Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

venerdì 1 marzo 2013

Si sta sgretolando il muro granitico di consensi a favore di riflessioni più meditate?

Aggiornamento: La situazione è inedita. È interessante osservare le reazioni interne ed esterne alla Chiesa passare dall'impatto traumatico e dai peana spesso di maniera ad oggi, col riposizionamento dei vaticanisti ognuno dal suo scranno mediatico e dalla rispettiva sfera di influenza curiale e non. Da qui prosegue la nostra navigazione a vista, decifrando e vivendo quel che ancora incontreremo.
Quel che è importante è portare il nostro piccolo contributo perché la decisione di Papa Benedetto non venga strumentalizzata da chi in realtà vuole svuotare il Papato del suo potere e della sua valenza metafisica. E anche per discernere le osservazioni fondate da quelle che i tessitori di trame fanno circolare subdolamente per i loro intenti manipolatori.


Su La Stampa è appena apparso un articolo di Andrea Tornielli, che sembra uscire dalla melassa sentimental-laudatoria per dare voce ad alcune inquietudini suscitate dalla rinuncia di Benedetto XVI. Esso esordisce col citare tra le poche - almeno finora a quanto ci risulta - voci fuori dal coro per «un atto grave e nuovo che alcuni non capiscono» (G.M.Vian su L'Osservatore). Si tratta delle dichiarazioni del Card.  George Pell, ratzingeriano arcivescovo di Sidney: [noi ne abbiamo parlato qui]
«Ci potrebbero essere persone che essendo in disaccordo con un futuro Papa potrebbero montare una campagna contro di lui per indurlo alle dimissioni». Pell ha detto che Ratzinger è un brillante teologo, ma anche di preferire qualcuno che sappia condurre la Chiesa. Il porporato australiano ha detto di non credere di essere «papabile», ma non ha escluso la possibilità di essere eletto: «Potrebbe accadere: io sono cattolico, sono un vescovo, sono un cardinale».
e di quelle dell'arcivescovo di Digione Roland Minnerath:
«Che cosa è importante nel ministero di un sacerdote, di un vescovo o del Papa? I suoi doni intellettuali o il dono che egli fa di se stesso a Cristo? È non è forse questo il frutto più importante di ogni altra cosa?». Osservando inoltre che introdurre un «criterio di efficienza» è comprensibile e «valido nel governo delle questioni temporali di un capo di Stato. Ma l'esercizio del presbiterato e dell'episcopato è un'altra cosa». Minnerath si è anche chiesto quale sarà adesso lo «statuto» del Papa rinunciatario.
Ed è a questo punto che Tornielli, dopo aver dichiarato che
è fuori dubbio che un «Papa emerito» vestito di bianco, che porta ancora il nome papale, seppur «nascosto al mondo», in preghiera «nel recinto di Pietro», potrebbe risultare in qualche modo un «secondo» Pontefice.
afferma che Benedetto XVI ha cercato ieri di sgomberare il campo, facendo già un anticipato atto di totale e incondizionata obbedienza al successore, chiunque esso sia. Tuttavia questa affermazione è messa immediatamente in correlazione con questa:
Mercoledì scorso nella piazza San Pietro gremita di fedeli, c'erano gruppi di tradizionalisti che issavano cartelli con le scritte «Benedetto XVI di nuovo Papa», auspicando una sua rielezione, come pure «Benedetto XVI, noi saremo sempre con te».
correlandola col fatto che
«sui siti tradizionalisti circolano poi riferimenti apocalittici a rivelazioni e apparizioni». 
Nel sottolineare che i siti tradizionalisti - a partire dal nostro - hanno riflettuto su ben altre implicazioni della rinuncia, non vorremmo che queste 'fiorettate' preludessero ad una impropria attribuzione, a chi ama la Tradizione, di etichette oscurantiste o di riserve nei confronti del nuovo Papa, che nessuno si è sognato di avanzare.

Fa eco anche il Giornale che oggi, 2 marzo, sull'onda delle stesse "voci autorevoli" citate da Tornielli, riporta:
Sarebbe un modo per garantire la libertà della Chiesa da condizionamenti e pressioni e preservare la sacralità della figura del vescovo di Roma, il vicario di Cristo in terra. Ma la mossa nasconde anche il rischio di ridurre la portata della decisione di Benedetto XVI, facendone un «caso personale» legato alle particolarissime condizioni di Joseph Ratzinger e non un gesto libero e consapevole che affida la Chiesa a chi la guida davvero, cioè Dio stesso. [Cosa che Benedetto XVI ha invece specificato]
In ogni caso, sulle possibili ripercussioni dell'evento e delle sue modalità, si alza un'altra voce autorevole riportata da Sandro Magister sulla problematicità della qualifica di "Papa emerito", ritenendo più appropriata quella di vescovo, il relazione proprio alla rinuncia alla potestà primaziale. Si tratta de La Civiltà Cattolica, che pubblica un articolo del canonista Gianfranco Ghirlanda. Queste le affermazioni riportate da Magister:
“È evidente che il papa che si è dimesso non è più papa, quindi non ha più alcuna potestà nella Chiesa e non può intromettersi in alcun affare di governo. Ci si può chiedere che titolo conserverà Benedetto XVI. Pensiamo che gli dovrebbe essere attribuito il titolo di vescovo emerito di Roma, come ogni altro vescovo diocesano che cessa”.
E nel capoverso finale:
“L’esserci soffermati abbastanza a lungo sulla questione della relazione tra l’accettazione della legittima elezione e la consacrazione episcopale, quindi dell’origine della potestà del romano pontefice, è stato necessario proprio per comprendere più a fondo che colui che cessa dal ministero pontificio non a causa di morte, pur evidentemente rimanendo vescovo, non è più papa, in quanto perde tutta la potestà primaziale, perché essa non gli era venuta dalla consacrazione episcopale, ma direttamente da Cristo tramite l’accettazione della legittima elezione”.
E ancora, il 21 febbraio scorso, il professor Carlo Fantappiè, ordinario di diritto canonico all’Università Roma Tre, in un’intervista ad 'Avvenire', aveva auspicato che come si fece un tempo per “Pietro del Morrone, già Celestino V”, si optasse oggi per analogia con la dizione: “Joseph Ratzinger, già romano pontefice”, formulando alcune puntualizzazioni sull'uso del termine «emerito»:
Sappiamo come chiamare il vescovo che lascia a 75 anni: un tempo «iam episcopus», oggi «emerito», una formulazione né teologica né canonistica, ma mutuata dalla tradizione accademica. 
Quindi, per l'eventuale qualifica «vescovo emerito di Roma» :
Se così si facesse, verrebbe accreditata in modo indiretto la teoria che anche il vescovo di Roma a 75 anni dovrebbe presentare le dimissioni. Attenzione, il titolo non è neutro! E sono convinto che non si dovrebbe smarrire la differenza sostanziale tra l’ufficio di un qualsiasi vescovo e quello del vescovo di Roma, dotato di un carisma proprio. Il pericolo è di svilire la funzione unica del ministero petrino. E di trasformare il papato in un ufficio funzionariale e burocratico.

31 commenti:

Stefano78 ha detto...

Che la confusione sia l'unica certezza questo è drammaticamente evidente.

Bisognerebbe chiedere (e non lo si può fare più!) perché il titolo di "Papa emerito" e il nome "Benedetto XVI" siano stati voluti da Ratzinger stesso!

E' lui che ha voluto questa "identità"! Questo è stato detto ufficialmente dalla Santa Sede. Come è sempre lui che ha rimarcato il "per sempre" del Primato. Dunque delle due l'una: è uno sprovveduto che di Canoni e Teologia non capisce nulla? Oppure evidentemente è proprio questo quello che vuole e vi è un motivo grave per volerlo?
Vedete, deve esservi PER FORZA un "motivo gravissimo" per questa decisione! Benedetto XVI è talmente "fuori di sé" (e non mi è sembrato affatto!) da non sapere più riconoscere un atto grave come questo?

Stefano78 ha detto...

Una notazione riguardo "i tradizionalisti apocalittici", giudizi stroncanti che Tornielli non fa mai mancare. E la cui leggerezza nel farli è pari al suo fare anatemizzante quando i "tradizionalisti" ne esprimo di diversi (magari critici), e che vengono assommati tutti e indistintamente alla stessa "matrice lefebvriana" (nei fatti).

Ebbene, non ci sono "profezie a tempo" e adatte ai gusti di chi scrive!
Se è vero che il "millenarismo" è il nostro primo nemico, è anche vero che GESU' CRISTO, Il Quale risulta essere NOSTRO SIGNORE (o no?) ha chiesto esplicitamente di guardare i Segni Profetici, rimproverando coloro che riuscivano a sapere quando sarebbe piovuto ma non riuscivano a riconoscere il Figlio di Dio!

Duqnue siamo alle solite: tranciare ogni analisi, inserendo tutto nello stesso calderone.

Ma dico, questo sarebbe giornalismo? E per di più Cattolico?

Luciana Cuppo ha detto...

Mi domando quanto contribuiranno allo sgretolamento del "muro granitico di consensi" documenti quali il 'Saluto di congedo' del 28 febbraio u.s. Ne cito un passo:

"La Chiesa vive, cresce e si risveglia nelle anime, che - come la Vergine Maria - accolgono la Parola di Dio e la concepiscono per opera dello Spirito Santo."

Ora, salvo errori per ignoranza, refusi, od altri motivi - questa e' un'eresia bella e buona, perche' Maria concepi' Cristo, cioe' il Verbo che assunse la carne umana, ma non il Logos ("Parola") increato, seconda persona della SS.ma Trinita'. Ma se per "Parola" non si intende la seconda persona della SS.ma Trinita', bensi' una delle tante espressioni dello Spirito - che NON e' lo Spirito Santo, ma il WELTgeist di hegeliana memoria, tutto torna: la Parola/Weltgeist si manifesta in Maria come in qualunque altra anima, perche' in tutte si incarna, di volta in volta, lo Spirito del Mondo (Weltgeist), che vive e cresce a non finire.

Se e' cosi', siamo all'insegna del piu' becero e trito modernismo; e converrebbe pensarci, prima di glorificare il gia' papa Benedetto XVI prima ancora della sua morte.

Anonimo ha detto...

Cara Luciana,
in un thread precedente avevamo preso in considerazione questa affermazione e avevo fatto questa riflessione, riportando l'intera frase di Benedetto XVI che, proseguendo, specifica l'incarnazione di Cristo e, parlando di Cristo Signore penso non possa non riferirsi al Verbo (Seconda Persona della SS. Trinità) Incarnato:

La Chiesa vive, cresce e si risveglia nelle anime, che - come la Vergine Maria - accolgono la Parola di Dio e la concepiscono per opera dello Spirito Santo; offrono a Dio la propria carne e, proprio nella loro povertà e umiltà, diventano capaci di generare Cristo oggi nel mondo. Attraverso la Chiesa, il Mistero dell’Incarnazione rimane presente per sempre. Cristo continua a camminare attraverso i tempi e tutti i luoghi."

Quello che ci lascia meno tranquilli è il discorso della Chiesa in divenire... E' ovvio che noi lo interpretiamo nel senso che il divenire riguarda ogni generazione e le espressioni dell'Incarnazione manifestate dalla Chiesa; ma non la sua identità e la sua essenza.

Però, se lo rapportiamo al famoso unico soggetto-Chiesa messo al posto dell'oggetto-Rivelazione nell'altrettanto famoso discorso del 22 dicembre del 2005, le nostre perplessità non possono che aumentare.

Beh, alla fine devo riconoscere che è comunque un parlare ambiguo, caratteristico di questa Chiesa post-conciliare... Dipende da chi e da come lo interpreta: il che non garantisce nessuno!

Anonimo ha detto...

Un'altra riflessione mi viene in mente dopo aver letto vari commenti della stampa, dai quali si coglie che "I cardinali si dividono sulla lezione di Benedetto. Proseguire nella line a di trasparenza ratzingeriana o preservare l'istituzione?"

La Chiesa è di Cristo, non è del Papa, nè tantomeno della Curia. E sappiamo bene che Nostro Signore, a chi scandalizzava i piccoli, consigliava ben altro che "preservare l'istituzione"...

In ogni caso occorre intendersi su cosa significhi "preservare l'istituzione", dal momento che i due indirizzi vengono presentati come "ratzingeriani" da una parte e "curiali o collegiali" dall'altra.

In questo caso si incorre nell'equivoco, perché nessuno più di Ratzinger ha voluto e promosso la collegialità (del resto approvata nel Codice di diritto canonico sotto il suo predecessore).
Il vero e serio problema che si sta evidenziando ora è proprio il 'vulnus' del primato petrino e della sua integrità, comunque messa in discussione proprio da una interpretazione progressista e 'moderna' dell'atto di rinuncia dalla potestà primaziale... che poi è l'oggetto dei dubbi evidenziati nell'articolo che stiamo commentando.
E la vera ragione di dar voce e soluzione a questi dubbi riguarda non tanto il "preservare l'Istituzione" in senso conservativo-strutturale di resistenza ai cambiamenti, quanto non stravolgerne il fondamento metafisico.

La stessa Tradizione va vista, come insegna Mons. Gherardini, secondo l'“ermeneutica teologica evolutiva”, perché Tradizione e fissità non stanno insieme. Tuttavia i cambiamenti possono riguardare soltanto le contingenze e non le essenze: “quod semper, quod ubique, quod ab omnibus creditum est”, (S. Vincenzo da Lerino, Commonitorium)

Anonimo ha detto...

Che significa "ratzingeriano"?

Se pensiamo che ratzingeriani sono Ranjith ma anche Ouellet, Scola e lo stesso Muller che è favorevole alla teologia della liberazione e odia la Tradizione. Nessun vescovo ratzingeriano (pochissimi comunque le sono favorefoli) è per la messa tridentina, ad esempio.

Non ci sono sintomi che la crisi possa finire, siamo solo ad una svolta epocale dei suoi inizi datati dal concilio che ha cavalcato innovazioni arbitrarie...

Anonimo ha detto...

Tutte le riforme e gli attuali orientamenti della Chiesa sono stati imposti e vengono ribaditi in nome del concilio. In molte di esse abbiamo individuato tendenze inequivocabilmente protestanti e moderniste. Praticamente è a partire dal post-concilio che coloro che occupano posti chiave nella Chiesa non sono orientati a favore della Tradizione. La loro Chiesa-vivente in senso storicistico impone a preti e fedeli nuovi dogmi dopo aver smantellato l'insegnamento dogmatico precedente. Inoltre essa ha dato nuove istituzioni (la sinodalità permanente l'iper-potere delle conferenze episcopali), un culto nuovo, insegnamenti nuovi perennemente in ricerca e tutto sempre in nome del concilio.

Non è difficile immaginare problemi per la Tradizione perenne: del resto ne abbiamo visto i prodromi nelle parole di Muller e Koch che non esitano a tacciare i tradizionalisti di eresia e nella viscerale avversione di vescovi e sacerdoti al Rito usus antiquior. Non è neppure difficile immaginare che chiunque si opporrà non tanto al concilio tout court, quanto al fatto che esso venga considerato come il nuovo vangelo (del resto il giuramento ora richiesto a chi riceve compiti istituzionali pretende non tanto il Credo che tutti abbiamo ricevuto quanto la formula "credo nel concilio" va proprio in questo senso), sarà considerato non in comunione con la Chiesa. E a questo punto c'è da chiedersi con quale Chiesa? Ed è ovvia la risposta: si tratta della chiesa-conciliare...
Umanamente sembra che ci si sia talmente inoltrati nella cosiddetta rivoluzione conciliare, da vedere grosse difficoltà di possibili concreti correttivi.
Vedremo se il nuovo Papa riuscirà a sorprenderci e a dare un respiro nuovo alla Tradizione.
Attesa orante...

Antonio ha detto...

Leggo molte riflessioni sul "mio" papa. Non è una inutile, e forse nociva, concessione al sentimento ed al soggettivismo, questa? Inoltre, io credo che, in una società che tende alla deresponsabilizzazione assoluta, il gesto di BXVI, letto in tal senso, sia graditissimo, perchè conferma la nozione di "libertà" (leggi arbitrio) che è fondamento della nostra "civiltà".

Anonimo ha detto...

un certo mondo ha sempre avuto in odio il Papato e le sue prerogative che quasi divinizzano un uomo dandogli poteri che nessuno ha.
Han fatto fuori re e monarchie...
Cercan sempre di far fuori il Papato, ostacolo a tanti disegni perversi.

http://www.parrocchie.it/correggio/ascensione/volto_luciferino_occidente.htm

Felice ha detto...

Hai detto bene. Umanamente. Ma non penso proprio che il Signore abbia deciso di abbandonare la Sua Chiesa in via definitiva. In questi ultimi 50 anni e' stato sempre piu' difficile distinguere i pastori dai lupi, tantissime persone hanno abbandonato la Chiesa, la dottrina e la liturgia sono sfigurate, e sappiamo bene che potrei continuare a lungo... Ma proprio per questo ho fiducia che un aiuto non puo' tardare, anche se il periodo immediatamente prossimo si preannuncia certo come molto difficile......

Anonimo ha detto...

Il paradosso sembra che la 'Roma conciliare' non sembra aver posto per la 'Roma perenne'. Possiamo pensare che esista una dicotomia fino a questo punto o non ci siamo ancora arrivati?

don Camillo ha detto...

Ci metto tutta la buna volontà, cerco di immedesimarmi, di avere quel poco ci compassione cristiana, poi leggo quali autori "consolano" B16, e subito mi escono brutte parole.

, come sempre Sua Santità ha celebrato la Santa Messa alle 7:00 e ha letto il breviario. Nel pomeriggio è prevista un'altra passeggiata, verso le 16:00, nei giardini del Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo per recitare il Santo Rosario. Benedetto XVI ha portato con sé diversi libri di teologia, storia e spiritualità e in questo momento sta leggendo il teologo Hans Urs von Balthazar.

http://www.visnews-ita.blogspot.it/2013/03/benedetto-xvi-sta-bene-legge-ascolta.html

Icabod ha detto...

Assisteremo al moltiplicarsi di coloro che interpreteranno il gesto di Benedetto XVI non per quello che è in sé, con tutti i suoi risvolti noti e meno noti, ma per ciò che, nella loro ideologia vogliono imprimere alla Chiesa, nascondendolo negli osanna e nelle lodi (umiltà, grande libertà e compagnia cantante).

Anonimo ha detto...

Inoltre, io credo che, in una società che tende alla deresponsabilizzazione assoluta, il gesto di BXVI, letto in tal senso, sia graditissimo, perchè conferma la nozione di "libertà" (leggi arbitrio) che è fondamento della nostra "civiltà".

Senza entrare nel merito delle ragioni - certamente non solo serie ma anche gravi - che hanno indotto Benedetto XVI alla sua rinuncia, secondo me, invece, il primo impatto suscitato è proprio la de-responsabilizzazione, cioè la possibilità di venir fuori dalle proprie responsabilità e anche dal proprio status (qualunque esso sia) in caso di difficoltà e per di più basate su criteri di efficientismo, svilimento del valore della vecchiaia, della sofferenza, della debolezza e dell'offerta fiduciosa di tutto questo perché il Signore possa trarne i suoi frutti e dare fecondità anche a questa età e a questi aspetti della vita.

E' certo che Papa Benedetto non voleva tutto questo; ma saranno in molti a recepire solo questo, purtroppo...

hpoirot ha detto...

sinceramente, il "merito delle ragioni - certamente non solo serie ma anche gravi - che hanno indotto Benedetto XVI...

non le vedo: e se fosse stato costretto ad andarsene? E in tal caso, sarebbe ancora papa?

Ecco la lista di cosa é successo dall'11 febbraio giorno dell'annuncio

1) la sera un fulmine si abbatte sulla Cupola vaticana

2) il giorno dopo le carte di credito rifunzionano in Vaticano dopo quasi due mesi

3) 15 febbraio una meteorite gigante cade sulla terra

4) stesso giorno, insediamento del nuovo mega-direttore della Banca Vaticana IOR (Ernst Von Freyberg uno dei più grossi produttori di NAVI DA GUERRA tedeschi...)

4) 16 febbraio terremoto 4.8 gradi nei pressi di Roma ...


Nonostante tutto cio', Vedo qui la Chiesa é viva ... ci dice il papa nel discorso d'addio.

Eh beh! vuoi mettere? Tanti fedeli che sventolano fazzoletti bagnati verso un elicottero che si allontana... questa é fede!

C'é chi di "Chiesa é viva" ne vede un'altra:

www.chiesaviva.org

Marco ha detto...

Tornielli non fa altro che paventare il rischio che ci sia qualcuno che il giorno dopo l'elezione (o magari dopo le prime decisioni) comincia ad invocare il ritorno di Benedetto XVI, con l'inevitabile risultato di farlo parlare ogni volta in difesa del suo successore, come se ce ne fosse bisogno. E la stessa cosa potrebbe succedere invece in futuro a parti inverse.
Possibile che Benedetto XVI non abbia previsto questo? Possibile che non si comprenda che inevitabilmente anche noi qui saremo sottoposti alla tentazione nel profondo del nostro cuore di considerare Benedetto XVI come un antipapa a cui sottoporre le nostre richieste e preoccupazioni, e non direttamente al Pontefice?
Vi rendete conto del rischio che corre la Chiesa, di essere divisa fin dalla sua guida?
C'è solo da sperare che il Vescovo Ratzinger tramite una celebrazione pubblica si inginocchi di fronte al nuovo Pontefice, e che poi ci saluti definitivamente. Ogni sua parola o scritto mal interpretato comporterebbe un danno a tutta la Chiesa.

Possibile che la storia non insegni niente? Celestino V e Bonifacio VIII non suggeriscono nulla?
Bonifacio VIII, fra l'altro colui che aiuto Celestino V a rinunciare, poi lo fece arrestare per impedire che lo rimettessero al Soglio Pontificio.

Oggi non arresterebbero certo Benedetto XVI, ma forse vivrà come un neo "Celestino VI", isolato con o senza il suo volere, ma pur sempre oggetto del desiderio di chi volesse utilizzarne il suo ascendente.

Chi rinuncia ad un Ministero così luminoso, in virtù dell'appoggio della Santissima Trinità, non può che aspettarsi, o addirittura pretendere, una vita nel buio e nella dimenticanza, fino al giorno in cui il Signore lo chiamerà a Sé, ed allora sarà ricordato e certamente venerato dai più, anche da me.

dj ha detto...

"...il primo impatto suscitato è proprio la de-responsabilizzazione, cioè la possibilità di venir fuori dalle proprie responsabilità e anche dal proprio status (qualunque esso sia) in caso di difficoltà e per di più basate su criteri di efficientismo, svilimento del valore della vecchiaia, della sofferenza, della debolezza e dell'offerta fiduciosa di tutto questo perché il Signore possa trarne i suoi frutti e dare fecondità anche a questa età e a questi aspetti della vita."

Concordo in pieno. E proprio per questo è grande la responsabilità di chi nella Chiesa (vescovi e sacerdoti, in primis) dovrebbe dare la lettura corretta anche in questo senso, non solo per le ricadute sul futuro della Chiesa e del papato. E, anche queste, viste in chiave tradizionale e non arbitraria o ideologica o secondo le magnifiche sorti e progressive...

Anonimo ha detto...

Chi rinuncia ad un Ministero così luminoso, in virtù dell'appoggio della Santissima Trinità, non può che aspettarsi, o addirittura pretendere, una vita nel buio e nella dimenticanza, fino al giorno in cui il Signore lo chiamerà a Sé, ed allora sarà ricordato e certamente venerato dai più, anche da me.

Da quel che conosco di Benedetto XVI credo che sia esattamente quel che accadrà.
Quanto all'obbedienza, ne ha parlato apertamente nel congedarsi dalla Curia e non sono certo parole al vento.

Anonimo ha detto...

Assisteremo al moltiplicarsi di coloro che interpreteranno il gesto di Benedetto XVI non per quello che è in sé, con tutti i suoi risvolti noti e meno noti, ma per ciò che, nella loro ideologia vogliono imprimere alla Chiesa, nascondendolo negli osanna e nelle lodi (umiltà, grande libertà e compagnia cantante).

Non c'è da parlarne al futuro: già stiamo assistendo... c'è piuttosto da immaginare, conoscendo il clima dominante, al fatto che la moltiplicazione sarà a livelli esponenziali.

Anonimo ha detto...

Moltissimi cattolici stanno perdendo il ben dell'Intelletto (Dono dello Spirito Santo), cioè il sano discernimento Bene/male secondo retta ragione, perchè seguono un pensiero tutto terrestre e SOGGETTIVISTA: non pensano alla salvezza dell'anima come Bene ultimo e sommo, ma mettono al vetice dei desideri i beni di quaggiù (anche le realtà ecclesiali, viste e valutate come cose tutte terrene e politiche, non con gli occhi di Gesù, ma con occhi umani-carnali
il pensiero soggettivista è tutto centrato sull'ego; è RELATIVISTA, NON CREDE in fondo dlla Verità assoluta e OGGETTIVA, che Essa esista al di fuori del nostro pensiero*, di PER SE';
e non ha il senso della realtà OGGETTIVA, che -presa com'è, senza mitizzarla- rende UMILI, e fa vedere le cose COME ESSE SONO; questo è il senso della realtà, dalla quale (nota Stefano78) il papa sembra essersi alienato; certo, sta dicendo cose strane e sempre più CONTRADDITTORIE perchè egli è SOGGETTIVISTA, come tutti i modernisti.
Si diceva: il papa non è prigioniero. Fisicamente no; ma è irrimediabilmente prigioniero delle sue filosofie giovanili, che non ha mai RINNEGATO: kantismo ed hegelismo, che lo stanno racchiudendo in un bozzolo di soggettivismo senza rimedio.
Nella preghiera e nel silenzio "separato" dal mondo (quanto?) speriamo che il Signore lo attiri con potenza a sè e lo illumini sempre di più sul caos che attanaglia la Chiesa de mezzo secolo e che lui non poteva risovere, perchè -a torto- voleva accontentare tutti: ortodossi ed eretici, Verità e menzogne.
Ma sappiamo: non si può servire due padroni, Cristo e il mondo.
O l'uno o l'altro, perchè essi sono opposti, inconciliabili tra loro.
Ad Assisi i papi hanno fatto omaggio al mondo e alle sue filosofie-religioni di peccato, offendendo il Vero Dio: perchè non vogliamo dire questa sacrosanta Verità ?
Hanno preteso di servire Cristo e Belial: può il Signore sopportare questo dal suo Vicario ?
ed ecco che, a furia di sedere su due sedie, il "conciliante persistente tra due opposti" è caduto, stremato dalla impossibile conciliazione.
Beth

Anonimo ha detto...

Scusi Mic, ma prima di questo commento delle 15:40, c'era uno precedente, sparito. (Se mi è consentito, lo riposto):

(parlavo del FALSO AMORE)

Concordo con don Camillo, Luciana Cuppo (ottimo rimarcare l'hegelismo, che tanti ciechi rifiutano di vedere in J. Ratzinger) e con l'anonimo che sottolinea l'inganno insito nella frase affettiva-possessiva: "il mio papa".

Il demonio, vedrete, darà l'assalto alla nostra Fede catturando le anime attraverso il mitico "cuore", inteso nel più basso (terreno) senso sentimentale, cioè viscerale, CARNALE.
Per debolezza di cuore (attaccato carnalmente a figure umane) molti seguiranno falsi pastori, leaders eretici devastatori del Gregge, molto suadenti, fino all'arrivo quel grande Pifferaio che parlerà tanto bene AI CUORI da gareggiare con Nostro Signore, superandolo (sarà potente seduttore sulle orecchie deboli e avide di belle sensazioni, e sentimentalismi vari, che ruotando attorno all'ego, disprezzano l'umile ARIDO e inconoscibile lavoro della Grazia...)
Mancherà la Fortezza in quelle anime che si faranno sedurre mediante AFFETTIVITA' carnale, vincolo che schiavizza le anime, mentre S. Paolo dice: "Solo Cristo conta, tutto il mondo è spazzatura= trash...diciamo oggi)
Gli affetti umani vanno spiritualizzati, sempre subordinati all'Amore che si deve portare a Gesù Nostro Salvatore sopra OGNI PERSONA e ogni cosa creata: la Carità.
Molti, per amare a tutti i costi il papa, (che papa ancora vuole rimanere, chissà perchè, mentre "rinuncia") ameranno sempre di meno Nostro Signore, che dice:
"Chi ama sua padre, sua madre, figlio o figlia...più di me non è degno di Me".
E non se ne accorgono....
Perciò Gesù avvisa:
Per il dilagare dell'iniquità, l'AMORE di molti si raffredderà.
Ed è Amore a LUI che sta dicendo, non amore agli uomini, che invece oscurerà la Carità teologale, tiranneggiando le anime attraverso il CUORE che si appassiona alle persone e alle loro qualità "umane":
neo-umanesimo prevaricherà su Cristianesimo, e così si avvera ciò che disse il card. Pacelli anno 1936
>l'uomo civilizzato RINNEGHERA' IL SUO DIO, il Figlio di Dio diventerà solo un simbolo, una filosofia come tutte le altre.....(dopo aver letto il 3. segreto di Fatima!)
E ad Assisi1-2-3 ciò si è già avverato, in sommo abominio commesso davanti al Dio Trinitario.
Così poco a poco, credendo di amare Gesù, ameremo gli uomini, sempre più di Lui, in tutte le loro fragilità e nequizie, secondo passioni in cui ci rispecchiamo bene e ci CROGIOLIAMO in solidarietà umano-terrena, anzichè amare Cristo Signore, secondo lo Spirito Santo).
E' necessaria la Fortezza e tutti gli altri Doni: (Sapienza, Consiglio, Pietà, Timor di Dio....)
Ad Assisi 1-2-3 ad es. non ci è stato dato esempio di NESSUNO dei 7 Doni dello Spirito Santo, ma il loro contrario.
Era protagonista lo spirito del mondo, come al concilio; e quello è il gran nemico di Cristo e del Suo Santo Spirito, da sempre.
Beth Nostro Salvatore sopra OGNI PERSONA e ogni cosa creata: la Carit

Anonimo ha detto...

leggete questo magistrale art.:
Chi ama veramente il Papa ?

"Oggi il Papa si dimette mentre la barca di Pietro è nella tempesta più nera, quella della fede in pericolo.
Nell'Anno della fede il Papa si ritira, non è emblematico questo? Lascia una Chiesa che è un guazzabuglio di teorie, di pratiche pastorali le più disparate. Lascia la Chiesa in un bagno di secolarizzazione tremenda, dove i pastori sembrano più impiegati che uomini di Dio.

Questa spaventosa realtà non sarà nascosta dalle parole falsamente tranquillizzanti dei “cicisbei di corte”; non sarà nascosta dalle parole perbeniste dei soliti quattro “conservatori” che vogliono far credere che la Chiesa sia già tornata alla sua Tradizione."
In tutto questo disastro chi ama veramente il Papa? Ama il Papa chi è preoccupato della fede.
Il successore di Pietro c'è nella Chiesa come custode della fede e dell'unità disciplinare che da essa discende.
Allora amare il successore di Pietro, amare il Papa, vuol dire amare il suo compito, cioè il custodire il deposito e il confermare nella fede i fratelli."
-------------------

http://www.radicatinellafede.blogspot.it

Anonimo ha detto...

Beth,
condivido i principi esposti e purtroppo siamo tutti consapevoli della grave crisi che non solo la Chiesa, ma anche la nostra civiltà e la nostra cultura stanno attraversando, credo ben più seria di quella del '68 e foriera di impulsi ed eventi che dovremo vivere ben saldi nella Fede e nel Signore, che non smette di ripeterci "Vigilate e pregate"!

Mi pare che dalle nostre parti nessuno sia malato di papolatria o altri attaccamenti solo sentimentali e disordinati.

Viceversa si ergono troppe voci che pretendono di giudicare senza rispetto e vi avviso che non trovano spazio qui, perché il nostro amore al Papa significa amore alla Fede e alla Chiesa e si esprime anche nel rispetto.

Ho letto commenti molto toccanti e condivisibili sul blog di Raffaella che, insieme al sentimento dolente ed al rammarico per quest'ora così buia, esprimono anche le motivazioni dell'amore e dell'attaccamento a Benedetto XVI: ci sono molte voci di persone che col suo pontificato si sono riaccostate alla fede o ne hanno vissuto la maturazione e l'approfondimento e non fanno in modo che la pur condivisibile critica pesi sulla bilancia fino ad oscurare la bellezza e la profondità della loro esperienza, che rispetto e in parte condivido: dico in parte perché la mia critica, a volte, è stata serrata pur senza essere mai espressa a cuor leggero né fine a se stessa e, se riguarda alcune aspettative deluse, è perché esse rispecchiano luminosi aspetti della nostra fede diluiti o oltrepassati.

C'è chi condivide il suo dispiacere, che non è solo sentimentalismo ma puro e genuino sentimento, pur continuando a porsi domande ed esprimendo inquietudini perché non si nasconde la gravità dell'ora presente.

E così faccio anch'io, che non amo puntare il dito sulle persone anche quando non ne condivido le idee, perché il cuore solo il Signore lo conosce e può giudicarlo.

Anonimo ha detto...

Cara Mic,
le assicuro che non intendevo puntare il dito su nessuno; che cosa glielo fa pensare ?
concordavo con i rilievi di Luciana CUPPO, che condivido in pieno: non ha parlato la prof. Cuppo di eresie ? ha forse torto ? Io qui sto riflettendo a fondo, sulla scia dei commenti di Marco, don Camillo, Hpoirot (dove si sorride per non piangere) su certi pericoli nascosti insiti nell'affetto puramente umano che, legando le persone all'"uomo Ratzinger" (e tra queste ci sono anch'io, come mi accadde anche con papa GPII) rischia di falsare sia la visuale OGGETTIVA di ciò che sta accadendo nell'orbe cattolico, sia l'amore giusto che dobbiamo dare, a Dio e agli uomini, ognuno nella sua sfera.
Lei crede forse che io non provi alcun affetto per il papa uscente...ma non è così.
Di sfuggita ho dato uno sguardo a quell'addio, nel tg del 28 sera, con quelle guardie che andavano via e il papa uscente....i miei mi hanno derisa "ma dài, che fai ? piangi?"
poi sono uscita un attimo per non pensare, non vedere....per la strada gente allegra, sì: gruppi di ragazzi davanti alle chiese, scherzosi e gai, come fosse un giorno di festa, una grande novità: cambiamento, viva il nuovo sempre migliore, evviva.
Suore moderne, gonne corte, col cellulare che uscivano dalla Curia Arcivescovile, vari preti, tutti presi apparentemente da un evento più lieto che triste: morto un papa se ne fa un altro ! (ricordate quanti hanno detto: Dimettiti! = è Dio che lo vuole!)
ecco, meditavo su quell'incoscienza generale....
E io pensavo che invece, eravamo alla fine di un ciclo storico della Santa Chiesa: direi l'eutanasia del papato, che era già in una lunga agonia, come ha scritto qualcuno (su Il giornale)
Sull'affetto ordinato a Dio:
Ricordo quando da piccola, nel portarci esempi di santi, riferivano di una donna che diceva al figlio: "Sai quanto ti voglio bene; ma preferisco vederti morto piuttosto che commettere un solo peccato mortale".
E io inorridivo come di fronte a un cuore di pietra. Santa ? i santi possono essere così duri ?
Ecco, oggi diremmo che quella santa madre non amava il figlio; e come può dire al figlio "meglio morto che all'inferno" ?
ma è ciò che dice Gesù:
"Temete coloro che uccidono l'anima insieme col corpo"; e questo bene sumpremo i pastori da 50 anni non ce lo dicono più, non se ne fanno più testimoni e guide
(dove sono i "curati d'Ars"? dove sono i pastori che danno la vita, in senso lato, per le pecorelle?
managers, dirigenti, assistenti sociali....valori umani, terrestri: uno disse in un'omelia, per spiegare il Paradiso e i Novissimi:
"Il regno di Dio sarà... il trionfo del dialogo, perchè ognuno ha la sua verità...").
Il senso del mio discorso era questo: perdita dell'orizzonte soprannaturale, alla quale i papi hanno dato un grosso contributo, a partire dal concilio, fino a questa abdicazione inconcepibile.
Poi voi non immaginate quanto ho portato nel mio cuore questo papa (di cui ho ancora il ritratto appeso in casa), e come (essendo muusicofila) andrei volentieri a sedermi vicino a lui ad ascoltarlo mentre suona Mozart, di quante cose parlerei con lui, (con dialogo umano culturale.....)
ma il fatto che io lo veda, da fedele del Gregge di Cristo, che DEVE essere tutelato (e non lasciato in balia del relativismo imperante, e ai lupi eretici e modernisti vari), come supremo Pastore che ha abbandonato il Gregge, in un momento di gran travaglio, questo, è un altro discorso, che rientra nell'ambito della vera Fede e delle virtù teologali, come evidenziano i sacerdoti di Vocogno, nell'art. riportato anche da MIL:

"Chi ama veramente il papa."
Beth

Luisa ha detto...

Non possiamo ignorare la portata del gesto di Benedetto XVI e le conseguenze, non auspicabili, che può provocare. Anche Mons. Fisichella si è detto convinto che è una situazione eccezionale legata alla persona di Papa Benedetto.
Non possiamo non vedere come, e da chi, la scelta del Papa è strumentalizzata, è vero la Chiesa è di Cristo ma è al Successore di Pietro che Cristo ha detto: "tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa", purtroppo c`è chi vorrebbe svuotare il ruolo del Papa della sua essenza, chi vorrebbe togliergli la potestà sulla Chiesa, è di costoro, che sono all`opera anche riempiendo Papa Benedetto di lodi, applausi e ringraziamenti, che dobbiamo diffidare.
Non mi stupisce che ci siano cardinali, e i vaticanisti a loro legati, che si preoccupano per questa nuova situazione e i rischi che le sono legati.

Anonimo ha detto...

le assicuro che non intendevo puntare il dito su nessuno; che cosa glielo fa pensare ?

Beth,
sulla scia del suo post, ho espresso pensieri in libertà.
Non intendevo affatto che lei avesse puntato il dito su qualcuno.
Piuttosto evidentemente non sono stata chiara nel riferirmi ai numerosi messaggi critici in maniera pesante su Papa Benedetto che non pubblico e dei quali avevo accennato di striscio.

L'editoriale di Vocogno, bellissimo, come ogni mese, l'ho già programmato e lo pubblicherò: una voce davvero spirituale, profonda e sentita anche da noi.

Anonimo ha detto...

Auxilium nostrum in nomine Domini.

Anonimo ha detto...

La situazione è inedita, ed è anche interessante osservare le reazioni interne ed esterne alla Chiesa passare dall'impatto traumatico, ai peana spesso di maniera, arrivare ad oggi col riposizionamento dei vaticanisti ognuno dal suo scranno mediatico, per proseguire navigando un po' a vista decifrando e vivendo quel che ancora incontreremo.

Quel che è importante è portare il nostro piccolo contributo perché la decisione di Papa Benedetto non venga strumentalizzata da chi in realtà vuole svuotare il Papato del suo potere. E per discernere le critiche fondate da quelle che i tessitori di trame fanno circolare subdolamente per i loro intenti manipolatori.

don Camillo ha detto...

Ma diciamo la verità, questo scandaloso episodio ha un risvolto molto positivo: ha distrutto per sempre quell'aureola che è stata messa sulla testa dei Papi da Vaticano PRIMO! E da tanto e da troppo tempo che ribadisco che i "I" Concilio Vaticani sono stati una sciagura per la Chiesa, il primo non certo per i contenuti, come per il secondo, me per quello che ne è sortito. Bello il Vaticano primo con San Pio X, un po' meno con Paolo VI, dove i cardinali erano paralizzati dal "vaticano I". Ed ora ecco qui!

Anonimo ha detto...

i cardinali erano paralizzati dal "vaticano I"

scusi don Camillo, può spiegare meglio, in che senso "erano paralizzati" i cardinali ?

don Camillo ha detto...

Quando cioè "l'infallibilità" fu trasformata dal tempo in modo mostruoso per "inerranza" pontificia. P6 cambiava la Chiesa e la Liturgia e i cardinali si dicevano tra se tipo mantra "il Papa non può sbagliare MAI". Dovremmo fare un po' come gli Ortodossi non avendo il Papa il loro unico punto di riferimento è la Tradizione e i Padri.