Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

mercoledì 18 gennaio 2017

Un esperto di etica afferma che il ruolo del 'ghostwriter' nel contesto dell’“Amoris laetitia” è problematico

Il testo che pubblichiamo oggi nella nostra traduzione dal sito Crux fa rivelazioni che non ci sono del tutto nuove, ma le approfondisce. 
Ѐ di tutta evidenza che Amoris Laetitia, con le sue aperture a libere interpretazioni sul Magistero della Chiesa, rappresenta l'essenza del pontificato attuale, legittimato dai media e divenuto distributore di un sentire benevolo verso il mondo moderno.
Già nel maggio 2016, Sandro Magister [qui] aveva fornito la prova che i passaggi chiave della Esortazione post-sinodale sono stati copiati e incollati da articoli pubblicati dieci anni fa dall’arcivescovo Victor Manuel "Tucho" Fernández, rettore dell'Università Cattolica Argentina (UCA), intimo amico del Papa e suo maggior riferimento sulle questioni morali. [Ne abbiamo parlato qui e qui. Vale la pena vedere anche questi testi, che tuttavia vanno inquadrati nell'intero contesto e negli sviluppi successivi: vedi indice].
L'articolo che segue contiene un'analisi più dettagliata e completa dei nostri precedenti. Ciò che ne emerge è clamoroso e non dovrebbe rimanere senza conseguenze. Stiamo assistendo ad una situazione ecclesiale paradossale, ad una crisi senza precedenti stranamente non da tutti riconosciuta e difficile da vivere se non con un supplemento di Grazia.

Un esperto di etica afferma che il ruolo dello «scrittore-ombra» nel contesto dell’“Amoris” è problematico

Michael Pakaluk*, 15 gennaio 2017
A quanto sembra, quella che avrebbe dovuto e potuto essere la più importante nota a piè di pagina dell’“Amoris Laetitia” è assente dal testo: un passo fondamentale di essa è ripreso quasi parola per parola da un saggio di teologia redatto nel 1995 dall’Arcivescovo Víctor Fernández, il che suscita domande inquietanti sul ruolo dello stesso Fernández come scrittore fantasma e sull’influsso che le sue idee possono avere sul magistero.
Commento

[Nota dell’editore: in questo saggio, il Professor Michael Pakaluk, della Catholic University of America, esamina il ruolo dell’arcivescovo argentino Víctor Fernández, consigliere teologico di Papa Francesco, nella redazione dell’Amoris Laetitia, il documento del pontefice sulla famiglia. Crux ha invitato Fernández a rispondere alle questioni emerse: le sue parole appaiono alla fine dell’articolo.]

Quella che avrebbe potuto e dovuto essere la più importante nota a piè di pagina dell’Amoris Laetitia potrebbe non avere a che fare, come molti pensano, con l’accesso ai sacramenti dei cattolici in situazioni “irregolari”, bensì trovarsi all’interno del documento: infatti, una delle frasi dell’Amoris è stata ripresa parola per parola da un saggio pubblicato nel 1995 in una rivista di teologia di Buenos Aires.

Tale frase, che si trova nel famigerato capitolo 8, afferma quanto segue: 
“Lo stesso Santo Tommaso d’Aquino ha riconosciuto che una persona può possedere la grazia e la carità, ma non essere capace di esercitare perfettamente qualcuna delle virtù; in altre parole, che anche se si possedessero tutte le virtù morali infuse, si potrebbe non essere capaci di manifestare chiaramente qualcuna di esse, poiché la pratica esteriore di tali virtù è difficile: ‘Si dice di alcuni santi che essi non posseggano determinate virtù a causa della difficoltà che provano nel metterle in pratica, pur avendo un’inclinazione a tutte le virtù’”. [Cfr. Summa Theologiae I-II, q. 65, art. 3 ad 2 e ad 3].
È necessario leggere il testo spagnolo originale per osservare chiaramente il plagio. In spagnolo, la frase del testo dell’Amoris afferma quanto segue:
Ya santo Tomás de Aquino reconocía que alguien puede tener la gracia y la caridad, pero no poder ejercitar bien alguna de las virtudes, de manera que aunque posea todas las virtudes morales infusas, no manifiesta con claridad la existencia de alguna de ellas, porque el obrar exterior de esa virtud está dificultado: ‘Se dice que algunos santos no tienen algunas virtudes, en cuanto experimentan dificultad en sus actos, aunque tengan los hábitos de todas las virtudes’”. [“Già San Tommaso d’Aquino ha riconosciuto che è possibile possedere la grazia e la carità ma non saper esercitare bene nessuna virtù, in modo tale che, nonostante si possiedano tutte le virtù morali infuse, non si riesca a manifestare con chiarezza l’esistenza di nessuna di esse, perché esistono difficoltà nella pratica esteriore di qualcuna di esse: ‘Si dice che alcuni santi non hanno alcuna virtù poiché hanno sperimentato delle difficoltà nel loro operato, nonostante abbiano un’inclinazione a tutte le virtù’”.]
La frase corrispondente della rivista teologica del 1995 afferma quanto segue:
De hecho santo Tomás reconocía que alguien puede tener la gracia y la caridad pero no ejercitar bien alguna de las  virtudes ‘propter  aliquas dispositiones contrarias’ (Summa Th., I-IIae, 65, 3, ad 2), de manera que alguien puede tener todas las virtudes pero no manifestar claramente la posesión de alguna de ellas porque el obrar exterior de esa virtud está dificultado por disposiciones contrarias: ‘Se dice que algunos santos no tienen algunas virtudes en cuanto tienen dificultades en los actos de esas virtudes, aunque tengan los hábitos de todas’” (Ibid, ad 3). [“Infatti San Tommaso riconosceva che è possibile possedere la grazia e la carità ma non saper esercitare bene nessuna virtù ‘propter aliquas dispositiones contrarias’ (Summa Th., I-IIae, 65, 3, ad 2), dimodoché è possibile possedere tutte le virtù senza però riuscire a mostrare di possedere alcuna di esse, poiché la loro pratica esteriore viene resa difficile da disposizioni contrarie: ‘Si dice che alcuni santi non hanno alcuna virtù, dato che hanno difficoltà a metterle in pratica nonostante abbiano la predisposizione a ciascuna di esse’” (Ibid. ad 3).]
Ed ecco qui la nota a piè di pagina che avrebbe dovuto essere presente ma che è assente: “Víctor M. Fernández, Romanos 9-11: Gracia y predestinación, Teología, vol. 32, n. 65, 1995, pp. 5-49, at 24. Cfr. Victor M. Fernandez, La dimensión trinitaria de la moral II: profundización del aspecto ético a la luz de “Deus caritas est”, Teología, vol. 43, n. 89, 133-163 at 157. Evangelii Gaudium 171.”

Bisogna anche aggiungere il frammento estratto dall’Evangelii Gaudium: l’esortazione apostolica di Papa Francesco sulla gioia del vangelo, poiché anche in questo caso la frase è stata riportata senza citazione. E sarebbe necessario poi citare anche un altro articolo di Fernández, che riportava una versione leggermente diversa della stessa frase.

Ovviamente, utilizzo il termine “plagio” in senso materiale, non formale.
Possiamo sospettare che Fernández, che è oggi arcivescovo e amico intimo del papa e probabilmente lo scrittore fantasma di Laudato Si, sia anche lo scrittore fantasma del capitolo 8 dell’Amoris e di almeno una parte dell’Evangelii Gaudium. Nella frase citata qui sopra, stava semplicemente utilizzando frasi di opere scritte da lui stesso in precedenza.

Ma da un punto di vista materiale, presentare le parole di un altro come le proprie resta un plagio: non si dimentichi che Papa Francesco, non Víctor Fernández, è l’autore riconosciuto dell’Amoris e dell’Evangelii Gaudium.

In realtà, l’uso di materiali estrapolati dagli scritti precedenti di Fernández è ancor più pervasivo di una singola nota a piè di pagina mancante. A un certo punto, un’intera sezione del documento viene ripresa ampiamente da un saggio del 2001 dello stesso Fernández, anche se si tratta di un brano di minore importanza etica e teologica.

Ecco una tabella che dimostra la dipendenza di un testo dall’altro:

Amoris Laetitia 129 Víctor Manuel Fernández,
Danza de alegría en el cielo y en la tierra,” Revista Criterio N. 2268, Dic. 2001, p. 4.
La alegría de ese amor contemplativo tiene que ser cultivada.

Bisogna coltivare la gioia di questo amore contemplativo.
Puesto que estamos hechos para amar, sabemos que no hay mayor alegría que un bien compartido: “Da y recibe, disfruta de ello” (Sir 14, 16).

Dato che siamo nati per amare, sappiamo che non esiste gioia più grande di un amore condiviso: “Regala e accetta regali, distrai l’anima tua” (Sir 14, 16).
Puesto que estamos hechos para amar, sabemos que no hay mayor alegría que en un bien compartido: Da y recibe, y alegra tu vida (Eclo 14, 16).

Dato che siamo nati per amare, sappiamo che non esiste gioia più grande di un amore condiviso: regala e accetta regali, e rallegrati (Sir 14, 16).
 Los carismas que hemos recibido son para iluminar la vida en sociedad con el gozo de dar y recibir. Por eso, dice el Eclesiastés que no hay mayor placer que gozarse en el fruto de un trabajo (Ecli 3, 22).

I carismi che abbiamo ricevuto sono fatti per illuminare la vita in società con la gioia del dare e del ricevere. Per questo l’Ecclesiaste afferma che non esiste maggior piacere che godere il frutto di un lavoro (Qo 3, 22).
Las alegrías más intensas de la vida brotan cuando se puede provocar la felicidad de los demás,

Le gioie più intense della vita sorgono quando un dono ricevuto provoca la felicità degli altri.
Las alegrías más intensas de la vida brotan cuando un don recibido provoca la felicidad de los demás,

Le gioie più intense della vita sorgono quando si può causare la felicità altrui,
en un anticipo del cielo.

in un anticipo di quel che sarà il cielo.
 ya que hay más alegría en dar que en recibir (Hech 20, 35) y Dios ama al que da con alegría (2 Cor 9, 7).

Poiché c’è più gioia nel dare che nel ricevere (At 20, 35), e Dio ama chi dà con gioia (2 Cor 9, 7).
Cabe recordar la feliz escena del film La fiesta de Babette, donde la generosa cocinera recibe un abrazo agradecido y un elogio: «¡Cómo deleitarás a los ángeles!». Es dulce y reconfortante la alegría de provocar deleite en los demás, de verlos disfrutar. Ese gozo, efecto del amor fraterno, no es el de la vanidad de quien se mira a sí mismo, sino el del amante que se complace en el bien del ser amado, que se derrama en el otro y se vuelve fecundo en él.

È opportuno ricordare la felice scena del film “Il pranzo di Babette”, in cui la generosa cuoca riceve un abbraccio riconoscente e un elogio: “Come farai felici gli angeli!”. È dolce e confortevole la gioia di suscitare la felicità negli altri, di vederli contenti. Questa gioia, effetto dell’amore fraterno, non nasce dalla vanità di chi si guarda allo specchio, ma dall’amante che si compiace del bene dell’essere amato, che si riversa nell’altro e si rende fecondo in esso.
Cabe recordar la feliz escena del film La fiesta de Babette, donde la generosa cocinera recibe un abrazo agradecido y un elogio: «¡Cómo deleitarás a los ángeles!». ¡Qué dulce y reconfortante alegría es la de provocar deleite en los demás! Ese gozo, efecto del amor fraterno, no es el de la vanidad de quien se mira a sí mismo, sino el del amante que se complace en el placer del amado… No basta derramarme en el otro, hacerme fecundo en él.

È opportuno ricordare la felice scena del film “Il pranzo di Babette”, in cui la generosa cuoca riceve un abbraccio riconoscente e un elogio: “Come farai felici gli angeli!”. Che gioia dolce e confortevole è quella del suscitare la felicità negli altri! Questa gioia, effetto dell’amore fraterno, non nasce dalla vanità di chi si guarda allo specchio, ma dall’amante che si compiace del piacere dell’amato… Non è sufficiente riversarmi nell’altro, rendermi fecondo in esso.

Sarei felice di poter affermare che questi passi scivolati all’interno dell’Amoris rappresentino un fatto riprovevole ma isolato, ma non è così. Voglio sottolineare tre implicazioni più ampie.

La prima consiste nel fatto che l’Amoris deve essere “rimessa in cantiere” per poterne correggere mancanze ed errori. Ho già menzionato il fatto che vi sono errori nella citazione della Gaudium et Spes che si trova alla nota 329, e che tali errori devono essere deliberati per poter sostenere l’argomento implicito ivi affermato.

Non ci sono dubbi sul fatto che nessun testo pubblicato a nome di un pontefice romano non possa contenere citazioni scorrette di un concilio ecumenico.

Vi sono altre sette o otto circostanze di affermazioni o citazioni scorrette, di citazioni fuorvianti, di testi attribuiti all’autore sbagliato, etc. che devono essere corretti. Mi piacerebbe fornirne una lista, ma esiste già un numero sufficiente di studiosi competenti ben disposti nei confronti del papa che avrebbero dovuto ripulire il documento prima che venisse pubblicato e che sono ancora in tempo per farlo.

Suppongo che se l’Amoris venisse “riportata dal meccanico” per correggere questi errori di minore importanza, a maggior ragione sarebbe opportuno che Papa Francesco chiarisse una buona volta le ambiguità ben note.

La seconda implicazione consiste nel fatto che questi casi di plagio materiale mettono in questione l’adeguatezza di Fernández come scrittore fantasma del papa. Uno scrittore fantasma dovrebbe rimanere dietro le quinte. Citando se stesso, Fernández ha attirato l’attenzione su di sé e l’ha distolta dal papa.

In un contesto secolare, uno scrittore fantasma che esponga l’autore per cui lavora alla possibilità di essere accusato di plagio verrebbe licenziato in quanto sconsiderato.

Peggio ancora, Fernández sconvolge le coscienze dei fedeli. Non pochi vescovi e cardinali che hanno parlato a quanto pare per bocca del papa, hanno affermato ai laici cui l’Amoris suscita perplessità: “È magistero. Dovete accettarla”. Ma nelle frasi plagiate c’è “il magistero” o ci sono le speculazioni teologiche personali di Fernández?

Si potrebbe affermare che, dato che il papa ha approvato il testo, egli ha approvato anche tali speculazioni. Ma sicuramente ogni frase del testo è approvata nel modo ad essa adeguato. Per esempio, quando Francesco cita Martin Luther King, Jr., Jorge Luis Borges e Mario Benedetti, diamo a tali citazioni il peso esatto che deve essere dato a poeti e attivisti che possono aver detto qualcosa di intelligente e nulla più.

Allo stesso modo, una citazione esplicita di una rivista teologica verrebbe ricevuta con la forza e il peso distintivi che le competono. Pertanto, dire in modo approssimativo che “è magistero” è una sorta di bullismo spirituale.

In realtà, la prima riga del testo di Fernández citato qui sopra è una distorsione del pensiero di San Tommaso: sembra infatti che Fernández voglia utilizzare il punto corretto di San Tommaso (quello in cui egli afferma che alcuni santi hanno provato delle difficoltà nel compiere bene e facilmente azioni virtuose) per sostenere un’opinione scorretta (vale a dire, che alcune persone siano diventate sante pur agendo in modo contrario a determinate virtù). Respingo in quanto contrario al pensiero di San Tommaso quanto questa frase sembra intendere e suggerire, così come lo respingono altri studiosi.

Ma una terza implicazione sorge dal fatto che questi testi del passato siano stati consultati. Perché una persona che scrive in modo chiaro sulla “gioia di amare” dovrebbe andare a rovistare in oscuri articoli teologici?

Dato che Fernández è andato a ripescare tali articoli, ci si può aspettare che i loro temi principali siano connessi a quanto egli ha scritto nell’Amoris. Il sospetto che egli abbia voluto probabilmente affermare le proprie speculazioni non mediante l’abituale dibattito teologico ma facendole scivolare all’interno di un insegnamento papale non è del tutto ingiustificato.

Se si legge l’articolo del 1995, si nota che esso presenta a proposito della Scrittura e della tradizione una teoria secondo la quale, in virtù della Passione di Cristo, ogni membro passato e presente della razza umana, senza eccezioni, e persino indipendentemente dalla strumentalità del battesimo in senso ordinario, sarebbe stato salvato ed “effettivamente predestinato” da Dio alla felicità eterna.

Egli considera questo punto di vista lo sviluppo adeguato della tradizione, e anche se ammette che non si tratta di una “verità di fede”, è così convinto della sua validità che alla fine del suo articolo conclude con un Credo appassionato: “Credo fermamente nel fatto che tutti siano stati salvati”.

Di conseguenza, afferma Fernández, il Vangelo deve essere presentato ponendo un’enfasi speciale sulla misericordia divina e in una luce puramente positiva, sottolineando la sua bellezza e la sua gioia. Il timore non sarebbe quindi giammai una virtù cristiana, e l’unica questione che conta sarebbe quale grado di beatitudine possa conseguire l’anima nella vita futura.

Se tutti sono veramente predestinati alla salvezza, allora dovrebbero essere anche tutti invitati a partecipare alla Santa Comunione, o no? Fernández sembra essere d’accordo con questo punto di vista, anche se affronta la questione solo in modo indiretto.

Egli afferma che i cattolici che credono che solo quanti si trovano già in “stato di grazia” possano ricevere la Comunione non solo escludono gli altri, ma sembra anche che li “sbeffeggino” o che “si vantino” della grazia che è stata loro liberamente conferita.

Al contrario, Fernández sembra preferire i peccatori che potrebbero avvicinarsi alla Comunione senza un tale atteggiamento vanitoso, anche se, come egli afferma prudentemente, tale approccio “va in direzione di un dialogo con la dottrina luterana del simul iustus et peccator” (ossia, quella secondo la quale tutti sarebbero allo stesso tempo giusti e peccatori).

Fernández usa la frase plagiata per sostenere l’idea secondo la quale ci si possa trovare in situazioni oggettivamente peccaminose eppure essere “effettivamente predestinati alla salvezza”. Preoccuparsi del fatto che persone che si trovano in situazioni tali possano rischiare la dannazione eterna significherebbe pertanto supporre che, con le loro azioni, le creature umane possano cambiare la volontà di Dio.

Queste sono le speculazioni principali dell’articolo. Se venissero affermate, mi sembra, il concetto di superamento della prova – essenziale alla natura del cristianesimo – verrebbe eliminato; la legge morale sarebbe resa irrilevante e la distinzione tra peccato mortale e veniale cadrebbe. Il saggio di Fernández è quindi profondamente problematico.

Eppure vi è oggi un’esortazione apostolica del Santo Padre che vi fa riferimento. E, peggio ancora, un suo frammento viene ripreso puntualmente seguendo una linea di pensiero che presenta somiglianze superficiali con quella del Santo Padre.

Ciò può soltanto causare confusione, perché anche nelle idee del Santo Padre, ovviamente, è possibile trovare un’enfasi sulla misericordia che comprende la fiducia nell’azione divina anche tra i peccatori che sembrano trovarsi in situazioni disperate; la preoccupazione di far sempre risaltare la bellezza e la gioia che scaturiscono dalla vita cristiana; la preoccupazione di accogliere e promuovere (“accompagnandoli”) anche i segni più fragili di un movimento verso Dio all’interno delle anime.

Questi temi intriganti sono tra i più apprezzabili e proficui nel contesto del pontificato di Francesco. Sembra ovvio che possano segnare un buon cammino per la Chiesa di oggi. Eppure, sarebbe impossibile non aspettarsi conseguenze negative qualora le speculazioni problematiche di Fernández venissero loro vincolate.

Non è difficile immaginare che le intenzioni del Santo Padre e quelle del suo scrittore fantasma si siano incrociate. Ma non è necessario postulare che ciò sia avvenuto deliberatamente: da un punto di vista di etica professionale si parla di “conflitto di interessi”. Quel che può essere interpretato dal papa come una preoccupazione particolare nei confronti dei cristiani più deboli può essere visto dal teologo – forse anche contro la sua stessa volontà – come l’espressione più piena dell’effettiva predestinazione di tutti.

In realtà, sono molti i casi in cui Fernández ha distorto l’insegnamento papale per farlo coincidere con le sue tesi teologiche.

In un articolo del 2006, Fernández ha applicato una teoria che aveva formulato nel 1995 all’enciclica Deus Caritas Est di Papa Benedetto. Dopo aver citato quella frase su San Tommaso e citato i paragrafi 1735 e 2352 del Catechismo, Fernández ha affermato: “Non c’è dubbio che il magistero cattolico abbia assunto chiaramente il punto di vista secondo il quale un atto oggettivamente sbagliato, come per esempio una relazione prematrimoniale o l’uso del preservativo durante una relazione sessuale, non porta necessariamente alla perdita della vita della grazia santificante, da cui sorge la dinamica della carità”.

Al contrario, nel caso delle coppie che nutrono un minor senso di colpa (comprese quelle tra persone dello stesso sesso, egli afferma), sarebbero precisamente le loro relazioni sessuali a poter realizzare valori soggettivi che “possiedono una ricchezza teologica e trinitaria”. Per loro il sesso diventerebbe “l’espressione di una dinamica estatica d’amore che conferisce grazia santificante” e involverebbe “la ricerca (búsqueda) sincera e genuina della felicità dell’altro”, che è l’essenza della carità.

Pertanto, proporre che tali coppie continuino la loro ricerca astenendosi dalle relazioni sessuali, “escludere completamente il desiderio carnale e il piacere”, afferma Fernández, significherebbe contrapporre l’eros all’agape, cosa che Papa Benedetto “ha respinto con gran forza” nella sua enciclica.

Dall’insegnamento di Benedetto si dedurrebbe, egli afferma, che l’atto sessuale, all’interno di tali relazioni, ha “un contenuto profondamente trinitario, che allo stesso tempo costituisce una realtà morale positiva”.

Ora, già il semplice fatto che Fernández possa affermare idee del genere è abbastanza scioccante. Ma il fatto che abbia sostenuto che anche Papa Benedetto le nutra, è veramente indignante.

Per quanto riguarda l’Amoris, Rocco Buttliglione sostiene che il suo silenzio su alcuni insegnamenti chiave dei papi Giovanni Paolo II e Benedetto – silenzio, e non un’affermazione contraria – possa essere interpretato come uno sviluppo inserito nella continuità o un’estensione che comprenda un piccolo gruppo di casi problematici. Altri, come per esempio Ed Feser, non ne sono così sicuri e pensano che, anche in assenza di affermazioni esplicitamente contrarie all’insegnamento precedente, vi è il rischio di una resa alla rivoluzione sessuale o di una caduta nell’antinomismo.

Comunque si voglia interpretare questa questione, non si può negare il fatto che l’affermazione di Fernández “Credo fermamente che tutti siano salvati” e che egli sembri trovare un’applicazione pastorale concreta di tale dottrina nella sua affermazione secondo cui “il sesso extraconiugale può essere espressione dell’amore estatico della carità”, rappresentino delle differenze fondamentali e non sottili.

*Michael Pakaluk è professore di Etica presso la Catholic University of America e autore di The Appalling Strangeness of the Mercy of God (Ignatius).

L’Arcivescovo Víctor Fernández risponde:

In primo luogo, Fernández afferma che chiunque voglia comprendere il suo punto di vista sulla grazia e sui sacramenti dovrebbe consultare questo articolo pubblicato nel 2011.

In secondo luogo, ha mandato due paragrafi in risposta all’analisi di Pakaluk:
“L’articolo sulla predestinazione non ha alcun vincolo con la maggioranza degli articoli successivi sulla dimensione trinitaria della moralità. Il commentatore immagina anche che io stabilisca una connessione tra la predestinazione e la possibilità di ammettere un peccatore alla Comunione, ma questa è solo una sua congettura e non si basa affatto sui miei testi, perché non opererei mai una connessione del genere. Perché? Perché la predestinazione ha a che vedere con lo stato finale della persona e quindi con la grazia della perseveranza finale (all’ultimo istante), ma non direttamente col cammino storico individuale”.
“Non sosterrei mai che una persona possa ricevere la Comunione qualora non si trovasse in stato di grazia santificante. Ciò contraddice profondamente il mio stesso pensiero teologico e non si può basare sui miei testi. Io affermo solamente che situazioni di peccato oggettivo possono essere soggettivamente non colpevoli. In tali casi, la situazione oggettiva di peccato non priverebbe lo stato di grazia santificante”.

[Traduzione a cura di Chiesa e post-concilio]

33 commenti:

irina ha detto...

La situazione interna ed esterna della Chiesa non è la sorte di una grande organizzazione laicale; crollata una, se ne tira su un'altra simile. No. Qui, o si rimette la barra a dritta o sarà la rovina di tutti. Sarà bene che questo semplice concetto venga accolto da tutti i cattolici, dal vertice alla base. Chi si trova in difficoltà con le richieste di NSGC vada, il supermarket religioso ne ha per tutti i gusti. Anche il tempo delle disamine sta scadendo. Non si può andare davanti alle moltitudini con enciclopedie su AL. Saranno le persone a voltar le spalle ai ciarlatani e a fare un falò di tante parole ingannevoli. Chi preferisce la via larga la percorrerà, ormai tutti sono avvertiti. Ognuno scelga.

Anonimo ha detto...

Che pasticcio! Si potrà mai pubblicare un'enciclica con tanta superficialità e poi farla passare per magistero? che pochezza mentale...
A questo punto la può scrivere un pinco pallino qualunque. Perfino io.
MD

lister ha detto...

Solo "pasticcio"?
Ma come si possono spacciare per "Magistero" i farneticanti scritti di un Fernandez qualunque, copiati pari-pari da un peritochimico-buttafuori vestito di bianco?
Siamo alle "comiche finali"!

Giovanni C. ha detto...

Poichè gran parte del popolo cristiano è superficialissimo dal punto di vista della fede,che il Papa dica nero o bianco, tutto fa brodo; anzi quanto più la pastorale va incontro alla mentalità mondano-materialistica, tanto più è accolta con applausi. Come si concilia ciò con le parole molto decise di Gesù:" volete andarvene anche voi!?" Gesù non scendeva a nessun compromesso e ne è la prova la sua morte in croce; obbediente fino alla morte e alla morte di croce; obbediente a chi e a che, a suo Padre e alla sua volontà. Oggi il compromesso è il pane quotidiano, è il frutto della misericordia (non evangelica) che prescinde dalla giustizia e dal dovere della conversione.

Anonimo ha detto...

L'infallibilità papale abbisogna di alcune prerogative. Per altro questo ce lo dice anche il comune buon senso a proposito di ogni autorità terrena.
L'obbedienza richiesta ai superiori infatti è sempre vincolata a qualcosa di più del mero spegnimento del cervello...
San Pietro -in Atti 5,29- afferma che bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini.
Il papa non può sbagliare quando parla "ex cathedra", perciò come dottore o pastore universale della Chiesa. La dogmaticità c'è solo quando il papa esercita il ministero petrino in piena chiarezza. Per il resto non impegna la Chiesa più di altri suoi pastori. La "pastorale" non è di per se stessa "dottrina".
Chi afferma dogmaticamente una verità impegna se stesso come papa, ma soprattutto esplicita il proprio impegnare se stesso senza nascondersi dietro arzigogoli e contorsionismi, dato che lo fa da "dottore".
Gli insegnamenti episcopali (pur disponendo di cattedra) in quanto tali non sono coperti dall'infallibilità papale e la costituzione apostolica Pastor Aeternus (quella dell'infallibilità) lo afferma.
Se poi accade che il vescovo, che non si presenta come papa, elude con arzigogoli la richiesta di chiarimenti a certe affermazioni dubbie e se poi si scopre che queste affermazioni sono dei copia-incolla di un teologo di assai dubbia dottrina, beh, hai voglia a parlare di obbedienza e di infallibilità papale...
Finora l'infallibilità è stata applicata una sola volta: per l'Assunzione di Maria.
Voler paragonare quanto accaduto negli ultimi sinodi sulla famiglia e la solidità degli argomenti in merito ad Amoris laetitia, tanto più scoprendovi all'interno non delle convinzioni papali o dei padri sinodali, bensì le paranoie mentali dell'autore dell'importancia del beso e altre amenità teologiche che il Card. Muller inquadrò per altre ragioni nella prospettiva dell'eresia.
Per carità, ognuno ha il proprio teologo di fiducia, però non è che l'infallibilità viene da lì...
Forse c'è un po' troppa confusione in chi ha bisogno di quasi 300 pagine per diluire nell'indeterminatezza quello che poi si vorrebbe fosse un dogma, in più pastoralizzando la dottrina e discettando di sinodalità, insomma, senza mai prendere posizione se non nel far dire ad altri ciò che non si vuole (ne' può) dire...
Questione di pentole e coperchi... Non è un dogma, ma è proverbiale. Vox populi...

Domenico ha detto...

Mi sembra evidente la grande superficialità con la quale oggi tanti pastori governano la Chiesa... Mi chiedo se questa superficialità non sia voluta. Non vorrei passare per complottista ma ho la fondata impressione che l'elezione del papa e le nomine dei vescovi sono in mano alla massoneria. Rimaniamo saldi nella fede e preghiamo perché il Signore non permetterà che questa situazione potrà protrarsi ancora per molto tempo. Oremus!

Anonimo ha detto...

http://apologetica.altervista.org/infallibilita_papa.htm
al commento 17,33 18 gennaio
L'infallibilità è stata usata solo una volta dice? ma i dogmi sono più di uno, come la mette?

Epiphanio ha detto...

Mi sembra che il paragrafo di Pakaluk: "Se si legge l’articolo del 1995, si nota che esso presenta a proposito della Scrittura e della tradizione una teoria secondo la quale, in virtù della Passione di Cristo, ogni membro passato e presente della razza umana, senza eccezioni, e persino indipendentemente dalla strumentalità del battesimo in senso ordinario, sarebbe stato salvato ed “effettivamente predestinato” da Dio alla felicità eterna", già si trovi nella teologia della salvezza universale di Giovanni Paolo II, come ha ben dimostrato P. Doermann, il quale spiegava di una salvezza implicita di tutti gli uomini. Questo è poi ciò che fonda l'incontro di Assisi 1986. Di fatto "el Tucho Fernandez", come lo conosciamo in Argentina, segue la stessa logica. Una teologia del Cristianesimo anonimo che già parlavano Schillebeeckx, Rahner et alii. Ora, perché non prendere la Comunione? --Direbbe el Tucho. Perché non raccogliersi insieme a pregare Dio? --Direbbero Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco.

Anonimo ha detto...

http://www.exsurgatdeus.org/2017/01/18/cattedra-di-san-pietro-a-roma/
Cattedra di Pietro fonte unica di governo,retta fede e morale.

Anonimo ha detto...

"L'infallibilità è stata usata solo una volta dice? ma i dogmi sono più di uno, come la mette?"

Ad esempio: ricordando che pure i Concili possono fare affermazioni dogmatiche?

--
Fabrizio Giudici

1+1=2 ha detto...

Infallibilità (Pastor Aeternus): 1870
Dogma dell'Assunta: 1950
Altri dogmi: prima del 1870.
Dogmi dopo il 1870: 1

Luisa ha detto...

Introvigne e "lo scismetto del quartierino":

http://www.ilfoglio.it/chiesa/2017/01/17/news/carlo-caffarra-papa-chiesa-amoris-laetitia-sinodo-chiesa-cattolica-115300/

Se è possibile, ma non certo, che la stragrande maggioranza dei cattolici, chi con la loro ignoranza crassa frutto di decenni di deformazione, chi perchè dalla rivoluzione bergogliana ricevono il placet alle loro disobbedienze e ribellioni, chi per codardia o obbedienza, stia "dalla parte" del papa e lo sostenga nella sua marcia trionfante.... ciò non dovrebbe essere fonte di soddisfazione per il signor Introvigne, quella "stragrande maggioranza" di cattolico ha solo il nome perchè si è costruita una religione fai da te.
Oggi c`è un papa che conforta quei "cattolici" nel loro relativismo e soggettivismo, è dalla somma cattedra che vengono messaggi e documenti volutamente ambigui soggetti ad interpretazioni opposte, sul terreno i sacerdoti che vorrebbero rispettare e far rispettare la Dottrina della Chiesa devono affrontare i fedeli che li accusano di essere dei ribelli al papa, eppure i turiferari vari negano questa realtà, negano o minimizzano la confusione, l`incertezza, le divisioni e il malessere creati dal vescovo di Roma, stigmatizzano con spregio chi ha l`ardire di chiedere chiarezza a colui che dovrebbe confermarci nella fede, ma non è negando l`evidente realtà e parlando di "scismetti" che Introvigne e compagnia cantante la faranno sparire come per incanto.

Anonimo ha detto...

Con la questione sul "non è possibile escludere" metà dei fedeli, eccetera, Introvigne deve soffrire di grave amnesia, perché era suo, mi pare, il commento sullo studio di sociologia che mostrava che le chiese lassiste, lungi dall'attrarre più fedeli, li perdono inesorabilmente.

Tuttavia, una cosa la giusta la dice: "la convergenza tra il Papa e chi la pensa come Caffarra è impossibile". Non pensate che sia una banalità: tra quelli imbambolati, c'è chi pensa che alla fine scopriremo che nessuno aveva torto, e tutti ragione.

--
Fabrizio Giudici

Anonimo ha detto...

Il Sinodo era pilotato fin dal concepimento, cominciando dalla relazione iniziale affidata al tristemente famoso cardinale Protestante Walter Kasper, fino all'esortazione apostolica AL pronta nelle posizioni fondamentali già prima del Sinodo, e così simile proprio alla relazione iniziale, mavolutamente più ambigua, per far passare sottobanco le contraddizioni con il Magistero precedente. Tutto è avvenuto come i due Sinodi non ci fossero neppure stati
Oltretutto dei circa 5.300 Vescovi presenti nel mondo ne erano presenti solo 1/20, accuratamente scelti, secondo come si volevano orientare le posizioni.
Divenendo così il Sinodo di certi Vescovi, e non dei Vescovi.

Antonio ha detto...

Io penso che basta chiamare le cose con il loro nome e diventa tutto incredibilmente chiaro.

Gederson Falcometa ha detto...

"Ѐ di tutta evidenza che Amoris Laetitia, con le sue aperture a libere interpretazioni sul Magistero della Chiesa, rappresenta l'essenza del pontificato attuale, legittimato dai media e divenuto distributore di un sentire benevolo verso il mondo moderno".

Cara Mic,

Le aperture a libere interpretazione dal magistero, rappresenta l'essenza della Chiesa dal Concilio fino al pontificato di Bergoglio. Ciò che stiamo a vedere è una continuità e un approfondimento di ciò che è stato accaduto nel Concilio e post-concilio. Tutto leggitimato dai teologi servitori della legittimazione dei mass media.

In ciò che dice rispetto ai mass media è stato accaduto dei cambiamenti di relazione tra loro e la Chiesa. I mass media che sono stati accusati prima di Francesco di rubare il Concilio con lui nel papato sono di fatto i suoi legittimatore e amici. Scalfari, ad esempio, è uno di quelle che certamente ha promosso il Concilio dei mass media. Quindi, sono sbagliato o esiste veramente un cambiamento nella relazione tra Chiesa e i mass media?

Osservo che prima di Francesco contro i mass media è stata rivolta appena un'accusa di avere rubato il Concilio. Qui ha fatto il furto dal secolo scorso non conosciamo i nomi, abbiamo solo questa accusa generale contro i mass media che considerano niente alcune comandamenti di Dio e gli uomini di Chiesa non hanno fatto niente. Qualcuni che è rubato anda alla polizia, fa la denuncia e la polizia investiga e prende il ladro. Non se può aspettare che la Chiesa faccia il lavoro della polizia e prenda i ladri del Concilio ma almeno dire che sono era il suo dovere fare ler avvisare i fedeli del pericolo. Però, non hanno fatto mai che lammentare il furto. Beh, se la Chiesa è rubata, anche Cristo è rubato. Difficile capire l'atteggiamento della gerarchia conciliare...

Anonimo ha detto...

"Finora l'infallibilità è stata applicata una sola volta: per l'Assunzione di Maria"!!!!
Mi scusi ma la sua affermazione è quantomeno sconcertante. E se per "....applicata una sola volta" intende nel secolo scorso, beh non è corretto comunque. Infatti infallibile ha voluto essere Giovanni Paolo II a proposito del sacerdozio alle donne.....e mi sa mi sa che rasenta l'infallibilità Paolo VI nella "Sacerdotalis celibatus". E chissà, con un pochino di pazienza ne scopriamo altri di casi.

mic ha detto...

Il testo dei tre vescovi è molto chiaro e circostanziato e contiene una importante sintesi degli insegnamenti fondamentali e del loro senso profondo, pubblicamente e universalmente (come si addice a "La Catholica") riaffermati e consegnati ai fedeli.

Anonimo ha detto...

commento 21,29 di 1+1=2.
San Pietro non era infallibile? E con lui i suoi successori? secondo lei dunque solo dal CVI sorge l'infallibilità? Ha letto il link sulla cattedra di Pietro? Devo constatare che la sua religione non è la mia, che si rifà a Cristo.

mic ha detto...

"Sì" e "No" per me pari sono. A Firenze AL funziona così

http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/2017/01/19/si-o-no-per-me-pari-sono-a-firenze-amoris-laetitia-funziona-cosi/

Anonimo ha detto...

L'idea è distruggere il papato infallibile con documenti non solo eretici ma anche pieni di sciocchezze, errori e assurdità.

Luisa ha detto...

Riprendo dal link qui sopra, questo passaggio dell`articolo di Magister, e così mons. Betori affiderà l`esegesi del paragrafo 8 dell`AL:

"A monsignor Basilio Petrà, presidente dei teologi moralisti italiani, cioè a uno dei più accesi sostenitori del via libera alla comunione ai divorziati risposati.

In un ampio commento dell'esortazione sinodale pubblicato lo scorso aprile sulla rivista "Il Regno", Petrà ha addirittura escluso come "non necessario" l'affidarsi al sacerdote e al foro interno sacramentale, cioè alla confessione, per "discernere" se un divorziato risposato può fare la comunione."


Che si vergogni mons. Betori, un altro vassallo della corte bergogliana che non solo obbedisce alle direttive ma adotta gli stessi subdoli metodi del papa.

1+1=chiedo scusa ha detto...

Sono ore molto tristi… la faccenda del 1+1=2 era una battuta, mal riuscita.
La neve ammanta di bianco e copre quel che crolla scosso dal terremoto.
C’è chi sperimenta sulla pelle e non solo nello spirito l’essere nella prova.
In presepi senza più capanna, il bue e l’asino non hanno culle da scaldare e gelano loro stessi.
Il dogma non è un orpello decorativo, ma rappresenta la fondazione e l’architrave.
Chi ha il potere di confermare nella fede ha il dovere e la responsabilità della chiarezza.
L’infallibilità impegna prima di tutto il ruolo e poi l’esercizio di quel ruolo.
E’ un edificio sacro con un volto affacciato sul tempo e volumi interni pieni d’eterno.
San Pietro è infallibile come martire della fede: quando invece cercava di barcamenarsi ha inanellato figuracce in serie. Perciò bisogna essere umili e non pretendere obbedienza qualunque cosa si dica e comunque la si dica...
E’ triste vedere sepolto quel ruolo sotto tormente di prassi e slavine di mondo.
La misericordia scava pietosa con le squadre di soccorso cercando segni di vita spirituale.
Ormai lì è crollata anche la facciata, non solo tutto quel che c’era dietro, presso l’altare…

Franco ha detto...

Quindi secondo mons. Petrà Enrico VIII avrebbe potuto decidere da solo, in foro interno,
di poter lasciare la regina Caterina d'Aragona e mettersi legittimamente con Anna Bolena? Dunque la colpa dello scisma anglicano andrebbe attribuito ai legalisti vaticani, per i quali ora bisogna pronunciare il "mea culpa"?

Rr ha detto...

Exactly, Franco, e naturalmente anche S. Giovanni Battista perse la testa, perché se l'era andata a cercare, accusando Erode ed Erodiade di adulterio.
So, my fault, my fault, my biggest fault, His Majesty !
Mi auguro che S. Thomas More, S. John Fiaher e tutti i martiri inglesi, irlandesi, gallesi, scozzesi, appaiano di notte a tutti questi prelati venduti, come Banquo appariva a Macbeth ! Ed anche Zio Billy, che dovette nascondere la sua cattolicità per non rischiare la testa, ma fortunatamente cosi abbiamo i suoi drammi e sonetti.

Anonimo ha detto...

Franco, è esattamente quello che sta dicendo la chiesa conciliare.
E poi, scusi. non c'è stato nessuno scisma,che diamine ! la vera chiesa sussiste nella cattolica, ma non è la Cattolica, o no? così gli anglicani, nel minestrone sincretista che si sta rimestando in questi funestissimi giorni di "preghiere" per l'unità dei cristiani, portano semplicemente agli altri quel pezzetto di verità che possiedono e così tutti gli altri, ciascuno per quel che ne ha nessuno possedendola interamente, la Verità, e tutti in cammino verso il traguardo del pieno compimento ed acquisizione della verità. In barba alla Rivelazione, alla Chiesa e a quanto è sancito nel Credo Niceno-Constantinopolitano.
Tutto ruota attorno a questo.
(maiuscole e minuscole non sono casuali).
Marco P

Anonimo ha detto...

Enrico VIII non aveva nemmeno bisogno di decidere da solo, il matrimonio era veramente illegittimo e celebrato in fretta e furia, ma cmq. non era importante l'annullamento, ma impossessarsi delle enormi, e ribadisco enormi,
ricchezze della CC, così vissero tutti felici e contenti......tranne i morti ammazzati, i remnants e pochi altri, Thomas Becket non può essere dimenticato, anche lui se avesse ascoltato di più il re e non la sua coscienza cui avrebbe brindato Newman piuttosto che al papa.....zio Billy è morto da cattolico, piaccia o no ai proddies "And tomorrow tomorrow and tomorrow creeps in this pretty space 'till the last syllabe of recorded time and all our yesterdays have lighted to fools the way to a dusty death".Grande sempre e che tanti Banquo perseguitino ladies and lords Macbeth.RR shiksa, stai attenta a martedì 24 e acqua in bocca.Anonymous.

Sacerdos quidam ha detto...

Il saggio 'teologico' dell'immorale Fernandez è del 1995: epoca felice, in cui nella Chiesa pre-bergogliana splendeva il sole primaverile del Concilio, sotto la guida sicura e previdente di Giovanni Paolo II e l'attentissima, scrupolosa, infaticabile e diuturna vigilanza - come si può constatare anche in questo caso - del solerte allora Prefetto dell'ex S. Uffizio card. Joseph Ratzinger.

Scusate l'ironia: ma il fatto è che tanti cattolici non si rendono conto di quanti Fernandez girassero perfettamente indisturbati in quell'epoca felice, e quindi oggi si meravigliano di ciò che sta accadendo...

Comunque, per non finir piangendo, vi do una bellissima notizia: è di pochi giorni fa l'annuncio che il famoso 'Circo Barnum' in questo 2017 ha chiuso definitivamente i battenti.
Chissà, la cosa potrebbe essere di buon auspicio anche per il Circo Conciliare.

Sacerdos quidam ha detto...

"la vera chiesa sussiste nella cattolica, ma non è la Cattolica, o no? così gli anglicani ... portano semplicemente agli altri quel pezzetto di verità che possiedono e così tutti gli altri, ciascuno per quel che ne ha nessuno possedendola interamente, la Verità, e tutti in cammino verso il traguardo del pieno compimento ed acquisizione della verità."

Giusto, tutto nasce dal famigerato "subsistit in" inserito nel documento conciliare 'Unitatis redintegratio'.

E a questo proposito, forse non tutti sanno che quell'espressione distruttiva della Fede cattolica fu proposta, durante i Concilio Vaticano II, dai protestanti ivi invitati.
Uno di essi, il 'pastore' Smith (cito a memoria, il cognome potrebbe essere leggermente diverso) delegato dagli altri, contattò un teologo cattolico perito in quell'Assise affinché facesse da tramite con i Padri conciliari, informandolo che l'espressione "la Chiesa di Cristo è la Chiesa Cattolica" presente nel testo del documento da votare in aula conciliare, era assolutamente inaccettabile per il mondo protestante.
E propose di sostituirla con la seguente: "la Chiesa di Cristo sussiste nella Chiesa Cattolica".
Il perito era il giovane Joseph Ratzinger, e riferì il tutto al card. Frings di cui era collaboratore.
Frings fece passare la richiesta ai suoi colleghi, ed il testo finale votato in Concilio incluse l'espressione suggerita dai protestanti 'osservatori'.

Questi fatti sono stati riportati anni fa (negli anni '90 mi sembra) dall'abbé Franz Schmidberger, che è stato anche Superiore Generale della FSSPX subito dopo Mons. Lefebvre, il quale andò ad intervistare il 'pastore' Smith, allora ancora in vita, e che gli confermò il tutto .
Cercherò di ritrovare l'articolo del p. Schmidberger, in modo da poter fornire, a chi lo volesse, la fonte precisa e notizie più ampie.

Rr ha detto...

Alla fine delgli anni 50 il mondo protestante, cioè l'America ed il Regno unito trionfavano sul mondo occidentale. Avevano vinto la guerra, sconfitto il Male assoluto, Dio era con loro ("God with us", del resto sul dollaro non c'e scritto in "In God we trust" ?). Male assoluto rappresentato da un piccolo caporale bavarese, cattolico di nascita e cultura, il cui libro-manifesto era stato scritto a 4mani con un prete cattolico.
E l'altro grande vincitore era l'URSS, allora rappresentata dal compagno contadino bonaccione Krusciov. E tra contadini ci si intendeva no, due bonaccioni, un bergamasco socialisteggiante e verosimilmente massone ed un ucraino sicuramente comunista( e forse massone ?). Cosa poteva mai andare storto ?
Bisognava quindi riformare la Chiesa, seppur dopo quasi 500 anni. Ma non era troppo tardi.
E lo hanno fatto. Grazie ad un altro, probabilmemte massone, sicuramente liberalsocialista, forse ricattato da Mosca, ambiguo ed irresoluto quanto un Amleto al cubo.
La nostra Chiesa e le nostre società sono diventate sempre più protestanti, sempre più anglosassoni. Nel male, mai nel bene.
Perché c'è del buono anche li, solo non è quello che hanno voluto imporci.

No wonder, quindi.

Filippo ha detto...

https://www.google.it/amp/s/vox-nova.com/2015/01/16/a-question-on-divorce-and-excommunication/amp/?client=ms-android-huawei


Il Terzo Concilio Plenario di Baltimora decretò, con l'approvazione papale, la scomunica latae sententiae per quei cattolici statunitensi che, divorziati civilmente, attentavano a un nuovo matrimonio. Il decreto venne revocato da Montini nel 1977.

Anonimo ha detto...

"Reiterati e paranoici appelli pubblici del fratello maggiore della parabola (cioè gli oppositori di Francesco): "Padre, non accogliere il figliol prodigo (ossia i divorziati risposati)". Oggi come 2mila anni fa".

Il solito Vatilecchista in questione si ostina a non capire alcune cose:

- non è una guerra tra santi e peccatori: siamo tutti peccatori
- non si desidera la condanna di nessuno
- il giudizio definitivo spetta a Dio e che non necessariamente chi è divorziato risposato sarà condannato. Tanto più se avrà nella sua coscienza fatto i conti con Dio senza pretendere di forzare la legge della Chiesa.

Mentre invece desideriamo:

-mantenere il matrimonio indissolubile sempre;
-legare l'indissolubilità del matrimonio non solo alla legge di per sé ma alla legge d'amore voluta da Cristo. Sempre, a costo anche di resistenze eroiche perché la meta resta la santità e la santità si conquista con la pratica eroica delle virtù cristiane. Anche quando l'altra metà abbandona amore, speranza e sacramento;
- salvare anche i sacramenti della confessione e dell'eucaristia nella loro integrità affinché siano conferiti secondo la legge di Dio e le regole fissate da sempre dalla Chiesa e non secondo l'arbitrio di chicchessia. Cioè non in uno stato che contraddice la possibilità dell'incontro con Cristo. Ricordando anche che i sacramenti possono essere molto pericolosi per chi li usa male.
- La legge, anche cristiana, è pedagogica. Le eccezioni in questo caso non la rinforzano ma la indeboliscono;
- Nel momento stesso in cui si discute di queste cose, cioè di queste eccezioni, le coppie in crisi barcollano ancora di più;
- Salvare la legge morale e la sua oggettività perché senza di essa e la sua oggettività, dramma del nostro secolo, la società e le anime sprofondano nel caos.
(Piero Mainardi su Fb)

Anonimo ha detto...

«Il matrimonio nasce dalla contestuale presenza dei due diversi mondi che lungo un progetto unitario uniscono le loro storie personali, anche sessuali, necessarie l’una all’altra per completarsi. Tanto più se ci sono figli, che senza ombra di dubbio hanno bisogno di una madre e di un padre, di due polarità ben precise, anche sessualmente definite. Secondo natura».
psichiatra Eugenio Borgna
http://www.uccronline.it/2017/01/13/oxford-affonda-lomogenitorialita-padre-indispensabile-quanto-la-madre/

Alleluja ! Coraggio padri , riprendetevi il ruolo che Dio vi ha assegnato , quello di pater familias di felice memoria .