Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

sabato 14 gennaio 2017

Elisabetta Frezza risponde ad un lettore e approfondisce l'aspetto dell'apertura al genderismo di AL

Il bello del dibattito, quando è serio e sereno, è che offre la possibilità di approfondire sempre ulteriormente. E dunque ringrazio il lettore per il suo intervento ed Elisabetta Frezza che, scorrendo i commenti, ha visto che ce n'è uno in particolare che a suo giudizio merita un approfondimento, che non era possibile fare nello spazio dell'intervista pubblicata qui. Per cui l'Autrice ci invia questo suo scritto che costituisce una risposta articolata, che pubblichiamo di seguito. E' utile estrarre il tutto dal dibattito per dare all'approfondimento il risalto che merita e anche per rinnovare l'attenzione sull'intera problematica affrontata, da noi condivisa. Ovviamente lo scritto è preceduto dall'intervento che l'ha promosso.

@ L'art. 286 di AL apre al genderismo? Sembra di sì
Sembra di sì, ha ragione la signora Frezza, nella sua chiara e coraggiosa intervista. Forse è eccessivo dire che il Papa sposa il genderismo "senza veli in tutti i suoi topoi". Però la sostanza non cambia di molto. Vediamo in sintesi cosa ha detto. 
Il Papa sta parlando dell'educazione sessuale. Dopo averne criticato certe forme non buone, conclude tuttavia con una frase come questa: "Solo abbandonando la paura verso la differenza si può giungere a liberarsi dall'immanenza del proprio essere e dal fascino per se stessi. L'educazione sessuale deve aiutare ad accettare il proprio corpo, in modo che la persona non pretenda di cancellare la differenza sessuale perché non sa più confrontarsi con essa" (n. 285). Che cosa voglia dire qui il Papa io personalmente non l'ho capito.
Subito dopo, n. 286, si esprime in modo ambiguo su quella che oggi si chiama identità sessuale. "Non si può nemmeno ignorare che nella configurazione del proprio modo di essere, femminile o maschile, non confluiscono solamente fattori biologici o genetici, ma anche molteplici elementi relativi al temperamento, alla storia familiare, alla cultura, alle esperienze vissute, alla formazione ricevute, alle influenze di amici, familiari e persone ammirate, e ad altre circostanze concrete che esigono uno sforzo di adattamento. E' vero che non possiamo separare ciò che è maschile e femminile dall'opera creata da Dio, che è anteriore a tutte le nostre decisioni ed esperienze e dove ci sono elementi biologici che è impossibile ignorare. Però è anche vero che il maschile e il femminile non sono qualcosa di rigido". E come esempio, porta quello del marito che può aiutare la moglie ad educare i figli, in alcuni aspetti, o a fare i lavori domestici senza perdere in dignità, dice lui...
L'affermazione grave mi sembra questa: "il maschile e il femminile [biologici] non sono qualcosa di rigido". Possono allora diventare e l a s t i c i nella "c o n f i g u r a z i o n e del loro modo di essere, nella quale operano molteplici varianti: temperamento, storia familiare, cultura, esperienze etc. Dire che il maschile e il femminile non sono qualcosa di "rigido" perché possono esser "configurati" secondo l'influenza di molteplici fattori creati dai rapporti con gli altri, insomma dalla società, questo sembra proprio un tendere la mano alla teoria del gender, a quello che e' il suo errato principio base: la sessualità non è nella natura, è una costruzione ("configurazione") sociale. PP
Gentile lettore,
la mia in effetti poteva sembrare una esagerazione, o una provocazione. Ma purtroppo credo proprio non sia  così.
Se uno ha lo stomaco per leggersela tutta, l'AL, si accorge che è nel suo complesso un marchingegno escogitato per scardinare la dottrina cristiana, e con essa la morale e i sacramenti. Vuole essere la nuova Costituzione etica del post-cattolicesimo, deputata a rimodellare la morale cattolica secondo gli standard contemporanei e a fornire il marchio di qualità "cattolica" al sistema ideologico voluto dai poteri forti e fa, a quel sistema, da volano universale.
L'esortazione è infatti intervenuta a esortarci non già a perseguire ciò che è vero e bene per tutti, a costo del sacrificio dovuto per ogni conquista, ma soltanto a prendere atto di quanto il mondo ci offre in tutta la sua colorita varietà. Utilizzando strategicamente una forma dimessa e sciatta, un periodare confuso, pseudo-ragionamenti ambigui e messaggi ambivalenti, un proliferare incontrollato di disarmanti banalità da psicologia spicciola e moraleggiante, la AL nulla dice contro l'ideologia agnostica e libertaria che ha sacrificato la ragione all'utopia demolendo gli architravi del vivere comune. Convalida invece, in via ufficiale, tutte le aberrazioni che stanno stritolando la morale. E le benedice.
L'adeguamento incondizionato ai dogmi del mondo post-cristiano passa - anche qui - attraverso il gioco di prestigio delle parole cave e delle formule truccate, cui la chiesa (ex) mater et magistra si adegua per irretire le coscienze e assuefarle a ogni degenerazione abbracciata spensieratamente dalla pseudo-civiltà dei diritti di tutti e dei doveri di nessuno. E così demolire senza troppo sforzo un ethos millenario.
Nella parte della A.L. dedicata alla educazione, dopo una esposizione di rudimenti di pedagogia da rotocalco, è pronunciato un nuovo fatidico “sì” della chiesa in (libera) uscita: il “Sì all’educazione sessuale”. Papale papale, così si intitola un paragrafo nel capitolo dedicato al “Rafforzare l’educazione dei figli”. Dove si insegna agli educatori a educare al comandamento nuovo dell'amore inteso come eros.
Non solo. Il gender è spiegato in sintesi mirabile nel numero 286. E non per rifuggirlo bensì, incredibilmente, per promuoverlo.
Incistato nella esortazione si scova dunque un vero e proprio lasciapassare per il genere e l'educazione corrispondente, pienamente coerente col piano regolatore omosessualista e – per relationem – antinatalista globale (l’enciclica dedicata allo sviluppo sostenibile, la Laudato Sì, completa il quadro di riferimento).

E nemmeno si tratta di generica apertura. Si tratta di un programma esplicito e impositivo. Perciò parlavo dei tòpoi della propaganda. La propaganda è infatti per sua natura insinuante e suggestiva.
C’è l’inchino deferente alla psicologia militante (“i contributi preziosi della psicologia e delle scienze dell’educazione”, “tenuto conto del progresso della psicologia, della pedagogia e della didattica”), ai cui “esperti” titolati, formati alla scuola del progressismo di avanguardia, la chiesa consegna i suoi figli; sullo sfondo, aleggia l’icona del DSM 5, bibbia della psichiatria mondiale, che consacra l’omosessualità come normale orientamento sessuale e apre la stessa finestra sulla pedofilia. C’è il regolamento del gioco del rispetto, veicolo principe dell’indifferentismo sessuale a uso scolastico. C’è la lotta agli stereotipi di genere, parola d’ordine universale, esemplificata nella casistica luogocomunista per cui, se il maschio non deve sentirsi sminuito a spazzare il pavimento e di mestiere può fare il ballerino, la femmina non deve trovare ostacoli alla carriera aeronautica per retaggi culturali che la vorrebbero imprigionata nella camicia di forza dei ruoli materni e famigliari. C’è il gender fluid, perché, se il femminile e il maschile “non sono qualcosa di rigido”, per il principio di non contraddizione non ancora ufficialmente abrogato, vuol dire che sono qualcosa di flessibile.

Il repertorio promozionale della nuova etica universale, confezionata dall’uomo autodeterminato per sostituire la legge naturale e reinventarsi a immagine e somiglianza di se stesso, è squadernato alla luce del sole nel testo della nuova esortazione apostolica affinché il piano di distruzione della famiglia (e non solo di quella) sia davvero completo. Un documento magisteriale che si fa specchio fedele - qua e là mistificato da digressioni strategiche stranianti - del programma imposto dalla propaganda mondialista.

Ecco, alla luce di tutto ciò, io penso che, se un documento così ponderoso è fatto da tante mani, per questa parte la mano che lo ha steso è talmente informata dei dettami omosessualisti e li squaderna in modo tanto impudico, che non pare nemmeno quella di un Kasper (che si è impegnato magari con profitto sul fronte della profanazione del sacramento della Eucarestia), ma quella di un vero esperto sul campo, tipo un monsignor Ricca o altri colleghi cultori della materia...
Elisabetta Frezza

8 commenti:

irina ha detto...

@...i dettami omosessualisti

Oltre la gnosi e l'esoterismo in particolare massonico, un approfondimento serio meriterebbe la figura e la produzione Wilhelm Reich e la sua ricezione all'interno anche solo della chiesa 2.0.

Anonimo ha detto...

Se c'è una cosa che caratterizza fin dagli inizi l'amministrazione Bergoglio è proprio la totale omologazione con i Poteri del Mondo e con le loro direttive. Anzi, si direbbe che il compito che le è stato assegnato sia proprio quello di conformare la Chiesa Cattolica al Mondo. Visto che quella "gender" è una delle loro attuali ossessive campagne è logico che la zelante amministrazione bergogliana ottemperi fedelmente a quanto sopra. La stessa cosa, a ulteriore esempio, vale per la campagna immigrazionista. Ovviamente i suddetti Poteri con annessa stampa globale ricambiano a piene mani.
Miles

Anonimo ha detto...

http://m.ilgiornale.it/news/2017/01/14/il-chirurgo-silvana-de-mari-curo-gli-omossessuali-da-40-anni-la-loro-c/1351450/

Anonimo ha detto...

https://giulianoguzzo.com/2017/01/14/donne-che-si-possono-non-rispettare/

Anonimo ha detto...

https://www.left.it/2017/01/13/orban-lancia-la-caccia-alle-streghe-contro-le-ong-finanziate-dagli-stranieri-leggi-soros/

Japhet ha detto...

Il Dottor Stranamore in Vaticano
di Aldo Maria Valli
"Ora, gli organismi vaticani sono ovviamente liberi di organizzare i simposi che vogliono e di invitare chi vogliono, ma è difficile non porsi una domanda: con tutti gli scienziati che esistono, è proprio il caso di offrire una tribuna a uno come Ehrlich, che non solo si è fatto paladino dell’aborto di massa ma ha sbagliato completamente le sue catastrofiche previsioni? Che cosa può avere da insegnare questo Dottor Stranamore secondo il quale entro l’anno duemila l’Inghilterra avrebbe praticamente cessato di esistere, a meno di non intervenire con massicce politiche a base di aborto e sterilizzazione di massa"?
http://www.aldomariavalli.it/2017/01/14/il-dottor-stranamore-in-vaticano/

Epiphanio ha detto...

Di fatto Bergoglio è coerente con il suo pensiero, o al meno con la sua idea di realtà. In EG 115 corrobora la spiegazione della dott.ssa Frezza:

"Ciò si deve al fatto che la persona umana, « di natura sua ha assolutamente bisogno d’una vita sociale » (Conc.Vat.II, GS 36) ed è sempre riferita alla società, dove vive un modo concreto di rapportarsi alla realtà. L’essere umano è sempre culturalmente situato: « natura e cultura sono quanto mai strettamente connesse ».(Conc.Vat.II, GS 53) La grazia suppone la cultura, e il dono di Dio si incarna nella cultura di chi lo riceve."

Volevo richiamare l'affermazione del Papa sulla "identità" tra natura e cultura, per cui questa natura è soggetto della grazia. Si noti che il principio "la natura suppone la grazia" viene mantenuto nominalmente, ma il concetto di natura è già cambiato. Non è quindi qualcosa di fisso, come la differenza maschile-femminile, ma qualcosa dinamico, che si configura secondo i movimenti della cultura del momento presente.
E' così che la grazia può risiedere nella copia di adulteri o nei semplici conviventi fornicari. Il maschile e il femminile, quindi, non sarebbero al momento presente della cultura dell'uomo moderno che due concetti commutabili o interpretabili a seconda dei cambi sociali. Comunque, per il Papa è in questa cultura/natura dove s'incarna il dono di Dio. Ma in questo caso non sarebbe un dono dall'esterno, ma una necessità interna. Allora il concetto di grazia, di cui parla in AL è pure cambiato.

Epiphanio ha detto...

Mi correggo: "la grazia suppone la natura".