Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

giovedì 31 agosto 2023

Intra claustra monasterii / Perché l’attacco alla vita monastica

La vita contemplativa è il cuore pulsante della Chiesa che attira innumerevoli benedizioni sul mondo intero, mentre purtroppo la gerarchia modernista carente di spiritualità ritiene abbia fatto il suo tempo. È una delle facce della grave crisi che stiamo attraversando. Riprendo il testo che segue per tener desta l'attenzione e moltiplicare le intenzioni di preghiera. Precedenti a partire da quiqui - qui - qui - qui con molti approfondimenti accessibili dai numerosi link inseriti in ogni articolo.

Intra claustra monasterii / Perché l’attacco alla vita monastica
di Rita Bettaglio

Nel 2016 papa Francesco promulgò la Costituzione apostolica Vultum Dei quaerere, specificamente sulla vita contemplativa femminile. A questa seguì, nel 2018, l’Istruzione applicativa Cor orans. 62 pagine la prima, 108 la seconda e, come dice il Salmo, tutte fatica e dolori.
Da allora sono scorsi fiumi d’inchiostro, ma soprattutto di lacrime, conseguenti l’applicazione dei desiderata, o meglio diktat, pontifici in essi contenuti.
Lacrime di claustrali, di donne che hanno scelto di lasciare il mondo e ritirarsi nel silenzio e nella preghiera per lodare Dio, intercedere per tutti e riparare le colpe proprie e altrui. La punta di diamante della Chiesa, da sempre. Donne che hanno innestato la propria vita nel tronco millenario del monachesimo occidentale, in quella tradizione orante che ieri come oggi irriga la Chiesa.

Rimandiamo la disanima di questi documenti a testi qualificati, come l’agile Claustrofobia di Aldo Maria Valli. Mi limito alle riflessioni di un cristiano qualunque.

Vultum Dei quaerere e Cor orans, il suo braccio armato, sono un pesante attacco alla vita claustrale femminile. Anzitutto mi domando: perché quella femminile? Quella maschile è forse ininfluente o fa meno (o più) paura?

Non che la vita contemplativa femminile sia arrivata al 2016 in perfetta salute, ma questi documenti, con la loro smania di aggiornamento, condivisione, comunicazione, sono realmente il colpo di grazia.

Centro della questione, spina irritativa (assai irritativa!), alla radice di questi provvedimenti dai toni impositivi, è l’autonomia dei monasteri. Autonomia antica e radicata, che costituisce l’ossatura stessa del monachesimo, specie benedettino, insieme alla stabilitas. Autonomia e stabilitas sono, per così dire, un combinato disposto che in effetti può dare notevoli grattacapi a chi volesse uniformare e appiattire la vita monastica, rendendola un’esperienza ecclesiale qualunque.
Autonomia e stabilitas, infatti, favoriscono la crescita di rapporti profondissimi con Dio e con le sorelle, l’instaurarsi di una maternità o paternità spirituale che fa paura al mondo liquido di oggi.

I monasteri sono la casa sulla roccia, governata dall’abate (o abbadessa) che, come dice san Benedetto nella Regola, tiene il posto di Cristo, buon Pastore. Non è un caso che abati e abbadesse abbiano diritto all’uso della croce pettorale e del pastorale.

Mi sia qui consentita una filiale e devota domanda: Madri, dov’è finito il vostro pastorale? Esso serve per governare il gregge e per difenderlo dall’attacco dei lupi, specie se travestiti da agnelli. Lucidatelo e tiratelo fuori, spiegate al mondo e a tutti a cosa serva il ricciolo che lo sovrasta… e difendete anche noi che dipendiamo dalle vostre preghiere.

San Benedetto, nel primo capitolo della Regola, De generibus monachorum, definisce i cenobiti, quelli che vivono sotto una regola e un abate, fortissimum genus, stirpe fortissima. Dal VI secolo lo hanno dimostrato in mezzo a ogni difficoltà: ovunque andassero, i monaci davano nuovamente vita a quella che madre Ildegarde Cabitza, badessa di Rosano, ebbe a definire “il tipo ideale della perfetta società cristiana, dove i valori dello spirito hanno la precedenza assoluta su qualunque interesse umano”.

A chi vorrebbe addomesticare tutto questo, togliere il sapore al sale che ha costruito la civiltà cristiana e l’Europa, ci permettiamo di ricordare che è semplicemente un’impresa impossibile perché se taceranno le monache e i monaci grideranno le pietre.

Come lo sappiamo? Perché, come dice madre Cabitza: “Fra le mura di ogni monastero è racchiuso il massimo di felicità che la terra può dare all’uomo, in proporzione dell’intensità dell’amore che opera nelle singole anime e della generosità con la quale si vive la parola di Dio: l’irraggiamento di gioia, di beatitudine che traspare anche al difuori, è la nostra testimonianza più vera”. - Fonte

6 commenti:

Anonimo ha detto...


"Si DIEU EST DIEU, et non pas l'Humanité, l'Ordre social ou le Progrès, et s'il existe une Église qui soit divine, cette Église devra nécessairement proclamer le primat de la Contemplation. Voilà une nouvelle marque de la véritable sainteté de l'Église, un signe de sa divinité.

"Comme l'Église est visible, la Vie contemplative aura, au milieu d'elle, une expression visible. Les monastères de la Chartreuse, de Cîteaux, du Carmel, sont des signes visibles de Dieu premier servi. Il est bon qu'il y ait des religieux et des religieuses qui se lèvent la nuit pour perdre de longues heures devant DIEU, qui ne cherchent pas à écrire des livres, ni à prêcher, ni à fonder des œuvres et des organisations, ni à devenir des forces de civilisation.

"Car, si toutes ces choses ne peuvent être négligées par l'Église dans son ensemble, il n'est pas nécessaire cependant que chaque fidèle s'y adonne. Il est même nécessaire que plusieurs s'en dégagent.

"La Vie contemplative pure perpétue un aspect de la vie de JÉSUS (vie cachée, de prière) dans son corps qui est l'Église."

Cardinal Charles Journet.

Anonimo ha detto...


"L'ordre véritable est fondé sur la prière, tout le reste n'est que désordre." (Julien Green.)

Anonimo ha detto...


"Les Ordres monastiques voués à la contemplation, à la louange, à la pénitence, sont la part la plus précieuse, la plus cachée aussi de l'Église. Ils sont au milieu de ce monde l'anticipation, l'inchoation de la Jérusalem céleste, la prière des anges déjà présente en mystère parmi nous. Par la virginité ils sont la préfiguration de la vie ressuscitée déjà commencée dans le Christ. Ils réalisent la communauté parfaite, la communauté spirituelle dans l'agapé, supérieure à toutes les communautés humaines. Il faut dire plus : ils sont plus nécessaires au monde que les savants, les généraux, les ministres. Car ils sont le sel de la terre qui préserve le monde de la corruption.

"C'est dire qu'ils importent plus que tout à la vie de l'Église, qu'ils nous sont plus chers que la prunelle de nos yeux."

Cardinal Jean Daniélou.

Anonimo ha detto...


Pio XI :

« Si deve certo dire che hanno scelto la parte migliore, come Maria di Betania, quei re1igiosi che per professione vivono nascosti e separati dallo strepito e dalle follie del mondo, e consacrano tutte le loro energie alla contemplazione dei divini misteri e dell'eterne verità, innalzando al Signore continue ed insistenti preghiere per l'estensione e la prosperità del suo regno, solleciti di lavare ed espiare con la penitenza spirituale e corporale, prescritta e volontaria, non tanto le colpe proprie, quanto quell'altrui.

« Infatti, nessun genere o norma di vita si potrebbe proporre a chi vi sia chiamato più perfetta di questa, mentre l’intima unione con Dio e la santità interiore di quanti vivono nel chiostro, in tanta solitudine e silenzio, contribuiscono mirabilmente a rendere più splendido quel tesoro di santità che la sposa immacolata dì Gesù Cristo offre all'ammirazione ed all'imitazione di tutti.

« Nessuna meraviglia quindi, se, volendo gli scrittori ecclesiastici dei secoli scorsi esaltare la preghiera dei solitari e mostrarne l'efficacia, siano giunti a paragonarla all’orazione di Mosè. A tutti è noto l'episodio al quale essi alludono: avendo Giosuè dato battaglia agli Amaleciti nella pianura, Mosè, sulla vetta del monte vicino, pregava con fervore Dio di voler concedere la vittoria al suo popolo; e siccome quand'alzava le mani al cielo vinceva Israele, ed appena le abbassava per la stanchezza, gli Amaleciti prendevano il sopravvento, gli si posero ai lati Aronne ed Hur, e gli sorressero le braccia fino a che Giosuè non uscì vittorioso dal combattimento.

« Questo esempio esprime in modo efficace il valore dell’orazione dei contemplativi, che trovano valido appoggio nell’adorabile Sacrificio di Gesù massimamente, e poi nel sacramento della penitenza, raffigurati, in certo modo, in Aronne e Hur. Infatti, come dicemmo, è occupazione abituale e prerogativa di quei solitari l'offrirsi e consacrarsi a Dio come vittime di propiziazione per la salute loro e del prossimo, come rappresentanti ufficiali del genere umano.

« Ed ecco perché, fin dai primordi della Chiesa, prese radice e si sviluppò questo genere di vita così perfetto, dal quale tutta la cristianità ricava un vantaggio superiore a ogni immaginazione.
[…]

« Questo genere di vita che in forma totale permetteva ai monaci viventi separati ciascuno nel segreto della propria cella d’applicare l’animo in modo esclusivo alla contemplazione delle realtà celesti, esonerati e liberi da qualsiasi impegno di ministero esteriore, si rivelò d’una utilità ammirabile per la società cristiana. Infatti il clero e il popolo di quei tempi non potevano non considerare con la massima utilità l'esempio di questi uomini che, abbracciando per amore di Gesù Cristo le pratiche più perfette e austere, imitavano la vita interiore e nascosta da Lui condotta nella casa di Nazaret, allo Scopo di completare ciò che manca alla sua Passione (cfr. Col 1,24)
[…]

« Che se c'è ancora chi pensa che certe virtù, ingiustamente chiamate passive, siano ormai da tempo cadute in disuso e si debba sostituire all'antica disciplina monastica l'esercizio più comodo e meno faticoso delle virtù attive, questa teoria però fu respinta e condannata dal nostro predecessore l’immortale Leone XIII, nella sua lettera “Testem benevolentiae” del 22 gennaio l899, e ognuno comprende da sé quanto essa sia dannosa e ingiuriosa al concetto e alla pratica della perfezione cristiana.

« Ed invero - e facile comprenderlo - giovano molto più al bene della Chiesa e alla salute del genere umano coloro i .quali si dedicano assiduamente all'orazione e alla penitenza che non quelli che coltivano, lavorando il campo del Signore; se i primi non attirassero dal cielo l'abbondanza delle grazie divine sul terreno che gli operai evangelici devono irrigare, questi trarrebbero dalle loro fatiche frutti ben più magri. »

Pio XI, Costituzione Apostolica "Umbratilem", 8 luglio 1924.

http://www.certosini.info/Pio_XI_Costituzione_Apostolica_Umbrilatem.htm

Anonimo ha detto...

Il problema non è il modernismo (almeno in questo caso). Il problema è il clero secolare. La chiesa si è secolarizzata nel senso che dopo Trento, lentamente e inesorabilmente, il clero secolare ha preso il sopravvento sui religiosi.

Anonimo ha detto...

Cercando i motivi di queste persecuzioni non escluderei il vil danaro, come lessi in un cenno altrove. Anzi credo che il motivo/ nocciolo della questione sia l immobile, cioè l edificio/ monastero con i suoi mattoni, le sue fondamenta, il suo terreno. In periodo di finanze magre terra e mattone diventano oro. Mi conferma in questa messa a fuoco del motivo trainante di queste vessazioni il fatto che la maggior parte della attuale gerarchia ecclesiastica è lungi dallo spirituale e naturalmente affine al materiale, terra terra.