Testo tratto dal libro di padre Enrico Zoffoli La vera Chiesa di Cristo, Roma 1990, pp.203-220. Qui un altro stralcio interessante.
Mi accorgo della sua quasi esclusiva citazione di documenti conciliari, dalla quale tuttavia risulta una possibile lettura 'in continuità', in effetti ritenuta possibile (Mons. Athanasius Schneider, Mons, Gherardini, ecc,) ma con necessità di revisione e conferma autoritative.
L'attuale Gerarchia ci sta dando segnali di orientamento in tutt'altra direzione. All'epoca, tanti esiti divergenti non erano così evidenti come oggi.
Mi accorgo della sua quasi esclusiva citazione di documenti conciliari, dalla quale tuttavia risulta una possibile lettura 'in continuità', in effetti ritenuta possibile (Mons. Athanasius Schneider, Mons, Gherardini, ecc,) ma con necessità di revisione e conferma autoritative.
L'attuale Gerarchia ci sta dando segnali di orientamento in tutt'altra direzione. All'epoca, tanti esiti divergenti non erano così evidenti come oggi.
Padre Zoffoli, era consapevole già allora di dover «richiamare la verità essenziale a quanti l'hanno dimenticata; precisare e chiarire le idee di molti che le hanno confuse e discutibili; confutare i pregiudizi derivati da un insegnamento e da notizie storiche false e tendenziose; animare i fedeli ad una scoperta rigorosamente scientifica della sua origine, natura, proprietà e destino, superando tutte le rovine che, accumulate da millenni di persecuzioni ed eresie [polarizzate e confluite negli ultimi decenni], di scandali e tradimenti, particolarmente oggi minacciano di travisarne il volto, soffocarne il respiro, comprometterne la missione». [dalla quarta di copertina]
II. LE PROPRIETÀ
Sono le prerogative che caratterizzano la Chiesa come Corpo Mistico, ossia riflesso del «mistero del Cristo».
Ciò comporta che alcune si devono all'elemento divino - il «formale» - che la Chiesa trae dalla Persona del Verbo; altre all'elemento umano - il «materiale» - che essa deriva dal Cristo-Uomo: Innocente e insieme Vittima dei peccati del mondo in quanto apparso sotto le sembianze del «peccato» che volle espiare per tutti.
Dunque, proprietà ben distinte: come il divino supera l'umano, così il bene contrasta col male. Si tratta appunto del «divino» a cui la Chiesa deve quel che la rende Organismo soprannaturale; e dell'«umano» a cui Ella deve quanto la fa somigliare ad ogni società di questo mondo, col suo bene e col suo male.
Art. 1 - SOCIETÀ VISIBILE
a) Che la Chiesa sia tale è verità di fede contro alcune aberrazioni del Medioevo, seguite dai precursori del Protestantesimo, secondo i quali essa sarebbe «l'assemblea dei Santi», dei «predestinati»; che, noti soltanto a Dio, comporrebbero una «società di spiriti»: quella della coscienza e della libertà, sottratta ad ogni gerarchia, superiore a tutti i riti, condizionata unicamente alla sensibilità soprannaturale di ciascuno...
Questo il «sogno» degli pseudo-mistici di tutti i tempi[1].
b) Ciò evidentemente contro le splendide immagini bibliche che presentano la Chiesa come « società visibile e concreta» non meno di un «regno», di un «gregge», di un «edificio», di una «rete», di un «campo», di una «città» costruita sopra un monte perché possa scoprirsi da tutti, anche dai lontani... San Paolo la paragona al corpo, non allo « spirito», obbligando a riconoscerne la realtà anche umana.
c) Il Magistero ha concluso che la Chiesa si compone non di «anime», ma di «uomini» ancora vivi, ossia col proprio corpo, con quanto di sensibile ne condiziona l'esistenza nel tempo. Infatti:
- la Chiesa è stata fondata per loro, e l'opera da lei svolta si chiude - per ciascuno - con la morte;
- essa, nel compiere la sua missione, prolunga sulla terra la vita del Verbo-Incarnato di cui riflette la costituzione ontologica, umano - divina. Perciò, chi rifiuta la mediazione della Chiesa come società ANCHE UMANA, visibile (= sacramento del Cristo), dovrebbe rifiutare anche quella propria dell'UMANITÀ del Cristo (= sacramento del Verbo), e quindi negare il Cristianesimo. Di fatto, respinta la Chiesa, il Protestantesimo ha generato il deismo, aprendo la via all'immanentismo, all'ateismo;
- la Chiesa non si compone soltanto di «giusti»; ma anche di «peccatori», perché, come avvertiva il suo Fondatore - Medico e Pastore - sono appunto i peccatori che hanno bisogno delle sue cure.
L'importante è che i peccatori (= privi della grazia santificante) si pongano nelle condizioni favorevoli per trarne profitto. Ora, per ciò, basta che, una volta battezzati, siano docili alla Gerarchia, partecipino alla vita liturgica, frequentino il sacramento della penitenza.
d) Dunque, «giusti» e «peccatori» compongono l'elemento-materiale-sensibile della Chiesa, risultandone una Società in perenne atteggiamento di conversione dal peccato alla grazia, dalla grazia alla santità. Società quindi sempre bisognosa di purificarsi, riformarsi, rinnovarsi. Ciascuno, quando comincia ad esserne membro, porta la carica quasi inesauribile delle proprie «concupiscenze», che lo impegnano in una lotta di esito sempre incerto fino al momento della morte...
Ciò stimola all'umiltà e alla solidarietà, che assumono indispensabilmente forme esterne, rivelando la magnifica vitalità del Corpo Mistico[2].
* * *
e) Ora, anche astraendo dalle stravaganze di certo «misticismo», la visibilità della Chiesa è un dato positivo di universale esperienza. È quasi ozioso soffermarsi ad osservare che «visibili» sono i fedeli e il Clero, giustificando culto, leggi disciplinari, procedure giudiziarie, sanzioni, celebrazione di Congressi, Concili, ecc.
«Visibilissima» la vita cristiana, incarnata nelle situazioni dello spazio e del tempo; talmente positiva, da inserire i credenti nella massa umana, renderli partecipi di tutte le competizioni e le complicazioni, i successi e i fallimenti della società politica...; esponendoli a tutti gli equivoci, i contrasti, le infatuazioni e le condanne degli uomini; i quali, dall'esterno, possono tutto fraintendere, alterare e avvilire di quanto la Chiesa offre ai s e n s i per raggiungere l'intelligenza, elevare lo spirito.
f) «Visibile» è la Chiesa avente una struttura che s'incarna negli uomini e vive sul pianeta Terra, suo luogo d'origine, sua area di sviluppo, suo campo di lotta.
- Il suo «centro dinamico» -con Pietro- da Gerusalemme si trasferì ad Antiochia, quindi a Roma... Le sue diocesi sono configurate e distribuite secondo zone geograficamente e politicamente distinte... I suoi edifici sono di pietra; la sua liturgia è legata ad arredi, vesti, immagini, formule, gesti, memorie storiche... La sua azione pastorale esige le condizioni create - di secolo in secolo - dalla tecnica, la valorizzazione di quanto umanamente giova a educare lo spirito, arricchire la mente, coltivare i rapporti sociali, propagare e difendere la fede.
g) C'è stato un tempo in cui si è creduto fosse necessario anche un «potere temporale» e di doverlo difendere persino con le armi: certamente - tirando le somme -, i danni derivati alla Chiesa hanno superato i vantaggi che se ne speravano...
Ma di fatto la piena autonomia spirituale del Papa certamente richiede la sua PERSONALE E TERRITORIALE indipendenza da ogni potere civile, qual è oggi realizzata nello Stato della Città del Vaticano, che assicura i suoi più liberi e insindacabili rapporti coi fedeli di tutto il mondo.
h) Questa la Chiesa più conosciuta e frequentemente attaccata, e ciò anche perché più vulnerabile a causa dell'elemento umano, capace del bene (se si lascia dominare dal divino); ma anche di tanto m a 1 e, se lo trascura; soltanto esso spiega scandali, rivalità, soprusi, ecc., giustificando persino certo atteggiamento anticlericale ispirato dal desiderio del più vero prestigio della Chiesa.
* * *
i) Essa però è anche invisibile, perché tale è il suo vero Capo: Gesù...; tali, nella loro essenza, i poteri che esercita, destinati a regolare principalmente i rapporti delle anime con Dio...
- Invisibile, misteriosa, è la presenza del Cristo nel prossimo, nei membri della Gerarchia, sotto «le specie eucaristiche»... Invisibile la grazia santificante, le virtù infuse, i motivi soprannaturali del loro esercizio... A tutti segreto e incontrollabile ne è il merito... Sfugge ad ogni osservazione e misura il processo di sviluppo e sensibilità delle coscienze... Occorre un potente sforzo di astrazione per cogliere il senso delle formule dogmatiche...; ed è indispensabile una grande fede per accettarne la verità con gioia e la disposizione al martirio...
- La Chiesa dunque è una Società-Mistero. Pur avendo un aspetto esterno, la sua «fisionomia» sfugge ai sensi... Ha un'origine eterna, ma vive anche la sua vicenda terrena ed ha una storia... Possiede i beni di questo mondo, ma si sente sempre «pellegrina», perché se ne vale per acquistarne altri, incomparabilmente diversi, superiori. Il suo «mistero» appunto è quello stesso di Gesù, in quanto occupa due frontiere, divina ed umana, celeste e terrena, vivendo la più singolare di tutte le situazioni dell'esistenza[3].
Art. 2 - GERARCHICA E CARISMATICA
Anche qui siamo ad un dogma di fede negato da Protestanti, Giansenisti, Modernisti, secondo i quali «era alieno dalla mente di Cristo di costituire la Chiesa sulla terra come società duratura per lunga serie di secoli; anzi nella mente di Cristo, il regno del Cielo, unitamente alla fine del mondo, doveva essere prossimo» (Pio X, decr. Lamentatili, 3 lugl. 1907, n. 52).
- In essa ci sono stati sempre «Pastori» e «fedeli», ossia la categoria di chi presiede e quella di chi obbedisce. Le lettere paoline ne offrono esempi luminosi. C'è solo da avvertire che, come l'esercizio del potere è «servizio» e perciò gesto d'amore; così la «dipendenza» costituisce come un «privilegio», perché condizione di vita, conquista di autonomia, quella propria dei «figli di Dio».
- In altri termini, l'autorità della Chiesa è radicalmente diversa da quella a tutti nota e da tutti (umanamente) ambita come affermazione di potenza volta ad imporsi e sopraffare...
Essa ha una finalità che trascende tutti gl'interessi personali dei membri della Gerarchia, dovendo giovare unicamente ai fedeli, ciascuno dei quali ne gode i vantaggi soprattutto nell'intimità della coscienza, nei suoi rapporti con Dio.
b) Nella Chiesa dunque l'esercizio del potere è associato ad una «gerarchia» superiore a quella «giuridica», perché fondata sulla docilità di ogni credente alla Grazia, sul grado di amore a lui possibile e che di fatto può superare quello stesso raggiunto da vescovi e papi.
- Ne risultano due ordini di grandezze: giuridica e spirituale. L'una riguarda la «Comunità», l'altra la «singola persona». Il primo, supponendo la struttura e le esigenze di una società essenzialmente visibile, è destinato a cessare col tempo; il secondo, costituito esclusivamente dall'amore, realizza la sua ultima perfezione nella vita eterna.
c) Netta perciò la distinzione tra «Chiesa gerarchica» e «Chiesa carismatica». Distinzione che, esasperata, ha negato l'una, perché il potere - soffocato il respiro dell'anima - non ha più uno scopo che lo giustifichi; e negato l'altra, perché la libertà dello spirito - soppresso il potere - non ha più una norma che la regoli e impedisca ogni possibile eccesso.
Perciò, l'affermazione esclusiva dell'una o dell'altra ha provocato conflitti che hanno dilaniato l'unica vera Chiesa inseparabilmente «gerarchica» e «carismatica», essendo lo stesso Corpo di Cristo animato dal suo Spirito. È certo infatti che la grazia, i carismi, la santità di quella «carismatica», ordinariamente e per positiva disposizione della Provvidenza, si ritrovano soltanto nelle istituzioni di quella «gerarchica». Al riguardo, il Vaticano II ha riassunto e confermato autorevolmente la dottrina tradizionale, contro le risorgenti vampate di pseudomisticismo libertario ed anarchico... (LG 8).
Art. 3 - UNA E UNIFICANTE
È dogma espresso in tutti i «simboli», contro ogni minaccia di eresia e di scisma. Si tratta dell'unità derivata dalla medesima fede professata, dal culto fondato sul medesimo sacerdozio, dalla vita retta dalla medesima Gerarchia. Non c'è altra unità che possa assicurare la consistenza e la vitalità del Corpo Mistico.
a) In fondo, è la coesione che riflette «l'unità nella Trinità delle Persone di un solo Dio Padre e Figlio nello Spirito Santo», suo «supremo Modello e Principio» (CONC. VAT. II, UR 2).
- È l'unità che richiama la potenza di «un solo Signore», l'opera dell'u n i c o Mediatore presso il Padre, l'influsso dell'unico Spirito che anima Capo e membra dell'unico e indivisibile Corpo Mistico...
- È l'unità della verità irradiata dal Verbo, unico Maestro e Pastore, unica Vittima offerta per la salvezza universale; unico Pane che tutti nutre; unica Via da tutti percorsa; unica Vita da tutti vissuta nella comunione creata dall'amore che tutti salda nella speranza che li sollecita a raggiungere il medesimo approdo della beatitudine eterna.
b) Dunque, contrasta con l'unità della vera Chiesa qualsiasi tentativo di «confederazione» delle molte chiese cristiane, concordi nella professione di alcune verità, ma discordi quanto alle altre; per cui ciascuna rivendica la propria autonomia nell'organizzazione della sua vita, nelle sue forme di culto.
- Ora, l'unità deve fondarsi sulla verità, e nessuno ignora che la verità oggettiva è intera e indivisibile... Ne è sorto il movimento ecumenico che, rilanciato dal Vaticano II, non ha nulla a che vedere con 1'irenismo, che s'illude di perseguire l'unità «a tutti i costi», anche col sacrificio dell'ortodossia... (UR 11).
c) La Chiesa cattolica, pur promovendo la causa dell'unione e aprendosi al «dialogo», disposta a tutto tentare per superare incomprensioni e divergenze, tuttavia è consapevole di essere ancora e sempre l'UNICO OVILE, «in possesso di TUTTA la verità rivelata da Dio e di TUTTI i mezzi della grazia» (UR 4).
- Ella non esita a dichiarare che «i fratelli separati, sia singoli che le loro comunità e chiese, non godono di quella unità che Gesù Cristo ha voluto largire a tutti quelli che ha rigenerato e vivificato insieme per un sol corpo ed una vita nuova; unità che le Sacre Scritture e la veneranda Tradizione della Chiesa di Cristo apertamente dichiarano.
«Infatti solo per mezzo della Cattolica Chiesa di Cristo, che è strumento generale della salvezza, si può ottenere tutta la pienezza dei mezzi di salvezza. In realtà, al solo Collegio Apostolico con a capo Pietro crediamo che il Signore ha affidato tutti i tesori della Nuova Alleanza, per costituire l'unico Corpo di Cristo sulla terra, al quale bisogna che siano pienamente incorporati tutti quelli che già in qualche modo appartengono al Popolo di Dio» (UR 3).
Segue che i «cristiani» delle varie sètte protestanti, essendo battezzati, sono «incorporati» al Cristo, ma solo imperfettamente perché separati dalla Chiesa, che realizza la piena vitalità del suo Corpo. Ben diverso il caso degli infedeli in buona fede, non ancora rigenerati nel Cristo per il battesimo, per cui non Gli appartengono affatto; anche se, animati dal suo Spirito, sono disposti a diventare membri del suo Corpo, e quindi possono salvarsi.
d) La Chiesa, pur nella sua unità, non è una società omogenea, ma eterogenea in virtù della incomparabile varietà degli elementi che la compongono e di quella superiore vitalità che la rende capace di assimilare tutte le culture, adattarsi a tutte le fasi dell'evoluzione dei popoli.
- Ed ecco una pluralità che, invece di minacciare l'unità, la consolida e rivela: il Corpo Mistico non può non ritrarre l'inesauribile ricchezza del Cristo-Capo, Sintesi comprensiva di tutti i valori (LG 13; GE 6; GS 74s).
- Perciò, ad un solo Spirito rispondono «molti carismi»; ad un solo Signore «molti compiti»; ad un solo Dio, che opera tutto in tutti, molte operazioni... Uno Spirito, perché chiamati nell'unica speranza, molti però gl'indirizzi di vita interiore, innumerevoli le fisionomie delle anime, gli aspetti e i prodigi della santità.
e) Spesso ci si chiede come sia possibile conciliare i numerosi grandi e piccoli «scismi» che hanno minacciato la Chiesa con la sua unità: talvolta si suppone che questa, più che un «fatto», sembra un idea1e mai raggiunto...
Ma, come si è notato altrove, eretici e scismatici, neppure scalfiscono l'edificio della Chiesa, com'è certo che nessuno di essi l'aveva costituita nella sua struttura profondamente unitaria... Si verifica invece che tutti, separandosi dalla medesima, la lasciano integra, viva e sempre feconda... Sono essi che restano menomati, dispersi, in balia del pregiudizio e delle passioni.
La Chiesa non è la somma degli individui che la compongono, come si verifica per tutte le società umane: solo in tale ipotesi eresia e scisma ne altererebbero la vitalità... La «somma» - qualunque essa sia - riguarda l'elemento materiale della Chiesa: quello passivo, non attivo, vivificato, non vivificante...
Certamente anche l'elemento-materiale è necessario alla Chiesa come parte essenziale della sua costituzione; ma esso, restando sempre passivo, non esige un numero determinato di fedeli; ed è indiscutibile che questo numero, per quanto sia ridotto (e riducibile), non sarà mai soppresso del tutto, perché nel caso la stessa Chiesa sparirebbe, contro l'esplicita e solenne promessa di Cristo... Mancando «chi riceve», non c'è ragione che giustifichi l'esistenza di «chi dà»: i termini sono correlativi...
- Che poi 1'unità sia più un « ideale » che « una realtà», è vero, purché ci riferiamo sempre all'elemento materiale del Corpo Mistico, ossia ai fedeli in continuo cammino per una partecipazione sempre maggiore di quella soprannaturale vitalità del Cristo che fonda l'unità sopra descritta e della quale appunto il Cristo-Capo è Fonte, mentre la Chiesa è lo «strumento» di cui Egli si serve per realizzarla assimilando a Sé le anime...
Art. 4 - SANTA E SANTIFICANTE
a) La Chiesa, «Regno di Dio», è paragonata da Gesù ad un campo dove crescono buon grano e zizzania, e alla rete che prende pesci buoni e cattivi... In realtà, nello stesso Collegio Apostolico non mancò Giuda, Pietro rinnegò il Maestro, e tutti gli altri - eccetto Giovanni - l'abbandonarono alla sua sorte.
Il fatto è penoso, quasi incredibile, tanto che Novaziani, Donatisti, Fraticelli, Wyclif, Hus e Giansenisti pensarono di ridurre i membri della Chiesa ai soli «giusti». Ciò - come abbiamo accennato sopra - contro le ripetute dichiarazioni del Magistero, secondo il quale appartengono ad essa quanti accettano la sua fede, sono soggetti alla sua autorità, partecipano al suo culto... Dunque, «buoni» e «cattivi» cristiani, ai quali è sempre possibile la grazia della penitenza e del perdono.
b) Esatto pertanto ritenere che la Chiesa è anche peccatrice nei suoi membri, soggetti alla comune condizione di una natura originariamente ferita, mai sicura di sé, bisognosa di un'ascesi incessante, impegnata in una decisa disciplina interiore, volta a moderare le concupiscenze, sventare le insidie di un mondo dominato dal Maligno.
- Ma «peccatrice» la Chiesa lo è pure di fatto nei molti fedeli che vivono quasi abitualmente in peccato e sono motivo di scandalo...; per cui - in loro - Essa deve «convertirsi» ed è anzi in un perenne stato di penitenza sia nei «laici» che nel Clero, dal più umile parroco di campagna al Papa, come si verifica costantemente, specie in certi periodi della storia della Chiesa, in Oriente e in Occidente.
c) La Chiesa tuttavia è anche e soprattutto SANTA come e quanto il Capo che la dirige, lo Spirito che l'anima, i poteri che esercita, la verità che insegna, la morale che inculca, i riti che celebra, il Fine ultimo a cui tende... È la santità dell'elemento-formale che la costituisce come «strumento» di santificazione di un'umanità che la Chiesa accoglie e rigenera...
- Ora a tale e tanta santità-attiva risponde, contro la dottrina luterana - anche quella passiva o «partecipata» realmente da molti dei suoi membri, quale elemento materiale (= umano) pienamente assimilato al Cristo in virtù del suo Spirito.
- Sono appunto «i giusti» che vivono abitualmente in stato di grazia, hanno raggiunto un grado eroico di virtù, godono di particolari favori mistici...; quanti cioè si battono e muoiono per la fede, si dedicano al servizio del prossimo, anche nelle forme più gravose e ripugnanti alla natura, rivelando ovunque l'effusione dello Spirito, l'effettiva efficacia della Redenzione...
È la santità oggettiva storicamente documentabile, più tipica «nota» della Chiesa quale «segno» inequivocabile della presenza di Dio nel mondo[4].
Art. 5 - ATTIVA E CONTEMPLATIVA
Anche per questo la Chiesa ritrae il duplice aspetto della vita di Dio, della missione mediatrice del Cristo: unito col Padre e aperto al mondo...
a) Si tratta innanzi tutto dell'azione apostolica volta a continuare e rendere efficace l'opera redentrice. Azione multiforme, incessante, che ha logorato energie immense, ha richiesto il lento martirio di moltitudini di pastori e missionari.
- È inoltre l'azione diplomatica di vescovi e papi presso le potenze politiche, anche se talvolta aberrante dall'unico scopo che doveva giustificarla.
- È quella svolta da educatori e maestri, scrittori, apologisti, sociologi, politici..., impegnati a difendere i valori della civiltà cristiana.
- È l'opera di artisti che testimoniano la propria fede, celebrano personaggi, scene ed episodi della storia della salvezza...
- È il servizio sociale prestato fino all'eroismo secondo le forme sempre nuove ideate dall'amore che - al di sopra di tutte le ambizioni della mentalità «laica» - rifugge dalla pubblicità, esclude riconoscimenti, non teme l'incomprensione e l'ingratitudine.
b) Ma, nella Chiesa, al turbinio, alle complicazioni e ai drammi dell'azione risponde immancabilmente l'esigenza del silenzio, l'ansia e la ricerca della solitudine, la predilezione per l'oscurità e l'apparente inerzia della vita contemplativa: quella vissuta in grado eminente in eremi e monasteri fioriti ovunque, da millenni, come unici rifugi dello spirito...
- Vita a cui è universalmente riconosciuto un primato come più diretta e trasparente espressione della ricchezza della Chiesa quale «Sposa di Cristo» e «Madre dei Santi», «Immagine della città superna». Nella sua essenza essa invera lo stesso mistero della grazia; per cui è inseparabile dalle sollecitudini d'ogni genere di apostolato, costituendo l'unico segreto del suo successo.
c) Il Cristiano, dunque, appare come la più strana delle creature, essendo quasi diviso tra cielo e terra; intento a conversare con Dio e a dialogare fra gli uomini; impegnato a costruire la città terrestre e deciso a conquistare quella eterna.
- Soltanto i limiti e la fragilità della natura umana spiegano come anche nella Chiesa, talvolta, ci siano individui estroversi, invasati da un attivismo inconcludente, presi dalla mania pelagiana di «far tutto» e «riuscire in tutto», dimenticandosi di Dio; e altri che, malati di «quietismo», si sono lasciati come sopraffare dall'idea di Dio, fantasticato in senso panteistico, abbandonandosi fatalisticamente all'inerzia più ottusa e degradante, nell'insensibilità agli appelli del prossimo, alle esigenze della vita.
Certamente questi non sono i membri più esemplari della Chiesa[5].Art. 6 - CONSERVATRICE E PROGRESSISTA
a) Anche questa apparente antinomia è fondata, perché il «Corpo» deve ritrarre le dimensioni e la vitalità del «Capo»; il quale è il medesimo «ieri, oggi, domani», essendo «Primo» e «Ultimo», «Alfa ed Omega», «Principio e Fine».
b) La Chiesa pertanto ci tiene a conservare un passato sempre vivo...; e, insieme, è lanciata verso un futuro destinato a manifestare tutte le sue inesauribili virtualità. Quindi, passato sempre attuale, perché costituito dalla «Parola di Dio» pronunziata da Gesù, tramandata dagli Apostoli, vissuta dalla Chiesa, che si limita ed esplicitarne il senso, difenderne la verità, celebrarne la ricchezza.
c) Così, il progresso si verifica nell'area della tradizione, e la tradizione anima e orienta il progresso.
Vale a dire: nella Chiesa non si rende il culto ad un passato statico, morto, superato dal presente, avulso dal futuro; né ad un presente e ad un futuro tra loro discontinui, gratuiti, non precontenuti nel passato. L'unità tra passato e futuro (quindi la possibilità di ancorarsi nell'uno e quella di lanciarsi verso l'altro) è assicurata da verità teoretiche e pratiche eternamente valide.
- Verità così dense e feconde da prestarsi ad un'evoluzione che, insieme, comporta la quiete del possesso e il divenire tempestoso della ricerca. Segue che l'ultima generazione dei fedeli crederà tutto quel che implicitamente - nella Chiesa - era già creduto fin dalle origini.
La maturità spirituale d'oggi è sostanzialmente identica a quella d'ieri: le differenze - nella media - si riferiscono a gradi e manifestazioni dell'amore, dovute alla crescita del Corpo Mistico sintonizzata con l'evoluzione della coscienza umana e le incessanti creazioni della cultura.
d) Dunque, il rispetto della tradizione non è «immobilismo», e l'ansia del progresso non è legata ad una dialettica che comporterebbe un'interpretazione storicistica del «dato rivelato», dissolto - nel caso - nel fluire dei fatti di coscienza; per cui la novità in ogni campo sarebbe come fine a se stessa di volta in volta, in modo gratuito, imprevedibile, contraddittorio.
- Anche qui l'ambiguità della Chiesa costituisce una «nota» assolutamente singolare del suo volto: il tradizionalismo, quale culto dei morti, la farebbe respingere come intollerabile dai vivi; e il progressismo, come salto dal nulla al nulla, potrebbe denunziarne solo la vacuità e l'inconsistenza.
Art. 7 - SEMPRE IN PACE E SEMPRE IN GUERRA
Lo ha predetto Gesù, lo conferma la storia. La Chiesa è singolare anche in questo: Società mite, e in armi...; venerata e tediata...; sicura di sé, e trepidante per tutti...; fiduciosa nell'avvenire..., e sempre in pericolo...; centro di convergenza, e bersaglio di tutte le contraddizioni.
a) Il suo è il Dio della pace e dell'amore. L'annunzio della nascita di Gesù è un augurio di pace. Egli stesso è «la Pace», «il Principe della pace»... Pace che offre ai discepoli e che questi devono comunicare a quanti li ricevono, non dovendo predicare che un «Vangelo di pace». Agl'intimi, prima di morire, lascia il dono della «sua» pace, diversa da quella che suole dare il mondo. Il «Regno di Dio» consiste non soltanto nella giustizia, ma anche nella pace, che è appunto uno dei frutti dello Spirito, maturato per i meriti del suo sangue.
b) Dovere di tutti è di procurare quanto giova alla pace e all'edificazione reciproca...; di conservare l'unità dello spirito nel vincolo della pace...; di vivere possibilmente in pace con tutti...
- Pace profonda, indice di equilibrio interiore, nel rispetto dell'ordine, nella piena adesione a Dio per il Cristo che ci ha chiamati a goderla nella fede... Pace che nei fedeli scaturisce dalla certezza che Egli non li ha lasciati orfani e sarà sempre con loro per la presenza vivificante dello Spirito, il Consolatore, per il quale resteranno inseriti in Lui come tralci nella vite...
c) Ma è una pace incompatibile con quella illusoria ed effimera procurata dalle soddisfazioni della vita, contro la quale Gesù protesta di aver portato la spada e la guerra... In realtà, chiunque non è con Lui è contro di Lui, essendo impossibile servire a due padroni... Chi non rinnega se stesso, non rinunzia a quel che possiede e non prende la sua croce per seguirlo fino alla morte, non può dirsi suo discepolo.
- Appunto la morte, la grande legge che condiziona la nuova vita nel Cristo-Crocifisso e Risorto; morte che implica il rifiuto di un mondo ove tutto è «concupiscenza» perché asservito al Maligno...; mondo per il quale il Signore non ha pregato...
d) Gli Apostoli non appartengono ad un mondo che a sua volta non può amarli. « Se il mondo vi odia - aveva predetto il Maestro - sappiate che prima di voi ha odiato me (...). Vi cacceranno dalle sinagoghe; anzi viene l'ora in cui chiunque vi uccide, crederà di rendere omaggio a Dio». «Vi mando come pecore in mezzo ai lupi!...» (Gv 15, 18-27; 16, lss; Mt 10, 16).
e) La ragione di tutto è nell'eterno contrasto che separa e contrappone la Luce alle tenebre: Dio è Luce... Ma la luce non può conciliarsi con le tenebre; e il conflitto è fatale... Lo documentano l'attività missionaria di Paolo, le vicende turbinose della Chiesa primitiva, gli editti imperiali di persecuzione...
Purtroppo, tra «i lupi» di cui aveva parlato il Maestro, i più feroci sono quanti, dall'interno, hanno tentato di lacerare la Chiesa: sono i responsabili delle eresie e degli scismi; vale a dire specialmente il Clero coi suoi tradimenti, i fedeli con la loro mediocrità e quanto di più insensato e disgustoso favorisce le negazioni della miscredenza, le offensive dell'anticlericalismo, il rifiuto del «sacro» da parte di una cultura laicista, decisa a neutralizzare ogni influenza della civiltà cristiana.
Certamente non c'è società al mondo che sia più odiata della Chiesa. Da ciò, appunto, il rifiuto rabbioso - subdolo o aperto - d'ogni indirizzo educativo, d'ogni principio morale, d'ogni teoria filosofica, d'ogni atteggiamento politico, d'ogni tendenza artistica, d'ogni corrente letteraria, ecc., che in qualche modo risentano del suo Magistero, serbino una traccia delle sue tradizioni... Ovunque e sempre la predizione di Gesù si è avverata puntualmente.
- Ma i suoi nemici non prevarranno. Egli esorta a confidare, avendo già vinto il mondo, perché «primo dei risorti». La conclusione può essere solo questa: una Chiesa che piacesse al mondo, ne adottasse i principi, ne approvasse la prassi, ne seguisse le mode, sentisse di aver bisogno della sua protezione, si adoperasse per ottenere privilegi, ecc., non sarebbe quella voluta dal suo Fondatore: la tensione tra Chiesa e mondo è una necessità vitale, il vero segreto del successo dell'una, l'unico motivo di speranza per l'altro.
Art. 8 - LA CHIESA FONTE DI TUTTO IL BENE
a) Se vi è un solo Dio e Padre di tutti, un solo Capo con un solo Corpo e un solo Spirito (quindi una fede, una speranza, un battesimo), è assurdo supporre che fuori e indipendentemente dalla Chiesa possano esserci altre fonti di salvezza, altri criteri di moralità, altre aperture, altri segreti di successo, altre energie di vita.
- Se tutto è da Dio, se Egli ha conferito tutto al Cristo, e se tutto il Cristo opera e ottiene per la Chiesa (anche là dove i suoi ministri non giungono e dove la sua giurisdizione non si estende), è indiscutibile che la Chiesa è «fonte» e «simbolo» di tutto il bene desiderabile, antitesi e argine contro tutto il male che imperversa nel mondo.
b) Come spiegare allora il male che è nella Chiesa?... Come spiegare tutto il bene che è fuori della Chiesa?...
- Il male ch'è nella Chiesa colpisce soltanto i suoi membri quali «elemento-passivo-materiale» della sua costituzione. È il male dei «singoli» quali «figli» da redimere, «peccatori» da salvare.... NON GIÀ DELLA CHIESA-MADRE, capace soltanto di rigenerarli in virtù dell'energia vitale che ne fa uno «strumento» di salvezza per i meriti del Cristo-Capo...
- Il bene ch'è fuori della Chiesa appartiene ad essa, essendo il bene del suo Capo, il Cristo, Sintesi vivente di tutti i valori... Egli infatti possiede tutto, tutto redime e tutto sublima, come di tutti è Maestro e Pastore, Re e Giudice. Egli - non altri - è Arbitro della storia in quanto ne domina il corso, guida i popoli, segue e attende, coordina e subordina le fasi del loro sviluppo; li prepara alla luce della sua Rivelazione, alla potenza liberatrice del suo messaggio.
c) Dunque: tutto il male ch'è nella Chiesa è esclusivamente del mondo, dominato dalle sue concupiscenze; e tutto il bene ch'è nel mondo è della Chiesa, perché - partecipato dal Cristo - è destinato ad avere in essa la pienezza della sua affermazione e fecondità per le preghiere, i sacrifici e i meriti dei suoi figli migliori, protesi con tutta l'anima alla massima espansione del regno di Dio sulla terra.
Riepilogando: il male è nella Chiesa, ma non della Chiesa; la quale accoglie gli erranti, non approva l'errore; apre le braccia al malato, non assorbe il suo male; che anzi continua ad imporsi con la sua offensiva contro il peccato che, inquinando la società umana, minaccia le sue membra.
- Il male - per colpa di credenti non ancora pienamente assimilati al Cristo - è nella Chiesa come suo nemico o anti-Chiesa che la insidia, tenta di sedurla, sopraffarla, laicizzarla... Esso - il male - appartiene al mondo e in questo s'insedia come nel regno di tutte le cupidigie e le infamie.
- Infatti, si tratta di un mondo mai rassegnato a rinunziare al dominio delle coscienze; sempre deciso ad insorgere, premere, infiltrarsi, camuffarsi sotto tutte le spoglie, prendersi delle rivalse in ogni settore, anche ai vertici della Gerarchia, dove l'elemento-materiale (= l'umano) resta insopprimibile.
Simonia, nepotismo, concubinato, intrighi, alleanze equivoche, repressioni ingiuste, poteri usurpati, processi iniqui, trattamenti disumani, cedimenti irresponsabili, modi arroganti, mondanità, turpitudini e quant'altro di vergognoso ricorda la Chiesa del Medioevo, del Rinascimento e della Controriforma... è stato - e sarà ancora - OPERA DEL MONDO, il quale nei «falsi fratelli», e in «pastori mercenari» ha disonorato la Chiesa contraffacendone il volto, tentandone una secolarizzazione volta a vanificare il dogma, irridere la «sapienza della Croce», sopprimere il culto, scalzare «il regno di Dio» per sostituirlo con quello dell'uomo.
- Dunque l'anticlericalismo, nel biasimare la Chiesa, condanna l'opera dei nemici della Chiesa: quella dell'uomo con la sua natura e le sue passioni, la sua stupidità e la sua tracotanza.
Il discorso vale anche per il bene, qualunque esso sia. Sua origine e sede resta la Chiesa quale unica grande SOCIETÀ DEI GIUSTI, dal principio del mondo alla fine dei tempi... Chiesa i cui membri - anche se non visibili né riconoscibili - sono tutti i retti di cuore, aperti a tutta la verità, disposti a tutto il bene, capaci d'ogni sacrificio per realizzarlo.
- Essi, pur senza concepirne un'idea distinta, accettano implicitamente il piano di Dio, sono immersi e trascinati nella corrente della «storia della salvezza», appartengono al Cristo, sono destinati a godere i frutti della sua immolazione, ad essere vivificati dal suo Spirito come membri della Chiesa quanto alla sua Anima, non potendo (senza nessuna loro colpa) far parte del suo Corpo accanto ai «battezzati ».
Protestanti, Ebrei, Musulmani, Induisti, Buddisti e agnostici di tutte le tendenze, PURCHÉ IN BUONA FEDE, virtualmente sono compresi nell'ovile, possono salvarsi, rimanendone esclusi soltanto i malvagi-presuntuosi e ostinati.
- Tutto il bene, pertanto, è solo dei buoni, ossia deve attribuirsi alla Chiesa, quale unica Fonte di tutti i beni[6].
______________________________1. Cf. CONC. DI COSTANZA, D-S 1201; LEONE XIII, iv. 3300.
2. Cf. CONC. VAT. II, LG 8, 15; UR 4, 6; GS 43.
3. Cf. CONC. VAT. I, D-S 3012s; iv. 3055; LEONE XIII, ASS 22 (1889-90) p. 392; ASS 28 (1895-6), pp. 709s., 724ss; PIO XI, AAS 20 (1928) pp. 14s; Pio XII, AAS 35 (1943) pp. 199s; CONC. VAT. II, LG 8, 14.
4. Cf. CONC. VAT. II, LG 8-9, 11, 39, 42, 49, 50, 51; UR 4; GS 43.
5. Cf. CONC. VATIC. 11, SC 2; LG 18, 40; PC 7.
6. Cf. Conc. Vat. II, LG 2, 3 ,4, 5, 8, 9, 14, 15, 16, 17, 48, 55; DV 3, 4, 14; GS 1, 2, 3, 10, 11, 41, 71, 93; NA 4; AG 3,9; AA 30.
37 commenti:
Mamma mia..... che confusione.
Quello che salta ad un occhio attento, è come il padre Zoffoli parli di " Gerarchia, obbedienza, primato Petrino" e poi di fatto dica il contrario di quello che dice Roma.
Mi riferisco alla sua crociata contro il cammino neocatecumenale, che credo non è MAI stata avallata da un solo dicastero, dalla segreteria Vaticana, o da un consiglio pontificio.
Quindi a 25 anni dalla sua guerra privata, possiamo affermare che tutto quello scritto in merito era ed é carta straccia.
Per quanto riguarda i danni spirituali. ...speriamo che Dio Padre non ne tenga conto.
Sinceramente Pietro.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/02/15/prossimo-papa-si-chiami-francesco/501101/?fb_action_ids=4830008663621&fb_action_types=og.recommends&fb_source=aggr
!!!!!!!
Sempre tristi notizie sul destino dei FI
http://rorate-caeli.blogspot.com/2014/05/franciscans-of-immaculate-will-francis.html
Protestanti, Ebrei, Musulmani, Induisti, Buddisti e agnostici di tutte le tendenze, PURCHÉ IN BUONA FEDE, virtualmente sono compresi nell'ovile, possono salvarsi, rimanendone esclusi soltanto i malvagi-presuntuosi e ostinati.
questo passaggio "virtualmente compresi nell'Ovile" sarebbe un'interpretazione di Lumen Gentium accettabile dai tradizionalisti ? o della nota e fuorviante espressione "cristiani anonimi" ?
o sempre del discusso "subsistit in" ?
parrebbe così che p. Zoffoli non sia del tutto prevenuto contro il concilio e le sue fumose aperture....
in Articolo 6, ci sono gravissimi errori..
« Vale a dire: nella Chiesa non si rende il culto ad un passato statico, morto, superato dal presente, avulso dal futuro; né ad un presente e ad un futuro tra loro discontinui, gratuiti, non precontenuti nel passato. L'unità tra passato e futuro (quindi la possibilità di ancorarsi nell'uno e quella di lanciarsi verso l'altro) è assicurata da verità teoretiche e pratiche eternamente valide.
- Verità così dense e feconde da prestarsi ad un'evoluzione che, insieme, comporta la quiete del possesso e il divenire tempestoso della ricerca. Segue che l'ultima generazione dei fedeli crederà tutto quel che implicitamente - nella Chiesa - era già creduto fin dalle origini.
La maturità spirituale d'oggi è sostanzialmente identica a quella d'ieri: le differenze - nella media - si riferiscono a gradi e manifestazioni dell'amore, dovute alla crescita del Corpo Mistico sintonizzata con l'evoluzione della coscienza umana e le incessanti creazioni della cultura. »
In grosetto ho evidenzato gli errori di espressione che non libera il testo dello slancio modernistico in quale tutto cio che presentato dall'autore si può sempre legge in senso modernistico...
la verità cattolica è che il culto della religione di Cristo non si rende a qualsiasi evvenimento meramente storico, ne al passato, ne al futuro, nel al presente: ma all'Iddio eterno, l'uno, vero, unico, che ha rivelato in momenti storici, sia tramite i suoi profeti, sia sommamente nel Filgio Unigenito. Senza queste auto-manifestazioni divine non esiste un culto proprio...
quindi, l'evoluzione della coscienza umana secundo qualsiasi misura usata, non è MAI una misura giusta per la crescità della Fede...
infatti, come la Verità Divina non cambia mai, così la vera religione divina non cambia mai, l'indendersi della vera revelezione non cambia mai...la fede vera di qualsiasi bimbo semplice è sempre la stessa del qualsiasi teologo cattolico onesto
Romano
RIC,
avevo scritto a Rosa nell'altro thread:
Rorate:
Ora, più fonti informano Rorate che un gran numero di frati FI - forse 100-150 - hanno chiesto a Roma di esser sciolti dai voti come istituto pontificio e di essere posti sotto la giurisdizione dei vescovi diocesani.
Visto che gli hanno tolto il punto di riferimento, padre Manelli e il suo e loro carìsma, è evidente che non aveva più senso rimanere in quel contesto ormai deviato. Inoltre mi pare l'unico modo di sottrarsi alle grinfie di un commissario messo lì proprio per distruggerli.
Di alcuni di loro lo sapevo da diverso tempo, ma non dicevo nulla per non rischiare di danneggiare il delicato passaggio, che è bene si sia svolto e si svolga nella maggior discrezione possibile.
Si potrà fare un miglior bilancio a vicende consolidate.
Sintomatico comunque il fatto che non sia stato loro consentito di fondare una comunità Ecclesia Dei. Lo trovo assurdo da un punto di vista logico, ma in linea con l'aria tirannica che spira.
"per capire"
Veda di capir bene.
""...Sono destinati a godere i frutti della sua immolazione, ad essere vivificati dal suo Spirito come membri della Chiesa quanto alla sua Anima, non potendo (senza nessuna loro colpa) far parte del suo Corpo accanto ai «battezzati ».""
"Senza loro colpa", significa che non hanno ricevuto l'annuncio che è missione della Chiesa e dunque non conoscono il Signore; ma ogni uomo è ordinato a Dio e la Chiesa ha sempre insegnato che chiunque segue la legge naturale scritta nel proprio cuore si salva.
Ed è questo che intende p. Zoffoli.
E' solo il concilio, invece, che attribuisce impropriamente alle altre religioni i "semina verbi", cioè i germi di verità che non fecondano le religioni pagane, alle quali, invece, sia i Padri dei primi secoli che S. Agostino riservano giudizi molto severi, attribuendo i "semi del Verbo" piuttosto alla filosofia greca e alla sapienza dei profeti e delle Sibille.
Ovvio che quando p. Zoffoli parla di "ostinati e presuntuosi", si riferisce a coloro che, avendo ricevuto l'annuncio, rifiutano il Signore e dunque anche la sua salvezza che è soltanto nella sua Chiesa.
MIc quello che mi preoccupa e' proprio questo: che non sia stato consentito loro di fondare una comunita' Ecclesia Dei. Che ne sara' di loro? Dalle grinfie del Commissario rischiano di finire sotto le grinfie dei nostri vescovi..
MIc quello che mi preoccupa e' proprio questo: che non sia stato consentito loro di fondare una comunita' Ecclesia Dei. Che ne sara' di loro? Dalle grinfie del Commissario rischiano di finire sotto le grinfie dei nostri vescovi..
Rispondo a Pietro, che evidentemente è un neocat di quelli irriducibili e sordi a qualunque dimostrazione e testimonianza di cui pullulano non solo le nostre pagine, ma sono diffuse in tutto il mondo con le stesse argomentazioni e documentazione.
Su quella realtà ecclesiale che non esito a definire con cognizione di causa giudeo-luterano-gnostica, ci sono kilometri di documenti sul sito e sul blog dedicati e altri, come dicevo, in tutto il mondo.
Al suo intervento obietto:
1. alle argomentazioni, denunce testimonianze, non oppongono mai argomenti ma si rifanno sempre all'"approvazione" ricevuta, come fosse un 'bollino' o una 'patente' di garanzia. Non mi risulta che uno statuto sia indice di santità, ma semplice riconoscimento a certe condizioni.
Di fatto il loro Statuto è regolarmente disatteso (molte sono le prove). Esso inoltre si rifà, in maniera del tutto anomala, a catechesi tuttora secretate. Vige infatti l'"arcano", come nelle migliori sette. Cosa inconcepibile nella Chiesa Cattolica. E quel che se ne conosce, anche attraverso i testi (dei quali era stata sempre negata l'esistenza) fatti avere da catechisti "pentiti" a padre Zoffoli, è più che sufficiente per giustificare le nostre (e molte altre) comprovate denunce. Rimaste a tutt'oggi inascoltate nel versante Gerarchie che non esito a definire indaffarate (in altro), distratte, lontane, indifferenti, in alcuni casi (forse troppi) persino conniventi o già infarcite di modernismo e dunque incapaci di riconoscere i macroscopici scostamenti di dottrine e prassi dalla Tradizione anche conciliare.
Per contro molte persone aprono gli occhi e le testimonianze sono aumentate esponenzialmente negli ultimi tempi.
2. Quanto a padre Zoffoli nessuno gli ha mai confutato nulla delle sue affermazioni basate sul Magistero (attribuiva le approvazioni, peraltro ancora parziali, dell'epoca, ad una non corretta informazione di Giovanni Paolo II da parte dei suoi collaboratori. E del resto è ben noto che Benedetto XVI aveva deferito la loro sincretistica liturgia alla Feria IV, dalla quale si sono salvati per le sue dimissioni)
3. A questo link chi è interessato e lo stesso Pietro, se volesse documentarsi correttamente, può leggere ciò che scriveva p. Zoffoli ai vescovi e al card. Ruini e che nessuno gli ha mai contestato, come non ha contestato una virgola dei suoi libri.
http://www.internetica.it/neocatecumenali/Zoffoli-vescovi-Ruini.htm
grazie mille dei puntuali chiarimenti.
Volevo che si esplicitasse tutto quel che non è ben chiaro ai lettori medi come me, del tutto impreparati sulla complessa materia, nella selva fitta di opinioni e presentazioni moderne di temi così vitali per la Fede sottoposta a dure prove dalla svolta antropologica, dialoghista inclusiva ecc.
Se non sarò "defenestrato" come petulante, (spero di no) proporrò talvolta altri quesiti, sempre...."per capire",
sperando che se ne giovino tutti gli ignoranti.
Queste le parole di p. Zoffoli:
""Così, il progresso si verifica nell'area della tradizione, e la tradizione anima e orienta il progresso.
Vale a dire: nella Chiesa non si rende il culto ad un passato statico, morto, superato dal presente, avulso dal futuro; né ad un presente e ad un futuro tra loro discontinui, gratuiti, non precontenuti nel passato. L'unità tra passato e futuro (quindi la possibilità di ancorarsi nell'uno e quella di lanciarsi verso l'altro) è assicurata da verità teoretiche e pratiche eternamente valide.
- Verità così dense e feconde da prestarsi ad un'evoluzione che, insieme, comporta la quiete del possesso e il divenire tempestoso della ricerca. Segue che l'ultima generazione dei fedeli crederà tutto quel che implicitamente - nella Chiesa - era già creduto fin dalle origini....""
Prima di sparare sentenze, centellinate il testo e cercate di estrarre il succo.
Il termine progresso non è né una bestemmia né un feticcio (da condannare è il progressismo che assolutizza e diviene ideologia). Progresso di per sé significa "avanzamento verso il proprio compimento". Dunque né la Chiesa militante né il cristiano sono esclusi dal progresso, che appartiene al divenire della storia, ma loro compito è fecondare la storia e assicurarne il compimento secondo il progetto di Dio, con Lui collaboratori nella "nuova creazione" inaugurata in e da Cristo Signore e affidata alla Sua Chiesa.
A questo punto si può anche dire tutto quel che dice padre Zoffoli facendo bene l'analisi logica e riconoscendo i densi concetti che esprime, senza 'fissarsi' su termini 'sospetti' per un uso modernista che ne può esser stato fatto.
Se un tomista come lui parla di "verità teoretiche e pratiche eternamente valide", è ovvio che non pensa alla Verità in evoluzione e quando parla di "evoluzione" partendo dalle "verità dense e feconde", si riferisce all'evoluzione che di per sé comporta sia la quiete del possesso (cioè il fondamento sui principi immutabili: "in quiete", e dunque senza movimento e mutamento) che il divenire della ricerca.
E' ovvio che il divenire della ricerca non riguarda la Verità, che già nei principi immutabili ci viene consegnata, ma il nostro progressivo e sempre ulteriore impegno e conseguente acquisizione che è conoscenza in una fedeltà in cammino e dunque in divenire (che fa parte della condizione umana).
Quel che evolve è la coscienza alla luce della Verità e per effetto della grazia, non la Verità.
Ricordo che lo stesso mons. Gherardini parla in termini analoghi che qui condenso, mostrando l’antitesi tra il concetto modernista e soggettivistico - che esclude la continuità e sancisce una rottura sempre nuova - di “tradizione vivente” e la “ermeneutica teologica evolutiva”, perché Tradizione e fissità non stanno insieme.
Infatti chiunque voglia dare un nome ai criteri interpretativi di cui si avvale deve farlo secundum normas teologicae interpretationis; il che esclude tutti i criteri immanentistici antropocentrici e storicisti post illuministi che si ispirano al sentimentalismo, al romanticismo e forniscono di volta in volta unicamente risposte a domande contingenti, pretendendo di conformare il dogma e la dottrina alle molteplici variazioni del fragile pensiero umano, anziché ancorarli alla Divina Rivelazione. Dunque si può parlare di ermeneutica teologica definita della “continuità evolutiva”, che esclude tutti quei criteri immanentistici che si sono imposti, dall’Illuminismo ad oggi, sia alla filosofia che alla teologia. ...Tertulliano parla di trasmissione della 'semente apostolica'. I Padri la chiamano Traditio Dominica o Traditio Apostolica “lo Spirito Santo vi ricorderà tutte le cose che vi ho insegnato io” (Gv 14, 26). L’insufflatio dello Spirito non ha per oggetto una o più, ma “quaecumque dixero vobis”: tutte le cose, con acquisizioni sempre più approfondite, nova et vetera (Gv 16,13).
...segue
Dunque Gherardini rifiuta la frattura modernista fra storia e dogma e qui riporto le sue stesse parole tratte dal suo testo "Il Vaticano II. Alle radici di un equivoco".
"" Con l'antropocentrismo, a sostegno della rivoluzione in atto e per darle una forza sempre più dirompente, fa tutt'uno il modernismo sia pur tirato a lucido nelle forme più aggiornate del neomodernismo. Non solo nella denominazione, ma anche e soprattutto nel suo contenuto e nella sua stessa pretesa di farsi teologia della modernità, pur il modernismo è rivoluzione. Lo è quando contesta la tradizione dogmatico-teologica così detta dell'identità, favorendo l'ottica della differenza, aperta dallo stesso modernismo. L'una sarebbe quella d'estrazione ecclesiale, sclerotizzata dal dogma, fissa, non elastica e quindi oggi inefficiente e non più proponibile; l'altra, quella collegata sempre di nuovo con l'effervescenza della situazione culturale, il cui pluralismo reclama dialogo e confronto in un clima non di presunta universalità, ma di coerente differenza. Se non che, l'accentuazione di codesta differenza riporta in primo piano, assumendola, la frattura modernista fra storia e dogma e «rivoluziona» i criteri che presiedono alla formulazione della dottrina della Fede: non più l'autocoscienza ecclesiale, la continuità evolutiva ed omogenea della Tradizione, l'analogia della Fede, ma una conoscenza storico-critica sulla base di documenti storicamente inoppugnabili, sia che riguardino la cultura in genere o la Fede in particolare...""
Ed è in questa stessa ottica che si esprime Padre Zoffoli.
Mic,
l'uso della parola "evoluzione" è sempre difficile, perchè il senso classico del termine è
volversi da dentro
ma oggi significa ben altro: infatti significa quasi
crearsi da se senza legge o predeterminazione
Quindi, ritengo molto debole e aperto alla lettura modernistica qualsiasi spiegazione della Fede o della Chiesa che usa le parole
progresso
evoluzione
Meglio usare termini che non comporta il senso degli errori odierni come
conformità a Cristo
mortificazione dalle cose mondane
sanctificazione nella verità
In verità, la Chiesa non è in progresso in ordine di essere, nè di agire, nè in conoscenza...
c'è progresso in negli dettagli di testi, nella conoscenza personale di credenti, ma mai nella Chiesa
La Chiesa non progredisce, perché la Chiesa è sposa vergine di Cristo che cammina sempre mano in mano con Lui...
Se possiamo chiederLa di Se Stessa, la sua umiltà e amore per Cristo rifuterrebe qualsiasi misura che non misura da Lui...
Direbbe Lei, che "progresso" signifia niente per Essa, essendo che ha nessun desiderio ma di fare misura in rispetto di qualsisi momento o luogo...
Tutto da Cristo, Tutto con Cristo, tutto insieme con Cristo!
Romano
la Chiesa non è in progresso in ordine di essere, nè di agire, nè in conoscenza
La Chiesa no, infatti, Romano.
Ma la singola persona sì. Ed è anche giusto e corretto fare la distinzione.
Penso anche che sia meglio recuperare il senso esatto delle parole e dei concetti da tradurre in realtà che esse veicolano, piuttosto che espungerle dal proprio lessico perché c'è chi ne ha fatto un uso arbitrario.
Alle 11:13
qualcuno, anziché argomentare e senza evidentemente capire un'acca ci ciò ch'è stato detto, ha sparato una volgarità.
So bene che ve l'avrei dovuta risparmiare. Ma è per vedere il livello delle persone (non a caso c'è chi li chiama i 'zombificati') con cui abbiamo a che fare :(
la Chiesa non è in progresso in ordine di essere, nè di agire, nè in conoscenza
La Chiesa no, infatti, Romano.
Ma la singola persona sì. Ed è anche giusto e corretto fare la distinzione.
Penso anche che sia meglio recuperare il senso esatto delle parole e dei concetti da tradurre in realtà che esse veicolano, piuttosto che espungerle dal proprio lessico perché c'è chi ne ha fatto un uso arbitrario.
Se non evolvono i contenuti di fede, evolve di sicuro il cammino nella perfezione e, conseguentemente anche il senso morale che corrisponde all'inveramento di QUEI contenuti.
Oggi assistiamo ad una evidente "involuzione" proprio per effetto della distorsione del linguaggio. Recuperare il senso originario delle parole e dunque l'uso corretto del linguaggio, credo faccia parte delle possibili soluzioni e conseguenti rimedi.
... e a maggior ragione, se consideriamo che l'uso distorto del linguaggio continua, imperversa e provoca gli effetti nefasti che purtroppo ormai riconosciamo.
Riguardo alla risposta di mic delle 10.02 a "per capire", leggasi infatti qua sotto ciò che afferma il Catechismo Maggiore di San Pio X, in particolare il n. 171 che ricalca ciò che ha precisato appunto mic:
169. PUO' ALCUNO SALVARSI FUORI DELLA CHIESA CATTOLICA, APOSTOLICA, ROMANA?
NO, fuori della Chiesa Cattolica, Apostolica, Romana NESSUNO PUO' SALVARSI, come niuno poté salvarsi dal diluvio fuori dell'Arca di Noè, che era figura di questa Chiesa.
170. COME DUNQUE SI SONO SALVATI GLI ANTICHI PATRIARCHI, I PROFETI E TUTTI GLI ALTRI GIUSTI DELL'ANTICO TESTAMENTO?
Tutti i giusti dell'antico Testamento si sono salvati in virtù della fede che avevano in Cristo venturo, per mezzo della quale essi già appartenevano spiritualmente a questa Chiesa.
171. MA CHI SI TROVASSE, SENZA SUA COLPA, FUORI DELLA CHIESA, POTREBBE SALVARSI?
Chi, trovandosi SENZA SUA COLPA, ossia IN BUONA FEDE, fuori della Chiesa, avesse ricevuto il Battesimo, o ne avesse il desiderio almeno implicito; cercasse inoltre sinceramente la verità e compisse la volontà di Dio come meglio può; benché separato dal corpo della Chiesa, sarebbe unito all'anima di lei e quindi in via di salute.
Se non sarò "defenestrato" come petulante, (spero di no) proporrò talvolta altri quesiti, sempre...."per capire",
sperando che se ne giovino tutti gli ignoranti.
Come vede qui nessuno è considerato petulante se cerca di capire o di approfondire.
O anche di discutere motivando.
Ovviamente i principi affermati da Romano 9:49 sono giusti e sacrosanti.
Tuttavia su questo punto:
quindi, l'evoluzione della coscienza umana secundo qualsiasi misura usata, non è MAI una misura giusta per la crescità della Fede...
Ma credo che questa non sia esattamente la conclusione ricavabile dalle parole di p. Zoffoli, perché l'evoluzione della coscienza è quella dei singoli e non è l'evoluzione della Chiesa ed è basata sulle "verità teoretiche e pratiche eternamente valide" e dunque sui principi.
Meglio ancora, come affermato in precedenza, sul "Capo" e "Principio", cioè sul Signore, il quale è il medesimo «ieri, oggi, domani».
In ogni caso, riconosco che il problema può sussistere, anche tenendo conto che la maggior parte di coloro che leggono oggi hanno assimilato le "categorie" nuove del nuovo linguaggio.
Per questo, scrivendo oggi, sarebbe preferibile - pensavo meglio riflettendo - usare i termini suggeriti come:
- conformità a Cristo
- mortificazione dalle cose mondane
- sanctificazione nella verità
Padre Zoffoli scriveva ancora in tempi in cui il linguaggio non era stato così sovvertito...
Anche la sottigliezza della "quiete" (cioè nell'immutabilità) nei fondamenti, non è percepibile a prima vista. Ma questo accade oggi, che si è perso il contatto con un linguaggio più complesso e profondo e si è abituati al pressappochismo e agli slogan "usa e getta"...
Mic,
Parte della problemma di espressione in riguara alle cose ecclesiastici è che la parola
Chiesa
ha molteplici sensi:
quotidianamente qui in Italia, la Chiesa è il clero, l'instituzione visibile clericale...
in senso proprio, la Chiesa è la società sopranaturall che comprende tutti i adoratori di Dio in Cielo (cioè i Santi Angeli e Santi Uomini), tutte le anime in Purgatorio, e tutti i fideli nella Chiesa (che è sempre la Chiesa Cattolica).
In decadi ricenti esistono quelli che vogliano nominare altri gruppi con la parola di Chiesa.
Ma anche in tempi previ, noi Cattolici usano "la Chiesa" per nominare non la Società predetta come ente, ma come unione di membri...
quindi in questo senso, in cui "la Chiesa" significa i fideli, la parola è usata per significare i fideli come uno, cioè una congregazioni; i fideli come credenti; i fideli come individui.
Quindi, "la Chiesa" ha sensi mo
Progresso non reguarda la Chiesa in senso proprio, ma i fideli...
Quindi non c'è progresso nella Fede, ma che crescita di fede nei fideli
I modernisti che identificano i sentimenti religiosi come la regola per la fede personale, quindi non riconoscono una Fede eterna immutabile, ne una Chiesa come società immutabile o perfetta...
Quindi per i modernisti "la Chiesa" ha senso sia di congregazione, sia di maggioranza, si di gruppo odierno di fideli...ma sempre in senso politico più che teologico proprio
Ma, essendo che la salvezza e la sanctificazione di ciascuno richiede un progresso di conformità tra il credente e la Volontà Divina rivelata pienamente in Cristo, è ovvio che non c'è progresso nella Fede ne nella Chiesa, ma progresso in fideltà per i fideli...
Per questo motivo, risulta che l'aggiornamento come si praticava e come si implementa oggi è essenzialmente erronea, perchè presuppone una conformità con il mondo inveche che con la Divina Volontà, e quindi una conformità in cui il progresso va sempre più mano in mano con la mondanità.
Per la Chiesa Sposa Vergine di Cristo, l'unico progresso si fa è temporale per raggiungere il Giorno di Giudizio al fine dei tempi, in cui Cristo il Suo Sposo regnerà e giudicherà tutti, rendendo a ciascuno il suo merito
Quindi, per Essa il progresso significa sempre lasciare in dietro la mondanità del tempo e distaccare sempre più della vecchia della carne...
Risulta quindi una pastoralità assolutamente contraria a quella dell'aggiornamento...
Romano
Profanazione della Cattedrale di Santiago de Compostela...
teatro di riti buddisti e shintoisti!
http://blog.messainlatino.it/2014/05/profanazione-della-cattedrale-di.html
http://apologetica.altervista.org/fascino_religioni_asiatiche.htm
http://www.gris-imola.it/new_age/meditazione_orientale.php
Le parole di Mons. Galantino non son state ricoperte dall`indifferenza, hanno suscitato molte reazioni.
Se pochi hanno reagito a quel che ha detto all`Azione cattolica:
"Ma cosa volete che se ne faccia oggi il nostro mondo di una Chiesa impegnata a difendere le proprie posizioni (qualche volta dei veri e propri privilegi) in un mondo che pullula di gente che già fa questo in nome della politica....
Ma cosa volete che se ne faccia oggi il nostro mondo di una Chiesa che non trova di meglio, in alcune circostanze, che investire energie (troppe energie) per mettere su adunate che hanno ripetutamente mostrato il fiato corto e che alla lunga si sono mostrate assolutamente inconcludenti?"
Molti hanno reagito a quelle in cui pretende che la Chiesa si è troppo concentrata su aborto e eutanasia(!!) e alla sua visione di chi prega il Rosario, fuori dalle cliniche in cui è praticato l`aborto.
Ne parla Tosatti:
http://www.lastampa.it/2014/05/15/blogs/san-pietro-e-dintorni/cei-galantino-bufera-internazionale-flT1rFivMnl1BIbTBI99GK/pagina.html
la "bufera" internazionale di Tosatti è circoscritta ad un paio di siti più o meno conservatori.
Triste ma così è.
Paul
un commento a quanto scritto da una sola fede alle 13.34
-Se qualcuno (battezzato) diventa volontariamente tralcio staccato dalla vite (non rifiutato da Dio, ma per propria scelta) non è “corpo di Cristo”.
Qui ci sono molti cristiani odierni. Ma c'era anche Sant'Agostino, prima di convertirsi.
-Chi non è battezzato, ma non decide questo, si trova in una situazione formalmente simile al primo, ma la situazione è del tutto differente. Qui ci sono tante brave persone in giro per il mondo.
-Chi non è battezzato, ma invece eserciti deliberatamente il rifiuto consapevole di essere “corpo di Cristo” è in una situazione ancora diversa.
Qui c'era San Paolo prima di convertirsi.
Per essere “corpo di Cristo” dunque lo si deve scegliere.
Per non esserlo, si può sceglierlo oppure no.
In tutti i casi sono in gioco le volontà e non certo degli "automatismi burocratici": il Signore conosce perfettamente la verità presente in ogni cuore e la Sua giustizia è perfetta come la misericordia. Bisogna approfittare della grande misericordia in tempo per poter fare i conti con la giustizia di Dio.
Credo che meriti una sottolineatura l’accezione di “corpo di Cristo” che ci riguarda o potrebbe riguardarci: non è solo che “chi non crede è un corpo morto alla Grazia”, ma ben più importante è che “chi crede muore alla mentalità del mondo”, muore come e con Cristo per risorgere a vita nuova con Lui (già in questo secolo che vive e poi nell’eternità): è questa la caratteristica propria dell’immersione battesimale cristiana.
Quindi la conversione (il ritorno a casa, la “ricapitolazione in Cristo”), sempre necessaria anche al battezzato e possibile (nei tempi e nei modi che solo Dio conosce) anche ai non battezzati, rappresenta l’occasione per fare e rinnovare questa scelta precisa di fede in Gesù unico salvatore.
La “misericordia del Signore si stende su quelli che Lo temono” (recita il Magnificat), per cui è necessario un sanissimo timor di Dio (l’umiltà della creatura) e il pentimento (il riconoscersi peccatori abbisogna la consapevolezza del proprio peccato): l’abolizione del peccato renderebbe inutile il Salvatore, poiché in effetti che bisogno ce ne sarebbe se non dobbiamo essere salvati?
Questa salvezza interviene a motivo del problema principale di questa nostra vita terrena: l’essere inseriti in una natura degradata dalla corruzione e dalla morte, ancor oggi dominata dal principe di questo mondo (una creatura), ostile –per propria volontà- alla volontà di Dio (il Creatore): la nostra volontà si gioca nello scegliere la volontà di Dio o quella a Lui ostile.
Le parole di Mons. Galantino non son state ricoperte dall`indifferenza, hanno suscitato molte reazioni.
Abbiamo detto la nostra nel corso di una precedente discussione.
Riporto qui un mio commento
Mi chiedo in base a quale logica mons. Galantino possa escludere che nel cuore e nelle azioni di quelle persone impegnate a manifestare con la preghiera, che lui vede riduttivamente solo come "visi inespressivi" (un simil-bergoglismo pari a quello dei peperoncini sottaceto), non ci sia anche l'aiuto concreto per il prossimo.
Come se la preghiera e l'impegno sociale fossero due cose alternative...
E come può un cosiddetto "pastore", per di più sedicente cristiano (visto che cattolico è fuori moda) sottovalutare la forza della preghiera, e anche del rosario? E non cogliere il significato dato a quelle manifestazioni?
E come se la vera capacità di lottare per la salute e il lavoro non venisse da un'interiorità e da una volontà animate dalla fede. Altrimenti sta parlando di semplice umanitarismo, non del vero umanesimo cristiano, cioè di cristianesimo.
Siamo arrivati al punto che, se dovessimo scrivere un articolo per ogni esternazione delle Gerarchie e dello stesso Bergoglio - che diventano boutades - entreremmo in un circuito demenziale.
"-Se qualcuno (battezzato) diventa volontariamente tralcio staccato dalla vite (non rifiutato da Dio, ma per propria scelta) non è “corpo di Cristo”.
Qui ci sono molti cristiani odierni. Ma c'era anche Sant'Agostino, prima di convertirsi. "
ah, certamente, io mi sono limitato solo a riportare quegli articoli funzionali alla discussione di cui sopra circa l'eventuale possibilità di salvarsi se "senza colpa, in buona fede" uno si trovasse fuori dalla Chiesa...
Ciò che poi, ad esempio, viene scritto in prima battuta da "tralcio" (e che ho riportato subito qui all'inizio)è affermato, e quindi confermato, dal Catechismo Maggiore in questa forma, chiarissima e netta come sempre, per questo ringrazio "tralcio" che mi fornisce l'occasione per ripostare anche questi articoli (va da sè che il Battesimo è la prima condizione necessaria, ma non sufficiente, per la salvezza):
166. PER SALVARSI BASTA L'ESSERE COMUNQUE MEMBRO DELLA CHIESA CATTOLICA?
NO, NON BASTA per salvarsi l'essere comunque membro della Chiesa cattolica, ma bisogna esserne membro vivo.
167. QUALI SONO I MEMBRI VIVI DELLA CHIESA?
I membri vivi della Chiesa sono tutti e solamente i giusti, quelli cioè, che sono attualmente in grazia di Dio.
168. E QUALI NE SONO I MEMBRI MORTI?
Membri morti della Chiesa sono i fedeli che trovansi in PECCATO MORTALE.
172. E CHI ESSENDO PUR MEMBRO DELLA CHIESA CATTOLICA NON METTESSE IN PRATICA GL'INSEGNAMENTI DI ESSA, SI SALVEREBBE?
Chi, essendo pur membro della Chiesa cattolica, non mettesse in pratica gli insegnamenti di essa, ne sarebbe membro morto e perciò NON SI SALVEREBBE, perché per la salute di un adulto si richiede non solo il battesimo e la fede, ma le opere altresì conformi alla fede.
173. SIAMO NOI OBBLIGATI A CREDERE TUTTE LE VERITA' CHE LA CHIESA C'INSEGNA?
Si, noi siamo obbligati a credere tutte le verità che la Chiesa c'insegna, e GESU' CRISTO DICHIARA CHE CHI NON CREDE E' GIA' CONDANNATO.
Mi lascia perplesso la lettera g) dell'art. 1. laddove velatamente si critica il troppo potete temporale della Chiesa e la sua difesa ( anche armata) ritenendo giusta la ottima la situazione odierna di un potere temporale ai minimi termini.
Penso che al di la' dei necessari cambiamenti legati alle vicende storiche (e mi riferisco SOLO a quelli di ordine materiale) la critica suddetta strizzi l'occhio ad una certa visione mea-culpista che vuole la Chiesa sempre ad elemosinare il perdono per presunte colpe legate al suo precedente supposto trionfalismo ed inoltre sia anche un po' al limite rispetto ad alcune delle proposizioni ed errori evidenziati e confannati infallibilmente dal Sillabo del B. PIO IX.
Marco P.
Per la lettera b) dell'art.3. mi sento di dire che il Vaticano II non ha rilanciato ma piuttosto ha accodato la Chiesa al movimemto ecumenico sorto dalle sette protestanti e coagulatosi poi in una prima forma visibile con il CMC se non sbaglio ad Amsterdam nel 1949 al quale la Chiesa mai fece parte essendone richiesta una partecipazione alla pari da tutti gli aderenti, pretesa irricevibile. Accodamento poi tradottosi nell' abbandono del vero ecumenismo che mira al ritorno e sostituito da quello falso che vive del dialogo tra pari e de divenire delle varie congreghe sedicenti cridtiane verso la Chiesa di Cristo che e' pero' ancora non realizzata. UR 11 ivi richiamato con la gerarchia delle verita' che oscura invece il "nexus" tra le verita' (classifica da piu' a meno importanti invece che insieme ordinato in cui tutte si sostengono e tolta od oscurata l'una anche le altre cadono) non agevola.
Marco P.
Trovo importante tutto l'intervento di "tralcio" e, in particolare il sottolineare che "chi crede muore alla mentalità del mondo". Per chi conosce il Signore davvero non può essere diversamente.
Ecco uno scritto che ha diversi spunti particolarmente attuali:
http://traditioliturgica.blogspot.it/2014/05/lobbedienza-nella-chiesa-e-la-coscienza.html
Grazie per l'attenzione.
"chi crede muore alla mentalità del mondo"
Beh, sì, inevitabilmente d’accordo, d’altronde la Scrittura non lascia molto spazio alla fantasia a riguardo, anche prendendo solo questi tre passi:
-Il mondo non può odiare voi, ma odia me, perché di lui io attesto che le sue opere sono cattive.
(Gv 7,7)
-Gente infedele! Non sapete che amare il mondo è odiare Dio?
Chi dunque vuole essere amico del mondo si rende nemico di Dio.
(Gc 4,4)
-Non amate né il mondo, né le cose del mondo!
Se uno ama il mondo, l'amore del Padre non è in lui; perché tutto quello che è nel mondo,
la concupiscenza della carne,
la concupiscenza degli occhi
e la superbia della vita,
non viene dal Padre, ma dal mondo. E il mondo passa con la sua concupiscenza; ma chi fa la volontà di Dio rimane in eterno!
(1Gv 2,15)
Sono contento di poter condividere con voi questa sensibilità. E' una consolazione che il Signore ci dona.
Lo scrivo con amarezza: la presenza nell’unica Chiesa cattolica di "due chiese" assai polarizzate si fa sempre più evidente.
La "natura", come la conosciamo, è tuttora corrotta dalle conseguenze del peccato originale: questo, anche se rimanda a una premessa giansenista, non scade in quell’eresia proprio perchè mette in conto le possibilità della buona volontà umana unita a quella di Gesù (il Suo sacro “cuore”) di redimerci.
La nostra carne (da non intendersi ristretta alla sfera sessuale, ma -biblicamente- come “vita”) è infragilita dal peccato: anche lo spirito dell'uomo (che viene da Dio, ma non è lo Spirito santo) non può che contrastare fragilmente le opere della carne. Il nostro battesimo non esprime perciò "magicamente" un ingresso trionfale e duraturo dello Spirito santo in noi, ma un'unione che nasce fragile, come un neonato, figlio adottivo di Dio in Cristo. Dovrà crescere e irrobustire la propria fede per fare di se stesso una dimora stabile dello Spirito santo: questo cammino non fa sconti al cuore (l’intenzionalità dell’uomo interiore) di ciascun battezzato. L’acqua del battesimo non serve a lavare, ma simboleggia un morire! Scendo i gradini del fonte battesimale, tocco il fondo, muoio al mio egoismo e dal fondo, dove c’è la croce, mi tira fuori una mano, simbolicamente quella del padrino o della madrina, la mano di Cristo che mi salva.
La "carne" (e anche l'anima", che non sono contrapposti, ma uniti) essendo corrotta non può sottomettersi pienamente alla volontà di Dio e può solo essere salvata: Dio vuole salvarci e ha intessuto la storia di Suoi interventi (l’iniziativa la prende Lui: con Abramo, Mosè, Davide, Maria…), il più importante dei quali è l'incarnazione di Cristo, in attesa della Sua seconda venuta.
Oggi rischiamo di essere derubati della nostra volontà di unirci alla volontà di Dio di salvarci a causa di molti fraintendimenti non avvertiti. Il principe di questo mondo è ancora il dominatore della scena e ci confonde.
-Il diavolo "crede a Gesù" (sa chi Egli sia) e conosce la Sua Parola (Gliela snocciola tentando persino Gesù): molti credenti, versati nell’esegesi e nella teologia, seminano zizzania.
-Sa che Gesù lo ha già vinto, ma l'invidia e l'odio per la creazione lo ingegna con astuzia a far credere che egli non esista più (il far credere che non c'è più è il suo travestimento perfetto).
-Al diavolo piace chi dice che "tutto va bene", specie nella Chiesa, perchè lodare questo secolo in suo potere è lodare lui che lo domina; mentre c'è chi non teme più l’azione di satana, c'è chi lo adora e lo serve.
-Il diavolo tenta alla disperazione chi è afflitto dal senso di colpa (come con Giuda) non fidando della misericordia di Dio, mentre tenta alla speranza chi si ostina nel peccato e banalizza la divina misericordia.
-Il diavolo riesce a imbrogliare specialmente due tipi di uomini "giusti": quelli che credono di poter salvare il mondo con il progresso e la propria filantropia (senza Dio e facendosi "dio"); e quelli che credono di salvarsi con la legge, con le regole, ancora con un proprio sforzo. Oggi la Chiesa è piena di tendenze filantropiche e legaliste, umanitariste e regolamentari, convegniste e assembleari... tutte rivelano l'infiltrazione (speriamo innocente e in buona fede) della mentalità del mondo che mercanteggia, si appropria, condanna, vanta diritti, semina guerra, con la necessaria dose di violenza per affermarsi e sufficiente scaltrezza per salvare le apparenze, trovando sempre una ragione per giustificarci.
Siamo pellegrini in un tratto di sentiero arrampicato su creste esposte a ripide scarpate. Servono l'umiltà di Maria e la sapienza della croce, proseguendo a vista mentre lo Spirito santo spazza le nubi più tenebrose.
Nel ringraziare prima di tutto "tralcio" per queste sue preziose, illuminanti condivisioni, mi premerebbe, se mi è consentito, tornando per un momento sul doversi distaccare dal modo di vivere e pensare del mondo (sempre ovviamente con l'aiuto indispensabile della grazia di Dio senza la quale, è bene ricordarcelo sempre, non possiamo fare nulla) e dai suoi "piaceri" (che mascherano veleni), citare due passaggi dall'Esposizione di Sant'Agostino al popolo sul Salmo 147 (il quadro descritto nel secondo passaggio, che ho messo in evidenza, ricorda molto alcune manifestazioni sportive o concerti dei nostri tempi). Da notare gli ammonimenti di Sant'Agostino, che mettono i brividi, e che ricordano da vicino quelli che percorrono tutta la Sacra Scrittura:
1)“Quale sarà la nostra occupazione [in Cielo]? Lodare Dio: amarlo e lodarlo; lodarlo nell'amore e amarlo nella lode. “Beati coloro che abitano nella tua casa: ti loderanno nei secoli dei secoli”. E perché questo, se non perché ti ameranno nei secoli dei secoli? Perché questo, se non perché ti vedranno nei secoli dei secoli? E questo vedere Dio, o miei fratelli, quale spettacolo non sarà mai?
SI PRESENTA ALLA FOLLA UNO DEI GIOCHI VENATORI E LA FOLLA VA IN DELIRIO.
GUAI A LORO, MISERI, SE NON SI RAVVEDERANNO! Chi gioisce alla vista del gladiatore [venatorio] proverà molta amarezza alla vista del Salvatore. E cosa può esserci di più miserabile di uno per il quale il Salvatore non è causa di salute?
Né c'è da stupirsi che Dio liberatore NON SIA MOTIVO DI SALVEZZA PER CHI PROVA PIACERE NELL'UOMO CHE S'AMMAZZA COMBATTENDO”.
2) “L'uomo che fa consistere ogni suo godimento e felicità nel mangiare, nel bere, nell'andare a nozze, nel comprare e nel vendere, o nel servirsi di quanto offre il mondo presente è certo anche lui senza preoccupazioni, MA E’ FUORI DELL’ARCA. GUAI A LUI QUANDO VERRA’ IL DILUVIO!
All'altro estremo c'è colui che mangia, beve e compie ogni sua azione facendo tutto a gloria di Dio. Se gli sopravviene della tristezza per cose terrene, piange ma seguitando a godere interiormente. Se dalle cose terrene gli deriva qualche gioia, gode certo, ma temendo interiormente nello spirito: non si abbandonerà alla felicità che lo corrompe né si lascerà abbattere dall'avversità. [...]Pertanto, su quelle cose possedute, anche se abbondanti, anche se strabocchevoli, non fa affidamento, ma di ciò che ha si serve per compiere opere di misericordia con chi non ne ha, per ricevere lui stesso dal Padrone di tutto le cose che gli mancano. UNA PERSONA DI QUESTO GENERE ASPETTA CON TRANQUILLITA' L'ULTIMO GIORNO, poiché non si trova fuori dell'arca: E' ANNOVERATO FRA I PEZZI DI LEGNO ESENTI DA IMPUTRIDIMENTO CON I QUALI VIENE COSTRUITA L'ARCA".
Abuso "oscurantista" contro il Summorum Pontificum: il Vescovo di Alghero lo interpreta a modo suo e stravolge l'Universae Ecclesiae
http://blog.messainlatino.it/2014/05/summorum-pontificum-il-vescovo-di.html
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