[...] Non è mancato neanche quest’anno alla Marcia il cardinale statunitense Raymond Burke, fatto segno a vive manifestazioni di simpatia dai partecipanti. Certo il cardinale era amareggiato per i continui insulti (anche i più recenti, pesantissimi) rivoltigli perfino da confratelli – oltre che dalla peggior risma dei turiferari, quelli che razzolano nel melmoso sottobosco vaticano – per la sua attività instancabile in difesa della dottrina sociale della Chiesa. Amarezza sì, ma anche compostezza e serenità, tali da permettergli di testimoniare ancora una volta pubblicamente in favore dei diritti della persona umana.
“Fino a quando avrò forza e respiro, sfilerò, perché ci chiama a farlo il dovere di proteggere la vita di chi non ha altre difese”, evidenzia Burke. Aggiungendo: “Ѐ vero che nel mondo tanti ormai sono i governi che praticano politiche anti-vita e anti-famiglia. Però non dobbiamo perdere la speranza, conosco tanti giovani che sono entusiasti di impegnarsi per la difesa della vita. Lo vediamo anche qui, a questa Marcia”.
Qual è la situazione nel Suo Paese, gli Stati Uniti?
“Negli Stati Uniti qualcosa, grazie a Dio, sta già cambiando positivamente nella mentalità comune a proposito dell’aborto. Speriamo che il presidente Trump voglia e possa riuscire a perseguire una vera trasformazione culturale degli Stati Uniti, poiché oggi ci dobbiamo confrontare con la piaga terribile di un milione di aborti l’anno”.
E la Chiesa?
“La Chiesa deve rendere pubblicamente una testimonianza molto forte per l’inviolabilità della vita. La deve dare con chiarezza, con verità, anche pensando all’impatto dei media. Non può tacere. Siamo minoranza? Allora la forza della nostra testimonianza deve raddoppiare!” [Il tema della testimonianza - dei laici - è stato ricordato con vigore anche dal card. Caffarra. qui]
Il ruolo dei laici?
“Ѐ fondamentale. I laici sono presenti in tutti gli ambiti della vita quotidiana. Possono essere decisivi per cambiare la mentalità della società. Hanno un ruolo essenziale, soprattutto oggi: non si può prescindere dal loro impegno responsabile”.
2 commenti:
La crisi della nostra cultura è fondata sull'assenza di Dio e dobbiamo confessare, che anche la crisi della Chiesa risulta in buona parte da una diffusa marginalizzazione del tema di Dio: la Chiesa non raramente si occupa troppo di se stessa e non parla con la necessaria forza e gioia di Dio, di Gesù Cristo, mentre il mondo ha sete - non di conoscere i nostri problemi interni, ma il messaggio, che ha creato la Chiesa - il fuoco che Gesù ha portato sulla terra (Lc 12,50). Messaggeri credibili dei Dio vivente possiamo esserlo soltanto, se questo fuoco è acceso in noi stessi. Solo se noi siamo divenuti contemporanei con Cristo e Cristo vive in noi, il Vangelo annunciato da noi mostra la presenza di Cristo oggi e tocca i cuori dei nostri contemporanei. Questo annuncio esige quindi innanzitutto una profonda relazione personale con Cristo, un incontro con Cristo nei mio oggi, ma anche un lavoro intellettuale di conoscenza più profonda della Scrittura, letta nella comunione della Chiesa, perché solo così possiamo conoscere e distinguere la voce del vero Pastore (Giov 10,5); esige infine il coraggio della verità e la disponibilità di soffrire per la verità"
09 ott 2001
il Tempo, Marcello Veneziani, I muri dell’infamia vi appartengono
Posta un commento