Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

venerdì 11 aprile 2014

E.M. Radaelli su Romano Amerio e postconciliarismo

Un Lettore, mi chiede di conoscere dati in più su Romano Amerio da noi spesso citato. In attesa di preparare un articolo, dispongo di questa recentissima intervista rilasciata, sotto il titolo Cattolicesimo romano al blog svizzero LB Report di Léon Bertoletti, da Enrico Maria Radaelli, allievo di Amerio e curatore unico della sua opera.

Nato a Lugano nel 1905, morto nel '97, Romano Amerio è stato un pensatore libero, acuto e controcorrente.

Oltre all'edizione critica degli scritti di Tommaso Campanella, agli studi su Epicuro, Dante Alighieri, Giordano Bruno, Paolo Sarpi, Cartesio e Giacomo Leopardi, ha approfondito le Osservazioni sulla morale cattolica di Alessandro Manzoni. Soprattutto, ha guardato con lucidità e disincanto all'evoluzione della Chiesa, individuandone la crisi, tracciando una strada per superarla e ribadendo con forza il primato della verità sull'amore.

Enrico Maria Radaelli è il curatore unico dell'opera di Amerio. Docente di Filosofia dell'Estetica e direttore del Dipartimento di Filosofia dell'Estetica all'International Science and Commonsense Association (ISCA, Roma), ha collaborato per tre anni alla cattedra di Filosofia della Conoscenza (sezione Conoscenza estetica) della Pontificia Università Lateranense.

Guardiamo alla Chiesa cattolica odierna, ben oltre il postconciliarismo vaticanosecondo, e all'eredità (pensante e pesante) di Romano Amerio: sono possibili incontri ravvicinati o parliamo di due mondi diversi, distanti, incomunicabili?
«Pio X, in Notre Charge Apostolique, affermava orgogliosamente che chi riposa la sua fede sulla Tradizione è, semplicemente, un cattolico. Oggi la voragine che distanzia chi professa questa pur doverosa prospettiva di fede e chi viceversa chiede a costui che senso ha ancora tale prospettiva è più larga di quella che invece dovrebbe esserci e che non so bene quanto ancora ci sia tra un credente e un non credente, come si rileva da un'osservazione di Papa Bergoglio alla fine dell'intervista concessa a "Papa" Scalfari: "Questo - diceva in quell'occasione - è il mio pensiero sull'Essere. Le sembra che siamo molto distanti?". Chi sa se il Papa avrebbe lo stesso anelito di comunione, oggi, con un Amerio, con un de Mattei, con un Gnocchi, con un Padre Lanzetta...».

Allora ritiene che Iota unum sia un'opera di lettura obbligatoria per ogni cristiano, da consigliare anche ai cosiddetti "cattolici adulti"?
«Iota unum è un libro difficile. Obbligarne la lettura no, naturalmente, ma consigliarla a chi vuol capire meglio dove si trova la Chiesa oggi sì. Ma ci vuole un sussidio, a tale lettura, perché da solo, quel libro, non si spiega: i suoi tesori ci sono, ma sono nascosti, specie a chi oggi non ha più chiari, in sé, i cippi orientativi della verità. Forse l'Autore sarebbe stato più ascoltato se avesse avuto modo di estrinsecare alcuni pochi punti salienti, alcune linee guida teoretiche, da ciò che poi sarebbe stato il loro sviluppo e il loro naturale svolgimento nella prassi, amplissimi, ma che forse potrebbero non dare al lettore immediatamente la chiarezza della sua situazione».

Occorre un bignamino?
«L'edizione Lindau, con la mia Postfazione, ritengo che assolva alla necessità del lettore di capire qual era per Amerio il punto nodale della problematica nata a suo avviso con il concilio Vaticano II, quale l'orizzonte in cui Amerio colloca la teologia da lì germinata, perché mi faccio premura, lì, di segnalare lo snodo principale del libro, ciò che Amerio chiama appunto "la dislocazione della divina Monotriade" (pagina 315), [vedi anche] che è il sopravvento dell'amore sulla verità, la detronizzazione del Logos da parte della carità, che è lo stesso che dire della libertà o della volontà, è lo spodestamento della teoria e l'intronizzazione della prassi, dell'atto, secondo le più sognanti aspettative del Liberalismo e del Modernismo».

Ma le "variazioni" ecclesiastiche che lo studioso luganese ha brillantemente notato e analizzato sono state a suo giudizio corrette, si sono fermate, continuano?
«Le "variazioni" dottrinali delineate da Amerio in Iota unum non è facile capire subito che sono variazioni "formali", ossia variazioni non su un singolo punto, o su un altro, della dottrina, come poteva essere riconoscere a Cristo la natura umano-divina nel 325 a Nicea o il primato e l'infallibilità del Papa nel 1860 col Vaticano I, ma variazioni della forma stessa con cui ogni punto magisteriale è proposto, insegnato, e poi accettato e praticato dai Pastori e dai fedeli nella Chiesa. Sono variazioni della forma della Chiesa e del suo insegnamento, che dalla certezza e dalla garanzia ricevute dal grado dogmatico di magistero - sua spina dorsale per duemila anni -, con il concilio Vaticano II i Pastori riterrebbero invece sufficiente mantenere al grado pastorale, grado, questo, nel quale l'infallibilità e l'indefettibilità dell'insegnamento prodotto non ricevono quella certezza e quella garanzia assolute che invece ricevono dal grado dogmatico, e delle quali si abbevera la Chiesa e tutti i suoi fedeli e gli stessi suoi Pastori».

Le conseguenze quali sono?
«Questa degradazione, o de-dogmatizzazione (Antonio Livi), o ipodogmatizzazione (Brunero Gherardini), non sono suggellate da nessuna decisione formale, perché ciò sarebbe contrario allo spirito stesso che regge la Chiesa, ma vengono mantenute nello stato ibrido di una "pastoralità" di massima, in una "terra di mezzo" dove anche le decisioni più importanti - per esempio quella di Paolo VI sulla contraccezione come insegnata dalla Humanae vitae, o quella di Giovanni Paolo II sull'inammissibilità del sacerdozio femminile in Ordinatio sacerdotalis - non sono suggellate dalla forma dogmatica che pur potrebbero/dovrebbero ricevere in qualità di dottrine (e nemmeno vengono spiegate e garantite aleticamente nei fondamenti teoretici su cui pur dovrebbero basarsi), perché il Magistero, dopo il Vaticano II, come aveva osservato Amerio in quelle pagine, aveva scelto, da allora, di non più scegliere, ma solo di praticare».

Si procede allo stesso modo?
«Questa scelta molto informale - restare informalmente nell'informalità invece che nella formalità, nel grado pastorale invece che nel dogmatico, è a tutt'oggi persistente e anzi è condotta dall'attuale Pontefice alle sue estreme conseguenze, come ho modo di illustrare ampiamente nel mio La Chiesa ribaltata, in uscita nei prossimi primi di maggio per i tipi dell'Editrice Gondolin, Verona, proprio a partire da quelle fondamentali considerazioni metafisiche di Romano Amerio: la dislocazione Monotriadica si rivela il cuore dell'attacco odierno alla Chiesa, il nucleo del sovvertimento formale che dicevo, e che, come docente di filosofia della conoscenza 'estetica', nel saggio che ora ho segnalato mostro come possa svolgere il sovvertimento delle essenze in modo, appunto, "formale"».

Frequentando assiduamente i testi di Amerio, vede quindi la Chiesa smarrita o incamminata in una direzione precisa?
«Dalle coordinate che offre Amerio, specie alle pagine 27-28 di Iota unum, editrice Lindau, allorché il Luganese ricorda che esiste una "Legge della conservazione storica della Chiesa", legge che dice che "la Chiesa non va perduta nel caso non pareggiasse la verità, ma nel caso perdesse la verità" (neretti dell'Autore), ecco, da tali coordinate possiamo capire che la direzione presa dalla Chiesa nel Vaticano II, direzione tenuta costantemente, se pur con vari passi, in questi cinquant'anni che ci separano dal Vaticano II, ora accelerata da Papa Bergoglio, è sempre stata la medesima, di voluto e ricercato "smarrimento", se con ciò si intende una voluta e ricercata fallibilità di magistero (che però si vuol far passare per infallibile), una ipodogmatizzazione, in pratica un'anarchia, insomma, che sarà spinta fino alla casuistica, alla prassi interpretativa del "caso per caso", per esempio sui temi etici tanto sbandierati dal cardinale Kasper, alter ego di Papa Bergoglio. Come mostro nel mio libro, si sta adombrando una "Chiesa di sabbia", in luogo della Chiesa fondata su Pietro, sulla Pietra stessa che è il Cristo-Dogma, e il dogma, una volta riconosciuto e rispettato come origine e fondamento della Chiesa, oggi è sgradito dalla Chiesa come un cane morto».

Esistono pressioni in questo senso?
«L'intenzione della maggioranza dei Pastori della Chiesa è quella di rompere il Katéchon del Logos, della Legge divina, però - e questo è il punto più sottile di tutta la disamina di Amerio (e in verità non espresso esplicitamente, ma chiaramente desumibile, questo sì, dalle parole citate), senza dar mostra di farlo, come avvenne cinquant'anni fa formalizzando a 'pastorale' un concilio che avrebbe dovuto invece essere aperto e condotto al grado dogmatico, e questo avrebbe dovuto per le gravi spinte dottrinali che premevano al momento da parte del Liberalismo con il Modernismo sempre più camuffato e pericoloso, e allora anche da parte del Comunismo, spinte oggi ancor più aggressive, nella componente rimasta vivissima, come si vede dappertutto, del Liberalismo, penetrato nella Chiesa e salito ora al Trono più alto».

Perciò è in atto una specie di tattica segreta? Si può arginarla?
«La formalizzazione di questa linea non può avvenire se non nascondendola con quella che Amerio vedeva come sotterranea "dislocazione della divina Monotriade". La sua sconfitta si può avere solo con il ritorno della Chiesa all'ambienza dogmatica, come sempre è stato, e all'asservimento del magistero pastorale al magistero dogmatico, il solo che può rinverdire la terra di vera carità, di vero amore, di vera libertà, quindi di vera civìltà, fatta di gioia, di futuro, di sogni anche, garantiti e assicurati dalla sicurezza di trovarsi nella verità dell'essere che solo il Dogma, la Rivelazione, cioè Cristo, a tutti coloro che lo accolgono offre. Infatti "l'amore, non passando per il Logos, ma precedendolo, non è più amore vero, ma, come spiega san Bernardo a Guglielmo di Saint-Thierry, del tutto surrettizio" (La Chiesa ribaltata, pagina 206)». (Aprile 2014)

13 commenti:

Anonimo ha detto...

Grazie.
resto in attesa di saperne di più.

Jacobus ha detto...

Mi preoccupa che certi "maestri" stiano sparendo... Non vedo nella generazione attuale la stessa preparazione, intelligenza, autorità.

E purtroppo non mancano figure controverse anche nel mondo tradizionale...

mic ha detto...

Caro Jacobus,
purtroppo il segno del nostro tempo, come già da diagnosi di Amerio sulla "dislocazione della divina Monotriade", è l'irrazionalismo sentimentale o il sentimentalismo irrazionale...

Dovremo in tanti e in attesa di tempi migliori, supplire poveramente con il nostro studio appassionato senza mai scoraggiarci, ovviamente con punti di riferimento ben saldi.

E, poi, ricordiamo ciò che lo stesso Amerio ripeteva:

Il problema dell’uomo è il problema dell’adorazione e tutto il resto è fatto per portarvi luce e sostanza.

mic ha detto...

Vedo un parallelo: succede ai "maestri" quel che è successo ai "padri", al padre, all'uomo, al "vir", a partire dal Padre... e conseguentemente alle "madri". L'incombere della teoria del genere non è un caso...

Recuperare è d'obbligo, con l'aiuto del Padre e del Figlio diletto e della Sua e nostra Madre, se non vogliamo soccombere...

rosa ha detto...

concordo in pieno, Mic, con le tue ultime osservazioni.
Coloro che padri non avrebbero ami potuto essere, a causa di uno stato di " orfanita", dovuto alle piu' varie cause, hanno deciso di uccidere il padre, la sua autorita', la sua maestria, la sua virilita' il suo modo di amare. E oggi ne vediamo i frutti.
Rosa

Franco ha detto...

Sono rimasto colpito, ma non sorpreso, dal fatto che Pio X fosse triste ( dunque non santo o santo così e così ) a parere di Giovanni XXIII*. Se è vera la voce dell'apparizione a Leone XIII e dell'avvertenza che nei prossimi cento anni sarebbe stata lasciata mano libera a Satana, mi sembra abbastanza scusabile, se non addirittura ovvio che a quel papa difettasse l'ilarità ( che oggi invece scorre a fiumi ). Secondo qualcuno ( non ricordo se mistico o teologo) la maggiore sofferenza per Gesù in croce sarebbe stata costituita dal il pensiero delle anime che non avrebbe potuto salvare nemmeno con il suo sacrificio. Di Giovanni XXIII, allora card. Roncalli, ricordo una foto scattata, credo nel 1953, durante un viaggio come rappresentante ufficiale della Santa Sede a Fatima ( apparizione riconosciuta ). Se credeva alla visione dell'Inferno avuta dai bambini, poteva essere tanto allegro e riprovare in seguito i "profeti di sventura"?
* Guarda un po', Manzoni introduce padre Cristoforo, in cammino verso la casa delle donne, come triste per lo spettacolo dello scarso raccolto e della carestia... dunque non era santo? E il fatto che soffrisse per il rimorso del suo delitto giovanile, lo rendeva meno santo? E il Curato d'Ars, che B.XVI non ha potuto proclamare patrono dei parroci, era forse un allegrotto, dati i continui attacchi esteriori e interiori ( con turbamenti e crisi di scoraggiamento sulla sua salvezza ) da parte del "grappino" ( il Demonio )?

Franco ha detto...

Conosco da un pezzo "Jota Unum",ma intendo anche dare una scorsa alle altre opere di Romano Amerio, che stranamente ( o forse no ) era interessato ad autori non allineati con la Chiesa o addirittura eretici: Tommaso Campanella, Dante ( Il cui "De Monarchia" era stato condannato ), Paolo Sarpi, antipapalista e criptoprotestante ( ma nemmeno troppo cripto ), Cartesio ( che si stabilì in Olanda per sfuggire al controllo dell'Inquisizione, Leopardi, uno degli atei più intelligenti che siano apparsi sulla scena della cultura occidentale. In particolare vorrei capire i motivi dell'originalità del linguaggio ameriano, forse dovuto alla frequentazione continua e filologicamente acribica di autori postrinascimentali. Esempi: neologismi come "circiterismo" ( formidabilmente sintetico per indicare la voluta ambiguità dell'espressione, degno contrapposto del modernistico "trionfalismo" ), "dislocazione della divina monotriade". Non ho mai trovato nessun altro contemporaneo che abbia scritto così.

Interrompo per non tediare e, confortato dal grido di incoraggiamento di Mike Bongiorno ( "Allegria!" ) passo a svolgere IL CRICIVERBA DEL MIO PAPA ( dall'omonima rivista che oggi ho acquistato a scopo conoscitivo ).
Farò in fretta, date le domande enigmistico-ecclesiali: 23 orizzontale "Gesù lo fu dei Giudei"; 32 or.: "Sono dodici secondo il Nuovo Testamento"; 35 or. "Articolo per suora" ( Nessuna preoccupazione pruriginosa: è l'articolo "la", non un articolo commerciale ). Laiche invece, con sano bilanciamento fra le due istanze, le verticali: 9: "Vinse la Coppa Italia calcistica nel 1922"; 26 "Offerta Pubbblica di Acquisto".

bedwere ha detto...


Franco, usi un amerismo? :-)

Acribico viene dal greco ἀκριβής, ές e significa esatto, preciso.

murmex ha detto...

Franco,credo proprio che l'apparizione a Leone XIII sia vera,lo dimostra la testimonianza di un gentiluomo della famiglia papale che lo vide turbato chiudersi nello studio,e poi uscirne con il testo della invocazione a S Michele,con l'ordine di inviarlo a tutti i Vescovi.La bella preghiera(abolita da Paolo VI,dati i tempi così euforicamente ottimisti non era più ritenuta necessaria)è lì,a dimostrazione del fatto ,confermato dai fatti cui assistiamo.La beata Camilla Battista da Varano ha scritto "I dolori mentali di Gesù Cristo nella Passione".Io l'ho letto di seguito a una vecchia edizione (del 700)trovata in soffitta del "Combattimento spirituale"di padre Lorenzo Scupoli,libro utilissimo,chiaro,praticabile,consigliato da S Francesco di Sales come vademecum(lo tenne lui stesso in tasca per 18 anni)Comunque questi bei libri si possono trovare in commercio,di quello che ho comprato io(per non rovinare la malandata,evidentemente molto letta,edizione antica),ho verificato la trasposizione in italiano corrente e mi pare fedele,cosa che non sempre acca<de

Silente ha detto...

Le parole di E.M. Radaelli sono, come sempre, importanti e interessanti, anche perché rimandano e alludono a due esiziali tendenze combinate che, come "convergenze parallele" affliggono la Chiesa e sono alla radice dei suoi mali:

1) la de-dogmatizzazione della predicazione, con la progressiva, subdola distruzione di quella formidabile costruzione meta-giuridica e dottrinaria che insegnava in cosa si deve credere e con quale grado di assenso. Una costruzione straordinaria, articolata e gerarchica, che aveva come fondamenta la logica aristotelica, la filosofia dell'Essere aristotelico-tomista e lo jus romano. Un edificio che ha custodito e protetto la Verità e orientato le coscienze, i pensieri e le azioni di generazioni di fedeli e favorito la loro salvezza;

2) sul vuoto creato da questa furia modernista e decostruzionista è stato installato l'idolo della "pastoralità". Un idolo vuoto di significato, di valore e di valenza salvifica. Un feticcio collegato alla sentimentalizzazione soggettivistica, all'irenismo morale, alla relativizzazione dei valori, al prevalere esistenzialistico dell' "esperienza" e dell' "incontro". Ma anche un idolo crudele, proprio perché, privo di Dottrina e di Diritto, rifiutante non solo la Rivelazione ma anche il principio d'identità e di non contraddizione, la "pastoralità" è un'arma tremenda nelle mani del giudice modernista. Nel suo nome, che nulla significa e a nulla rimanda, si può fare di tutto, condannare l'innocente e il fedele e assolvere il colpevole. E' puro arbitrio dottrinario. E' "scimmia", inversione, negazione dell'ordinata Dottrina. Proprio perché concetto vuoto, è invasivo e totalitario. In quanto informe, può essere piegato a qualsiasi scopo.
Da qui la caricaturale "dogmatizzazione" del concilio, da qui le condanne apodittiche ("pelagiani!" ma si conosce la Storia della Chiesa e quella delle eresie?), da qui le condanne (senza alcuna accusa sostanziale) dei Francescani dell'Immacolata. E molto altro.
L'accusa di "attività anti-pastorale" è l'equivalente dell'accusa di "attività contro-rivoluzionaria" nei regimi comunisti.

La distruzione del significato delle parole, del loro ancoraggio alla Verità, genera questi mostri.
E' l'esito sperato dei nominalisti e decostruzionisti alla Eco: "Nomina nuda tenemus".

Franco ha detto...

bedwere. Osservazione esatta. Mi sono lasciato prendere dall'attitudine ameriana e ho tirato fuori une estensione aggettivale di "acribia" che, con mia grande sorpresa, non è stato cassato dal cancella-errori; per cui l'ho lasciato.

Comunque non ho capito dove lei abbia voluto andare a parare: la precisione concettuale qui invocata, e con molta ragione, non implica anche quella lessicale? Una battaglia fondamentale per la fissazione del dogma cattolico non è stata forse quella tra i sostenitori dell'"homoiousios" e i sostenitori dell'"homoousios"? Da una parte gli Ariani, secondo i quali Cristo era di sostanza "simile" a quella del Padre ( ma inferiore ), dall'altra i seguaci di Atanasio, che ritenevano Cristo della "stessa" sostanza" del Padre, quindi non un "Dio minore", ma "Dio da Dio, Luce da Luce, Dio nvero da Dio vero, generato, non creato, della stessa sostanza del Padre", come recita il Simbolo Niceno. Quella jota aveva e ha una portata concettuale grandissima e il fatto non dipende certo da me. I più noti e pubblicati fra gli eretici odierni sono arianeggianti, o sbaglio? Possiamo rendere meno pungente l'accusa di "bizantinismo" esagerato pensando quanto contino le formule matematiche per la tecnoscienza, compresa quella che ha portato allo sfruttamento dell'energia atomica.
Se ho scritto qualche sciocchezza, correggetemi pure, magari bacchettandomi a distanza.
NB. Ovviamente le ricerche o elucubrazioni teologiche alla fine devono essere concentrate in formule sintetiche e con forte carica emotiva ad uso del popolo, che non può perdersi nella teoresi. Ad esempio: Gesù Cristo vero Dio e vero uomo: Maria Madre di Dio, vergine prima, durante e dopo il parto e quant'altro a seguire. Il più grande "miracolo" di Dante è di essere riuscito a trarre dalla teologia poesia mistica di qualità incommensurabile: "Vergine madre, figlia del tuo figlio, umile ed alta più che creatura... "

murmex ha detto...

Il padre Garrigou Lagrange -"Il senso comune,la filosofia dell'essere e le formule dogmatiche-casa ed.L.da Vinci",se ho capito bene,(le mie nozioni filosofiche si fermano al livello liceale)ci mostra come il senso comune(comune appunto a tutti,e perfino ai bambini:in primis principio di identità-non contraddizione,poi di ragione delle cose,di causalità e di finalità)è lo stato larvale,"non pensato",un'intuizione intellettuale primitiva,accessibile al volgo,della unica e vera filosofia,quella dell'essere.Solo su questa filosofia si basa il linguaggio dogmatico,che deve per forza avere,se vuol essere tale,un significato univoco,universale,pena lo sfaldamento dell'unità della Fede.A questo sfaldamento assistiamo sgomenti,ma rispetto ai tempi della lotta antimodernista del padre domenicano ora mi pare che le cose si siano aggravate in maniera inaudita :non solo la Fede è minacciata,travisata ma pare che non interessi neppure più,ora sembra che i pastori stessi ,come dice mic,ci propongano un vago irrazionale sentimentalismo.

murmex ha detto...

Specifico meglio con le parole del padre."Al punto di partenza della vita intellettuale,da fanciulli,l'idea di essere e il principio astratto di identità,non ancora formulato...Al terminedella vita intellettuale già nella [vera,dico io]filosofiama soprattutto nella beatitudine rilevata alla visione intuitivadell'essenza divina:questa verità concreta,ragion di tutte le altre:Dio è colui che è e non può non essere",l'ultimo fondamento del reale...La vita intellettuale consiste e3ssenzialmente nel passare dall'idea dell'essere in generale e del principio di identitànorma di tutti gli altri principi,all'idea dell'Essere stesso,ragione ultima di tutto...La Fede ci dice che la nostra vita deve terminare nell'intuizione immediata ed eterna dell'Essere stesso,e questa visione intuitiva di Dio potrà procedere dalla vitalità SOPRAELEVATA della nostra intelligenza immane..." Non vi è chi non veda come questi concetti fondamentali siano ora misconosciuti,in favore del vano e idiota sentimentalismo(non sentimento),che ci vuol far dimenticare come la nostra intelligenza abbia per oggetto formale e adeguato l'essere,e che questa intelligenza dobbiamo usarla secondo le nostre più o meno adeguate capacità,se non vogliamo scendere al livello dei "bruti"(Dante).Certo,salva restando la possibilità che Dio illumini direttamente,tramita i doni dello Spirito Santo, anche il bambino o la persona più semplice di buona volontà.Ma quanti oggigiorno,compresi i saccenti prelati,abbiamo l'umiltà necessaria non dico a meritare,ma a predisporci per questi doni?