Inattese e inusuali affermazioni del card. Sarah, prefetto della congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, pubblicate da L'Osservatore Romano del 12 giugno 2015. Egli esprime il sensus fidei cattolico, mostra di riconoscere alcuni 'bachi' e qualche aspetto della 'diminutio' operata dalla manipolazione del Rito e dalla impropria creatività che essa consente; ma non le cause che ne sono alla radice. Molte sue affermazioni tuttavia - da sempre presenti nelle nostre riflessioni e dunque le confermano - vanno contro-corrente e sono importanti per recuperare l'autentico spirito della liturgia che, peraltro, il Rito riformato di fatto non favorisce.
Cinquant’anni dopo la sua promulgazione da parte di Papa Paolo VI, si leggerà, infine, la costituzione del concilio Vaticano II sulla sacra liturgia? La "Sacrosanctum concilium" non è di fatto un semplice catalogo di “ricette” di riforme, ma una vera e propria "magna charta" di ogni azione liturgica. [Vedi nota 1) e inoltre tra le pagine fisse del blog]
Il concilio ecumenico ci dà in essa una magistrale lezione di metodo. In effetti, lungi dall’accontentarsi di un approccio disciplinare ed esteriore alla liturgia, il concilio vuole farci contemplare ciò che è nella sua essenza. La pratica della Chiesa deriva sempre da quello che riceve e contempla nella rivelazione. La pastorale non si può disconnettere dalla dottrina.
Nella Chiesa "ciò che proviene dall’azione è ordinato alla contemplazione" (cfr. n. 2). La costituzione conciliare ci invita a riscoprire l’origine trinitaria dell’opera liturgica. In effetti, il concilio stabilisce una continuità tra la missione di Cristo Redentore e la missione liturgica della Chiesa. "Come il Cristo fu inviato dal Padre, così anch’egli ha inviato gli apostoli" affinché "mediante il sacrificio e i sacramenti attorno ai quali gravita tutta la vita liturgica" attuino "l’opera di salvezza " (n. 6).
Attuare la liturgia non è dunque altro che attuare l’opera di Cristo. La liturgia è nella sua essenza "actio Christi": l’"opera della redenzione umana e della perfetta glorificazione di Dio" (n. 5). È Lui il grande sacerdote, il vero soggetto, il vero attore della liturgia (cfr. n. 7). Se questo principio vitale non viene accolto nella fede, si rischia di fare della liturgia un’opera umana, un’autocelebrazione della comunità.
Al contrario, l’opera propria della Chiesa consiste nell’entrare nell’azione di Cristo, nell’iscriversi in quell’opera di cui egli ha ricevuto dal Padre la missione. Dunque "ci fu data la pienezza del culto divino ", perché "la sua umanità, nell’unità della persona del Verbo, fu strumento della nostra salvezza" (n. 5). La Chiesa, corpo di Cristo, deve quindi divenire a sua volta uno strumento nelle mani del Verbo.
Questo è il significato ultimo del concetto-chiave della costituzione conciliare: la "participatio actuosa" [vedi]. Tale partecipazione consiste per la Chiesa nel diventare strumento di Cristo-sacerdote, al fine di partecipare alla sua missione trinitaria. La Chiesa partecipa attivamente all’opera liturgica di Cristo nella misura in cui ne è lo strumento. In tal senso, parlare di “comunità celebrante” non è privo di ambiguità e richiede vera cautela (cfr. Istruzione "Redemptoris sacramentum", n. 42). La "participatio actuosa" non dovrebbe dunque essere intesa come la necessità di fare qualcosa. Su questo punto l’insegnamento del concilio è stato spesso deformato. Si tratta invece di lasciare che Cristo ci prenda e ci associ al suo sacrificio.
La "participatio" liturgica deve perciò essere intesa come una grazia di Cristo che "associa sempre a sé la Chiesa" ("Sacrosanctum concilium", n. 7). È Lui ad avere l’iniziativa e il primato. La Chiesa "l’invoca come suo Signore e per mezzo di lui rende il culto all’eterno Padre" (n. 7).
Il sacerdote deve dunque diventare questo strumento che lascia trasparire Cristo. Come ha da poco ricordato il nostro Papa Francesco, il celebrante non è il presentatore di uno spettacolo, non deve ricercare la simpatia dell’assemblea ponendosi di fronte a essa come il suo interlocutore principale. Entrare nello spirito del concilio significa al contrario cancellarsi, rinunciare a essere il punto focale.
Contrariamente a quanto è stato a volte sostenuto, è del tutto conforme alla costituzione conciliare, è addirittura opportuno che, durante il rito della penitenza, il canto del Gloria, le orazioni e la preghiera eucaristica, tutti, sacerdote e fedeli, si voltino insieme verso Oriente, per esprimere la loro volontà di partecipare all’opera di culto e di redenzione compiuta da Cristo. Questo modo di fare potrebbe opportunamente essere messo in atto nelle cattedrali dove la vita liturgica deve essere esemplare (cfr. n. 41).
Ben inteso, ci sono altre parti della messa in cui il sacerdote, agendo "in persona Christi Capitis", entra in dialogo nuziale con l’assemblea. Ma questo faccia a faccia non ha altro fine che condurre a un tête-à-tête con Dio che, per mezzo della grazia dello Spirito Santo, diverrà un cuore a cuore. Il concilio propone così altri mezzi per favorire la partecipazione: "le acclamazioni dei fedeli, le risposte, il canto dei salmi, le antifone, i canti, nonché le azioni e i gesti e l’atteggiamento del corpo" (n. 30).
Una lettura troppo rapida, e soprattutto troppo umana, ha portato a concludere che bisognava far sì che i fedeli fossero costantemente occupati. La mentalità occidentale contemporanea, modellata dalla tecnica e affascinata dai media, ha voluto fare della liturgia un’opera di pedagogia efficace e redditizia. In questo spirito, si è cercato di rendere le celebrazioni conviviali. Gli attori liturgici, animati da motivazioni pastorali, cercano a volte di fare opera didattica introducendo nelle celebrazioni elementi profani e spettacolari. Non si vedono forse fiorire testimonianze, messe in scena e applausi? Si crede così di favorire la partecipazione dei fedeli mentre di fatto si riduce la liturgia a un gioco umano.
"Il silenzio non è una virtù, né il rumore un peccato, è vero", dice Thomas Merton, "ma il tumulto, la confusione e il rumore continui nella società moderna o in certe liturgie eucaristiche africane sono l’espressione dell’atmosfera dei suoi peccati più gravi, della sua empietà, della sua disperazione. Un mondo di propaganda, di argomentazioni infinite, di invettive, di critiche, o semplicemente di chiacchiere, è un mondo nel quale la vita non vale la pena di essere vissuta. La messa diviene un baccano confuso; le preghiere un rumore esteriore o interiore" (Thomas Merton, "Le signe de Jonas", Ed. Albin Michel, Paris, 1955, p. 322).
Si corre il rischio reale di non lasciare alcun posto a Dio nelle nostre celebrazioni. Incorriamo nella tentazione degli ebrei nel deserto. Essi cercarono di crearsi un culto alla loro misura e alla loro altezza, e non dimentichiamo che finirono prostrati davanti all’idolo del vitello d’oro.
È tempo di metterci all’ascolto del concilio. La liturgia è "principalmente culto della maestà divina" (n. 33). Ha valore pedagogico nella misura in cui è completamente ordinata alla glorificazione di Dio e al culto divino. La liturgia ci pone realmente alla presenza della trascendenza divina. Partecipazione vera significa rinnovare in noi quello “stupore” che san Giovanni Paolo II teneva in grande considerazione (cfr. "Ecclesia de Eucharistia", n. 6). Questo stupore sacro, questo timore gioioso, richiede il nostro silenzio di fronte alla maestà divina. Si dimentica spesso che il silenzio sacro è uno dei mezzi indicati dal concilio per favorire la partecipazione.
Se la liturgia è opera di Cristo, è necessario che il celebrante vi introduca i propri commenti? Ci si deve ricordare che, quando il messale autorizza un intervento, questo non deve diventare un discorso profano e umano, un commento più o meno sottile sull’attualità, o un saluto mondano alle persone presenti, ma una brevissima esortazione a entrare nel mistero (cfr. Presentazione generale del messale romano, n. 50). Quanto all’omelia, è essa stessa un atto liturgico che ha le sue proprie regole. La "participatio actuosa" all’opera di Cristo presuppone che si lasci il mondo profano per entrare nell’"azione sacra per eccellenza " ("Sacrosanctum concilium", n. 7). Di fatto, "noi pretendiamo, con una certa arroganza, di restare nell’umano per entrare nel divino" (Robert Sarah, "Dieu ou rien", p. 178).
In tal senso, è deplorevole che il sacrario delle nostre chiese non sia un luogo strettamente riservato al culto divino, che vi si penetri in abiti profani, che lo spazio sacro non sia chiaramente delimitato dall’architettura . Poiché, come insegna il concilio, Cristo è presente nella sua parola quando questa viene proclamata, è ugualmente deleterio che i lettori non abbiano un abbigliamento appropriato che mostri che non pronunciano parole umane ma una parola divina.
La liturgia è una realtà fondamentalmente mistica e contemplativa, e di conseguenza fuori dalla portata della nostra azione umana; anche la "participatio" è una grazia di Dio. Pertanto, presuppone da parte nostra un’apertura al mistero celebrato. Così, la costituzione raccomanda la comprensione piena dei riti (cfr. n. 34) e al tempo stesso prescrive "che i fedeli sappiano recitare e cantare insieme, anche in lingua latina, le parti dell’ordinario della messa che spettano ad essi" (n. 54).
In effetti, la comprensione dei riti non è opera della ragione umana lasciata a se stessa, che dovrebbe cogliere tutto, capire tutto, padroneggiare tutto. La comprensione dei riti sacri è quella del "sensus fidei", che esercita la fede vivente attraverso il simbolo e che conosce per sintonia più che per concetto. Questa comprensione presuppone che ci si avvicini al mistero con umiltà.
Ma si avrà il coraggio di seguire il concilio fino a questo punto? Una simile lettura, illuminata dalla fede, è però fondamentale per l’evangelizzazione. In effetti, "a coloro che sono fuori essa mostra la Chiesa, come vessillo innalzato di fronte alle nazioni, sotto il quale i figli di Dio dispersi possano raccogliersi " (n. 2). Essa deve smettere di essere un luogo di disobbedienza alle prescrizioni della Chiesa.
Più specificatamente, non può essere un’occasione di lacerazioni tra cristiani. Le letture dialettiche della "Sacrosanctum concilium", le ermeneutiche di rottura in un senso o nell’altro, non sono il frutto di uno spirito di fede. Il concilio non ha voluto rompere con le forme liturgiche ereditate dalla tradizione, anzi ha voluto approfondirle. La costituzione stabilisce che "le nuove forme scaturiscano organicamente, in qualche maniera, da quelle già esistenti" (n. 23).
In tal senso, è necessario che quanti celebrano secondo l’"usus antiquior" lo facciano senza spirito di opposizione, e dunque nello spirito della "Sacrosanctum concilium". Allo stesso modo, sarebbe sbagliato considerare la forma straordinaria del rito romano come derivante da un’altra teologia che non sia la liturgia riformata. Sarebbe anche auspicabile che s’inserisse come allegato di una prossima edizione del messale il rito della penitenza e l’offertorio dell’"usus antiquior" al fine di sottolineare che le due forme liturgiche s’illuminano a vicenda, in continuità e senza opposizione.
Se vivremo in questo spirito, allora la liturgia smetterà di essere il luogo delle rivalità e delle critiche, per farci infine partecipare attivamente a quella liturgia "che viene celebrata nella santa città di Gerusalemme, verso la quale tendiamo come pellegrini, dove il Cristo siede quale ministro del santuario" (n. 8).
_________________________________
Nota di Chiesa e post-concilio
1. Non possiamo ignorare che alcune pratiche che la Sacrosanctum Concilium non aveva mai contemplato - e che di fatto influiscono sulla lex credendi - furono permesse nella liturgia, come la Messa versus Populum, la Santa Comunione nella mano, l’eliminazione totale del latino e del canto gregoriano in favore della lingua volgare nonché di canti e inni che non lasciano molto spazio per Dio, e l’estensione, al di là di ogni ragionevole limite, della facoltà di concelebrare la Santa Messa.
_________________________________
Nota di Chiesa e post-concilio
1. Non possiamo ignorare che alcune pratiche che la Sacrosanctum Concilium non aveva mai contemplato - e che di fatto influiscono sulla lex credendi - furono permesse nella liturgia, come la Messa versus Populum, la Santa Comunione nella mano, l’eliminazione totale del latino e del canto gregoriano in favore della lingua volgare nonché di canti e inni che non lasciano molto spazio per Dio, e l’estensione, al di là di ogni ragionevole limite, della facoltà di concelebrare la Santa Messa.
Ma, nello stesso tempo le innovazioni sono state permesse dai diversi, 'però', e 'ma anche', che seguono le affermazioni di principio che garantirebbero la 'continuità'.
29 commenti:
Il dramma è che, scientemente, si è lasciato prevalere il "tanto peggio tanto meglio" nel quale i mestatori sguazzano, le chiese si svuotano ed i fedeli diventano prede indifese del mondo. E' sufficiente una sola generazione, che non conservi quello che ha ricevuto, per immiserire chi viene dopo,abbrutire chi segue.Quando poi si son corrotti dall'interno i giovani sacerdoti, mentre fuori le sirene li richiamavano, siamo entrati nella tragedia senza nome, senza soluzione, oltre l'urlo muto. Penitenza. Bisogna fare Penitenza. Solo Gesù, nostro Signore, può cambiarci i cuori ed insegnaci, sempre di nuovo, a pregare.
Grazie al Card. Robert Sarah.
Anche questa e' stata un'altra disubbidienza , una mancanza di riguardo verso Nostro Signore :
http://www.cantualeantonianum.com/2012/11/il-velo-del-calice-e-il-senso-del-sacro.html
Le cardinal Sarah est un brave homme, personne n'en doute, et il a quelques bonnes idées, certainement. Mais par qui a-t-il été nommé ? Par un individu qui faisait danser le tango lors de ses "célébrations eucharistiques" à Buenos Aires et qui n'a pas hésité, devenu évêque de Rome, à aller profaner l'autel de Sainte Marie Majeure en y déposant un ballon de foot devant le tabernacle, sur la pierre des saintes reliques… Bref, un type qui se moque de la Sainte Messe et de la liturgie comme de sa première culotte.
Cela étant, quel sens peut avoir la nomination, par cet énergumène, du cardinal Sarah à la tête de la Congrégation pour le culte divin et la discipline (!) des sacrements ? Celui, purement et simplement, d'un acte administratif. Un poste, désormais aucune importance, était à pourvoir ; on en a profité pour y nommer un brave homme aux allures "conservatrices" qui ne fera de peine à personne, et, même, qui ne fera rien du tout, comme son prédécesseur.
Qui se souvient encore du cardinal espagnol Cañizares, nommé aux mêmes fonctions par Benoît XVI ? Personne ! Absolument personne ! Bilan de Cañizares à la tête de son dicastère ? Zéro ! Triple zéro !
Le “mini-Ratzinger” n'aura même pas eu l'idée, ou le courage, lors d'un congrès liturgique organisé dans son pays, de défendre le "motu proprio" de son patron et de promouvoir la célébration d'une seule Sainte Messe !
On persécute les Franciscains de l'Immaculée, on aide partout à la diffusion des projets ignobles des cardinaux Kasper et Marx, on jette dehors le cardinal Burke et on fait entrer le cardinal Sarah… Ouvrez les yeux, bonnes gens ! Ouvrez-les une dernière fois avant de les fermer pour toujours !
Qui una bella intevista a Mons. Athanasius Schneider
http://www.lafedequotidiana.it/athanasius-schneider-travisati-documenti-del-concilio-vaticano-ii/
Alla luce di quanto dice il Cardinale Sarah. Il nuovo vescovo di Taubate', Wilson Luis A. Filho, ha presi ieri possesso della Diocesi con una messa ritrasmessa in TV e durante la quale ha obbligato i fedeli gia' in ginocchio ad alzarsi in piedi e a ricevere la Comunione in mano. Il comportamento del neo vescovo ha ovviamente scandalizzato molti fedeli.
Vorrei chiedere a Sua Eminenza: oltre che parlare, quando ci si decidera' finalmente ad agire, richiamando formalmente all'ordine certi pastori indegni??? Ah, gia' dimenticavo: questa e' la Chiesa della misericordia. Ma ovviamente a senso unico...
http://fratresinunum.com/2015/06/13/uma-pergunta-ao-novo-bispo-de-taubate-sp/
Non capisco questa mania di voler prendere la comunione in mano e magari riceverla da una o da uno che non ha ricevuto il sacramento dell'Ordine. Perchè l'Ostia dovrebbe passare dalle mie stesse mani non consacrate? Ed è così impellente velocizzare la distribuzione delle Ostie, tanto da chiamare in rinforzo diaconi e suore? A fare una fila di dieci minuti invece che di cinque si soffre tanto?
Oggi esperienza FANTASTICA in una chiesa di Milano. Messa celebrata dal parroco, nero dello Zaire, un sacerdote dall'entusiasmo travolgente, una vera e propria caldaia umana: predica trascinante. E se la salvezza ci venisse dal fiume Congo, visto che le acque del Reno sono parecchio inquinate?
http://www.lafedequotidiana.it/athanasius-schneider-travisati-documenti-del-concilio-vaticano-ii/
Conosco. Sul "travisamento dei documenti del concilio è vero. Ma solo in parte. Valgono le stesse considerazioni che ho fatto nell'introduzione dell'articolo a proposito del card. Sarah. Con la differenza che mons. Schneider lo conosco personalmente. Non per sminuire il card. Sarah, che attualmente si distingue per chiarezza e fedeltà alla verità da cui né morale né prassi possono essere sganciate.
Mi pare inevitabile che in questa particolare temperie e in questo momento il "lavoro sporco", cioè la denuncia senza remore non solo delle 'distorsioni' ma anche delle loro radici: operazione ineludibile per risolvere i problemi, sia affidato a noi laici. E ho scoperto (non pochi inattesi riscontri) quanto non resti senza effetti in generale né senza ascolto anche da parte dei pastori.
Chissà per quanto ancora il Signore permetterà questa prova così dura...
Non capisco questa mania di voler prendere la comunione in mano e magari riceverla da una o da uno che non ha ricevuto il sacramento dell'Ordine.
Nella migliore delle ipotesi solo per sentirsi "cristiani adulti" che non vanno imboccati come i bambini. Motivazione banale e evidentemente pretestuosa, che però funziona con chi si lascia trascinare dalla nuova chiesa in dialogo col mondo che ne sta contaminando la parte umana che si dichiara 'emancipata' anche dal suo passato (ritenuto obsoleto senza fare i dovuti distinguo) facendone sciaguratamente quasi tabula rasa; il che è come rinnegarlo completamente. Mi pare ovvio che non avrà futuro chi rinnega le sue radici o, con la scusa del "ritorno alle fonti", non fa altro che quello che Pio XII nella Mediator Dei chiama "insano archeologismo".
Volevo segnalare due fatti.
1. la processione del Corpus Domini in una parrocchia austriaca
http://www.dioezese-linz.at/pfarre/4256/galerie/gallery/4652.html
2. le "non ineccepibili" monizioni dell'ufficio liturgico ambrosiano sulla ricezione della SS.ma Eucaristia:
Le mani, un trono regale dal quale Cristo esercita la sua signoria
http://www.incrocinews.it/chiesa-diocesi/le-mani-un-trono-regale-dal-quale-cristo-esercita-la-sua-signoria-1.110536
La comunione sulla lingua, la Chiesa soccorre la debolezza dei suoi figli
http://www.incrocinews.it/chiesa-diocesi/la-comunione-sulla-lingua-br-la-chiesa-soccorre-la-debolezza-dei-suoi-figli-1.110846
Grazie.
Le mani, un trono regale dal quale Cristo esercita la sua signoria
Il 'luogo' del trono regale di Cristo è il cuore. Non a caso le mani del sacerdote, per poter toccare il Corpo del Signore, vengo 'unte', consacrate, adatte per le "cose sacre", tra cui anche la Consacrazione che riattualizza il Sacrificio del Calvario e la distribuzione della Comunione. Ricordiamo che la comunione è con la Vittima del Sacrificio, per poter accogliere - insieme alla sua Persona nascosta sotto le sacre specie nelle quali si è fatto e si fa umile per raggiungere la nostra povertà anche di comprensione (sempre perfettibile ma mai piena) di un FATTO così grande e unico - i suoi doni infiniti e ogni grazia di cui abbiamo bisogno, ricevendo anche il Suo Spirito di Risorto e divenire - in quanto "Suoi" e fedeli - un cuore solo ed un'anima sola in Lui...
La comunione sulla lingua, la Chiesa soccorre la debolezza dei suoi figli
Oltre a soccorrere la debolezza dei suoi figli, la Chiesa rispetta sottolinea e preserva anche l'infinita grandezza del nostro Re e Signore.
Magister/2 sul Card. Sarah:
http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/2015/06/13/liturgia-alla-deriva-ma-il-cardinale-sarah-riprende-il-timone/
“Si corre il rischio reale di non lasciare alcun posto a Dio nelle nostre celebrazioni. Incorriamo nella tentazione degli ebrei nel deserto. Essi cercarono di crearsi un culto alla loro misura e alla loro altezza, e non dimentichiamo che finirono prostrati davanti all’idolo del vitello d’oro”.
Questo scrive il cardinale Robert Sarah, nominato lo scorso novembre da papa Francesco prefetto della congregazione per il culto divino, in un articolo apparso su “L’Osservatore Romano” del 12 giugno.
Un articolo nascosto a pagina 6 e riprodotto solo in piccola parte sul sito web del giornale vaticano. Sfuggito quasi a tutti.
Eppure di una profondità e di una incisività come non se ne ricordano, da parte di chi ricopre il ruolo di prima guida della liturgia cattolica. Al livello di un Joseph Ratzinger grande liturgista, per dirla in breve.
Il testo integrale dell’articolo, assolutamente da leggere, è in quest’altra pagina web [quello che abbiamo pubblicato noi]
Qui basta notare la schiettezza, anche descrittiva, con cui il cardinale Sarah mette a fuoco le derive della liturgia cattolica in questi ultimi decenni e i rovesciamenti di significato che hanno assunto le stesse formule della costituzione del Concilio Vaticano II sulla liturgia, a cominciare dalla tanto decantata, ma stravolta, “participatio actuosa” per arrivare alla non meno incompresa “comunità celebrante”.
Per ciascuna deriva, Sarah ha la puntuale correzione. Ma neppure trascura delle vere e proprie proposte, alle quali sarà interessante vedere se seguiranno dei decreti attuativi.
Ad esempio, là dove Sarah scrive:
“Contrariamente a quanto è stato a volte sostenuto, è del tutto conforme alla costituzione conciliare, è addirittura opportuno che, durante il rito della penitenza, il canto del Gloria, le orazioni e la preghiera eucaristica, tutti, sacerdote e fedeli, si voltino insieme verso Oriente, per esprimere la loro volontà di partecipare all’opera di culto e di redenzione compiuta da Cristo. Questo modo di fare potrebbe opportunamente essere messo in atto nelle cattedrali dove la vita liturgica deve essere esemplare”.
Oppure, più avanti, a proposito delle due forme antica e moderna della messa in rito romano:
“Sarebbe anche auspicabile che s’inserisse come allegato di una prossima edizione del messale [ordinario] il rito della penitenza e l’offertorio dell’’usus antiquior’, al fine di sottolineare che le due forme liturgiche s’illuminano a vicenda, in continuità e senza opposizione”.
Per curiosa coincidenza, questo articolo del cardinale Sarah ha visto la luce proprio alla vigilia di un importante convegno a Roma sul motu proprio di Benedetto XVI “Summorum pontificum” che ha liberalizzato la messa “antiquior”:
> Un tesoro per tutta la Chiesa
Convegno in programma il 13-14 giugno all’Angelicum. Con la partecipazione tra i relatori dei cardinali Raymond Leo Burke e Gerhard Ludwig Müller, e tra i celebranti – naturalmente in forma antica – dei cardinali Walter Brandmüller e Velasio De Paolis.
Mic,
molti assumono la Comunione sulle mani, non per convinzioni teologiche o ideologiche, ma perche' vedono che il sacerdote la distribuisce cosi, e si adeguano, per non sentirsi diversi. Anche gli uomini, infatti, sono animali gregari. Salvo eccezioni.
Molti anziani (confessione di mia madre) si vergognano delle dentature non perfette, o hanno paura che l' Ostia si attacchai alla dentiera e... Molti bambini eseguono quello che viene detto loro dalla catechista. Molti teenagers si vergognano di essere diversi dai loro compagni/e e, pur avendo ascoltato la spiegazione, magari della madre, sul perché al Comunione va assunta sulla lingua, preferibilmente in ginocchio, e DA UN SACERDOTE, continuano al modo dell' oratorio, proprio per non essere differenti.
Finche' Roma non imporra', prescrivendo solenni pene ai trasgressori, di ritornare OVUNQUE all' usus antiquior, Comunione in ginocchio e sulla lingua, amministrata da sacerdoti, non cambierà nulla, tanto più con un VdR simile.
Rr
molti assumono la Comunione sulle mani, non per convinzioni teologiche o ideologiche, ma perche' vedono che il sacerdote la distribuisce cosi, e si adeguano, per non sentirsi diversi. Anche gli uomini, infatti, sono animali gregari. Salvo eccezioni.
Effettivamente mi è rimasta nella tastiera questa che forse è la ragione più immediata e ovvia. Ma resta valido ciò che rappresenta e continua a veicolare e che ho specificato sopra.
Finche' Roma non imporra', prescrivendo solenni pene ai trasgressori, di ritornare OVUNQUE all' usus antiquior, Comunione in ginocchio e sulla lingua, amministrata da sacerdoti, non cambierà nulla, tanto più con un VdR simile.
Il problema è che Roma ha smesso imporre, perché dal concilio in poi si indica, si suggerisce, si consiglia, ma non si prescrive più motivando e neppure si sanziona l'errore: il famoso "vietato vietare".
Si trascura malauguratamente l'affermazione tomista circa l'azione dei teologi, che comunque va confermata dai maestri e pastori. E' un'azione duplice e strettamente interconnessa, non scindibile: meditare ed esprimere le verità di fede e anche impugnare l'errore contrario alla verità. Allo scopo di sapienter ordinare: l'intellectus fidei richiede la recta ratio, perché la ragione è la facoltà umana, dono di Dio da non disattivare mai, ovviamente senza assolutizzarla, e la sapienza è la più alta espressione della ragione che è resa partecipe della Sapienza divina...
Il problema maggiore non è a mio avviso, prenderla in mano o sulla lingua, è che tutti vanno senza confessarsi, senza devozione, e non pensano - sanno che nell'ostia è presente Gesù vero corpo e vero sangue, forse manco i preti ormai ci credono più, bugnini and friends saranno contenti, a 'sto punto più nulla o quasi, è rimasto del sacrificio divino dell'ex CC, è ricordo sbiadito dell'ultima cena, un souvenir, tanti se la mettono in tasca l'ostia e si spera non serva a qualcos'altro di orribile, tanto vale fare come i protestanti con cui ormai condividiamo 'fraternamente' tutto, finita la pantomima, rimettiamo le ostie in una scatolina, va bene anche quella dei biscotti, poi offriamo del thè, pasticcini, insomma un piccolo rinfresco post messa, chissà qualcuno non si invogli....d'altronde quando il vdr finisce sui Simpson, e in Paraguay la diocesi invita formalmente con una lettera esponenti di Somosgay ad un incontro pubblico ed ufficiale col vdr, beh.......altro che frutta, siamo all'Alka Seltzer. Rr, dove ti inginocchi? In mezzo al garage, scantinato, sala condominiale, sala congressi? Perché molte chiese moderne sono così, anche quella, costosissima ed orribile, di S.Giovanni in Rotondo. Lupus et Agnus.
Lupus,
purtoppo non mi inginocchio, nel senso che nella maggior parte ormai delle chiese non c'e' piu la balaustra, e se mi inginocchio per terra, oltre a far inciampare quello che mi segue uasi incollato, poi ho bisogno di qualcuno che mi tiri su, perche' sono bassa e el ginocchia non sono piu' quelle di una ragazzina. Ma alla ConsacraIone mi inginocchio sempre, anche se mi fa male. Ma uan volta, a Salisburgo c' era la balaustra e la gente era allineata lungo quella, ed io ed altri due turisti italiani ci siamo inginocchiati. Il cardinale di allora, 2013, ci ha comunicato senza batter ciglio.
La chiesa della mia parrocchia aMilano e' in neoromanico dell' inizio del ' 900, quindi, nonostante le schitarrate, e' una chiesa. Quella della mia parrocchia di Olbia e del' 700, quindi...Li potrei inginocchiarmi, se non fosse che il parroco si sposta quasi a meta' della navata centrale per comunicare in piedi.
La storia del Paraguay e' terribile. Ma ormai vogliono il " matrimonio gay" entro al fine dell' anno, quindi devon forzare i tempi.
aa proposito, vista al storia di Milano, col trans ecuadoregno che decapita l' amica? caso limite, certo, am ulteriore dimostrazione che ho
ragione: non sono anormali perche' omo o trasm, sono omo o trans perche' non sono normali.
RR
Incredibile !! Qui si e' codificato quello che doveva essere un INDULTO !! Si puo' risalire almeno ai firmatari " Vescovi "che
hanno ratificato questo arzigogolo cerebrale in nome e per conto del Prefetto per il culto Divino ? Se ne hanno facolta',
a che serve che il Card.Sarah stia lì ?
Questa concessione temporanea e' talmente piaciuta da diventare definitiva e pur di non farti inginocchiare ti vengono incontro
nella navata
http://www.incrocinews.it/chiesa-diocesi/le-mani-un-trono-regale-dal-quale-cristo-esercita-la-sua-signoria-1.110536
"d'altronde quando il vdr finisce sui Simpson, e in Paraguay la diocesi invita formalmente con una lettera esponenti di Somosgay ad un incontro pubblico ed ufficiale col vdr, beh.......altro che frutta, siamo all'Alka Seltzer
Concordo, ma l`Alka Seltzer forse non basta ci vorrebbe un antivomitivo.
Scrivevo in un post recente che, osservando l`attualità ecclesiale, spesso dico : c`est le monde à l`envers.
Ancor più vero, ahimè, in senso figurato e proprio nella notizia che l`attivista gay, "sposato" in Argentina, che lotta contro la Chiesa e la nostra fede, è stato invitato dalla conferenza episcopale del Paraguay per assistere all`incontro con il papa, e lo hanno invitato perchè?
Perchè quei vescovi riconoscono l`alto impatto che l` organizzazione somosgay ha sulla società paraguaiana!
E quelli sarebbero vescovi cattolici.
Ma come stupirsi quando si legge che, secondo quei vescovi, papa Bergoglio va in quel Paese come “Mensajero de la Alegría y de la Paz” ....come messaggero dell`Allegria e della Pace?
Ripeto che possiamo anche sperare, o illuderci, che, durante quell`incontro, papa Bergoglio riaffermi la dottrina morale cattolica, il valore fondante della famiglia naturale, quei famosi valori non negoziabili, ormai sepolti nel dimenticatoio.
"Il problema maggiore non è a mio avviso, prenderla in mano o sulla lingua, è che tutti vanno senza confessarsi, senza devozione, e non pensano - sanno che nell'ostia è presente Gesù vero corpo e vero sangue, forse manco i preti ormai ci credono più, bugnini and friends saranno contenti,"
Quando sono ritornata alla pratica della fede vedere tutti i banchi svuotarsi al momento della Comunione è stata una delle cose, una fra le tante, che più mi hanno colpita, ma come, mi dicevo, sono tutti "in ordine"? Si son tutti confessati? Possibile che non ci sia nememno una persana che "normalmente" non potrebbe e non dovrebbe comunicarsi?
Domande le mie, che avrebbero un senso solo se quelle persone avessero la coscienza che è il Signore che vanno a ricevere e non un simbolo-biscottino che viene distribuito a quel momento della cena comunitaria.
Che poi anche molti preti non credano più alla Predsenza Reale del Signore non è un`ipotesi, vari sondaggi, fra i quali uno del giornale La Croix, lo hanno confermato con percentuali da far paura.
Segnalo :
http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1351069
Sinodo. L'ora dell'Africa
Leggo:
"la strategia dei tedeschi"
"Posto che gli obiettivi massimi della benedizione delle seconde nozze e delle coppie omosessuali appaiono fuori portata, tale "strategia" consisterebbe nell'aprire dei varchi che si pensa in seguito di allargare, naturalmente affermando a parole di non voler cambiare nulla della dottrina.
Questi varchi sarebbero, ad esempio, i "casi particolari" illustrati dal cardinale Walter Kasper nella sua relazione al concistoro del febbraio 2014, ben sapendo che non rimarrebbero affatto dei casi isolati.
Un'altra astuzia sarebbe quella di presentare i cambiamenti come una soluzione "d'equilibrio" tra le impazienze, da un lato, di chi vorrebbe subito il divorzio e i matrimoni omosessuali e, dall'altro lato, il "rigorismo privo di misericordia" della disciplina fissata da Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, fingendo di ignorare che tale disciplina coincide con la dottrina di sempre della Chiesa cattolica sul matrimonio.
Un altro varco ancora sarebbe quello, già fin d'ora praticato in molti luoghi, di dare la comunione ai divorziati risposati e a tutte le coppie al di fuori del matrimonio, senza neppure attendere una qualsiasi decisione in materia da parte del sinodo e del papa."
Interessante l`analisi del professor il professor Ade sui "cavalli di Troia" adottati dai novatori.
All'ufficio liturgico di Milano si sono dimenticati almeno due cose:
la prima e' che la distribuzione sulla mano (scaturita da una prassi abusiva, non dimentichiamolo mai) e' tollerata con indulto, mentre la distribuzione sulla lingua dovrebbe essere la normalita';
la seconda e' che tutti i fedeli hanno sempre e dovunque (anche per espresso riconoscimento della Congregazione) il diritto di ricevere la S.Comunione in ginocchio, diritto che viene in qualche modo respinto dalla "monizione" milanese.
@ Rr, anch'io ho problemi ad inginocchiarmi, dato che i miei menischi, o ciò che ne rimane, per essere stato calciatore di un certo livello, chiedono pietà ad alta voce, ma quando sento odore di incenso anche a km. di distanza e so che c'è esposto il SS.mo, entro e mi inginocchio eccome, poi fuori dalla chiesa, dopo un'uscita il più dignitosa possibile, intavolo una discussione animata colle mie ginocchia; sì, ho letto del trans europe express, ti avevo scritto un post giorni fa sulla situazione qui in riviera, Mic non l'ha giustamente pubblicato, vedi di fartelo recuperare, esiziale, esaustivo e scorrettissimo politicamente.
@ Luisa, io penso che sia un falso problema, visto che molti miei amici, conoscenti, divorziati, conviventi, sposati in comune ed altro, vanno tranquilli a fare la comunione senza porsi il benché minimo scrupolo, certi amici, atei convinti, sbattezzati ed altre conneries da repubblica dixit, fanno da padrini di battesimo, cresima e da testimoni a nozze religiose, dunque........stavamo dicendo? Ah, gli antiemetici......palliativi. Scioccato anch'io al mio ritorno in chiesa dopo tanto tempo, adesso constato dolorosamente e non mi ci inca....o più, in primis con certi preti, ça ne vaut pas la peine.Lupus et Agnus.
Luisa,
e' dal 1960 che e' entrato un enorme cavallo di Troia nella Chiesa.
"Timeo Renanos et dona ferentes". Questo avrebbero dovuto dire i vescovi "conservatori" a GXXIII e Paolo VI, anche se, visto i due, pasciutisi a"Renanos", sarebbe stato verosimilmente inutile.
Vogliono seguire lo stesso metodo di allora. Ma allora i laici erano ancora vecchi cattolici ci obbedienti in tutto e per tutto, ora sono stati "liberati" proprio dal Totem CVII. E poi ora c' e' internet, ci sono blogs come questi ed altri, non siamo più nei "meravigliosi anni ' 60" di Fazio e Mina', le sorti dell' umanita' non appaiono più "magnifiche ...e progressive", ma siamo in un periodo di crisi nera, di invasioni barbariche e di stravolgimenti del senso comune. Le cose non saranno cosi semplici. Le navi, stavolta, non si riescono a nascondere.
Gira e rigira, siamo sempre a Omero
Rr
Personalmente mi interessa molto questa affermazione del "Servizio Pastorale Liturgica" di Milano: "La comunione sulla mano, attestata fin dai primi secoli della Chiesa, mette maggiormente in rilievo la responsabilità personale del fedele che si accosta alla comunione"
La peste del modernismo,in questo specifico e fondamentale campo,credo che vada combattuto con lo studio e la diffusione tra i fedeli della vera storia della Chiesa (e dunque della Sacra Liturgia che è soprattutto Tradizione)nonché della vera Teologia(in questo caso dogmatico-sacramentaria).Mi chiedo:l'affermazione sopra riportata ed espressa,a mo' di rivendicazione,dalla curia milanese,è o no corretta?Al di là della nota fallibilità della impostazione"archeologista"(che crede e vuole giustificare il ripescaggio di qualunque cosa,solo pel fatto che"una volta,nel passato magari remoto,essa fu"),questa affermazione,in sé considerata,è corretta,oppure no?Chi è in possesso degli adeguati strumenti scientifici e di ricerca,dovrebbe rispondere- soprattutto a pro di una vera ormai improcrastinabile vera riforma (o restaurazione) liturgica,e della salus animarum- a questa domanda.
...e poi,Santi e Dottori sembrano non concordare in toto col "Servizio Pastorale Liturgica" di Milano...:
S. Tommaso, nella Summa Teologica - Parte III - Domanda 82, parlando della distribuzione dell'Eucaristia, dice:
“La distribuzione del corpo del Signore appartiene al sacerdote per tre ragioni. Primo, perché, come si è detto, egli consacra in persona di Cristo. Ora, Cristo, come consacrò da sé il proprio corpo, così da sé lo distribuì agli altri. Quindi come al sacerdote appartiene la consacrazione del corpo di Cristo, così appartiene a lui distribuirlo.
Secondo, perché il sacerdote è costituito intermediario tra Dio e il popolo (Heb 5,1). Perciò come spetta a lui offrire a Dio i doni del popolo, così tocca a lui dare al popolo i doni santi di Dio.
Terzo, perché per rispetto verso questo sacramento esso non viene toccato da nessuna cosa che non sia consacrata: e quindi sono consacrati il corporale, il calice e così pure le mani del sacerdote per poter toccare questo sacramento. A nessun altro quindi è permesso toccarlo fuori di un caso di necessità: se, p. es., stesse per cadere a terra, o in altre contingenze simili”.
San Sisto I ( a.115): “I Santi Misteri non devono essere manipolati da altri che non sono consacrati al Signore.” (Liber Pontificalis)
Tertulliano (160-220): "Vigiliamo scrupolosamente che qualcosa dei calici o del pane possa cadere a terra." (Da Corona, 3 PL 2, 99)
San Ippolito (170-235): "Stia attento ciascuno…che qualche frammento non abbia cadere e perdersi, perché è il corpo di Cristo che deve essere mangiato dai fedeli e non si deve disprezzare." (Trad. Ap. 32.)
Origene (185-254): "Voi che siete soliti prendere parte ai divini misteri quando ricevete il corpo del Signore lo conservate con ogni cautela e ogni venerazione perché nemmeno una briciola cada a terra, perché nulla si perda del dono consacrato. Siete convinti, giustamente, che sia una colpa lasciarne cadere dei frammenti per trascuratezza. Se per conservare il suo corpo siete tanto cauti – ed è giusto che lo siate –, sappiate che trascurare la parola di Dio non è colpa minore che trascurare il suo corpo”. (In Exod. Hom., hom. XIII, 3, Migne, PG 12, 391)....
..Papa San Eutichiano (275-283): “Nessuno osi consegnare la comunione ad un laico o ad una donna per portarla ad un infermo.” (P.L. V,coll.163-168).
San Efrem (306-373): "Mangiare questo pane e non calpestate le sue briciole, una particella delle sue briciole può santificare migliaia e migliaia ed è sufficiente per dare vita a tutti quelli che lo mangiano." (Serm. in hebd. s., 4, 4
San Cirillo (315-387): "Sii vigilante affinchè tu non perda niente del corpo del Signore. Se tu lasciassi cadere qualcosa, devi considerarlo come se tu avessi tagliato uno dei membri del tuo proprio corpo. Dimmi, ti prego, se qualcuno ti desse granelli d'oro, tu per caso non li terresti con la massima cautela e diligenza, intento a non perdere niente? Non dovresti tu curare con cautela e vigilanza ancora maggiore, affinchè niente e nemmeno una briciola del corpo del Signore possa cadere a terra, perchè è di gran lunga più prezioso dell'oro o delle gemme?" (S.Cyrillus Hier., Catech. Myst., 5, 21)
San Basilio (330-379): “Il diritto di ricevere la Santa Comunione nella mano è consentito solo in tempi di persecuzione, o come nel caso dei monaci nel deserto, quando erano assenti un diacono o un sacerdote che potesse distribuirle.” (Ep. 93)
Sant' Agostino (354-430): “Sarebbe una follia insolente discutere che fare quando tutta la Chiesa universale ha già una pratica stabilita.” (Carta 54,6; a Denaro)
Papa San Leone (440-461): “Si riceve nella bocca quello che si crede per la fede” (Patrologia Latina, 54, 1385).
San Francesco d'Assisi (1182-1226): “Solo loro (i Sacerdoti) devono amministrarlo, e non altri”. (Carta 2° a tutti i fedeli,35).
Papa San Pio X: “Nell'atto di ricevere la santa Comunione bisogna essere inginocchiati, tenere la testa mediocremente alzata, gli occhi modesti e rivolti alla sacra particola, la bocca sufficientemente aperta e la lingua un poco avanzata sulle labbra”. E rispondendo a chi gli chiedeva il permesso di ricevere la comunione in piedi sulla base del fatto che: gli Israeliti mangiavano in piedi l’agnello pasquale, ha dichiarato: “L'agnello Pasquale era tipo (simbolo, figura o promessa) dell'Eucaristia. Pertanto, i simboli e le promesse si ricevono in piedi, la realtà si riceve in ginocchia e con amore “. (Catechismo Maggiore)
Papa Giovanni Paolo II: “Toccare la Sacra Specie, la sua distribuzione con le proprie mani, e un privilegio degli Ordinati”. (Lettera Domenicae Cenae)
(fonte: tradizionalistacattolico).
http://www.iltimone.org/33241,News.html
La Salvezza può arrivare da ogni dove. Un Sacerdote del Congo, un Sacerdote di Ars, un Sacerdote antartico... Proprio a San Giovanni Vianney, il demonio confessò che altri tre come lui, e l'opera dell'inferno sarebbe crollata. Tre. Ma ce n'era uno solo. Comunque, allegria. La nuova enciclica verde caccerà gli Unni dal Tiergarten e libererà Berlino.
Posta un commento