Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

venerdì 17 aprile 2015

Sarà mica un Anno dell’amnistia?

S’intravvedono parecchie possibilità che il prossimo Anno della misericordia, indetto da Papa Francesco, possa mutarsi in uno sterile Anno dell’amnistia. I problemi cominciano dalla “Misericordiae Vultus” - la Bolla d’indizione del Giubileo 2015/2016 - dove il nome di santa Faustina Kowalska («grande apostola della misericordia») appare una sola volta, per una fugace preghiera d’intercessione.

È invece del tutto assente lo stile della Kowalska che, trattando della misericordia e dando voce al Cristo, aveva assunto toni infuocati e drammatici: «Dì ai peccatori che nessuno sfuggirà alle Mie mani. Se fuggono davanti al Mio Cuore misericordioso, cadranno nelle mani della Mia giustizia. […] e, se rendono vane tutte le Mie grazie, comincio ad adirarMi contro di essi, abbandonandoli a se stessi e do loro quello che desiderano» (Diario, n. 1728). Suor Faustina testimoniò, com’è noto, l’oceano di misericordia scaturito dal Cuore di Gesù, ma non tacque sulla sorte orribile di chi, per libero arbitrio personale, avesse rifiutato cotanta grazia. Parlò d’inferno. E lo vide pure.

Quanto alla “Misericordiae Vultus”, Antonio Socci lamentava l’assenza di riferimenti all’indulgenza e al purgatorio. In effetti, altri vocaboli risultano assenti: non si trovano, ad esempio, penitenza, impenitenza, pentimento, rimorso, sinderesi, inferno, contrizione, mortificazione, rammarico, vergogna o confessione. È presente un accorato appello ai confessori (al n. 17), che dovrebbero accogliere i penitenti come fece il padre evangelico con il figliol prodigo, ma senza rivolgere loro «domande impertinenti». San Pio da Pietrelcina qui appare un pessimo confessore, abituato com’era a esortare il penitente con «domande impertinenti», al limite della maleducazione.

Ora no. Secondo la Bolla, con il Concilio Vaticano II sono state «abbattute le muraglie che per troppo tempo avevano rinchiuso la Chiesa in una cittadella privilegiata» (n. 5) e le «armi del rigore» - di cui parlò Giovanni XXIII - non devono più essere usate. Il perché, com’è noto, non è stato mai chiarito. L’operazione appare stramba, tanto più dopo le parole del Cristo alla Kowalska: «Scrivi che parlo loro [ai peccatori] con i rimorsi di coscienza, con gli insuccessi e le sofferenze, con le tempeste e i fulmini; parlo con la voce della Chiesa […]» (ibid.). Forse sarebbe stato meglio dicesse «parlavo», perché oggi la Chiesa si dispiace non tanto del proprio lassismo, ma per essersi dimenticata di «indicare e di vivere la via della misericordia» (n. 10).

Così non è. La Chiesa, davvero «per tanto tempo», si è dimenticata d’indicare la via della penitenza, della mortificazione, della vergogna, dell’imperfetta paura dell’inferno e del perfetto orrore di offendere Dio. La Bolla parla delle offese, ma solo di quelle rivolte a noi e che siamo tenuti a perdonare. Davvero pochino. Certamente sono espresse, nel documento, molte tematiche interessanti, con riferimenti alla conversione, al cambiamento di vita, alle opere di misericordia, al valore del pellegrinaggio, ai diritti della giustizia - con riferimenti biblici diversificati.

Non è nemmeno da biasimare l’invito del Papa ad aprire gli occhi per «guardare le miserie del mondo» (n. 15). Ci si attendeva, però, che fosse indicato con chiarezza che la miseria più grande del mondo è l’impenitenza attuale e (in molti casi) finale, la quale si potrebbe cominciare a combattere con l’obbligare i parroci ad esporre fuori delle chiese precisi orari per la confessione. Altrimenti, senza il rigore (non in senso calcistico), che razza di Anno della misericordia sarebbe mai?
Silvio Brachetta

15 commenti:

RIC ha detto...

Preghiamo perche' il Signore che tutto puo' lo guarisca.

https://m.youtube.com/watch?v=pD0QoJRpLvw

Anonimo ha detto...

Se non si riconosce, almeno al venticinque per cento, di aver sbagliato è molto improbabile una qualsiasi forma di pentimento.
L'errore, in questa nostra epoca,sembra essere considerato esso stesso parte ineliminabile di crescita positiva, visto quindi con grande indulgenza nella certezza, immotivata, che poi sarà superato, una volta passata la bufera.
L'errore, lasciato crescere, è formativo. Forma l'anima, la coscienza. I suoi effetti si manifestano anche molto lontano dall'ambito nel quale esso si è manifestato. Le presunte acutezze, buone azioni di coloro che perseverano nell'errore sono spesso gli orpelli con i quali, davanti a se stessi e agli altri, si copre la propria stortura, Ogni stortura è pur vero che può, con la Grazia, essere raddrizzata ma se non la si riconosce come tale neanche è possibile avere l'anelito al cambiamento. Se non sono presenti almeno questi elementi, il perdono a prezzi stracciati e lo stesso cammino penitenziali diventano maschere che camuffano la stortura di chi accoglie e di chi è accolto.Ipocrisia e non misericodia.

Giusi ha detto...

Amnistia? Ma non per tutti! Ecco le terribili parole del Papa di ieri: "E in questa Messa preghiamo per i maestri, per i dottori, per quelli che insegnano al popolo di Dio, perché non si chiudano, perché dialoghino e così si salvino dall’ira di Dio che, se non cambiano atteggiamento, rimarrà su di loro”.Chi saranno questi cattivoni?

Anonimo ha detto...

... e soprattutto chi è il "dio" di quel popolo che giacobinamente farà una "iradiddio" se le cose non dovessero andare come umanamente si vuole che debbano andare senza se e senza ma?

F ha detto...

In un bellissimo libro di devozione per educande francesi del 1874 ho trovato una trattazione molto nitida e circostanziata delle indulgenze, con un uso impeccabile dei termini di cui Socci lamenta la mancanza nel testo della bolla papale.
Ho trovato grande sollievo ai miei dubbi leggendo questo passaggio:
"Toutes les peines dues au pechè seraient remises par une Indulgence plenière, SI ON LA GAGNAIT DANS TOUTE SON ÈTENDUE, CE QUI EST TRÈS RARE ET CE QU'ON NE SAIT JAMAIS.On peut en gagner toujours au moins une partie, PROPORTIONNÈE A LA FERVEUR AVEC LAQUELLE ON A REMPLI LES CONDITIONES PRESCRITES."
Confesso che da molti anni ero in crisi con le indulgenze plenarie, perchè mi sembrava troppo comodo cancellare con un solo colpo di spugna situazioni di peccato abituale protratte per anni o addirittura attività criminose di tutta una vita. In effetti un prete contestatore di cui non voglio ripetere il nome tempo fa ha dichiarato sul suo blog di non credere alle indulgenze perchè "Dio non si lascia prendere
in giro".
Quanto sopra mi toglie l'idea dell'automatismo dell'indulgenza quasi si trattasse di un'operazione magica; sentivo che solo un dolore profondo, perfino lancinante dei propri peccati può far acquisire l'indulgenza plenaria; il che credo sia cosa non impossibile ma di fatto molto rara. Mi ponevo il caso ( peraltro molto ipotetico ) di un Hitler pentito: poteva bastare qualche pia visita ai santuari + confessione e comunione per spedirlo direttamente in Paradiso, un beato coi baffetti e il ciuffo spiovente? Per fortuna ho trovato una risposta che salva il senso di giustizia e la ragionevolezza.

Anonimo ha detto...

mic
le suore americane sono state sostanzialmente perdonate. Il papa che non ha incontrato i frati ha incontrato con grandi sorrisi le suore, vedi video.

Benedetto non le aveva mai ricevute!

https://www.youtube.com/watch?v=8gAKWTbViQw&feature=youtu.be

Angelo

seraafino ha detto...

San Filippo Neri, narra che, ad un giubileo, di fronte ad una piazza gremita di fedeli, ebbe la rivelazione da un Angelo che, di tutta quella folla di fedeli, coloro i quali, (lui compreso) avevano lucrato l'indulgenza in modo davvero PLENARIo erano non più di massimo una ventina. Per gli altri, l'indulgenza era stata solo parziale. Parte che era stata, più o meno ampia, in rapporto alla "percentuale" di affetto che i soggetti provavano per il peccato, anche per quello veniale. Maggiore era l'affetto per il peccato, minore era la parte di purgatorio scontata e ovviamente anche l'opposto. Più detestavano il peccato, più purgatorio si risparmiavano. Assodato ciò; assodato che, secondo molti santi, la MAGGIOR PARTE DELL'UMANITà SI DANNeRà(non per caso Gesù parla di "Porta Stretta"); assodati questi punti, c'è da dire che l'unica persona che sta all'inferno di cui sappiamo nome e cognome è Giuda. Tolto lui, non possiamo essere certi dell'identità di nessun dannato. I gesuiti Feenney e Kerry (i "sedevacantisti" degli anni '50) furono condannati, oltre che perché dubitavano del battesimo di desiderio, (stiamo parlando di quello esplicito) e persino di quello di sangue, perché, coerentemente con tale impostazione, insegnavano come sententia certa la proposizione :"PRIMA DELL'ARRIVO DEGLI EUROPEI, DAL CONTINENTE AMERICANO SI SONO SALVATI ben in pochissimi". I Vescovi e la Santa Sede lo proibirono. Non perché la proposizione contraria sia vera, anzi, è QUASI certo che i fatti siano andati così. Appunto. E' *QUASI* certo. NON è TEMERARIO PENSARLO. E' LECITO ESSERE DI QUESTA *OPINIONE*,ma non è lecito sentenziarlo. Pertanto, visto che Gesù ci dice che, "Come si vive, così si MUORE", di persone che si sono comportate male e non hanno dato segni visibili di pentimento, NON è TEMERARIO pensare che sono dannati, però non possiamo sapere cosa è successo nel segreto dell'anima, tra l'anima, appunto ed il Creatore.

Silvano ha detto...

Il sinodo è il primo di un salto triplo che ci porterà in braccio a Lutero passando attraverso il giubileo del CVII se riesce il primo salto sarà scisma, sennò scisma lo stesso perchè il Marx ha già detto che non sono "succursale " di Roma. Sottotitolo " noi abbiamo già deciso, voi fate quello che volete"

Luisa ha detto...

Vi segnalo diversi aticoli interessanti sul blog di Béatrice.
In particolare questo:

http://benoit-et-moi.fr/2015-I/actualite/un-philosophe-catholique-allemand-critique-le-pape.html

Robert Spaeman esce dalla sua riserva e si esprime sul pontificato di Jorge Bergoglio, è deluso e, sopratutto, preoccupato, rimprovera al papa il suo magistero "caotico" e, ancor più grave, il suo disinteresse per la teologia.
Ritiene che Bergoglio è il papa più autoritario che la Chiesa ha avuto da tempo, con lui il potere assoluto è manifesto.
Continua dicendo che nessuno sa che cosa il papa abbia in testa con un conseguente sentimento di caos.
Insomma pensieri e sentimenti che palesamente sono condivisi da molti, non è che questa constatazione ci faccia stare meglio ma almeno ci sentiamo meno soli.

Josh ha detto...

riprendo il concetto di Silvano, ampliando i dettagli dell'agenda, in un sunto di sventure quale è.

_Sinodo sulla famiglia a Ottobre, in cui il vero tema sono gli adulteri, detti divorziati risposati, e coppie omo, cui si vuole dare la S. Comunione senza ravvedimento, senza penitenza, senza pentimento, senza regolarizzare la propria posizione davanti a Dio, e senza santificazione.
>conseguente svuotamento dei Sacramenti di Confessione, Eucarestia, Matrimonio, ma anche di verginità e castità. (cfr. la chiesa 2.0 autocondanna la sua storia sacra con la sciocchezza che la "dottrina" non sarebbe cosa stabile > è il dio storia dei soliti hegelisti storicisti, ma "Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi, in eterno")

_Giubileo della Misericordia-Amnistia, in cui ancora la misericordia sembra una pace libera tutti, un patto non condizionale, che non implichi anche la giustizia divina, quindi presentata senza necessità di ravvedimento, pentimento, metanoia, penitenza e santificazione. Tutti sono perdonati a prescindere. Meno perdonati forse quelli che sono legati alla Santa Dottrina. Dio in Gesù salva...certo oggi è Redentore, domani sarà Giudice. La parte 2 che implica la nostra responsabilità è ora taciuta.
>Svuotamento degli stessi Sacramenti di cui sopra, più anche dei concetti di Purgatorio e Inferno. Se Dio è solo Misericordia, pare ovvio che si voglia dire che nessuno sarà mai condannato...da Chi mai? al Giudizio? Quale?

_Finalone con le feste per Lutero, il cui concetto base (a parte l'annullamento del sacerdozio, la diminutio dell'Eucarestia, temi che abbiamo affrontato più volte etc) è la Giustificazione per "sola" fede, secondo cui il peccatore è coperto dal manto della giustizia di Cristo, senza necessità di nostre buone opere: ovvero ricevendo gli atti giusti del Salvatore, dice che non è necessario che il cristiano compia buone opere, nè che riformi a fondo l'uomo interiore perchè non crede sia possibile...scompare dunque tutta quella parte della propria rigenerazione e santificazione, come di penitenza per gli atti della vita passata.

E' cioè la vecchia presunzione di salvarsi senza opere meritorie. Ora basta anche per i cattolici (che a quanto pare, se sosterranno ancora queste cose, negheranno ancora il Concilio di Trento) presentarsi con tanta fede nel buon operato di Gesù, e noi possiamo restare come prima.

In pratica, dove S. Paolo per esemplificare diceva "chi rubava non rubi più, chi si ubriacava non si ubriachi più, chi era adultero non tradisca più..." ora tutti sono perdonati, senza che sia loro detto che è necessario cambiare e santificarsi. Quindi "chi si ubriacava, si ubriachi ancora."

Voglio solo far notare come tante uscite di questi mesi, dal terrificante Sinedrio sulla Sfamiglia, all'idea di Misericordia che viene contrabbandata ora, alle uscite dei porporati tedeschi che invitano a leggere Lutero e a prenderlo come chiave di "riforma" della Chiesa Cattolica,
che i 3 atti vanno nell'unica direzione di togliere dal percorso cristiano sempre le necessità di ravvedersi, cambiare vita, pentirsi, e santificarsi.

Si tratta in realtà di sdoganamento in pompa magna del peccato. Ciò che prima era un male di cui emendarsi, oggi è una meta. Gesù ci ha liberato, ci ha mandati liberi, sì...ma non liberi di peccare.

Non mi sembra ....una bella china.

Josh ha detto...

E poi non vogliono nemmeno che si dica "Motus in fine velocior" ?

E che altro bisognerebbe dire, che il vero Vangelo è invece questo qui?

Franco ha detto...

Scusate se svolgo la parte che mi sono scelta. Domanda: come è possibile presentare il Giubileo nel senso tradizionale, volto più all'aldilà che al "sociale" inteso nel senso "buonistico" se nell'ambito ecclesiale e psrticolarmente nelle prediche non se ne parla mai? Ho appena scorso il catalogo della biblioteca dell'Università Cattolica": pochissimi testi, molti dei quali dedicati alla seconda cantica di Dante; quasi tutti gli altri di epoca preconciliare.
Però è presente in diverse copie "La nascita del
Purgatorio", testo abbastanza noto, in cui il grande storico Le Goff affermava in tono riduttivo che il Purgatorio era stato "inventato" nel XIII secolo perchè gli uomini del tempo, impegnati negli affari, spesso poco onesti, sentivano il bisogno di una via di mezzo fra il Paradiso e l'Inferno. "Rara avis" un libro di 600 pagine e rotti del teologo card. Lepicier ( 1931! ) in cui si davano testimonianze documentali ed epigrafiche del concetto di Purgatorio ben precedenti: libro che rileggerò quanto prima.
Per il resto abbiamo i riferimenti di mistici
come Natuzza Evolo e Maria Simma e non molto di più.
Si deve dare battaglia e mancano non solo i proiettili, ma perfino i cannoni.
Personalmente ritengo che l'esistenza del passaggio purgatoriale corrisponda a un'esigenza di giustizia; però occorre che i teologi amanti della tradizione e della devozione si mettano al lavoro. Altrimenti la scivolata verso il sociologismo è inevitabile.

Anonimo ha detto...

cristallino Josh, non fa una piega

E' talmente evidente che posso solo pensare che che non ode solo chi non orecchi e chi se li tappa per non sentire

ma il Signore ha altri progetti..

Anna

seraafino ha detto...

Sul Lungotevere, c'è il museo del Purgatorio, con reperti, anche recenti, d apparizioni ditali anime.

Luisa ha detto...

Mi unisco a Anna per condividere la lucida analisi-sintesi di Josh.