Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

lunedì 29 maggio 2017

Le lezioni on-line di Dottrina Sociale della Chiesa dell'Arcivescovo Giampaolo Crepaldi

Su La Nuova Bussola Quotidiana a partire dal 1 luglio 2017

L’evento è sicuramente eccezionale. Un Arcivescovo che tiene una Scuola di Dottrina sociale della Chiesa on line non capita tutti i giorni. Un certo coraggio, la consapevolezza di un ruolo, la considerazione di un’urgenza. Questo deve aver spinto l’Arcivescovo Giampaolo Crepaldi a buttarsi in questa impresa: un Corso di dottrina sociale della Chiesa on line di ben dodici lezioni, divise in due Sessioni. L’iniziativa nasce dalla collaborazione tra il quotidiano on line La Nuova Bussola Quotidiana e l’Osservatorio Cardinale Van Thuân, le iscrizioni sono già possibili, le lezioni cominceranno il 1 giugno e avranno cadenza settimanale. 

Ma chi è l’Arcivescovo Crepaldi? Conoscendolo, lo stupore per questa iniziativa si ridurrà di molto. Infatti egli ha dedicato da sempre le sue energie alla Dottrina sociale della Chiesa, di cui è riconosciuto esperto di fama internazionale. Per anni ha diretto l’Ufficio nazionale della CEI per i problemi sociali e il lavoro. Dietro il famoso Direttorio di pastorale sociale del 1991 “Evangelizzare il sociale” c’era il suo operato, come dietro al grande convegno ecclesiale su “Famiglia e lavoro” del 1993. Dal 1994 ha iniziato il suo servizio presso il Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, di cui è diventato Segretario. Ha collaborato con i cardinali Etchegaray, Van Thuân e Martino. Ha guidato i lavori per la redazione del Compendio della Dottrina sociale della Chiesa, pubblicato nel 2004, e dell’enciclica di Benedetto XVI Caritas in veritate. Come Segretario del Pontificio Consiglio ha girato il mondo, ha seguito vertici internazionali e organizzato innumerevoli iniziative nel campo della Dottrina sociale della Chiesa. Ha anche pubblicato diversi libri tra cui il più famoso è “Il cattolico in politica” (Cantagalli).

Mons. Crepaldi è stato molto vicino al Cardinale Van Thuân, fino alla morte di quest’ultimo avvenuta nel 2002. Al cardinale ha voluto dedicare l’Osservatorio che egli ha fondato nel 2004 per lo studio e la diffusione della Dottrina sociale della Chiesa. Attualmente Mons. Crepaldi è presidente della Commissione “Caritas in veritate” del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa (CCEE) e Vescovo di Trieste.

L’autorevolezza del relatore conferisce alla Scuola che partirà presso la Nuova Bussola Quotidiana un valore particolare e inedito. La possibilità di partecipare a distanza ne fa un evento nazionale.

In una recente intervista, l’Arcivescovo Crepaldi ha spiegato le motivazioni di questo suo nuovo impegno: «Non era mai capitato che la stessa natura umana fosse messa in pericolo in modo istituzionalizzato da parte di molte forze alleate tra loro. La minaccia, in questo nostro tempo, non riguarda più questo o quell’aspetto della giustizia sociale, ma la possibilità stessa che la famiglia, la procreazione naturale e, come ripeto, la stessa natura umana, possano essere salvaguardate anche in futuro. Si può dire quindi che la mia convinzione sia determinata dall’urgenza  e dalla gravità delle sfide che ci attendono». 

Su cosa bisogna fare davanti alla situazione, l’Arcivescovo non ha dubbi: «Penso che, in questa fase, bisogna riconoscere che una pianificazione dell’insegnamento della Dottrina sociale della Chiesa condotta dal centro non sia praticabile, per una serie di motivi sia sociologici sia legati a certi filoni dello sviluppo teologico. Inoltre si assiste all’emergere di un nuovo ruolo dei laici che spesso si assumono in toto la responsabilità di rendere fattivamente presente la Dottrina sociale della Chiesa nelle emergenze: pensiamo all’impegno per la vita o per la famiglia portato avanti autonomamente da gruppi di laici. Credo quindi che la via da seguire sia di alimentare la nascita e lo sviluppo di “piccole comunità creative” che dal basso si riapproprino del patrimonio della Dottrina sociale della Chiesa, compreso nella sua organicità, non frammentato, non appiattito sull’orizzontale, inteso e vissuto in modo alto e consapevole. Queste realtà non nascono da decreti ecclesiastici, nascono dalla base del nostro popolo cristiano. Devono però essere alimentate, da qui il senso della Scuola che inaugurerò con la Nuova Bussola Quotidiana».
Per informazioni e iscrizioni vedi qui.
Stefano Fontana

8 commenti:

Da Fb ha detto...

"Ci sono quattro grandi cause per cui vale la pena di morire: la fede, la patria, la famiglia e il basileus. Ora voi dovete essere pronti a sacrificare la propria vita per queste cose, come d'altronde anch'io sono pronto al sacrificio della mia stessa vita."
"So che avrei vantaggi se abbandonassi la città, ma via non posso andare... Non vi lascerò mai. Ho deciso di morire con voi!"

il 29 maggio 1453, dopo 1058 anni di esistenza, cade l'Impero romano d'Oriente, erede di quello di Roma, per mano ottomana; Costantino XI, l'ultimo Imperatore di Roma, erede di Augusto e Costantino, rifiuta tanto le proposte dei turchi di diventare governatore della nuova capitale ottomana quanto quelle dei suoi dignitari e ministri che lo supplicano di fuggire e mettersi in salvo: deciderà di rimanere, combattere pur essendo in inferiorità numerica e morire. Chi, oggi, morirebbe per il suo popolo (quando vediamo che i nostri governanti sono i primi assassini del proprio popolo) e, all'opposto, chi, oggi, morirebbe per il suo capo di Stato o di governo? E per cosa bisognerebbe morire, oggi? Per l'"Europa", per i "valori dell'Occidente"? La vera Europa aveva Costantinopoli come uno dei suoi centri e delle sue capitali, e Costantino XI come uno dei suoi grandi e dei suoi eroi, visto che il presente non offre niente, ricordiamo il passato, proprio per avere anche una sola speranza per ripartire in futuro...

Anonimo ha detto...


Ricordiamo Costantinopoli e le altre battaglie contro l'invasore maomettano

Ricordiamo, allora, che nell'ultima difesa di Costantinopoli combatterono su base volontaria anche i veneziani della Colonia veneziana della città, i genovesi della adiacente colonia di Pera e 400 volontari genovesi (+ 330 greci) al comando di un famoso capitano genovese, Giovanni Giustiniani Longo, che venne volontario a battersi. Partecipò anche la colonia catalana. Circa settecento persone fuggirono all'avvicinarsi dei Turchi, su 7 navi, tra le quali diversi italiani. Le forze a disposizione di Costantino XI erano molto modeste: 26 navi da guerra a vela (5 veneziane, 5 genovesi, 3 cretesi, 1 da Ancona, 1 catalana, 1 provenzale, 10 imperiali bizantine) + piccole unità e navi mecantili adattate dei genovesi di Pera. La flotta turca era enorme. L'esercito turco regolare, con forte artiglieria, contava circa 80.000 uomini + le numerose bande di irregolari, venute per il bottino e la preda. Di contro, i cristiani avevano: 4983 greci e circa 2000 stranieri, molti dei quali italiani. Meno di 7000 uomini dovevano difendere circa 22 km di mura, cosa che comunque fecero con grande valore, dal 6 aprile al 29 maggio del 1453.
I Turchi si erano insediati da tempo in quasi tutto il resto della Grecia e nei Balcani, all'imperatore d'Oriente era rimasta Costantinopoli o poco più, con scarse forze.
Contro i tradiamenti e la viltà dominanti, bisogna certamente ricordare l'eroica difesa di Costantinopoli del 1453, come le altre battaglie, e le vittorie, contro i musulmani: da quella navale di Ostia (849), alla distruzione del campo trincerato saraceno del Garigliano (916), covo di predoni, piaga che "per molti decenni aveva infettato l'Italia centro-meridionale"; alla presa di Al-Mahdia in Tunisia (1087) da parte delle nostre Repubbliche marinare; alla difesa di Malta da parte dei Cavalieri; alla presa di Bona, in Algeria, da parte dei livornesi (Cavalieri di s. Stefano) nel 1607; alla vittoria di Lepanto, oltre a quelle ugualmente famose di Belgrado e alle due davanti a Vienna. La lista è lunga, la guerra ce l'hanno dichiarata di nuovo. PP

Anonimo ha detto...

OT ma non troppo

http://tradinews.blogspot.it/2017/05/anne-le-pape-present-tout-peut-arriver.html

Anonimo ha detto...

@ Da Fb

Oggi corriamo un pericolo peggiore della caduta di Costantinopoli.
L'esercito dell'islam è già tra le nostre linee.
E noi lo coccoliamo, col beneplacito del successore di coloro che un tempo difendevano la cristianità e l'occidente ...

Aloisius ha detto...

Si sentono tanto buoni, evoluti e di aperte vedute a giustificare l'islam e i molteplici crimini che sta commettendo.
Stessa sensazione provano a denigrare la Chiesa di sempre e ad osannare il vdr attuale, divenuto capofila ed esempio di questa stolta e sconsiderata scelleratezza.
Si credono che quelli, i mussulmani, capiranno, apprezzeranno e cambieranno atteggiamento.
Nonostante gli sputazzamenti nel piatto in cui stanno mangiando e la costante denigrazione e rifiuto di tutti i nostri valori, vengono invitati a pregare per la pace nelle nostre Chiese, facendole diventare islam.
Che deficienza.

Quando i mussulmani avranno raggiunto il numero di presenze ritenuto sufficiente, attuando la vendetta annunciata dal turco mussulmano Erdogan, quando avranno ottenuto tutte le agevolazioni delle nostre leggi, negando però ogni liberta' ai cristiani nelle terre islamiche e continuando a perseguitarli, quando avranno ottenuto più moschee, scuole coraniche, quartieri interi in cui sono maggioranza e in cui la polizia non entra, quando avranno fatto levare i crocifissi dalle scuole, con grande gioia degli imbecilli laicisti, allora colpiranno l'Italia, in particolare Roma, dove c'è la Croce.

E voglio vedere che diranno se in qualche attentato morirà qualche amico o parente loro, magari di Augias, o di Scalfari, o della Boldrini e compagnia bella.

Elle ha detto...

Per me che sono notoriamente cattiva la spiegazione e' molto piu' semplice : dell'Italia ( che non importa piu' come Patria ma solo come entita' geografica ) non importa un fico secco , interessa solo il potere e i soldi che su questa terra danno una sensazione di onnipotenza , di ubriacatura ( altrimenti non vedremmo ,ad esempio, ponti che dopo un mese dall'inaugurazione crollano miseramente / rivedi il servizio di Report andato in onda su rai3 il 29.5.17 ).

P.S. Togli loro benefit e potere e chissa' , forse riacquisteranno il senso morale la capacità innata e istintiva dell’uomo di discriminare il bene e il male e di provare gioia nel compiere o nel veder compiere buone azioni . Non e' detto ...

Anonimo ha detto...

"Ideologi dottrinari": papa Francesco come Napoleone?
di Ettore Gotti Tedeschi
Sarebbe interessante sapere chi ha suggerito a Papa Francesco di utilizzare - nell’omelia dello scorso 19 maggio a Santa Marta – un’espressione analoga a quella che usò Napoleone Bonaparte per zittire i suoi oppositori. Perché quell’errore a Napoleone, alla Francia ed all’Europa costò caro.
Papa Francesco, che secondo tanti osservatori si sarebbe riferito ai quattro Cardinali dei Dubia, ha invitato in questa omelia, i fedeli a non spaventarsi di fronte agli “ideologi della dottrina”. Ma siamo sicuri che ci siano dei fedeli spaventati?

irina ha detto...

"..."Ideologi dottrinari": papa Francesco come Napoleone?
di Ettore Gotti Tedeschi..."

Chi cerca di farsi una ragione è sempre insultato dagli uomini d'azione. Nulla di nuovo sotto il sole. E'un movimentista.