Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

sabato 19 novembre 2022

Tradizione e cancellazione

Ho scattato questa foto domenica mattina scorsa. È tutto vero: non ci sono effetti speciali, la luce era quella, quest’immagine la stavano vedendo tutti i presenti con i loro occhi. Ora i fedeli se la stanno rimpallando su Whatsapp e Telegram.
Sembra una cartolina votiva dell’Ottocento, o un quadro barocco, sì. Invece è la realtà. Viene dalla Santa Messa che, nel mio piccolo, contribuisco ad organizzare (e aprire i portoni, lottare con le cimici cinesi, pulire, etc.) in una chiesetta vecchia di 800 e passa anni – confesso che talvolta, con una certa voluttà, arrotondo a mille quando ne parlo. È un oratorio che spunta da una collina, emergendo da un immensa rossa, da cui è cavato fuori, scolpito. Tutt’intorno, pareti di pietra e boschi, la dolcezza delle altre colline, la vastità della pianura che respira appena sotto.

Non ho fatto alcuno sforzo per ottenere un’immagine forte. Ho, tra le altre cose, un diploma di regia (ma credo di non averlo mai ritirato), e forse per questo mai sono stato un bravo fotografo – Fellini si vantava di non essere in grado nemmeno di scattare una fotografia su un suo set, e mi sono approfittato di quest’idea per alimentare la mia pigrizia riguardo gli scatti.

Per questa foto non ho cercato l’inquadratura, regolato l’esposizione, nemmeno ho usato inventi informatici moderni. È stata fatta con il mio telefonino, un iPhone vecchio di 5-6 anni, mentre, durante la consacrazione, era in ginocchio, una mano sul telefono, l’altra sulla spalla del mio bambino, che sta ancora imparando a stare a Messa, quando ci si alza, ci si siede, ci si segna, ci si inginocchia…

Eppure, tutti mi dicono, «che foto potente», «che bella», etc. Altri mi chiedono più sfacciatamente: «hai usato Photoshop?»

No, non ho usato nulla. Il raggio di luce che vedete, è tutto vero. Era visibile ad occhio nudo. Lo era anche poco prima dell’inizio della cerimonia, prima che vi fosse l’incenso. In realtà, ogni finestra della chiesetta emanava quei bagliori divini. Per tutta la durata della Santa Messa.
Semplicemente, quella luce non l’avevamo mai vista perché abbiamo ottenuto la Santa Messa al mattino invece che alla sera alle 18, come è accaduto negli ultimi 4 anni.

Con quei raggi, mi sono entrate nella mente tante illuminazioni.
Le foto che ho scattato domenica impressionano tanto non a causa mia, o del software del vecchio iPhone, né per questioni di scatti di fortuna.

Quella luce c’è perché è stata programmata. Studiata. Realizzata. C’è perché questa chiesa, che ha resistito per quasi tutto il II millennio dell’era cristiana, è stata costruita in un tempo in cui gli uomini ancora sapevano costruire: cioè, sapevano che erigere un edificio era molto più che un lavoro di muratura. Si costruivano le chiese pensando al contatto con Dio.

Non si tratta di speculazioni, ma di una verità materiale. Le chiese un tempo erano orientate. Erano cioè costruite affinché l’abside volgesse ad oriente, e il sacerdote e i fedeli pregassero nella medesima direzione.

Gli ebrei usavano pregare in direzione di Gerusalemme, cosa che dovrebbe essere rimasta nei riti delle sinagoghe. I primi cristiani non riconoscevano più la Gerusalemme terrena, ma quella Celeste, la città della seconda venuta di Cristo, quella che, nella gloria, il Risorto avrebbe costruito assieme al suo popolo. Il sole che sorge, dunque, poteva fungere da simbolo della Resurrezione, e quindi del ritorno di Nostro Signore.

Sta scritto: «verrà a visitarci dall’alto un sole che sorge» (Luca, 1, 78)

Secondo gli studiosi, almeno dal quarto secolo la preghiera era quindi orientata: rivolta ad oriente. E con essa le chiese dei cristiani.

Nel Seicento, tuttavia, l’usanza di orientare le chiese già cominciava a venire meno. Poi giunse l’era oscura: ecco il Concilio Vaticano II e la riforma di Paolo VI. Ecco che il prete non celebra più dando le spalle ai fedeli – nella celebrazione che si dice, appunto, ad orientem – ma guardandoli, come se la Santa Messa fosse un comizio, un incontro, uno spettacolino.

Inutile cercare di non vedere come questa riforma liturgica abbia segnato per sempre l’orientamento delle nuove chiese, nella cui bruttezza architettonica non viene certo concepita la direzione verso il sole che risorge.

La chiesa ha perso l’Oriente, e il risultato è che il mondo è stato disorientato. Letteralmente. Questo lo andiamo ripetendo da tanto: il Concilio è stato forse la più grande catastrofe mai affrontata dall’umanità, perché ne ha scombinato il sistema operativo, ne ha alterato il codice sorgente, rendendo possibile ogni sorta di errore di sistema. Se pensiamo alle legalizzazioni degli aborti procurati in tutti i Paesi del mondo (anche teoricamente di matrice cattolica) venute poco dopo, sappiamo che il prezzo del Concilio si calcola col sangue di milioni, forse miliardi di innocenti.

Ma se il mondo moderno e la chiesa moderna hanno perso la direzione, questo mica vale per tutti. Una Santa Messa in rito antico, una Messa di sempre, celebrata ad orientem in una chiesa rivolta verso oriente ce lo dimostra plasticamente materializzando la luce del Cielo.

Chi ha costruito la nostra chiesetta lo sapeva. Sapeva perfettamente come fare per permettere alla luce di baciare l’altare e tutto lo spazio sacro. Sapeva che la chiesa andava costruita così, perché essa era un mezzo di contatto con Dio, e ad esso doveva conformarsi, secondo la legge naturale, di cui la negazione era impensabile, secondo cui Iddio sta sopra, e l’uomo sta sotto, e la grazia, come la luce, scende verso gli esseri umani secondo la bontà divina, e i canali predisposti dall’uomo.

Nessun palazzo moderno può offrire questa bellezza, semplicemente perché non crede. Non crede a Dio, non crede alla legge naturale, non crede alla grazia – e non crede nemmeno alla bellezza.

La chiesetta che vede in foto è stata pensata per portare avanti la Tradizione: cioè, etimologicamente, per essere tramandata. Per durare nei secoli (e lo ha fatto). Da Dio all’uomo. Dall’uomo ai suoi figli.

Ogni cosa moderna, dai palazzi alla filosofia, dagli abiti alla politica, è fatta per durare nulla: soddisfare un qualche impulso a breve termine, un impulso personale che muore con il suo consumo, non qualcosa che viene trasmesso ad altri, ai figli, ai posteri. Il mondo moderno è, in pratica, pensato per portare avanti la cancellazione.

Cancellare, bloccare, far sparire. Se ci pensate, tutto sembra creato per estinguere l’umanità, per annullarne l’esistenza, il ricordo, la vita.

Le città pensate per cose e funzioni prima che per gli esseri umani – le smart cities, magari arricchite da architetture decostruzioniste pensate per essere inabitabili.

La contraccezione – che blocca la prima tradizione naturale possibile, la trasmissione della vita.

La moda – che rende tutti più brutti e malati, e non dura niente.

La droga – anche, soprattutto, quella legalizzata degli psicofarmaci, che cancellano personalità e pensiero.

L’aborto – che annulla la vita quando sta per nascere.

L’eutanasia – che sopprime la dignità della vecchiaia, cioè di tutto l’arco esistenziale di una persona.

Il sacrificio umano – che distrugge l’uomo per innalzare la violenza, tentando di cancellare, ed invertire il sacrificio di Dio per l’uomo.

La bomba atomica – che cancella direttamente la civiltà, e le città, e l’umanità tutta: la cancellazione ultima che incombe su di voi mentre leggete queste righe.

È possibile opporsi alla cancellazione a cui vi vogliono destinare. È possibile opporsi alla Necrocultura, a ciò che vuole distruggere la vita per sostituirla con morte.

È possibile farsi, ora, soldati del Primato dell’Essere. Divenire propagatori non più del mondo che cancella, ma del popolo che custodisce e continua – che vive. E che continua a vivere, anche dopo la morte, grazie alla propria discendenza: i figli, i loro figli, e poi oltre, tutti a portare un qualche pezzo di noi, fisico o spirituale, genetico o morale che sia.

Essere non più il frutto del Niente, ma la continuazione dell’Essere. Perché l’Essere continua, non si ferma, viene trasmesso. Generazioni di millenni di uomini si sono propagati come i raggi del sole, e ci hanno portato qui. E, per quanto provino a renderla una cosa reversibile, non c’è modo di uscire da questo: voi ci siete, e ci sarete, per sempre – ci sarete anche quando non ci sarete più.

Non avete molta scelta dinanzi a voi: Tradizione o cancellazione.

Noi di dubbi non ne abbiamo, e in realtà non dovreste nemmeno voi: ogni singola cellula del corpo è stata creata per tramandare ciò che ha ricevuto. Tradidi quod et accepi, ha detto il Signore della vita. «Vi ho trasmesso semplicemente ciò che ho ricevuto».

Sì, questo è l’orientamento della vita. È la direzione in cui, se ci disponiamo, su di noi arriva la luce.

Di questo ne ho certezza. Anzi, adesso ci ho pure la foto.
Roberto Dal Bosco - Fonte

13 commenti:

Carmelo ha detto...

Bellissima e commovente!

Anonimo ha detto...

L'oratorio citato nell'articolo è intitolato a Sant'Antonio Abate a Costozza di Longare (VI) ove qualche domenica al mese viene celebrata la Santa Messa tridentina dalla FSSPX. Da recarsi sicuramente per fare un'esperienza viva della tradizione cattolica e liturgica

Anonimo ha detto...

Splendido articolo che esprime l'essenza della nostra fede, anzi, della nostra esistenza

Anonimo ha detto...

Visione TV
Un ponte di amicizia tra Rovereto e Mosca per aiutare i bambini russi ed ucraini.
Da non perdere.

Catholicus ha detto...

Il satanico "concilio" ( Vaticano II) ha voluto distruggere le basi, gli strumenti e l' obiettivo della bimillenaria Chiesa Cattolica, con un odio e una ferocia veramente luciferini ( basta guardare la bruttezza delle chiese moderniste, di tutta l' arte modernista, l' odio contro chi ama la Messa VO., il Catechismo di San Pio X, il proselitismo evangelizzatore, spacciato malignamente per violenza coercitiva, mentre i soli violenti coercitivi sono loro i modernisti, di ogni ordine e grado). 1) La dottrina : è divisiva, rigida, come pietre scagliate contro persone indifese (così Bergoglio); 3)la Messa tridentina : guai a chiederla, anche per il funerale del vecchio genitore ( la negarono ad Alessandro Gnocchi); 3) la pastorale : il proselitismo? No no, è una sciocchezza, paralizza; vado a dire a una persona di farsi cattolica? no no ( così Bergoglio). Allora diciamo loro ; ANATEMA!! come ci ordina San Paolo.

AVVISO AI NAVIGANTI: ha detto...

DOMANI NON È CRISTO RE!
La festa di Cristo Re, istituita da Pio XI nel 1925 per proclamare contro la Stato laico (e laido) la suprema autorità di Cristo e della Chiesa sulla società civile e politica, si festeggia l'ultima domenica di Ottobre. Domani si celebra l'ultima domenica dell'anno ecclesiastico e si fa memoria della Presentazione di Maria al tempio. Il "Cristo Re" di Paolo VI non è il Cristo Re di Pio XI: è un Cristo cui il modernismo ha tolto la corona, con la accettazione dei principi liberali, con la proclamazione della falsa libertà religiosa, con la benedizione sacrilega impartita allo Stato laico (cioè ateo). Un Cristo il cui regno non riguarda il tempo presente, ma solo il tempo successivo al giudizio finale.

Catholicus ha detto...

Bravo, chapeau !!!

Anonimo ha detto...

Qui Genova. Se si guarda la pianta del centro storico di Genova si vedra' che tutte le antiche chiese sono orientate nello stesso modo La prima cattedrale cioe' San Siro (un tempo intitolata ai Santi Apostoli) la seconda san LOrenzo, le Chiese dei santi Cosma e Damiano, di san Donato, e le abbazie di San Matteo e di santo Stefano sono tutte orientate nello stesso modo.
Alcune chiese come san giovanni di Pre', sants Maria Maddalena o san Pancrazio furono capovolte nel corso dei secoli.
Altre chiese costruite posteriormente non hanno piu' la sressa orientazione.
Gli antichi architetti conoscevano bene le leggi astronomiche.
Non dimentichiamoci che, nella Bibbia ci viene ricordato che Dio e' luce.

Anonimo ha detto...

Gli antichi architetti sapevano giocare con la luce.
E mi permetto di ricordarvi che all'epoca in cui furono costruite le chiese antiche, la luce elettrica era ancora da scoprire .
Ma spesso la bravura degli architetti era eccezionale.
Oggi hanno presentato in televisione nel documentario IL PROVINCIALE alcuni interessanti itinerari nella Murgia tarantina.
Ed ecco comparire gravine cioè profonde fenditure nel terreno in cui si aprono grotte in parte naturali e in parte scavate dall' uomo. Grotte adibite a magazzini, rifugio di animali , abitazioni e Chiese.
Chiese affrescate con icone di stile bizantino che hanno resistito con le loro raffigurazioni riconoscibili nel corso dei secoli.
Ci viene presentata la chiesa rupestre di San Nicola che si trova nel comune di Mottola , provincia di Taranto. Due le raffigurazioni di San Giorgio.
San Nicola è raffigurato a destra dell'altare. Bene : lo scavo della grotta ' e' stato fatto in modo che ai 2 equinozi , in primavera e in autunno la luce che penetra dall'esterno venga a cadere sul cuore di san Nicola raffigurato a destra dell'altare .

Anonimo ha detto...

...segue
L'uso della lingua latina come vige nella gran parte della Chiesa, è un chiaro e nobile segno di unità e un efficace antidoto ad ogni corruttela della pura dottrina. In molti riti, peraltro, l'uso della lingua volgare può essere assai utile per il popolo, ma soltanto la Sede Apostolica ha il potere di concederlo, e perciò in questo campo nulla è lecito fare senza il suo giudizio e la sua approvazione, perché, come abbiamo detto, l'ordinamento della sacra Liturgia è di sua esclusiva competenza.
Allo stesso modo si devono giudicare gli sforzi di alcuni per ripristinare certi antichi riti e cerimonie. La Liturgia dell'epoca antica è senza dubbio degna di venerazione, ma un antico uso non è, a motivo soltanto della sua antichità, il migliore sia in sé stesso sia in relazione ai tempi posteriori ed alle nuove condizioni verificatesi. Anche i riti liturgici più recenti sono rispettabili, poiché sono sorti per influsso dello Spirito Santo che è con la Chiesa fino alla consumazione dei secoli, e sono mezzi dei quali l'inclita Sposa di Gesù Cristo si serve per stimolare e procurare la santità degli uomini.
È certamente cosa saggia e lodevolissima risalire con la mente e con l'anima alle fonti della sacra Liturgia, perché il suo studio, riportandosi alle origini, aiuta non poco a comprendere il significato delle feste e a indagare con maggiore profondità e accuratezza il senso delle cerimonie; ma non è certamente cosa altrettanto saggia e lodevole ridurre tutto e in ogni modo all'antico. Così, per fare un esempio, è fuori strada chi vuole restituire all'altare l'antica forma di mensa; chi vuole eliminare dai paramenti liturgici il colore nero; chi vuole escludere dai templi le immagini e le statue sacre; chi vuole cancellare nella raffigurazione del Redentore crocifisso i dolori acerrimi da Lui sofferti; chi ripudia e riprova il canto polifonico anche quando è conforme alle norme emanate dalla Santa Sede.
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L'augusto Sacrificio dell'altare non è, dunque, una pura e semplice commemorazione della passione e morte di Gesù Cristo, ma è un vero e proprio sacrificio, nel quale, immolandosi incruentamente, il Sommo Sacerdote fa ciò che fece una volta sulla Croce offrendo al Padre tutto se stesso, vittima graditissima. "Una e identica è la Vittima; Egli medesimo, che adesso offre per ministero dei sacerdoti, si offrì allora sulla Croce; è diverso soltanto il modo di fare l'offerta".
Identico, quindi, è il Sacerdote, Gesù Cristo, la cui sacra persona è rappresentata dal Suo ministro. Questi, per la consacrazione sacerdotale ricevuta, assomiglia al Sommo Sacerdote, ed ha il potere di agire in virtù e nella persona di Cristo stesso; perciò, con la sua azione sacerdotale, in certo modo "presta a Cristo la sua lingua, gli offre la sua mano".
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Vi sono di fatti, ai nostri giorni, alcuni che, avvicinandosi ad errori già condannati, insegnano che nel Nuovo Testamento si conosce soltanto un sacerdozio che spetta a tutti i battezzati, e che il precetto dato da Gesù agli Apostoli nell'ultima cena di fare ciò che Egli aveva fatto, si riferisce direttamente a tutta la Chiesa dei cristiani e, soltanto in seguito, è sottentrato il sacerdozio gerarchico. Sostengono, perciò, che solo il popolo gode di una vera potestà sacerdotale, mentre il sacerdote agisce unicamente per ufficio concessogli dalla comunità. Essi ritengono, in conseguenza, che il Sacrificio Eucaristico è una vera e propria "concelebrazione" e che è meglio che i sacerdoti "concelebrino" insieme col popolo presente piuttosto che, nell'assenza di esso, offrano privatamente il Sacrificio.
È inutile spiegare quanto questi capziosi errori siano in contrasto con le verità più sopra dimostrate, quando abbiamo parlato del posto che compete al sacerdote nel Corpo Mistico di Gesù.
[ ... ] »

Dato a Roma, presso San Pietro, il giorno 20 novembre 1947, ottavo del Nostro Pontificato.

PIO PP. XII

Anonimo ha detto...

La lettera afferma che una volta che il potere del «senza legge» è stato svelato, «il Signore lo sopprimerà col fiato della sua bocca e lo disattiverà con l’apparizione della sua presenza». Il che significa che quel che ci resta da pensare nella condizione apparentemente senza uscita che stiamo attraversando è la forma di una comunità umana che si sottragga tanto al «potere che trattiene» con la sua apparente stabilità istituzionale che all’anomia emergenziale in cui esso fatalmente si converte.

https://www.quodlibet.it/giorgio-agamben-stato-e-anomia.-considerazioni-sull-u2019anticri

Anonimo ha detto...

Profanata la chiesa San Giorgio di Poleo. Rubato l’antico calice e sottratta l’eucarestia dal tabernacolo, mentre non sono stati toccati i soldi delle offerte.
https://www.ilgiornaledivicenza.it/territori/schio/poleo-profanata-la-chiesa-rubati-calice-particole-1.9743565

Padre Rettore, voglia perdonarmi la domanda :" Tenevate lì, a portata di mano, anche la chiave del Tabernacolo?"

Anonimo ha detto...

Parrocchie da incubo
(Brevemente)

Non ci si riflette mai abbastanza, ma un numero indefinibile di parrocchie sono campi di de-concentramento delle anime che andrebbero condotte in Cielo e non de-portate all’ateismo sostanziale.
Molte di queste sono site in mostruosità architettoniche rette da preti in maglioncino e abiti “da idraulico” (cit.) i quali ci si occupano di tutto, ma proprio tutto, ad eccezione delle cose sacre. Se ti vuoi confessare da questi presbiteri 2.0, sempre che non siano impegnati in necessarie faccende superflue, sarai traumatizzato. Sì, ti attende un colloquio in luoghi improbabili nel quale sarai ribrottato solo se non partecipi alle attività ludiche aggreganti, se non ti improvvisi catechista o se non fai la raccolta differenziata. Da questi misericordiosissimi uomini tu sarai ammonito con giustizia implacabile solo se vuoi la comunione sulla lingua e magari in ginocchio o se non batti gioiosamente le mani, per ogni fesseria, durante “l’Eucarestia”.
Qualora l’attenzione della mitica “comunità” sia indirizzata verso qualche pellegrinaggio, la finalità è spessissimo aggregativa e inclusiva, distruttiva, in pratica.
Non mi dilungo, ma assistere alle loro messe domenicali è un atto suicida per chi non cercasse motivi validi per restare ateo o per diventarlo.

Il fatto che la Santa messa in rito romano antico sia stata espressamente vietata nelle Parrocchie spiega magnificamente che le fucine del cattolicesimo adulterato vanno tenute lontane dal rito che obbligherebbe, i non irreversibilmente devastati dal modernismo, la leggendaria “Assemblea” a convertirsi.
Esistono, grazie a Dio, sontuose eccezioni a quanto qui tragicamente evidenziato, ma non è il caso di tacere.
RB