Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

giovedì 31 maggio 2012

Don Simoulin aggiorna il suo editoriale di giugno. Importanti puntualizzazioni

Don Michel Simoulin, maggio 2012
Questa integrazione fa seguito all'Editoriale del Seignadou di giugno 2012 e completa le riflessioni dell'Editoriale di maggio.

Al fine di rassicurare coloro che considerano approssimativa la mia affermazione che « Non è per una questione dottrinale né su quella dello statuto offerto alla Fraternità, ma sulla data della accordata consacrazione del vescovo che il processo si è arrestato », aggiungerò alcune precisazioni. 

Innanzitutto, è noto che la grande preoccupazione di Mons. Lefebvre nel 1987-1988 era quella della sua successione. Affermare ciò non significa che egli non avesse altre preoccupazioni, tra le altre dottrinali. I suoi reiterati interventi all'epoca della visita del papa alla Sinagoga o all'epoca della riunione di Assisi sono là per testimoniarlo. Ma, superati gli 80 anni, Monsignore voleva passare la fiaccola ad un altro vescovo atto a continuare la sua opera e la sua battaglia. Ora, all'epoca, eccetto Mons de Castro-Mayer in Brasile, nessun vescovo aveva manifestato l'intenzione di seguirlo. Dunque, bisognava consacrarne uno preso tra i suoi preti. È questa eventualità annunciata all'epoca dell'omelia durante le ordinazioni del 1987 che aveva provocato la reazione di Roma. Ed il Cardinale Ratzinger aveva lasciato intravedere allora la possibilità di procedere ad una tale consacrazione episcopale. Lo dimostra questa lettera del 15 aprile 1988: « Il fatto di avere un successore nell'episcopato mi rallegra vivamente e ne ringrazio il Santo Padre e voi stesso. Un solo vescovo è appena sufficiente allo scopo, non sarebbe possibile averne due o, almeno, che sia prevista la possibilità di aumentarne il numero tra 6 mesi o un anno?

Il protocollo del 5 maggio considerava ancora questa possibilità: « Per ragioni pratiche e psicologiche, sembrerebbe opportuna la consacrazione di un vescovo membro della Fraternità. Perché, nel quadro della soluzione dottrinale e canonica della riconciliazione, suggeriamo al Santo Padre di nominare un vescovo scelto nella Fraternità, su indicazione di Mgr Lefebvre ». È questa speranza di ottenere un vescovo che ha condotto Monsignore a dare la sua firma ad un testo che giudicava peraltro molto insufficiente.

Questa, tuttavia, rimaneva non più che una semplice eventualità. E, così come indicò nella sua lettera del 6 maggio Monsignore si ricordava delle esitazioni del cardinale a fissare una data per questa consacrazione: « Le reticenze espresse a proposito della consacrazione episcopale di un membro della Fraternità, sia per iscritto, che a viva voce, mi fanno temere legittimamente i rinvii. [...] La delusione dei nostri sacerdoti e dei nostri fedeli sarebbe grandissima. Tutti si augurano che questa consacrazione si realizzi con l'accordo della Santa Sede, ma già delusi per le precedenti dilazioni, non comprenderebbero se accettassi un nuovo termine. Sono innanzitutto coscienti e preoccupati di avere dei veri vescovi cattolici che trasmettano loro la vera fede e comunichino loro in modo certo, le grazie di salvezza alle quali aspirano per sé e per i propri figli »

Non era tanto la data del 30 giugno che importava, ma la certezza di poter procedere a questa consacrazione. È il senso di questa lettera scritta al cardinale la mattina del 6 maggio (una bomba, dice, consegnandola a don du Chalard, incaricato di portarla a Roma). Mons. Lefebvre voleva sperare ancora una risposta positiva, pure essendo già quasi sicuro di un rifiuto, ciò che si è verificato.  È dunque Monsignore che ha provocato questa interruzione dei colloqui, ma non è lui che l'ha decisa. Ciò spiega perché poi se ne sia attribuita la responsabilità. Il cardinale nella sua risposta ha confermato che Roma non era decisa ad accordare questo vescovo, e mise fine ai colloqui. Ciò era previsto, considerato, etc... ma quando si è trattato di venire al dunque, Roma è venuta meno. È facile promettere, meno facile mantenere la promessa, e Monsignore ha dunque giudicato che non poteva correre il rischio di aspettare ancora e di morire forse senza successore. Ha quindi consultato i superiori di comunità religiose amiche, ha preso consigli da molti, ma non ha giudicato opportuno riunire il capitolo generale della Fraternità. La decisione da prendere riguardava solamente il suo ruolo di vescovo, e nessuno gli ha contestato di prenderla da solo.

Nelle sue ultime settimane di malattia, diceva di essere in pace. Mentre in un'altra occasione, quando doveva essere ricoverato, era inquieto per il seguito, questa volta diceva essere tranquillo:  Adesso, sono in pace, tutto è a posto e tutto funziona. Avete tutto ciò che occorre, seminari, priorati, e quattro vescovi, non avete più bisogno di me.

Oggi, Roma ha riabilitato i nostri quattro vescovi. Il timore che aveva Mons. Lefebvre nel 1988 non ha dunque più ragione di esserci. Dobbiamo accettare o dobbiamo rifiutare ciò che egli aveva accettato allora? Dobbiamo essere più esigenti, meno esigenti? Se accettiamo ciò che Monsignore aveva accettato, saremo prigionieri o liberi di continuare la sua opera e la sua azione? Se rifiutiamo, saremo fedeli alla nostra vocazione prioritaria?

Spetta ai nostri superiori giudicare ciò e decidere. In quanto a noi, è senza dubbio più importante pregare e rimanere molto uniti dietro di loro, fedeli e fiduciosi. Riuniti intorno alla Vergine Immacolata, unanimi nella preghiera come erano gli Apostoli, dobbiamo pregare per tutti i nostri superiori, il Papa in primo luogo e Mons. Fellay. Potremo sperare allora che lo Spirito Santo potrà agire per il bene della chiesa, non secondo le nostre corte vedute umane ma secondo quelle di Dio.

N.B.1. Ogni genere di autorità viene da Dio, e da Dio solo: Non est potestas nisi a Deo (Rom)., XIII.) Sì, ogni specie di autorità viene di Dio:  autorità sacerdotale, autorità regale, autorità legislativa, autorità giudiziale, autorità paterna: Non est potestas nisi a Deo." (Mons Gaume. Questo principio dell'origine di ogni autorità è stato ricordato molto da Leone XIII, Immortale Dei, e da San Pio X, (Notre charge apostolique), tra gli altri. I sottoposti possono designare la persona che riceverà di Dio l'autorità, ma non possono dargli questa autorità che non appartiene loro. Questo principio che si applica alla società civile, si applica anche alla chiesa, e dunque anche ad ogni società religiosa o sacerdotale, come ad ogni famiglia? Un Conclave, un capitolo generale potrà designare colui che governerà la comunità che rappresenta, ma non può dargli l'autorità su questa, né ritirargliela, né pretendere di avere più autorità di lui. Non più di quanto il Papa non sia sottomesso al Concilio, un superiore religioso non è sottomesso al suo capitolo o un padre di famiglia ai suoi figli. Questo sarebbe rinnovare l'eresia conciliarista che vuole che il concilio abbia più autorità del papa, principio di ogni rivoluzione che si ritrova nella collegialità conciliare, e che potrebbe sedurre i nostri spiriti pronti ad ogni contestazione. Che Dio ce ne preservi.

N.B.2. Posso ancora aggiungere, come meglio di me ha fatto Pio XII ( Mystici corporis) che la chiesa non è una realtà disincarnata, puramente spirituale o « pneumatica ». La chiesa prolunga il mistero del Verbo Incarnato e, se la sua realtà divina è la sorgente di tutti i suoi privilegi di santità, essa vive nell'ordine dell'incarnazione, ferita nei suoi membri umani. La chiesa che serviamo e che amiamo è la chiesa come si incarna oggi. Se ammettiamo che Benedetto XVI è il Papa, la chiesa nella quale crediamo, che amiamo, che serviamo è la chiesa di Gesù Cristo il cui vicario è Benedetto XVI. Quando parliamo di chiesa conciliare, designiamo questa parte umana della chiesa infettata dal veleno delle idee conciliari. Non può trattarsi della Santa Chiesa cattolica, che amiamo e vogliamo spogliare di questa « crosta »  umana malsana, per renderle il suo volto, riflesso del volto del « buon Dio » Gesù Cristo.

17 commenti:

Anonimo ha detto...

L'intervento di don Simoulin è corretto, pacato, realista, oggettivo in ogni aspetto, sia quando evidenzia i timori (fondati e giustificati) che portarono mons. Lefebvre a ritirare la propia firma nel 1988, sia il dovere, oserei dire l'obbligo, di non poter dire di no a un papa che chiama. Questo non significa che i timori oggi siano fuori luogo. No, solo che sono di diversa natura dei timori del 1988. Le riserve dei tre vescovi della FSSPX non sono campate in aria. Bisogna lavorare per far incastrare alla perfezione sia la propensione di mons. Fellay ad accettare, sia i rischi e i timori paventati dai tre vescovi. Bisogna certamente abbandonare il concetto secondo il quale il rientro può avvenire solo quando anche il più piccolo stelo di eresia sarà sradicato............si rischierebbe di aspettare diversi secoli. La FSSPX nel suo insieme deve avere tutte le garanzie possibili e immaginabili per poter operare come ha fatto fin'ora. E chi lo sa che un giorno, dopo la sistemazione canonica, se uno dei vescovi della FSSPX dovesse criticare un fatto, un gesto, un discorso specifico del Papa non venga creato cardinale. Se Giovanni Paolo II creò cardinale il vescovo tedesco che lo criticò per non volersi dimettere...........e materiale su cui fare critiche non ne manca...per esempio si avvicinano le celebrazioni di un eresiarca, alle quali parrebbe essere interessata a partecipare pure la Santa Sede!! Insomma, riassumedo e sintetizzando: si devono far incastrare i timori dei tre vescovi e la propensione all'accordo di Fellay. Non è facile, ma neppure impossibile.... Antonello

hpoirot ha detto...

e vero? il card. Burke sarà il prossimo Prefetto per della Congregazione per la Dottrina e la Fede?

http://eponymousflower.blogspot.fr/2012/05/cardinal-burke-is-in-line-for-big-job.html?spref=fb

Dante Pastorelli ha detto...

Dio lo (Burke) volesse!
L'intervento di don Simoulin è condivisibile e conferma quanto da me scritto tempo addietro.
L'unica cosa che non ricorda d. Simoulin e come lui altri, è la telefonata a Lefebvre mentr'era al Barroux che gli prometteva per il 30 giugno la consacerazione del vescovo. Mons. Lefebvre rifiutò quell'offerta, perché aveva già preso la sua decisione? Nonostante gl'inviti di dom Calvet (non esemplare il suo successivo comportamento e quello del suo monastero) il diniego ci fu. Totale sfiducia? Voci credibilissime provenienti da Roma sulla famosa "trappola"? Il mistero non è mai stato chiarito.
Lefebvre disse a d. Calvet:"voi siete qui coi vostri monaci, mentre la Fraternità è in tutto il mondo ed ha bisogno di vescovi", più o meno.
Speriamo che l'anima vera della Fraternità prenda il sopravvento su rancori e calcoli personali.

Anonimo ha detto...

Si dice che quella "trappola" ebbe il sopravvento. Ma sono espedienti MOLTO umani, e anche le conseguenze non sono misurabili con criteri solo umani.

Anche ora, alle nostre viste, parrebbe esser scattato il trappolone, giocato ad arte e tempestivo, delle divisioni interne (pure ultranote), benché Fellay fosse pronto tanto da dichiarare apertamente di averle messe in preventivo. E sia.

MA sta di fatto che le manovre degli uccellacci stanno producendo l'effetto di far emergere come non mai la santa pazienza del Santo Padre (mai titolo fu più azzeccato), che ne uscirà da gigante.

Forse passa l'estate e arriva la stagione delle nomine, mentre anche il Superiore generale svolge la sua pastorale di umiltà e affidamento alla Volontà del Buon Dio: si apparecchia nel modo migliore - là "dove si puote ciò che si vuole" - la fuoriuscita dalla gabbietta.

Anonimo ha detto...

L'unica cosa che non ricorda d. Simoulin e come lui altri, è la telefonata a Lefebvre mentr'era al Barroux che gli prometteva per il 30 giugno la consacerazione del vescovo.

se non ricordo male, quella telefonata arrivò all'ultimissimo momento (un po' fuori tempo massimo), quando lui aveva già organizzato tutto e tutti erano pronti a confluire ad Ecône.

Ecco la testimonianza diretta di Mons. Masson:

Quatre consécrations épiscopales sont prévues et organisées pour le 30 juin 1988.

Le 29 juin 1998, le Saint-Père, se souvenant de mes « conseils » envoie à Ecône le Nonce Apostolique en Suisse, qui déclare à Mgr Lefebvre : « Voici ma voiture, elle est à votre disposition pour vous rendre à Rome ».

« Vous plaisantez, Excellence, répond Mgr Lefebvre. Qu’irais-je faire à Rome. Il y a des années que j’ai demandé d’être reçu personnellement par le Saint-Père, sans succès. Vous croyez que je vais aller à Rome pour rien, alors que les consécrations épiscopales auront lieu demain, et que les familles, les invités et de nombreux fidèles sont déjà sur place ? Vous trouvez que votre démarche est raisonnable. Pour qui me prenez-vous ? ».

Il 30 giugno, Bernard Fellay, Bernard Tissier de Mallerais, Richard Williamson, e Alfonso de Galarreta sono consacrati vescovi.

Anonimo ha detto...

...Insomma, riassumedo e sintetizzando: si devono far incastrare i timori dei tre vescovi e la propensione all'accordo di Fellay

Dio lo voglia, così come auguriamoci voglia anche che Burke sia davvero nominato alla CDF!

I lupi sono di certo già all'opera; ma io seguito sempre ad sperare nella Provvidenza...

Anonimo ha detto...

Speriamo che l'anima vera della Fraternità prenda il sopravvento su rancori e calcoli personali.

Speriamo e preghiamo, caro Dante. Le difficoltà sono davvero su tutti i fronti. Ma mi piace pensare alla Provvidenza già all'opera e che vengano vanificati tutti gli ostacoli che vi si frappongono...

hpoirot ha detto...

Quella telefonata fu una vera e propria presa in giro! D'altro canto la viglila del 30 giugno 1988 Radio Vaticana diceva
"nei prossimi anni 80% dei preti e dei fedeli abbandoneranno Mgr Lefebvre."

In realtà non solo il 93% dei sacerdoti presenti quel giorno sono rimasti, ma da quel giorno la tradizione "econiana" non ha cessato di crescere in numero di fedeli, priorati, seminaristi, scuole... nel mondo, costituendo una vistosa eccezione nello scivolone postconciliare che ha svuotato la Chiesa di tutto!

Alora per me siamo sempre alla storiella di cappuccetto Rosso. Il lupo dell'88 si traveste ancora anche oggi e vuole sempre la stessa cosa: mangiarci ... solo non si é capito a chi (nel caso ci riesca) la Provvidenza farà interpretare il ruolo del cacciatore salvatutto.

Dante Pastorelli ha detto...

Questo tentativo di scongiurare la consacrazione episcopale a cui tu ti riferisci, MIC, è successivo, e avvenne proprio il giorno prima. Tanto che Lefebvre ne parlò nell'omelia dell'indomani.
Io mi riferisco alla telefonata ricevuta da Lefebvre mentre era al Barroux e fu ascoltata anche da d. Calvet.

Dante Pastorelli ha detto...

Ora, non vorrei sbagliare, non ho tempo di verificare né saprei più dove, sulla data e il luogo, se al Barroux o in una riunione altrove.
Certo d. Calvet sentì la telefonata e ne parlò in seguito.

Anonimo ha detto...

Anch'io ho sentito parlare di quella telefonata.
Ma poi ho ricordato la testimonianza diretta di mons. Masson, nel suo lungo e articolato scritto "Lo spingeranno allo scisma".

Certo che se Giovanni Paolo II si fosse svegliato prima e non si fosse fatto convincere da consiglieri malevoli!

Queste le parole di mons. Masson:

"" Lo stesso giorno in cui il card Gantin constatava la scomunica dei diversi prelati, il papa Giovanni Paolo II telefonò ad André Frossard, e gli disse semplicemente, con una immensa tristezza:

Abbiamo fatto un solo errore : « non abbiamo osato credere a ciò che ci diceva vostro nipote. Diteglielo da parte mia! E quanto rimpiango di non aver seguito i suoi consigli ».

UNA DOMANDA : PERCHE' ? ""

viandante ha detto...

Scusatemi ma queste notizie per me sono novità.
In special modo questa ultima testimonianza su Giovanni Paolo II.
Facendo astrazione da altri aspetti della personalità, mi sembra che dal punto di vista delle capacità di governo, gli ultimi papi lascino molto a desiderere.
È vero, come recentemente dice il papa, che si deve dare fiducia a tutti, anche a chi forse non se la merita, ma ciò non vuol dire abdicare dal prendere misure e decisioni efficaci nel governo della Chiesa.
Altro che sentirsi circondato da cardinali amici...
A meno che i disegni celesti, nell 1988 come ora, siano altri.

hpoirot ha detto...

appena pubblicata su Rorate Caeli

http://rorate-caeli.blogspot.com/2012/05/for-record-new-pced-letter-on-sspx.html

l'ED ancora via il suo massimo esponente l'egregio MgrPozzo NEGA formalmente che le messe nella SPX siano valide per il precetto domenicale.

con tutti i posti dove la messa non é oggetttivamente valida ce la menano sempre e solo a noi.

Anonimo ha detto...

Ho già pubblicato un nuovo articolo.

hpoirot ha detto...

Notare che L'ECCLESIA DEI cambia qui opinione sulle messa della SPX
per la terza volta !!

nel 1995 era invalida, nel 2003 é diventata valida, nel 2012 torna ad essere invalida per il precetto domanicale... sono ridicoli.

Dante Pastorelli ha detto...

Se il Papa ha fiducia nei suoi collaboratori nonostante quel che sta accadendo, non resta che affidarsi al buon Dio: lo aiuti e ci aiuti.

Dante Pastorelli ha detto...

Via via i ricordi riemergono: il Papa promise la consacrazione di un solo vescovo per il 15 d'agosto.