Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

domenica 12 giugno 2016

Un paradosso antico: “Chi perderà la propria vita la salverà”

«A nulla giova un’azione esterna compiuta senza amore; invece, qualunque cosa, per quanto piccola e disprezzata essa sia, se fatta con amore, diventa tutta piena di frutti». L’imitazione di Cristo

La morte a sé stessi, l’uscire da sé stessi non coincide con l’annullamento di sé per far spazio all’altro. Piuttosto è un donare la propria vita, un donare la vita che si ha. È un donare la vita che abbiamo ricevuto. Gesù non si è incarnato, non ha assunto spoglie mortali per venire semplicemente a morire. È venuto per dare la vita (certo, fino alla fine), la sua vita, la vita di Dio che Egli è, proprio per questo l’ha data fino alla fine.
Per poter donare questa vita occorre innanzitutto riceverla e possederla. Che cosa mi dà vita? Dove innanzitutto ricevo vita? Che vita perciò posseggo?
Rimanere, osservare, andare (Gv 15,9-17).
È possibile uscire da sé solo se vi è una dimora; è possibile morire a sé stessi solo se si ha vita. Uscire da sé per non avere affatto una dimora, morire a sé stessi fino a non avere più vita a che, a chi gioverebbe?
Al tempo stesso chi si accontentasse solo di se stesso «e quindi meno di se stesso, è come in prigione. I miei occhi non mi bastano, voglio vedere meglio attraverso gli occhi di altri. L’impulso originario di ognuno di noi è quello di preservare e di sviluppare noi stessi il secondo impulso è quello di uscire da se stessi, correggere il proprio provincialismo e guarire la propria solitudine. Facciamo tutto questo in amore, nell’azione virtuosa, nella ricerca della conoscenza e nella ricezione di ogni arte. Ovviamente questo processo può essere descritto sia come un ampliamento che come un annullamento temporaneo di se stessi. Ma questo è un paradosso antico: “chi perderà la propria vita, la salverà”[1].
Usciamo dalla dimora di noi stessi, compiamo persino il giro del mondo come l’Innocenzo Smith, l’UomoVivo di Chesterton, per tornare ad abbellire, ad ornare, a generare, ad amare più intensamente la nostra dimora.
«Casa mia “L’ho abbandonata” disse con molta malinconia. “Non era la casa che è diventata stupida, ero io che stavo diventando stupido dentro di essa. Mia moglie era la migliore di tutte le donne, e io non riuscivo più ad accorgermene” […] ”Io sono un uomo che ha abbandonato la propria casa perché non poteva più sopportare il fatto di esserne lontano […]. Sentivo mia moglie e i bambini che parlavano tra loro, li vedevo muoversi per le stanze, ma capii che per tutto il tempo loro stavano camminando e stavano parlando in un’altra casa lontana migliaia di miglia, sotto la luce di altri cieli, e al di là di tutti i mari. Io li amavo di un amore divorante, perché loro non solo mi sembravano distanti, ma addirittura irraggiungibili. Mai creature umane mi sembrarono così care e così desiderabili: ma io mi sentivo come un freddo fantasma. Li amavo immensamente, e per questo non potevo più rimanere un semplice spettatore della loro esistenza. Non solo fuggii, ma feci di più. Spinsi il mondo sotto i miei piedi, e lo feci girare intorno come una mola da tortura”.
“Vuole davvero dirmi che lei ha appena fatto il giro del mondo?”.
“Il mio pellegrinaggio non è ancora terminato. Sono diventato un pellegrino per guarirmi dall’essere un esiliato”»[2].
Viceversa apriamo le porte della nostra casa, della dimora della nostra persona, del nostro cuore, lasciando aperto l’uscio a chiunque vi voglia liberamente entrare, persino anche a chi vi capitasse per sbaglio o semplicemente a chi stesse passando di lì per caso, esattamente per la stessa ragione. Sono due movimenti che si generano a vicenda.

C’è un'immagine che torna vivida alla mia memoria e che trasforma l’ospitalità ricevuta e donata in nutrimento reale. Il pellicano simbolo di Cristo che letteralmente dona il suo cuore a nutrimento dei suoi, di chi desideri e voglia stare con Lui e in Lui. Quest’immagine si avvicina di più allo stile cavalleresco che ho ricevuto e fatto mio in questi anni, io che non sono altro se non uno dei piccoli che partecipa del medesimo nutrimento, del medesimo dono di Cristo. Tutta la vita, sta, ha il suo fondamento, si radica in questa donazione di vita da parte di Cristo, l’Eucaristia, Lui stesso realmente presente in quello che cessa di essere frammento di pane di cui un mio carissimo amico un giorno di non troppo tempo fa disse, anche se in forma eterodossa, «Gesù viene da me ogni giorno, ogni giorno nella più umile delle forme, come un piccolo bambino, come un uccellino, come un agnello: no, molto di più. “Eccomi. Chiedo solo di essere un pezzo di pane, per stare vicino a te. Posso?”».

Questa morte e spoliazione di sé, questo uscire dalla dimora del proprio io, questa ospitalità accogliente e dono di sé sono possibili solo se effettivamente c’è in me una vita, una veste, una casa, un ospite, un io. Lasciamoci dunque ravvivare, rivestire, dimorare, ospitare, inmiare[3]:
«La presenza eucaristica nel tabernacolo non pone un concetto diverso di Eucaristia accanto o contro la Celebrazione eucaristica, ma ne significa solo la piena realizzazione, Questa presenza, infatti, fa sì che nella chiesa vi sia sempre Eucaristia. La chiesa non diventa mai uno spazio morto, ma è sempre ravvivata dalla presenza del Signore che deriva dalla Celebrazione eucaristica, ci introduce in essa e ci fa sempre partecipe all’Eucaristia cosmica. Quale persona credente non l’ha sperimentato? Una chiesa senza presenza eucaristica è in qualche modo morta, anche se invita alla preghiera. Una chiesa, invece, in cui davanti al tabernacolo brilla la luce perenne, è sempre viva, è sempre qualcosa di più che un edificio di pietra: in essa c’è sempre il Signore che mi aspetta, mi chiama, vuole rendere anche me “eucaristico”»[4].
_________________________
[1] C. S. Lewis, Un’esperimento di critica
[2] G .K. Chesterton, UomoVivo.
[3] “Già non attendere’ io tua dimanda,
s’io m’intuassi, come tu t’inmii“. Dante, Paradiso, IX.
[4] Joseph Ratzinger – Benedetto XVI, Introduzione allo spirito della liturgia.
[Fonte]

7 commenti:

Anonimo ha detto...

Ho visto anche io la trasmissione su TV2000, e sono rimasto basito. Mentre scorreva la trasmissione mi assaliva lo sconforto, lo smarrimento. In un primo momento ho pensato che fosse stato tutto inutile. Tutto! Fosse stato tutto vano muoversi in questi due anni ad incontrare le persone, a discutere di gender, partecipare e preparare incontri pubblici, centinaia di telefonate, sopportare spese e sacrifici per organizzare pullman per il primo Family Day (contro il gender) ed il secondo (contro il matrimonio omosessuale). E allora? Ho pensato che fosse stato tutto illusorio se l’emittente della CEI, quella dei vescovi italiani, alle dirette dipendenze di mons. Galantino, segretario della CEI, mette in onda una trasmissione a totale, sottolineo TOTALE, sostegno dell’amore omosessuale, della “famiglia” omosessuale, primo passo verso l’accettazione di un matrimonio omosessuale cattolico, che viene, dunque, completamente e totalmente sdoganato.

http://www.culturacattolica.it/default.asp?id=17&id_n=38798

Anonimo ha detto...

E NON SI VERGOGNANO NEMMENO !
Questo che vedete in foto è un brano dell'editoriale del "Sole 24ore" di oggi. Il giornale della Confindustria, riferendo gli umori dell'establishment e della tecnocrazia Ue, a egemonia tedesca, spiega:
"L'unica cosa certa (in caso di uscita dalla Ue) è che si cercherebbe di dare all'Inghilterra una lezione durissima, facendole pagare cara l'uscita, nella speranza di dissuadere i cittadini europei dal cercare simili avventure".
E QUESTA SAREBBE L'UE? QUESTA SAREBBE UNA LIBERA UNIONE DI POPOLI E STATI?
QUESTE SAREBBERO LE "RAGIONI" CHE RIESCONO A PROPORRE GLI ATTUALI "EUROPEISTI" ?
QUESTO E' UN LAGER ! UN VERGOGNOSO LAGER DOVE LA SI FA PAGARE CARA A CHI "EVADE" PER TERRORIZZARE I CITTADINI DETENUTI "DAL CERCARE SIMILI AVVENTURE"!
CHE SCHIFO!

(Antonio Socci)

berni ha detto...

Ho letto l'articolo di Socci di oggi sul suo blogg, mi fa rabbrividire;
spero che i commentatori di questo blog, ed i principali responsabili facciano qualche commento, penso che ne valga la pena e pone moltissimi spunti.
Ora capite l'abbandono di B. XVI? e l'unione di tutte le chiese mondializzate?
Capite Obama e la Clinton? la UE?
siamo ridotti al lumicino.

Ti amo, Signore, mia forza, ha detto...

E' la ennesima prova provata che solo Gesu' Cristo dona la vera liberta' e che se si rimane in Lui e nella Sua Legge allora la grazia della conversione si riverbera tutt'intorno . Credo convenga mantenere l'impegno di far celebrare Sante Messe per la Chiesa Cattolica , per i Sacerdoti , per invocare nuove Sante vocazioni , e catene di Rosari . Non perdiamo la speranza perche' faremmo il gioco del maligno che vuole fiaccarci con lo scoraggiamento . Loro così ? E noi con la Vergine Madre rispondiamo :
https://www.youtube.com/watch?v=mC35jX_RwdM

Vergine Santa che accogli benigna
Chi t'invoca con tenera fede,
Volgi lo sguardo dall'alta tua sede
alle preci d'un popol fedel.

Deh ! proteggi fra tanti perigli
i tuoi figli, Regina del ciel. (2 volte)

Tu Maria sei la splendida face
che rischiara il mortale sentiero;
sei la stella che guida il nocchiero
e lo salva dall'onda crudel.

Tu che gli angeli un giorno vedesti
là sul Golgota piangerti accanto
or asciuga dei miseri il pianto,
col materno purissimo vel.

Sia santificato il Tuo Nome ! ha detto...

http://www.sanfrancescopatronoditalia.it/notizie/religione/sant%E2%80%99antonio-da-padova-campione-della-fede-38236#.V12Zu-aLR3k

Anonimo ha detto...

Bonaventura chiede all'uomo di ogni tempo di riconoscere la presenza di Dio nelle realtà terrestri perchè solo in questa visuale si possono vincere le suggestioni dell'edonismo, della desacralizzazione e del secolarismo.

Senza Dio le parole "libertà e progresso" restano puri desideri.

Bonaventura come Francesco ha capito che l'unico valore è Dio il quale ama le creature ed amandole le crea. A loro volta le creature sono riconoscenti per la vita ricevuta e così si mette in moto uno scambio di amore che non finirà mai. Più si conosce Dio e più lo si ama. Per questo Bonaventura ha studiato Dio nelle creature, nelle scritture, nel Crocifisso, nella vita di Francesco e nella sua e lo ha fatto non per amore della scienza ma per dare alla propria vita un programma: "Nolo te cognoscere, nisi ut te diligam":

"Ti studierò solo per amarti".

Se Bonaventura è Santo è perchè ha portato a termine questo programma.

L'aiuto di Dio soccorre coloro che lo invocano di tutto cuore, con umiltà e devozione; ha detto...

«Conducimi, Signore, sulla tua via ed entrerò nella tua verità; gioisca il mio cuore, perché tema il tuo nome»

http://lamelagrana.net/wp-content/uploads/downloads/2012/02/Bonaventura-Litinerario-della-mente-in-Dio.pdf