Tentare il bilancio di un’esperienza spirituale così intensa come il Pellegrinaggio del Populus Summorum Pontificum è un’impresa ardita. Le grazie e le benedizioni che il Signore ci elargisce per l’intercessione di Maria Santissima e dei suoi Santi, come San Filippo Neri (patrono del pellegrinaggio), non si misurano in termini numerici, in base ai fedeli presenti, alla lunghezza delle processioni, alla potenza dei canti. Ma quando un pellegrinaggio è segnato da una partecipazione così viva ed attiva di pellegrini provenienti davvero da tutta la cattolicità, è difficile sottrarsi alla tentazione di far leva anche sul successo esteriore; e se poi si è avuta la ventura di concorrere all’organizzazione, come ha potuto fare il CNSP, si rischia di compiacersi con se stessi di un risultato che è solo un dono della Provvidenza.
In rete sono già apparsi diversi commenti, e i vari eventi sono stati illustrati, spesso in tempo reale, con l’ausilio delle immagini, da chi ha avuto la grazia di parteciparvi: per cui è forse superfluo ripetere che tutti gli appuntamenti, a Roma e a Norcia, hanno visto una corale e massiccia presenza dei fedeli. Non basta mai, invece, ricordare con commozione la sincera pietà, il fervore e il profondo coinvolgimento spirituale con cui tutti hanno partecipato, davvero attivamente, alle celebrazioni liturgiche. Lo ha notato anche padre Cassian Folsom al termine della S. Messa di domenica a Norcia: non è frequente sentire la chiesa vibrare dei canti e delle risposte dei fedeli, e percepire così quasi concretamente l’intensità della loro preghiera, come è accaduto in occasione della festa di Cristo Re.
Poiché la cronaca vera e propria del Pellegrinaggio 2014 è già comparsa in rete in questi giorni, vorremmo ora concentrarci solo su alcuni aspetti che ci sembrano particolarmente significativi.
La prima considerazione da fare è che con questo suo terzo Pellegrinaggio internazionale il Populus Summorum Pontificum, una vera famiglia di “normali” sacerdoti e di “normali” laici, ha dimostrato di essere una realtà ormai più che consolidata, diffusa ovunque, che sa attraversare senza scoraggiarsi le difficoltà dei tempi correnti, ben risoluta ad affrontare ogni avversità e ogni turbamento: è consolante osservare quale forza spirituale riesca a dare la S. Messa tradizionale, e come davvero essa rappresenti il principale baluardo dell’intangibilità della dottrina. È questa la vera pace in cui vive la liturgia tradizionale: una pace che non riesce ad essere scalfita da nessuna contrarietà e da nessuna opposizione, per quanto efficaci esse possano apparire.
Un altro aspetto che ha colpito, nel pellegrinaggio di quest’anno, è stata la massiccia, probabilmente maggioritaria presenza di giovani. Anche il particolare coinvolgimento della Federazione Juventutem, che ha celebrato proprio al pellegrinaggio il suo decennale, ha confermato con particolare evidenza che la liturgia “antica” è cosa per giovani. Giovani assolutamente normali, semplici, vorremmo dire ordinari: vedendo i quali proprio non si può pensare che si siano sobbarcati il disagio – e il costo – di un viaggio talora addirittura transoceanico solo per inseguire una moda passeggera.
Accanto ai giovani c’erano le famiglie: anch’esse famiglie normali, semplici, ordinarie. Quelle di cui forse non si è occupato il recente sinodo, la cui bellezza è trascurata e che non fanno notizia, ma sulle quali poggia ancora la trasmissione della fede, e che – come ha dichiarato recentemente il Card. Burke – trovano nella liturgia tradizionale un insostituibile alimento spirituale per affrontare e superare le difficoltà e i problemi della vita famigliare.
Questa terza edizione del Pellegrinaggio, poi, è stata connotata più delle precedenti dalla massiccia partecipazione di fedeli provenienti da tutto il mondo: si è trattato davvero di un pellegrinaggio internazionale, animato in primo luogo dai fedeli nordamericani, che si sono stretti con grande affetto attorno al Cardinal Raymond Leo Burke; ma anche da tanti fedeli sudamericani, specialmente brasiliani, e, fra gli europei, da nutriti gruppi di ungheresi, polacchi, francesi, tedeschi.
Questa concreta ed esemplare manifestazione di vera universalità, che è così connaturata alla perenne liturgia tradizionale, è un prezioso dono anche per i fedeli italiani, che potranno e dovranno derivarne un rinnovato incitamento alla presenza attiva e visibile nelle loro realtà parrocchiali e diocesane, e ne saranno certo stimolati a partecipare ancor più numerosi al prossimo pellegrinaggio (già fissato dal 22 al 25 ottobre 2015), specie come Coetus Fidelium, e non solo come singoli fedeli. In questa prospettiva, si sono segnalati, quest’anno, soprattutto i Coetus della Puglia, che si sono riuniti per raggiungere tutti insieme Roma e Norcia con una rappresentanza di decine di fedeli. Sempre fattivamente presente il Coetus di Castel San Giovanni (diocesi di Piacenza), uno dei pochi Coetus italiani che è sorto e vive interamente in ambito parrocchiale, dimostrando, così, che è possibile, nonostante tutto, realizzare uno degli obiettivi del Motu Proprio: portare la S. Messa tradizionale in ogni parrocchia.
Rispetto all’anno scorso, era sensibilmente accresciuta pure la presenza dei sacerdoti e dei religiosi, anch’essi provenienti da diverse parti del mondo. Se ci ha dato gioia incontrare alcune Suore Francescane dell’Immacolata, ci ha però addolorato non poter vedere nemmeno quest’anno fra il clero i Frati Francescani dell’Immacolata, ai quali tutti i pellegrini si sentono particolarmente vicini.
Il CNSP ha avuto anche quest’anno il privilegio di collaborare con il CISP nell’organizzazione del pellegrinaggio, assumendo la cura dell’Adorazione Eucaristica, presieduta da don Marino Neri, che ha preceduto la processione e il Pontificale di sabato 25 ottobre: ci sia permesso, quindi, ringraziare di cuore i tanti ministranti che, aderendo al nostro invito, e provenendo da varie parti d’Italia, hanno offerto il loro prezioso servizio nella basilica di S. Lorenzo in Damaso e per le vie di Roma. Tutti i pellegrini, poi, devono indirizzare un ringraziamento particolarmente vivo, fra tutti gli organizzatori, a Guillaume Ferluc, infaticabile Segretario Generale del CISP, senza il cui costante impegno né questa, né le precedenti edizioni del pellegrinaggio avrebbero potuto tenersi.
Non si possono chiudere queste note senza ricordare le parole di fede indirizzate ai pellegrini da Mons. Pozzo, dal Card. Pell (purtroppo colpito da un attacco influenzale, sicché la sua omelia è stata letta da don Mark Whitoos, che ha celebrato in sua sostituzione la S. Messa), dal Card. Burke e, a Norcia, dal Card. Brandmüller, che ha anche impartito la benedizione papale. Soprattutto, non si può non ricordare la commozione con cui è stata accolta la lettura della lettera indirizzata al Delegato Generale del CISP, Giuseppe Capoccia, da Benedetto XVI, per dire la Sua vicinanza spirituale ai pellegrini ed ai “grandi cardinali” che appoggiano e celebrano il rito antico. Ed è ancora con le parole che Benedetto XVI, il Papa del Motu Proprio, ebbe a dire proprio in occasione della Sua elezione, che il CNSP vuole suggellare le sue riflessioni sul Pellegrinaggio 2014 del Populus Summorum Pontificum: “nella gioia del Signore risorto, fiduciosi nel suo aiuto permanente, andiamo avanti. Il Signore ci aiuterà e Maria sua Santissima Madre starà dalla nostra parte”.
5 commenti:
Sarà colpa del diluvio che si sta abbattendo su Milano e che induce a pensieri tempestosi e, comunque, lungi da me dal non voler apprezzare (anche solo involontariamente, implicitamente e indirettamente) il sapore agiografico e zuccheroso (gli aggettivi sono neutri e avaloriali) degli ultimi post (Mic,: a mia discolpa, mi appello al de gustibus...), mi si consenta - quale OT -, qualche notizia dal fronte (cioè là dove si combatte):
Milano: la Curia compie una precipitosa e poco coraggiosa (è una litote) marcia indietro: dopo aver chiesto informazioni alla rete dei docenti di religione riguardo alle scuole ove viene introdotta la propaganda omosessualista, ritira la richiesta e si profonde in scuse non proprio dignitose (altra litote). Giuliano Ferrara, in prima pagina sul Foglio di oggi, si inquieta un pochino (ancora una litote) e titola: "Non ci scusiamo. Vogliamo sapere. E nell'articolo invita tutti a inviare alla Curia (irc@diocesi.milano.it) una email dal semplice contenuto: "Noi non ci scusiamo. Vogliamo sapere". Io l'ho fatto. Certo che se la difesa della la Dottrina e del buon senso chestertoniano la lasciamo a un teocon, occidentalista e "ateo devoto", siamo proprio messi male.
Radio Maria: dopo Gnocchi, Palmaro, de Mattei, Socci, ora la feroce epurazione fanzaghesca colpisce anche Gianpaolo Barra, direttore de "Il Timone". Giornalista piissimo, prudentissimo, ortodossissimo (nel senso "loro"), conciliatorissimo, vagamente (oh, molto, molto, molto vagamente, conservatore), capofila di quel papismo "a prescindere" così teoreticamente pittoresco. La sua colpa: a un evento del "Il Timone" ha premiato Socci. Si noti: l'evento, tenutosi il 27 settembre, era stato organizzato, così come la premiazione, ben prima dell'uscita del libro Non è Francesco di Socci. Ma l'ira di Fanzaga è come alcune leggi italiane: retroattiva, in spregio a ogni diritto.
Fra un po', rimarrà solo nella conduzione della Radia, e dovrà invitare Bianchi e Mancuso. Come in un quadro di Goya, la Rivoluzione, anche quella ecclesiale, si autodivora.
Fine dell'OT, di cui mi scuso ancora e al quale nessuno voglia attribuire un significato polemico. Ed ora torniamo pure a parlare di musica sacra, del III Pellegrinaggio Internazionale del Populus Summorum Pontificum e delle così epocali riflessioni del CNSP, organizzazione così fondamentale, decisiva ed efficace nella difesa della Dottrina e della Liturgia (e questa non è una litote, è un'antifrasi).
sapore agiografico e zuccheroso
Sul de gustibus, e relativa libertà non discuto, ma credo che la realtà non sia fatta solo di cose negative anche se ultimamente rischiano di sommergerci. E' normale dunque aggrapparsi a quelle positive che ci sono e vanno valorizzate e riaffermate.
Anch'io ho le mie riserve, più volte espresse su un certo contesto (e su diversi altri); ma ciò non toglie che il mio intento è quello di cercar di rimuovere ogni paletto in vista di un obiettivo comune così serio come si sta rivelando la riaffermazione e la difesa della nostra fede genuinamente cattolica.
Ti ringrazio per la segnalazione. Ho velocemente messo insieme l'articolo e spero che la curia milanese sia sommersa di messaggio di protesta. Anche se certe dure cervici forse solo il Signore riuscirà a smuoverle.
Ma almeno che sappiano che c'è chi (e forse più di quanti non pensino) li guarda con occhi di fede e li disapprova con tutta l'anima.
Cara Mic
grazie ancora per aver ripreso il mio post. E scusa ancora per il tono forse eccessivamente polemico (ma non voleva esserlo, solo ironico) del mio messaggio.
Forse sono un po' meteoropatico....
Grazie a te Silente. Sia la polemica che il dissenso possono sempre trovar spazio quando poi alla fine ci si intende.
In ogni caso capita a tutti che certe sottolineature non coincidano col pensiero dominante del momento. C'è sempre bisogno di ricalibrasi. ;)
La cattedrale di Washington è stata chiusa ai fedeli per permettere a centinaia di musulmani di pregare a porte chiuse. Solo una associazione evangelica ha protestato per la profanazione.
http://www.washingtonpost.com/local/2014/11/14/40c49d06-6c41-11e4-a31c-77759fc1eacc_story.html
Non c'è da meravigliarsi che a milioni i cattolici passino agli evangelici:
http://www.ilfoglio.it/articoli/v/122888/blog/io-chiesa-tu-setta-ma-in-sudamerica-il-25-per-cento-dei-cattolici-se-ne-va.htm
Antonio
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