Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

domenica 2 gennaio 2022

Festa del Santissimo Nome di Gesù

Innanzitutto per devozione, ma anche per uscire da una cronaca fin troppo amara su tutti i fronti, ripropongo l'articolo che segue sulla bellissima ricorrenza di oggi.

Fu San Bernardino da Siena a incentrare la predicazione sul Nome di Gesù, ideando il trigramma IHS, in alfabeto greco ΙΗΣ, Nomen sacrum (tra i Nomina sacra), con le prime tre lettere del nome di Gesù in greco antico (ΙΗΣΟΥΣ).
La ricorrenza del Santissimo Nome di Gesù, nel Rito riformato da Paolo VI, viene celebrata il 3 gennaio con il grado di memoria facoltativa.
Nel Rito Romano Antico, è celebrata nella domenica tra il 2 e il 5 gennaio compresi (o il 2 gennaio dove l'Epifania non è festa di precetto o se nessuna domenica cade tra il 2 e il 5 gennaio). 
Nel Rito Ambrosiano la memoria dell'imposizione del nome a Gesù è stata assommata alla solennità dell'Ottava di Natale nella Circoncisione del Signore (1º gennaio), in cui si legge come Vangelo il brano di Lc 2,18-21 che menziona entrambi i segni rituali. Si conserva nel messale ambrosiano il formulario per la messa votiva del Santissimo Nome di Gesù. 
Inserisco, per la nostra devozione il testo delle Litanie del SS. Nome di Gesù, composte nell’ambito della predicazione di san Bernardino da Siena e di san Giovanni da Capestrano, propagatori della devozione al Nome Divino. Furono approvate per l’uso privato dei fedeli prima da Papa Sisto V nel 1585 e poi, nella forma attuale, da Pio IX nel 1862. Papa Leone XIII ne estese l’uso pubblico alla Chiesa universale e le inserì nel Rituale Romano.
Di seguito alle Litanie trovate il testo di dom Guéranger sulla ricorrenza.
Litanie del SS. Nome 
Perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi
– nei cieli, sulla terra e sotto terra
. (Phil 2, 10)

Kýrie, eléison.
Christe, eléison.
Kýrie, eléison.
Iésu, audi nos. Iésu, audi nos.
Iésu, exáudi nos. Iésu, exáudi nos.
Pater de cœlis, Deus, miserére nobis.
Fili, Redémptor mundi, Deus, miserére nobis.
Spíritus Sancte, Deus, miserére nobis.
Sancta Trínitas, unus Deus, miserére nobis.
Iésu, Fili Dei vivi, miserére nobis.
Iésu, splendor Patris, miserére nobis.
Iésu, candor lucis ætérnæ, miserére nobis.
Iésu, Rex glóriæ, miserére nobis.
Iésu, sol iustítiæ, miserére nobis.
Iésu, Fili Maríæ Vírginis, miserére nobis.
Iésu amábilis, miserére nobis.
Iésu admirábilis, miserére nobis.
Iésu, Deus fortis, miserére nobis.
Iésu, Pater futúri sæculi, miserére nobis.
Iésu, magni consílii Ángele, miserére nobis.
Iésu potentíssime, miserére nobis.
Iésu patientíssime, miserére nobis.
Iésu obœdientíssime, miserére nobis.
Iésu, mitis et húmilis corde, miserére nobis.
Iésu, amátor castitátis, miserére nobis.
Iésu, amátor noster, miserére nobis.
Iésu, Deus pacis, miserére nobis.
Iésu, áuctor vítæ, miserére nobis.
Iésu, exémplar virtútum, miserére nobis.
Iésu, zelátor animárum, miserére nobis.
Iésu, Deus noster, miserére nobis.
Iésu, refúgium nostrum, miserére nobis.
Iésu, pater páuperum, miserére nobis.
Iésu, thesáure fidélium, miserére nobis.
Iésu, bone pastor, miserére nobis.
Iésu, lux vera, miserére nobis.
Iésu, sapiéntia ætérna, miserére nobis.
Iésu, bónitas infiníta, miserére nobis.
Iésu, via et vita nostra, miserére nobis.
Iésu, gáudium Angelórum, miserére nobis.
Iésu, rex Patriarchárum, miserére nobis.
Iésu, magíster Apostolórum, miserére nobis.
Iésu, doctor Evangelistárum, miserére nobis.
Iésu, fortitúdo Mártyrum, miserére nobis.
Iésu, lumen Confessórum, miserére nobis.
Iésu, púritas Vírginum, miserére nobis.
Iésu, coróna sanctórum ómnium, miserére ...
Propítius esto, parce nobis, Iésu.
Propítius esto, exáudi nos, Iésu.
Ab omni malo, líbera nos, Iésu.
Ab omni peccáto, líbera nos, Iésu.
Ab ira tua, líbera nos, Iésu.
Ab insídiis diáboli, líbera nos, Iésu.
A spíritu fornicátionis, líbera nos, Iésu.
A morte perpétua, líbera nos, Iésu.
A negléctu inspiratiónum tuárum, líbera nos, Iésu.
Per mystérium sánctæ Incarnátionis túae, líbera nos, Iésu.
Per nativitátem tuam, líbera nos, Iésu.
Per infántiam tuam, líbera nos, Iésu.
Per diviníssimam vitam tuam, líbera nos, Iésu.
Per labóres tuos, líbera nos, Iésu.
Per agóniam et passiónem tuam, líbera nos, Iésu.
Per crucem et derelictiónem tuam, líbera nos, Iésu.
Per languóres tuos, líbera nos, Iésu.
Per mortem et sepultúram tuam, líbera nos, Iésu.
Per resurrectiónem tuam, líbera nos, Iésu.
Per ascensiónem tuam, líbera nos, Iésu.
Per sanctíssimae Eucharístiæ institutiónem tuam, líbera nos, Iésu.
Per gáudia tua, líbera nos, Iésu.
Per glóriam tuam, líbera nos, Iésu.

Agnus Dei, qui tollis peccáta mundi, parce nobis, Iésu.
Agnus Dei, qui tollis peccáta mundi, exáudi nos, Iésu.
Agnus Dei, qui tollis peccáta mundi, miserére nobis, Iésu.
Iésu, audi nos. Iésu, audi nos.
Iésu, exáudi nos. Iésu, exáudi nos.

Orémus.
Dómine Iésu Christe, qui dixísti: “Pétite, et accipiétis; quáerite, et inveniétis; pulsáte, et aperiétur vobis”, quæsumus, da nobis peténtibus diviníssimi tui amóris afféctum, ut te toto corde, ore et ópere diligámus, et a tua nunquam láude cessémus.
Sancti nóminis tui, Dómine, timórem páriter et amórem fac nos habére perpétuum: quia nunquam tua gubernatióne destítuis quos in soliditáte túæ dilectiónis instítuis: Qui vivis et regnas in sæcula sæculórum. Amen.
Signore, pietà.
Cristo, pietà.
Signore, pietà.
Gesù, ascoltaci. Gesù, ascoltaci.
Gesù esaudiscici. Gesù esaudiscici.
Padre celeste, Dio, abbi pietà di noi.
Figlio, Redentore del mondo Dio,  pietà di noi
Spirito Santo, Dio, abbi pietà di noi
Santa Trinità, unico Dio, abbi pietà di noi.
Gesù, Figlio del Dio vivo, abbi pietà di noi.
Gesù, Splendore del Padre, abbi pietà di noi.
Gesù, candore della luce eterna,  pietà di noi
Gesù, re di gloria, abbi pietà di noi.
Gesù, sole di giustizia, abbi pietà di noi.
Gesù, Figlio della Vergine Maria, pietà di noi
Gesù amabile, abbi pietà di noi.
Gesù ammirabile, abbi pietà di noi.
Gesù. Dio forte, abbi pietà di noi.
Gesù, padre del secolo futuro, abbi pietà di noi.
Gesù, Angelo del gran consiglio, pietà di noi
Gesù potentissimo, abbi pietà di noi.
Gesù pazientissimo, abbi pietà di noi.
Gesù obbedientissimo, abbi pietà di noi.
Gesù, mite ed umile di cuore, abbi pietà di noi.
Gesù, amante della castità, abbi pietà di noi.
Gesù, che tanto ci ami, abbi pietà di noi.
Gesù, Dio della pace, abbi pietà di noi.
Gesù, autore della vita, abbi pietà di noi.
Gesù, esempio di ogni virtù, abbi pietà di noi.
Gesù, sostenitore delle anime, abbi pietà di noi.
Gesù, nostro Dio, abbi pietà di noi.
Gesù, nostro rifugio, abbi pietà di noi.
Gesù, Padre di ogni povero, abbi pietà di noi.
Gesù, tesoro di ogni credente, abbi pietà di noi.
Gesù, buon Pastore, abbi pietà di noi.
Gesù, vera luce, abbi pietà di noi.
Gesù, eterna Sapienza, abbi pietà di noi.
Gesù, infinita Bontà, abbi pietà di noi.
Gesù, nostra Via e nostra Vita, abbi pietà di noi
Gesù, gioia degli Angeli, abbi pietà di noi.
Gesù, Re dei Patriarchi, abbi pietà di noi.
Gesù, Maestro degli Apostoli, abbi pietà di noi
Gesù, Luce degli Evangelisti, abbi pietà di noi.
Gesù, fortezza dei Martiri, abbi pietà di noi.
Gesù, sostegno dei Confessori, abbi pietà di noi
Gesù, purezza delle Vergini, abbi pietà di noi.
Gesù, corona di tutti i Santi, abbi pietà di noi.
Sii indulgente, perdonaci, Gesù.
Sii indulgente, esaudiscici, Gesù.
Da ogni male, liberaci, Gesù.
Da ogni peccato, liberaci, Gesù.
Dalla Tua ira, liberaci, Gesù.
Dalle insidie del diavolo, liberaci, Gesù.
Dallo spirito impuro, liberaci, Gesù.
Dalla morte eterna, liberaci, Gesù.
Dal non accogliere le tue ispirazioni, liberaci, Gesù.
Per il mistero della Tua santa incarnazione, liberaci, Gesù.
Per la Tua nascita, liberaci, Gesù.
Per la Tua infanzia, liberaci, Gesù.
Per la Tua vita tutta divina, liberaci, Gesù.
Per le Tue fatiche, liberaci, Gesù.
Per la Tua agonia e passione, liberaci, Gesù.
Per  Tua Croce ed abbandono, liberaci, Gesù.
Per le Tue sofferenze, liberaci, Gesù.
Per la Tua morte e sepoltura, liberaci, Gesù.
Per la Tua Risurrezione, liberaci, Gesù.
Per la Tua Ascensione, liberaci, Gesù.
Per l’istituzione della santissima Eucarestia, liberaci, Gesù.
Per le Tue gioie liberaci, liberaci, Gesù.
Per la Tua gloria, liberaci, Gesù.

Agnello di Dio, che prendi su di te i peccati del mondo, perdonaci, Gesù.
Agnello di Dio, che prendi su di te i peccati del mondo, esaudiscici, Gesù.
Agnello di Dio, che prendi su di te i peccati del mondo, abbi pietà di noi, Gesù.
Gesù, ascoltaci. Gesù, ascoltaci.
Gesù, esaudiscici. Gesù, esaudiscici.

Preghiamo
Signore Gesù Cristo, che hai detto: «Chiedete e otterrete, cercate e troverete, picchiate c vi sarà aperto»; concedici, te ne preghiamo, il Tuo divinissimo amore, affinché Ti amiamo con tutto il cuore, con la parola e con le opere, né mai cessiamo dal lodarti. Del Tuo santo Nome, o Signore, facci avere insieme timore ed amore perenne; perché non privi mai della Tua speciale provvidenza coloro, che stabilisci nel solido fondamento dell’amor Tuo. Tu che vivi e regni per i secoli dei secoli. Cosi sia.

* * * 
Festa del Santissimo Nome di Gesù

Per celebrare questa festa, fu dapprima scelta la seconda domenica dopo l'Epifania, che ricorda il banchetto delle nozze di Cana. È nel giorno nuziale che la Sposa assume il nome dello Sposo, e questo nome d'ora in poi testimonierà che essa appartiene a lui. La Chiesa, volendo onorare con un culto speciale un nome per essa così prezioso, ne univa dunque il ricordo a quello delle Nozze divine. Oggi, essa riallaccia all'anniversario stesso del giorno in cui fu imposto, otto giorni dopo la nascita, la celebrazione di quell'augusto Nome.

L'antica alleanza aveva circondato il Nome di Dio di un profondo terrore: quel nome era per essa tanto formidabile quanto santo, e l'onore di proferirlo non spettava a tutti i figli d'Israele. Dio non era ancora stato visto sulla terra a conversare con gli uomini, non si era ancora fatto uomo lui stesso per unirsi alla nostra debole natura: non potevano dunque dargli quel Nome d'amore e di tenerezza che la Sposa dà allo Sposo.

Ma quando è giunta la pienezza dei tempi, quando il mistero d'amore è sul punto di apparire, scende innanzitutto dal cielo il Nome di Gesù, come un anticipo della presenza del Signore che deve portarlo. L'Arcangelo dice a Maria: "Gli imporrai il nome di Gesù"; ora Gesù vuoi dire Salvatore. Quanto sarà dolce a pronunziarsi, questo nome, per l'uomo che era perduto! Questo solo Nome quanto riavvicina già il cielo alla terra! Ve n'è forse uno più amabile o più potente? Se a questo divin Nome ogni ginocchio deve piegarsi in cielo, in terra e nell'inferno, vi è forse un cuore che non si commuova d'amore al sentirlo pronunciare? Ma lasciamo descrivere a san Bernardo la potenza e la dolcezza di questo Nome benedetto. Ecco come egli si esprime in proposito nel suo xv Sermone sul Cantico dei Cantici:
"Il Nome dello Sposo è luce, cibo, medicina. Esso illumina, quando lo si rende noto; nutre, quando vi si pensa in segreto; e quando lo si invoca nella tribolazione, procura la dolcezza e l'unzione. Percorriamo, di grazia, ognuna di tali qualità. Donde pensate che si sia potuto diffondere nell'universo intero la grande e improvvisa luce della Fede, se non dalla predicazione del Nome di Gesù? Non è forse per la luce di quel Nome benedetto che Dio ci ha chiamati alla sua stessa mirabile luce? Illuminati da essa, e vedendo in quella luce un'altra luce, sentiamo san Paolo che ci dice giustamente: Voi eravate una volta tenebre; ma ora siete luce nel Signore.
Ma il Nome di Gesù non è soltanto luce, è anche cibo. Non vi sentite dunque riconfortati ogni qual volta richiamate al vostro cuore quel dolce Nome? Che altro c'è al mondo che nutra tanto la mente di colui che Lo pensa? Che cos'è che, allo stesso modo, ristori i sensi indeboliti, dia energia alle virtù, faccia fiorire i buoni costumi e mantenga gli onesti e casti affetti? Ogni cibo dell'anima è arido se non è imbevuto di quest'olio, è insipido se non è condito con questo sale.
Quando voi mi scrivete, il vostro dire non ha per me alcun sapore, se non vi leggo il Nome di Gesù. Quando discutete o parlate con me, tutto il vostro discorso non ha per me alcun interesse se non vi sento risonare il Nome di Gesù. Gesù è miele alla mia bocca, melodia al mio orecchio, giubilo al mio cuore; ed oltre a questo, una medicina benefica. Qualcuno di voi è triste? Che Gesù venga nel suo cuore, passi di qui nella sua bocca, e subito, alla venuta del Nome divino che è vera luce, scompare ogni nube, e torna il sereno. Qualcuno cade nel peccato oppure incorre, disperando, nei lacci della morte? Se invoca il Nome di Gesù, non comincerà subito a respirare e a vivere nuovamente? Chi mai restò nell'indurimento del cuore come fanno tanti altri; o nel torpore delle gozzoviglie, nel rancore o nel languore del tedio? Chi mai, avendo in sé esaurito la sorgente delle lacrime, non l'ha sentita d'improvviso scorrere più abbondante e più soave, appena è stato invocato Gesù? Qual è quell'uomo che, timoroso e preoccupato in mezzo ai pericoli, invocando quel Nome di forza non abbia sentito subito nascere in sé la fiducia e svanire la paura? Chi è colui, vi chiedo, che sbattuto e vacillante in balia dei dubbi, non ha all'istante - lo dico senza esitare - visto risplendere la certezza all'invocazione di un Nome così luminoso? Chi, nell'avversità, mentre era in preda alla sfiducia, non ha ripreso coraggio al suono di quel Nome di valido aiuto? Sono queste infatti le malattie e i languori dell'anima ed esso ne è il rimedio.
Certamente, e posso provarvelo con quelle parole: Invocami, dice il Signore, nel giorno della tribolazione, e io ti libererò, e tu mi onorerai. Nulla al mondo arresta così decisamente l'impetuosità dell'ira e riduce ugualmente la gonfiezza della superbia. Nulla guarisce così perfettamente le piaghe della tristezza, comprime le irruenze della dissolutezza, spegne la fiamma della cupidigia, estingue la sete dell'avarizia, e distrugge tutti gli stimoli delle passioni disoneste. In verità, quando io nomino Gesù, ho davanti un uomo dolce e umile di cuore, benigno, sobrio, casto, misericordioso, in una parola splendente di ogni purezza e santità. È lo stesso Dio onnipotente che mi guarisce con il suo esempio, e mi rinforza con la sua assistenza. Tutte queste cose echeggiano nel mio cuore quando sento risuonare il Nome di Gesù. Così, in quanto è uomo, io ne ricavo degli esempi per imitarli, e in quanto è l'Onnipotente, ne ricavo un sicuro aiuto. Mi servo di quegli esempi come di erbe medicinali, e dell'aiuto come d'uno strumento per tritarle, e ne faccio così una mistura tale che nessun medico potrebbe farne una simile.
O anima mia, tu hai un antidoto eccellente, nascosto come in un vaso, nel Nome di Gesù! Gesù, infatti è un nome salutare e un rimedio che non risulterà mai inefficace per nessuna malattia. Che esso sia sempre nel tuo cuore, e nella tua mano: di modo che tutti i tuoi sentimenti e tutti i tuoi atti siano diretti verso Gesù".
Questa è dunque la forza e la soavità del santissimo Nome di Gesù, che fu imposto all'Emmanuele il giorno della sua Circoncisione; ma, siccome il giorno dell'Ottava di Natale è già consacrato a celebrare la divina Maternità, e il mistero del Nome dell'Agnello richiedeva solo per sé una propria solennità, è stata, istituita la festa di oggi. Il suo primo promotore fu nel XV secolo, san Bernardino da Siena, che stabilì e propagò l'usanza di rappresentare, circondato di raggi, il santo Nome di Gesù ridotto alle sue prime tre lettere JHS, riunite in monogramma. Questa devozione si diffuse rapidamente in Italia, e fu incoraggiata dall'illustre san Giovanni da Capistrano, dell'Ordine dei Frati Minori al pari di san Bernardino da Siena. La Santa Sede approvò solennemente tale omaggio al Nome del Salvatore degli uomini, e nei primi anni del XVI secolo Clemente VII, dopo lunghe istanze, accordò a tutto l'Ordine di san Francesco il privilegio di celebrare una festa speciale in onore del santissimo Nome di Gesù.

Roma estese successivamente questo favore a diverse Chiese ma doveva venire il momento in cui ne sarebbe stato arricchito lo stesso Ciclo universale. Fu nel 1721, dietro richiesta di Carlo VI imperatore di Germania, che il Papa Innocenzo XIII decretò che la festa del santissimo Nome di Gesù fosse celebrata in tutta la chiesa, e la fissò allora alla seconda Domenica dopo l'Epifania.
(dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - I. Avvento - Natale - Quaresima - Passione, trad. it. P. Graziani, Alba, 1959, p. 183)

14 commenti:

Anonimo ha detto...

Iésu, candor lucis ætérnæ, miserére nobis.
Iésu, Rex glóriæ, miserére nobis.
Iésu, sol iustítiæ, miserére nobis.

Anonimo ha detto...

https://www.newliturgicalmovement.org/2020/01/on-feast-of-holy-name-of-jesus.html

Anonimo ha detto...

Tra l'altro, oggi è anche la Festa del Santo Bambino Gesù di Prega (Gesù Bambino in abiti imperiali) e della Madonna del Pilar. Il 2 gennaio dell'anno 40 d. C., la Madonna (che stava ancora su questa terra) venne NON In bilocazione, MA NELLA SUA CARNE da San Giacomo Apostolo in Spagna e, al suo comando, gli Angeli portarono dal Cielo il famoso Pilar. Un pilastro che aveva fatto parte del Primo Tempio di Gerusalemme e che il Signore aveva fatto portare in Cielo, perchè un giorno doveva servire per cantare di nuovo le glorie di Dio .

Anonimo ha detto...

https://www.maurizioblondet.it/capodanno-asburgico-di-luigi-copertino/

Come rendersi visibili e al contempo evangelizzare: ha detto...

Roma Mercoledì 5 Gennaio ore 18:00 S.Rosario per l'Italia in Piazza S.Maria Maggiore.

Anonimo ha detto...


# la pubblicità fatta all'articolo "capodanno asburgico" apparso oggi sul blog di M. Blondet.

In genere non leggo questo blog, cui qualcuno fa continua propaganda sul blog di Mic, ma sono andato a vedere quest'articolo poiché il titolo mi incuriosiva.
Un brutto articolo, mi sia concesso di dire: una sviolinata all'Austria che fu, scritta da persona che definisce Francesco Giuseppe "il mio imperatore". Naturalmente, l'autore spara a zero sul Risorgimento (puntualmente, per certi saggisti, "il cosiddetto Risorgimento", non sia mai che una volta scrivessero semplicemente "il Risorgimento"). A mio modesto avviso, l'unica cosa esatta dell'articolo è la denuncia del carattere falso e volgare dei recenti rifacimenti televisivi del personaggio dell'imperatrice Sissi. Giusto anche rilevare che Francesco Giuseppe è stato troppo a lungo considerato un tiranno, quando invece non lo era (pur avendo gravi limiti). Ma la storiografia lo ha riabilitato da tempo.
I piccoli meriti dell'articolo, che sembra rimpiangere anche il generale Radetzky, sono sommersi dai demeriti, in sostanza da una rappresentazione del tutto superficiale, edulcorata e falsa dell'Austria-Ungheria e della situazione politica che portò alla prima guerra mondiale. Si avalla la sempiterna tesi del "complotto massonico" causa di quella guerra, che sarebbe stata fatta solo per distruggere l'antica monarchia cattolica degli Asburgo. Tesi ridicola.

L'autore sembra ignorare l'esistenza della lotta mortale tra imperi all'origine di quella guerra, per i Balcani, per il petrolio del Golfo Persico, ad esempio, nonché i ripetuti e documentati tentativi fatti nel 1917 e fino alla primavera del '18 da inglesi e americani per indurre l'impero asburgico ad una pace separata, staccandolo dal carro tedesco. Tentativi tutti falliti non per le mene della massoneria ma per l'opposizione tedesca e l'ottusità politica dell'imperatore Carlo e degli ungheresi, tetragoni nel non voler conceder nulla all'Italia, anche prima di Caporetto. Wilson, presidente USA, nell'aprile del 17 dichiarò guerra solo alla Germania, all'Austria solo nel dic del 17, dopo Caporetto e dopo la prima battaglia difensiva sul Piave, dove avevamo bloccato l'avanzata nemica.
Sembra anche ignorare, l'autore, i forti contrasti tra Francesco Giuseppe e il Papato: l'introduzione del matrimonio civile per i matrimoni misti, un regime familiare tra i più liberali, le limitazioni alle prerogative del clero, il rifiuto di accettare il Vaticano Primo con il dogma dell'infallibilità ed anzi la denuncia del concordato esistente con la S.Sede (rifatto solo negli anni Trenta, con il cattolico Dolfuss al governo, amico personale di Mussolini, assassinato dai nazisti) - tutte cose che provocarono a più riprese l'ira (inutile) di Pio IX.
Prescindendo dalle nefandezze dei polpettoni televisi, nell'ambiente della Corte e non solo la corruzione dei costumi c'era. Fu la tragedia di Meyerling a far precipitare i rapporti tra Sissi e l'imperial marito, non l'insofferenza per l'etichetta di corte: il figlio Rodolfo, erede al trono, libertino notorio, uccise la propria amante sedicenne, baronessa Vetsera, suicidandosi subito dopo.
Insomma, perché si scrivono certi articoli? Per mostrare la propria mal informata esterofilia, l'avversione per l'Italia?
PP

Anonimo ha detto...

CONOSCIAMO IL SANTO DEL GIORNO: S. GASPARE DEL BUFALO, SACERDOTE

Oggi 03 gennaio 2022, Ottava di san Giovànni, Apostolo ed Evangelista, si festeggia a Roma san Gaspare del Bufalo, sacerdote, che lottò strenuamente per la libertà della chiesa e, anche in carcere, non smise mai la sua opera di conversione dei peccatori alla retta via, in particolare attraverso la devozione al Preziosissimo Sangue di Cristo, in cui onore intitolò le Congregazioni dei Missionari e delle Suore da lui fondate.
Nato a Roma il giorno dell’Epifania del 1786, sua madre volle per lui i nomi dei Re Magi: Gaspare, Baldassarre, Melchiorre. La sua famiglia era stata un tempo benestante, ma poi era decaduta. Suo padre Antonio era cuoco dei Principi Altieri, mentre sua madre, Annunziata Quartieroni, si prendeva cura della famiglia. Votato alla vita religiosa fin dalla fanciullezza, tentando persino di fuggire di casa per evangelizzare i pagani, Gaspare del Bufalo frequentò il Collegio Romano, che a quel tempo, essendo stata soppressa la Compagnia di Gesù, era diretta dal clero secolare. Vestì la talare nel 1798 e prese a dedicarsi all’assistenza spirituale e materiale dei bisognosi, contribuendo in maniera decisiva alla rinascita dell’Opera di San Galla, della quale venne eletto direttore nel 1806. Ricevette l’ordinazione sacerdotale il 31 luglio 1808 e decise di intensificare l’apostolato fra le classi popolari fondando il primo oratorio in Santa Maria in Pincis, specializzandosi nell’evangelizzazione dei «barozzari», ovvero carrettieri e contadini della campagna romana.

Niente fedeltà all’Imperatore

Nella notte fra il 5 e il 6 luglio 1809, Pio VII (1742-1823) venne arrestato e deportato per volontà di Napoleone Bonaparte. Il 13 giugno del 1810 Don Gaspare rifiutò il giuramento di fedeltà all’Imperatore francese. «Non debbo, non posso, non voglio» disse; per tale ragione fu condannato all’esilio a Piacenza e in seguito venne incarcerato per quattro anni, peregrinando nelle prigioni di Bologna, Imola, Lugo (Ravenna). Tornato a Roma nei primi mesi del 1814, dopo la caduta di Napoleone, mise tutta la sua vita al servizio del Papa, il quale lo esortò a dedicarsi alle missioni popolari per la restaurazione religiosa e morale d’Italia; fu così che il santo lasciò Roma e si gettò con ardente zelo sulla strada che lo impegnò fino alla fine della sua vita. Dirà Giovanni Paolo II ai partecipanti al capitolo generale della Congregazione dei Missionari del Preziosissimo Sangue il 14 settembre 2001:
«Quando san Gaspare del Bufalo fondò la vostra Congregazione nel 1815, il mio predecessore, Papa Pio VII, gli chiese di andare laddove nessun altro sarebbe andato e di intraprendere missioni che sembravano poco promettenti. Per esempio gli chiese di inviare missionari a evangelizzare i banditi che a quel tempo imperversavano così tanto nella zona fra Roma e Napoli. Fiducioso nel fatto che la richiesta del Papa fosse un ordine di Cristo, il vostro Fondatore non esitò a obbedire […] Gettando le sue reti nelle acque profonde e pericolose fece una pesca sorprendente».

La devozione al Sangue di Cristo

Come mezzo efficace per promuovere la conversione dei peccatori, per debellare lo spirito di empietà e di irreligione, scelse la devozione al Sangue Preziosissimo di Gesú e ne divenne ardente apostolo. Si attuò così la predizione del 1810 fatta dalla religiosa Suor Agnese del Verbo Incarnato, morta in concetto di santità, predizione che confidò al suo Direttore spirituale, Don Francesco Albertini (1770-1819), poi Direttore di Don Gaspare, nonché suo compagno di prigionia: durante il drammatico tempo persecutorio nei confronti della Chiesa sarebbe sorto uno sacerdote molto zelante, il quale avrebbe scosso migliaia di persone dall’indifferenza mediante la devozione al Prezioso Sangue di Cristo, tale presbitero sarebbe divenuto «La tromba del divin Sangue».


Anonimo ha detto...

....segue
I Missionari del Preziosissimo Sangue

Il 15 agosto 1815 Don Gaspare fondò la Congregazione dei Missionari del Preziosissimo Sangue, alla quale aderirono uomini di grande spiritualità e santità, come il Venerabile Don Giovanni Merlini (1795-1873), il futuro Beato Pio IX (1792-1878), Don Biagio Valentini (1792-1847). Il 4 marzo 1834 venne fondato l’Istituto delle Suore Adoratrici del Preziosissimo Sangue, grazie alla collaborazione di Santa Maria De Mattias (1805-1866). Figlia di una famiglia benestante, nel 1822, all’età di 17 anni, incontrò San Gaspare mentre questi predicava a Vallecorsa (Frosinone). Il ramo femminile si dedicò all’istruzione e alla catechesi della gioventù e delle madri. Le due famiglie religiose trovarono bacino fecondo nella Pia Unione del Preziosissimo Sangue, oggi Unio Sanguis Christi, che, insieme a Don Francesco Albertini, Don Gaspare aveva già istituito nel 1808 a vantaggio dei fedeli sia in Italia che all’estero.

Manifestazioni soprannaturali

Segnato da fatiche e sofferenze non comuni, San Gaspare venne benedetto da Dio con frequenti manifestazioni soprannaturali. Un giorno, per esempio, per confortarlo dalle tribolazioni, mentre celebrava la Santa Messa, subito dopo la consacrazione, gli apparve il Cielo dal quale scendeva una catena d’oro, che passando nel calice, legava la sua anima per condurla alla gloria di Dio. Da quel giorno il sacerdote soffrì ancor più, ma, contemporaneamente, si intensificò la sua abnegazione per condurre alle anime i benefici del Sangue di Gesù, e i frutti furono copiosi. Al suo passaggio si accendeva la Fede, si intensificava la pietà cristiana, si convertivano le anime, gli odi si raffreddavano, il malcostume si mutava in moralità cristiana. San Vincenzo Strambi (1745-1824), che lo affiancò in alcune missioni di apostolato, lo definí «terremoto spirituale», mentre le folle lo acclamavano «angelo di pace».

Lotta alla massoneria

Con straordinario coraggio affrontò la lotta accanita che gli mossero le società segrete, in particolare la Massoneria. Ma nonostante le minacce e gli attentati alla sua vita, non cessò mai di predicare a viso aperto contro tali sette anticlericali, fucine di rabbioso laicismo ateo. San Gaspare fu in grado di convertire intere logge massoniche e fu implacabile nel mettere in guardia il popolo dalla propaganda satanica di questi gruppi liberali e proprio per questo era noto come «martello dei settari». Ma l’Italia non era infestata soltanto dalla Massoneria, c’era anche la piaga del brigantaggio, vera e propria criminalità organizzata e presente anche nello Stato Pontificio. Pio VII, Pio VIII (1761-1830), Pio IX avevano tentato di estirpare la malapianta, ma senza successo. Leone XII (1760-1829), allora, dietro consiglio del Cardinale Belisario Cristaldi (1764-1831), affidò la rischiosa impresa a Don Gaspare, che, con le sole armi del crocifisso, della preghiera e della misericordia evangelica, riuscí a ridurre la malavita nei dintorni di Roma, portando pace e sicurezza fra gli abitanti.

Un Santo per tutti

Quando morí a Roma, il 28 dicembre 1837 in una stanza del Palazzo Orsini, San Vincenzo Pallotti (1795-1850) vide la sua anima salire in alto, in forma di stella luminosa, mentre Gesú le andava incontro. La fama della sua santità si diffuse immediatamente, anche fuori dai confini italiani e in particolare in Francia, grazie sia alla guarigione di Françoise de Maistre, figlia del governatore di Nizza e nipote di Joseph de Maistre (1753-1821), sia all’opera di Louis-Gaston de Ségur (1820-1881), che fu suo grande estimatore, sia a quella di San Pierre-Julien Eymard (1811-1868), fondatore dei Sacerdoti e delle Ancelle del Santissimo Sacramento. Beatificato da San Pio X il 18 dicembre 1904, sarà canonizzato da Pio XII il 12 giugno 1954 in piazza San Pietro. Il suo corpo riposa a Roma nella chiesa di Santa Maria in Trivio, affidata nel 1854 dal Beato Pio IX ai Missionari del Preziosissimo Sangue.

Anonimo ha detto...

"Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù,

il quale, pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio;

ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini; apparso in forma umana,

umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce.

Per questo Dio l'ha esaltato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni altro nome;

perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra;

e ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre.

( Filippesi 2, 5-11 )

Anonimo ha detto...

Grazie per la segnalazione! Un bellissimo articolo!
Saluti da un Emiliano fedele agli Asburgo-Este, sui quali mi pregio di segnalare i bei libri di Elena Bianchini Braglia, editi da Terra e Identità di Modena, e particolarmente quello recente su Francesco V.
No al cosiddetto Risorgimento!

mic ha detto...

Gli Asburgo. Semplicemente anacronistico!

Anonimo ha detto...

Non è questione di Asburgo o non Asburgo, la questione è che buona parte delle famiglie aristocratiche sono in grande declino, come l'intera Europa.

Anonimo ha detto...


# L'Emiliano antiitaliano che si pasce sui libri della Bianchini Braglia

Trova "bellissimo" l'articolo? Beato lei.
Non trova nulla da ridire su questo passaggio, tanto per fare un esempio?
"[Nel volgare polpettone televisivo attualmente in distribuzione] Francesco Giuseppe è rappresentato, in opposizione al romanticismo di Sissi, come un frequentatore di bordelli. Un falso mentre è vero che egli fece pratica, a corte, con le "contesse igieniche", nobildonne demandate a questo scopo."
Tutto a posto, dunque. Invece delle meretrici, le "contesse igieniche", nobildonne disinibite che si prestavano alla bisogna, unendo l'utile al dilettevole, patriote che provvedevano all'educazione sentimentale del giovane erede al trono...
Le più raffinate prostitute viennesi le frequentava notoriamente il figlio Rodolfo, il suicida-omicida di Meyerling. L'ambiente era torbido. Il padre di Carlo d'Asburgo, ultimo imperatore e persona integerrima (era ottuso politicamente), batteva pure lui la cavallina, tanto da vivere alla fine fuori dalla famiglia e morire di sifilide relativamente giovane.
La corruzione dei costumi c'era in tutta Europa, soprattutto nell'alta società (basta leggere Proust).
Ma perché voler continuare a propagandare il falso storico di una monarchia asburgica perfettamente cattolica, devota, illibata nei costumi etc etc? Quando Sissi lo abbandonò di fatto dandosi ai viaggi con la dama di compagnia, F. Giuseppe si consolò a lungo con una delle più famose attrici austriache, cui comprò anche un palazzo, oltre a qualche gioiello. E che doveva fare, poveraccio? Eppure i fabbricanti di santini asburgici vogliono farci credere che si trattava di un rapporto paterno, platonico...
Era un cattolicesimo, quello ufficiale asburgico, diventato soprattutto esteriore, coltivato da una classe dirigente secolarizzata, come nel resto d'Europa, salve le eccezioni del caso. Francesco Giuseppe diede di nuovo vita all'anticlericalismo del suo antenato Giuseppe II, anche se in forma non così esasperata. I contrasti con la Chiesa furono molto seri. L'autore dell'articolo li tace del tutto.
La monarchia asburgica ha svolto una grande missione storica nei confronti dell'Europa centrale e balcanica, ci ha difeso contro i turchi, ma era giunta al capolinea. Fu sempre una nemica dell'Italia, che volle sempre divisa, per poterla dominare, con l'alibi di difendere il potere temporale. Una delle cause principali della I gm fu l'incapacità austriaca di risolvere la questione slava all'interno e di non trovare un accordo con la Russia per spartirsi la
parte balcanica dell'ormai fatiscente impero ottomano.

Ma a che pro evocare argomenti storici, peraltro noti e comprovati, a chi detesta l'unità d'Italia perché per lui anche l'Italia è evidentemente "la cosiddetta Italia"? Questi odiatori del nome italiano portano l'acqua con le orecchie proprio alla memoria storica, retoricamente manipolata, di una monarchia che ci ha sempre detestato e disprezzato, già come popolo, sin da Massimiliano I, il quale odiava a morte i veneziani e veneti, visto che, poveri, avevano avuto il grave torto di non farsi invadere e conquistare da lui, resistendogli fieramente, durante le Guerre d'Italia, all'inizio del Cinquecento, quelle che ci fecero perdere l'indipendenza per tre secoli, consegnandoci appunto agli Asburgo.
PP

Anonimo ha detto...

Bisogna riconoscere che le aristocrazie, occupate a mostrarsi in multiformi incontri, hanno di solito la preparazione ricevuta dai media.