Viri Galilaéi, quid admirámini aspiciéntes in coelum?
allelúia:
allelúia:
quemádmodum vidístis eum ascendéntem in coelum, ita véniet,
allelúia, allelúia
allelúia, allelúia
Salì al Cielo, ove siede alla destra del Padre
Gesù risorto si mostrò più volte e “con molte prove” (At 1,3) ai suoi. Anche San Paolo fa un elenco delle apparizioni post-pasquali del risorto. Quaranta giorni dopo quella straordinaria domenica, riuniti i discepoli su un’altura ad est di Gerusalemme, verso Betania (Lc 24,50), il Figlio di Dio si staccò da terra e “fu assunto in cielo” (At 1,2 e anche in Mc 16,19). Era il 25 di lyar, corrispondente ad un giovedì di maggio. Il vangelo di San Luca (Lc 24,51) usa verbi passivi: “fu portato verso il cielo”; “fu elevato in alto” e “una nube lo sottrasse al loro sguardo”.
La “passività” mostra Gesù immerso nella volontà del Padre. Gesù e il Padre sono una cosa sola, la stessa volontà (Gesù asseconda totalmente il Padre). Il Padre chiama a sé il Figlio fatto incarnare, offerto in sacrificio sulla croce per la redenzione del mondo e risuscitato da morte, trionfando nella sfida che il principe di questo mondo ha lanciato all’Amore divino.
Gesù spiega l'unione con queste parole (Gv 16,12-15): “Egli mi glorificherà, perché prenderà del mio e ve l'annunzierà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà del mio e ve l'annunzierà”. Gesù asceso al cielo “sedette alla destra di Dio” (vangelo di San Marco), il che rimanda al Credo che recitiamo durante la Messa e al processo durante la notte del 14 nisan, quando la citazione del profeta Daniele (Mt 26,64; Mc 14,62; Lc 22,69) valse la condanna a morte del Nazareno. Stare seduti alla destra di Dio è ben più di una “frase fatta”: nella Bibbia significa condividerne la sovranità! Ecco che il Regno promesso da Gesù, quel “posto” (Gv 14,3-4) che Lui ci prepara, si afferma nel modo più glorioso possibile per l’umanità ferita dal peccato e dalla morte.
Gesù vero uomo e vero Dio, compimento della Legge e dei Profeti, sotto gli occhi sbalorditi dei discepoli proprio con quel corpo toccato nelle sue ferite (Gv 20,27), che mangia il pesce con loro (Lc 24,37-43), entrato nella sala della loro riunione a porte chiuse (Gv 20,19 e Gv 20,26) si sottrae alle comuni leggi della fisica e sale in cielo.
In Colossesi 2,8-9 San Paolo sottolinea i rischi di un ragionare secondo le filosofie mondane e non su Cristo, “in cui abita corporalmente tutta la pienezza della divinità”.
Correremmo il il rischio di sottovalutare di che cosa parlò Gesù prima di impartire l’ultima benedizione e ritornare al Padre.
Gli apostoli pongono un'ultima domanda molto concreta: “E’ questo il tempo in cui ricostituirai il regno di Israele?” (At 1, 6). Ma (e questo “ma” pesa) Gesù porta l’attenzione ben oltre: “Non spetta a voi conoscere i tempi che il Padre ha riservato alla sua scelta, ma avrete la forza dallo Spirito santo… e mi sarete testimoni… fino agli estremi confini della terra”… (At 1,7-8).
Al momento dell’Ascensione gli apostoli restarono comprensibilmente imbambolati, con lo sguardo in su, tanto che due uomini in bianche vesti (At 1,10-11) li devono scuotere, annunciando che Gesù “tornerà allo stesso modo in cui lo avete visto andare in cielo”.
L’evento realmente accaduto dell’Ascensione sottolinea tre aspetti: la regalità di Gesù, una missione da compiere affidata ai credenti, un appuntamento (la parusia) che certamente Gesù rispetterà.
I discepoli tornarono a Gerusalemme dal monte detto degli Ulivi (un chilometro di strada, un particolare geografico scevro da ogni fantasia: un posto, un giorno ed un luogo ben precisi).
Malgrado le vicissitudini e le persecuzioni, l’ostilità del mondo e i poteri avversi, Gesù ritornerà... Lo attendiamo davvero? Chi e che cosa (Lc 18,8) troverà?
6 commenti:
Dalle Lodi di oggi:
Cristo, avendo offerto un solo sacrificio per i peccati una volta per sempre, si è assiso alla destra di Dio, aspettando ormai solo che i suoi nemici vengano posti sotto i suoi piedi. Poiché con un'unica oblazione egli ha reso perfetti per sempre quelli che vengono santificati. Eb 10, 12-14
Ascende Cristo nell'alto dei cieli, * alleluia, alleluia.
E guida i prigionieri liberati. Alleluia, alleluia.
Esulti di santa gioia la tua Chiesa, Signore, per il mistero che celebra in questa liturgia di lode, poiché in Cristo, asceso al cielo, la nostra umanità è innalzata accanto a te, e noi, membra del suo corpo, viviamo nella speranza di raggiungere il nostro capo nella gloria. Egli è Dio, e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.
"Et ecce ego vobiscum sum omnibus diebus usque ad consummationem saeculi."
("Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo")
Gesù risorto si mostrò più volte e “con molte prove” (At 1,3) ai suoi. Anche San Paolo fa un elenco delle apparizioni post-pasquali del risorto. Quaranta giorni dopo quella straordinaria domenica, riuniti i discepoli su un’altura ad est di Gerusalemme, verso Betania (Lc 24,50), il Figlio di Dio si staccò da terra e “fu assunto in cielo” (At 1,2 e anche in Mc 16,19). Era il 25 di lyar, corrispondente ad un giovedì di maggio. Il vangelo di San Luca (Lc 24,51) usa verbi passivi: “fu portato verso il cielo”; “fu elevato in alto” e “una nube lo sottrasse al loro sguardo”.
La “passività” mostra Gesù immerso nella volontà del Padre. Gesù e il Padre sono una cosa sola, la stessa volontà (Gesù asseconda totalmente il Padre). Il Padre chiama a sé il Figlio fatto incarnare, offerto in sacrificio sulla croce per la redenzione del mondo e risuscitato da morte, trionfando nella sfida che il principe di questo mondo ha lanciato all’Amore divino.
Gesù spiega l'unione con queste parole (Gv 16,12-15): “Egli mi glorificherà, perché prenderà del mio e ve l'annunzierà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà del mio e ve l'annunzierà”. Gesù asceso al cielo “sedette alla destra di Dio” (vangelo di San Marco), il che rimanda al Credo che recitiamo durante la Messa e al processo durante la notte del 14 nisan, quando la citazione del profeta Daniele (Mt 26,64; Mc 14,62; Lc 22,69) valse la condanna a morte del Nazareno. Stare seduti alla destra di Dio è ben più di una “frase fatta”: nella Bibbia significa condividerne la sovranità! Ecco che il Regno promesso da Gesù, quel “posto” (Gv 14,3-4) che Lui ci prepara, si afferma nel modo più glorioso possibile per l’umanità ferita dal peccato e dalla morte.
Gesù vero uomo e vero Dio, compimento della Legge e dei Profeti, sotto gli occhi sbalorditi dei discepoli proprio con quel corpo toccato nelle sue ferite (Gv 20,27), che mangia il pesce con loro (Lc 24,37-43), entrato nella sala della loro riunione a porte chiuse (Gv 20,19 e Gv 20,26) si sottrae alle comuni leggi della fisica e sale in cielo.
In Colossesi 2,8-9 San Paolo sottolinea i rischi di un ragionare secondo le filosofie mondane e non su Cristo, “in cui abita corporalmente tutta la pienezza della divinità”.
Correremmo il il rischio di sottovalutare di che cosa parlò Gesù prima di impartire l’ultima benedizione e ritornare al Padre.
Gli apostoli pongono un'ultima domanda molto concreta: “E’ questo il tempo in cui ricostituirai il regno di Israele?” (At 1, 6). Ma (e questo “ma” pesa) Gesù porta l’attenzione ben oltre: “Non spetta a voi conoscere i tempi che il Padre ha riservato alla sua scelta, ma avrete la forza dallo Spirito santo… e mi sarete testimoni… fino agli estremi confini della terra”… (At 1,7-8).
Al momento dell’Ascensione gli apostoli restarono comprensibilmente imbambolati, con lo sguardo in su, tanto che due uomini in bianche vesti (At 1,10-11) li devono scuotere, annunciando che Gesù “tornerà allo stesso modo in cui lo avete visto andare in cielo”.
L’evento realmente accaduto dell’Ascensione sottolinea tre aspetti: la regalità di Gesù, una missione da compiere affidata ai credenti, un appuntamento (la parusia) che certamente Gesù rispetterà.
I discepoli tornarono a Gerusalemme dal monte detto degli Ulivi (un chilometro di strada, un particolare geografico scevro da ogni fantasia: un posto, un giorno ed un luogo ben precisi).
Malgrado le vicissitudini e le persecuzioni, l’ostilità del mondo e i poteri avversi, Gesù ritornerà... Lo attendiamo davvero? Chi e che cosa (Lc 18,8) troverà?
Se qualcuno, per caso, si fosse fatto illusioni sul neo presidente della CEI (sul Corriere):
«Direi che Amoris Laetitia è un capolavoro, e comprende la sintesi di tutta la dottrina della Chiesa sul matrimonio sulla famiglia. C’è un passaggio che va capito, altrimenti tutto il documento potrebbe suscitare dubbi. Quando dice che non dobbiamo fare questa omologazione: “ogni situazione irregolare è un peccato mortale”. Ma se si prende il catechismo, prima di arrivare al peccato mortale ci sono sette o otto condizioni che si devono verificare assieme. Il Papa non parla di ammissione o non ammissione ai sacramenti, parla di discernimento: verificare qual è la situazione reale di quella persona, di quella coppia. Iniziare un cammino anche penitenziale, se necessario. E poi vedere come stanno le cose. L’Amoris Laetitia va presentata come il Papa l’ha scritta. Chi va a fare osservazioni sbaglia, non è un documento opinabile della Chiesa, è magistero della Chiesa, come con Pio XII o Paolo VI o gli altri pontefici. Il Papa dice: leggete e capite».
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Fabrizio Giudici
Scusate l’off-topic ma questo merita davvero (è la riflessione che il card. Sarah ha fatto al termine della presentazione del suo libro La Forza del Silenzio!):
https://benedettoxviblog.wordpress.com/2017/05/25/roert-sarah-e-la-forza-del-senzio-ringrazio-con-grande-cordialita-sua-eccellenza-mons-georg-ganswein-e-gli-chiedo-di-trasmettere-il-mio-riconoscente-e-deferente-saluto-a-sua-santita-benedetto-xvi-c/
Cardini secondo Santa Romana Chiesa
https://gloria.tv/article/nESya1th8VcS47HTvGCu4owQK
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