In Vaticano indiscrezioni di buona fonte fanno filtrare che il Pontefice sarebbe sul punto di nominare – o avrebbe addirittura già formato – una commissione segreta per esaminare ed eventualmente studiare modifiche alla posizione della Chiesa in tema di contraccezione, così come è stata fissata nel 1968 da Paolo VI nell’enciclica Humanae Vitae. Fu quello l’ultimo documento del genere firmato da papa Montini, e era la formalizzazione di quanto il Concilio Vaticano II aveva elaborato su questo tema.
Non abbiamo avuto finora conferme ufficiali dell’esistenza e della composizione di questo organismo; ma un richiesta di conferma, o di smentita, avanzata presso le sedi competenti finora non ha avuto risposta. Il che potrebbe costituire in sé un segnale. Nel senso che se la notizia fosse totalmente infondata non ci vorrebbe molto per dirlo. Su chi potrebbe essere coinvolto ci sono solo ipotesi; forse mons. Vincenzo Paglia, posto di recente a capo di ciò che riguarda questo genere di attività, forse il rettore dell’Università Cattolica di Buenos Aires, grande “spalla” teologica del pontificato. Ma sono solo supposizioni.
La Humanae Vitae fu pubblicata il 25 luglio 1968. Sulla base dell’Humanae Vitae Giovanni Paolo II e Benedetto XVI hanno basato il loro insegnamento in tema di dottrina matrimoniale.
Il documento montiniano, che fu accolto da molte polemiche e discussioni, ribadì l’unione inscindibile tra il significato unitivo e quello procreativo dell’atto coniugale; e soprattutto, contro le aspettative di molti, dichiarò che erano illeciti i mezzi chimici e meccanici di contraccezione, condannò l’aborto e la sterilizzazione e approvò i sistemi di pianificazione familiare basati sul sistemi riconoscimento dei periodi fertili.
Una commissione di studio creata per aiutare il Papa da un punto di vista tecnico era a quanto sembra a favore della “pillola cattolica” (come venne soprannominata); ma anche all’interno della commissione il parere non fu uniforme, e una parte degli specialisti ritenne che l’utilizzo degli anticoncezionali andasse a violare la legge morale, poiché usandoli la coppia scindeva la dimensione unitiva da quella procreativa. Paolo VI appoggiò questa posizione, e infatti scrisse.
“Richiamando gli uomini all’osservanza delle norme della legge naturale, interpretata dalla sua costante dottrina, la Chiesa insegna che qualsiasi atto matrimoniale deve rimanere aperto alla trasmissione della vita. […] In conformità con questi principi fondamentali della visione umana e cristiana sul matrimonio, dobbiamo ancora una volta dichiarare che è assolutamente da escludere, come via lecita per la regolazione delle nascite, l’interruzione diretta del processo generativo già iniziato, e soprattutto l’aborto diretto, anche se procurato per ragioni terapeutiche. È parimenti da condannare, come il magistero della Chiesa ha più volte dichiarato, la sterilizzazione diretta, sia perpetua che temporanea, tanto dell’uomo che della donna. È altresì esclusa ogni azione che, o in previsione dell’atto coniugale, o nel suo compimento, o nello sviluppo delle sue conseguenze naturali, si proponga, come scopo o come mezzo, di impedire la procreazione”.
Nello stesso documento Paolo VI chiamava i coniugi all’esercizio della paternità responsabile, da esercitare “In rapporto alle condizioni fisiche, economiche, psicologiche e sociali” delle coppie. In una celebra intervista a Jean Guitton Paolo VI spiegò che
“La Chiesa di Cristo, che noi rappresentiamo su questa terra, se cessasse di subordinare il piacere all’amore e l’amore alla procreazione, favorirebbe una snaturazione erotica dell’umanità, che avrebbe per legge soltanto il piacere”.
8 commenti:
Mi fu detto che la droga era uno strumento di lotta di classe, sottintendendo che solo i forti ne sarebbero stati immuni. Non sto a ricordare la guerra dell'oppio.Noi oggi abbiamo un ampio ventaglio di drogati,quelli morti, quelli in comunità, quelli in galera per spaccio, quelli che si sono destreggiati tra mi drogo quanto basta, non mi drogo più, non mi drogo. Quindi una lotta interclassista che ha fiaccato un paese. Ma la droga non poteva bastare, occorreva far calare anche le mutande. Parimenti qui gli educatori mondiali, i media, hanno preparato, arato e seminato il terreno a piene mani. Nessuna opposizione, sia mai. La goduria al primo posto. La Chiesa ha cercato con gentile determinazione di far tenere su queste mutande, infilandosi, con coraggio, tra le lenzuola, unitivo sì, unitivo no, procreativo sì, procreativo no, giorni sì e giorni no. Un buco nell'acqua. Ho sempre avuto l'immagine di uno che voglia cambiare il corso del Po, mettendosi a Comacchio, tu nel mare non andrai. E quello ci va. Troppo tardi. Non funziona e non ha funzionato. Ed i debosciati vogliono andare nel mare anche contro corrente . Lo sbaglio dov'è, secondo me come già detto, nell'educazione che deve essere in grado di offrire regole, esempi ed esperienze altre, diverse, che non indulgano in un ripiegamento morboso su di sè. Certo che se lasciamo libero spazio ai media corruttori, senza che ci siano media non leziosi, ma audacemente propositivi; se noi per primi non siamo convinti che ogni spada ha il suo fodero e quello soltanto e che molti della spada fisica fanno felicemente a meno, sarà difficile che riusciremo ad essere convincenti. Non solo questi giovani devono arrivare all'età della pubertà già con una sana vita religiosa, morale e con un ventaglio di attività, poche pochissime, ma portate avanti con dedizione e costanza, dalla più tenera età. Attività che siano in grado poi di incanalare i terrestri ardori con opere degne di carità, di ingegno, di artigianato. Insomma bisogna mettersi a lavorare per tempo, creando quelle possibilità di alternativa, religiosa, morale, intellettuale, artistica, manuale che verrà in aiuto lungo le prove che la vita pone. Tutto ciò prima veniva fatto spontaneamente, il bambino fin da piccolo ripeteva quello che vedeva fare ai genitori, ai nonni, e imparava giocando. Ora che il bambino è mandato nomade all'asilo a sei/otto mesi, per socializzare, viene trastullato, animato, trattato come ebete. Di che meravigliarsi se poi si fa una canna o manovra le mutande? Ora la chiesa ha buttato la spugna , la famiglia pure. Speriamo nell'Angelo Custode. Sempre che gli Angeli Custodi non ricevano l'ordine Superiore di prendere prima a calci nel sedere la chiesa e la famiglia e la scuola!
Propongo come presidente della futura commissione il noto Albrecht von Boeselager dell'Ordine di Malta.... ahahaha.... rimane solo da ridere, perché di piangere non ne ho più voglia. L'attacco al magistero viene direttamente da chi dovrebbe difenderlo.
Che facciamo? Aspettiamo un'altra esortazione apostolica bergogloana che mandi nel dimenticatoio Amoris Laetitia? Dove stanno i 4 Cardinali? Non c'è peggior cosa di iniziare una attività e poi lasciarla nel dimenticatoio dopp aver fatto sperare tanti piccoli fedeli.
A questo punto se non interverranno ufficialmente dovranno essere considerati corresponsabili del disastro a cui stiamo assistendo
Caro Matteo, se non sono ancora intervenuti allo scopo di emettere una correzione formale,i cardinali che hanno stilato i "Dubia", hanno le loro buone ragioni alle quali Il Cardinale Burke ha gia accennato nelle interviste rilasciate. Purtroppo si pensa che sia relativamente facile intervenire nella situazione in cui si trova la Chiesa di oggi. Ma la responsabilità di quanto accade dobbiamo sentirla anche nostra. Quante volte il Cardinale Burks ci ha chiesto di pregare incessantemente. Quanti di noi, compresi molti di quelli che come me si uniscono alle preghiere del Carinale Burks, non hanno ancora compreso pienamente che la preghiera, il digiuno, l'offerta delle nostre sofferenze, il dolore in unione al Santo Sacrificio della Messa, sono armi potentissime che abbiamo a disposizione affinchè Nostro Signore, per intercessione della nostra Madre celeste Maria Santissima,degli Angeli e di tutti i Santi, intervenga nel corso della Storia,secondo la Sua Volontà, come la Sacra Scrittura, Parola di Dio, insegna. Se il Suo Popolo prega e offre se stesso in sacrificio per il bene di tutti, Dio Padre Nostro manterrà la Sua promessa :"Non prevalebunt".
@per la carissima irina (con la minuscola),
complimenti. Mi compiaccio. Lei, come le capita spesso, ha centrato il bersaglio. Già l'H.V. è discutibile di suo. E non per il motivo per cui la criticarono diversi episcopati, e cioè per ciò che condanna, (a parte che, come nota Amerio, chi la presentò al pubblico, fu il primo a "sabotare", tali condanne usando condizionale e congiuntivo, dove la lingua italiana, prima ancora della sana dottrina, esige imperativo ed indicativo) è discutibile per i motivi opposti. Ovvero per ciò che concede (o fa credere che conceda). L'astinenza periodica è un metodo lecito. MA LA PIANIFICAZIONE FAMILIARE è UN PROBLEMA DI SCOPI, PRIMA ANCORA E PIù CHE DI METODI. E' la pianificazione familiare in se stessa a non essere lecita, a monte del metodo usato (perfino l'astinenza ASSOLUTA), se non c'è il permesso del confessore;
@per Paolo Danesi,
non confido più in nessun uomo, ma solo in Dio. Premesso ciò tutto mi sembra irreale. Faccio una confessione un po' "intima". Se davvero scrivo cosa penso, quali impressione mi stanno facendo queste attese, non solo riduco quasi a zero le già scarse possibilità che il presente testo sia pubblicato, ma poi mi trovo costretto a domandarmi se davvero sto giudicando solo dei fatti o se sto giudicando delle persone.
Radio Spada ha sospeso i commenti?
Fu padre Marcelino Zalba SJ (1924-2009) autore di molte opere di Teologia Morale come la Theologiae Moralis Compendium il principale redattore dell'Enciclica insieme al Cardinale Ottaviani. Il Papa Paolo VI trovò molta solitudine e sofferenza e trovò in questa Enciclica quello che significa essere Vicario di Cristo.
Al parco, in una luminosissima mattinata di primavera, osservo ammirato e quasi commosso la meravigliosa realtà dei fiori nel prato verdissimo. Se improvvisamente chiudessi gli occhi e non vedessi nulla, quella realtà esisterebbe lo stesso. Non sono i miei sensi a far esistere la realtà.
Dopo pranzo, rilassato in poltrona, mi metto a fantasticare di cose che non stanno davanti a me: per quanto geniali possano essere i miei pensieri, essi non creano la realtà.
Il mistero si cela dentro queste due semplici evidenze: ciò che esiste non lo crea il mio pensiero e non lo nega l’eventuale indisponibilità della realtà ai miei sensi. Quello che è certo è che ciò che si rivela, per sua natura ai miei sensi ha bisogno del pensiero per essere interamente o parzialmente compreso.
Il mistero dell’uomo è nella facoltà di procedere dai sensi attraverso il pensiero alla scoperta della verità.
Il limite dell’uomo sta nel duplice inganno di ritenere decisivi i sensi o i pensieri nel determinare la realtà.
Il razionalismo trasforma Dio in un’idea e il sensismo materialistico nega Dio se i sensi non lo avvertono.
Invece Dio, che c’è, si rivela, talora anche sensibilmente e lascia al pensiero di mettere insieme ogni cosa, meditandole là dove l’intimo dell’uomo, oltre i sensi e oltre i pensieri, può “avere fede” e diventare credente senza limitarsi al toccare e senza inventarsi nulla, se non comprendere ciò di cui fa esperienza.
La rivelazione di Cristo non esclude i segni, ma va oltre i segni, oltre il mondo, oltre i nostri pensieri.
Ed è lì che non riesce ad arrivare il cattolicesimo modernista, che dialoga con il mondo e non sa più misurarsi con la Rivelazione data in Gesù Cristo, IL problema dei problemi per il principe di questo mondo e i suoi seguaci.
Al parco, in una luminosissima mattinata di primavera, osservo ammirato e quasi commosso la meravigliosa realtà dei fiori nel prato verdissimo. Se improvvisamente chiudessi gli occhi e non vedessi nulla, quella realtà esisterebbe lo stesso. Non sono i miei sensi a far esistere la realtà.
Dopo pranzo, rilassato in poltrona, mi metto a fantasticare di cose che non stanno davanti a me: per quanto geniali possano essere i miei pensieri, essi non creano la realtà.
Il mistero si cela dentro queste due semplici evidenze: ciò che esiste non lo crea il mio pensiero e non lo nega l’eventuale indisponibilità della realtà ai miei sensi. Quello che è certo è che ciò che si rivela, per sua natura ai miei sensi ha bisogno del pensiero per essere interamente o parzialmente compreso.
Il mistero dell’uomo è nella facoltà di procedere dai sensi attraverso il pensiero alla scoperta della verità.
Il limite dell’uomo sta nel duplice inganno di ritenere decisivi i sensi o i pensieri nel determinare la realtà.
Il razionalismo trasforma Dio in un’idea e il sensismo materialistico nega Dio se i sensi non lo avvertono.
Invece Dio, che c’è, si rivela, talora anche sensibilmente e lascia al pensiero di mettere insieme ogni cosa, meditandole là dove l’intimo dell’uomo, oltre i sensi e oltre i pensieri, può “avere fede” e diventare credente senza limitarsi al toccare e senza inventarsi nulla, se non comprendere ciò di cui fa esperienza.
La rivelazione di Cristo non esclude i segni, ma va oltre i segni, oltre il mondo, oltre i nostri pensieri.
Ed è lì che non riesce ad arrivare il cattolicesimo modernista, che dialoga con il mondo e non sa più misurarsi con la Rivelazione data in Gesù Cristo, IL problema dei problemi per il principe di questo mondo e i suoi seguaci.
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