Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

domenica 25 maggio 2025

Quinta Domenica dopo Pasqua ("Vocem iucunditátis")

Ripercorrendo l'anno liturgico con queste meditazioni domenicali cogliamo l'occasione chi per approfondire chi per apprendere i tesori della nostra Fede. Qui il proprio della Santa Messa

Quinta Domenica dopo Pasqua


"Sputò per terra,
fece del fango con la saliva,
spalmò il fango sugli occhi del cieco"
(Giovanni 9,6)

La quinta domenica dopo Pasqua nella Chiesa Greca è chiamata domenica del cieco nato, perché vi si legge il racconto del Vangelo in cui è riportata la guarigione di quel cieco. La chiamano pure domenica dell'Episozomene, che è uno dei nomi con cui i Greci designano il mistero dell'Ascensione, la cui solennità, da loro come da noi, interrompe il corso di questa settimana liturgica.

Intróitus
Is. 48, 20 - Vocem iucunditátis annuntiáte, et audiátur, allelúia: annuntiáte usque ad extrémum terrae: liberávit Dóminus pópulum suum, allelúia, allelúia. Ps. 65, 1-2 - Iubiláte Deo, omnis terra, psalmum dícite nómini eius: date glóriam laudi eius. Glória Patri… Is. 48, 20 - Vocem iucunditátis annuntiáte…

Orátio
Deus, a quo bona cuncta procédunt, largíre supplícibus tuis: ut cogitémus, te inspiránte, quæ recta sunt; et, te gubernánte, éadem faciámus.
Per Dóminum nostrum Iesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum
. R. Amen.
Introito
Isaia 48, 20 - Annunciate la gioiosa notizia, che sia ascoltata, allelúia: annunciatela fino all’estremo della terra: il Signore ha liberato il suo pòpolo, allelúia, allelúia. Sal. 65, 1-2 - Acclama a Dio, o terra tutta, canta un inno al suo nome: dà a Lui lode di gloria. Gloria al Padre… Isaia 48, 20 - Annunciate la gioiosa notizia…

Colletta
O Dio, da cui procede ogni bene, concedi a noi súpplici di pensare, per tua ispirazione, le cose che son giuste; e, sotto la tua direzione, di compierle.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.
R. Amen.
EPISTOLA (Gc 1,22-27). - Carissimi; Mettete in pratica la parola, non l'ascoltate soltanto, ingannando voi stessi; perché, se uno ascolta la parola e non la mette in pratica è simile ad un uomo che considera il nativo suo volto in uno specchio e, appena s'è mirato, se ne va e dimentica subito qual fosse. Chi invece considera la legge perfetta di libertà e persevererà in essa, non come chi ascolta e dimentica, ma come chi mette in pratica, egli sarà beato nel suo operare. Se uno crede di essere religioso senza frenare la propria lingua, seduce il proprio cuore, e la sua religione è vana. La religione pura e immacolata presso Dio Padre è questa: visitare gli orfani e le vedove nelle loro tribolazioni e conservarsi puro da questo mondo.
Gli obblighi della nostra nuova vita.
Il Santo Apostolo, del quale abbiamo or ora ascoltato i consigli, aveva ricevuto gl'insegnamenti dallo stesso Salvatore risorto; non dobbiamo quindi essere meravigliati del tono di autorità col quale ci parla. Gesù si era degnato anche di accordargli una delle sue particolari manifestazioni: ciò che ci dimostra l'affetto di cui onorava questo Apostolo, al quale lo legavano vincoli di sangue per parte di sua Madre, che pure si chiamava Maria. Abbiamo visto questa santa donna recarsi al sepolcro, con Salome sua sorella e la Maddalena. Giacomo il Minore è veramente l'Apostolo del Tempo pasquale, là dove tutto ci parla della vita nuova che dobbiamo condurre con Cristo risuscitato. È l'Apostolo delle opere, ed è lui che ci ha trasmesso quella massima fondamentale del cristianesimo con la quale c'insegna che, se la fede è prima di ogni altra cosa necessaria al cristiano, questa virtù, senza le opere, rimane una fede morta, che non potrebbe salvarlo.
Egli oggi insiste sull'obbligo che abbiamo di coltivare in noi stessi lo studio della verità che una volta abbiamo compreso, e di tenerci in guardia contro quella dimenticanza colpevole che causa tanti danni nelle anime imprudenti. Tra coloro nei quali si è compiuto il mistero pasquale, vi saranno alcuni che non persevereranno; e capiterà loro questa disgrazia perché si abbandoneranno al mondo invece di usarlo come se non l'usassero (1Cor 7,31). Ricordiamoci sempre che dobbiamo camminare in una nuova vita, imitando quella di Gesù risorto che non può più morire.
VANGELO (Gv 16,23-30). - In quel tempo: Gesù disse ai suoi discepoli: in verità in verità vi dico: qualunque cosa domanderete al Padre in nome mio ve lo concederà. Fino ad ora non avete chiesto nulla in nome mio: chiedete ed otterrete, affinché la vostra gioia sia piena. Queste cose io v'ho dette per vie di paragoni. Ma sta per venire l'ora in cui non vi parlerò più in paragoni; ma apertamente vi darò conoscenza del Padre. In quel giorno chiederete in nome mio, e non vi dico che io pregherò il Padre per voi: perché il Padre stesso vi ama, avendo voi amato me e creduto che io sia uscito dal Padre.
Partito dal Padre son venuto nel mondo, or lascio il mondo e torno al Padre. Gli dissero i suoi discepoli; ora si che parli chiaro e non usi nessun paragone. Ora conosciamo che tu sai tutto, e non hai bisogno che alcuno t'interroghi, e per questo crediamo che sei venuto da Dio.
L'addio di Cristo.
Quando il Salvatore nell'ultima Cena annunciò agli Apostoli la sua prossima dipartita, essi erano ancora ben lungi dal comprendere tutto ciò che volesse dire. La loro fede si limitava a credere che egli era "venuto da Dio". Era una fede assai debole, e durò ben poco. Ma nei giorni attuali, stretti al Maestro risorto, illuminati dalla sua parola, essi sanno meglio chi sia. Il momento è venuto in cui egli "non parla loro più con parabole"; abbiamo visto quali insegnamenti ha dato loro, come li prepara a divenire i dottori del mondo. E adesso possono dirgli: "o Maestro, voi siete veramente venuto da Dio". Ma è proprio per questo che ora comprendono meglio la perdita che li minaccia; sentono il vuoto immenso che provocherà la sua assenza. Gesù comincia a raccogliere i frutti che la sua divina bontà ha seminato in essi e che ha atteso con ineffabile pazienza. Se, al Cenacolo, il Giovedì santo, li ha già felicitati per la loro fede, adesso che l'anno visto risuscitato, che l'hanno compreso, meritano ben altrimenti i suoi elogi, poiché sono divenuti più saldi e più fedeli. "Il Padre vi ama, diceva Egli allora, perché voi avete amato me"; quanto il Padre deve amarli di più adesso, che il loro amore si è così accresciuto! Quale speranza deve darci questa parola! Prima di Pasqua, noi pure amavamo debolmente il Salvatore, eravamo titubanti nel suo servizio; ma adesso che siamo stati istruiti da lui, nutriti dai suoi misteri, possiamo sperare che il Padre ci ami; poiché anche noi amiamo di più, amiamo meglio il suo Figliolo. Questo divino Redentore c'invita a domandare al Padre, in suo nome, tutto ciò di cui abbiamo bisogno. E, prima di ogni altra cosa, la perseveranza nello spirito della Pasqua; insistiamo per ottenerlo e offriamo a questa intenzione la Vittima sacrosanta che tra pochi istanti verrà presentata sull'altare.

Postcommunio
Tríbue nobis, Dómine, cæléstis mensæ virtúte satiátis: et desideráre, quæ recta sunt, et desideráta percípere.
Per Dóminum nostrum Iesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum
.
R. Amen.


Concedici, o Signore, che, saziati dalla forza di questa mensa celeste, desideriamo le cose giuste e conseguiamo le desiderate.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.
R. Amen.

Preghiamo
O Dio, da cui procede ogni bene, concedi a noi, supplichevoli, di pensare, per la tua ispirazione, ciò che è retto e, sotto la tua direzione, di praticarlo.
(da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. Roberti, P. Graziani e P. Suffia, Alba, 1959, p. 198-201)

2 commenti:

Commento di P. Kwasniewski ha detto...

Esame di coscienza per i pastori

Quando un pastore segue la politica del vescovo di chiudere tutte le Messe antiche parrocchiali nel perseguimento di 'Traditionis Custodes', come fa a non avallare così le numerose menzogne su cui si basa la politica del motu proprio? Tra cui le seguenti:

- la menzogna secondo cui esiste una sola forma di rito romano, quando si può dimostrare che Paolo VI non ha mai legalmente mandato il Novus Ordo all'abrogazione e all'esclusione del vecchio rito (come confermato in una serie di documenti del 1971, 1984, 1986, 1988, 2007 e 2011);

- la bugia che il nuovo messale contiene tutte le ricchezze del vecchio messale;

- la menzogna che i sondaggi dei vescovi hanno dimostrato di ritenere inadeguato l'SP e volevano ridurre l'uso del vecchio rito;

- la menzogna che ora ai vescovi venivano dato più spazio per prendere decisioni sul vecchio rito quando in realtà Roma limitava la loro autorità più che mai, tranne il potere di distruggere, contrariamente al 2 Cor 13:10.

Come può non essere una forma di abuso spirituale accettare le bugie e farle rispettare sui fedeli?

Come può non essere analogo ad altri tipi di abusi perpetrati dal clero sui laici negli ultimi decenni?

Come può un sacerdote vivere con la propria coscienza quando, avendo ricevuto l'immensa grazia di apprendere e amare la tradizione, e vedendola trasformare le persone che serve, ora dice loro "dobbiamo essere obbedienti alla sua cancellazione"?

Come può non essere un infangare la bella virtù dell'obbedienza affiancandola all'irrazionalità, all'empietà, al disprezzo e alla crudeltà?

Com'è il passaggio di 180 gradi dal fare tesoro della tradizione immemorabile a buttarla fuori dalla finestra a comando di un ideologo coerente con una fede matura, razionale e coerente?

Come possono i predicatori chiedere ai laici di vivere senza paura le loro vocazioni nel mondo, quando i laici vedono i predicatori vivere nella costante paura dei propri superiori nella Chiesa?

P.S. I laici non sono stupidi. Chi frequenta la Messa tradizionale da un po' di tempo può capire subito la differenza tra questa e un Novus Ordo in zuppa latina. Non aggiungere l'insulto al danno suggerendo che ci sentiremo allegri se solo diamo una possibilità al nuovo rito.

Anonimo ha detto...

(Walter Veltroni) Credo sia la prima volta che accade, il silenzio del mondo davanti a una tragedia come quella di Gaza. Dovremmo preoccuparci anche di questo, della indifferenza di chi ha responsabilità politiche, sindacali, associative e non ha sentito, nel lungo tempo trascorso ormai dal 7 ottobre, il bisogno di convocare anche una sola volta centinaia di migliaia di persone per far sentire la voce dei non indifferenti perché finisca la guerra assurda che Netanyahu ha scatenato contro il popolo palestinese, non solo contro i terroristi di Hamas. Decine di migliaia di morti, migliaia di bambini assassinati, una situazione al limite della carestia. Cos’altro deve succedere perché in tutta Europa si muova qualcosa? La politica ormai parla solo in Parlamento e con i tweet, sembra aver dimenticato la presenza della coscienza delle persone e la forza della loro incontro. Non sarebbe difficile presentare una piattaforma ragionevole in cinque punti: la fine della guerra scatenata dal premier israeliano con l’obiettivo di annientare un popolo e occupare militarmente il territorio di Gaza; la condanna più severa nei confronti dell’orrore perpetrato dai terroristi di Hamas; il cessate il fuoco immediato, la liberazione degli ostaggi, la ripresa, subito, della fornitura degli aiuti umanitari alla stremata popolazione di Gaza. A incorniciare strategicamente il tutto la prospettiva della coesistenza di due popoli e due Stati che è l’unica prospettiva possibile. Il mio amico Shimon Peres mi disse una volta: «Quanto sangue dovrà scorrere ancora prima che si capisca che la sola strada possibile è la convivenza?».