Vi invito alla lettura di quanto dice oggi Antonio Socci sul tema che stiamo dibattendo sul suo blog Lo Straniero. A me è stato utile anche per imbattermi nel testo di Messori.
Sugli interrogativi e sulle anomalie poste dalle 'dimissioni' di Benedetto XVI, questo blog e chi scrive ne ha sempre parlato in diretta a partire dell'11 febbraio 2013: esempi qui e qui. Compreso il discorso sulla diarchia, di cui avevo parlato il 5 luglio 2013 [qui].
E «diarchia» è un termine che credo non sia stato ripreso da nessuno successivamente, almeno che io sappia, tranne che da Mattia Rossi, che mi ha citata su il Foglio il 12 luglio successivo [qui]. Avevo usato quel termine in riferimento alla cerimonia pubblica che ha visto presenti i "due papi", e avevo poi meglio chiarito. E, tuttavia la diarchia non si pone eventualmente per la possibile o reale consulenza da parte di Ratzinger, perché quello che risponde dei suoi atti e sottoscrive i suoi documenti è il papa regnante, che è sempre lui a decidere e sottoscrivere, pur servendosi di consiglieri.
Il disorientamento viene dalla situazione inedita e da come è gestita e soprattutto dalla scissione problematica, posta dal papa emerito già nella declaratio di rinuncia, del servizio attivo da quello contemplativo e dalla inconciliabilità del per sempre del papa dimissionario con quello del suo successore. Ricordavo che una conciliazione appare possibile solo se rimaniamo nel mondo del finito e si sottrae al ministero e alla funzione la valenza ontologica che esso ha nell'ordine metafisico. Tuttavia, com'è possibile rimanere ancorati alla finitudine, se il ministero petrino e l'avvenuta rinuncia « nella metafisica sono legati al nodo dell’essere, che non permette che una cosa contemporaneamente sia e non sia »? Quella che appare come una vera e propria variazione diventa possibile unicamente se si è centrati nell'antrocentrismo conciliare e post [qui] e si riduce il Papato ad una funzione come tante senza più ricondurlo all'investitura divina, peraltro riconosciuta dal per sempre.
A questo punto, non ha tanto importanza il dato, sottolineato da Socci, di chi per primo si sia posti gli interrogativi, quanto il fatto che essi non sono dunque infondati e, soprattutto, che ormai il discorso è uscito dalla nicchia di blog come questo e che ci sono penne e tastiere più autorevoli che cominciano a parlarne, compreso il canonista citato da Messori; il che vedremo di seguito - e anche in seguito - perché il discorso è complesso.
Il problema, tuttavia, rimane nelle conclusioni cui si perviene e nelle relative argomentazioni, che saranno tutte da sviluppare in termini ancor più approfonditi.
Così si esprime Messori, citando il canonista Stefano Violi, stimato docente di diritto canonico presso le facoltà di teologia di Bologna e di Lugano [qui]:
E «diarchia» è un termine che credo non sia stato ripreso da nessuno successivamente, almeno che io sappia, tranne che da Mattia Rossi, che mi ha citata su il Foglio il 12 luglio successivo [qui]. Avevo usato quel termine in riferimento alla cerimonia pubblica che ha visto presenti i "due papi", e avevo poi meglio chiarito. E, tuttavia la diarchia non si pone eventualmente per la possibile o reale consulenza da parte di Ratzinger, perché quello che risponde dei suoi atti e sottoscrive i suoi documenti è il papa regnante, che è sempre lui a decidere e sottoscrivere, pur servendosi di consiglieri.
Il disorientamento viene dalla situazione inedita e da come è gestita e soprattutto dalla scissione problematica, posta dal papa emerito già nella declaratio di rinuncia, del servizio attivo da quello contemplativo e dalla inconciliabilità del per sempre del papa dimissionario con quello del suo successore. Ricordavo che una conciliazione appare possibile solo se rimaniamo nel mondo del finito e si sottrae al ministero e alla funzione la valenza ontologica che esso ha nell'ordine metafisico. Tuttavia, com'è possibile rimanere ancorati alla finitudine, se il ministero petrino e l'avvenuta rinuncia « nella metafisica sono legati al nodo dell’essere, che non permette che una cosa contemporaneamente sia e non sia »? Quella che appare come una vera e propria variazione diventa possibile unicamente se si è centrati nell'antrocentrismo conciliare e post [qui] e si riduce il Papato ad una funzione come tante senza più ricondurlo all'investitura divina, peraltro riconosciuta dal per sempre.
A questo punto, non ha tanto importanza il dato, sottolineato da Socci, di chi per primo si sia posti gli interrogativi, quanto il fatto che essi non sono dunque infondati e, soprattutto, che ormai il discorso è uscito dalla nicchia di blog come questo e che ci sono penne e tastiere più autorevoli che cominciano a parlarne, compreso il canonista citato da Messori; il che vedremo di seguito - e anche in seguito - perché il discorso è complesso.
Il problema, tuttavia, rimane nelle conclusioni cui si perviene e nelle relative argomentazioni, che saranno tutte da sviluppare in termini ancor più approfonditi.
Così si esprime Messori, citando il canonista Stefano Violi, stimato docente di diritto canonico presso le facoltà di teologia di Bologna e di Lugano [qui]:
... È prevedibile che le conclusioni del prof. Violi susciteranno dibattito tra i colleghi, visto che questo canonista ipotizza che l’atto di Ratzinger innovi profondamente e che i papi viventi siano ora davvero due. Anche se uno di loro volontariamente “dimezzato”, per dirla in maniera un po’ semplicista ma, ci pare, non errata.
... studiando in modo approfondito il controllatissimo latino con il quale Joseph Ratzinger ha accompagnato la sua decisione, l’occhio del canonista scopre che essa va ben al di là dei pochi antecedenti storici e anche al di là della disciplina prevista per la “rinuncia” dal Codice attuale della Chiesa. Si scopre, cioè, che Benedetto XVI non ha inteso rinunciare al munus petrinus, all’ufficio, al compito, cioè, che il Cristo stesso attribuì al capo degli apostoli e che è stato tramandato ai suoi successori. Il papa ha inteso rinunciare solo al ministerium, cioè all’esercizio, all’amministrazione concreta di quell’ufficio. Nella formula impiegata da Benedetto, si distingue innanzitutto tra il munus, l’ufficio papale, e la executio, cioè l’esercizio attivo dell’ufficio stesso. Ma l’executio è duplice: c’è l’aspetto di governo che si esercita agendo et loquendo, lavorando ed insegnando. Ma c’è anche l’aspetto spirituale, non meno importante, che si esercita orando et patendo, pregando e soffrendo. È ciò che starebbe dietro le parole di Benedetto XVI: Non ritorno alla vita privata… <<Non porto più la potestà di guida nella Chiesa ma, per il bene della Chiesa stessa e nel servizio della preghiera, resto nel recinto di San Pietro >>. Dove “recinto“ non andrebbe inteso solo nel senso di un luogo geografico dove vivere ma anche di un “luogo“ teologico.
- Ecco, dunque, il perché della scelta, inattesa e inedita, di farsi chiamare “papa emerito“. Un vescovo resta vescovo quando l’età o la malattia gli impongono di lasciare il governo della sua diocesi e si ritira a pregare per essa. Tanto più il vescovo di Roma, al quale il munus, l’ufficio, il compito di Pietro, è stato conferito una volta per tutte, per l’eternità intera, dallo Spirito Santo, servendosi dei cardinali in conclave solo come strumenti.
- Ecco anche il perché della decisione di non abbandonare l’abito bianco, pur privato dei segni del governo attivo. Ecco il perché della volontà di stare accanto alle reliquie del Capo degli apostoli, venerate nella grande basilica. Per dirla con il professor Violi : << Benedetto XVI si è spogliato di tutte le potestà di governo e di comando inerenti il suo ufficio, senza però abbandonare il servizio alla Chiesa: questo continua, mediante l’esercizio della dimensione spirituale del munus pontificale affidatogli. A questo, non ha inteso rinunciare. Ha rinunciato non al compito, che non è revocabile, bensì alla sua esecuzione concreta >>. Forse anche per questo Francesco non sembra amare il definirsi “papa”, consapevole com’è di condividere il munus pontificale, almeno nella dimensione spirituale con Benedetto? Ciò che invece ha ereditato interamente da Benedetto XVI è l’ufficio di vescovo di Roma. È perciò che questa, come si sa, è la sua autodefinizione preferita, sin dalle prima parole di saluto al popolo dopo l’elezione? Tanto che molti, sorpresi, si chiesero perchè non avesse mai usato la parola ”papa” o ”pontefice” in un’occasione tanto solenne, davanti alle tv del mondo intero, e avesse solo parlato del suo ruolo di successore all’episcopato romano.
Riporto dunque qui, la sintesi della nostra recente discussione, da cui riprendere le mosse.
Non sosteniamo l'invalidità della rinuncia in sé, prevista dal diritto canonico, che tuttavia la storia ci ha consegnato solo in situazioni eccezionali. Ma cerchiamo di mettere in luce le anomalie poste in essere e i rischi che ne derivano per il papato e per la chiesa. E una possibile invalidazione, non tanto dell'atto, che ha la sua rilevanza giuridica, quanto di ciò che esso pone in essere, qualora risultasse chiaramente la premeditazione consapevole della svolta incongrua impressa al papato e la variazione che comporta: se i papi continueranno a dimettersi, come lo stesso Bergoglio ha annunciato [qui], ne avremo la prova.
Senza dimenticare che dietro alle dimissioni c'è anche una situazione di ostruzionismi da far paura solo in ciò che è noto. Figuriamoci nel sommerso. Ma questo è un altro discorso. Esaminiamo la situazione così come si va delineando oggi.
Premesso che, come scrive Pietro De Marco [qui], le opposte opzioni tra il persistere e il rinunciare sono per un papa entrambe legittime, anche se non è casuale che nella storia la “renuntiatio” sia stata rarissima. Sono legittime sotto vincoli, come ogni legittimità, tanto più se di diritto sacro. Quanto al papa come persona individuale, deve essergli evidente in coscienza (una coscienza bene ordinata) la giusta causa per la rinuncia, che è in ultimo una eccezionale ragione di forza maggiore. Sotto rischio di peccato grave (clausola che risale alle prime formulazioni giuridiche della materia, nel secolo XII, in particolare a Uguccione da Pisa nella sua “Summa decretorum” (1188-1190): “si expediret, alias peccaret”).
Le ragioni profonde che si oppongono alla “renuntiatio” convergono nella salvaguardia dell’ufficio dalle sempre temute conseguenze di un atto che scompone il mirabile equilibrio, anzi l’unità di ordine sacro e di giurisdizione universale nella persona del papa. Da ciò l’allarme ... di chiunque voglia riflettere e non solo ricamare sentimenti o mascherare problemi.
L’eventualità peggiore è che questa eccezionale frattura nell’ufficio personale del papa possa divenire prassi “a tempo” per il futuro, sotto un criterio estrinseco come l’efficienza o simili.
L’eventualità peggiore è che questa eccezionale frattura nell’ufficio personale del papa possa divenire prassi “a tempo” per il futuro, sotto un criterio estrinseco come l’efficienza o simili.
In effetti, dalla declaratio di Ratzinger, dovremmo dedurre che il ministero petrino sarebbe assoggettato all'efficientismo: "vigore del corpo" necessario nel "mondo di oggi soggetto a rapidi mutamenti". In poche parole il ministero petrino avrebbe acquisito una nuova connotazione conseguente "al mondo di oggi". È ammissibile? Un altro aspetto della riforma travestita da aggiornamento in dialogo col mondo, che caratterizza l'ultima assise conciliare e le sue successive applicazioni e che sembra aver innescato un conciliarismo permanente auto-fondante e auto-alimentantesi senza limiti?
Da ciò che ho già detto circa l'impossibilità di scindere il ministero in attivo e contemplativo (che possono e anzi devono coesistere nella stessa persona), anche se le dimissioni sono libere e previste dal diritto canonico, cosa pensare delle conseguenze di fondarle sulla motivazione, che subordina al "vigore del corpo" a causa delle "esigenze del mondo di oggi soggetto a rapidi mutamenti", una funzione che trae non solo la sua origine ma anche la sua fecondità dalla sfera spirituale? E lo fa mettendo avanti l'efficientismo, come se il "ministero attivo" non traesse la sua linfa e la sua fecondità (non individuabile necessariamente solo negli atti materiali) dall'adorazione e dalla contemplazione e dunque dal Soprannaturale.
Che esempio è per tutti coloro che, anche senza l'ingravescentem aetatem, offrono in Cristo le loro sofferenze e le loro disabilità a volte anche gravi? Non risultano forse "attivi" e "fecondi", nell'economia della Salvezza?
Che esempio è per tutti coloro che, anche senza l'ingravescentem aetatem, offrono in Cristo le loro sofferenze e le loro disabilità a volte anche gravi? Non risultano forse "attivi" e "fecondi", nell'economia della Salvezza?
Nelle mie riflessioni iniziali ero nel dubbio se potesse trattarsi di ambiguità o meno. Ora, visti certi fatti ulteriori, si avvalora l'ipotesi di una della tante abili acrobazie della mens subtilis (subdolamente sottile...) di Ratzinger, capace di raggiungere vette sublimi ma anche di tirar fuori troppi conigli dal cilindro conciliarista...
Sembra ammissibile introdurre in questo modo l'eutanasia del papato, identificabile anche nelle possibili dimissioni che Bergoglio non le ha a sua volta escluse, dichiarando che dovremo abituarci ad altri "papi emeriti", come ricordato sopra?!
Non stride fortemente con tutto quanto la Chiesa ha sempre insegnato e professato?
E con ciò che ha sempre insegnato la Chiesa stride anche il nuovo luogo teologico del recinto di Pietro tirato in ballo dal canonista. È da qui che proseguiremo...
Sembra ammissibile introdurre in questo modo l'eutanasia del papato, identificabile anche nelle possibili dimissioni che Bergoglio non le ha a sua volta escluse, dichiarando che dovremo abituarci ad altri "papi emeriti", come ricordato sopra?!
Non stride fortemente con tutto quanto la Chiesa ha sempre insegnato e professato?
E con ciò che ha sempre insegnato la Chiesa stride anche il nuovo luogo teologico del recinto di Pietro tirato in ballo dal canonista. È da qui che proseguiremo...
Maria Guarini
122 commenti:
Si era detto in questo blog che non si sarebbe più tornati sulla questione della rinuncia, ma non è stato così, che possiamo dire noi dall'esterno quali siano state le GRAVI motivazioni che hanno spinto alla rinuncia? Possiamo solo ipotizzare che l'ostruzionismo più che evidente nei confronti del precedente pontificato, non fosse che l'infinitesimale parte di fatti ben più gravi all'interno della curia e di riflesso della CC vista come istituzione di potere terreno, noi non sappiamo niente più di quanto uscito ad arte sui media,la montagna di fango e nefandezze che affondavano BXVI sono sparite d'incanto, non una voce si solleva anche in presenza di comportamenti a dir poco anomali del vdr, allora l'inciampo, l'errore di percorso era solo uno, rimosso o buttato fuori,( a piacere ), quello, tutto brilla, ma chi siamo noi per? Io un povero imbecille che non ha capito niente e che forse avrebbe fatto meglio a tenersi alla larga dalla chiesa e che adesso è ridotto al silenzio, visto il mutismo di tutti coloro che pure avrebbero qualcosa da dire, non resta che sedersi sul bordo del fosso e aspettare, c'è nient'altro da fare, ad agosto un altro viaggio show esibizione,a dicembre il premio Nobel x la pace, tutto ben madama la marchesa, la chiesa non è mai stata così popolare, lombardi dixit,che stiamo a dì???Lupus et Agnus
Art. 59 della Costituzione italiana: "È senatore di diritto e a vita, salvo rinunzia, chi è stato Presidente della Repubblica".
Sancta Romana Respublica.
Domenica 9 giugno, ore 17 stadio olimpico, Roma, il vdr presenzierà incontro ecumenico col Rds, Martinez dirigerà l'evento, previsto il pienone....
La declaratio di Benedetto XVI NON DA giusta motivazione per la rinuncia. Si fonda su un non-senso Teologico, perché scinde il primato e lo lega alla "vigoria del corpo".
Il fatto che Egli fosse Papa regnante, non permette che faccia "come gli pare". E infatti, ben consapevole del non-senso della sua declaratio (anche se benvenuta da parte di coloro che l'hanno davvero VOLUTA), "corregge" il tiro con la sua esposizione sul "per sempre" e con la sua dichiarazione di "permanenza" nella "carica" di Romano Pontefice. Il che potrebbe anche essere un'ulteriore confusione, che si aggiunge alla già grave decisione della rinuncia. Ma solo superficialmente.
Infatti, risulta chiaro (unica cosa chiara) che Ratzinger VUOLE "rimanere nel recinto di Pietro". Il che NON E' POSSIBILE se non in un unico modo: ESSENDO PIETRO. Infatti, teologicamente e metafisicamente NON E' DATO di rimanere "nel recinto di Pietro", senza essere Pietro.
Dunque: è chiaro per chi VUOLE comprendere (e ha gli strumenti). NON E' CHIARO, anzi è fuorviante, per chi non ha gli strumenti e non vuole nemmeno averli.
Il che fa pensare ad un unico elemento indiscutibile: la gravità della crisi in cui siamo, che no permette nemmeno la chiarezza in un atto di rinuncia.
Ci si potrebbe anche aspettare, ad esempio, che il campanello d'allarme suoni alle orecchie di chi ha voluto la "defenestrazione". E che Ratzinger venga "obbligato" a (finalmente) definire meglio, debitamente, la sua rinuncia. Ripetendola. Questa volta in modo chiaro. E che rinunci, dunque, a definirsi "papa", emerito o meno che sia. E deponga le insegne del comando.
Il che renderebbe, finalmente, la Rinuncia effettivamente tale. Ma si rimarrebbe SEMPRE nell'ambito della "forma". La "forma" sarebbe "debita", come vuole il Canone. Ma il "foro interno" continuerebbe a rimanere "Insondabile". Infatti, se anche la forma fosse debita, e la rinuncia chiara, se il cuore del Papa fosse "costretto", non si riuscirebbe a vedere all' "esterno". E dunque potrebbe sempre esserci una "tara" inestricabile, almeno in questa vita, rispetto all'atto in sé.
Ma almeno, sarebbe CHIARO E DEFINITIVO, l'atto di abdicazione. Il che non sarebbe poco!
Contemporaneamente, per ritenere valida e legittima l'elezione del successore, in questo caso Francesco, sarebbe necessario che Egli MANIFESTASSE DEBITAMENTE anche la sua volontà di "essere papa". Cosa che ad oggi non risulta.
...alla fin fine, anche se si arrivasse alla "debita rinuncia", allo stato dei fatti ci sarebbe una tara gigante sul "come" ci si è arrivati. E dunque, a pensarci bene, anche se ci si arrivasse ora, potrebbe essere una conferma della invalidità di partenza, più che una chiarificazione definitiva.
Se le cose non si possono sapere, non siamo nemmeno in grado di dire e fare nulla, dunque perchè continuare a parlare di tale rinuncia? E poi cambierebbe qualcosa in sostanza se il papa fosse ancora Benedetto XVI? Non mi pare che il suo pensiero sia così diverso dai papi di questi anni, non ha rinnegato nessun errore conciliare, anche lui ha voluto Assisi, anche lui ha lasciato operare vescovi e cardinali in odor d'eresia, certo qualche apertura alla tradizione l'ha concessa, ma non basta per essere un papa secondo il cuore di Gesù.
A distanza di 17 mesi da quella rinuncia, con un nuovo pontefice legittimamente eletto e regnante, non capisco dove si voglia andare a parare con questa tiritera.
Anche se i tutti i canonisti dicessero oggi la stessa cosa il guaio è consumato.
Vi ricordate che dal giorno della rinuncia (11 febbraio) all'abbandono effettivo e conseguente sede vacante (ore 20,00 del 28 febbraio) vi fu un lasso di tempo utile anche per coloro che oggi rilevano irregolarità, invece tutti questi signori allora erano in letargo?
Anche se per ipotesi avessero ragione oggi cosa possiamo fare?
Andare da Ratzinger e costringerlo a riindossare la mozzetta , l'anello e la fascia e tornare a "palazzo"? È verosimile questo?
Andare da Papa Francesco e dirgli che lui e tutti i 100 e passa Cardinali si sono sbagliati, il Papa c'era e non c'era nessuno bisogno di Conclave e che quindi tornasse pure a Buenos Aires.
Oppure potremmo fare una cordata di rosari affinché il Signore prenda l'iniziativa di chiamare a sé Benedetto e così potremmo finirla con questa assurda storia.
GS
Stefano,
quello che è e resta problematico non è la rinuncia ma ciò che ha posto in essere, in relazione al futuro del Papato.
E il discorso ulteriore andrà centrato sulla legittimità della vera e propria "variazione" operata dalla scissione del ministerium e della sua executio dal munus e dalla conseguente introduzione del nuovo "luogo" teologico del "recinto di Pietro"...
Oppure potremmo fare una cordata di rosari affinché il Signore prenda l'iniziativa di chiamare a sé Benedetto e così potremmo finirla con questa assurda storia.
Che siamo nell'assurdo è vero; ma non per quel che diciamo noi, che è corroborato da un canonista.
Ma il problema non è la "presenza di Benedetto né nel "recinto di Pietro" né su questa terra; il problema è ciò che ha innescato e da come verrà applicato, per il futuro del papato...
Sulla definizione "Vescovo di Roma".
Il Papa è PAPA. Pontefice, Vicario di Cristo in Terra, Successore di San Pietro, e PER QUESTO Vescovo di Roma. Infatti San Pietro non è "nato" Vescovo di Roma! Prima era Vescovo in Terra Santa...Chi vuole intendere intenda
mic,
Socci ha guardato il dito, ma non ha visto la luna...
Ricordo quanto già detto nella discussione precedente:
Nelle mie riflessioni iniziali ero nel dubbio se potesse trattarsi di ambiguità o meno.
Ora, visti certi fatti ulteriori, si avvalora l'ipotesi di una della tante abili acrobazie della "mens subtilis" (subdolamente sottile...) di Ratzinger, capace di raggiungere vette sublimi ma anche di tirar fuori troppi conigli dal cilindro conciliarista...
Se anche la decisione è stata libera, ciò che la invalida è la possibile motivazione che causa l'eutanasia del papato proprio a partire da queste dimissioni, dal momento che vengono fatte passare come "normale amministrazione" proprio sotto l'aspetto efficientista.
E così si consolida la moda - che diventa arbitrio - "conciliarista" di cambiare con la 'prassi' ciò che non si può cambiare de iure... E per giunta senza motivare. Non se la può cavare definendo "assurdo" un dubbio del quale avrebbe dovuto eliminare l'origine:
1. senza specificare quel "per sempre",
2. senza scindere "servizio attivo" da quello "contemplativo",
3. ritirandosi davvero dalla scena pubblica, tornando un vescovo qualunque e
4. non istituendo la figura di "papa emerito", che richiama il "pensionamento" dei vescovi, ma che non è ad esso assimilabile.
5. dismettendo la veste bianca che, anche visivamente, rende indistinguibili i "due papi", anche per il fatto che il subentrante ha "dismesso" i simboli visibili...
Non trovate strano il connubio Messori-Corriere per "far passare" come normale ciò che normale non è?
Un altro episodio di tanto improprio quanto inopportuno, ma martellante, Magistero-mediatico?
La "normalizzazione" è come una marea montante, sommerge tutto e tutti, in special modo chi ha un po' di presa sull'opinione pubblica (Tornielli, Agnoli, adesso Messori); questo passaggio tar i "normalisti" di Messori non mi sorprende più di tanto; mi ricordo già la polemica con Socci all'epoca del libro "il 4° segreto di Fatima" del giornalista senese. Messori non sarà ma contro l'establishment, non è da lui, da uno che ha fatto 30 di lavoro a a Jesus, per i Paolini. Ma non dice Nostro Signore che se i giorni dell'apostasia non venissero accorciati nessuno si salverebbe? tutti sarebbero ingannati dal demonio e dai suoi accoliti? Ogni giorno ne abbiamo un esempio, ed è penoso constatarlo, purtroppo. Chi può, si regga forte e rimanga saldo nella fede della Chiesa bimillenaria, ante CVII. Non accettando niente del CVII non si rischia niente, dal punto di vista della salvezza dell'anima: è lasciandoci imbottire la testa dalle loro elucubrazioni che si corrono seri rischi (quelli relativi ai pochi anni di questa vita non ci dovrebbero preoccupare più di tanto). Pace e bene.
Socci ha guardato il dito, ma non ha visto la luna...
Poco generoso e non esatto nei confronti di Socci, Anonimo.
Questa la sua conclusione:
....
Tutto bene dunque, tutti contenti? Esattamente il contrario. Messori infatti – che è un addetto ai lavori – non può ignorare che questa situazione – come lui la tratteggia – non ha alcun fondamento teologico (né canonico).
Per la divina costituzione della Chiesa infatti uno solo può essere il papa. E se – come dice Messori – Benedetto XVI “non ha inteso rinunciare al munus pontificale” che “non è revocabile”, che dimissioni sono le sue?
Messori sa bene che tutto il suo articolo induce a farsi una domanda drammatica (chi è il papa?), ma evita accuratamente di formularla, lasciando che se la ponga il lettore. Perché? E questo articolo è il segnale che negli ambienti della Chiesa se la stanno ponendo in tanti?
Stefano,
quello che è e resta problematico non è la rinuncia ma ciò che ha posto in essere, in relazione al futuro del Papato.
Non sono del tutto d'accordo.
Se è vero, come è vero, che non si può e non si DEVE rimanere sul piano esclusivamente "orizzontale", come andiamo ripetendo sempre, un "rinuncia" del genere non "sussiste" metafisicamente. Una rinuncia del genere non può avere conseguenze "fattive", perché non è una rinuncia valida. Il che significa che il Papa Regnante è ANCORA Benedetto XVI, ma lo è "dimezzato". Cosa assurda metafisicamente, me non "materialmente". Questa situazione "Nuova", che non è semplicisticamente assimilabile al "modernismo" di Ratzinger o chi per lui, determina uno "stato di calamità" nella Chiesa riguardo un fatto che già era emerso prima: il RIFIUTO al riconoscimento del Papa come Capo e Pastore visibile della Chiesa di Roma. La "rinuncia" di Ratzinger ha solo "formalizzato" questa realtà di fatto che si andata sviluppando nel tempo. Già con l'introduzione del vaporoso concetto di "collegialità" nel Concilio, si è aperta la porta. Ma oggi si è andati decisamente oltre. Anche oltre le aspettative dei più "novatori".
Sostanzialmente la "rinuncia" di Ratzinger, per come concepita, è un non-senso anche riguardo la definizione "concliarista" del Papato. Infatti con questa rinuncia anomala, Ratzinger sta attestando che lui VUOLE rimanere papa, ma non "ce la fa". Cosa intenda con questo "non ce la faccio", in merito alla "vigoria del Corpo" che non avrebbe più, rende chiaro lo stato di fatto della Chiesa di Roma. Che, in pratica, non vuole più (nella maggioranza dei suoi Gerarchi), avere il Papa! La realtà di questa situazione l'abbiamo vista nel Magistero ordinario e solenne (il SP) di Benedetto. E' potuto capitare che i Vescovi lo IGNORASSERO, che anzi agissero in autonomia. E' potuto capitare che un Papa abbia dovuto "giustificarsi" per molti dei suoi atti di Magistero. E' potuto capitare che i vescovi abbiano potuto stabilire autonomamente cosa fare e come farlo.
Questo è un FATTO, non una illazione. Ebbene, in una situazione del genere, anche le porte aperte dalle ambiguità conciliari diventano meno "importanti" dell'abnormità che viviamo.
Se il Papa "rinuncia" a causa di "terzi", come appare, e se lo fa facendo capire che non vuole rinunciare ma non "riesce" più a governare, allora la situazione è grave. E ciò che significa questa rinuncia per il "futuro" non è nemmeno interessante. Perché il "futuro" è adesso! E perché la "rinuncia" stessa, QUESTA rinuncia, rende chiaro che il futuro della Chiesa NON C'E' ! Ovvero: questa è la "tragedia epocale" che sta investendo la Chiesa. E solo la "Risurrezione" della Chiesa da questa tragedia potrà aprire la porta, di nuovo, al "futuro".
Dunque, ogni "cosa" che viene "dopo" tale rinuncia è in relazione ad essa e alla assurdità del fatto. Ogni cosa non è "più grave di..." e non è "addebitabile" a questo o quel papa. E' addebitabile allo SCISMA profondo e alla eresia diffusa in cui è sprofondata la Chiesa, che rende ogni altra cosa discendete da questi fatti.
Anche Bergoglio non è causa del disastro ma effetto.
Spero che papa Benedetto XVI, geniale come è, abbia previsto la possibilità di una catastrofe como questa che viviamo - proprio perchè conosceva la profondità della corruzione curiale - e per questo abbia conservato la possibilità di un ritorno in situazioni impossibilmente gravi come quella che viviamo.
Gent.le e cara Maria,
ormai non ci sono più dubbi, non si tratta di Magistero mediatico; si son fatti furbi (e da molto tempo, da decenni). Così come parliamo di lobby del potere finanziario, di lobby massoniche, di lobby delle professioni, questi hanno capito che usando la Chiesa a loro modo ed a loro volontà sanno di essere graditi a tutte le lobby, meno che ai Veri Cattolici amanti di Dio e della Sua vera Chiesa.
Non trovo strano il connubio Messori/Corriere della Sera, perchè questa gente ormai stà tutti i giorni anzichè sugli Altari a celebrare il Santo Sacrificio, a Confessare a insegnare la Dottrina, stà sulle prime pagine dei giornali, rotocalchi, sulle prime notizie di quasi tutti i TG, ma non per parlare d Chiesa, ma per essere accattivanti, per farsi definire dalla società multiculturale come loro.
Dunque un Papato governante la Chiesa a cosa serve? Una Chiesa che non è come una banca o come un giornale a cosa serve?
Il Sacerdote Ministro del Culto Cattolico a cosa serve?, mentre un prete che usa il potere per fare servizi sociali o sindacato oppure che si interessa di politica che parla dei disoccupati o delle aziende in crisi, è diverso. Sono cambiati i tempi e la nuova chiesa deve seguire i tempi nuovi. Tutto bene madama la marchesa la chiesa non è stata mai così popolare.
Vogliamo ancora dubitare che il concilio pastorale e di aggiornamento, conclusosi con la rinuncia di B.XVI e forse con l'eutanasia del papato, non è servito proprio a distruggere la Dottrina Cattolica? storia millenaria docet.
Chiediamoci ancora, cosa è stata la gerarchia dal 1960 in poi? era davvero al servizio di Cristo oppure era al servizio di mammona?
nell'altro thread scriveva praeceptoris alle 11.35 “nella Ut Unum Sint è scritto chiaramente che si doveva studiare un'altra forma di papato per una "pace ecumenica".
Se a scrivere quella enciclica, ci fosse di mezzo Ratzinger, la questio del complotto contro di lui automaticamente cade!”
Non lo sappiamo (o almeno non lo so io), ma qui, a proposito della Ut unum sint ho messo in evidenza, selezionandole, alcune sue considerazioni come prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede…
CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE
(Card. Ratzinger, Prefetto;
Tarcisio Bertone, Arcivescovo emerito di Vercelli)
IL PRIMATO DEL SUCCESSORE DI PIETRO NEL MISTERO DELLA CHIESA
Nell'attuale momento della vita della Chiesa, la questione del Primato di Pietro e dei Suoi Successori presenta una singolare rilevanza, anche ecumenica. In questo senso si è espresso con frequenza Giovanni Paolo II, in modo particolare nella Lettera enciclica UT UNUM SINT, nella quale ha voluto rivolgere specialmente ai pastori ed ai teologi l'invito a « trovare una forma di esercizio del Primato che, pur non rinunciando in nessun modo all'essenziale della sua missione, si apra a una situazione nuova ».
La Congregazione per la Dottrina della Fede, accogliendo l'invito del Santo Padre, ha deciso di PROSEGUIRE L'APPROFONDIMENTO della tematica convocando un simposio di natura prettamente dottrinale su Il Primato del Successore di Pietro, che si è svolto in Vaticano dal 2 al 4 dicembre 1996, e di cui sono stati pubblicati gli Atti.
[…]
Perciò, « quando la Chiesa Cattolica afferma che la funzione del Vescovo di Roma risponde alla volontà di Cristo, essa non separa questa funzione dalla missione affidata all'insieme dei Vescovi, anch'essi “vicari e legati di Cristo” » (Lumen gentium, n. 27). Il Vescovo di Roma appartiene al loro collegio ed essi sono i suoi fratelli nel ministero. Si deve anche affermare, reciprocamente, che la collegialità episcopale non si contrappone all'esercizio personale del Primato né lo deve relativizzare.
[…]
[…] non è cercando il minimo di attribuzioni esercitate nella storia che si può determinare il nucleo della dottrina di fede sulle competenze del Primato. Perciò, IL FATTO CHE UN DETERMINATO COMPITO SIA STATO SVOLTO DAL PRIMATO IN UNA CERTA EPOCA STORICA NON SIGNIFICA da solo che tale compito debba necessariamente essere sempre riservato al Romano Pontefice; e, viceversa, il solo fatto che una determinata funzione non sia stata esercitata in precedenza dal Papa non autorizza a concludere che tale funzione non possa in alcun modo esercitarsi in futuro come competenza del Primato.
In ogni caso, è fondamentale affermare che IL DISCERNIMENTO CIRCA LA CONGRUENZA TRA LA NATURA DEL MINISTERO PETRINO E LE EVENTUALI MODALITA’ DEL SUO ESERCIZIO E’ UN DISCERNIMENTO DA COMPIERSI IN ECCLESIA, ossia sotto l'assistenza dello Spirito Santo e in dialogo fraterno del Romano Pontefice con gli altri Vescovi, secondo le esigenze concrete della Chiesa.
Ma, allo stesso tempo, è chiaro che solo il Papa (o il Papa con il Concilio ecumenico) ha, come Successore di Pietro, l'autorità e la competenza per dire L’ULTIMA PAROLA SULLE MODALITA’ DI ESERCIZIO DEL PROPRIO MINISTERO PASTORALE nella Chiesa universale.
[…]
Quando e come si raggiungerà la tanto desiderata mèta dell'unità di tutti i cristiani? « Come ottenerlo? Con la speranza nello Spirito, che sa allontanare da noi gli spettri del passato e le memorie dolorose della separazione; Egli sa concederci lucidità, forza e coraggio per intraprendere i passi necessari, in modo che il nostro impegno sia sempre più autentico ».
+ Joseph Card. Ratzinger,
Prefetto
+ Tarcisio Bertone, Arcivescovo emerito di Vercelli,
Segretario
E' addebitabile allo SCISMA profondo e alla eresia diffusa in cui è sprofondata la Chiesa, che rende ogni altra cosa discendete da questi fatti.
..scisma profondo che si è andato ampliando dopo il concilio, e che è arrivato alle "vette" attuali. Favorito dalla desistenza dei Papi, e dalla assenza di disciplina, oltre che alla permanenze di messaggi ambivalenti (usati "politicamente" per cercare di tenere "Insieme" ciò che insieme non può stare...come si usa nelle correnti dei partiti politici).
Sicuramente questa desistenza dal governo è un elemento della diffusione dello scisma. Ma non ne è causa. Le cause sono da riscontrare nella secolarizzazione GALOPPANTE del clero e di parte dei fedeli, precedente al Concilio, e che NEL concilio si sarebbe potuta affrontare adeguatamente, se solo lo si fosse voluto.
OT molto interessante, che spezza un po' il tema, Nethanyau avrebbe annunciato che a breve lo stato israeliano si doterà di un sistema di leggi basate sul Talmud ed adotterà il calendario ebraico e non quello in uso nel mondo....avviso a tutti gli irenisti, buonisti,assisiati e preghieristi per la pace con 2 esponenti israelopalestinesi che contano come il 2 di picche.....mala tempora currunt per i cristiani in TS.
Come ho ripetuto spesso, se si vuole infliggere il colpo di grazia all'autorità Cattolica, al Papato e alla fede, non c'è nessun bisogno di dare "segnali contrari". Questi segnali contrari, parallelamente a quelli che vanno nella direzione del disastro, ci sono stati in tutti i pontificati post-conciliari.
Hanno poco a che vedere col "modernismo dei papi", perché non vertono sullo "svuotamento" della dottrina dal di dentro, ma vertono su "marce indietro", anche vigorose (come il SP), che invece di "aiutare" la sparizione della dottrina, generano "messaggi" rivolti a "pochi" (e qui possiamo discutere su questo metodo, ma è un fatto che esso sia stato usato).
La "forza" di questi messaggi è flebile. Ma nondimeno esiste.
Nel caso presente, se Ratzinger avesse voluto abbattere il Papato, come ultimo "atto" del suo "pontificato controverso" (!?), non avrebbe dovuto far altro che una declaratio incentrata esclusivamente sulla FUNZIONE del papa, e non avrebbe dovuto far altro che RIMANERE in pubblico (alla fine lo ha fatto, ma in circostanze "strane") e fare davvero "l'emerito papa".
Invece si "inventa" questa "assurdità", che però tanto assurdità non è se inserita nel contesto di delegittimazione e distruzione del papato avviato già prima del concilio!
ordine e giurisdizione sono due poteri che vannon tenuti ben distinti, e che hanno fonti diverse. Stiamo ben attenti a non cadere noi nell'errore di Lumen Gentium (e di BXVI). La giurisdizione papale viene da Cristo direttamente tramite accettazione dell'elezione, qualsiasi altra deriva da un atto volontario del Papa (più o meno mediato dalle forme del diritto). Il potere d'ordine è di natura sacramentale e permette di porre gli atti relativi alla consacrazione del Corpo di Cristo e degli altri sacramenti. La sua fonte è appunto il sacramento dell'ordine, ex opere operato, e (eccetto per la confessione che si amministra per modum iudicii) non ha bisogno della giurisdizione per essere esercitato validamente (al massimo per la liceità degli atti)
"il Romano Pontefice (soprattutto quando si riconosca insufficiente al governo della Chiesa universale, e a sopportare i pesi del supremo pontificato) possa rinunciare al Papato con il suo onere e onore..." Bonifacio VIII dixit. La vigoria del corpo è un motivo sufficiente. E se non lo fosse, ciò renderebbe l'abdicazione imprudente e peccaminosa, non invalida (così come l'aver ceduto a pressioni: mai sentito parlare del martirio come altra opzione? centinaia di Papi l'hanno sperimentata)
Il papato deve essere ridimensionato, la sua funzione è frutto solo di interpretazioni delle parole di Cristo che non necessariamente sono esatte. La tradizione va inquadrata nel contesto storico altrimenti diventa tradizionalismo. Vi è oggi una maturità del corpo costituente della Chiesa che permette il concorso dei fedeli alle decisioni che vengono prese a Roma.
“È l’umanità che ha abbandonato la Chiesa o è la Chiesa che ha abbandonato l’umanità?”.
Don Giussani risponde: «Tutti e due, tutte e due, perché innanzitutto è l’umanità che ha abbandonato la Chiesa, perché se io ho bisogno di una cosa, le corro dietro, se quella cosa va via. Nessuno correva dietro».
«La Chiesa ha cominciato a abbandonare l’umanità secondo me, secondo noi, perché ha dimenticato chi era Cristo, non ha poggiato su… ha avuto vergogna di Cristo, di dire chi è Cristo».
Quanta parte della gerarchia cattolica ha avuto vergogna (e ha ancora vergogna oggi) di dire chi è veramente Cristo?
Nelle loro omelie e nel loro insegnamento quante volte Gesù Crocifisso e Risorto viene nascosto e sminuito?
"Quando e come si raggiungerà la tanto desiderata mèta dell'unità di tutti i cristiani?"
leggendo il post di Stefano78, mi e' venuta una domanda:
da dove si evince questa esigenza nel Vangelo?
a me sembra che si cerchi di spostare "l'obiettivo" verso un punto che non e' fondamentale, anzi a volerla dire tutta, quello dell'unita' mi sembra un falso problema, che oltretutto e' a mio parere affrontato anche dal punto di vista sbagliato. la porta e' stretta , per questo e' difficile entrare.
e' Dio che la ha fatta stretta, e l'uomo e la Chiesa , mi pare, stanno tendando di ingrandirla; ma questa rimane una pia illusione, anzi un inganno bello e buono, perche cosi si ha la sensazione di star dentro mentre in realta' si è fuori. se per ottenere l'unita si passa per l'ecumenismo inteso come allargare la porta per far entrare tutti, allora e' inutile.
sempre che l'unita' sia condizione utile, non certamente indispensabile, alla salvezza.
se mi sbalio mi corigerete...
Ormai siamo a tal punto nella crisi, che potrà risolvere tutto solo Dio, perchè se parliamo di cose cambiate, l'elenco è lungo, persino le canonizzazioni dei santi non sono più quelle di una volta e oso dire sono dubbie. Bene se qualcuno riesce a capirci qualcosa, ma solo un Papa potrà giudicare cosa è avvenuto in questi 50 anni, noi possiamo immaginarlo, anche cercare di risvegliare l'interesse e soprattutto l'intelletto, ma ormai è tutto più grande di noi, ci si può perdere la ragione.
Quante cose mi frullano in testa...
-la "rinuncia" di Benedetto XVI è stata libera e lo ha detto lui stesso. Per esempio anche un esercente è libero di rinunciare ad andare in vacanza, dopo che gli usurai gli hanno prosciugato il conto in banca... Intendo dire che Benedetto XVI ha liberamente deciso che fosse meglio fare quello che ha fatto, stanti le condizioni, le quali però non erano normali, e non lo erano da anni...
-Benedetto XVI comunque rinuncia, ma stranamente, malgrado ciò che si diceva nei primi giorni (leggere primi articoli di Socci) mantiene proprio il titolo di Papa emerito...
-nel frattempo le mosse dei pope-makers coagulano i favori del conclave su una candidatura che pare l'identikit tracciato nella messa pro-eligendo, cioè espressione dei desiderata di quella fazione che più d'ogni altra ha punteggiato di spine, abili e diplomatiche, il pontificato di Joseph Ratzinger
-l'elezione di Jorge Mario Bergoglio giunge abbastanza inattesa e resta un po' strana (clamorosa la gaffe della CEI con il telegramma), ma soprattutto si caratterizza immediatamente per una forte discontinuità con il pontificato precedente
-caso mai questo fosse poco percepito dal popolino, ecco tutte le truppe cammellate dei media finanziarizzati e clericali inondare l'opinione pubblica del plauso più convinto: tutte le magagne della Chiesa, stigmatizzate come una via Crucis nel pesante incedere di Benedetto XVI, svaniscono improvvisamente
-non "svaniscono" solo gli scandali della pedofilia, dello IOR o di vatileaks, ma addirittura gattopardescamente sembra che tutto muti restando immobile, (salvo certi uomini troppo ratzingeriani e -nella misericordia generale- i frati francescani dell'Immacolata, che vengono invece ri-mossi)
-riecco Benedetto XVI: sta bene (non si mostra così affaticato, malato, morente, affranto, come i "gufi" lo dipingevano da Papa regnante) e spiega che lui resta Papa "per sempre", solo che adesso "non esercita" in modo attivo...
-e come dimenticare che cosa disse a Fatima nel 2010? E come dimenticare proprio la profezia di Fatima o le parole della Emmerick, incredibilmente profetiche e innegabilmente scritte in epoca non sospetta?
-oggi il problema o meglio la questione non sta nella legittimità di Papa Bergoglio o nelle sue idee sulla Chiesa: la questione vera è "che cosa è successo in Vaticano tra il 2010 e il 2013"? Chi ha "pilotato" le cose? Chi ancora ora tesse i fili, non nel senso di costringere Bergoglio a dire ciò che non vorrebbe o Ratzinger a non dire ciò che potrebbe, ma di costringere la Chiesa a diventare ciò che sta diventando? Che poteri (anche di ricatto) ci sono dietro?
-è sempre più evidente che ci sono "due chiese" sempre più inconciliabili dentro la Chiesa post conciliare. Il bubbone esploderà presto: oportet che certi scandali accadano...
-un'ultima suggestione: che cosa sia successo davvero a Benedetto XVI rimarrà una curiosità in questo mondo qua. Perchè prima di trovare noi una risposta, sono certo che Dio spazzerà via le trame di chi pensa di poter orientare la storia e ancor più la Chiesa. Ci sono delle corna che si aggirano, sfruttando ricatti basati sulle lobbies con i loro referenti. Però c'è chi sa che la preghiera è più potente. Benedetto XVI sarà un problema da vivo, lo rimarrebbe anche se il Signore lo chiamasse.
Ha recentemente detto un esorcista (Babolin):
il Diavolo, così come scritto nei Vangeli, è costitutivamente menzognero. È menzognero quando stravolge la realtà, ma anche quando dice qualcosa di vero. Anche quando dice il vero, il Diavolo lo fa con un secondo fine, secondo una intenzionalità che non è quella del Creatore. Perché quel che vuole fare il Diavolo è ridurre la ragione in modo tale che anche la nostra libertà sia rattrappita. Come scriveva Blondel, «la libertà per la libertà è un inganno». La vera libertà è quella di amare, non ne esiste un’altra. La libertà si realizza nell’amore, un amore che può anche essere sacrificio e che necessariamente diventa un servizio all’altro. La libertà senza l’amore mangia se stessa.
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il diavolo cerca di scomparire, vorrebbe annullarsi, facendo fare ad altri il lavoro sporco... il diavolo è falso anche quando dice la verità, perchè non ama, sa solo odiare, mentire e uccidere.
Adesso sta cercando di dimostrare a Dio che la Chiesa è in suo potere... Come credete che finirà?
anonimo la prego non sia cosi duro.
mic fa del suo meglio. e lo fa bene.
capita di non vedere i propri commenti non pubblicati, cosa che puo avvenire per varie ragioni.
mic fa tutto questo gratuitatemente e noi non possiamo pretendere, fosse anche che mic divenisse anarchica e arbitraria.
E se non lo fosse, ciò renderebbe l'abdicazione imprudente e peccaminosa, non invalida (così come l'aver ceduto a pressioni: mai sentito parlare del martirio come altra opzione? centinaia di Papi l'hanno sperimentata)
L'invalidità di QUESTA abdicazione sta nei "fondamenti" su cui si "poggia".
La declaratio mostra una "scissione" del primato (!???!?!?!?!) e la motivazione del "vigore che viene meno". Né l'una, né l'altro, sono motivazioni VALIDE. L'abdicazione non può essere una cosa lasciata all'arbitrio, per questo il canone esige che sia libera e debitamente dichiarata.
Ora: se io voglio abdicare NON RESTO PAPA. Se non voglio essere Papa non resto Papa. Giusto? Mi sembra proprio semplice semplice. Inoltre, se voglio abdicare, lo faccio e basta. Non metto nella mia declaratio cose astruse (...la debita forma...) e pure teologicamente impossibili. In sostanza: non straparlo.
Mi dicono che Ratzinger fosse pure un Teologo di un certo livello...Giusto? Mi dicono pure che fosse ancora "sano di mente". Giusto? Dunque?
-e come dimenticare che cosa disse a Fatima nel 2010? E come dimenticare proprio la profezia di Fatima o le parole della Emmerick, incredibilmente profetiche e innegabilmente scritte in epoca non sospetta?
Concordo in tutto, e specialmente in questo
Sull’aereo da Roma a Lisbona, la mattina di martedì 11 maggio 2010 Benedetto XVI disse:
“solo nel corso della storia possiamo vedere tutta la profondità che era per così dire ‘vestita’ in questa visione”. In essa “sono indicate realtà del futuro della Chiesa che man mano si sviluppano e si mostrano”. In essa “si vede la necessità di una passione della Chiesa”, predetta da Gesù fino alla fine dei tempi, che “naturalmente si riflette nella persona del papa”.
“Quanto alle novità che possiamo oggi scoprire in questo messaggio è che non solo da fuori vengono attacchi al papa e alla Chiesa, ma le sofferenze della Chiesa vengono proprio dall’interno della Chiesa, dal peccato che esiste nella Chiesa. Questo lo vediamo sempre, ma oggi lo vediamo in modo realmente terrificante: che la più grande persecuzione alla Chiesa non viene dai nemici di fuori, ma nasce dal peccato nella Chiesa, e che la Chiesa quindi ha profondo bisogno di ri-imparare la penitenza, di accettare la purificazione, di imparare il perdono ma anche la necessità della giustizia. Il perdono non sostituisce la giustizia”.
“il Signore è più forte del male e la Madonna per noi è la garanzia visibile, materna, della bontà di Dio, che è sempre l’ultima parola nella storia”.
Solo un mese più tardi gli fecero lo "scherzetto" riguardante il curato d'Ars http://2.andreatornielli.it/?p=539
etc etc
PS provate a trovare l'omelia della messa pro eligendo... è più difficile che trovare quella del parroco di Velletri per la festa del santo patrono...
Molto interessante l'analisi di tralcio. E' abbastanza evidente l'anomalia della presente situazione e la cosa che trovo più assurda è leggere le opinioni di chi considera normale avere un papa che fa da nonnino ad un altro papa che ogni tanto va a chiedere consigli. Ma stiamo scherzando? Non vorrei ripetere molte cose già scritte da Mic, però qui c'è un anello mancante, e cioè la descrizione dei motivi eccezionale per una decisione altrettanto eccezionale. Se ci fosse stato un concomitante verificarsi di questi eventi, allora non sarebbe stato difficile accettare una simile rinuncia. Si dice che Pio XII avesse preparato la lettera di dimissioni se fosse stato rapito dai nazisti. Non potendo più fare il papa, ci sarebbe stato un altro papa, proprio perché la Chiesa si fonda su Cristo che esercita il suo potere attraverso il Vicario. Qui non abbiamo niente del genere, ma la complessa formulazione della declaratio pone solo degli interrogativi. Non si faceva prima ad esprimere la semplice volontà, indicare i motivi e tornarsene ad essere vescovo? Se non lo ha fatto, ci sono motivi a mio parere molto seri. Io ho fiducia in Dio che un giorno susciterà un pastore buono che chiarirà ogni cosa al popolo di Dio, tanto bisognoso di verità e amore. Rimane però il fatto che la presenza di due papi con queste modalità, è una punizione di Dio per il mondo, la Chiesa ed i cristiani in primis. Probabilmente ci vuole punire per i nostri continui peccati, mode scellerate, scarsa frequenza ai sacramenti (in Europa circa il 5% della popolazione va a Messa la domenica). Si sa che Benedetto è stato osteggiato in tutti i modi negli ultimi tempi del suo pontificato, basta leggersi gli articoli di Socci che prevedevano una clamorosa uscita di scena. Ma come non ricordare la cacciata di Gotti Tedeschi o il tradimento del suo maggiordomo? Aggiungo un'ipotesi che non è stata ancora fatta da nessuno: e se Benedetto avesse avuto una diretta comunicazione con il "Principale" per fare una simile scelta? E se Dio lo avesse voluto e quindi permesso per punire i nostri peccati e infedeltà?
Giustissimo. Non è Papa in quanto vescovo di Roma, ma vescovo di Roma in quanto Papa.
"se per ottenere l'unita si passa per l'ecumenismo inteso come allargare la porta per far entrare tutti, allora e' inutile."
Infatti...
Dalla LETTERA ENCICLICA
MORTALIUM ANIMOS
DI SUA SANTITÀ
PIO XI
SULLA DIFESA DELLA VERITÀ
RIVELATA DA GESÙ
[...]
"Pertanto, Venerabili Fratelli, facilmente si comprende come questa Sede Apostolica non abbia mai permesso ai suoi fedeli d’intervenire ai congressi degli acattolici; infatti NON SI PUO' ALTRIMENTI FAVORIRE L'UNITA' DEI CRISTIANI CHE PROCURANDO IL RITORNO DEI DISSIDENTI ALL'UNICA VERA CHIESA DI CRISTO, DALLA QUALE ESSI UN GIORNO INFELICEMENTE SI ALLONTANARONO: a quella sola vera Chiesa di Cristo che a tutti certamente è manifesta e che, per volontà del suo Fondatore, deve restare sempre quale Egli stesso la istituì per la salvezza di tutti. [...]"
http://www.vatican.va/holy_father/pius_xi/encyclicals/documents/hf_p-xi_enc_19280106_mortalium-animos_it.html
mic, ma lei crede davvero che la Chiesa/Sposa si possa presentare al suo Sposo in queste condizioni, senza che la "macchia" prodottasi nella sua Veste venga cancellata in qualche modo? L'evento Fatima - ripeto, sperando di non subire una nuova censura - spiega in che modo verrà lavata questa perduta immacolatezza. Se vorrà censurare, mi spieghi almeno il motivo. Grazie.
senza che la "macchia" prodottasi nella sua Veste venga cancellata in qualche modo?.. Se vorrà censurare, mi spieghi almeno il motivo. Grazie.
Perché il "modo" lo sa il Signore...
rocco: "anonimo la prego non sia cosi duro"
Guardi, mi viene da sorridere, perché il mio commento precedente, che era sopra il suo,è stato rimosso - fuggevole come un'Apparizione mariana! -, mentre viene pubblicata una mia precisazione finale. Non capisco. Probabilmente la curatrice del blog sa molte più cose di quelle che può dire, riguardo alla situazione presente, e certe osservazioni - troppo in tema? - potrebbero creare problemi. Questa è la spiegazione che mi do. Pazienza! Uno cerca di ragionare.
"Perché il "modo" lo sa il Signore..."
E noi siamo tenuti ed autorizzati a farci domande: "... anche se la Rivelazione è compiuta, non è però completamente esplicitata; toccherà alla fede cristiana coglierne gradualmente tutta la portata nel corso dei secoli" (CCC, 66)
questo disse BXVI:
In essa [profezia di Fatima] “si vede la necessità di una passione della Chiesa”, predetta da Gesù fino alla fine dei tempi, che “naturalmente si riflette nella persona del papa”.
lui dice "naturalmente" perchè è pienamente al corrente del 3. segreto, ma....milioni di fedeli ignari nel mondo sono all'oscuro di questo "riflettersi" e del destino di immolazione per un papa designato, non sappiamo ancora se lui o un prossimo. Direi anche di pregare per BXVI perchè potrebbe avverarsi in lui il sogno di S. PIo X: ".....ho visto un mio successore col MIO stesso nome..."
Un OT, non so se qualcuno lo ha già linkato, e nel caso me ne scuso, ma un paio di giorni fa è stato pubblicato un articolo su Riscossa cristiana che parla della Commissaria delle FRANCESCANE DELL'IMMACOLATA, a firma di Mauro Faverzani:
[...]
Secondo l’agenzia “Adnkronos”, del resto, già nel 1998 suor Barbiero, all’epoca preside del Pontificio Istituto Regina Mundi, chiese una non meglio specificata «riforma globale» della vita religiosa femminile, per sollecitare le suore «AD INTRAPRENDERE UN CAMMINO DI LIBERAZIONE», con una terminologia più da veterofemminismo sessantottino che da convento.
Nel citato intervento del 2012 riprese più o meno lo stesso mantra, ponendo la vita religiosa in relazione sociologica con la «questione femminile» e dicendola nel bel mezzo di una «difficile transizione incompiuta», confermandone così un’immagine di alienazione, di frustrazione, d’inappagante disagio assai distanti dalla pienezza spirituale e dalla serenità interiore proprie viceversa delle Francescane dell’Immacolata, che non hanno bisogno, né hanno mai chiesto alcuna forma di “emancipazione” ideologica. Se solo le si lasciasse vivere. E soprattutto pregare.
tutto l'articolo qua:
http://www.riscossacristiana.it/il-vento-di-pechino-soffia-sulle-francescane-dellimmacolata-di-mauro-faverzani/
anonimi datevi un nome, per favore. basta una sigla qualsiasi .
non e' necessario avere un profilo . basta selezionare nelle opzioni "nome/URL"
l'url non e' necessario.
" la porta e' stretta , per questo e' difficile entrare.
e' Dio che la ha fatta stretta, "
non e' una cattiveria, ma e' che non si riesce a entrare pieni di zavorra, per quello sembra stretta.
mi volevo spiegare meglio.
Avendo una visione pessimistica, e anche un po' cinicamente pessimistica, della situazione della Chiesa attuale, ferma ovviamente la Promessa finale, sono piuttosto freddo rispetto alla discussione sul tema dei "due Papi", di cui, peraltro, non disconosco l'importanza. E' un segno dei tempi. L'ennesima dimostrazione di una crisi che è metastorica e la cui comprensione è per noi velata dal "Mysterium Iniquitatis".
Ma c'è un punto, su cui insiste Mic, che mi trova particolarmente d'accordo. Il paradosso, e la contraddizione, dei "due papi" può essere risolto - forse, perché le difficoltà giuridico-canoniche comunque non mi sembra che manchino - su un piano "orizzontale", della "finitudine", dice Mic, ma non su quello ontologico e metafisico. Infatti il ruolo sacrale del Pontifex non attiene solo al mondo della finitudine. Il Papa è "facitore di ponti", e Ponte Egli stesso.
L'ignoranza (nel duplice senso: non conoscenza e misconoscenza)della metafisica è alla radice intellettuale della crisi. Perché il rifiuto della metafisica è il rifiuto della conoscenza, o della intuizione, - per quanto umanamente possibile - di Dio, dei Suoi attributi, dei Principi ultimi. Questo è l'esito finale, e il crimine iniziale, del modernismo, giustamente definito "summa summarum" di tutte le eresie.
La negazione della metafisica, e della conseguente ontologia, è l'attualizzazione storica e metastorica del Peccato Originale, dimostrazione della sua permanenza nel nostro esistere intellettuale.
Il resto ne consegue: la morte della teologia, il cattolicesimo liquido, ateoretico e orizzontale, il relativismo abdicante e deresponsabilizzato del "chi sono io per giudicare?" e, giù giù per li rami, tutte le aberrazioni dottrinali, liturgiche, canoniche, "pastorali" (quanti crimini in questo nome!), sociali, politiche che ben conosciamo.
Senza un umile, contemplante, orante recupero della metafisica, non ne usciremo.
Silente
" … Non si faceva prima ad esprimere la semplice volontà, indicare i motivi e tornarsene ad essere vescovo? Se non lo ha fatto, ci sono motivi a mio parere molto seri " (Texor, 20:29).
J'ai lu quelque part, je ne sais plus où, qu'en redevenant un simple évêque, et en sortant du Vatican, Ratzinger n'était évidemment plus protégé par son immunité de chef d'État, et qu'il pouvait être cité comme témoin dans certaines affaires de pédophilie, ou même poursuivi en justice par certains plaignants (aux États-Unis notamment)…
Ce serait pour se soustraire à cette éventualité, dont il était averti, qu'il aurait tenu à maintenir son "statut" de Pape et à rester au Vatican.
Je ne me prononce pas sur la validité de cette interprétation (j'en suis bien incapable), je me contente de m'en faire l'écho.
Quante parole e critiche! ma nessuno pensa mai, quanto deve avere sofferto Ratzinger per avere abdicato!
Io sono convinta che Ratzinger sia stato forzato ad abdicare, tutto era contro di lui, fuori e dentro la chiesa, e questa ostilità c'è stata dal primo giorno del suo pontificato.
Era lui la pietra d'inciampo, e dopo che è stato silenziato e' arrivata la....primavera almeno così ci fanno credere, per me invece è arrivato l'inverno!
Io non sto a discutere sul servizio attivo o passivo, so soltanto che tutta questa storia mi ha portato un grande smarrimento. La mia poca fede si e' indebolita.
Neri
Io sinceramente l'unica spiegazione plausibile che do della rinuncia petrina di Benedetto è quella di una privata rivelazione divina che, ovviamente, non può raccontare.
L'alternativa è quella di una mancanza di fede, nell'anno della Fede, del Vicario di Cristo.
E poi è vero: si è Vescovo di Roma in quanto Papa e non il viceversa: Pietro divenne prima Papa e solo successivamente Vescovo di Roma.
Basemarom.
Sarà una banale constatazione ma l'atteggiamento assolutamente sereno, rilassato se non addirittura allegro o ilare di Ratzinger ogni volta che è apparso in pubblico dopo le dimissioni contraddice inequivocabilmente qualsiasi scenario di ricatti, complotti ecc. Vi sembra possibile che possa essere così perfettamente tranquillo e a suo agio se fosse stato forzato?
Non credo quindi assolutamente che Papa Ratzinger e Papa Bergoglio siano in contrapposizione o su presunti fronti opposti.
Miles
L'omelia della mess "pro eligendo" è qui, ragazzi:
http://www.vatican.va/sede_vacante/2013/homily-pro-eligendo-pontifice_2013_it.html
L'omelia della mess "pro eligendo" è qui, ragazzi:
http://www.vatican.va/sede_vacante/2013/homily-pro-eligendo-pontifice_2013_it.html
Raoul,
Non credo a questa interpretazione. Se c'era questo timore, allora era meglio non dimettersi.
Neri,
La fede in Cristo dipende da quanto hai sperimentato la sua presenza nella tua vita, non dai comportamenti degli uomini di Chiesa.
Non solo Benedetto XVI è apparso tranquillo, sereno e gioioso, ma anche in buona forma, come se avesse ricuperato le forze dopo essersi sgravato di un peso diventato insopportabile.
Il peso immane del Papato con tutte le sue responsabilità spirituali e pratiche, con i suoi impegni, decisioni da prendere, viaggi, gente da incontrare, mani da stringere, doveri che Benedetto XVI ha dovuto riempire remando contro ogni sorta di opposizione, in un clima avvelenato, circondato da serpi e avvoltoi, ha dovuto affrontare scandali messi sotto il tappeto da chi lo ha preceduto e da chi ancora gli stava attorno, un clima e delle circostanze che avrebbero usato la resistenza fisica e morale di chiunque, ancor più quella di chi già per natura e carattere non era armato per lottare contro certi nemici e ormai anziano dopo una vita spesa al servizio della Chiesa.
Grande e grave è la responsabilità di chi ha operato in modo attivo, apertamente o in modo più subdolo, contro Benedetto XVI, di chi non lo ha aiutato, di chi non lo ha difeso, di chi in definitiva lo ha spinto a prendere quella grave decisione.
Benedetto XVI si è ritirato, forse hanno ottenuto quel che speravano, Benedetto già da Papa aveva menzionato la possibilità della rinuncia in certi casi, ma non sono così sicura che oggi tutti siano sereni, tranquilli e soddisfatti, non escludo che taluni stiano mordendosi le dita, ma la realtà è quella che abbiamo tutti sotto gli occhi.
Benedetto XVI ha rinunciato, la sua rinuncia, come ho già detto (scusami Stefano se insisto) fino a prova del contrario è valida, ha un successore eletto da un conclave, e probabilmente già scelto durante le riunioni pre-conclave a Santa maria Maggiore.
È invece normale, doveroso direi, non chiudere occhi e orecchie su quel che vediamo e ascoltiamo dal 13 marzo, è giusto e responsabile riflettere e discutere sugli örizzonti inquietanti per il Papato che la rinuncia di Benedetto XVI ha aperto.
Non vedo invece in che cosa possa aiutare la nostra serenità e la nostra Fede pensare che abbiamo "due Papi".
X Texor
1-la Fede non dipende dall'esperienza sensoriale o psichica, ma è una Virtù teologale, ed è dono di Dio, soprannaturale. Se si continua a parlare di "sperimentare personalmente Cristo, in un incontro speciale-sensazionale ecc." continuiamo ad aggregarci alla carovana modernista e movimentista, agli allievi del soggettivismo che imperversa dopo il cv2, imperante pluralismo-relativismo ecc.
La catechesi ai fedeli fino al 1960 non usava questa fuorviante espressione "fare esperienza", bensì si basava sull'insegnamento della DOTTRINA, e chiedeva le adesioni dell'intelletto e volontà (=cuore intero, ovvero anima) alle Verità di Fede, cfr. Atto di Fede:
Mio Dio, perché sei verità infallibile, credo fermamente tutto quello che tu hai rivelato e la santa Chiesa ci propone a credere. Ed espressamente credo in Te, unico vero Dio in tre Persone uguali e distinte, Padre, Figlio e Spirito Santo. E credo in Gesù Cristo, Figlio di Dio, incarnato e morto per noi, il quale darà a ciascuno, secondo i meriti, il premio o la pena eterna. Conforme a questa fede voglio sempre vivere. Signore, accresci la mia fede.
2- il comportamento e la DOCENZA di tanti pastori è segnato da apostasia (=allontanamento progressivo dalla vera Fede) quindi tale da indurre in apostasia anche il gregge.
E' fenomeno antico e ben noto agli uomini il fatto che i cattivi maestri formino cattivi allievi. Nella Chiesa ciò avviene in modo intensivo dal cv2 in poi.
Non vedo invece in che cosa possa aiutare la nostra serenità e la nostra Fede pensare che abbiamo "due Papi".
Luisa. Uno solo è il Pastore, e unico il gregge. E con questo ho detto tutto. A maggior ragione dopo quello che ha innescato la "rinuncia".
leggo da Avvenire un articolo sul divorzio.
Il vescovo emerito Anfossi, sotto Benedetto responsabile delle famiglie dice: E Anfossi indica già 'frontiere' a lungo sottaciute
nel mondo cattolico, come la sessualità: «Uno dei cambiamenti importanti degli ultimi 40 anni è
stata l’importanza sempre maggiore attribuita all’intesa sessuale nella coppia. Credo che la
sessualità vada studiata di più e meglio, omosessualità compresa. La sessualità può sia corrompere
sia esaltare la persona. Io ho fiducia nell’intelligenza dell’uomo e credo che riusciremo a capire, e
ad accogliere nel giusto modo, questa grande forza che è dentro ciascuno di noi».
E' questo l'orizzonte in cui ora ci si muove..
Dani
Certo, la fede, caro "per texor" (potresti anche metterlo un nick) è innanzitutto adesione a una dottrina, ma contemporaneamente è anche esperienza, altrimenti basta una tempesta nella vita per far crollare tutto il sistema. Non è affatto qualcosa di matematico, visto che i più grandi santi hanno avuto in certi momenti anche dubbi e scoraggiamenti, perfino sul punto di morte. Documentati, se non ci credi. Cristo si può manifestare in mille modi, ma alla fine sempre di un incontro si tratta, per manifestare la signoria nella tua vita. Chi si lascia fuorviare dall'eventuale apostasia della Gerarchia, Cristo non l'ha mai incontrato. Ci sono dei finti incontri, infatti è Gesù stesso che dice che nel giorno del giudizio non ammetterà persone che si professavano cristiani. "Ma non abbiamo profetato nel tuo nome?" "In verità vi dico, non vi conosco". Questi passi dovrebbero far rabbrividire non solo molti membri del clero, ma anche chi crede di stare a posto solo per aver detto alcune preghiere in una giornata.
Nel novembre 2012 ebbi modo di vedere Papa Benedetto da molto vicino in S.Pietro e mi colpì il suo aspetto dimesso e sofferente .Rientrato a casa dissi a mia moglie che presto, purtroppo , avremmo avuto un nuovo Papa.Allora tutti o quasi pensavamo che il successore sarebbe stato il card Scola e che tutto si sarebbe svolto senza traumi e nella continuità.Nessuno o quasi avrebbe immaginato l'attuale disastro.Bobo
Intanto alcune preghiere in una giornata cominciamo col dirle perchè quello è il minimo sindacale.I comandamenti cominciamo ad osservarli o almeno proviamo a farlo.Mia nonna e la mia mamma e le mie zie facevano a questo modo senza per questo essere delle sempliciotte...anzi.Sembra che dal CVII in poi ci siano due tipi di cattolici : i profeti(sic)pochi ma buoni ed i creduloni che devono essere rieducati.La religione di Benedetto 16° ,pur essendo egli un grande intellettuale,era molto più semplice di quella stravagante di Francesco 1° tutta tesa a ....stupire.Bobo
x Texor
Aver detto le preghiere del cristiano fedelmente non significa "stare a posto". E chi ha mai detto che la preghiera quotidiana escluda le opere della Fede ? io non ho sostenuto questo.
E' risaputo che la Madonna in più occasioni ha invitato a recitare il rosario, e alle consorelle di suor Agnese di Akita (1973) in special modo ha raccomandato di recitare "bene" la loro particolare professione; a Francesco bambino di Fatima ha chiesto (esigendo, disse: "dovrà recitare...") di pregare con molti rosari prima di poter andare in Paradiso!
Gesù dice : "pregate senza mai stancarvi" per vincere tutte le tentazioni, soprattutto quelle contro la fede, e parla di "preghiera e digiuno", intendendo mortificazioni sia dei sensi che dell'anima, inserite nella vita cristiana come offerta unita alla sua Croce. che poi Egli si manifesti in qualche modo, O anche non lo faccia, è del tutto secondario. Molti santi hanno creduto senza aver visto nè udito nulla, ma nella costante "aridità" sono rimaasti FEDELI: il senso vero della FEde è "essere fedeli" a Cristo nella buona e nella cattiva sorte, nella gioia e nella tristezza, nei favori concessi dal Cielo, ma soprattutto nelle croci e nella lontananza apparente del Signore, che ci mette alla prova nascondendosi, più che mostrandosi.
vs
È vero che almeno una parte della dottrina canonistica cerca di distinguere tra "munus" e "ministerium", per cui il munus sarebbe la carica, l'ufficio, lo status, e il ministerium sarebbe il suo esercizio. Sul tema sono state scritte diverse cose, tra gli altri dal card. Erdő, soprattutto con lo scopo di inquadrare il ruolo dei laici, a cui si possono affidare ministeria pur senza che siano ordinati.
Ma è anche vero che il codice di diritto canonico non usa affatto i due termini così, o non li usa solo così, tanto è vero che la dottrina si è posta il problema di distinguere con maggior chiarezza.
Ne sono un esempio i varii munera dei vescovi (sanctificandi, regendi, docendi: can. 375 § 2), che non sono cariche ma compiti, perché "munus" vuol dire entrambe le cose, ed è usato nel codice in entrambi i sensi.
D'altra parte sempre il codice parla di "ministri sacri seu clerici" (Lib. I, pars I, tit. III), e del loro status come dei "ministeria sacra" (ad es. can. 232).
E come dice "in munere exercendo", così dice anche "in ministerii exercitio" e simili: evidentemente non nel senso di "esercizio dell'esercizio".
Quindi non prenderei per oro colato questa distinzione, né in generale giurerei sul "controllatissimo latino" (così Messori) della rinunzia, di cui abbiamo già discusso l'anno scorso.
Ma ammettiamo anche, senza concederlo, che questa distinzione esista davvero. È evidente che non era ciò che aveva in mente il Papa. Il Papa ha detto di rinunziare al "ministerium" di vescovo di Roma, successore di San Pietro, "ita ut sedes Romae, sedes Sancti Petri vacet", in modo tale che la sede di Roma, la sede di San Pietro, sia vacante; e per maggior chiarezza ha aggiunto: "[Declaro] Conclave ad eligendum novum Summum Pontificem ... convocandum esse", dichiaro che bisogna convocare un conclave per eleggere un nuovo Sommo Pontefice: non un facente funzioni, un mero reggente, un vicario, ma un nuovo Papa.
È evidente che tanto la lettera quanto l'intenzione di Ratzinger non era rinunziare all'esercizio del Papato, ma piuttosto rinunziare al Papato, aprendo la sede vacante (non impedita) e ordinando l'elezione di un nuovo Papa. Come di fatto è stato.
Al di là degli orizzonti inquietanti per il Papato la rinuncia di Benedetto XVI ha anche reso possibili orizzonti inquietanti per la Dottrina della Fede, ah, certo, ci vien detto che la dottrina non si tocca, che si modificherà solo la disciplina e la pastorale verrà adattata alle esigenze del cambiamento della e nella vita dei fedeli, ma siccome non siamo ancora tutti zombificati, sappiamo che quando una pastorale è antitetica alla dottrina, la dottrina stessa finirà per essere svuotata di senso.
Chi conosce Bergoglio sa che è un uomo di prassi e non di dottrina, sappiamo quel che pensa di chi considera ancora importante per la sua Fede la certezza che dà la dottrina, rispondendo a chi gli domandava perchè non parlava di temi etici, ha detto che la dottrina della Chiesa la si conosce e che non c`è bisogno di star lì a ricordarla in continuità ...e invece no!
A parte che il suo compito è quello di confermarci nella fede, di conservare e trasmetterci l`insegnamento di Cristo, non secondo la sua personale visione ma così come a Chiesa lo ha trasmesso durante i secoli, il Papa dovrebbe sapere che la retta Dottrina , i precetti etici e morali, si son persi durante decenni non solo di rivoluzioni societali ma anche di magisteri alternativi e permissivi, in assenza di correzioni e sanzioni per gli erranti, Bergoglio dovrebbe sapere che non c`è Misericordia senza Giustizia e non c`è Giustizia slegata dalla Verità, dovrebbe avere a cuore, come lo ha fatto Benedetto XVI, che ha dovuto riprendere i fondamenti della nostra fede, di continuare e parlare non solo al cuore ma alla mente dei cattolici.
Invece ridicolizza, e anche schernisce, chi ha bisogno di vivere, e vive, la propria fede poggiandosi sull`insegnamento della Chiesa, la sua attenzione, il suo amore, il suo sguardo sono rivolti altrove.
Incurante di quel che le sue parole e i suoi gesti suscitano, immerso nella melassa dell`idolatria di cui è oggetto, e che sembra non dispiacergli, anzi che alimenta con metodo e furbizia, il Papa della prassi, inprevedibile elettrone libero, sta come lo aveva detto, mettendocela tutta per ricostruire la Chiesa, resta da vedere se si tratta della Chiesa di Cristo o della "chiesa di Francesco".
Mentre si discutono sottiglezze che non si possono risolvere dai teologi, ma soltanto decidere dal Magisterio, oggi purtroppo inattivo, Bergoglio distrugge gioiosamente la Chiesa. Non ci sono più uomini nella Chiesa?
@stefano78
Caro stefano, vorrei farti riflettere sul fatto che sostenere l'abdicazione di Benedetto XVI come invalida porta a conseguenze impossibili, pena la falsità delle promesse di Nostro Signore; ossia porta a porre in discussione la stessa indefettibilità e visibilità di Santa Romana Chiesa.
Se Benedetto XVI è ancora Papa, significa che Francesco è anti-Papa, quindi che ogni suo atto, compresa la nomina di nuovi cardinali, l'indizione di un conclave conseguente alla sua morte o sue dimissioni sarebbe nullo, i suoi stessi successori, nominati da un collegio viziato dalla presenza di "non-cardinali" (che potrebbero negli anni risultare la maggioranza o la totalità degli elettori) sarebbero altrettanti anti-Papi. Insomma, nel lungo termine, si giungerebbe alla sospensione della successione apostolica successivamente alla morte di Benedetto XVI.
Sono queste considerazioni che aiutano a riflettere sul fatto che - al netto delle ambiguità presenti e successive alle dimissioni di Benedetto XVI - davvero le dimissioni del Nostro sono valide. Come del resto altri lettori hanno egregiamente dimostrato.
Inoltre, nulla lascia trapelare che Benedetto XVI si "riprenda" ciò che ha lasciato.
Egli è pienamente coerente con se stesso, il suo pensiero, la sua azione, da quando da semplice reverendo partecipò ai lavori del CVII a quando si è seduto sul Soglio di Pietro.
Ratzinger da cardinale ha dichiarato che Dignitaes Humanae è realmente un contro Syllabo. Un bel cammello da ingoiare.... da Papa è stato pienamente coerente a tale pensiero.
Ora, se ti ingoi il cammello di passare dal Syllabo di Pio IX a Dignitatis Humanae, che sarà mai passare dai tuoi principi non negoziabili al relativismo pratico e ateoretico di Francesco?
Ratzinger, pienamente coerente con se stesso, segue la Tradizione vivente della Chiesa, ora il Papa regnante va in una certa direzione pratica e lui, con rispetto ed equilibrio, lo segue, in quanto ciò che conta è restare col soggetto Chiesa che segue l'evoluzione della sua coscienza nella storia.
Leggi la Pascendi di San Pio X, vedi cosa è l'Autorità per i modernisti e capirai molte cose.
Per i modernisti l'Autorità non è l'interprete garante ed infallibile di un Deposito di fede oggettivamente consegnato dagli Apostoli alla Chiesa, bensì una guida chiamata a farsi interprete delle coscienze dei fedeli che tutti compongono il soggetto Chiesa, in cammino costante nella storia in tensione verso la Verità. All'interno di questo corpo vi sono due forze che si combattono, i conservatori - che sanno non essere saggio slanciarsi troppo in avanti rigettando le ricchezze del passato - e i progressisti - che si ritengono più in contatto con la coscienza viva dei fedeli e si slanciano continuamente e coraggiosamente in avanti, favorendo il progresso della Chiesa. Dalla tensione, dalla lotta, dal compromesso continuo tra queste due forze si realizza il progresso ed il cammino della Chiesa nella storia.
Due forze nemiche, si, ma provenienti dalla medesima fonte, condividenti il medesimo pensiero di fondo sull'evoluzione della fede e sul rigetto di un'Autorità come tradizionalmente intesa, in quanto vista come opprimente della coscienza e della Fede stessa. Forze antagoniste di un medesimo mondo, quindi sorelle, quindi complici.
Da ciò, spero, si potrà comprendere lo strano fenomeno dei "normalisti", sino a ieri alfieri dei principi non negoziabili ed oggi avvocati d'ufficio di certe imbarazzanti affermazioni e stranezze liturgiche....
Se potessi parlare con Ratzinger, troveresti in lui il primo dei normalisti. E, del resto, quella serenità con cui appare pubblicamente sta lì a dimostrarlo.
Non mettiamo nella testa e nei pensieri di Ratzinger ciò che lui non pensa e non fa, proiettando su di lui le nostre speranze ed angosce.
Meglio accettare la realtà per quel che è.
visto che è stata sopra citata l'omelia dell'emm.mo papa de facto Sodano alla missa pro eligendo, alla vigilia del conclave che elesse il vescovo d Roma Bergoglio, c'è da dire che il testo pubblicato fu diligentemente epurato da espressioni compromettenti del tipo: "...il nuovo papa a servizio dell'ordine mondale...".
Trovare l'audio per rendersene conto.
Censure a parte quell'omelia è il ritratto di Francesco I. E' innegabile, dietrologie a parte.
tanti saluti e buona pace a tutti!
Gent.Texor,abbiamo profetato nel tuo nome è appunto il ricordo di un'ESPERIENZA ,che non vale a salvare perchè evidentemente illusoria. E come ci si ullude? Sganciandosi dalla vera Fede ,che comporta innanzi tutto una adesione del nostro intelletto (l'essere umano è umano perchè razionale,se no sarebbe un animale , anche gli animali fanno "esperienze", e le posso assicurare che da queste esperienze imparano qualcosa , sempre ovviamente al loro livello puramente istintivo ). ovvio che la Fede va poi vissuta , traducendosi in opere (grazie al Cielo lo sappiamo perchè non siamo protestanti ).Questa enfasi sull'esperienza sa molto di modernismo. E poi è esattamente il contrario di ciò che dice : la tempesta nella vita fa crollare questa cosiddetta fede di cui lei parla , non la vera Fede , basata sul motivo razionale primario "credo perchè l'ha detto Dio , Verità infallibile";su questo le passioni scatenate non hanno potere , sull'"esperienza" invece sì . certo , i santi,hanno vissuto prove tremende che hanno purificato la loro fede ,(notte oscura dello spirito) ma sempre tenendosi attaccati a questa Fede . Vedasi per es. corrispondenza epistolare di padre Pio ,che diceva ai direttori spirituali : mi SENTO abbandonato da Dio , quasi destinato alla dannazione , ma la punta del mio spirito si sforza di tenersi agganciata alle rassicurazioni dell'autorità . " Oppue S Teresa di Lisieux : VEDO sopra di me un cielo di bronzo ,chiuso e impenetrabile , ma so per PURA FEDE che questo è voluto da Gesù ,e questo mi basta.
aggiungo anche che la grande sofferenza ,sono d'accordo con Miles , non traspare , e che comunque il servizio alla Chiesa è stato connotato dall' impegno attivo e se non determinante , quasi , come perito conciliare nel campo dei novatori ; infiltrazioni moderniste , checchè ne dica Stefano che secondo me l'essenza del modernismo ( proteiforme ) non l'ha capita , che sono perdurate fino alla fine del pontificato . Capisco l' apprezzamento per uno stile enormemente diverso da quello dell'attuale vescovo di Roma , ma i fatti sono fatti .
http://ilpiccolo.gelocal.it/cronaca/2014/05/30/news/il-prof-in-gonna-ho-deciso-di-vivere-come-mi-sento-1.9320606
Aggiungo , poichè io stessa ho tirato fuori l'ipotesi sedevacantiste ,come OT ma non troppo (perchè di monito ai fautori dell'"esperienza") che l'ultimo intervento di mons . Williamson (letto su unavox ) mi pare chiaro . Bella la preghiera finale : tutti dobbiamo pregare per tenerci sempre abbarbicati alla Verità , e all'ordine naturale e soprannaturale voluto da Dio , come sempre fece durante la vita terrena , come uomo , l'Unigenito , Dio Lui stesso .
E poi è vero: si è Vescovo di Roma in quanto Papa e non il viceversa: Pietro divenne prima Papa e solo successivamente Vescovo di Roma.
Con la distinzione tra "munus petrinum" e "ministerium" che fa il canonista citato da Messori, è necessario porsi la questione se possano coesistere un vescovo di Roma, che non è Papa, e un Papa, per così dire, che conserverebbe una sorta di "munus spirituale".
Ricordiamo che Benedetto ha rinunciato "al ministero di Vescovo di Roma, Successore di San Pietro"; successore nel "ministerium", dunque. Il munus rimarrebbe pienamente attribuito, "per sempre", alla sua persona. Leggiamo:
"Bene conscius sum hoc munus secundum suam essentiam spiritualem non solum agendo et loquendo exsequi debere, sed non minus patiendo et orando. [...] Quapropter bene conscius ponderis huius actus plena libertate declaro me ministerio Episcopi Romae, Successoris Sancti Petri, mihi per manus Cardinalium die 19 aprilis MMV commisso renuntiare ita ut a die 28 februarii MMXIII, hora 20, sedes Romae, sedes Sancti Petri vacet et Conclave ad eligendum novum Summum Pontificem ab his quibus competit convocandum esse."
Mai si dice nella declaratio che egli rinunciava al titolo e al ruolo di Vicario di Gesù Cristo, Pastore della Chiesa universale, Servus servorum Dei.
Si dirà: ma poi invita i Cardinali ad eleggere un nuovo Sommo Pontefice! No: è detto "ab his quibus competit". "A coloro ai quali compete". Ecco, forse sarebbe il caso di riflettere a lungo su questa espressione. Rileggiamo bene la Cost. Apost. Universi Dominici Gregis. In ogni sua parte!
Declaratio in latino:
http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/speeches/2013/february/documents/hf_ben-xvi_spe_20130211_declaratio_lt.html
Cara Mic, voglio fare l’avvocato del dia***o:
Ma il diritto canonico che è stato scritto da altri Papi che dice che ci si può rinunciare solo in casi eccezzionali...non può essere modificato da un Papa che è capo incontrastato? Certo...Benedetto si può eccepire che non ha cambiato la norma....
Inoltre nel testo te dici che non si può scindere il ministero Attivo da quello Contemplativo come avrebbe fatto Benedetto; concordo...ma proprio per questo, dato che questa tua tesi ha dei fondamenti non si può semplicemente desumere che si Benedetto nel suo scritto di dimissioni dice una cosa ma essendo questa contraddetta dalla tradizione della chiesa, la sua “idea” non sia valida? Quindi se il penultimo Papa ha abdicato coscientemente senza pressioni come sembra lui dire, non può “pretendere” di tenersi il ministero Contemplativo quindi a me verrebbe da dedurre che Francesco ha in se entrambi i ministeri...poi che li pratichi o meno è altra cosa! Questo porterebbe a dire che il Papa è uno...Che ne pensi?
http://www.accademietta.it/zzz4.html
Anonimo delle 14:21,
il codice di diritto canonico, al can. 331, definisce "il Vescovo della Chiesa di Roma" come "capo del Collegio dei Vescovi, Vicario di Cristo e Pastore qui in terra della Chiesa universale. Benedetto XVI, rinunziando ad essere vescovo di Roma, ha rinunziato anche ai suoi attributi canonici senza bisogno di specificarli tutti.
(Sulla questione di munus e ministerium veda il mio commento sopra.)
Mi aiuta a riflettere sull'espressione "ab his quibus competit"? Perché io non ci vedo nient'altro che ciò che si è portati a intendere a prima vista: il conclave dev'essere convocato (a questo si riferisce l'espressione, non all'elezione del Papa) da coloro a cui compete, cioè il cardinal decano o altro cardinale a nome del decano (Universi dominici gregis 38).
caro vs, mi spiego meglio: io non sto parlando della contrapposizione tra fede e opere, né che bisogna fare a meno di pregare. No, no. Occorre pregare, ed è meglio farlo con le formule che ci sono state tramandate, fedeli anche al Rosario e a quanto detto dalla Madonna a Fatima. Adesione dell'intelletto alla retta dottrina ed esperienza di Dio vanno però di pari passo. Cosa intendo per esperienza? Glielo dico facendole una domanda: lei l'ha capito in qualche modo che Cristo è risorto, ha avuto un riscontro della fede oppure si è "limitato" all'adesione dell'intelletto? Guardi che non sto dicendo che se non ha avuto questo riscontro lei è un mezzo credente, magari è più santo di me. Io penso che Egli, essendo vivo, si faccia incontrare da chi lo cerca con cuore sincero. "Chi mi ama sarà amato dal Padre mio e anch'io lo amerò e mi manifesterò a lui". Pregare è dunque contemplare e relazionarsi con un vivente, non con qualcosa di astratto. I santi cui lei accenna hanno potuto conservare la fede proprio per aver fatto tale esperienza. Non capivano le aridità, ma ricordavano la dolcezza di Dio per averla gustata.
Gent.Murmex, "abbiamo profetato nel tuo nome" a dir la verità non possiamo dire a chi si riferisce dal momento che non siamo i giudici di nessuno. Nemmeno lei, si rilassi, è Dio. Ho fatto riferimento a quel passo per dire che non c'è niente che possa salvarci con le nostre convinzioni. Conta la dimensione del cuore e questo solo Dio lo sa, e potrà rigettare qualcuno che si definiva cristiano. La voglio assolutamente rassicurare che non sono un modernista. Spero per lei che non sia una sedevacantista, perché questo la metterebbe inevitabilmente fuori dalla Chiesa.
"Ma il diritto canonico che è stato scritto da altri Papi che dice che ci si può rinunciare solo in casi eccezzionali...non può essere modificato da un Papa che è capo incontrastato? Certo...Benedetto si può eccepire che non ha cambiato la norma...."
Questo per me è un problema. Un Papa per rinunciare deve avere vere e grave ragione per fare la rinuncia. Questa deve essere il compimento di un dovere.È difficile capire un papa rinunciando perchè vuole rinunciare.
Le ragione presentate per Benedetto XVI sono almeno dubbie. La Chiesa ha avuto piú de 250 papi e se la ragione di età è vera, la maggiiranza doveva rinunciare per non avere "vigore fisico". E questo vigore è richiesto per "il mondo di oggi". Allora, manca da partr del a Signore, la grazia del "vigore fisico" per i papi moderni?
Certo è che il discorso di se cambiare il primato petrino per una nova situazione non ha cominciato con Bergoglio. Già con il concilio vediamo un cambio sostanziale del esercizio del primato petrino attraversò la introduzione della modalità pastorale di "magistero". Pastorale che non sappiamo che cosa significa fino ad oggi. Difficile sapere che cosa rimane del papato doppo la rinuncia e con il pontificato di Bergoglio.
La cosa sembra essere stat fatta per avere cambiamenti sostanziale nella Chiesa. Doppo una rinuncia al pontificato per mancanza di "vigore fisico", abbiamo un papa in che manca vigore intellectuale, immagino si lui fa qualcosa di più grave e è diposto per i cardinali, il pregiudizio per la Chiesa sarà grande.
@Latinista
Innanzitutto, credo vada segnalato che la versione in Italiano della declaratio non fa distinzione tra “ministerium” e “munus”. E questa discrepanza credo sia alquanto significativa. Segnalo inoltre che questa differenziazione non viene accolta nemmeno in altre lingue: Spagnolo (“ministerio”-“ministerio”); Inglese (“ministry”-“ministry”); Francese (“ministère”-“ministère”), ecc. In definitiva, vediamo che questa netta distinzione viene espressa soltanto nella Lingua ufficiale della Chiesa, cioè il Latino. Ma limitiamoci a comparare la dichiarazione nella nostra lingua col Testo ufficiale. Leggiamo:
“Sono ben consapevole che questo ministero, per la sua essenza spirituale, deve essere compiuto non solo con le opere e con le parole, ma non meno soffrendo e pregando. […]. Per questo, ben consapevole della gravità di questo atto, con piena libertà, dichiaro di rinunciare al ministero di Vescovo di Roma, Successore di San Pietro, …”
"Bene conscius sum hoc munus secundum suam essentiam spiritualem non solum agendo et loquendo exsequi debere, sed non minus patiendo et orando. [...] Quapropter bene conscius ponderis huius actus plena libertate declaro me ministerio Episcopi Romae, Successoris Sancti Petri, …”
Chiariamo bene che è lo stesso soggetto attore della declaratio ad esplicitare la distinzione tra “munus” e “ministerium” . Questo è quello che conta. Egli dichiara di rinunciare semplicemente al “ministerium”.
Quanto al canone da lei citato, riporto per intero il testo in Latino:
http://www.vatican.va/archive/cod-iuris-canonici/latin/documents/cic_liberII_lt.html#SECTIO_I
Can. 331 — Ecclesiae Romanae Episcopus, in quo permanet munus a Domino singulariter Petro, primo Apostolorum, concessum et successoribus eius transmittendum, Collegii Episcoporum est caput, Vicarius Christi atque universae Ecclesiae his in terris Pastor; qui ideo vi muneris sui suprema, plena, immediata et universali in Ecclesia gaudet ordinaria potestate, quam semper libere exercere valet.
Quindi, come vedrà, il munus concesso dal Signore permane singolarmente a Pietro. E’ il “munus” che permane, non il “ministerium”. Pietro è Benedetto, e così sarà fino a quando egli rimarrà in vita. Al “ministerium” egli ha effettivamente rinunciato, e solo a quello.
Il Testo in Italiano del CDC parla di “ufficio”, senza andare troppo per il sottile.
Di per sé questa chiara distinzione di termini renderebbe illecita la convocazione di un Conclave per l’elezione del nuovo Sommo Pontefice. Mi riservo di fare ulteriori commenti, se la curatrice me lo consentirà, riguardo a quel che prevede la Cost. Apost. Universi Dominici Gregis relativamente al punto contestato.
Anonimo delle 18:04,
non Le viene almeno il dubbio che
1. se nelle traduzioni ufficiali della rinunzia nelle lingue nazionali la distinzione lessicale scompare regolarmente,
2. se anche il testo italiano ufficiale del codice non va troppo per il sottile a questo riguardo,
allora
A. nel codice questa distinzione netta non c'è, e volerla vedere è una forzatura di parte della dottrina canonistica, peraltro con tutt'altri fini;
B. anche nella rinunzia di Benedetto XVI i due termini sono usati come sinonimi, e quindi senza alcuna reale distinzione semantica?
Se è così - e tutto il contesto dimostra che è così - è inutile costruire castelli su una distinzione che non è né sentita né voluta. Dico che tutto il contesto dimostra che è così perché Benedetto XVI specificò nello stesso atto che l'effetto della sua rinunzia così formulata sarebbe stato la sede vacante, cioè la non esistenza del Papa, e questo rimane ed è significativo. Quanto alla convocazione del conclave, pure ordinata contestualmente, spero di leggere il Suo commento per capire che cosa intendeva prima; intanto continuo a non vedere nessun senso recondito in quell'ab his quibus competit (al massimo posso dire che io avrei scritto "ab eis").
O magari l'unica volta nella sua vita non ha soppesato pienamente la sua scelta e si e' fatto prendere dall'impeto de le pressioni che venivano da TUTTI i lati e quindi quasi a mimare il gesto dell'ombrello ha detto tra se e se: dite di saperne più di me, allora agite voi...io mi ritiro ad un contatto più diretto con il Signore!
Questo è surreale ma in fondo se così fosse chi potrebbe compatirlo? Forse dovevamo stargli maggiormente accanto a le sue prime aperture ed attendere che il tempo avesse spalancato le sue finestre e lo Spirito Santo le avesse fatte divenire portoni....forse sogghigna sotto i baffi pensando a noi Integrali quando Bergoglio ha qualche uscita de le sue....
@Latinista
non Le viene almeno il dubbio che
Ma come, lei che un esperto della Lingua ufficiale della Chiesa vorrebbe far passare che la forma non conta nulla!
Come fa a dire che “nella rinunzia di Benedetto XVI i due termini sono usati come sinonimi”, quando appare chiaramente che il Papa dichiara che questo munus, per la sua essenza spirituale, deve essere compiuto non solo con le opere e con le parole, ma non meno soffrendo e pregando. Mi pare lampante che la distinzione venga fatta eccome. La proposizione in cui è enucleata la distinzione tra le due funzioni è quella su cui poggia l’intera declaratio di rinuncia. Questo è evidentissimo!
Il Codice di Diritto Canonico vale nella sua edizione tipica in Latino. Altre edizioni servono come supporto, e nella edizione in Latino è chiaramente detto che Cristo conferì a Pietro il munus singolarmente e che esso permane in lui.
Lei sorvola su troppe questioni che mi paiono fondamentali.
Le ricordo che, qualche giorno dopo, lo stesso Pontefice ancora in carica ribadì questa sua volontà di rinunciare al solo “ministero attivo”. Si trattava, in definitiva, di una ulteriore conferma della distinzione netta di termini espressa nella declaratio di alcuni giorni prima.
Qui non si costruioscono castelli, si traggono conseguenze da dati di fatto oggettivi. Il Conclave non s’aveva da fare, perché il Papa è vivo.
In conclusione, lei mi chiede: non Le viene almeno il dubbio che.
In tutta onestà, debbo confidarle che io non ho alcun dubbio. Spero di averne insinuato qualcuno nelle sue granitiche convinzioni. La saluto.
Scusate, potreste spiegarmi come verrebbe garantita nel lungo termine la visibilità ed indefettibilità della Chiesa se il Papa rimane uno che si è ritirato a vita privata e non fa più nulla (tranne approvare tacitamente quanto starebbe facendo lo pseudo-successore anti-Papa)?
Mettiamo il caso che domani muore Ratzinger. Chi sarà il Papa? Lo diventa Bergoglio? E se Bergoglio, che nel frattempo non sarebbe Papa, muore o si dimette tra quindici anni, perché mai sarebbe legittimo il conclave che ne eleggerebbe il successore magari composto in netta maggioranza da pseudo-cardinali (in quanto fatti tali da un anti-Papa)?
Insomma, nessuno si avvede che considerare Benedetto XVI ancora Papa diventa una forma sottile di sedevacantismo?
Agostino
La figura del Papa è una cosa, quella di Cristo un'altra. Tuttavia le due immagini risultano come trasfuse l'una nell'altra, quasi fossero sovrapposte e "trasparenti".
Personalmente io interpretavo così la figura, per esempio, di Pio XII . Non mi dispiacevano affatto né il Triregno, né la Sedia Gestatoria, né i flabelli e tutto lo "sfarzo"sacro di cui andava circonfusa la figura del Pontefice regnante. Per me erano segni della Potenza e dell'autorità di Cristo Re e Risorto.
Adesso il Concilio ha stabilito diversamente, ma ho la vaga impressione che il Pontefice sia meno libero di un tempo nel prendere le decisioni.
Mettiamo il caso che domani muore Ratzinger. Chi sarà il Papa? Lo diventa Bergoglio?
Sono domande drammatiche e più che legittime. Tuttavia tutto lascia presagire che qui si sta parlando di una separazione di funzioni – caso unico nella Storia bimillenaria della Chiesa – che prelude inevitabilmente a una separazione nel Corpo ecclesiale. Tutto ciò, seppure estremamente doloroso, appare sempre più plausibile.
Resta inteso che solo un atto chiarificatore dello stesso soggetto Papa “emerito” potrà mettere la parola fine al dubbio. Come si arriverà a questa inevitabile “esegesi”, rientra negli inafferrabili disegni di Dio. A noi compete farci delle domande e tentare delle risposte.
Io penso che solo l'ipotesi di una rivelazione divina privata giustificherebbe il silenzio di Benedetto XVI. Qualsiasi altro motivo andrebbe invece spiegato dettagliatamente perché il ministero petrino è patrimonio di tutta la cristianità. Troppe cose non quadrano. Caro Antonio, lei ha ragione ma comunque la mettiamo siamo di fronte ad una faccenda troppo complessa che non si può liquidare come una cosa "normale".
(tranne approvare tacitamente quanto starebbe facendo lo pseudo-successore anti-Papa)?
Abbiamo tanti dubbi e interrogativi, di fronte ad ambiguità e a situazioni inedite dure da digerire e anche da interpretare.
Ma un'affermazione del genere, non mi sento di avallarla.
Anonimo
Sono domande drammatiche e più che legittime. Tuttavia tutto lascia presagire che qui si sta parlando di una separazione di funzioni – caso unico nella Storia bimillenaria della Chiesa – che prelude inevitabilmente a una separazione nel Corpo ecclesiale.
La separazione di funzioni, parlando del Romano Pontefice, è semplicemente impossibile. Sarebbe contrario alla costituzione divina della Chiesa avere due Papi, ovvero un ministero petrino esercitato in coabitazione. Saremmo di fronte ad un mostro bicefalo. Sul punto si è già pronunciato Bonifacio VIII.
Una separazione nel corpo ecclesiale, ha un solo nome: scisma. Vi sarebbe chi sta col Papa legittimo e chi con quello errato.
Ora, considerato che Papa Francesco non lo ha eletto un conclave contro la volontà di Benedetto XVI, mi sembra fantaecclesiologia star qui ad immaginarsi uno scisma tra chi segue Papa Francesco e chi Benedetto XVI, tanto più che il secondo non ha intenzione di riprendersi alcunché....
Texor
Troppe cose non quadrano. Caro Antonio, lei ha ragione ma comunque la mettiamo siamo di fronte ad una faccenda troppo complessa che non si può liquidare come una cosa "normale".
Che si sia di fronte ad una situazione straordinaria non ci piove...
Non liquido come normale avere l'apparenza di due Papi, uno in esercizio e l'altro emerito.
Faccio solamente un discorso di sana prudenza cristiana e osservo come l'ipotesi di un Papa non validamente dimessosi ma de facto rinunciatario cui si affiancherebbe un anti-Papa è insostenibile sul piano teologico, in quanto in contrasto con i dogmi della indefettibilità e visibilità della Chiesa.
Questa sola osservazione dovrebbe bastare a fugare le ambiguità.
La tragedia non è avere un anti-Papa di nome Francesco ed un Papa reale che si eclissa non si sa bene perché; la tragedia è avere una crisi del Papato che, iniziata con la Lumen Gentium del CVII, è ora giunta all'apoteosi dell'assurdo.
Faccio notare che il titolo di "emerito" è proprio di colui il quale ha rivestito cariche presidenziali, il quale lasciata la guida del collegio non ne si pone più al capo ma ne conserva l'onoreficienza, che rimane, quella si, per sempre.
Per LG il supremo potere di giurisdizione nella Chiesa lo hanno due soggetti, il Papa da solo, e il collegio dei vescovi con a capo il Papa.
Il Papa, quindi, è il capo di questo collegio che, in quanto tale, riceverebbe direttamente da Cristo la giurisdizione sulla Chiesa, insieme al Papa che lo presiede (quindi i vescovi facenti parte del collegio non ricevono la giurisdizione dal Papa, come sempre ha insegnato la Chiesa, bensì la ricevono per il mero fatto di far parte di un collegio dal Papa presieduto; la ricevono direttamente da Cristo, non per mezzo del Papa, ma proprio in quanto vescovi insieme al Papa).
Per questo Ratzinger si ritiene Papa emerito, perché in quanto vescovo avrebbe in se insita ancora la giurisdizione, ma lui non è come gli altri, perché quel collegio ha presieduto, per cui quell'onore, per così dire, rimane indelebile nella sua persona.
Per me rimane questa la spiegazione più reale e plausibile della ragione del suo essere emerito; spiegazione coerente con quanto, errando, dice LG e con la storia personale dell'uomo Ratzinger.
Ovviamente posso sbagliarmi, tuttavia una cosa è certa: Papa non può essere, pena il venir meno dell'indefettibilità della Chiesa.
Beh, Antonio, cosa dire che non si è già detto e scritto? Torniamo sempre allo stesso punto di partenza: se tu non vuoi essere più Papa, rinunci e fai altro. Punto. Se tu mantieni i simboli papali vuol dire che sotto c'è qualcos'altro, e di grosso. Il nuovo Papa non mantiene i simboli papali. Coincidenza si o no? L'immagine di un Papa che fa da nonnino e saggio consigliere all'altro è semplicemente incredibile. Le dimissioni di un Papa per motivi di età non possono essere la norma, ce ne rendiamo conto si o no? Richiedono un motivo eccezionale: e qual è stato tale motivo eccezionale? Altri problemi connessi: chi è che può decidere lo status di Benedetto ora? Se Francesco, con l'autorità propria che gli deriva dall'essere Vicario di Cristo decidesse che Benedetto debba tornare ad essere semplice vescovo, abbandonare il titolo di Papa emerito ed uscire dal Vaticano, potrebbe farlo? O sarebbe comunque superiore la volontà espressa da Benedetto quando era nel pieno esercizio delle sue funzioni di chiamarsi "Papa emerito"? Ci troviamo quindi di fronte ad una situazione estremamente delicata: da un lato Benedetto potrebbe rompere il silenzio visto che non è obbligato a stare zitto, dall'altro Francesco potrebbe anche "invitarlo" a lasciare il Vaticano. E non dimentichiamo che Benedetto, prima di lasciare, ha promesso piena obbedienza al suo successore.
Antonio: La separazione di funzioni, parlando del Romano Pontefice, è semplicemente impossibile. Sarebbe contrario alla costituzione divina della Chiesa avere due Papi
Si parlava chiaramente di una distinzione tra "munus" e "ministerium", che è semplicemente l'oggetto di tutto questa discussione, partita da un articolo di Messori.
E' chiaro che non si può parlare della compresenza di due Papi, ma della coesistenza di un Papa e di un altro soggetto che evidentemente non lo è.
Una frattura nel Corpo ecclesiale si chiama scisma - dice lei -. E chi lo nega? Tuttavia la invito a non trarre conclusioni affrettate circa la patente di legittimità fra due figure che parrebbero - anche visivamente nel loro pressoché identico presentarsi al mondo - prefigurare una divergenza.
L'esempio che lei porta riguardo a Bonifacio VIII, che non è chiaro, penso si riferisca alla rinuncia di Celestino V. Ebbene, in quel caso il monaco del Morrone assurto al Papato se ne tornò nel suo eremo presso Sulmona e nemmeno si sognò di definirsi Papa "emerito".
Lei dice ancora che "il secondo - cioè Benedetto - non ha intenzione di riprendersi alcunché". Magari non lo farà lui, ma stia pur certo che se la Chiesa dovesse precipitare nell'apostasia - e se ne vedono ogni giorno i segnali allarmanti - verrà il Vero Capo a riprendersela. Come avverà tutto ciò sta nelle molte parole consegnate dalla Madre della Chiesa al mondo, nel corso di innumerevoli Apparizioni degli ultimi due secoli.
Magari dia un'occhiata al Catechismo, e al num 675 troverà traccia di quell'impostura religiosa, prevista per la fine dei tempi, la quale non vedo in che modo possa giustificarsi, se non per propagazione da uno pseudo-vertice che non saprei bene come definire. Trovi magari lei, se ci riesce, un modo alternativo per spiegare con discorsi sensati in che modo questa impostura potrà propagarsi nel Corpo ecclesiale, che a quanto pare lei si augura mai soggetto alla vagliatura e alla finale separazione tra pecore e capri.
vorrebbe far passare che la forma non conta nulla!
Non è questione di mancato rispetto della forma: è del tutto normale che una parola abbia più di un significato e che un concetto si possa esprimere con parole diverse. È ciò che succede con "munus" e "ministerium" nel codice di diritto canonico in latino, come credo di aver mostrato prima. La traduzione italiana, che serve solo come supporto, sembra supportare la mia analisi. Lo stesso vale per la rinunzia di Benedetto XVI.
il Papa dichiara che questo munus, per la sua essenza spirituale, deve essere compiuto non solo con le opere e con le parole, ma non meno soffrendo e pregando. Mi pare lampante che la distinzione venga fatta eccome.
Il Papa parla di diversi modi di adempiere la funzione (munus) di Papa: alcuni che potremmo dire attivi, altri che potremmo definire passivi e contemplativi. Ma non dice da nessuna parte che poi, dicendo ministerium, intende solo quelli attivi e non gli altri. Questa distinzione tra i due termini il Papa non la fa affatto, e tanto meno attribuisce a ministerium quel certo significato ristretto.
qualche giorno dopo, lo stesso Pontefice ancora in carica ribadì questa sua volontà di rinunciare al solo “ministero attivo”.
Noto che il modo di esprimersi di Ratzinger nella sua ultima udienza sembra ulteriormente confermare che per lui ministerium e munus erano la stessa cosa: se il ministerium (ministero) fosse di per sé l'esercizio attivo del munus, non avrebbe senso parlare di "esercizio attivo del ministero" (queste sono le testuali parole del Papa), mentre ne ha se ministero corrisponde a munus tanto quanto a ministerium.
Ad ogni modo di quel discorso abbiamo discusso già in passato. Posso solo ripetere che, se anche il Papa non avesse inteso rinunziare al Papato ma solo al suo esercizio attivo, questa riserva mentale non avrebbe viziato la validità della sua rinunzia, perché non sarebbe stata espressa.
L'unico dato di fatto oggettivo infatti è l'uso di due parole, munus e ministerium, che sia di per sé sia nella prassi attuale del diritto canonico (e a quanto pare anche nell'uso di Ratzinger) sono sinonimi. La restrizione di significato che si pretende di dare a ministerium in questa sede non emerge da nessuna parte, e anzi il contesto la esclude: infatti, se Benedetto XVI avesse inteso rimanere Papa rinunziando solo all'esercizio attivo del Papato, la sede romana non sarebbe stata vacante, ma piuttosto in una condizione simile a quella di sede impedita (can. 412). Invece l'effetto della rinunzia, secondo le intenzioni del Papa come risultano dalla lettera della sua dichiarazione, doveva essere ed è stato proprio la sede vacante: quindi, per il Papa, dopo il 28 febbraio 2013 non ci sarebbe stato più un Papa fino all'elezione del successivo. Non ha niente da eccepire su questo punto?
Resto in attesa della Sua interpretazione di quell'ab his quibus competit.
sembra supportare la mia analisi
Ecco, presumo di essere riuscito a insinuare qualche dubbio nelle sue certezze. Mi creda, qui nessuno possiede la verità. Semplicemente si cerca di trovare delle possibili interpretazioni alle molte parole e alle molte idee scaturite da eventi del tutto imprevisti e imprevedibili.
In sostanza lei ribadisce la sua posizione, seppure adombri l’eventualità del dubbio. Che dirle?
Riguardo alla locuzione “esercizio attivo del ministero” chiaramente enunciata da Benedetto il 27 febbraio scorso, faccio osservare che essa è espressa in lingua italiana, idioma ben più povero del Latino, che difatti dispone del termine munus. Nelle parole del Papa – mi pare evidente – si voleva dare a questa espressione - “esercizio attivo del ministero” – l’equivalente che in Latino assume il termine “ministerium”.
Quanto alla Sede vacante covengo con lei: dopo la rinuncia al ministerium di Vescovo di Roma e Successore di San Pietro, la Sede di San Pietro era da intendersi vacante: sedes Sancti Petri vacet.
Abbiamo pertanto il vdr, che legittimamente esercita il ministerium di Episcopus Romae, e null’altro.
Il munus rimane nella persona di Benedetto (come da can. 331 CIC), e così sarà fino al suo trapasso a miglior vita, che noi tutti ci auguriamo il più in là possibile.
Questa deliberata volontà del Pontefice di addivenire a un inevitabile contrapposizione tra due visioni antitetiche di Chiesa – la Chiesa «istituzione escogitata e costruita a tavolino» – Chiesa-organismo di costituzione giuridica – e la Chiesa che «si risveglia nelle anime» – Chiesa-corpo di persone abitate e mosse dallo Spirito (vd. Saluto di congedo ai Cardinali, 28 febbraio 2013), non potrà che produrre un’accelerazione - che sta nei fatti – della separazione netta e chiara del Corpo ecclesiale. Constatazione invero dolorosissima. In definitiva, a mio modo di vedere, la rinuncia di Benedetto XVI assume sempre più i connotati di una sfida alle potenze sataniche, dalle quali, in quel frangente drammatico, egli si sentiva accerchiato.
Per finire, lei mi chiede un chiarimento riguardo all’espressione ab his quibus competit, presente nella declaratio benedettiana. Non si trattava evidentemenet di rimarcare un’incertezza di tipo grammaticale. Per esprimere nella massima completezza la mia riserva dovrei però allargare il mio discorso alle condizioni molto difficili in cui ci troveremo, tra un po’ di tempo, quando effettivamente questo cuneo conficcato dal Pontefice “rinunciatario” con le sue parole e i suoi gesti oggettivamente problematici, renderà sempre più manifesto il reale significato delle parole della Madre della Chiesa, consegnate al mondo in special modo al La Salette e a Fatima, per ciò che concerne il destino della Sede di Pietro, la Crisi del Papato e la riparazione da Lei offerta, consistente in quel Trionfo del suo Cuore Immacolato, che si sostanzierà nella figura del Vescovo della ben nota Visione, alla cui elezione arriveremo – presto o tardi – in condizioni che nessuno è in grado di prevedere. Ma mi fermo qui.
Chi lo eleggerà QUEL Vesvovo?
Faccio solamente un discorso di sana prudenza cristiana e osservo come l'ipotesi di un Papa non validamente dimessosi ma de facto rinunciatario cui si affiancherebbe un anti-Papa è insostenibile sul piano teologico, in quanto in contrasto con i dogmi della indefettibilità e visibilità della Chiesa.
Sono già state date altre delucidazioni, ma questa voglio sottolinearla.
Anzitutto non si affiancherebbe nessun "anti-papa" al Papa legittimo. Ma vi sarebbe un Papa "illegittimo". Eletto non legittimamente, poiché convocato un conclave col Papa in vita e legittimo. C'è una bella e grande differenza.
Poi: la Chiesa ha avuto nella storia qualcosa come 40 anti-papi; periodi di sede vacante a volte lunghissimi, lotte intestine e letterali defenestrazioni e compresenze di papi; dunque, tali eventi dovrebbero aver dimostrato che la Chiesa non è indefettibile? Che i dogmi sono stati negati?
Questo è un mezzuccio, sa. Lo tirate fuori sempre, quando qualcuno si pone delle domande serie. Facendo leva sul sentimento Cattolico di chi scrive, e sulla poca conoscenza tecnica della materia, in questo modo si zittiscono le persone.
Niente di meglio che tirare fuori dal cilindro "anatemi" e accuse di "blasfemie" varie o di "perdita di fede"
Chi sostiene l'invalidità della rinuncia di Benedetto, sostiene altro.
Almeno per quanto mi riguarda, Benedetto XVI è il Papa legittimo in carica. La sua "rinuncia" ha dato un segnale CHIARO ai "pochi" che "possono comprendere" la gravità della situazione. Ha reso evidente che lui si prepara a soffrire per la Chiesa, e i "pochi" dietro a lui. Che questo è un momento di una gravità allucinante, e che si sta svolgendo una battaglia senza quartiere tra l'inferno e la Chiesa Cattolica.
La visibilità della Chiesa non viene a mancare, perché il Papa "visibile" c'è. Ne porta i segni anche visibili. "Solamente" è in condizioni di "impedimento" e di grave crisi.
Dunque alla morte di Benedetto, la domanda da farsi sarebbe: un papa illegittimo, che cosa diventa?
Latinista,
che io sappia il Conclave è convocato dal Decano, nella specie Sodano.
Quel ab his quibus competit
his quibus perché può farlo anche un altro cardinale a nome del Decano?
Anonimo delle 05:27,
Nelle parole del Papa – mi pare evidente – si voleva dare a questa espressione - "esercizio attivo del ministero" – l'equivalente che in Latino assume il termine "ministerium"
Curioso: dicendo in italiano "ministero" Ratzinger non solo non avrebbe inteso il latino "ministerium", ma avrebbe voluto contrappore i due termini. Non certo perché l'italiano sia più povero del latino (ad es. i vocabolari Georges-Calonghi e Castiglioni-Mariotti hanno entrambi circa 50.000 lemmi latini, lo Zingarelli minore circa 65.000 lemmi italiani).
Ad ogni modo questo è proprio il punto che viene sempre affermato e mai dimostrato: che Benedetto abbia usato ministerium in quel senso ristretto.
Io sto dimostrando che non è così:
1. nelle le premesse, perché non è questo l'uso nel codice di diritto canonico: lì munus ha più significati di cui uno, quello rilevante per noi, si sovrappone almeno in parte a ministerium.
2. nel contesto, perché l'ipotesi che Ratzinger avesse inteso rimanere Papa comporta contraddizioni insanabili nell'atto stesso della rinunzia riguardo alla sede vacante e alla convocazione del conclave per eleggere un nuovo Papa.
Il munus petrino, da canone 331, permane nella persona del vescovo di Roma. Ora, tutti sappiamo chi è il vescovo di Roma.
*
Mic,
stando a Universi dominici gregis 38 i cardinali elettori sono "convocati dal Decano o da altro Cardinale a suo nome". Benedetto XVI disponeva per il futuro, non poteva certo riferirsi in concreto a Sodano e nemmeno al decano, perché la legge era meno rigida: quindi ha fatto genericamente riferimento alla legge vigente in proposito, come del resto è normale. Il plurale (tanto his quanto quibus sono plurali) è generico, come quando si dice "a terzi" anche se in concreto ci si riferisce a una persona sola.
Posso anche supporre che con quell'inciso, che a rigore non era affatto necessario, il Papa abbia voluto precisare che non sarebbe stato lui stesso a convocare il conclave, essendosi ormai tirato fuori.
In fondo il conclave viene convocato dal decano, in rappresentanza del collegio cardinalizio, perché (Univ. dom. gr. 2) è questo collegio a governare la Chiesa in sede vacante, dato che colui a cui spetta la piena potestà - il Papa - in quel momento non esiste. In altre parole, il decano, come rappresentante dei cardinali, in quel momento rappresenta la massima autorità nella Chiesa.
Di solito il Papa è morto, e non ci sono problemi. Ma se chi era Papa è ancora vivo, qualcuno può pensare che la sua autorità sia superiore a quella del decano, e quindi che spetti a lui e a nessun altro agire a nome della Chiesa. Ecco, forse Ratzinger con quella frase altrimenti non necessaria ha voluto chiarire da subito che lui si chiamava fuori, e che la sede sarebbe stata vacante come per la morte del Papa.
[continua]
un papa illegittimo, che cosa diventa?
Intanto non basta sostenere che sia illegittimo, ci vuole chi autorevolmente lo dichiari. E ci vogliono elementi che al momento, o sono oscurati o sono sotto scacco...
Si è voluto che la rinunzia di Benedetto XVI fosse invalida per qualche errore di latino.
Si è voluto che fosse invalida perché non libera, e questo è indimostrabile, mentre il comportamento attuale di Ratzinger dimostra il contrario (o dimostrerebbe la sua indecente pusillanimità).
Si è voluto che fosse invalida perché priva di un motivo adeguato, e questo è il vero problema della rinunzia, come è stato anche detto più volte; ma è un problema soprattutto di Ratzinger, perché noi qui abbiamo sì ragione di dire: chi siamo noi per giudicare l'adeguatezza di un motivo addotto dal Papa per un suo atto sovrano?
Ora si vuole che sia solo parziale.
In tutti i casi i pretesi motivi non reggono. Tutti però, pur nella loro varietà e a volte incompatibilità, portano a un unico risultato: Francesco non è un vero Papa. Questo la dice lunga sulla ragione di questi tentativi: non interessa tanto capire la verità, quanto arrivare a un fine, e il fine è convincerci che Francesco non è un vero Papa. In un modo o nell'altro.
Perché diciamo la verità: Francesco ci scandalizza. E quindi da più di un anno si cerca un modo per eliminare questo scandalo. Alcuni cercano di vedere il buono in ciò che fa e dice: i cosiddetti normalisti. Altri cercano di neutralizzarlo fantasticando che non sia il vero Papa, e la situazione anomala della rinunzia di Benedetto offre un ottimo pretesto.
Convinciamocene, invece: Francesco è Papa e noi lo dobbiamo subire. Non abbiamo né il potere né il diritto di spodestarlo o neutralizzarlo.
@Anonimo delle 0:26
Ha ragione, non sono stato chiaro su Bonifacio VIII. Mi riferivo all'insegnamento del Nostro sulla superiorità del Papa sul Concilio, ovvero sull'impossibilità per la Chiesa di avere come due teste alla sua guida, il Papa ed il Concilio.
Un errore che in qualche modo, di fatto, riprende Lumen Gentium.
Non è che voglia affibiare patenti di legittimità; semplicemente ritengo più prudente scartare ipotesi (quale sarebbe quella di Benedetto XVI vero Papa e Francesco anti-Papa) affascinanti quanto si vuole, anche rassicuranti se vogliamo, ma che aprono ben altri problemi.
L'impostura religiosa della fine dei tempi chi può dire come avverrà?
Intanto, prendo atto dei fatti.
Sul piano di rivelazioni private mariane, penso a La Salette, abbiamo la Madonna che dice che Roma perderà la fede e diverrà sede dell'anticristo... Mentre Leone XII vide in visione la sede di Pietro occupata dai demoni, profetando che lì dove vi era la cattedra della Verità, lì avrebbero posto il trono di ogni abominazione.
Sul piano della storia, vedo che un Concilio volutamente non dogmatico ha partorito documenti aventi oggettive ambiguità e per alcuni addirittura eretici se non prossimi all'eresia.
Vedo che da allora è iniziato uno sconquasso indescrivibile.
Onestamente prendo atto che ciò che dice e fa Papa Francesco non è frutto di una sua personale idea di Chiesa, è coerente con gli atti del Concilio Vaticano II.
A me non convince la tesi di chi vede in Papa Francesco un impostore, ed in Ratzinger la vittima di un complotto. Anche quest'ultimo ha le sue gravi responsabilità sul piano della crisi che sta vivendo la Chiesa. Non è in se stesso né la causa, né la soluzione del problema, è un effetto, come effetto lo è Papa Francesco.
Chi vede in Papa Francesco un impostore, allora abbia il coraggio di affermare come impostori tutti i Papi che l'hanno preceduto e che il CVII hanno convocato, concluso ed attuato, da Giovanni XXIII a seguire.
Personalmente non difendo questi Papi, anzi, penso che i mali attuali della Chiesa hanno nel CVII la loro fonte primigenia.
Tuttavia, per tutta una serie di considerazioni che attengono proprio al problema della giurisdizione, non aderisco a tesi sedivacantiste; essi sono veri Papi, purtroppo, ma non fanno buon uso del dono che hanno, non esercitano in atto quell'Autorità ed infallibilità che in potenza posseggono.
Forse è questa l'impostura predetta? Non lo so, chi può dirlo? Certo è che non viviamo tempi normali.
Piuttosto ho notato che su news.va, nella versione latina della declaratio, sono conservati gli errori:
“Fratres carissimi Non solum propter tres canonizationes ad hoc Consistorium vos convocavi, sed etiam ut vobis decisionem magni momenti pro Ecclesiae vitae [anziché vita] communicem. (…)
...
Quapropter bene conscius ponderis huius actus plena libertate declaro me ministerio Episcopi Romae, Successoris Sancti Petri, mihi per manus Cardinalium die 19 aprilis MMV commissum (anziché commisso) renuntiare ita ut a die 28 februarii MMXIII, hora 29, sedes Romae, sedes Sancti Petri vacet et Conclave ad eligendum novum Summum Pontificem ab his quibus competit convocandum esse.
http://www.news.va/en/news/111258
Da notare dal video in cui il Papa legge la dichiarazione: dice "commissum", è vero, ma dice "vita" e "vigesima".
"Vitae" e "29" sono solo nel testo scritto che è stato pubblicato, non nella dichiarazione effettivamente fatta dal Papa.
Antonio
Faccio solamente un discorso di sana prudenza cristiana e osservo come l'ipotesi di un Papa non validamente dimessosi ma de facto rinunciatario cui si affiancherebbe un anti-Papa è insostenibile sul piano teologico, in quanto in contrasto con i dogmi della indefettibilità e visibilità della Chiesa.
Stafno78
Sono già state date altre delucidazioni, ma questa voglio sottolinearla.
Anzitutto non si affiancherebbe nessun "anti-papa" al Papa legittimo. Ma vi sarebbe un Papa "illegittimo". Eletto non legittimamente, poiché convocato un conclave col Papa in vita e legittimo. C'è una bella e grande differenza.
Poi: la Chiesa ha avuto nella storia qualcosa come 40 anti-papi; periodi di sede vacante a volte lunghissimi, lotte intestine e letterali defenestrazioni e compresenze di papi; dunque, tali eventi dovrebbero aver dimostrato che la Chiesa non è indefettibile? Che i dogmi sono stati negati?
Questo è un mezzuccio, sa. Lo tirate fuori sempre, quando qualcuno si pone delle domande serie. Facendo leva sul sentimento Cattolico di chi scrive, e sulla poca conoscenza tecnica della materia, in questo modo si zittiscono le persone.
Niente di meglio che tirare fuori dal cilindro "anatemi" e accuse di "blasfemie" varie o di "perdita di fede"
Un Papa illegittimo, in quanto eletto non legittimamente, da sempre è stato considerato anti-Papa.
Poi, scusi, chi ha detto che è illegittimo? Dove sono i cardinali e i vescovi che ne contestano l'elezione? Sa darmi i nomi?
Nei casi storici che cita, quando c'erano anti-Papi vi era comunque, dall'altra parte, il Papa.
Al tempo, invece, del grande scisma d'Occidente in cui vi furono due Papi, uno a Roma l'altro ad Avignone, effettivamente si pose il problema dell'indefettibilità, in quanto lì entrambe le elezioni erano controverse. Infatti si convocò un ulteriore Concilio da tutti i cardinali che, in modo unanime nell'accettarne l'eletto, ne scelsero un terzo. Degli altri due uno si dimise, l'altro morì imprigionato e convinto d'esser Papa. Fatto sta che la sua elezione rimase sempre dubbia; nel mentre, tutta la Chiesa diede obbedienza al terzo. Faccio notare che la Chiesa, intesa come corpo ecclesiale, nel riconoscere il suo Pontefice è infallibile.
Argomento che, tra l'altro, ha portato a suo tempo molti tradizionalisti ad accettare, nonostante tutto, l'elezione di Paolo VI...
Nei periodi reali di sedevacante, anche se lunghi anni, l'indefettibilità non viene meno, perché la Chiesa conserva in se stessa la potenza di nominare un Papa e vi è tutta una gerarchia che conserva il potere di giurisdizione a lei delegato dall'ultimo pontefice regnante.
Qui nessuno lancia anatemi o usa mezzucci.
Prendo atto che non si riesce a rispondere alla mia domanda. Mi si dia una risposta teologicamente attendibile ed allora, non prima, prenderò anch'io in ipotesi ciò che lei sostiene.
Se è per questo exsequi in senso passivo, di cui si era discusso qui l'anno scorso ma che non era apparso sui giornali, è rimasto anche sul sito vatican.va. Non se ne sono ancora accorti.
(Così come nessuno sembra essersi mai accorto di un errore del Papa che non risulta dal testo scritto.)
Sono d'accordo con latinista.
Ognuno cetca di dare la soluzione più ragionevole ad una situazione, oltre che inedita, anche sconcertante e densa di problemi e conseguenze per la Chiesa e per la fede.
Gent Texor,mi spiace che voglia scadere sul piano personale , i blog non sono cattedre ma strumento di confronto . E il confronto , secondo me , va fatto senza preclusioni , valutando ed eventualmente confutando le idee , senza riferimento alle persone . La rassicuro , La rassicuro , non mi sento un dio , e non sono neppure sedevacantista . Anzi , ho sempre cercato di confutare , su altri blog , questa ipotesi , basandomi sulla distinzione dei gradi di magistero , sulla scorta di Amerio , Radaelli , mons Williamson (il quale peraltro non si straccia le vesti davanti ai sedevacantisti , riconoscendo che se sono persone confuse è perchè annaspano per capire la situazione , esattamente come facciamo lei ed io .Talvolta si cerca di darsi ragione delle cose , sa , per conservare la sanità mentale). Detto questo , c'è una cosa che mi lascia perplessa . D'accordo sul magistero pastorale di grado inferiore , non infallibile ; d'accordo sulla desistenza dell'autorità (il munus si possiede ma non si usa ) ;d'accordo ovviamente sulla non impeccabilità dei papi , che qualcuno a tirato fuori ma non c'entra . Non ho ancora trovato risposte convincenti al problema della riforma liturgica di Paolo VI e alle canonizzazioni recenti . Se la teologia classica afferma senza remore l' infallibilità in questi campi , come la mettiamo ?neppure lo stimabilissimo prof De Mattei mi ha convinta del tutto , potrei spiegarle il perchè ma non voglio affastellare troppi argomenti . Quanto all'"esperienza" : la frase "abbiamo profetato..."l'ha tirata fuori lei , io mi sono limitata a dire che non è certo a favore della sua tesi ; i santi , attraversando la notte oscura , si sorreggevano sulla Fede nuda , priva anche del ricordo della dolcezza (lo dice S Giovanni della Croce , non io , ed è per questo che questa notte è più terribile di ogni altro tormento...le ho anche portato esempi concreti...); non mi sognerei mai di accusarla , come persona , di modernismo , dico solo che insistere sull'esperienza , in questi tempi viziati fino al midollo di soggettivismo , relativismo , antropocentrismo , può portare acqua al mulino dei novatori . Non per niente è un tema ricorrente nelle omelie .,
Prendo atto che non si riesce a rispondere alla mia domanda
Ho già risposto.
L'indefettibilità della Chiesa non viene meno, perché il Papa VISIBILE esiste, pur se impedito e in condizione di "estromissione".
Voglio puntualizzare per l'ennesima volta che non faccio questione di persone o di "affetti" o idolatrie. Non ho mai detto o scritto che Ratzinger sia chissà quale impeccabile pontefice, lui "bravo" e gli altri cattivi.
Considerare invalida la rinuncia di Ratzinger NON IMPONE necessariamente di considerare invalide le altre elezioni pontificali. Non c'è nessuna "proprietà transitiva" da far valere o da riscontrare. Nessun automatismo. Non mi risulta che le altre elezioni si siano svolte dopo una rinuncia del genere. E' questa che si sta contestando. Né il Vaticano II in sé, né l'operato degli altri Papi. Operato, tra l'altro, impossibile da catalogare in modo superficialmente UGUALE e genericamente uniforme. Storicamente non è stato così. Il "minimo comun denominatore" c'è sicuramente stato. Ovvero è stato "attuato" il Vaticano II. Non tutti lo hanno fatto allo stesso modo, a volte ci sono state delle marce indietro clamorose, ultima quella del SP. Perché DI FATTO, a prescindere dalle parole di senso opposto, il SP è stato una clamorosa MARCIA INDIETRO. Non è qui che si può dimostrarlo, ma lo dimostri su tutto ciò che è avvenuto NELLA CHIESA dopo il SP. Convegni, gruppi, analisi, libri che facevano esattamente ciò che tutti dicevano non si dovesse o potesse fare: criticare il Vaticano II e definire chiaramente le sue ambiguità. Si è arrivati a chiedere un SILLABO (e io concordo) per il concilio.
Rispondo anche a Latinista, chiedendo a questo punto come mai il Canone specifica che la Rinuncia deve essere fatta "debitamente e liberamente", quando lui continua a dire che i due elementi sono (o sarebbero) indimostrabili.
La condizione di non libertà e l'indebita forma riguardo Ratzinger sono CHIARAMENTE desumibili. Se non altro, lo ripeto, perché chi non vuole essere più Papa, NON DEVE ESSERLO PIU'. E questo non è il caso. Come nella stessa declaratio, gli elementi controversi non la possono definire espressa "debitamente".
Questi sono mezzucci, lo ripeto
Intanto non basta sostenere che sia illegittimo, ci vuole chi autorevolmente lo dichiari. E ci vogliono elementi che al momento, o sono oscurati o sono sotto scacco
Certamente non è stato formalmente dimostrato. Gli elementi ci sono tutti. Ma finchè ci sarà chi non porrà autorevolmente il problema, tutto rimarrà così
Antonio
Prendo atto che non si riesce a rispondere alla mia domanda
Stefano78
Ho già risposto.
L'indefettibilità della Chiesa non viene meno, perché il Papa VISIBILE esiste, pur se impedito e in condizione di "estromissione".
La risposta non è sufficiente.
Or ora ci sarebbe la visibilità, ok.
Dopo? Mettiamo che Ratzinger muore domani o tra sei mesi, chi sarà il Papa? Lo diventa Francesco?
Inoltre, ignora anche l'altro dato che avevo fornito. Ossia che la Chiesa è infallibile nel riconoscere il suo capo.
Non risulta che pubblicamente qualcuno abbia contestato la nomina di Bergoglio a Romano Pontefice.
Su una cosa così delicata vale il principio della pubblicità degli atti e della buona fede, altrimenti si cade in una sorta di donatismo.
Non basta dire che il Papa c'è perché Benedetto XVI è ancora in vita, occorre analizzare anche le conseguenze nel medio-lungo termine.
Sul presente occorre stare ai fatti e non fare passi più lunghi della gamba.
Ai tempi di Paolo VI e compagnia un passo del genere lo fecero quelli della tesi di Cassiciacum sulla distinzione tra Papa materiale e formale, per sostenere Paolo VI e successori privi dell'Autorità pontificia.
Poi il tempo ha dato loro torto, visto che proprio con l'elezione di Ratzinger al soglio pontificio la loro tesi è caduta, atteso che il Nostro, secondo loro, nemmeno sarebbe vescovo e pertanto tutta la costruzione giuridico-formale elaborata a base del papato materiale va a ramengo.
Consigliare prudenza non è un mezzuccio.
Stefano78,
Lei solleva due punti: la libertà e la debita manifestazione della rinunzia, richieste dal codice, e che a Suo parere non ci sarebbero nel caso della rinunzia di Ratzinger.
1. Libertà.
Mettiamo che un esercito invada il Vaticano e costringa il Papa a rinunziare sotto la minaccia delle armi. Cose del genere sono capitate in passato e non si può escludere che ricapitino in futuro, anche nella nostra parte del mondo. Ecco, quello sarebbe un esempio di rinunzia invalida per mancanza del requisito della libertà.
La rinunzia di Benedetto XVI invece è stata fatta in concistoro in circostanze del tutto normali e pacifiche, e il Papa ha contestualmente dichiarato di farla "plena libertate".
In una situazione come questa, in cui c'è tutta l'apparenza della libera volontà del Papa, essa si presume effettiva. E se gli elementi esterni ci sono, l'atto si presume valido (can 124 § 2). Quello che va dimostrato, se del caso, è l'effettiva assenza di libertà nonostante l'apparenza esterna contraria; ed è questa che io considero indimostrabile - per lo meno nessuno l'ha finora dimostrata.
S'intende che pressioni di ogni genere che abbiano mirato con successo a portare Ratzinger a dire spontaneamente "basta", e che ci possono bene essere state, non comportano la non libertà dell'atto, perché il rinunziatario non è costretto a rinunziare contro la sua volontà, ma solo portato a decidere di farlo.
2. Debita manifestazione.
Non è del tutto chiaro, almeno non a me, se alla rinunzia del Papa si applichi, per quanto possibile, il disposto dei canoni 187-189. In particolare il can. 189 § 1 dispone che la rinunzia sia fatta "all'autorità alla quale appartiene la provvisione dell'ufficio di cui si tratta, e precisamente per iscritto oppure oralmente di fronte a due testimoni". Ammesso che questa autorità si possa identificare col collegio cardinalizio, e che in questo caso si possa parlare di provvisione, il Papa ha presentato la sua rinunzia oralmente proprio ai cardinali riuniti in concistoro, e i testimoni non sono mancati.
Se invece quei canoni non sono applicabili nel caso della rinunzia del Papa, allora sembra esserci un vuoto nella disciplina, di cui forse il legislatore non si è reso conto a causa dell'eccezionalità della fattispecie. Ma mi chiedo come si possa considerare non debitamente manifestata una rinunzia che è stata letta pubblicamente, pubblicata negli organi ufficiali della Santa Sede ed è finita subito su tutti i giornali del mondo.
O forse insiste che la manifestazione non è stata debita per via di un paio di errori di latino che non rendevano affatto ambiguo il senso?
Che la manifestazione non sia avvenuta debitamente non è indimostrabile, è semplicemente falso.
Anonimo 08,12: Chi lo eleggerà QUEL Vescovo? (dell'arcinota Visione)
Quel Vescovo, essendo tale, possiederebbe la pienezza del ministero sacerdotale ordinato. Per i motivi da me sopra specificati, non potrebbe rivestire - temo mai - il ministerium di Episcopus Romae. Tuttavia Egli sarebbe investito, ab his quibus competit, del munus di Pastore della Chiesa universale, il "Santo Padre".
Lo si descrive "sofferente", fino a raggiungere il Monte, dove viene trafitto. In definitiva, mi pare di poter dire che l'intera sua vità è donata in "sacrificio", fino al finale Martirio, che si compie in solidarietà con la passione di Cristo. Sacerdote e, in un certo qual modo, vittima.
Un figlio che la Madre della Chiesa offre a beneficio di tutti noi. Trionfo del suo Cuore Immacolato: ora comprendiamo meglio.
"Donna, ecco tuo figlio", "Ecco la tua Madre". E da quell'istante il Discepolo amato la prese in sé. Ecco, direi che quel Vescovo, il Capo della Chiesa, è un figlio amato. Amato.
Anonimo, ma insomma ci dica: secondo Lei quibus competit?
(Ho un brutto presentimento: mica Lei per caso fa di cognome Amato?)
http://www.sanpiox.it/public/index.php?option=com_content&view=article&id=1342:predica-di-mons-bernard-fellay-in-occasione-dell-inaugurazione-del-priorato-di-san-marco&catid=111&Itemid=309
Per Latinista e Antonio: vi invio la parte finale di un articolo di Antonio Socci su Libero del 12/2/14:
C’è chi ha avanzato l’ipotesi che il Papa abbia sentito ventilare eventi catastrofici per la Chiesa che, in cuor suo, riteneva di poter scongiurare facendosi da parte. In questo caso avrebbe preso liberamente la sua decisione, ma quanto sarebbe valido il suo ritiro? Il problema della validità canonica delle sue dimissioni è enorme. L’invalidità infatti – secondo alcuni canonisti – non riguarda solo il caso di costrizione, ma è da discutere anche in altri casi. Per esempio ci si può domandare se il Pontefice in cuor suo ha messo nella decisione il concorso della volontà, cioè se si è ritirato – oltreché esteriormente – anche interiormente. Sembra una questione aleatoria, ma nelle cose di Dio il cuore, che Lui solo vede, è determinante.
Infatti perfino per i sacramenti è necessario questo requisito. Nella consacrazione dell’eucaristia ci vuole materia, forma e intenzione: se manca anche solo uno di questi elementi il sacramento è invalido. Per esempio se manca l’intenzione interiore del sacerdote di consacrare, se egli formula le parole, ma non ha l’intenzione di consacrare, la consacrazione non è valida. Benedetto XVI si è ritirato anche interiormente? Oltre al linguaggio delle parole c’è quello dei gesti. Quello che vediamo è che ha scelto di continuare a stare “nel recinto di Pietro”, di vestire in abito bianco, di definirsi “papa emerito” e di continuare a chiamarsi Benedetto XVI (si firma così). Inoltre ha rifiutato il cambiamento del suo stemma che lo riportava a cardinale, tenendo ancora quello con le chiavi di Pietro. Il Vaticano ha fatto sapere che Benedetto “preferisce non adottare un emblema araldico espressivo della nuova situazione creatasi con la sua rinuncia al Ministero Petrino”. Sappiamo che nella Chiesa c’è anche il “magistero tacito” . Forse questo è il caso. E di certo Benedetto è in accordo con Francesco. Un bel mistero. P.S. Voglio sottolineare, riportandolo, il bellissimo e significativo tweet di ieri di papa Francesco: “Oggi vi invito a pregare per SUA SANTITA’ BENEDETTO XVI, un uomo di grande coraggio e umiltà"
In un successivo articolo del 16/2 Socci, riflettendo sui motivi del ritiro, afferma:
"Dunque può esserci solo una ponderata ragione storico-ecclesiale, probabilmente legata ai motivi del suo ritiro (per il quale tanti hanno premuto indebitamente). Ma qual è questa ragione? L’unica spiegazione ufficiale si trova nel suo discorso del 27 febbraio 2013, quello in cui chiarì i limiti della sua decisione: “Qui permettetemi di tornare ancora una volta al 19 aprile 2005. La gravità della decisione è stata proprio anche nel fatto che da quel momento in poi ero impegnato sempre e per sempre dal Signore”. Attenzione, sottolineo quell’espressione “sempre e per sempre”, perché il Papa poi la spiegò così: “Sempre – chi assume il ministero petrino non ha più alcuna privacy. Appartiene sempre e totalmente a tutti, a tutta la Chiesa (…) non appartiene più a se stesso”. Poi aggiunse testualmente: “Il ‘sempre’ è anche un ‘per sempre’ - non c’è più un ritornare nel privato. La mia decisione di rinunciare all’esercizio attivo del ministero, non revoca questo”. E’ incredibile che una frase simile sia passata inosservata. Se le parole hanno un senso, infatti, qua Benedetto XVI afferma che rinuncia “all’esercizio attivo del ministero”, ma tale ministero petrino, per quanto lo riguarda, è “per sempre” e non è revocato. Nel senso che la sua rinuncia riguarda solo “l’esercizio attivo” e non il ministero petrino.
Concordo con Texor, eccetto che per "l'accordo" con Bergoglio, ma questo è un altro discorso.
Inoltre, caro Latinista, lei continua a sofisticare (in senso di "sofismo").
Le due condizioni per la validità canonica della rinuncia NON CI SONO.
Sia la forma della declaratio, che il contenuto NON SONO "debite e libere".
Nella declaratio si vede una "scissione" del primato e ci sono degli errori formali di cui si è già parlato. Il Papa parla di un fantomatico "vigore del corpo" che nessuno chiede, né canonicamente né evangelicamente, per l'esercizio del primato.
Inoltre il Papa spiega, letteralmente, la sua declaratio, con le parole pocanzi ricordate.
Ma per Latinista nulla è dimostrabile, la "debità forma e la libertà" non solo non si potrebbero dimostrare, ma sarebbero sufficientemente dimostrabili nella sola frase "rinuncio".
Lui "rinuncia", e questo sarebbe quanto. Poi se il successore non si è mai ritenuto Pontefice, non importa. Le "cariche" sovrastano le persone, dunque Bergoglio è pontefice, che lo voglia o no (e qui si archivia anche la volontà dell'eletto, che è il fondamento dell'elezione in conclave!).
Stesso discorso vale per Benedetto. Sì, ha fatto una "rinuncia trendy", ma in realtà ha detto che "rinuncia". Questo è quanto. Niente è dimostrabile, il canone lo dice, è vero, ma bisogna vedere dove e come applicarlo... La rinuncia, come il Pontificato, sovrasta la persona, e dunque tanto è.
Poco importa come sia stata dichiarata tale rinuncia, quale il contenuto, e quale la spiegazione fornita dallo stesso Papa "rinunciatario".
Insomma: tutto ben, madama la marchesa. Anzi, no. Si ammette che qualcosa non va, ma nulla di determinante. Sì, ci sono dei problemi, ma sono già risolti. Il resto è speculazione, mancanza di prudenza, incaponimento, ecc, ecc.
E così sia. Con questo chiudo.
Il problema grosso come una casa è la scissione del primato. Se è normale rinunciare rimanendo Papa ma privo dell'esercizio attivo, allora occorre riscrivere tutti i trattati di ecclesiologia, perché al momento noi abbiamo due papi, che diventeranno tre nel caso Francesco rinunci con Benedetto ancora in vita. E la Chiesa non può averli. "Tu sei Pietro e su di te edificherò la mia Chiesa... Va' e conferma i tuoi fratelli...Simone, mi ami tu più di costoro?".
La rinuncia dell'esercizio attivo del ministero ma non di quello passivo è, a mio modo di vedere, frutto di un equivoco ed un errore che è diretta conseguenza della concezione collegiale del ministero petrino, quale discenderebbe da Lumen Gentium.
Rinunciando al ministero attivo, Benedetto XVI de facto ha rinunciato al papato tout court, in quanto non ha senso né ontologico né metafisico distinguere tra ministero attivo e passivo, così come non lo avrebbe distinguere tra pastorale e dottrina.
Altro enigma, non so quanto rilevante.
A ben vedere, nella formula di rinuncia, non parla solo di vigore del corpo, ma anche di quello dell'animo.
Fermo restando tutto quanto già detto sull'efficientismo, ecc. riguardo al deficit di vigore del corpo,richiamo l'attenzione sulla traduzione del testo italiano del latino "animae" in "animo" piuttosto che "anima". La differenza è sottile, ma c'è.
Nella citazione si parla di Dante, ma il discorso è estensibile.
Cito:
animo. - Rispetto ad ‛anima' (v.), che denota principalmente lo spirito o principio vitale, l'essenza dell'uomo e, cristianamente, la parte soprannaturale che sopravvive eternamente al corpo ed è soggetto di premio o di pena, a., nel suo complesso, denota l'insieme delle facoltà psichiche. In questo senso, secondo il suggerimento del Pagliaro (Ulisse 20 n. 12) il termine, in D., indica la spiritualità soggettiva ', cioè le facoltà spirituali che denotano l'individuo come tale. La differenza tra i due vocaboli non è sempre rigorosamente determinabile e in D. si incontrano usi del termine a. coincidenti con quello di anima.
Sia la differenza che la coincidenza dei due termini era già nei latini con la coppia animus-anima. Dice Isidoro (Etym. XI I 11): " anima vitae est, animus consilii. Unde dicunt philosophi etiam sine animo vitam manere, et sine mente animam durare: inde amentes ". Col primo termine quindi (anima=vita) viene indicato ciò per cui l'uomo è, con il secondo (animus=mens) ciò che ne caratterizza l'esistenza, cioè le facoltà spirituali comprese sotto il termine ‛mente' e prima fra tutte quella dell'intendere (consilium). Macrobio notava inoltre la divinità della mens rispetto all'anima (Comm. in Somn. Scip. I XIV 3): " animus... proprie mens est, quam diviniorem anima nemo dubitavit: sed non nunquam sic et animam usurpantes vocamus ".
...
http://www.treccani.it/enciclopedia/animo_(Enciclopedia-Dantesca)/
Caro Antonio, non c'è stata nessuna concezione collegiale del ministero petrino dal Concilio Vaticano II nei termini che abbiamo visto con la declaratio. E Benedetto non ha nemmeno di fatto rinunciato al papato, visto che ne ha conservato i simboli. Possibile che dobbiamo ripetere sempre le stesse cose? Non si fa prima a dire che è una situazione troppo anomala che non porterà niente di buono alla Chiesa?
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