Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

giovedì 10 aprile 2014

Card. Brandmüller. Divorziati risposati, così nella Chiesa primitiva

La questione sollevata dal card. Kasper nel recente concistoro - che si fa portavoce con l'avallo sembrerebbe del papa, delle spinte antropocentriche innescate nella teologia e nell'ecclesiologia negli anni post-conciliari - si riproporrà fino all'ottobre prossimo, quando si terrà la sessione conclusiva del Sinodo dei vescovi.
Proponiamo una delle rare voci di dissenso, insieme a quelle già note del card. Caffarra [qui] e di Mons. Negri [qui]. Il testo  che segue, del card. Walter Brandmüller, del quale avevamo raccolto qui le dichiarazioni alla stampa è tratto da Avvenire. Esso stigmatizza i segnali inquietanti di disonesta esegesi offerti dall'opera di Giovanni Cereti, citata nella piattaforma di partenza della discussione lanciata da Kasper, a sua volta innescata dalla deliberazione dell'episcopato germanico.
Per una maggior visione d'insieme, inseriamo anche alcuni link: Il recente esaustivo excursus di Sandro Magister [qui]; l'informazione di Marco Tosatti [qui]; un'analisi di De Mattei [qui]; quella di Gnocchi e Palmaro [qui]; alcune nostre notazioni [qui] e [qui].

In previsione del prossimo Sinodo dei vescovi, la discussione sulla posizione dei divorziati risposati all’interno della comunità della Chiesa ha acquistato nuova urgenza. In tale contesto vengono citate una serie di testimonianze dell’era patristica che deporrebbero a favore di una ammissione di questo gruppo di persone all’Eucaristia. Ciò avviene soprattutto in un’opera di Giovanni Cereti, un sacerdote della diocesi di Genova che ha studiato patristica e teologia ecumenica e continua tutt’oggi a lavorare in questi campi.

Con il suo libro Divorzio, nuove nozze e penitenza nella Chiesa primitiva, del 1977 (riedito da Aracne nel 2013), Cereti intende perseguire un interesse ecumenico e pastorale: il riconoscimento delle seconde nozze dei divorziati da parte della Chiesa e il loro accesso alla comunione eucaristica. Egli ritiene che ciò sia stato una prassi già nella Chiesa primitiva. Pare che la riedizione del 2013 da parte di Aracne del volume sia stata intrapresa proprio in occasione del Sinodo dei vescovi, che si terrà in Vaticano nell’ottobre del 2014.

La tesi di fondo di Cereti è tuttavia insostenibile. Sebbene alcuni Padri abbiano manifestato una certa tolleranza in riferimento a singole situazioni difficili, né nell’Occidente, né nell’Oriente si può però parlare di un regolare riconoscimento delle seconde nozze dopo il divorzio e di una ammissione all’Eucaristia dei divorziati risposati. Nonostante gli Ortodossi riconoscano oggi un secondo e un terzo matrimonio di penitenza, si deve tener presente che nella Chiesa primitiva la possibilità di accedere a nuove nozze si verificava unicamente per i vedovi e non nel caso del matrimonio dopo un divorzio.

Cereti chiede molto suggestivamente che lo sguardo sulla Chiesa primitiva si liberi dalla severa prassi odierna, la quale non consente una riammissione dei divorziati risposati all’eucaristia. Nella Chiesa primitiva si parlava spesso di seconde e terze nozze e, secondo Cereti, con ciò si intendevano le nozze dopo un precedente divorzio. Certamente, è davvero necessario liberarsi della visione odierna nel guardare all’antichità: dobbiamo però stare bene attenti a non proiettare sulla Chiesa primitiva la disinvoltura con la quale la società odierna accetta il divorzio e le seconde nozze. Già l’antichità precristiana trattava il divorzio e le seconde nozze in modo molto restrittivo. Non si può assolutamente parlare nell’epoca dei Padri di una prassi generale di divorzio e di nuove nozze.

Un secondo matrimonio simultaneo, cioè contratto mentre era in vita il primo coniuge, veniva considerato come un adulterio perpetuo e mai era preso in considerazione come una scelta cristiana. Non risulta nessuna iniziativa dei Padri per regolare pastoralmente un tale matrimonio. Solo la separazione poteva essere, eventualmente, permessa. Quando invece nei testi ecclesiastici si parla di seconde, terze o quarte nozze, si intendono le nozze dei vedovi. Se ne parlava perché erano permesse, ma non viste di buon occhio. Dove i Padri o i Sinodi parlano di un divorzio permesso o addirittura dovuto, Cereti ne deduce inoltre il diritto di risposarsi mentre il coniuge è ancora in vita, ma da nessuna parte esiste una prova di ciò. Divorzio e seconde nozze sono due realtà completamente distinte. La separazione e l’adulterio venivano sanzionati e non si poteva affatto parlare di un permesso per un secondo matrimonio contratto durante la vita del primo coniuge.

Cereti ritiene che i Sinodi del quarto secolo, che riammettevano nella Chiesa i digamoi (coloro che contraevano un secondo matrimonio) dopo un periodo di penitenza, intendevano con ciò sia il caso delle seconde nozze simultanee (un secondo matrimonio mentre il primo coniuge è in vita) che di quelle successive (un secondo matrimonio dopo la morte del primo coniuge). In tal senso anche i divorziati risposati avrebbero potuto essere ammessi all’Eucaristia. Addirittura il Concilio ecumenico di Nicea (can. 8) lo avrebbe considerato un’ovvietà. In realtà, in nessun Padre della Chiesa si può trovare un riferimento alla parola digamoi nel senso di un’equiparazione tra le seconde nozze simultanee e quelle successive dei vedovi.

A maggior ragione nessun testo sinodale, che di per sé esigeva chiarezza giuridica, avrebbe mai potuto intendere con digamoi sia le seconde nozze simultanee che quelle successive. Con ciò si sarebbero messe sullo stesso livello le seconde nozze simultanee, che risultano sempre da un adulterio, con le seconde nozze successive dei vedovi, che venivano considerate dalla maggioranza dei Padri come indesiderate, ma non peccaminose.

A favore di una simile interpretazione del termine digamoi da parte dei Sinodi depone anche il canone 19 del Sinodo di Ancira (314), il quale prevedeva che chi infrange il voto di verginità doveva sottoporsi alla disciplina (penitenziale) dei digamoi. Infine, il Sinodo di Laodicea, nella seconda metà del quarto secolo, disponeva che ai digamoi che avessero celebrato un secondo matrimonio in modo libero e formale, e non in segreto, venisse imposto solo un breve tempo di penitenza.

Ma anche qui si tratta dei digamoi nel senso delle seconde nozze dei vedovi. Come risulta da quanto sinteticamente sopra esposto (ma criticamente documentato in modo più ampio e adeguato in altra sede: cfr. W. Brandmüller, Den Vätern ging es um die Witwen, “Die Tagespost”, 27 febbraio 2014, p. 7; H. Crouzel, S.J., L’Église primitive face au divorce: du premier au cinquième siècle, Paris 1971; G. Pelland, S.J., La pratica della Chiesa antica relativa ai fedeli divorziati risposati, in: Congregazione per la dottrina della fede, Sulla pastorale dei divorziati risposati. Documenti, commenti e studi, LEV, Città del Vaticano 2010, pp. 99-131), un’interpretazione dei testi che voglia seguire correttamente le esigenze del metodo storico-critico, non permette di trarre le conclusioni alle quali Cereti arriva. Inoltre non pare superfluo ricordare che solo un consensus Patrum, un insegnamento consensuale dei Padri – e non una scelta arbitraria di testi – può pretendere di possedere autorità dottrinale e quindi avere valore probante in vista di una nuova prassi pastorale. Va infine ricordato che lo Spirito guida la Chiesa nella verità tutta intera (cfr.Gv 16,13). Ciò comporta che la Chiesa avanza in una comprensione sempre più approfondita della verità. Poiché d’altra parte lo Spirito Santo nel percorso della storia non può contraddirsi, ogni successiva acquisizione non può contraddire le precedenti.
Walter Brandmüller

24 commenti:

via libera ha detto...

se è vero che i divorziati risposati, continuando nella vita di peccato, fanno parte della Chiesa cioè Comunione dei Santi, a pari merito con chi è in Grazia di Dio allora:

1- il peccato di adulterio non esiste più
2- non ha più alcun valore il Matrimonio Sacramento, legame a vita, tanto vale convivere
3- non ha più senso cercare la vita di santità, siamo tutti santi, basta che crediamo di essere salvi, Gesù ci ha salvati già tutti, possiamo peccare tranquillamente in vari modi e gravità, alla fine tutto sarà perdonato senza sforzi personali di non peccare, o di seguire virtù;
4- non c'è più alcuna differenza tra santo e peccatore, vita di Grazia e vita di peccato....

.....e così via (via libera a tutti i comportamenti immaginabili: l'immaginazione è andata al potere)

Anonimo ha detto...

Poche storie: Nostro Signore è stato categorico. Dovendo procedere alla revisione della Divina Dottrina si muterebbe la sostanza. Ergo non più Dottrina di Cristo ma precetti di uomini= altra religione e altra chiesa.

Anonimo ha detto...

l'argomento di Cereti è fatto da la cera di ostinazione che poi divenne il cerume di quelli che non vogliano ascoltare la Verità...


Romano

Anonimo ha detto...

Pare che Brandmuller, Kasper &c vogliano spingere tutti i divorziati sulla via larga, quella da cui Gesù ci mette in guardia, dicendo che "molti si incamminano su di essa".

Chiedo a Vighi se lei o i suoi amici risposati vogliono seguire costoro o Gesù quando dice:
"Sforzatevi di entrare per la porta stretta...."
Questi pastori della Chiesa 2. promettono ai peccatori ostinati la felicità terrena. Ma la Madonna a S. Bernadette disse:
"Io non ti prometto di renderti felice in questo mondo ma nell'altro".
Vale qualcosa tale promessa per i cattolici odierni che "vogliono rifarsi una vita" con la benedizione ecclesiastica ?
credo di no.
L'aldiqua è per costoro l' unico oggetto e meta di "speranza", quella nominata da Vighi.

Luisa ha detto...

Sono veramente pochi, non si contano nemmeno sulle dita di una mano, i pastori che prendono la parola per dissentire dalla tesi di Kasper e dalle perspettive che apre, forse che chi tace consente?
Sono sicura che il dissenso è forte e non è di pochi, allora perchè tacciono mentre vedono quanto spazio sta prendendo la Kasper- teoria nei media e nelle menti della gente, dei cattolici in particolare e sopratutto?
Hanno forse paura della sanzione del generale Bergoglio?
Hanno ricevuto ordini o direttive in quel senso?
Come scrivevo nel thread precedente, è noto quale sia il pensiero del presbitero nonchè teologo Cereti che ispira anche Kasper, un piccolo esempio, Cereti pensa, e insegna negli atenei pontifici, che:
"La Chiesa di Cristo è presente nelle diverse Chiese cristiane"

http://www.finesettimana.org/pmwiki/uploads/RSt201401/140120cereti.pdf

Cereti fa parte di quelle persone che sembrano sentirsi spuntare delle ali e prendono il volo con l`elezione di Jorge Bergoglio, non che fossero zitti prima, com eho detto con quelle sue idee ad esempio Cereti ha insegnato in diverse Università Pontificie ed è consulente del Segretariato per le attività ecumeniche, ma la sua tesi secondo la quale la Chiesa ha il potere di assolvere tutti i peccati, anche l’aver infranto il patto coniugale, è stata durante 40 anni segreta e marginale, ma ecco che arriva il salvatore Bergoglio e il Sinodo sulla Famiglia e la luce fu!
È forte e potente l`armata che afferma subdolamente che la Dottrina non cambia ma che la stravolgerà "grazie" alla pastorale slegata dalla Dottrina, quell`armata sta usando tutte le tribune per martellare il suo "credo", se chi dissente continua a tacere, sperando o illudendosi di poter imporsi al Sinodo, la confusione e l`errore continueranno a seminare il terreno già fertile ( o arido se preferite ) dell`ignoranza dei cattolici, del loro individualismo, del loro egoismo.
I complimenti di Bergoglio a Kasper che fa "teologia in ginocchio" , il fatto che sia a lui che egli abbia affidato il compito di aprire il Concistoro di preparazione al Sinodo, e che abbia accettato (voluto?) la pubblicazione della sua relazione (imponendo il silenzio agli altri?),lasciano pochi dubbi su quale sia il suo pensiero.

Anonimo ha detto...

"..In virtù della sacramentalità del loro matrimonio, gli sposi sono vincolati l'uno all'altra nella maniera più profondamente indissolubile. La loro reciproca appartenenza è la rappresentazione reale, per il tramite del segno sacramentale, del rapporto stesso di Cristo con la Chiesa.

Gli sposi sono pertanto il richiamo permanente per la Chiesa di ciò che è accaduto sulla Croce; sono l'uno per l'altra e per i figli, testimoni della salvezza, di cui il sacramento li rende partecipi. Di questo evento di salvezza il matrimonio, come ogni sacramento è memoriale, attualizzazione e profezia: «in quanto memoriale, il sacramento dà loro la grazia e il dovere di fare memoria delle grandi opere di Dio e di darne testimonianza presso i loro figli; in quanto attualizzazione, dà loro la grazia e il dovere di mettere in opera nel presente, l'uno verso l'altra e verso i figli, le esigenze di un amore che perdona e che redime; in quanto profezia, dà loro la grazia e il dovere di vivere e di testimoniare la speranza del futuro incontro con Cristo» ..
Come ciascuno dei sette sacramenti, anche il matrimonio è un simbolo reale dell'evento della salvezza, ma a modo proprio. «Gli sposi vi partecipano in quanto sposi, in due, come coppia, a tal punto che l'effetto primo ed immediato del matrimonio (res et sacramentum) non è la grazia soprannaturale stessa, ma il legame coniugale cristiano, una comunione a due tipicamente cristiana perché rappresenta il mistero dell'Incarnazione del Cristo e il suo mistero di Alleanza. E il contenuto della partecipazione alla vita del Cristo è anch'esso specifico: l'amore coniugale comporta una totalità in cui entrano tutte le componenti della persona - richiamo del corpo e dell'istinto, forza del sentimento e dell'affettività, aspirazione dello spirito e della volontà -; esso mira ad una unità profondamente personale, quella che, al di là dell'unione in una sola carne, conduce a non fare che un cuor solo e un'anima sola: esso > esige l'indissolubilità e la fedeltà della donazione reciproca definitiva e si apre sulla fecondità (cfr. Paolo PP. VI «Humanae Vitae», 9). In una parola, si tratta di caratteristiche normali di ogni amore coniugale naturale, ma con un significato nuovo che non solo le purifica e le consolida, ma le eleva al punto di farne l'espressione di valori propriamente cristiani»..
http://www.vatican.va/holy_father/john_paul_ii/apost_exhortations/documents/hf_jp-ii_exh_19811122_familiaris-consortio_it.html

Annarè ha detto...

Allora Enrico VIII aveva ragione e l'anglicanesimo non è più un'altra chiesa? Bisognerebbe chiederlo ai novatori: al papa in primis al cardinal Kasper e congrega.
Si rendono conto che dovranno rendere conto a Gesù delle anime da loro traviate?
La vera pastorale per i divorziati è di ribadire loro che devono convertirsi e rimanere casti, allora potranno ricevere Gesù. Povero Gesù sacramentato quante offese nei suoi confronti per colpa di cattivi pastori.

Anacleto ha detto...

Nessuno ha mai accennato al cd. Privilegio Paolino. (Canoni 1143-1147):
Con tale terminologia si intende quello speciale potere di origine divina rivelato da Cristo all’apostolo Paolo, così come si evince dalla Sacra Scrittura, e quindi trasferito al Romano Pontefice quale Vicario di Cristo. Secondo tale privilegio, finalizzato ad agevolare la conversione alla religione cristiana, i matrimoni celebrati tra non battezzati possono essere sciolti allorquando taluno di essi riceva successivamente il battesimo abbracciando appunto tale religione, ma si veda ostacolato nel suo cammino di fede dall’atteggiamento del coniuge che non intende aderire alla Chiesa cattolica, ovvero non vuole coabitare con lui, ovvero non vuole coabitare con lui senza indurlo a peccare o senza maltrattarlo a causa della conversione. Ne consegue che, per superare il contrasto tra la regola dell’indissolubilità e il bene della fede (di qui anche la denominazione «privilegio della fede»), che rappresenta di per sé un valore superiore da tutelare, il coniuge convertitosi al cattolicesimo può passare a nuove nozze con una persona cattolica, liberandosi automaticamente («ipso iure») dal precedente vincolo coniugale, senza necessità di alcun specifico provvedimento da parte dell’autorità ecclesiastica.
Tale situazione va comunque verificata tramite un veloce e sommario procedimento, che consiste nell’interpellazione rivolta al coniuge non convertito al fine di verificare se voglia ricevere anch’egli il battesimo o se almeno intenda continuare una convivenza pacifica senza offesa per il Creatore («sine contumelia Creatoris»). In caso di risposta negativa ovvero di ingiustificato silenzio, il coniuge convertito acquista – come si diceva – il diritto a contrarre nuovo matrimonio.
Oggi molti "battezzati" di fatto non hanno la fede cattolica e, a rigor di logica, potrebbero essere equiparati ai "non battezzati".
Gli ortodossi ammettono un sì un secondo matrimonio (che però non riveste la sacralità del primo), ma solo per il coniuge incolpevole e dopo decisione della Chiesa, non dell'autorità civile.

Postilla storica: Carlo Magno ebbe due divorzi e quattro matrimonî ed è considerato "beato", ad Enrico VIII è andata peggio e da "difensor fidæi" è diventato apostata ed eretico. In entrambi i casi più che la Fede contò la politica.

Anonimo ha detto...

"Insomma, siamo ancora in grado di credere? Anzi , dobbiamo chiederci ancora più radicalmente: possiamo ancora, oppure, non abbiamo persino il dovere di smetterla di sognare per affrontare la realtà ? Il cristiano di oggi deve porsi queste domande, non può più contentarsi di constatare come, pur in mezzo a tutte le svolte e le sterzate, si possa infine trovare ancora un'interpretazione del cristianesimo che non urti più nessuno".J.Ratzinger

subsistit ha detto...

Cereti ...insegna che:
"La Chiesa di Cristo è presente nelle diverse Chiese cristiane"


= la Chiesa di Cristo è presente anche nelle chiese o confessioni eretiche e scismatiche....

...oh, come non sentire un nitido richiamo alla memoria di quell'affermazione conciliare che così recita:
"Questa Chiesa [l'unica Chiesa di Cristo], in questo mondo costituita e organizzata come società, sussiste nella Chiesa cattolica, governata dal successore di Pietro e dai vescovi in comunione con lui, ancorché al di fuori del suo organismo si trovino parecchi elementi di santificazione e di verità, che, appartenendo propriamente per dono di Dio alla Chiesa di Cristo, spingono verso l'unità cattolica" [1]. (Lumen gentium)

questo allora sarà un frutto succoso del cv2, che ormai giunto a maturazione, si può cogliere, per darlo in alimento spirituale (?) ai neo-cattolici, affinchè crescano (?) nelle virtù teologali e nella santificazione (?) personale....

Turiferario ha detto...

Il privilegio paolino riguarda coppie sposate prima di essere battezzate, e che quindi non hanno ricevuto il matrimonio come sacramento.

Storicamente, Anacleto, non c'è dubbio che si sia usato l'annullamento (non il divorzio) per sciogliere matrimoni divenuti ingombranti per la ragion di stato. I casi sono numerosi. Enrico VIII, per essere fiscali, avrebbe potuto ottenere l'annullamento (i suoi periti avevano trovato un buon appiglio: Caterina d'Aragona era la vedova di suo fratello), non lo ebbe perché quando lo chiese Clemente VII era prigioniero di Carlo V di cui Caterina d'Aragona era la zia.

Anonimo ha detto...

I cardinali vanno alla guerra. Del Sinodo. Ma Bergoglio con chi sta?
http://www.qelsi.it/2014/i-cardinali-vanno-alla-guerra-del-sinodo-ma-bergoglio-con-chi-sta/

Anonimo ha detto...

Con sé stesso, Kasper è solo un ghost speaker....

Anonimo ha detto...

Promemoria per uno scisma
Impossibile non vedere i parallelismi tra ieri e oggi
http://www.ilfoglio.it/palazzoapostolico/5619
m

Luisa ha detto...

Quel che dice e insegna Cereti, è solo un esempio fra i troppi casi simili, sarebbe stato prima del Vaticano II bollato come eretico, oggi non solo non lo è ma è insegnato nei seminari, negli atenei pontifici, diffuso in libri , conferenze e colloqui vari, eppure chi di dovere non muove un dito.
Come si può affermare che c`è continuità con la Tradizione e il Magistero se oggi si può liberamente promuovere analisi e insegnamenti, riferendosi a documenti conciliari ( es. Unitatis Redintegratio), che sarebbero state considerate eretiche ante CVII?

Anonimo ha detto...

Più passano i mesi e più la rinuncia al papato compiuta da Benedetto XVI manifesta la sua eccezionale novità.
http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1350758
m

rosa ha detto...

Più che di eccezionale novità, parlerei di tragica scelta. Se il successore va avanti così, che Dio perdoni entrambi ed i cardinali elettori !
E se scisma ha da essere, che sia, chiaro, aperto e conclamato. Se i tedeschi se ne vogliono andare, beh, per dirla alla Renzi, "ce ne faremo una ragione"
Rosa

una sola fede ha detto...

"Più che di eccezionale novità, parlerei di TRAGICA SCELTA. Se il successore va avanti così, CHE DIO PERDONI ENTRAMBI ed i cardinali elettori!"


IPER-QUOTO Rosa, con l'aggiunta: "...e ci salvi tutti dalle ulteriori nefaste conseguenze di tale scelta"

Anonimo ha detto...

Beh la elezione si è rivelata ancora più tragica delle dimissioni e non penso proprio che l'eletto fosse quello che Ratzinger aveva in mente......coraggio, come dice Rosa, è anziano e non proprio sanissimo, speriamo faccia meno danni possibili.......last but not least, anch'io non ne posso più dei sofismi di certi interventi, io leggo per imparare ed ho imparato tanto, ma tutte quelle discussioni sterili e fini a sé stesse, per favore no.....io so de campagna, magno e come magno sono.Lupus et Agnus.

Canisium ha detto...

Oggi però ha parlato chiaro:

"Ciò comporta al tempo stesso sostenere il diritto dei genitori all?educazione morale e religiosa dei propri figli. E a questo proposito vorrei manifestare il mio rifiuto per ogni tipo di sperimentazione educativa con i bambini. Con i bambini e i giovani non si può sperimentare. Non sono cavie da laboratorio! Gli orrori della manipolazione educativa che abbiamo vissuto nelle grandi dittature genocide del secolo XX non sono spariti; conservano la loro attualità sotto vesti diverse e proposte che, con pretesa di modernità, spingono i bambini e i giovani a camminare sulla strada dittatoriale del 'pensiero unico'. Mi diceva, poco più di una settimana fa, un grande educatore: 'A volte, non si sa se con questi progetti - riferendosi a progetti concreti di educazione - si mandi un bambino a scuola o in un campo di rieducazione"-

MA:

"Ovviamente non si tratta di rifugiarci in ambienti protetti, nasconderci, che al giorno d'oggi sono incapaci di dare vita, che sono legati a culture che già sono passate... No, questo no, non va bene. Ma affrontare con i valori positivi della persona umana le nuove sfide che ci pone la cultura nuova."

però anche:
"La vita umana è sacra e inviolabile - ha ribadito il Pontefice - Ogni diritto civile poggia sul riconoscimento del primo e fondamentale diritto, quello alla vita, che non è subordinato ad alcuna condizione, né qualitativa né economica né tantomeno ideologica. 'Così come il comandamento 'non uccidere' pone un limite chiaro per assicurare il valore della vita umana, oggi dobbiamo dire 'no a un?economia dell?esclusione e della inequità'. Questa economia uccide ? Si considera l?essere umano in se stesso come un bene di consumo, che si può usare e poi gettare. Abbiamo dato inizio alla cultura dello 'scarto' che, addirittura, viene promossa'. E così viene scartata anche la vita", ha proseguito il Papa citando l'Esortazione Apostolica "Evangelii Gaudium".

"Uno dei rischi più gravi ai quali è esposta questa nostra epoca, è il divorzio tra economia e morale, tra le possibilità offerte da un mercato provvisto di ogni novità tecnologica e le norme etiche elementari della natura umana, sempre più trascurata. Occorre pertanto ribadire la più ferma opposizione ad ogni diretto attentato alla vita, specialmente innocente e indifesa, e il nascituro nel seno materno è l?innocente per antonomasia. Ricordiamo le parole del Concilio Vaticano II: 'La vita, una volta concepita, deve essere protetta con la massima cura; l?aborto e l?infanticidio sono delitti abominevoli'".

Anonimo ha detto...

Sì ma in tv non è passata una sola frase intera, solo le carezze e le coccole e le foto di rito.....sempre la stessa storia, passano solo le ca....ssate, mai le cose serie.

Latinista ha detto...

Anacleto, se ben ricordo a Enrico VIII si contesta non solo e non tanto il divorzio in sé, ma l'essersi separato dalla Chiesa di Roma e dichiarato capo della Chiesa d'Inghilterra: uno scisma.

Carlo Magno non fece niente del genere, anzi; ma ad ogni modo mi risulta che sia venerato solo localmente, come tanti altri non presenti nel martirologio romano (a suo tempo fu addirittura canonizzato, ma da un antipapa).

rosa ha detto...

fin quando bErgoglio dira' cose giuste tra le quattro mura del Vaticano, E MAI ALL' ANGELUS che e' dato in diretta, le TV , radio e giornali potranno pubblicate cio' che fa loro comodo. E' quando e' in diretta, che deve dire certe cose, come facevano i papi precedenti. Allora sara' molto piu' difficile silenziarlo.
Ma poi si preoccupa dell' educazione dei bambini, e NON dice nulla, per esempio, del fatto di Cordoba, o degli opuscoli sul gender che girano per le scuole anche in Italia ?
E poi da' mandato a Kasper di paralre solo dei divorziati risposati, come se fosse la cosa piu' importante, mentre quella fondamentale e' reimparare e reinsegnare co' e' il matrimonio cristiano ?
Visto l' italiano del trsto, molto probabilmente glielo hanno scritto, e lui l' ha letto.
Cosi' i Pollyanna, come dice Mundabor, sono tutti contenti.
Rosa

Luisa ha detto...

Qui un commento di don Franz Schmidberger sulla pastorale per il matrimonio secondo Kasper:

http://laportelatine.org/vatican/sanctions_indults_discussions/30_septembre_2013/25_03_2014_pastorale_mariage_schmidberger.php

E qui sullo stesso tema un comunicato di mons. Fellay:

http://www.dici.org/documents/declaration-de-mgr-bernard-fellay-superieur-general-de-la-fraternite-saint-pie-x-sur-la-nouvelle-pastorale-du-mariage-selon-le-cardinal-kasper/