso di quel dottore della Chiesa, quel grande cantore della Vergine che fu san Bernardo: << Eva fuit spina. Maria est rosa >>. Qui pure, è stupefacente, a Massabielle, il rispetto del simbolismo: l’Apparsa è ritta sopra un roseto selvatico dove i fiori (bianchi, come vuole la Tradizione mariana), alla loro stagione si alternano alle spine. Ed è , pure qui,davvero impressionante quanto scrive mons. Malou: <<Quando i primogeniti dell’umanità caddero nel peccato, Dio maledì la terra e dichiarò che, in punizione, essa avrebbe prodotto, senza la dura fatica del lavoro, solo rovi e spine. Dunque, rovi e spine sono un simbolo della caduta e della necessità di una redenzione da parte del Cielo stesso>>. Ne conclude il nostro vescovo: << Segnalo dunque agli artisti che una rosa o un giglio in mezzo alle spine sarebbe un simbolo semplice e chiaro della Immacolata Concezione, del suo significato, della sua necessità >> Straordinario, davvero, pensando a quanto sarebbe successo due anni dopo, a quale luogo sarebbe stato scelto per l’apparizione per la Donna venuta dal Cielo con due rose sui piedi sopra un groviglio di soli rovi, non essendo il tempo per i fiori.
Interessante anche che mons. Malou approvi, anzi consigli, le rose nelle immagini artistiche dell’ Immacolata, ma raccomandi di non porle tra le mani che devono essere lasciate sciolte, per essere giunte l’una contro l’altra, nell’atteggiamento della preghiera. E in effetti, a Massabbielle le mani sono libere: non ci sono rose ma c’è, guarda caso, un rosario (nomen, omen…) il quale, però, non ingombra le mani, perché dalla Signora è tenuto appeso al braccio destro. Bernadette ha testimoniato che anche durante la recitazione le mani restavano giunte, poiché la Vergine portava la corona all’altezza del petto e faceva scorrere i grani tra le dita strette l’una contro l’altra.
Il rosario, dicevamo, non era tra le molte cose raccomandate dal vescovo di Bruges agli artisti e non lo era per motivi “pratici”: perché non impegnasse le mani. Ma anche per una ragione, come dire?, teologica : come pensare che la Madonna reciti cinquanta volte un’Ave Maria, rivolgendosi dunque a se stessa? Pertanto gli artisti si astengano dal rappresentarla con questo strumento di preghiera!
Ma il nostro eccellente autore non aveva pensato a ciò che in effetti successe, quando l’Immacolata si presentò non come quadro o statua, ma come persona eternamente viva.
Avvenne infatti quel che Bernadette ci ha più volte testimoniato: la Signora si limitava a far passare in silenzio i grani fra le dita, senza muovere le labbra, mentre Bernadette recitava l’orazione in ginocchio davanti a lei. Muoveva le labbra e recitava ad alta voce solo il Gloria, alla fine di ogni decina. Quella preghiera non era rivolta a lei, bensì alla Trinità…..
Ma, al di là delle indicazioni del vescovo di Bruges sul “come” l’Immacolata doveva essere rappresentata, era davvero congruo –poteva essere ammissibile – un rosario nella nicchia di Massabielle ? L’abbé Corbin, l’iconografo che già citammo, ha scritto cose convincenti al riguardo: << Nessuna preghiera si accorda meglio al mistero della Immacolata Concezione. Con l’angelo, salutiamo Maria piena di grazia sin dal primo istante della sua creazione perché il Messia dove risiedere nel suo corpo e, dunque, ella era benedetta tra tutte le donne. L’incarnazione del Verbo fu l’unica ragion d’essere della Concezione Immacolata: ecco perché è un 25 di marzo, festa della Annunciazione, che dice finalmente il suo nome a Bernadette. Era, questo, il nome che aveva, nel segreto di Dio, prima di nascere e di chiamarsi Maria >>.
Il rosario dell’Apparsa aveva grossi grani, bianchi come l’avorio, legati tra loro da una catenella di <<giallo che luccicava >>, dunque di quell‘oro di cui erano le due rose sui piedi. Ma da ogni rosario pende obbligatoriamente una croce. Dunque, doveva pendere anche da quello che la Vergine sgranava. Interrogata su questo, Bernadette confermò ancora una volta la veridicità della sua testimonianza : << Non lo so, non ci ho fatto caso, ero troppo presa a guardare la bellezza e la dolcezza del volto della Signorina >>. Conferma di verità , dicevo: quella piccola riferisce solo ciò che ha visto e che ricorda, nulla aggiunge se non è sicura. Quanto a noi, possiamo darlo per certo: quella croce c’era e di dimensioni adeguate alla grossezza della corona. Dunque, il rosario porta nel quadro dell’apparizione anche il segno stesso della fede, la croce del Figlio di colei che si mostra al mondo.
Tredicesimo punto. Qui incontriamo una delle tessere più straordinarie del mosaico disegnatoci da mons. Malou grazie alla sua cultura teologica ma anche grazie al suo sensus fidei. Scrive il nostro autore: << Volendo rappresentare Maria, perché non farlo nella sua prima giovinezza, attorno ai 14 anni, all’epoca cioè che precedette di poco l’annunciazione della nascita, attraverso di lei, del Salvatore? In questo modo, la giovinezza del corpo diventa simbolo della freschezza e della bellezza dell’anima >>.
Ecco l’immediato commento dello studioso di Lourdes, il padre Cros: <<Sin dalle prime apparizioni, Bernadette insisteva: “È una piccola damigella, (un petito damizelo , in dialetto), è alta come me, non di più ed è giovane come me”. Interrogata come fosse la sua voce, disse : << È dolce ed è molto fine, non come quella di una donna ma come quella di una bambina >>. Alla vista della statua scolpita dall’artista che credeva di avere interpretato ciò che lei diceva, la veggente esclamò subito, con un moto di ripulsa: “Non è Lei, non è abbastanza piccola e giovane! “ >>.
Straordinaria, davvero, anche perché del tutto controcorrente, per i tempi, l’intuizione di mons. Malou di una Immacolata giovanissima: tutti a Lourdes, a cominciare dal clero, giudicarono inattendibile il racconto di quella quattordicenne che dimostrava ancor meno dei suoi pochi anni e che pretendeva che la Regina del Cielo, che la Gran Madre del Cristo, si presentasse con il suo aspetto. Almeno quanto ad età, ad altezza, a voce. Non fu presa sul serio, come sappiamo, neanche dallo scultore, convinto di avere il dovere di non ascoltare la veggente e proprio per rispetto alla Vergine che non poteva essere alta 1,42 centimetri come Bernadette e con quel musetto grazioso, ma da ragazzina immatura. Così, la statua in marmo di Carrara, di fronte alla quale ha già pregato oltre un mezzo miliardo di pellegrini, fu scolpita con un’altezza di un metro e 76 e con un volto non da bambina ma da donna, almeno ventenne. Anche i prelati che interrogarono la veggente per l’inchiesta insistettero perché la “inquisita” non si ostinasse con la piccolezza e l’estrema giovinezza dell’Apparsa, che quei sacerdoti non potevano immaginare se non come una imponente matrona. Essi pure pensavano, un po’ scandalizzati, a una immagine inopportuna , poco rispettosa. Il vescovo di Bruges, dunque, con le sue indicazioni agli artisti appare ancor più sorprendente, in quanto va contro le opinioni e le attese comuni. E lascia di stucco – se così possiamo dire- quando indica i 14 anni come ideale per una rappresentazione adeguata della Vergine Immacolata. Quando, cioè, previene Bernadette, indicando con esattezza l’età che la Madonna vorrà mostrare sotto quella grotta. Età che sarà la stessa della piccola portavoce che si è scelta.
Quattordicesimo punto. Mettiamo per ultimo questo punto che non è però tra i minori ma è , anzi, tra quelli più significativi . Qui si tratta di luce e di tenebre . Copiamo quanto dice Malou nei suoi consigli: << Bisogna che la luce avvolga Maria come una aureola . La luce , perché simbolo della purezza, dell’innocenza, della santità conviene perfettamente al soggetto >> Ma, si chiede il nostro autore, <<bisogna anche rappresentare le tenebre ? >> . Ecco la risposta : << Se il pittore può tratteggiare, nel suo quadro, il contrasto tra la luce che circonda la Vergine e le tenebre che coprono la terra, ebbene quel pittore aggiungerà alla immagine dell’Immacolata un elemento molto significativo >>. Continua Malou : <<Nel linguaggio ordinario ecclesiale si dice che le terre non cristiane sono ancora “ avvolte nelle tenebre ”. Dunque, tra le beatissima Maria, preservata dal peccato, e gli altri esseri, tutti infettati sin dall’origine, c’è una diversità che l’artista può indicare con il contrasto tra luce e tenebre >>- Impressionante, davvero, confrontare queste espressioni con quanto avverrà nel 1858. La grotta di Massabielle è rivolta in pieno nord, in essa dunque non penetra mai il sole e i suoi anfratti sono bui, soprattutto nelle giornate invernali di cielo coperto. Su questo scenario oscuro, ecco il contrasto. Bernadette ha testimoniato che, prima che la Vergine apparisse, una luce << dolce e forte come quella del sole ma non abbagliante >> illuminava la nicchia. L’Apparsa appariva circondata dal chiarore << come da un’aureola >>, giusto come consigliava mons. Malou. Il contrasto tra l’ogiva luminosa dell’apparizione e il buio della grotta era tale che, parole di Bernadette << quando l’apparizione finisce, la Signorina si allontana, la luce piano piano si spegne e io devo sfregarmi gli occhi per vedere di nuovo bene, come uno che in una bella giornata soleggiata entra in una camera buia >>. Nota, qui, René Laurentin, il grande lourdologue, come chiamano in Francia gli studiosi degli eventi del 1858: << Senza, ovviamente, saperlo, Bernadette sembra echeggiare la visione dell’Apocalisse: “Apparve poi un segno grandioso: una donna vestita di sole” ( 12,1 ).
Non resta che concludere con la constatazione di Pierre Corbin, lo studioso di iconografia e di simbologia che più volte citammo: <<È un fatto oggettivo: una delle prove più forti che la Santissima Vergine Immacolata è davvero apparsa a Bernadette sta nella descrizione che ella ce ne ha dato. Dove sbagliarono grandi teologi, grandi artisti, grandi esperti non ha sbagliato un’analfabeta di 14 anni, semplicemente raccontandoci ciò che ha visto sotto quella Grotta >>.
6 commenti:
Per un simile abbandono in Dio bisogna essere santi. Teniamola come specchio della nostra miseria e come stimolo per diventare migliori.
Preghiera di santa Bernardette
Per l'indigenza di mamma e papà,
per la rovina del mulino, per il vino della stanchezza,
per le pecore rognose: grazie, mio Dio!
Bocca di troppo da sfamare che ero;
per i bambini accuditi, per le pecore custodite, grazie!
Grazie, o mio Dio, per il Procuratore,
per il Commissario, per i Gendarmi,
per le dure parole di Peyramale.
Per i giorni in cui siete venuta. Vergine Maria,
per quelli in cui non siete venuta,
non vi saprò rendere grazie altro che in Paradiso.
Ma per lo schiaffo ricevuto, per le beffe,
per gli oltraggi,
per coloro che mi hanno presa per pazza,
per coloro che mi hanno presa per bugiarda,
per coloro che mi hanno presa per interessata.
Grazie, Madonna!
Per l'ortografia che non ho mai saputa,
per la memoria che non ho mai avuta,
per la mia ignoranza e per la mia stupidità, grazie!
Grazie, grazie, perché se ci fosse stata sulla terra
una bambina più stupida di me, avreste scelto quella!
Per la mia madre morta lontano,
per la pena che ebbi quando mio padre,
invece di tendere le braccia alla sua piccola Bernadette,
mi chiamò suor Marie-Bernard: grazie, Gesù!
Grazie per aver abbeverato di amarezza
Questo cuore troppo tenero che mi avete dato.
Per Madre Joséphine che mi ha proclamata:
«Buona a nulla».
Grazie!
Per i sarcasmi della madre Maestra, la sua voce dura,
le sue ingiustizie, le sue ironie,
e per il pane della umiliazione, grazie!
Grazie per essere stata quella cui la Madre Thérèse
Poteva dire: «Non me ne combinate mai abbastanza».
Grazie per essere stata quella privilegiata
dai rimproveri, di cui le mie sorelle dicevano:
«Che fortuna non essere come Bernadette!».
Grazie di essere stata Bernadette,
minacciata di prigione perché vi avevo vista,
Vergine Santa!
Guardata dalla gente come bestia rara;
quella Bernadette così meschina che a vederla si diceva:
«Non è che questa?!».
Per questo corpo miserando che mi avete dato,
per questa malattia di fuoco e di fumo,
per le mie carni in putrefazione,
per le mie ossa cariate, per i miei sudori,
per la mia febbre, per i miei dolori sordi e acuti,
Grazie, Mio Dio!
Per quest'anima che mi avete data, per il deserto
dell'aridità interiore,
per la vostra notte e per i vostri baleni.
per i vostri silenzi e i vostri fulmini;
per tutto,
per Voi assente e presente, grazie! Grazie, o Gesù!
@ A quindici anni, quando ero sgomentato dall'idea di perdere la fede dell'infanzia per dubbi razionalistici, che peraltro tuttora ritengo ovvii e legittimi per una mente adolescenziale normalmente acculturata, fui trattenuto sull'orlo del baratro da due libri: la "Vita di Gesù Cristo" di Ricciotti e "Le meraviglie di Fatima" di Gonzaga da Fonseca. Offrivano ottimi argomenti per iniziare a stornare l'idea che fosse tutta una bellissima, sublime favola ( ma pur sempre favola ).
Da questo si può capire come mi appassioni qualsiasi discorso o trattazione su Maria. Oggi, sollecitato dal magnifico lavoto di Messori, ho ripreso un testo che ritengo validissimo: "Il libro delle apparizioni mariane" di Donal Anthony Foley, Gribaudi 2004, pagg. 576.
Che cosa ho ( ri)trovato a proposito di Lourdes? Che secondo l'autore le apparizioni a Bernadette Soubirous, in cui la Vergine Maria rivelò di essere l'IMMACOLATA CONCEZIONE
furono un aiuto inviato dal Cielo PER CONTRASTARE GLI EFFETTI DEL LIBRO DI DARWIN, l'"Origine delle specie"che sarebbe stato pubblicato l'anno seguente, nel 1859.
Le teorie darwiniane avrebbero costituito la temibile "macchina da guerra" per diffondere una visione dell'uomo, una "antropologia" assolutamente antitetica a quella cristiana
( l'uomo creato a immagine e somiglianza di
Dio, e poi rovinosamente caduto col Peccato Originale ). Con il Darwinismo, elemento basilare dell'ideologia marxista e poi di quella nazista, l'uomo appariva come una prodotto di una evoluzione che procedeva sul piano terrestre senza più alcun riferimento a Dio.
Stimatissima signora Guarini, non mi importa nulla di essere stato definito fissato, scocciatore insopportabile e di conseguenza parodiato; mi importa aver avuto conferma che l'individuazione del "punctum dolens" nella tecnoscienza e in particolare nel Darwinismo, prima ancora dell'abbandono della "metafisica dell'Essere" da me ribadita è perfettamente centrata e che io faccio bene a martellare su quel punto.
Scusi lo sfogo, ma anche Cassandra una volta tanto ha bisogno di una conferma. Scrivo il titolo di un sottocapitolo: "DARWIN, L'EVOLUZIONE E LOURDES" ( pag. 247 ). Altro
che perder tempo baloccandosi coi massimi
sistemi!
"La nascita del pensiero evoluzionista, dunque, fu in assoluto un evento rivoluzionario nella vita del XIX secolo, che conferì al lungo processo di scardinamento del Cristianesimo l'apparente rispettabilità dell'ateismo. Il pensiero illuminista giunse al suo compimento nel pensiero evoluzionista... l'evoluzione ha permesso a ogni genere di dubbia nozione razziale e filosofica di diffondersi con maggiore libertà; questo processo sarebbe culminato nelle ideologie atee
del XX secolo e in particolare nel marxismo. E, anzi, PROBABILMENTE NON ABBIAMO ANCORA ASSISTITO ALLA PIENA MANIFESTAZIONE CON CUI L'EVOLUZIONE TRASCINERÀ IL GENERE UMANO LONTANO DALLA VERITÀ DELLA RELIGIONE RIVELATA DA DIO". ( D.A. Foley, pag. 253 ).
L'Evoluzionismo non può essere affrontato solo sul terreno teologico, ma anche e in larga misura su quello filosofico e tecnoscientifico; il che non può essere fatto con speranza di riuscita senza che un sufficiente numero di persone si munisca degli strumenti concettuali indispensabili, con il relativo linguaggio, fossero pure "paroloni" come "sincronico" e "diacronico".
Sig.Franco ritengo il suo approfondimento fra le opere di misericordia spirituale : " istruire gli ignoranti ". Mi piace cio' che dice , come lo dice e soprattutto il suo " timor di Dio ". Non la sento giudicante , spocchioso , non fa sfoggio di cultura (per sincro/diacronico posso consultare il vocabolario ) , bensì mi porta a dar ragione della mia fede .
Tutto questo a parer mio serve a costruire e non a demolire . Serve a rafforzare i fratelli nella fede e non ad indebolirgliela se l'hanno gia' traballante . La preghiera di affidamento di S. Bernadette completa il quadro rimandandoci a COLUI CHE E' ! Al nostro Creatore a cui tutto dobbiamo e al quale desideriamo ritornare , allo Spirito Santo che respira nel nostro respiro . Senza di Lui facciamo solo sfracelli e cio' e' ampiamente dimostrato .
" Padre mio , sono disperato di me ,ma confido
in Dio " ! S.Filippo Neri
@ Desiderio. Grazie per la cortese e confortante puntualizzazione.
visto che ci sono le faccio una domanda: la scelta del suo nome ha qualcosa a che fare con l'"Adelchi " di Manzoni?
Desiderio era il re longobardo, padre del principe Adelchi ( parte recitata magnificamente da Vittorio Gassman a metà degli anni '60 nel periodo del suo "Teatro Tenda"). Ciò che rende significativo quel dramma, come del resto l'intera opera di
Manzoni, ha a che fare con un certo lato del
darwinismo: il realistico pessimismo per cui si vede il mondo attraversato, anzi intriso dal Male; lo stesso pessimismo di sant'Agostino, il
più grande dei Padri Latini, l'uomo che aveva sentito in gioventù il ribollire degli istinti e che avrebbe definiro i regni della terra "latrocinia magna". Proprio il corrusco sant'Agostino è il grande accantonato e messo in soffitta in epoca conciliare, che più o meno palesemente aveva sentito più consono al suo programmatico e manierato ottimismo il pensiero di Teilhard de Chardin, con il dilagare della melassa buonista che ne è stato il seguito.
Solo chi si rende conto di essere come tutti "in una valle oscura" , anzi in una "valle di lacrime", insomma in fondo a un pozzo può essere convinto che la Salvezza viene dall'alto, come... da un elicottero di soccorso che fa calare un cavo a cui attaccarsi.
"Il nostro aiuto è nel nome del Signore, ora e
sempre".
Questo atteggiamento dà al cristiano la
capacitá di impegnarsi nel mondo senza
aspettarsi mai un completo successo o un'opera completa e risolutiva e senza deprimersi troppo per l'insuccesso: sarà Dio a ricompattare il bene che si sarà fatto, sia pure a pezzi e bocconi. È un pessimismo per le cose e vicende del mondo che si apre all'ottimismo retto dalle promesse celesti; ciò che non è consentito all'agnostico e all'ateo.
Relativamente al problema di cui sopra, ricordo che la celebrazione più importante, direi istituzionale degli atei organizzati è l'annuale "DARWIN DAY".
A proposito di "realisti o pessimismo antropologico", agli antipodi dalla melassa, riporto le parole di Adelchi morente al padre Desiderio, che vivrà privo del trono e prigioniero:
"Cessa i lamenti, / cessa, o padre, per Dio! Non era questo / il tempo di morir? Ma tu che preso / vivrai, vissuto nella reghia, ascolta.
Gran segreto è la vita, e nol comprende / che l'ora estrema. Ti fu tolto un regno: / deh! nol pianger, mel credi... Godi che re non sei; godi che chiusa / all"opera t'è ogni via: loco a gentile / ad innocente opra non v'è: non resta / che far torto, o patirlo. UNA FEROCE / FORZA IL MONDO POSSIEDE, E FA NOMARSI / DRITTO... "
Il Mondo di cui è principe Satana, concetto che un certo "buonismo" vorrebbe accantonare con atteggiamento quello sì pelagiano.
Dimenticavo. Grandissimo conforto spirituale mi dà la visione dell'insuperabile, intramontabile film "La canzone di Bernadette", interpretato nel 1943 dalla meravigliosa, delicatissima Jennifer Jones; disponibile su YouTube.
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