Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

domenica 11 marzo 2018

Comunione sulla mano e sulla lingua: come la regola sia diventata eccezione e l’eccezione regola

Riprendiamo l'Editoriale di Stefano Fontana da Vita Nuova di Trieste.

La regola rimane quella delle Comunione sulla lingua. Anche se tutte le Conferenze episcopali chiedessero l’indulto (deroga) per darla sulla mano, la regola rimarrebbe intatta. Nel ricordarlo il cardinale Sarah si attiene al suo ufficio di Prefetto della Congregazione per il Culto Divino e fa bene a farlo.
Il Cardinale Robert Sarah, Prefetto della Congregazione per il Culto Divino, ha scritto la prefazione ad un libro di don Federico De Bortoli “La distribuzione della comunione sulla mano, Profili storici, giuridici e pastorali, Cantagalli, Siena 2018 in cui si dice favorevole ad un pieno ritorno alla Comunione in bocca e non sulle mani.
Oggi quasi tutti i fedeli prendono la Comunione nella mano e non più sulla lingua. C’è però un discreto numero di loro che continua con la pratica tradizionale. Alcuni liturgisti, pastoralisti e qualche autorità ecclesiastica ritengono utile tornare all’assunzione in bocca. Da ultimo il cardinale Robert Sarah, come abbiamo informato su Vita Nuova della settimana scorsa. Una volta chiarito che prendere la Comunione nella mano non è di per sé segno di irriverenza verso la Santa Eucarestia, e una volta chiarito che proporre di tornare a prenderla in bocca non è un atto di insubordinazione, può essere utile ricordare cosa dicono le norme canoniche a questo proposito.

Tutto risale alla istruzione Memoriale Domini della Congregazione per il Culto Divino del 29 maggio 1969, dove si dice che Paolo VI, di fronte ad alcune richieste di introdurre l’uso di ricevere la comunione nella mano, ha consultato l’episcopato che ha risposto negativamente. La Memoriale Domini continua stabilendo che Paolo VI non ha ritenuto di cambiare il modo tradizionale con cui viene amministrata ai fedeli la Santa Comunione ed ha esortato caldamente i vescovi, i sacerdoti e i fedeli ad osservare con amorosa fedeltà la disciplina in vigore. Nel caso che qualche Conferenza episcopale avesse già introdotto il nuovo uso (e solo in questo caso), Paolo VI la invitava a vagliare bene le circostanze che avevano indotto questa decisione, deliberando in merito con voto segreto e mandando tutto alla Santa Sede che avrebbe valutato. Insomma: era confermata la comunione in bocca ed eventuali richieste del permesso di deroga (indulto) dovevano essere presentate alla Santa Sede.

Il 21 giugno 1973 la Congregazione per il Culto Divino ha pubblicato il Decreto Eucharistiae Sacramentum con il quale promulgava il rito della Santa Comunione e del culto eucaristico fuori della Messa. In esso si insiste nel conservare la consuetudine che poggia su una tradizione plurisecolare di deporre sulla lingua il pane consacrato, attribuendo comunque alle Conferenze episcopali la possibilità di procedere diversamente con il consenso della Santa Sede. La norma continua quindi ad essere la comunione in bocca e la comunione nella mano una eccezione di cui chiedere il permesso.

Il 3 aprile 1985, la Congregazione per il Culto Divino ha pubblicato una Notificazione dal titolo La Saint-Siége chiarendo tra l’altro che nessun fedele dovrà essere obbligato ad adottare la pratica della Comunione sulla mano e quand’anche si ottenesse l’indulto si dovrà lasciare ognuno libero. Nessun vescovo, quindi, può introdurre, di diritto o di fatto, l’obbligatorietà della comunione sulla mano nella sua diocesi.

Il 4 febbraio 1980, nella Lettera Apostolica Dominicae caene, Giovanni Paolo II lamentava gli abusi conseguenti alla distribuzione della Santa Comunione sulla mano e confermava le precedenti disposizioni. Lo stesso dicasi per l’Istruzione Redemptionis Sacramentum della Congregazione del Culto divino del 22 maggio 1998. In questo testo si invitava a non distribuire la Comunione nella mano se ci sono pericoli di profanazione.

Le Conferenze episcopali, come si è visto, possono chiedere un indulto, ossia la sospensione della norma di ricevere la comunione in bocca, norma che rimane confermata proprio dalla necessità di un indulto per ovviarvi. L’eccezione è la comunione sulla mano e non il contrario, come molti forse oggi pensano. E ciò, dal punto di vista canonico, rimane valido anche se tutte le Conferenze episcopali avessero chiesto l’indulto. In Italia ciò è avvenuto con la delibera della CEI del 19 luglio 1989.

Da questa breve rassegna possiamo concludere che la norma rimane quella della Comunione sulla lingua e che la Comunione sulla mano è una eccezione e tale rimane anche se ormai è la pratica largamente più diffusa. Va anche ricordato che la concessione dell’indulto all’inizio era prevista solo per le Conferenze episcopali che avessero già introdotto la comunione nella mano dopo la regola stabilita da Paolo VI nel 1969, ma in seguito le richieste di indulto dilagarono e fu concesso a tutte le Conferenze episcopali che lo richiedevano. È chiaro che si fu una forzatura della norma. Infine va anche ricordato che se un vescovo volesse impedire nella sua diocesi la Comunione nella mano in termini di diritto canonico potrebbe farlo.

Con tutto ciò è da ritenersi assolutamente plausibile la proposta di tornare alla Comunione sulla lingua. Il cardinale Robert Sarah rimane nel pieno delle sue legittime funzioni nel prospettare questa richiesta e Vita Nuova nel farla conoscere.

36 commenti:

Anonimo ha detto...

Eminenza, non solo abbiamo la comunione sulla mano ma anche quella agli adulteri non pentiti... e in tutto questo lei non ha nemmeno firmato i dubia!

Anonimo ha detto...

Una volta chiarito che prendere la Comunione nella mano non è di per sé segno di irriverenza verso la Santa Eucarestia.
Forse, di per se stessa, e data la scarsa sensibilità al Sacro oggi diffusa, tale pratica, NON è *NECESSARIAMENTE* Sinonimo di irriverenza SOGGETTIVA, ma certamente ed OGgETTIVAMENTE: a) rende più facile compiere tali irriverenze;
b)rappresenta una forte "DIMINUITIO" circa la percezione di Chi si va a ricevere. Ammetto che, tale diminuizione, in definitiva non è poi, né più né meno grave di tante altre, di cui il N.O. M. è disseminato. Ciò non vuole essere un argomento a favore della Comunione in mano, ma al contrario, tale constatazione vuole ricordare un motivo in più per rifiutare il N.O.

mic ha detto...

tale constatazione vuole ricordare un motivo in più per rifiutare il N.O.

Non per "rifiutare" il NO ma per vivere il "timor di Dio".
Questo mantra del rifiuto del NO può andar bene quando e dove c'è l'alternativa. Lo si è detto più volte.

Alessandro Mirabelli ha detto...

OT. Mi scuso con i cybernauti se affronto un argomento che di sacro non ha proprio nulla. Fra pochi giorni i lavoratori dipendenti ed i pensionati avranno il loro modello cud redditi 2017. Ai primi di aprile i c.a.a.f. Inizieranno a ricevere i contribuenti che faranno la dichiarazione dei redditi. Ricordiamoci dell'8 PER MILLE. Non devolviamolo alla CEI che è' diventata la cinghia di trasmissione del partito della cultura della morte. Mettiamoli a stecchetto in base al principio "vorrei una chiesa povera per i poveri".

tralcio ha detto...

Gesù è presente, vivo, con un cuore -sacro- che sente il nostro amore o disamore.
Versa sangue, il Suo, nel sacrificio, il Suo, per il nostro bene, in ogni Santa Messa.
Chi si trova davanti? Gente che "prende" e che "chiede" grazie e raramente dà, a Lui, amore.

Ecco dunque che la comunione smetterebbe di essere solo un prendere qualcosa per noi, più o meno rispettosamente per Chi ce lo dona, tornando ad essere un'offerta di noi stessi, in unione a quel sacrificio, adorando Gesù, accostandoci a Lui per dire a noi stessi e a chi ci sta intorno tutta la nostra devozione, il bene che Gli vogliamo, il grazie che Gli diciamo, il desiderio che abbiamo di ricevere Lui ed ospitarlo degnamente in noi, "attrezzandoci" ed atteggiandoci nel modo che meglio stabilisce questa ospitalità sacra di un Ospite sacro.
Innanzitutto per far contento Lui e non per riempirLo di richieste -o peggio, ignorarLo- mentre di fatto ne facciamo una scusa per celebrarci tra di noi spronandoci a far qualcosa.

Una canzone diceva "in ginocchio da te" per dire chi si accosta all'amata chiedendo perdono, ma la forma normale di ricezione del Sacramento dice anche di un rispetto per il sacerdozio (e il sacerdote è alter Christus) e per il sacrificio in corso. Non metterci le nostre "mani" dice di un'azione sacra, riservata, e che ci vede umili, "piccoli", imboccati.

Certo tutto questo potrebbe ridursi a una sterile questione formale, polemicamente intesa verso la parte che la pensa diversamente o orgogliosamente ostentata tra quanti la condividono. Invece Gesù vede il cuore: un cuore che ama Gesù, che vive la fede della Sua presenza, che apre lo sguardo all'eterno e all'infinito che fanno irruzione nella quotidianità, che offre se stesso, per amore a Dio Amore, che soprattutto prega per riparare a tutti gli oltraggi e le indifferenze con cui Egli è offeso, proponendosi -anche esteriormente- in modo da dire e fare il timor di Dio e l'adorazione per Dio.

Oggi la prassi è malata sopratutto perchè ideologicamente intesa, insuperbita, desacralizzata, secolarizzata, tutta compresa nell'umano e rivolta all'orizzontale.
E' intrinsecamente ingiuriosa, anche quando fosse "ben fatta", perchè non dice l'Oltre e banalizza l'Altro.

La Chiesa vive il patradosso di insegnare la verità e di praticarne un surrogato, tacendo persino le blasfemie e i sacrilegi, facendo spallucce. E' qui il problema.
Un problema non da poco: perchè Dio non è così indifferente come noi penseremmo, essendo noi stessi indifferenti e propensi al compromesso. Se noi Lo abbandoniamo, Lui ne prende atto. Cercherà un resto fedele. Ognuno pensi a dove stare e come starci.

Catholicus ha detto...

Grazie, Alessandro Mirabelli per la sua premura nel ricordarci di soddisfare l' aspirazione del Santo Padre : una Chiesa povera per i povero; fedele a tale richiamo, da alcuni ani devolvo il mio 8 per mille alla Chiesa Ortodossa Italiana, sono sempre nostri connazionali e almeno non sono così spudoratamente antiitaliani, immigrazionisti selvaggi, filocomunisti e filoprotestasnti, il che è tutto dire. Voglio precisare che è comunqe utile esprimere una destinazione all'8 per mille, poiché altrimenti va allo Stato, cioè al PD o ai grillini, se le cose dovessero andare male in questo dopo elezioni.

Anonimo ha detto...

@ Anónimo, 9:24
C'est vrai, on n'a pas encore entendu le cardinal Sarah sur le sujet crucial — autrement plus grave, à mon humble avis, que celui de la communion sur la main ou dans la bouche — de la profanation des saintes espèces distribuées aux couples adultères ou aux protestants qui ne croient pas à la présence réelle et qui ne voient dans la communion qu'un signe de "solidarité".
Il y a là, pourtant, matière à considération et à indignation.
Le cardinal Sarah est-il prêt à engager un bras de fer avec les tenants, en haut lieu, de cette abomination ?

Anonimo ha detto...

https://lasantissimaeucaristia.blogspot.it/2017/08/apostasia-14.html

viandante ha detto...

La regola rimane quella delle Comunione sulla lingua. Anche se tutte le Conferenze episcopali chiedessero l’indulto (deroga) per darla sulla mano, la regola rimarrebbe intatta.

Sì, d'accordo, ma cosa ce ne facciamo praticamente di una regola che seppur ancora vigente non viene rispettata oppure è aggirata tramite deroghe richieste o a volte semplicemente applicate da parte delle Conferenze espiscopali?
La regola ci deve indicare una strada, un cammino, ma se tutto il mondo cattolico vive praticamente in una situazione di deroga, la regola è come se non esistesse più, praticamente. Anche perché a parte il cardinal Sarah sono oramai pochi coloro che insistono su questo aspetto della comunione.
Anzi, al di là della bontà del cardinale africano, non posso tacere il fatto che sempre ci si richiama al Concilio Vaticano II per ribadire la consuetudine della comunione in bocca, ma mai si critica lo stesso documento che, sempre dal lato pratico, ha concesso deroghe che per la loro diffusione hanno di fatto snaturato la regola stessa.
Anche qui, tutto era voluto e adeguatamente studiato e preparato, ma attenzione a non dire che la "colpa" sia del Vaticano II...

tralcio ha detto...

Non comprendo il gusto e il criterio di chi, giustamente rammaricato per tutto quello che non va, se qualcuno dice una cosa giusta si lamenta lo stesso perché non è "perfetto" secondo i propri gusti e criteri. Il tiro al piccione verso il Card. Sarah non depone a favore dei "duri e puri" sulla cui purezza il Signore (non io) potrebbe vedere, nel cuore, altre cose. Che cosa costa a chi resta pur sempre un povero peccatore riconoscere il buono che c'è, faticosamente, oserei dire misteriosamente, in Cardinali come Sarah, che riescono a proporre tesi genuinamente cattoliche in un panorama oserei dire inquietante? La smettiamo di rimproverare il pubblicano e la peccatrice che rompe il vaso di Alabastro, pretendendo da loro la perfezione che in noi magari non è di casa, se non altro per l'eccesso di livore con il quale "arrediamo" i nostri ambienti? Sosteniamo piuttosto con la preghiera chi cerca di "tenere botta" come il Card. Sarah, autore di un meraviglioso testo sul silenzio, con prefazione di Benedetto XVI. Una boccata d'aria fresca nel bel mezzo del mercato del pesce, avariato, dovrebbe dare sollievo e non esprimere il lamento di quello che ha da ridire che è stata aperta la finestra e "fa corrente"... Ma basta! Preghiamo per i nostri pastori e ringraziamo il Signore che ce ne sono ancora capaci di opporsi alla deriva, chiaramente insana e non casuale, perpetrata da chi è ormai allineato al mondo.

Anonimo ha detto...

Tralcio, dire le cose come stanno non ha niente a che vedere con lamentele dei puri e altre bergoglionate... si espongono i fatti e la realtà così come sono. Se i cardinali si limitano alle solite critiche a mezzo stampa senza passare ai fatti annunciati ripetutamente, la colpa non è di chi lo fa notare. Basta guardare al dito che indica, guardate alla luna... ma dove li vedete voi quelli che si oppongono alla deriva? La deriva dilaga senza freni!

viandante ha detto...

Qui, almeno per quel che mi concerne, non si tratta affatto di attaccare un cardinale (che peraltro stimo per il suo coraggio e valore), ma di rendersi conto che il più che condivisibile ammonimento da lui fatto, si è reso necessario in seguito ai cambiamenti presenti negli stessi ambigui documenti che prima sostengono una cosa e poi aprono ad innumerevoli deroghe.
Questo modo d'agire va compreso e denunciato, altrimenti le deroghe conciliari, se accettate senza nessuna opposizione, già da sole affossano e vanificano le nostre denuncie!
Difatti i modernisti non mi pare si scompongano più di tanto per queste esortazioni che non arrivano a toccare il punto veramente dolente: l'ascesso va inciso nel posto giusto!

Anonimo ha detto...

https://ilcrociatodifatima.wordpress.com/2018/03/11/il-papa-ci-ha-chiesto-di-fare-caos-ed-e-quello-che-faremo/

mic ha detto...

si è reso necessario in seguito ai cambiamenti presenti negli stessi ambigui documenti che prima sostengono una cosa e poi aprono ad innumerevoli deroghe.

Ricordiamoci che il card. Sarah è intervenuto con una nota che attenua la svolta rivoluzionaria favorita dal Motu Proprio Magnum Principium, alla cui stesura egli era stato tenuto estraneo.
il papa in persona ha chiesto la pubblicazione della sua lettera autografa a lui indirizzata, che smentisce l'interpretazione corretta.

Rinfrescatevi la memoria qui:
https://chiesaepostconcilio.blogspot.it/2017/10/il-vulnus-diventa-una-squarcio-il-papa.html

Di fatto, il card: Sarah è esautorato dalla sua funzione. Leggete qui
https://chiesaepostconcilio.blogspot.it/2017/01/un-altro-serio-vulnus-ai-fondamenti-de.html

Tuttavia quando è toccata l'Eucaristia, fonte e culmine della nostra fede, nessuno (tanto più i cardinali) dovrebbe tacere. Ma è inadeguato e inefficace parlare attraverso interviste o libri o prefazioni di libri...

marius ha detto...

Questo mantra del rifiuto del NO può andar bene quando e dove c'è l'alternativa. Lo si è detto più volte.

Cara Mic,
credo che osservazioni puntuali sui problemi della nuova messa hanno un loro senso ben preciso indipendentemente dal fatto che ci sia "l'alternativa" della Messa Cattolica originale. Quando le idee sono chiare ne discende pure la necessità di fare delle scelte ben precise ed esclusive. Si tratta di una questione di principio, e sulle questioni di principio non si può addurre questioni pratiche per relativizzarle.
Ci pensa già l'inerzia della vita pratica a rallentare o a negare l'attuazione dei principi, non dobbiamo metterci anche del nostro dando risalto alle difficoltà che pur ci sono. Insomma, la vera Messa Cattolica ritroverà la sua cittadinanza nella Chiesa quando sempre più persone di buona volontà faranno sacrifici per frequentare esclusivamente la vera Messa Cattolica. Fin tanto invece che sempre più persone attesteranno con il loro esempio e con la loro prassi che ci si può altalenare tra le cosiddette due forme dello stesso rito (basta sia degnamente celebrato), non solo si procurerà un rallentamento del ritorno alla Verità liturigica cattolica originale, ma si procurerà pure, coscientemente o no, la diffusione del pernicioso e insidioso concetto che le due "forme" pari sarebbero, cioè un indifferentismo liturgico recante con sé una confusione sulla Lex Credendi connessa alle due forme, una chiamata "sacrificale", l'altra detta "conviviale", come se fossero intercambiabili a piacimento. Perché non basta sapere il contenuto precipuo dei due riti, non si tratta solo di una pur necessaria e meritevole operazione intellettuale, ma della restaurazione di una prassi liturgica autenticamente cattolica senza sconti e senza compromessi.

Alex da roma ha detto...

@ Marius

Sono d'accordo con lei. Mi sorprende Mic che afferma ciò, pur avendo scritto libri sulla differenza profonda tra la Santa Messa Antica ed il nuovo rito, da lei riconosciuto come protestantizzante e volto al culto dell'uomo piuttosto che di Dio. Indipendentemente dalla esistenza di una alternativa, soprattutto per chi è al corrente delle differenze profonde (la cosa infatti non vale per chi ne è all'oscuro) occorrerebbe fare una scelta drastica di campo. Non mi stancherò mai di ripeterlo, perchè il Signore mi ha chiamato ad essere Apostolo della Santa Messa Antica, che io faccio ogni domenica 140 km per andare alla Messa Antica. È in questo periodo di quaresima, vado anche durante la settimana, il venerdì per la Via Crucis. Sono certo che il Signore, che vede ogni cosa, vede anche il mio sforzo, per testimoniare con l'esempio e io Sacrificio la Verità. Quindi non è questione di esistenza di alternative. Le alternative, per il Signore, si creano. A meno che non si ritenga che le due Messe siano sostituibili e d intercambiabili.

Anonimo ha detto...

Nell’udienza generale del 7 marzo 2018, il Santo Padre ha tra l’altro affermato:
“Padre, quanto devo pagare perché il mio nome venga detto lí?” – “Niente”. Capito questo? Niente! La Messa non si paga. La Messa è il sacrificio di Cristo, che è gratuito. La redenzione è gratuita. Se tu vuoi fare un’offerta falla, ma non si paga. Questo è importante capirlo.
Naturalmente i media si sono subito buttati a capofitto sulla notizia…
Non per voler criticare il Papa, ma solo per deplorare una certa pastorale, diffusa soprattutto nell’immediato post-concilio, fatta piú di slogan che di ragionamenti, con tutto il rispetto chiedo: è proprio necessario ricordare ai fedeli quel che è ovvio («La Messa è il sacrificio di Cristo, che è gratuito») e non aiutarli invece a capire il senso di una prassi secolare della Chiesa (l’uso di accompagnare con un’offerta la richiesta di celebrare la Messa secondo le proprie intenzioni)? da Antiquo robore de l'8 marzo 2018

COSI' IL PAPA! COME I VECCHI COMUNISTI NEMICI GIURATI DELLA CHIESA E UN CERTO SIGNOR LUTERO, pronti a insultare il clero, sfruttatore della povera gente!! Mi piacerebbe sentire da Bergoglio come se l'è guadagnata la vita se non con la giusta mercede, derivante dalle offerte dei fedeli! Altre mani hanno raccolto il denaro, ma sempre sulla sua "tavola" e' arrivato: allora da giovane sacerdote, come oggi da Papa!

mic ha detto...

Perché non basta sapere il contenuto precipuo dei due riti, non si tratta solo di una pur necessaria e meritevole operazione intellettuale, ma della restaurazione di una prassi liturgica autenticamente cattolica senza sconti e senza compromessi.

Il desiderio, che è anche un'esigenza, che ci accomuna è certamente quello della "restaurazione".
Ma ad essere realisti non è attuabile con la bacchetta magica, perché dipende dai sacerdoti ed è grasso che cola se li trovi biritualisti. E tali sono per necessità pastorali imprescindibili (Vocogno è rara avis).
Dunque chi può fa mille sacrifici per la Messa antica, chi non può continua a soffrire e offire promuovendo nel suo ambito.
Tra incontrare il Signore sacramentato in una messa depauperata (anche se è necessario scregliere perché pullulano gli abusi) e leggere il messale e dire il Rosario (comunque mai tralasciato), preferisco la prima.
E vuoi che il Signore faccia mancare la sua grazia a coloro che lo cercano con cuore sincero (e ti assicuro che in parrocchia ne vedo tanti) ai quali non sono date alternative? E sono la maggior parte dei fedeli di questa generazione.
Io sono convinta che la mia fede non sia in pericolo e che non manchi neppure agli altri quando, come nella mia parrocchia, anche la predicazione non fa difetto. Certo resta da far conoscere e promuovere l'optimum, peraltro dovuto al Signore prima che al bene delle anime. Ed è quello che siamo in diversi a sforzarci di fare Deo adiuvante.
È evidente che siamo su posizioni diverse. Ma mi sono stufata di dover ribadire sempre le stesse cose.

mic ha detto...

Alex
Io sono certa che il Signore, come vede il tuo sforzo, vede anche le difficoltà e spesso l'impossibità di non poter fare tanti kilometri come puoi fare tu.
Inoltre c'è la conseguenza che alla fine di corre il rischio di chiudersi in una riserva indiana anziché fare lo sforzo di promuovere nel proprio ambito se questo è possibile.

Leggendo con attenzione il testo ha detto...

Noto un particolare che prima mi era sfuggito.
Ovvero che la dicotomia, in tale articolo è tra Comunione in man e Comunione in bocca. Circa lo stare in ginocchio, c'è qualche riferimento in alcuni commenti, ma non nell'articolo. Che vuol dire?

Correggetemi se sbaglio . ha detto...

Mi permetto sommessamente (data la mia ignoranza ) di aggiungere che ognuno di noi battezzati e' anche apostolo pertanto qualche volta deve anche fare un grande sforzo e spendersi per i fratelli . Anche un gesto quale ad esempio inginocchiarsi davanti al SS.Sacramento puo' essere da altri notato e alla lunga compreso e imitato , come (quando e' possibile )l' inginocchiarsi sul pavimento per ricevere l'Eucaristia , come arrivare mezz'ora prima della Messa e recitare sommessamente e in ginocchio il S.Rosario per prepararsi al Santo Sacrificio e per i fratelli che attorno a noi rumoreggiano , fanno capannelli , consentono ai bambini di schiamazzare con tanto di giocattoli passatempo .
S. Bonaventura infatti dice che la devozione di S. Francesco nell'assistere alla S.Messa e nel fare la S. Comunione era tale "da rendere devoti anche gli altri".
Quan­do si ama, si vuol compiacere la persona amata donandole tutto ciò che possa farla gioire.
Più concretamente ancora, S. Francesco stesso, andan­do a predicare per città e villaggi "portava una scopa per pu­lire le Chiese", come riferisce la Leggenda perugina, perché "molto soffriva Francesco nell'entrare in una chiesa e veder­la sporca" .

Alex da roma ha detto...

Cara Mic, io capisco quello che dici. Penso però che a noi sia chiesta la testimonianza, salda. Se io fossi biritualista come potrei essere credibile nello spiegare che il nuovo rito è protestantizzante, nocivo, diseducativo, etc...non sarei capito, nè avrei autorità per farlo capire, giacchè parlerebbe da solo il mio comportamento, ovvero quello di essere biritualista, e quindi implicitamente di affermare che vanno bene tutte e due i riti. Sul fatto che possiamo e dobbiamo fare lo sforzo per promuovere nel proprio ambito il VO, sono d'accordo, ma ciò non può avvenire partecipando, ripeto, per chi può e non ha limpedimenti, al nuovo rito. Secondo me si dovrebbe partire, dalla cerchia più stretta. Famiglia, figli e parenti, poi amici. Noi seminiamo, poi ci pensa il Signore. Ma solo la coerenza da frutto. Solo questo. Se le persone sanno che sei disposto a fare grandi sacrifici per una certa cosa, sicuramente saranno, per lo meno, portati a chiedersi cosa c'è di così prezioso ed importante che ti spinge a questi sacrifici. Il resto lo fa il Signore. Io non posso fare tanti km. Non posso. Non ho un lavoro. È faticoso. È impegnativo. Significa non avere fine settimana per fare altro...come fanno molti potrei andare al,a Messa del sabato sera...e avere la domenica libera..è questa la nostra fede??? Non ho neppure L' appoggio familiare. Se domani dicessi andiamo alla Messa sotto casa, nessuno mi direbbe di no....non ho neppure un interesse particolare o amicizie particolari in quella chiesa dove vado, giacchè su alcuni temi dottrinali siamo molto distanti...ma ciò che mi spinge è la Fedeltà al Signore. È non mi interesserebbe neppure di rimanere solo al mondo. Nè di rinchiudermi in una riserva indiana, giacchè abbiamo il fulgido esempio di San Benedetto, che lasciò fare al Signore, e si chiuse per tre anni in una grotta...ma fa quella grotta ci fu una rinascita della società.,

Anonimo ha detto...

Carissimo amico sofferente nell'anima , Gesu' cammina con lei/noi , e' qui vivo accanto a lei/noi e soffre con lei/noi . Non era estraneo a quanto succedeva al concilio , Egli conosce gia' i nostri pensieri , come gia' sapeva che un suo Apostolo Lo avrebbe tradito . Egli permette la crescita della zizzania insieme al buon grano per metterci alla prova , perche' vuole che collaboriamo con Lui per la salvezza delle anime , ci chiede di fare un tratto di strada addossandoci un poco la Sua Croce . Per questo conviene a noi l'invocazione continua alla Vergine Madre e la recita del S. Rosario , nessuno puo' ritenersi al sicuro fino alla fine . Dobbiamo acquistare meriti , abbassarci umilmente e chiedere di rimanere fedeli . Per acquistare meriti lei potrebbe partecipare alla Messa del sabato sera e offrirla a Dio per la conversione di coloro che sono lontani dal Suo Amore ( non occorre che li indichi perche' Dio li conosce gia' ) riservando il giorno del Signore al Signore insieme a tutta la famiglia con un'altra S.Messa .
Questo e' il mese di S.Giuseppe lo invochi per la richiesta di un lavoro , reciti il Sacro Manto . Coraggio , io lo faro' per lei .
Cosa vorrebbe fare , magari qualcuno qui puo' aiutarla .

Anonimo ha detto...

"Il profitto dell'anima non consiste nel molto pensare, ma nel molto amare " .
S.Teresa d'Avila

marius ha detto...

E vuoi che il Signore faccia mancare la sua grazia a coloro che lo cercano con cuore sincero (e ti assicuro che in parrocchia ne vedo tanti) ai quali non sono date alternative? E sono la maggior parte dei fedeli di questa generazione.

Conosco casi in cui effettivamente non sono date alternative, o ne sono date poche o pochissime, ma in tantissimi altri casi di alternative (di Messe VO) ve ne sono eccome!
con la differenza che però esse non sono sotto casa, e quindi richiedono un certo sacrificio, che fa poi parte del nostro sacrificio da offrire sotto la Croce della Messa avente il senso sacrificale di NSGC.
Eppoi persone di buona volontà che cercano con cuore sincero ce ne sono ovunque: non è questo un motivo valido per adeguarsi al rito conviviale di ispirazione luterana.

Io sono convinta che la mia fede non sia in pericolo e che non manchi neppure agli altri quando, come nella mia parrocchia, anche la predicazione non fa difetto. Certo resta da far conoscere e promuovere l'optimum, peraltro dovuto al Signore prima che al bene delle anime. Ed è quello che siamo in diversi a sforzarci di fare Deo adiuvante.

La tua fede non è in pericolo, lo penso anch'io, soggettivamente parlando. Questo lo dicevo sempre anch'io quando tempo fa assistevo quotidianamente alla Messa NO (per la domenica avevo già fatto una scelta esclusiva per il VO).
Ma tutti noi col nostro agire diamo pure una testimonianza pubblica, e tutti noi siamo qui per il Regno Sociale di NSGC.
Parimenti sono convinto che su di te pure una cattiva predicazione non abbia alcuna influenza negativa, talmente sei solidamente formata nella retta dottrina.
Ma anche qui il mio discorso è sempre il medesimo. Per di più la predicazione potrebbe anche non esserci. Quel che rimane sempre in ogni caso è la differenza sostanziale tra una Messale e l'altro, indipendentemente dalla predicazione, dalla musica liturgica, dalla degnità o meno della celebrazione.
Quando parli di optimum cosa intendi? che c'è un'opzione ottimale accanto ad una che lo è un po' di meno?
Per me non è più così. Vi è solo una Messa, quella cattolica di sempre.

mic ha detto...

Per me non è più così. Vi è solo una Messa, quella cattolica di sempre.

Anche la tua è un'affermazione e un 'sentire' soggettivo...
Quando il pastore è percosso, le pecore sono disperse!

Di oggettivo c'è che la Messa Antica è degna e perfetta. E su questo siamo d'accordo.
Ma per il resto dobbiamo accettare che ognuno, in coscienza, debba fare la sua scelta, che non è tra i due riti, ma nell'incontrare il Signore sacramentato o lasciare che si faccia presente (perché è questo che accade anche nel NO celebrato degnamente) senza esserci.

marius ha detto...

Inoltre c'è la conseguenza che alla fine di corre il rischio di chiudersi in una riserva indiana anziché fare lo sforzo di promuovere nel proprio ambito se questo è possibile.

La riserva indiana cosa sarebbe? Se la Chiesa, come per altro fu profetizzato da BXVI e da altri, sarà un piccolo resto, sarà certamente una riserva indiana sociologicamente parlando, ma resterà comunque parte integrante del Corpo Mistico di Cristo.
Personalmente, io mantengo i contatti con altre realtà SP.
E ti assicuro che nell'ambiente SP c'è molto da lavorare con le persone per far loro scoprire una corrispondenza tra Lex Orandi (alla quale già partecipano) e Lex Credendi, perché per l'aspetto catechetico molti senza accorgersi rimangono ancorati alle credenze con cui son stati educati per mezzo secolo.

marius ha detto...

Anche la tua è un'affermazione e un 'sentire' soggettivo...

Certo, è anche soggettivo. Ho calato e accolto l'oggettività nella mia soggettività. (Di oggettivo c'è che la Messa Antica è degna e perfetta. E su questo siamo d'accordo.)

Ma per il resto dobbiamo accettare che ognuno, in coscienza, debba fare la sua scelta, che non è tra i due riti, ma nell'incontrare il Signore sacramentato o lasciare che si faccia presente (perché è questo che accade anche nel NO celebrato degnamente) senza esserci.

Sul fatto che dobbiamo accettare che ognuno in coscienza debba fare la sua scelta non ci piove. È ovvio.
Ma qui non stiamo obbligando qualcuno ad andare alla Messa VO con la pistola puntata alla tempia sotto la porta di casa, stiamo facendo solo una discussione.
Qui tu introduci il tema molto importante della validità, situazione in cui il Signore si fa presente in modo sacramentale.
Il Signore si fa presente anche dove la Messa non è degnamente celebrata (predica orribile, canti schitarrati, preghiere dei fedeli sull'accoglienza dei musulmani, sciatteria nei comportamenti e chi più ne ha più ne metta). Cosa vogliamo dire allora? se il criterio è quello della validità, andiamoci pure, perché fare gli schizzinosi? magari potrebbe succedervi anche un miracolo eucaristico, e non sarebbe la prima volta.
Oppure potremmo magari andare ai riti dei grecoscismatici più o meno degnamente celebrati? Lì pure il Signore si fa presente.

Anonimo ha detto...

e intanto il Papa emerito scrive una lettera per difendere il regnante... immagino lo sconcerto di Socci e compagnia... ormai è chiaro anche ai ciechi: o tutto ciò che ha seguito il Concilio è da rigettare, oppure hanno ragione i normalisti... tertium non datur! Non c'è più spazio per i funambolismi ermeneutici dei continuisti conservatori

Anonimo ha detto...

http://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2018/03/12/ratzinger-basta-stolto-pregiudizio-contro-bergoglio-_f4f906cb-4a8b-478a-8d26-16f3b589d460.html

Anonimo ha detto...

http://m.ilgiornale.it/news/2018/03/12/ora-ratzinger-difende-papa-francesco-basta-stolti-pregiudizi-contro-di/1504310/

Anonimo ha detto...

@anonimo 18:37

In attesa di leggere TUTTA la lettera e in attesa che ci mostrino non il dattiloscritto, ma l'AUTOGRAFO di questa lettera che potrà essere sottoposto ad esperti di grafia, rilevo che è stato proprio Benedetto XVI - nel suo ultimo libro intervista - a dire "ognuno ha il suo proprio carisma. Francesco è l'uomo della riforma pratica". Dunque oggi si contraddice affermando il contrario? Chi ha scritto il testo avrà letto il libro di papa Benedetto, no? Infine: non è emblematico che Bergoglio abbia questa smania di usare Benedetto XVI per corpirsi e legittimare un pontificato obiettivamente disastroso come è il suo? O dopo 5 anni Bergoglio sente che il popolo di Dio non lo riconosce come suo vero pastore?

Anonimo ha detto...


«Papa Francesco è un uomo di profonda formazione filosofica e teologica», et il y a une parfaite «continuità interiore tra i due pontificati, pur con tutte le differenze di stile e di temperamento» (Cardinal Joseph Ratzinger).

La "continuità interiore" entre les deux pontificats, c'est effectivement, et indéniablement, la marche forcée et même accélérée de l'ancienne Église vers le Point Oméga cher à Teilhard de Chardin et à ses admirateurs que sont Ratzinger et Bergoglio.

Pour paraphraser Danton, « encore un effort et l'Église est sauvée »…

Lire et relire Radaelli.

Anonimo ha detto...

Lettera autografa o meno, Benedetto ha appunto avuto 5 anni per intervenire contro le sciagurate novità del successore... non lo ha mai fatto

Anonimo ha detto...

La lettera è scritta al computer, la firma non si vede, come nella precedente inviata al Corsera a Franco, mons. Viganò curatore dell'opera l'aveva inviata a Ratzinger perché ne facesse un commento teologico, a questo punto meglio glissare........secondo alcune voci tutto quello che esce ufficialmente in forma scritta sotto il nome di Benedetto, viene vagliato ed approvato dalla segreteria del jefe.......2+2 fa sempre 4 e comunque bisogna leggerla tutta e con molta attenzione........

Anonimo ha detto...

Benedicto XVI en su último Ángelus de 24 de febrero de 2013 dijo lo siguiente: “El Señor me ha llamado a “subir a la montaña”, para dedicarme aún más a la oración y a la meditación. Pero esto no significa abandonar la Iglesia”.
En resumidas cuentas y según Ratzinger o Benedicto XVI, no huye de los lobos sino que es el Señor que ahora le llama a abandonar el ministerio de Pedro… Pues una de dos: o es un asustado mentiroso que de verdad huye de “los lobos” –y perdón para los verdaderos hermanos lobos-; o dice la verdad cuando afirma que el Señor le ha llamado a que abandone el ministerio de Pedro. Lo que está claro es que cuando Dios llama hay que obedecer, no por temor sino por amor: “Él nos amó primero” –esto último es puro peloteo, por si cuela-.
Al final va a resultar que a Ratzinger Dios le llamó a ser cura de sotana; luego le llamó a que vistiese de traje y corbata; luego le llamó a perito en el Concilio; luego le llamó a ser uno de los teólogos y docentes que "cortaban el bacalao"; luego le llamó a obispo; luego le llamó a cardenal; luego le llamó a gran Inquisidor (prefecto de la Doctrina de la Fe); luego le llamó a Papa; y por último le ha llamado a que deje de ser Papa… ¿Entienden ahora los lectores eso que algunos lelos místicos han denominado “silencio de Dios”? Dios no está en silencio, simplemente que con algunos se comunica mucho y con otros nada. No es un reproche a Dios, ¡Dios me libre! Dios sabe lo que hace y lo hace bien -más peloteo-, y también y esto ya no es peloteo, porque no olvido la parábola de los trabajadores de la viña (Mateo 20:1-16), eso del ojo envidio, “ojo malo”.
El tiempo, o mejor, “los signos de los tiempos” nos dirán, si Ratzinger huyó de los lobos y optó por ser un tranquilo jubilado obispo; o si de verdad Dios le llamó por última vez a encarnar al “Obispo vestido de Blanco subir una montaña atravesando una gran ciudad en medio de ruinas, rezando por las almas de los cadáveres que encontraba por el camino, y que fue muerto por un grupo”.