Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

venerdì 10 giugno 2016

A. Maria Valli. L’avventura di un povero cristiano. Oggi

Benvenuto tra i poveri cristiani, oggi. Tra confusione, persone moleste e bisogno di chiarezza..., l'ennesima  riflessione di chi non manca di onestà intellettuale e resta in ascolto della Verità. È interessante vedere come si evolve il suo discorso che, se non sbaglio, va assumendo toni sempre più felpati, ma non risulta meno efficace.

Scena prima. Esterno giorno. Cortile di una parrocchia. La catechista, seduta davanti al banchetto, registra le prenotazioni per l’oratorio estivo. In poche ore si arriva alla quota prevista: centosettanta ragazzi. Per tutti i genitori che lavorano l’oratorio estivo è una risorsa importantissima, ma ovviamente è stato necessario fissare un tetto. Nell’accettare la prenotazione si favoriscono i ragazzi che hanno frequentato il catechismo in parrocchia e che abitano nella zona. Raggiunta la quota massima prevista, si entra in una lista d’attesa. Arriva un papà, chiede l’ammissione per il figlio, gli viene risposto che per ora è in lista d’attesa e il signore reagisce duramente: «Ma come? Non ci posso credere! Papa Francesco accoglie tutti e voi invece no? Ma che parrocchia è mai questa? Siete rimasti indietro! L’esempio del papa non vi ha insegnato niente?». La signora catechista, dietro al banchetto, resta senza parole. Si vede che è un po’ spaventata.

Scena seconda. Interno sacrestia. Il parroco riceve un signore al quale è stato chiesto di fare da padrino a un battesimo. Il parroco si informa quindi circa i requisiti: caro signore, lei è credente? Va regolarmente a messa? È battezzato? Ha ricevuto prima comunione e cresima? Frequenta una parrocchia? Si scopre che il candidato è un credente fai da te, uno dei tanti. Ha ricevuto i sacramenti dell’iniziazione cristiana ma non va più a messa da tempo e non si confessa. Si scopre poi che è divorziato e risposato. Il parroco spiega dunque che non ci sono i requisiti per poter fare il padrino, e l’uomo replica a muso duro: «Lei è un retrogrado! Guarda ancora a queste cose? Papa Francesco apre a tutti e lei mi impedisce di fare il padrino! Si aggiorni! Ma per lei la misericordia non esiste?». E se ne va indignato.

Scena terza. Interno salone parrocchiale. Un gruppo di signore (catechiste, gruppo Caritas, coro) è riunito per uno degli appuntamenti settimanali. Entra un’altra signora e, con voce squillante, si rivolge a un’amica: «Carissima, sono proprio felice per te! Hai visto? Il papa ha detto che adesso anche tu puoi fare la comunione! Era ora!». La signora destinataria dell’annuncio, seduta fra le altre, resta un pochino sorpresa. È separata e da tempo ha intrapreso una nuova relazione. Di conseguenza, niente comunione. Lei ci soffre, ma ha accettato. Con il parroco sta facendo un cammino spirituale e l’intera comunità è attenta e rispettosa nei suoi confronti. Sa di Amoris laetitia e del dibattito in corso. Quindi questa amica che, tutta felice e sorridente, proclama che adesso l’accesso alla comunione è cosa fatta, la sconcerta. Prova a replicare: «Ti ringrazio, ma non è proprio così. Si tratta di fare discernimento…». E l’altra: «Ma no, che cosa dici? Ti assicuro: ora puoi! L’ha detto papa Francesco! Sono così felice per te!».

Quelle appena riportate sono soltanto tre situazioni – reali – fra le tante che si potrebbero citare. Come interpretare il messaggio di misericordia lanciato da Francesco? Come applicare la sua richiesta di Chiesa «in uscita»? Inutile nasconderlo: nelle parrocchie e nelle comunità c’è una certa confusione.

Un fatto è evidente: pochi, pochissimi, hanno letto Evangelii gaudium, la magna charta del pontificato, e poi Amoris laetitia, che fra l’altro è un documento molto lungo, con le sue quasi trecento pagine e quasi quattrocento note. Di conseguenza, molti ne parlano per sentito dire, basandosi sui titoli dei giornali o su quanto hanno ascoltato, distrattamente, in programmi radiofonici e televisivi.

Un altro elemento poi balza agli occhi. Proprio chi (per mancanza di interesse, di passione, di fede) meno conosce l’insegnamento del papa, ma l’ha solo orecchiato qua e là cogliendone ciò che gli fa comodo, è portato a estremizzarlo nel senso di una generica «apertura» e di una non meglio precisata «modernità». Così non è difficile imbattersi in chi sostiene che ora sarebbe possibile tutto ciò che prima possibile non era, ma non di rado ci si trova anche di fronte ad atteggiamenti molto rivendicativi, a volte perfino aggressivi, nei confronti di tutti quelli (preti, laici, suore, catechiste) che faticosamente cercano di far capire che, anziché lanciarsi in certe affermazioni, procedere con certe semplificazioni e avanzare certe richieste, sarebbe meglio almeno informarsi e studiare un po’.

Abbiamo dunque un magistero reale (quello costituito da ciò che il papa dice e scrive), un magistero virtuale (quello trasmesso più o meno fedelmente dai mass media) e un magistero immaginario (quello che ciascuno si costruisce, modellandolo sulle proprie esigenze) che si intersecano, si sovrappongono e si confondono in molti modi. Risultato inevitabile: tante parole, poche certezze, tante diversità di vedute, poca sintesi credibile. [qui sembrerebbe che la colpa è tutta dei titoli e delle elaborazioni dei media; tuttavia altrove non è mancata la critica puntuale: qui - qui - qui, come pure - molto sommessamente - di seguito]

Qualcuno dirà: «Ma guarda che è sempre stato così, le encicliche papali sono sempre state lette da pochi». In una certa misura è vero, ma il livello attuale di confusione non ha riscontro nel passato. E continua a crescere.

C’è da aggiungere che replicare con pacatezza e, insieme, con rigore, alle affermazioni dei superficiali, degli ignoranti (nel senso che ignorano) e dei «rivendicativi» non è per niente facile. Chi chiede di distinguere e di usare prudenza, si trova fatalmente a mal partito di fronte a chi, al contrario, procede per slogan. Ma occorre anche riconoscere, in tutta onestà, che nel magistero stesso ci sono passaggi che prestano il fianco alle più diverse interpretazioni e possono quindi alimentare la confusione.

Essere credenti è sempre stata una bella avventura per un povero cristiano, ma oggi l’avventura si è fatta ancora più movimentata. Bisogna districarsi fra una quantità senza precedenti di documenti, discorsi, interviste, interpretazioni, rielaborazioni, chiarimenti che non chiariscono, spiegazioni che non spiegano. Diciamo che bisogna essere anche un po’ enigmisti. Ma di quelli provetti!
Credo che se un novello Rosmini mettesse mano oggi a un libro sulle piaghe della Chiesa non potrebbe evitare di riflettere sulla confusione imperante.

Papa Francesco, in Amoris laetitia, a un certo punto (n. 308) scrive: «Comprendo coloro che preferiscono una pastorale più rigida che non dia luogo ad alcuna confusione». Qui dimostra di rendersi conto egli stesso della situazione attuale. Viene però da osservare: non tutti coloro che sono preoccupati per la confusione vogliono una pastorale più «rigida». Semplicemente la preferirebbero più chiara, meno equivocabile.
Anche in questa attenzione risiede il munus docendi, cioè il compito di insegnare, esercitato dalla Chiesa e in particolare dal sacerdote.
Rileggiamo quanto disse Benedetto XVI:
«Questa è la funzione in persona Christi del sacerdote: rendere presente, nella confusione e nel disorientamento dei nostri tempi, la luce della parola di Dio, la luce che è Cristo stesso in questo nostro mondo. Quindi il sacerdote non insegna proprie idee, una filosofia che lui stesso ha inventato, ha trovato o che gli piace; il sacerdote non parla da sé, non parla per sé, per crearsi forse ammiratori o un proprio partito; non dice cose proprie, proprie invenzioni, ma, nella confusione di tutte le filosofie, il sacerdote insegna in nome di Cristo presente, propone la verità che è Cristo stesso, la sua parola, il suo modo di vivere e di andare avanti» (udienza generale, 14 aprile 2010).
E ancora:
«Quella del sacerdote, di conseguenza, non di rado potrebbe sembrare “voce di uno che grida nel deserto” (Mc 1,3), ma proprio in questo consiste la sua forza profetica: nel non essere mai omologato, né omologabile, ad alcuna cultura o mentalità dominante, ma nel mostrare l’unica novità capace di operare un autentico e profondo rinnovamento dell’uomo, cioè che Cristo è il Vivente, è il Dio vicino, il Dio che opera nella vita e per la vita del mondo e ci dona la verità, il modo di vivere».
Prendere nota. Meditare. Quanto alle persone moleste, rivendicative, aggressive o superficiali, ricordare che sopportarle pazientemente è opera di misericordia spirituale. E già questa è una bella avventura!

23 commenti:

Maurizio ha detto...

"Qualcuno dirà: «Ma guarda che è sempre stato così, le encicliche papali sono sempre state lette da pochi». In una certa misura è vero, ma il livello attuale di confusione non ha riscontro nel passato. E continua a crescere."

Il livello attuale di confusione non ha riscontro nel passato perche' tutte le encicliche sono chiarissime. Il Vescovo di Roma dovrebbe sempre tenere presente le parole di Gesu': "Sia invece il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno" ... e non solo nelle sue encicliche ma anche nelle sue interviste e le sue omelie! Ma che caspita! Caro Sig. Valli - perche' ogni cosa che esce dalla bocca del V di R deve essere sempre spiegato da Tizio e Caio (e sempre in modo diverso)!?

risposta valida in tutti e 3 i casi ha detto...

Andate da papa Francesco e vedete cosa vi dice e, soprattutto, cosa fa lui di persona.

Anonimo ha detto...

"e, soprattutto, cosa fa lui di persona."

Esatto. Lui e i diretti collaboratori che si è scelto. Perché i fatti concreti, alla fine, dissipano i discorsi vaghi.

--
Fabrizio Giudici

Anonimo ha detto...

A me pare tutto molto coerente... Come è possibile che chi rifiuta le regole (leggi dottrina), possa a sua volta dare delle regole (leggi dottrina)? Non può... quindi non può che diffondere il relativismo, vale a dire la mancanza di regole

Anonimo ha detto...

La soluzione è molto semplice, per chi realmente vuol sapere cosa la Chiesa Cattolica Una Santa Apostolica e Romana insegna e ad essa conformarsi, perchè lá dov'è la Sposa è anche lo Sposo: leggere e studiare il catechismo di San Pio X, poi se si vuole approfondire prendere il magistero del Papa da Pio XII compreso indietro, in particolare ma non solo i Papi che insegnarono come difwndersi dal modernismo, liberalismo e dalla massoneria, che sono i nemici oggi dominanti.

Marco P

Anonimo ha detto...

OT

La ragione del sacrificio di Gesù Cristo – di Cesaremaria Glori

http://www.riscossacristiana.it/la-ragione-del-sacrificio-di-gesu-cristo-di-cesaremaria-glori/

Anna

Anonimo ha detto...

A quanto sembra, ormai se ne cominciano a accorgere un po’ tutti – quelli almeno che hanno gli occhi in fronte e ragionano colla loro testa –, che questo pontificato è un disastro: ché non mi pare che Aldo Maria Valli sia un tradizionalista, e neanche un conservatore.

Maso

Anonimo ha detto...

Adesso sì che ci sarà da divertirsi ...
http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/2016/06/10/eretico-il-verdetto-del-cardinale-muller-sul-primo-consigliere-del-papa/?ref=HROBA-1

mic ha detto...

E' una bega tra Muller, in quanto Cardinale di Curia, e Toucho Fernandez, in quanto periferico teologo della liberazione al quale il papa è tributario di molti testi che è vero che sono eretici. Ma la polemica verte principalmente su questo. E la conclusione che ne ricava Magister è ovvia.

Più di un anno è passato da queste sparate del sedicente teologo argentino, delle quali papa Francesco non si dolse affatto, visto che se lo è tenuto ancora più stretto a sé.
E ora che Müller ha emesso contro Fernández il verdetto di "eresia", è sicuro che a cadere ancora più in basso nel punteggio del papa sarà lui, il cardinale. Che già non conta più nulla come prefetto della congregazione per la dottrina della fede, tanto meno per la "strutturazione teologica" di questo pontificato.

Noto questo:

Müller ha aggiunto che l'esplicita missione di san Pietro, di "guidare l'intera Chiesa come suo supremo pastore", è stata trasmessa "alla Chiesa in Roma e, con essa, al suo vescovo, il papa". E questo "non è un gioco organizzativo, ma è per preservare l'unità data da Dio" e riguarda anche "il ruolo dell'alto clero della Chiesa romana, i cardinali, che aiutano il papa nell'esercitare il suo primato".

Devo rettificare il card. Muller, che sta difendendo la Curia (deprezzata da Fernandez) in virtù della indebita collegialità conciliarista e non il Papato.
La missione di San Pietro, non è stata trasmessa alla Chiesa di Roma ma a Pietro. E il primato di Roma è fondato su quello di Pietro, l'eletto di Cristo e primo degli Apostoli - che vi ha predicato e conosciuto il martirio e vi è sepolto - e non viceversa.

Se la Chiesa di Roma ha la sua primazia è perché (S. Ireneo):
- è la più grande e la più importante;
- è universalmente nota;
- fu fondata dagli Apostoli Pietro e Paolo;
- gode(va) in tutto il mondo fama di una salda fede.

mic ha detto...

... inoltre Roma era la Sede dell'impero, cuore della politica e della cultura, insieme alla quale ha diffuso anche il cristianesimo e dunque si è posta e imposta come centro del potere politico e spirituale. Ed è per questo elemento provvidenziale che la Chiesa è ed è rimasta, oltre che cattolica e apostolica, anche romana (tolti gli inquinamenti renani e rioplatensi recenti)....

Luisa ha detto...

Qui le esternazioni di "Tucho" Fernandez, teologo nonchè ghost writer di Jorge Bergoglio, giudicate dal Prefetto della CdF il card. Müller:

http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/2016/06/10/eretico-il-verdetto-del-cardinale-muller-sul-primo-consigliere-del-papa/

Anonimo ha detto...

Müller dando dell'eretico a Fernandez dice:""L'insegnamento sul papato come istituzione divina non può essere relativizzato da nessuno, perché questo vorrebbe dire voler correggere Dio stesso. […] Qualche tempo fa c'è stato chi è presentato da certi media di parte come uno dei più stretti consiglieri del papa, secondo il quale si può benissimo spostare la sede del papa a Medellin o sparpagliare gli uffici di curia in differenti Chiese locali. Ciò è fondamentalmente sbagliato e anche eretico [sogar häretisch]. In questa materia, basta leggere la costituzione dogmatica 'Lumen gentium' del Concilio Vaticano II per riconoscere l'assurdità ecclesiologica di questi giochi mentali. La sede del papa è la Chiesa di san Pietro in Roma". Quindi se il papato è una istituzione divina e la sede del papa è la Chiesa di San Pietro a Roma, anche la dichiarazione di Gaenswein è eretica, perché divide il munus petrino dilatandolo: la roccia della Chiesa, investita da una faglia, in attesa del big one?

Irina ha detto...

Se non sbaglio la filettatura intorno alla tonaca del vescovo è segno della sua propria prontezza, per l'onore di Dio Uno e Trino e per la salvezza delle pecore e degli agnelli, ad effondere il proprio sangue.Questo non è un ideale ma un impegno.
Tutto il resto, chiacchiere.

Anonimo ha detto...

Il cardinal Müller ha ragione: che papa sia il vescovo di Roma e non un altro, non è un accidente storico, ma si deve alla volontà di Cristo: è un dato immutabile di diritto divino.

Certamente il vescovo di Roma potrebbe anche risiedere a Roccacannuccia, senza per questo cessare d’esser vescovo di Roma e papa. Ma questo sarebbe gravissimo: c’è bisogno di ricordare che il Signore suscitò quel gigante di santità che fu santa Caterina per ricordare ai suoi vicari la sua ferma volontà ch’essi risiedessero a Roma?

Anche la curia romana, sebbene sia un’istituzione di diritto umano, è un’espressione di quella romanità della Chiesa che risale appunto alla volontà del Signore.

Il cardinal Müller m’è simpatico: non è troppo diplomatico, e s’è preso un buon numero di schiaffi, che, quando sarà passata la bufera, gli dovranno esser riconosciuti come altrettante medaglie al valore.

Maso

filippo ha detto...

Roma è la Curia. È la Curia che preserva l'integrità della dottrina e che pronuncia le sentenze col suggello del Papa. Senza di essa i papi, che non possono conoscere tutti i dettagli dei sacri canoni, della teologia etc., non potrebbero far nulla. Ovviamente questo discorso vale per la Curia della Chiesa Romana e non per la sinagoga dei modernisti.

Rr ha detto...

Armer Mueller!
L'ira di Saruman sarà terribile,

"Non ti picchio perché è da uomo, non ti graffio perché è da donna, ma ti odio, ti odio, ti odio".

Noterei anche la sottila perfidia di Mueller nel nominare Medellin, che, come molti sanno, è la capitale del narcotraffico colombiano e quindi sudamericano.
Di dov'e il " Tappo" Tucho ?

Rr ha detto...

Avete sentito dell'istituita Festa di S.Maria Maddalena che sarà festa di precetto e civile nello Stato del Vaticano da quest'anno ?
Ma in particolare com'è stata spiegata? Il VdR Ha sostanzialmente posto sullo stesso piano la Maddalena e Nostra Signora.
No comments.

Anonimo ha detto...

Dalle affermazioni di Muller, compresa quelle sull'Eucaristia ai divorziati-risposati, non si possono trarre che precise conclusioni e chi di dovere dovrebbe farlo prendendo delle pubbliche posizioni anche coraggiose: se è eretico ciò che dice e viene preso come consigliere da Bergoglio per fargli scrivere documenti, che non sono certo marginali, vuol dire che il committente è eretico anche lui.

Silente ha detto...

Certo che è bizzarro che a difendere, almeno apparentemente, alcune Verità della Chiesa Cattolica sia Mueller, che fino a pochi anni fa era considerato ultraprogressista (e sono convinto che tale sia rimasto).
Certo che è bizzarro che per difendere la "romanità" della Chiesa (ma Mueller ci crede veramente?) si citi la "Lumen Gentium", uno dei peggiori documenti conciliari (forse il peggiore da un punto di vista ecclesiologico).
Certo che è bizzarro che Mueller osi usare il termine "eretico", così estraneo alla sua formazione e alla sua storia teologica. Ma Mueller, viste le sue concezioni ultraprogressiste, come può credere veramente, se è coerente con le sue idee, che l'eresia possa esistere? Politica di curia? Resipiscenza senile?

La scienza della politica, ma anche la teoria della Rivoluzione di Plinio Correa de Oliveira, teorizza il costante "superamento a sinistra" nella rivoluzione. Ad esempio nella Rivoluzione Francese prima vennero i "costituzionalisti monarchici", poi i "costituzionalisti", poi i girondini, poi i montagnardi, poi i giacobini, poi i comunisti di Babeuf. Nella rivoluzione russa prima i costituzionalisti, poi i socialdemocratici, poi i socialisti rivoluzionari, poi i comunisti.
La teoria della rivoluzione vale anche per la Chiesa. Mueller quale stadio della rivoluzione rappresenta, visto che certo non rappresenta la Tradizione?

Bisanzio ha detto...

Per chi ha la memoria troppo corta ricordiamo che anche sopportare gli attacchi al vetriolo di Aldo Maria Valli a Benedetto XVI sino a qualche tempo fa era un'opera di misericordia grandissima.. Sopportare pazientemente i vaticanisti molesti...

http://www.vinonuovo.it/index.php?l=it&art=598

Bisanzio ha detto...

Anche se c'è da dire che due anni dopo si scusò..

http://www.vinonuovo.it/index.php?l=it&art=1175

Tuttavia non credo che il Valli possa essere visto come un amico della Tradizione Cattolica

Rr ha detto...

No, il Valli non è un amico della Tradizione. Ma ormai Bergoglio ed i suoi ne hanno detto e fatto tante che anche Valli si è dovuto arrendere all'evidenza.
Ovviamente se è in buona fede, e non ci sia dietro qualche retroscena che ignoriamo.
Non vorrei sembrarvi cinica, ma ormai non mi fido praticamente più di (quasi) nessuno.
Amche altri, per es.Blondet stesso o Veneziani, sono partiti con molto entusiasmo per il VdR, salvo poi, più o meno rapidamente, ricredersi.
Meglio tardi che mai.

Rr ha detto...

Silente,
La Grazia di Stato no, per Mueller ?