Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

sabato 24 maggio 2025

La censura teologica nel Lezionario del 1969 (Parte 1)

Nella nostra traduzione da New Liturgical Movement un articolo della Dott.ssa Agnieszka Fromme sulla censura teologica nel lezionario postconciliare. Di seguito la prima di due parti. Precedenti sulle censure nelle letture e non solo: a partire da qui (vedi diversi link inseriti)  e qui.
La censura teologica nel Lezionario del 1969 (Parte 1)

Nel 1969 era davvero stata preparata per noi una “tavola più ricca della Parola”?
Un confronto tra il Lezionario tridentino e l' Ordo Lectionum Missae

Dott.ssa Agnieszka Fromme

Uno degli obiettivi della riforma liturgica successiva al Concilio Vaticano II era quello di «aprire più ampiamente i tesori della Bibbia, perché ai fedeli sia offerta una partecipazione più ricca della parola di Dio» ( Sacrosanctum Concilium 51). L'introduzione del nuovo Ordo Lectionum Missae nel 1969 prometteva proprio questo: una «mensa della Parola più ricca» – come recitava la frase programmatica nella prefazione ufficiale del nuovo Lezionario.

Un ciclo domenicale triennale e un insieme ampliato di letture avrebbero dovuto offrire una maggiore varietà biblica, mentre il tradizionale lezionario tridentino enfatizzava la ripetizione teologicamente densa. Ma questo obiettivo è stato veramente raggiunto?

Chiunque abbia mai tenuto in mano il moderno Lezionario si sarà imbattuto nei suoi enigmatici riferimenti biblici – come 1 Cor 6,13c-15a; 17-20 o Ap 1,9-11a, 12-13, 17, 19 . Chi non si accontenta di una vaga pietà ma ha il coraggio di osservare attentamente queste frammentazioni liturgiche si trova presto di fronte a una domanda scomoda: quali parti della Sacra Scrittura sono state deliberatamente omesse e perché? Quando i versetti appaiono sistematicamente frammentati o tagliati in più punti, sorge il sospetto che non si tratti semplicemente di una questione di lunghezza o di praticità, ma a volte di una forma di filtro ideologico. Il che porta alla domanda di fondo: nel 1969 ci è stata preparata davvero una "mensa della Parola più ricca" o semplicemente un piatto preordinato e pre-porzionato? Questo studio affronta quindi la questione non solo quantitativamente, ma soprattutto qualitativamente.

1. La storia del Lezionario
Nella liturgia della Chiesa cattolica, la proclamazione della Sacra Scrittura svolge un ruolo centrale. Fin dai primi secoli, i testi biblici venivano letti ad alta voce durante le assemblee cristiane – inizialmente dalle Lettere Apostoliche, poi anche dai Vangeli. Queste letture furono inizialmente scelte con relativa libertà; col tempo, si svilupparono ordini fissi, noti come lezionari.

Entro il IV secolo, varie regioni – come Roma, Gerusalemme e il Nord Africa – avevano istituito i lezionari: raccolte di testi di lettura assegnati a giorni e feste specifici. Questi ordini variavano a seconda della regione, ma generalmente seguivano l'anno liturgico con le sue feste principali come Pasqua, Pentecoste e Natale. A Roma, emerse gradualmente un insieme fisso, che prevedeva per ogni giorno dell'anno una lettura dalle Epistole o dall'Antico Testamento e un Vangelo, spesso integrati da un Graduale (canto intermedio).

Sebbene l'intera Chiesa cattolica possa essere definita "romana" nel senso che è sotto il Papa a Roma, esiste ovviamente una significativa diversità liturgica all'interno di questa unica Chiesa. Ciò è stato evidente, ad esempio, durante la recente elezione papale, attraverso la varietà degli abiti liturgici dei cardinali di diverse tradizioni. Il termine "romano" si riferisce tipicamente al Rito Romano, la forma liturgica predominante nella Chiesa d'Occidente. Tuttavia, è solo uno dei 24 riti della Chiesa cattolica. La seguente analisi riguarda esclusivamente il Rito Romano. La Messa romana, spesso definita "tridentina", non trae origine, nella sua sostanza, dal Concilio di Trento stesso. Ha invece radici profonde nella Chiesa primitiva. Da questa tradizione, la liturgia romana si sviluppò in Occidente, ricevendo la sua prima organizzazione e stabilizzazione completa sotto Papa Gregorio Magno († 604). Nei secoli successivi, la "Messa della Curia Romana" divenne la forma predominante nell'ambiente papale. Questo ruolo locale avrebbe potuto perdurare fino a oggi, se non fosse intervenuta la Riforma.

In risposta ai significativi attacchi alla comprensione cattolica dell'Eucaristia, del sacerdozio e dei sacramenti, il Concilio di Trento (1545-63) cercò di definire chiaramente la dottrina cattolica e di stabilire l'unità liturgica a tutela dei fedeli. Papa San Pio V, pertanto, pubblicò il Missale Romanum nel 1570, uniformando la forma della Messa della Curia Romana per l'intera Chiesa, tranne nei casi in cui esisteva un altro rito liturgico dimostrabilmente più antico di 200 anni, una norma volta a escludere tutte le innovazioni di influenza protestante. La liturgia romana rimase quindi sostanzialmente invariata per 400 anni, plasmando il culto cattolico fino al XX secolo inoltrato.

Con la promulgazione del Missale Romanum nel 1570, fu istituito anche il lezionario per l'intero Rito Romano. Segueva un ciclo annuale, come tutti i riti tradizionali. Il cosiddetto lezionario tridentino si basa su una tradizione liturgica molto più antica e contiene, per ogni domenica e giorno festivo, un'Epistola (solitamente tratta dalle lettere paoline) e un Vangelo, accuratamente abbinati nel corso dei secoli. I giorni feriali generalmente non avevano pericopi proprie, ma letture ripetute dalle domeniche o dalle feste dei santi.

Sebbene il volume del testo biblico fosse quantitativamente limitato, le letture ricorrenti favorivano un ancoraggio mistagogico nella vita di fede dei credenti. I frequentatori abituali della Messa incontravano ripetutamente gli stessi passi centrali del Vangelo, il che portava a una profonda familiarità con il mistero della salvezza. La liturgia "imprime" piuttosto che semplicemente "informa", fungendo da pratica spirituale. La combinazione di Epistola e Vangelo non era meramente tematica o cronologica, ma teologicamente deliberata. Spesso, l'Epistola chiarisce il significato spirituale dell'evento evangelico. Molte di queste pericopi sono fortemente sacramentali, ecclesiali e dogmatiche, affrontando la grazia, il peccato, la redenzione e la santità della Chiesa. La selezione si concentrava su passi scritturali particolarmente toccanti e densi, con un chiaro effetto catechetico e apologetico. Nell'affrontare eresie o sfide ideologiche, il lezionario tridentino era spesso percepito come teologicamente raffinato e incisivo.

2. La riforma del 1969: l'Ordo Lectionum Missae
Il Concilio Vaticano II (1962-1965) richiese un'inclusione più approfondita della Sacra Scrittura nella liturgia. Il risultato fu il nuovo Ordo Lectionum Missae (OLM) – l'Ordine delle Letture per la Messa – introdotto nel 1969 e leggermente rivisto nel 1981. Questo nuovo lezionario introdusse profondi cambiamenti strutturali, sia nella sua impaginazione che nella quantità di Scrittura letta.

Caratteristiche principali del nuovo ordinamento:
  • Introduzione di un ciclo triennale per le domeniche e le feste:
    1. Anno A: Focus sul Vangelo di Matteo
    2. Anno B: Marco
    3. Anno C: Luca
    4. Il Vangelo di Giovanni è incluso durante la Quaresima, il tempo pasquale e nelle solennità
  • Introduzione di un ciclo biennale di giorni feriali (anno I e anno II)
  • Introduzione di tre letture della domenica:
    1. Prima Lettura: solitamente dall'Antico Testamento
    2. Seconda Lettura: solitamente dalle Lettere Apostoliche
    3. Vangelo
L'obiettivo di questa riforma era quello di consentire l'ascolto di una porzione molto più ampia della Bibbia nell'arco di tre anni: circa il 70% del Nuovo Testamento e il 13% dell'Antico Testamento.

L'ordinanza è stata promulgata dalla Congregazione per il Culto Divino del Vaticano. Le rispettive conferenze episcopali sono responsabili delle traduzioni e degli adattamenti pastorali (ad esempio, alle feste nazionali). Il lezionario deve essere utilizzato per tutte le celebrazioni pubbliche della Messa nel rito paolino; eccezioni sono consentite solo in determinati contesti pastorali (ad esempio, Messe per i bambini, matrimoni o funerali). [1]

Nella liturgia cattolica romana, il Vangelo è il fondamento preferito per l'omelia, sebbene tutte e tre le letture possano essere incorporate. A differenza del sistema pericopico protestante, l'omelia cattolica non è vincolata a un unico "testo di predicazione" fisso, consentendo una maggiore libertà tematica. Ciò consente connessioni più forti tra l'Antico e il Nuovo Testamento, ad esempio l'interpretazione tipologica (ad esempio, sacrificio - Eucaristia - mistero pasquale).

Liturgicamente, questo è propriamente chiamato omelia: un'esposizione delle letture del giorno, in particolare del Vangelo. È parte integrante della Messa ed è obbligatoria la domenica e le feste di precetto. L'omelia può essere tenuta solo da un sacerdote o da un diacono e mira ad approfondire la fede attraverso la riflessione biblica e mistagogica.

Il termine più ampio di "sermone" viene usato anche al di fuori della liturgia, spesso per indicare predicazioni quaresimali, catechesi o discorsi missionari, che non sono necessariamente legati alle letture del giorno e possono essere tenuti da laici o religiosi.

3. I pilastri della dogmatica cattolica
Nella seguente analisi, evidenzio differenze teologiche, omissioni e cambiamenti di enfasi nel nuovo lezionario (che saranno illustrati dalle tabelle nella Parte 2). Questi riguardano argomenti scomodi o "non contemporanei" – come il peccato, il giudizio e la conversione – ma anche una tendenza verso prospettive teologiche protestanti, soprattutto per quanto riguarda la grazia, la Scrittura e la Chiesa.

Per inquadrare teologicamente queste osservazioni, questa sezione delinea i capisaldi chiave del dogma cattolico che definiscono la comprensione della Chiesa della grazia, della liturgia, della Scrittura e dell'ecclesiologia. Questi servono come punti di riferimento per l'analisi comparativa che segue.

Fede e opere, grazia e cooperazione umana
La Chiesa cattolica non considera la grazia come un mero favore divino esterno, ma come una trasformazione interiore e un potenziamento della persona per partecipare alla vita divina. L'essere umano non è passivo, ma coopera attivamente con la grazia una volta mosso da essa. Questa cooperazione è di per sé un dono, ma una parte inseparabile della salvezza. È essenziale una corretta interpretazione del rifiuto di Paolo delle “opere della legge” (ad esempio, Romani 3, 28; Gal. 2, 16). Paolo si riferisce qui a prescrizioni rituali come la circoncisione o le leggi alimentari, non a opere d’amore, comandamenti morali o cooperazione con la grazia. [2]

La santificazione come processo che dura tutta la vita
La grazia di Dio non mira solo all’assoluzione legale, ma alla vera trasformazione della persona. La Chiesa cattolica sottolinea la necessità di una crescita continua nella santità, attraverso i sacramenti, le opere d’amore, la preghiera e la lotta quotidiana contro il peccato. Il cammino verso la piena comunione con Dio è un processo che dura tutta la vita e che richiede fedeltà, pentimento e perseveranza fino alla fine. Ciò contraddice direttamente la nozione di “una volta salvati, salvati per sempre”. L'insegnamento cattolico si oppone a questa idea, che appare in alcune tradizioni protestanti (specialmente nella predestinazione calvinista), poiché è in conflitto con l'esortazione biblica a «operare la vostra salvezza con timore e tremore» (Fil 2, 12) e con gli ammonimenti contro l'apostasia, la tiepidezza o il lassismo morale (cfr Eb 6, 4-6; Ap 3, 16). [3]

Unità di Scrittura e Tradizione
La Chiesa insegna che la rivelazione divina non è trasmessa dalla sola Scrittura, ma dalla Sacra Scrittura e dalla Sacra Tradizione insieme, entrambe derivanti dalla stessa fonte divina. L'interpretazione di questa rivelazione è affidata al Magistero della Chiesa, guidato dallo Spirito Santo. [4]

La Chiesa come segno visibile di salvezza
La Chiesa non è solo una comunità spirituale, ma un sacramento di salvezza visibile ed efficace. Fondata da Cristo, essa è sia divina che umana. La salvezza è mediata sacramentalmente in essa, specialmente attraverso l'Eucaristia, che è fonte e culmine della vita ecclesiale. La liturgia non è una mera espressione religiosa, ma l'azione di Cristo attraverso la sua Chiesa. Celebrando i sette sacramenti, specialmente l'Eucaristia, i fedeli partecipano realmente al mistero della redenzione. [5]

Il sacerdozio sacramentale e la natura sacrificale della Messa
La Chiesa cattolica afferma che l'Eucaristia non è semplicemente un pasto memoriale, ma un vero e proprio sacrificio. Nella Messa, il sacrificio di Cristo sulla Croce è reso presente in modo incruento e sacramentale attraverso il ministero del sacerdote ordinato, che agisce in persona Christi capitis, nella persona di Cristo Capo. Il sacerdozio ministeriale è essenzialmente distinto dal sacerdozio comune di tutti i fedeli ed è conferito dal sacramento dell'Ordine. Il sacerdote non è semplicemente colui che presiede, ma uno strumento sacramentale, attraverso il quale Cristo stesso offre il sacrificio. [6]

Presenza reale e transustanziazione
La Chiesa cattolica insegna che Gesù Cristo è veramente, realmente e sostanzialmente presente nell'Eucaristia: corpo, sangue, anima e divinità. Questa presenza avviene attraverso la trasformazione della sostanza del pane e del vino nella sostanza del corpo e del sangue di Cristo: la transustanziazione. Le apparenze (accidenti) rimangono, ma la realtà interiore è completamente cambiata. Un profondo accenno a questa realtà eucaristica si trova nella preghiera del Signore: “ τὸν ἄρτον ἡμῶν τὸν ἐπιούσιον (= supersubstantialem) δὸς ἡμῖν σήμερον ” (Mt 6, 11) – “Dacci oggi il nostro pane supersostanziale ”. [7]

Nella seconda parte, presenteremo una tabella in cui vengono forniti numerosi esempi di come le letture del nuovo lezionario eludano deliberatamente, mediante versetti esclusi, i principi dogmatici sopra elencati.

L'AUTRICE: La Dott.ssa Agnieszka Fromme è laureata in Studi tedeschi, Teologia e Tecnologia dell'informazione. Ha conseguito il dottorato in teologia nel 2012 in Polonia, con una tesi in catechesi incentrata sul RICA e un ampio studio sulla vita di fede dei giovani. Dopo il matrimonio, si è trasferita in Germania, dove attualmente lavora come programmatrice. La teologia rimane la sua profonda passione, ora coltivata principalmente parallelamente alla sua professione. Con lo pseudonimo di Pia Lamm, ha pubblicato diversi libri, alcuni dei quali sono disponibili anche in inglese (vedi qui ).
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[1] Nella Messa nuziale del Rito Romano tradizionale, il Vangelo è sempre Matteo 19 – sull'indissolubilità del matrimonio. Oggi, questo brano è solo una delle dieci letture facoltative – proprio come l'indissolubilità del matrimonio stesso sembra essere diventata una delle opzioni. Nelle liturgie funebri, d'altra parte, la famosa sequenza del Dies irae è scomparsa. Wikipedia in tedesco la afferma con notevole candore: "Il Dies irae non è più usato nella liturgia della Forma Ordinaria del Rito Romano secondo il nuovo Messale, a causa dell'immagine di un Dio adirato ('Giorno dell'ira...') che la sequenza trasmette. È, tuttavia, permesso al grande Requiem del giorno dei morti affinché il tesoro della musica sacra possa essere preservato". In parole povere: è stato rimosso perché non si adatta più ai tempi – ma per non perderlo musicalmente, può essere eseguito una volta all'anno, nel giorno dei morti. Cioè in un giorno feriale in cui poche persone partecipano alla messa, poiché la maggior parte delle visite al cimitero avviene già il giorno di Ognissanti. Ma certamente non nelle messe funebri ordinarie – dove ci sarebbe il rischio di confrontare le persone in lutto laiche o laiche con l’idea di un “Dio arrabbiato”.
[2] Riferimenti: Catechismo della Chiesa Cattolica (CCC) 1996–2001 ; Müller, GL, Katholische Dogmatik: für Studium und Praxis der Theologie Herder 1995, pp. 800–805; Diekamp-Jüssen, Katholische Dogmatik, Alverna 2013, pp. 678–778; Denzinger, Kompendium der Glaubensbekenntnisse und kirchlichen Lehrentscheidungen, Herder 2017, nn. 1520–1534.
[3] Riferimenti: CCC 2012–2016; Diekamp-Jüssen, pp. 784–799; DH 1535–1563.
[4] Riferimenti: CCC 80–83, 95; Müller, pp. 53–94; Diekamp-Jüssen, pp. 42–85; DH 1501–1507, 4207–4214.
[5] Riferimenti: CCC 748–780, 1113–1131 ; Müller, pp. 573–578; Diekamp-Jüssen, pp. 804–856, 1081–1084;
[6] Riferimenti: CCC 1362–1372 , 1547 ; Müller, pp. 640, 705–706, 751–753; Diekamp-Jüssen, pp. 960–972, 1095; DH 1743–1750.
[7] Riferimenti: CCC 1373–1381 ; Müller, pp. 710–711; Diekamp-Jüssen, pp. 912–948; DH 1636–1642.

3 commenti:

Laurentius ha detto...

Un buon articolo:

lascuredielia.blogspot.com

Nihil sub sole novum

Maria Ausiliatrice, pregate per noi.
San Giovanni Bosco, pregate per noi.

Anonimo ha detto...

I Papi passano, la Curia rimane! Questo vale in ogni Chiesa particolare, per le Curie vescovili. E vale anche per la Curia del Vescovo di Roma. La Curia è l’istituzione che custodisce e trasmette la memoria storica di una Chiesa, del ministero dei suoi Vescovi. Questo è molto importante. La memoria è un elemento essenziale in un organismo vivente. Non è solo rivolta al passato, ma nutre il presente e orienta al futuro. Senza memoria il cammino si smarrisce, perde il senso del percorso.

Papa Leone XIV
24 maggio 2025

Anonimo ha detto...

La Chiesa visibile sta andando a rotoli a un ritmo piuttosto rapido, per quanto riguarda l'accettazione dell'immoralità autodistruttiva e della "dottrina light", e questo è destinato ad aumentare, persino ad accelerare, con il passare del tempo. Chi rimarrà in piedi (o inginocchiato, a seconda dei casi)?
Solo chi resta fedele alla Tradizione.