Allo stato attuale delle cose, non possiamo pretendere di legare la "soluzione" del "caso Bergoglio" alla soluzione del problema rappresentato dal Concilio. La "soluzione" del caso Bergoglio potrebbe cominciare se i 2 o più cardinali dei Dubia si decidessero finalmente a stilare la cosiddetta. "Correzione dottrinale", che non ha bisogno nell'immediato di mettere sotto accusa il Concilio, nel suo intento (si suppone) di ristabilire la vera dottrina della Chiesa sul matrimonio e i Sacramenti.
Tuttavia, resta il dato di fondo: il non aver fatto e il continuare a non far chiarezza sul Concilio (si rinvia all'infinito) rende gli eventuali tentativi di restaurazione della vera dottrina privi di un solido fondamento, facendone (temo) qualcosa di non sufficientemente chiaro e nitido, destinato pertanto a incider poco.
Esempio: è giusto richiamare l'insegnamento di GPII sul matrimonio per contrapporlo alle storture dottrinali che si possono ricavare dal testo ambiguo di Papa Francesco (AL). Tuttavia, il concetto di matrimonio difeso da GPII è quello del Vat II, di Gaudium et Spes, n.48, ove si dice, come si sa, che l'istituto del matrimonio e l'amore coniugale "sono ordinati alla procreazione e alla educazione della prole e in queste trovano il loro coronamento [fastigium - iisque veluti suo fastigio coronantur]". La procreazione ed educazione dei figli da scopo primario a "coronamento" o culmine del matrimonio: è forse lo stesso concetto? E se lo è, perché esprimersi in questo modo non chiaro? La non-chiarezza di certi testi del Concilio non si riflette forse in certe ambiguità di Papa Francesco?
Le voci critiche hanno notato a suo tempo: non c'è più qui la netta distinzione e subordinazione tra scopo primario (procreazione) e scopo secondario del matrimonio (rimedio alla concupiscenza), nella migliore delle ipotesi i due fini sono messi sullo stesso piano. Il che, comunque, non è conforme all'insegnamento di sempre della Chiesa sul matrimonio.
Comunque, anche con i suoi inevitabili limiti, l'iniziativa della Correzione dottrinale sarebbe ugualmente di fondamentale importanza. Restiamo sempre in fiduciosa e grata attesa. PP
8 commenti:
Se un luterano si dovesse convertire al cattolicesimo, gli sembrerà di essere in un incubo, in quanto ritroverebbe lo stesso luteranesimo, in versione sciatta, da cui voleva venir via...
in effetti il problema sollevato da Anonimo è molto interessante. negli stati uniti in particolare le storie di conversione dal protestantesimo alla Chiesa Cattolica Romana non sono infrequenti. se qualcuno è interessato può dare un'occhiata a questo sito:
http://www.whyimcatholic.com/
nella neochiesa bergogliana disgraziatamente ci siamo finiti tutti quanti volenti o nolenti, tant'è che spesso non si sa dove sbattere la testa. il mio sogno è che la Fraternità arrivi nelle lande desolate in cui purtroppo abito.
Familiaris Consortio non condanna nessuno, parla di discernimento e della "prassi" di non dare la comunione a chi vive in seconda unione che "tuttavia" vuene mantenuta. Avrebbe avuto senso rivolgere i dubia a GPII che tutto sommato esprime lo stesso "spirito" che Bergoglio. Basta un'occhiata superficiale a Casti Connubii, Familiaris e Amoris per vedere le differenze e le similitudini. Papa Wojtyla non segue Papa Ratti, precede papa Bergoglio.
Antidoto: gli schemi preparatori del Concilio che non fu. Alla luce di quei testi appare in maniera evidente cosa uscì veramente dal cvii.
Il problema di fondo è quello della necessità di rifondare un'intera cultura sia in ambito civile che ecclesiale (il che è già una triste constatazione, poiché la Chiesa, quando è quello che deve essere, costituisce la punta di diamante e l'avanguardia di ciò che trascina al bene la società civile...).
Per questo ci vuole una nuova "Schola palatina" con il suo Alcuino ("direttore tecnico") e i suoi Carlo Magno ("autorità" e "finanziatori"). Si tratta, ovviamente, di un compito e di un impegno per "professionisti" a lungo termine, ma non c'è altra via in ultima analisi.
Per realizzare un progetto in questo ambito, nel corso dei non pochi anni (a dir poco travagliati) passati all'interno delle università pontificie, ho cercato interlocutori nella gerarchia (a motivo di ciò che dicevo: la Chiesa è trainante per l'intera società). Ma per il buon esito di una cosa del genere ci vogliono, non solo autorità e finanziamenti, ma veri uomini SUPER PARTES. E come dicevo ieri, per esperienza diretta, uomini realmente super partes costituiscono merce rarissima. Ognuno ha la sua "parrocchia" e perde automanticamente in capacità di giudizio obiettivo, equanime, disinteressato (o interessato solo al meglio della causa comune), finendo persino per assumere, sia sul piano teorico che su quello pratico, atteggiamenti "impropri" (eufemismo) di parte.
"... ma veri uomini SUPER PARTES..."
...e donne. Evidentemente tempi e persone non son maturi. La Chiesa, propriamente detta, è più che trainante, è lievito, sale, forma, spirito della società. Parlare delle necessità urgenti può essere importante ma, quando si avvicina il 'dunque' gli sguardi diventano vaghi e le bocche, perduta la lingua, si chiudono.
"...Ognuno ha la sua "parrocchia" ..."
Questa condizione è stata creduta ed è creduta un arricchimento, forse anch'io l'ho creduto ai tempi. Non è così, e men che meno è approfondimento collettivo. La frammentazione non può favorire l'approfondimento perchè ognuno, anche la parrocchia, deve far tutto da solo il che non è possibile,o meglio si può fare ma, con risultati modesti, nei quali manca sia la panoramica di grande respiro sia proprio l'approfondimento.Basta guardare quanti pochi libri, di quelli che compriamo, superano il nostro gradimento nel tempo breve. Per strano che possa sembrare quando il sapere è comune, limitato, è più facile il suo approfondimento e qualsiasi approfondimento, non però a causa della quantità ridotta ma, della qualità del sapere comune che è più chiara, più fatta propria da ognuno, più viva, vivace. Oggi le nostre nozioni enciclopediche sono fumo che nessuno afferra più, neanche con lo sguardo. Viceversa nel limite del sapere bene il poco sapere, tutti ed ognuno procedevano in piena luce, l'ambiente culturale semplice ma, ben assimilato favoriva l'approfondimento di quei pochi che s'avventuravano verso le cime certi che pochi libri sarebbero loro bastati per scoprire tesori ancora nascosti.
Si può dubitare dell'ispirazione dello Spirito Santo nel cv2, ma è certo che è così complesso che solo il Paraclito lo può capire totalmente. Tutti i giudizi independenti sono temerari. Proprio per questo una autorità assoluta è necessaria, l'autorità papale, per la soluzione del problema. Benedetto XVI ha visto giusto, ha dato la sua soluzione, ma nessuno l'ha ascoltato, a destra o a sinistra, e questa è la ragione del caos odierno.
Il caso Bergoglio, c`è anche chi si è domandato se questo papa fosse cattolico, un piccolissimo ma sintomatico esempio sono le Scholas Occurrentes diventate nel 2013 per volontà di Bergoglio un`organizzazione di diritto pontificio
"intesa come rete tra istituzioni educative, pubbliche e private, di diverse confessioni religiose con l'obiettivo di promuovere la cultura dell'incontro, del dialogo e del rispetto delle diversità."
Non solo quelle scuole promosse dal papa non sono cattoliche ma diffondono un insegnamento contrario alla nostra religione, come disse Magister in un suo articolo "il silenzio sul Dio cristiano, su Gesù e sul Vangelo è quasi tombale."
L`altro giorno Bergoglio ha visitato il seggio di quell`organizzazione e, guarda caso, ha parlato di migrazioni e di accoglienza, per Bergoglio "necessaria tanto nel nuovo quanto nel vecchio continente secondo il Pontefice, e sempre fonte di arricchimento reciproco..
E che cosa ha chiesto Bergoglio?
"Io chiedo a tutti i popoli di aiutare i migranti, perche' sono la promessa della vita per il futuro", aggiungendo che chiede ai migranti di "custodire" (!?!)il popolo che li riceve rispettando le "sue leggi".
http://it.radiovaticana.va/news/2017/10/26/papa_a_scholas_occurrentes_in_dialogo_con_studenti_nel_mondo/1345428
http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1351308.html
Noto con vivo piacere che di giorno in giorno si va facendo più chiaro il nesso di consequenzialità tra il Concilio e l'attuale rivoluzione della neo-chiesa. il semplice uso del raziocinio di cui ci ha dotato il Creatore sta mostrando ciò che era evidente fin dal principio, e cioè che il deliberato indebolimento dottrinale ha consentito nel tempo il proliferare di gravissime deviazioni, la cui condanna non può prescindere dal ritorno a quella chiarezza tutta cattolica che il Concilio volle evitare per non scontentar nessuno. Una chiarezza che chiede non solo l'affermazione della Verità, ma anche l'inequivocabile condanna degli errori che ad essa si oppongono, e la correzione di chi li propaga. Una correzione che trova la sua radice nella vera Carità, che è attributo di Dio al pari della Verità. Non è un caso che la speciosa distinzione tra pastorale e dottrina sia propria del postconcilio, quasi si possa concepire l'una in contraddizione con l'altra.
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