Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

martedì 24 dicembre 2024

I concordati tra Stato e Chiesa e la 'Vehementer nos'

Nuove osservazioni di Andrea Mondinelli sul nuovo Concordato tra Chiesa e stato e suoi effetti.
I concordati tra Stato e Chiesa e la Vehementer nos
Andrea Mondinelli, 23dicembre 2024

Riguardo al mio precedente intervento sull’ora di Insegnamento della Religione Cattolica [vedilo qui], mi sembra necessario chiarire meglio un aspetto fondamentale della questione: è stata la Santa Sede (!) a chiedere la rinuncia ai Patti Lateranensi sulla base del nuovo “principio” della libertà religiosa del Concilio Vaticano II.

Per avere un’idea della gravità del fatto, è utile leggere il Magistero di San Pio X, nell’enciclica Vehementer nos, che riguarda il problema della rottura unilaterale del Concordato con la Chiesa da parte dello Stato francese. La lettura di alcuni brani è molto istruttiva e si può facilmente immaginare (basta sostituire Santa Sede a Francia) cosa avrebbe scritto San Pio X se avesse saputo che un futuro Concilio ed i successivi Pontefici avrebbero accettato il falso “principio” della separazione tra Stato e Chiesa, come avvenne nel Concordato del 1984. Ecco le sue veementi, è proprio il caso di dirlo, parole sull’argomento in questione: “Siamo pieni d’inquietudine e d’angoscia quando soffermiamo il pensiero su di voi. E come potrebbe essere diversamente, dopo la promulgazione della legge che, spezzando violentemente i legami secolari, con i quali la vostra Nazione era unita alla Sede Apostolica, crea alla Chiesa cattolica in Francia una situazione indegna di lei e quanto mai lamentevole?”.

Prosegue San Pio X nella Vehementer nos: “[…] È una tesi assolutamente falsa, un errore pericolosissimo, pensare che bisogna separare lo Stato dalla Chiesa. Questa opinione si basa infatti sul principio che lo Stato non deve riconoscere nessun culto religioso: ed è assolutamente ingiuriosa verso Dio, poiché il Creatore dell’uomo è anche il fondatore delle società umane e conserva nella vita tanto loro che noi, individui isolati. Perciò noi gli dobbiamo non soltanto un culto privato, ma anche un culto sociale e onori pubblici. Inoltre, questa tesi è un’ovvia negazione dell’ordine soprannaturale. Essa limita infatti l’azione dello Stato alla sola ricerca della prosperità pubblica in questa vita, cioè alla causa prossima delle società politiche; e non si occupa in nessun modo, come di cose estranee, della loro causa più profonda che è la beatitudine eterna, preparata per l’uomo alla fine di questa vita così breve. E pertanto, poiché l’ordine presente delle cose è subordinato alla conquista di quel bene supremo e assoluto, non soltanto il potere civile non dovrebbe ostacolare questa conquista, ma anzi dovrebbe aiutarci a compierla”.

In contrasto con le parole del Magistero di San Pio X, la Santa Sede ha tolto dall’Inno a Cristo Re ( qui), presente nella Liturgia delle Ore del novus ordo, le seguenti emblematiche strofe: “La turba scellerata urla: “Non vogliamo che Cristo regni” ma noi, acclamando, ti dichiariamo Re supremo; A te i capi delle nazioni diano pubblico onore, ti adorino i maestri, i giudici le leggi e le arti esprimano te; Sottomesse le insegne dei re rifulgano a Te dedicate: e col tuo mite scettro la patria e le case dei cittadini governi”.

Ancora San Pio X nell’enciclica: “[…] Se poi un qualsiasi Stato cristiano che si separi dalla Chiesa commette un’azione essenzialmente funesta e biasimevole, quanto si deve deplorare che la Francia si sia messa per questa strada, quando avrebbe dovuto entrarvi meno ancora di tutte le altre nazioni! […]”.

Se poi non un qualsiasi Stato cristiano, ma la Santa Sede si fosse separata dallo Stato, in nome della libertà religiosa, per esservi sottomessa, cosa avrebbe detto San Pio X? Sarebbe morto di crepacuore…

Purtroppo, molti buoni cattolici di oggi pensano che, dopo tutto, non si può tornare indietro, che il mondo va avanti e sia necessario stare al passo. Penso sia utile chiedersi avanti verso cosa. Cosa se non la rovina eterna?

Ecco la domanda ineludibile per un cattolico: nel mondo odierno, come impostare e vivere la propria vita per la maggiore di Gloria di Dio? Certamente è necessaria la virtù di forza elevata al grado soprannaturale dal dono della fortezza dello Spirito Santo. Infatti, ci troviamo di fronte a un sistema di pressioni esterne ed interne che proibiscono alla conoscenza ed alla volontà umane di raggiungere le realtà per cui sono fatte, che pretende di creare un “uomo nuovo” e una “nuova società”, come succede da due o tre secoli. Non è più solo il bene comune naturale dell’uomo che si trova esplicitamente contestato, ma il suo bene comune soprannaturale; non è nemmeno più la sua vita fisica che ormai è in gioco, ma la sua redenzione personale. De Corte ci indica la via maestra da percorrere per opporsi alla rivoluzione ed è una via piccola, anzi, per meglio dire, la via dei piccoli.

Antonio Royo Marin nel suo eccellente trattato “Teologia della perfezione cristiana” (1954), riguardo al dono della fortezza, ricorda che uno degli effetti che produce nell’anima è il seguente: “dà all’anima l’«eroismo delle piccole cose», oltre che l’eroismo nelle grandi”, riportando quanto diceva il Sommo Pontefice Giovanni XXII: “Datemi un frate dell’ordine dei predicatori che osservi la sua regola e le sue costituzioni e, senza bisogno di altro miracolo, lo canonizzo”.

Penso che, al giorno d’oggi, Giovanni XXII direbbe lo stesso per un laico che compisse interamente il suo dovere di stato, visto che nella nostra società è richiesta una virtù elevata ai gradi eroici per adempiere i propri doveri naturali.
Andrea Mondinelli 

8 commenti:

Anonimo ha detto...

La Signoria di Gesù  Cristo sul Creato è  un fatto spirituale e materiale. Certamente Gesù  Cristo non è re del mondo intriso dal peccato, ma nella Sua Onnipotenza ed Onniscienza è in grado, è capace, di trarre il Bene anche da ciò che bene non è. Quindi è  sacrosanto che la Chiesa e lo Stato siano sottoposti a Cristo Re.
m.a.

da ex studente di Giurisprudenza ha detto...

Posso dire la mia sulla "questione 1984", sulle leggi estere a Giurisprudenza si fa poco (oggi forse di più, perchè il corso dura cinque anni e non più quattro, ma non so come funzioni), ossia la revisione del concordato italiano: è stato sancito il principio che uno stato può non avere una religione propria ma che i cittadini abbiano la loro. E scusatemi se è poco. Dal 1984 (allora mi ero già diplomato al Magistrale quinquennale, potevo andare già all'Università ma avevo preferito fare un corso intensivo per poi iscrivermi al V anno di Ragioneria, ho due diplomi) nessuno ha interferito col mio essere cattolico, addirittura quando ci sono andato la prima volta (Economia e commercio, 1985--87), addirittura il FUAN si era unito con CL (che almeno a Trieste si chiamava prima "Cattolici Popolari", poi, dopo la divisione della DC, "Partecipazione Cristiana") per le elezioni universitarie.
Siccome non sono stato chiamato alle armi quando avrei dovuto (titolare di patente F per la mia vista deficitaria, limitato ad auto mia e con meno di 55 CV, però fatto idoneo anche a combattere in prima linea... se n'erano accorti che quelli come me non servivavno a nulla in una caserma) ho lasciato Economia e sono andato a lavorare nell'agenzia assicurativa di mio zio come praticante ragioniere. Mi sono iscritto a Giurisprudenza nel 1991.
Molti sostituivano il corso di Economia Politica (difficile per chi già non sapeva qualcosa, tipo chi veniva dal Classico) con Dottrina dello Stato, ma io, con un diploma di Ragioneria... utilizzato ho potuto seguirlo e sostenerlo (26/30). E qui posso fare il paragone fra religione di stato e stato di (presupposti) praticanti quella religione: paragone sugli stati "ricchi": stati come la Svizzera sono ricchi perchè sono ricchi i suoi cittadini, certi altri potrebbero essere definiti "ricchi" perchè è ricco lo Stato in sè ma i cittadini fanno forse anche la fame salvo pochissimi altolocati (il paragone era fatto con l'URSS appena crollata, ma vale anche per altri). Questo anche spiega perchè Svizzera e Svezia cercarono di farsi la bomba atomica ma non riuscirono a finanziare i relativi programmi e paesi dove si fa la fame (ma i soldi sono in mano in gran parte se non totalmente allo stato) come India, Pakistan e Corea del Nord ci sono riusciti.
Stessa cosa per le religioni: che l'Italia abbia cambiato il principio di essere uno stato cattolico con quello di essere uno stato imparziale verso le religioni non le ha impedito di essere uno stato di cattolici.

mic ha detto...

Alla vigilia di Natale si aggiunge

Crastina die delebitur iniquitas terrae,
et regnabit super nos Salvator mundi.

Regem venturum Dominum,
venite, adoremus.
Prope est iam Dominus:
venite, adorémus.

Domani sarà sconfitto il male della terra
e regnerà su noi il Salvatore del mondo.

Ecco il Signore viene,
venite adoriamo.
Il Signore è vicino,
venite adoriamo.

Anonimo ha detto...

La revisione dei Patti Lateranensi.
La Chiesa non "rinunciò" ai Patti ma li sottopose a revisione su alcuni punti, in accordo con lo Stato italiano a trazione "laicista", al cui governo c'era allora Craxi. L'Accordo fu ratificato il 25 marzo 1985. Constava di 14 articoli seguiti da un Protocollo Addizionale di 7 articoli. Il primo di questi ultimi era quello funesto che, con il gaudio della S. Sede, dichiarava "Si considera non più in vigore il principio, originariamente richiamato dai Patti Lateranensi, della religione cattolica come sola religione dello Stato italiano". Tale principio era stato codificato nel 1848 dallo Statuto Albertino e rivitalizzato dal FAscismo, proprio con i Patti Lateranensi. Le religioni non cattoliche erano cosiderate "culti ammessi", riconosciuti dallo Stato con intese particolari ma sempre subordinatamente al posto preminente riconosciuto alla religione cattolica e quindi alla Chiesa.
Le grandi aperture di Mussolini nei confronti della Chiesa riempirono di furore l'antifascismo, soprattutto quello di sinistra e liberal-socialista. Nel fascismo di base c'era anche una componente anticlericale, che però accettò i Patti per disciplina. Ma era l'anticlericalismo superficiale tipico del popolo italiano, non aveva nulla di "teologico". Al massimo si dava un contenuto politico per via delle questioni spinose provocate dall'Unità d'Italia.
Visto che si parla della falsa dottrina sulla separazione istituzionale fra Chiesa e Stato, potrebbe esser interessante riesumare gli argomenti con i quali Mussolini respingeva la concezione cavourriana della "libera Chiesa in libero Stato", ossia della separazione radicale tra le due entità ( e della riduzione di fatto della religione cattolica a credenza della sola coscienza individuale privata, cosa del tutto inaccettabile).
Ma questo richiederebbe un intervento ad hoc o addirittura un breve articolo.
Nella Revisione il Vaticano applicava alla lettera il principio della libertà religiosa sancito dal Concilio. E si ispirava alla concezione della c.d. "sana laicità" propalata dal Concilio.
pp

Anonimo ha detto...

Una volta la Chiesa era combattuta dai suoi nemici che volevano distruggerla, dopo il Concilio Vaticano si distrugge da sola!!

Anonimo ha detto...

https://fsspx.news/it/news/italia-cattolicesimo-allo-sfascio-49469

da ex studente di Giurisprudenza ha detto...

Veloce perchè vado alla messa di mezzanotte (da noi il Bambino viene collocato allora, ancora, e niente "ammodernamenti").
Vedo che fin troppo si incensa Mussolini per il Concordato, ma molti sostengono che sia stato spinto da Casa Savoia, Mussolini era agnostico (e, a dispetto di chissà quante agiografie, non si convertì mai, perfino i suoi parenti lo ammisero). Mussolini lo stipulò, fece quelle "aperture verso la Chiesa" (che suscitarono un risentimento che un po' c'è ancora oggi) solo perchè temeva che, anche dopo le "leggi fascistissime", il re avrebbe potuto farlo saltare, come nel 1943 avvenne.
Quelle leggi "ultraconcordatarie" sembravano iperconfessionali ma di fatto solo una (quella che dava ai Vescovi facoltà di servirsi della polizia per indagini canoniche) era tale: la valenza civile delle censure ecclesiastiche per i laici non avveniva o veniva revocata se vi era conversione ad altro culto ammesso, e ne furono ammessi molti, perfino l'induismo che forse pochi studiosi allora sapevano cosa fosse, i carabinieri non cattolici furono passati ad altre armi dell'Esercito (anche i CC allora erano arma dell'Esercito), l'ufficiale che condusse con successo il sommergibile Perla in un avventuroso periplo dell'Africa da Massaua a Bordeaux per evitare la cattura da parte britannica era luterano.
Piccola precisazione: di "sana laicità" parlò già Pio XII durante la prima visita di Gronchi in Vaticano (secondo alcuni la seconda, perchè sarebbe stata preceduta da una visita segreta a Castel Gandolfo una settimana prima).

Anonimo ha detto...

Ex studente di giurisprudenza.
Mi sembra che lei ripeta la vulgata antifascista sempre dominante. Le consiglio di documentarsi nel modo giusto. Sulla conversione di Mussolini, la invito a leggere la documentazione raccolta dallo scomparso Ennio Innocenti, "La conversione religiosa di Benito Mussolini", Fede & Cultura, 2005, X ediz., pp. 331, € 18,00. Negli ultimi mesi della sua vita, Mussolini si confessò più volte. Disse ad un sacerdote che ai tempi del Concordato si sentiva cattolico soprattutto dal punto di vista politico ma dopo la caduta dal potere anche "nella vita intima" (op. cit., p. 245, 313). L'ultima confessione avvenne il 4 marzo 1945 (p. 313).
Non è vero che sia stato spinto dal re alla Conciliazione. V. E. III non ci pensava proprio. Si ritiene che fosse massone. In vita sua andò a Messa solo per esigenze della Ragion di Stato, quando si sposò per esempio.
Anche De Felice aveva accettato l'immagine usuale di M. "agnostico" che aveva fatto la Conciliazione solo per calcolo politico, mantenendosi sempre estraneo ad ogni vero sentimento religioso. Innocenti fece in tempo a mandare a De Felice, già gravemente malato, la prima edizione del suo libro. De Felice, con l'onestà che lo distingueva, gli rispose che in effetti, a causa della documentazione raccolta da Innocenti, la questione della religiosità di Mussolini andava rivista completamente. La morte però gli impedì di occuparsene.
Mi sembra sfuggano oggi tutte le concessioni che Mussolini fece alla Chiesa, con i famosi Patti.
Ricordiamoci che era una Chiesa formalmente chiusa nell'angolo dalla classe dirigente liberal-massonica, che M. aveva cacciato a pedate: 1. La sovranità di un vero Stato indipendente, anche se molto piccolo - comunque uno Stato adatto alle esigenze odierne della Chiesa 2. Il riconoscimento del matrimonio cattolico da parte dell'ordinamento statale, con il prete abilitato ad agire nella circostanza da funzionario civile. Questa fu una cosa importantissima sul piano del costume e della morale per gli italiani, al tempo in gran parte cattolici. In questo campo, finiva la separazione tra Chiesa e Stato professata dai liberali. 3. L ' insegnamento della religione nelle scuole, affidata alla Chiesa + 4. La libertà di insegnamento riconosciuta alla Chiesa cattolica. Non mi ricordo se già esistesse, fu comunque mantenuta l'educazione parentale. Il P. Gemelli ottenne nel 1924 il riconoscimento dell'Università cattolica da lui fondata come libera università. Giovanni Gentile si attivò molto in questo senso. 5. Nelle organizzazioni giovanili del regime furono introdotti i cappellani. 6. Erano ammesse le organizzazioni giovanili cattoliche purché si occupassero prevalentemente dell'aspetto religioso. Il forte contrasto con l'Azione cattolica, soprattutto quella universitaria, diretta da un certo mons. G.B. Montini, nacque perché l'A.C. secondo i fascisti barava, facendo politica (antifascista). Tutti i torti non li avevano anche se sbagliarono a lasciarsi andare, nella circostanza, ai loro metodi "maneschi", per così dire, passando esteriormente dalla parte del torto.
L'elenco delle mussoliniane "aperture" alla Chiesa sarebbe ancora lungo.
C'è una saggistica cattolica "tradizionalista" che cerca di rinverdire scorrettamente l'immagine fasulla del Mussolini rimasto sempre mangiapreti, irreligioso e persino ateo, come nei suoi disordinati anni di giovane rivoluzionario romagnolo. Ma si tratta di un déjà-vu della peggior specie.
La Conciliazione suscitò un "risentimento che dura ancor oggi"? Certo, negli antifascisti doc e nella componente anticlericale del fascismo, che non era comunque maggioritaria e non era una cosa profonda, rifletteva il tradizionale anticlericalismo "di pelle" degli italiani. Invece il libro di Innocenti documenta che in varie città d'Italia, soprattutto a Roma, ci furono manifestazioni popolari spontanee inneggianti a Mussolini,una volta annunciati i Patti. La gran maggioranza degli italiani ne fu felice.
Buon Santo Natale
pp