Si è svolto oggi a Roma, nell’affollatissima aula magna della Pontificia Università San Tommaso d’Aquino (Angelicum), il convegno internazionale dedicato al tema: “Humanae Vitae 50 anni dopo: il suo significato ieri ed oggi”. L’evento è stato organizzato da 25 associazioni pro life e pro family provenienti da tutto il mondo, ed ha inteso ricordare i 50 anni dalla promulgazione della famosa enciclica Humanae Vitae di Paolo VI sul controllo delle nascite, che destò scalpore nell’opinione pubblica mondiale poiché, nel pieno della rivoluzione sessuale e del clima di contestazione radicale degli insegnamenti morali e religiosi, ribadì la dottrina di sempre della Chiesa nel campo della morale familiare e l’inaccettabilità etica di qualsiasi metodo contraccettivo.
I lavori sono stati aperti da S.E. il Card. Walter Brandmueller, il quale ha sottolineato come Humanae vitae, perfettamente inserita nel solco degli insegnamenti papali del XX secolo, sia uno straordinario esempio di come si svolge il processo della “paradosis”, ovvero della trasmissione della dottrina nella Chiesa: nella ricezione, adozione e trasmissione della verità di fede accade che ciò che viene ricevuto, nell’essere adottato e trasmesso, risponda, con una più profonda comprensione ed espresso con maggiore precisione, alle domande del presente, pur rimanendo nel suo nucleo fondamentale identico a se stesso. Non vi è e non può esservi contraddizione, poiché è lo Spirito Santo che agisce nella Chiesa di Gesù Cristo a guidare questo processo di “paradosis”, ed è Lui a garantire lo sviluppo uniforme della fede, che, nel fluire del tempo, rimane identica a se stessa, proprio come la persona adulta continua a essere identica al bambino che è stata in passato.
Nella prima sessione, moderata da John Smeaton, direttore della Society for the Protection of Unborn Children (SPUC) ha preso la parola lo storico Roberto de Mattei, con una relazione intitolata “L’enciclica Humanae Vitae nel contesto storico del suo tempo”. De Mattei ha ricordato gli errori organizzati a cui questa enciclica si oppose, in particolare il movimento del “birth control”, che si inseriva nel più vasto processo di Rivoluzione sessuale del Ventesimo secolo. Per quanto riguarda il punto specifico del “birth control”, l’ideologia del neo-malthusianesimo e del femminismo, si intreccia con la biografia di Margaret Sanger (1879-1966), la principale attivista del movimento antinatalista del Novecento, fondatrice della Birth Control Federation of America (BCFA), che divenne la Planned Parenthood Federation of America (PPFA).
A giudizio del relatore, l’Esortazione Amoris laetitia sembra segnare una rivincita degli sconfitti del 1968. Ciò che nel 1970 gli autori proponevano per vincere la guerra, era di rileggere l’Humanae Vitae alla luce delle dichiarazioni delle Conferenze Episcopali del tempo. Oggi ciò che viene proposto dai neomodernisti è di rileggere l’Humanae Vitae alla luce della Amoris laetitia, un documento che ha il suo retroterra culturale nelle posizioni dei teologi che contestarono l’enciclica di Paolo VI. Ma qualcuno, aggiunge de Mattei, potrebbe formulare quest’obiezione. I teologi e i Pastori che oggi criticano l’Esortazione Amoris laetitia di papa Francesco, non si trovano in una posizione simile a quella dei teologi e dei vescovi del dissenso che ieri si opposero alla Humanae Vitae? Non abbiamo il dovere di obbedire a papa Francesco, allo stesso modo in cui ieri bisognava obbedire a Paolo VI, perché il Papa è il Papa, e un cattolico ha il dovere di seguire, sempre e in ogni caso le sue parole e i suoi atti?
La risposta a questa obiezione, secondo de Mattei, non è difficile. La papolatria non fa parte della fede cattolica. L’errore dei cattolici del dissenso del 1968 non stava nel resistere a Paolo VI, ma nel rifiutare l’insegnamento perenne della Chiesa, di cui il Papa era in quel momento portavoce. Chi oggi critica la Amoris laetitia, come i cardinali dei Dubia e gli autori della Correctio filialis, non intende opporsi al Papa, di cui riconosce la suprema autorità, ma a un documento che contraddice la Tradizione della Chiesa.
E’ intervenuto poi il filosofo austriaco Josef Seifert, fondatore e primo direttore dell’Accademia di Filosofia del Principato del Liechtenstein, il quale ha spiegato l’approccio filosofico dell’enciclica in questione, soffermandosi sulla drammatica questione del male morale.
La Chiesa, ha detto, insiste sul fatto che siamo capaci di conoscere la verità del messaggio centrale di Humanae Vitae non solo con la fede ma anche con la ragione.
Anche da un punto di vista puramente naturale, il fine più notevole della sessualità umana è la procreazione di nuova vita.
La questione del bene e del male morale porta al cuore della realtà e del dramma dell’esistenza umana. Ogni male morale, non importa quanto piccolo, supera in importanza in modo incomparabile ogni male non morale. Non ha alcun vantaggio l’uomo che conquista il mondo intero, se perde la propria anima. A causa della specifica assolutezza della sfera morale, non esiste alcun motivo per permettere un atto che è intrinsecamente malvagio. Infatti, se potessimo salvare il mondo intero con un singolo atto immorale, non avremmo comunque il permesso di compierlo. L’etica della situazione, l’utilitarismo ed il consequenzialismo, come anche il principio che il fine giustifica i mezzi, oscurano questa verità fondamentale che fu riconosciuta già da Socrate, ossia: “E’ meglio per un uomo subire un’ingiustizia che commetterla”.
Questo caposaldo essenziale di ogni etica genuina, l’esistenza di assoluti morali, è stata insegnata con vigore dall’Enciclica Veritatis Splendor, che non ha difeso qualche verità cattolica isolata ma la verità di etica naturale che esistono assoluti morali. Se così non fosse ne seguirebbe che l’adulterio, il sacrilegio, la pornografia, la menzogna, ogni infrazione e crimine sarebbero permessi in vista delle possibili conseguenze di evitare la sofferenza o altri mali. Sulla base di tale principio ogni chiamata al martirio potrebbe essere respinta o ritenuta ingiustificata.
Padre Serafino Lanzetta, teologo della Facoltà teologica di Lugano, ha evidenziato che la visione dottrinale di Humanae Vitae poggia su due principi, abusati per favorire i metodi artificiali di controllo delle nascite, ma spiegati da Paolo VI nell’ottica dell’intera Rivelazione. Questi due principi sono a) l’amore umano e b) la paternità responsabile. L’amore veramente umano unisce i genitori e li rende così capaci di trasmettere il dono della vita; il dono della vita, a sua volta, è espressione dell’amore umano. Questo sarà importante per non porre una frattura tra unione e procreazione (binomio indigesto ancora oggi). Infatti Paolo VI giungerà in Humanae vitae 11 a precisare, segnando un notevole progresso magisteriale rispetto soprattutto al Concilio Vaticano II e a Gaudium et spes (interpretata qui autenticamente) e riagganciandosi a Casti Connubi di Pio XI, che «qualsiasi atto matrimoniale deve rimanere aperto alla trasmissione della vita».
Qui si saldano la verità dell’amore, quindi dell’unione, con il fine sempre primario della procreazione. L’unione matrimoniale perciò è per la procreazione e la procreazione perfeziona l’unione in un rapporto circolare di verità e di amore: la verità dell’unione trova il suo compimento nell’amore generativo di nuove vite e la fecondità dell’amore a sua volta si innesta sull’unità indissolubile della coppia, altrimenti l’amore sarebbe falso, un inganno. Come non c’è procreazione senza unione così non c’è unione senza procreazione. Così pure amore e fecondità vanno sempre insieme e sono il riflesso di amore e unità.
Oggi invece, conclude Lanzetta, “ciò che è a rischio con questo avventuroso cambio di paradigma (Amoris laetitia) non è solo la morale matrimoniale ma la morale come tale, che sarebbe ridotta alle buone intenzioni. Noi invece operiamo in modo che le nostre parole siano solo un sì sì, no no, il resto viene dal maligno.”
La sessione pomeridiana del convegno, moderata da don Shenan Bouquet, presidente di Human Life International, è stata inaugurata da Jean Marie Le Méné, Presidente della Fondazione Lejeune, che si è intrattenuto sulla visione del Prof. Jerome Lejeune
Su questo pianeta, osserva Le Méné, l’uomo è il solo a domandarsi chi è e da dove viene, ed a porsi a volte la temibile domanda: che ne hai fatto di tuo fratello? Che ne hai fatto di tuo figlio? E’ anche il solo a conoscere, e questo da sempre, la misteriosa relazione tra l’amore e il figlio. Questa immensa scoperta conferisce al nostro comportamento amoroso una dignità ignota a tutti gli altri viventi.
Ne consegue che dissociare il figlio dall’amore è, per la nostra specie, un errore di metodo.
- la contraccezione, vale a dire fare l’amore senza fare il figlio;
- la fecondazione extra-corporale, che è fare il figlio senza fare l’amore;
- l’aborto, che è disfare il figlio;
- e la pornografia, che è disfare l’amore,
si trovano, con diversa gradazione, incompatibili con la dignità umana.
Il dott. Thomas Ward, fondatore e presidente della National Association of Catholic Families, si è intrattenuto soprattutto sul diritto dei genitori di educare sessualmente i propri figli, che oggi è seriamente minacciato.
Ha osservato che la rimozione dei diritti dei genitori come primi educatori è iniziata con la contraccezione e l’indottrinamento nell’educazione sessuale. Ad oggi ha prodotto una metastasi che include aborto adolescenziale, servizi medici generali, scuola omosessuale, indottrinamento nella teoria gender ed in Germania perfino il carcere per i genitori che esercitano il loro diritto basilare di educatori.
Ma l’insegnamento della Chiesa è il seguente: “L’educazione sessuale, diritto e dovere fondamentale dei genitori, deve attuarsi sempre sotto la loro guida sollecita, sia in casa sia nei centri educativi da essi scelti e controllati. In questo senso la Chiesa ribadisce la legge della sussidiarietà, che la scuola è tenuta ad osservare quando coopera all’educazione sessuale, collocandosi nello spirito stesso che anima i genitori”. San Giovanni Paolo II, Familiaris Consortio, n. 37. Ed i genitori hanno il diritto di assicurarsi che i loro figli non siano obbligati a frequentare classi che propongono insegnamenti contrari alle loro convinzioni morali e religiose.
Dal momento che hanno dato loro la vita, i genitori hanno il diritto originario, fondamentale ed inalienabile di educare i figli; pertanto, essi devono essere riconosciuti come i primi e principali educatori dei propri figli. In considerazione della possibilità, profondamente destabilizzante, di una revisione di Humanae Vitae, dobbiamo porci le seguenti domande: nel campo della sessualità, l’insegnamento della Chiesa sul diritto dei genitori come primi educatori è stato revocato nel presente Pontificato? E, in caso affermativo, chi proteggerà milioni di figli cattolici dai lupi, dalle lobbies omosessualiste e dai loro potenti alleati in Vaticano? Dove si nasconderanno i nostri figli?
Il dott. Philip Schepens, Segretario Generale della Federazione Mondiale dei Medici che Rispettano la Vita Umana, ha focalizzato il suo intervento sugli aspetti demografici ed il bassissimo tasso di natalità nelle nazioni europee, con conseguente rischio di sostituzione etnica ad opera di popolazioni afro-asiatiche.
La contraccezione, che rende le coppie e gli adulti in generale irresponsabili, non solamente del loro corpo, avvelenato dagli ormoni steroidi, ma anche della separazione totale dell’atto sessuale dalla procreazione, trasformandolo unicamente in un atto di piacere senza responsabilità, priva il genere umano del suo futuro. In effetti, per assicurare una popolazione numericamente stabile, bisogna assicurare il ricambio generazionale, ossia la sostituzione delle generazioni che ci lasciano con delle nuove che nasceranno.
Ora, tutti i demografi sono concordi nell’affermare che occorre, a tale scopo, che tutte le coppie abbiano almeno 2,11 figli. Ma la media europea non è che di 1,4 e nell’Europa mediterranea addirittura oscilla tra 1,1 e 1,2. Noi non ce ne rendiamo conto a sufficienza perché la popolazione totale dei paesi europei rimane stabile o aumenta leggermente. Ciò però è dovuto all’allungamento della vita individuale delle persone anziane e soprattutto all’immigrazione proveniente dall’Africa e dal Medio Oriente. E’ facile immaginare, conclude Le Méné, quale sarà la popolazione europea tra cinquant’anni, composta in maggioranza da africani e asiatici.
John Henry Westen, cofondatore e direttore di Lifesitenews ha parlato su La sovversione del Magistero: “autorizzare” il male intrinseco all’interno della Chiesa. Negli ultimi anni, sotto l’attuale Pontificato, nota il relatore, si è verificato un drammatico cambiamento di paradigma nella morale sessuale cattolica, che ha portato i laicisti, un tempo critici degli insegnamenti della Chiesa, a dirsi entusiasti del nuovo corso.
Ad esempio, con il famoso “chi sono io per giudicare” si è smesso, in pratica, di condannare l’omosessualità e le convivenze sono state equiparate al vero matrimonio. Non mancano esempi di Prelati che, su tematiche cruciali come l’eucaristia ai divorziati risposati, hanno mutato la loro opinione da negativa a positiva, basandosi su Amoris Laetitia. Oggi si assiste ad un tentativo di rileggere Humanae Vitae alla luce di Amoris Laetitia, con un crescente rischio di confusione, ad esempio per quanto riguarda la contraccezione, che in certi casi potrebbe essere sdoganata come male minore. Ciò avverrà se si abbandonerà la dottrina dell’ “intrinsece malum” a favore del primato della coscienza. Ad avviso di Westen, sono le stesse parole del Pontefice, rilasciate in alcune occasioni, ad autorizzare tali nuove interpretazioni.
4 commenti:
LNBQ, Costanza Signorelli,PROFUMO DI SANTITA'
Manuel, il bambino che parlava con Gesù Eucarestia
VITA E BIOETICA 29-10-201
http://www.lanuovabq.it/it/manuel-il-bambino-che-parlava-con-gesu-eucarestia
DÓMINI NOSTRI IESU CHRISTI REGIS
INTRÓITUS
Ap. 5, 12; 1, 6 - Dignus est Agnus, qui occísus est, accípere virtútem, et divinitátem, et sapiéntiam, et fortitúdinem, et honórem. Ipsi glória et impérium in sǽcula sæculórum. Ps. 71, 1 - Deus, iudícium tuum Regi da: et iustítiam tuam Fílio regis. Glória Patri… Ap. 5, 12; 1, 6 - Dignus est Agnus,…
Ap. 5, 12; 1, 6 - L’Agnello che è stato ucciso è degno di ricevere la potenza, la divinità, la sapienza, la fortezza e l’onore. A Lui la glória e il potere nei sécoli dei sécoli. Sal. 71, 1 - O Dio, dà il tuo potere al Re: e la tua giustizia al tuo Figlio regale. Gloria al Padre… Ap. 5, 12; 1, 6 - L’Agnello che è stato ucciso è degno…
ORÁTIO
Omnípotens sempitérne Deus, qui in dilécto Fílio tuo, universórum Rege, ómnia instauráre voluísti: concéde propítius: ut cunctæ famíliæ géntium, peccáti vúlnere disgregátæ, eius suavíssimo subdántur império. Qui tecum vívit et regnat in unitáte Spíritus Sancti, Deus, per ómnia sǽcula sæculórum.
O Dio onnipotente ed eterno, che nel tuo diletto Figlio, Re universale, hai voluto restaurare tutte le cose, concedi propizio che la grande famiglia umana, disgregata dal peccato, si sottometta al dolcissimo imperio di Lui. Che è Dio, e vive e regna con Te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i sécoli dei sécoli.
M. - Amen.
EPISTOLA
Léctio Epístolæ B. Pauli Ap. ad Colossénses, 1, 12-20
Fratres: Grátias ágimus Deo Patri, qui dignos nos fecit in partem sortis sanctórum in lúmine: qui erípuit nos de potestáte tenebrárum, et tránstulit in regnum Fílii dilectiónis suæ, in quo habémus redemptiónem per sánguinem eius, remissiónem peccatórum. Qui est imágo Dei invisíbilis, primogénitus omnis creatúræ: quóniam in ipso cóndita sunt univérsa in coelis et in terra, visibília et invisibília, sive throni, sive dominatiónes, sive principátus, sive potestátes: ómnia per ipsum et in ipso creáta sunt: et ipse est ante omnes, et ómnia in ipso constant. Et ipse est caput córporis Ecclésiæ, qui est princípium, primogénitus ex mórtuis: ut sit in ómnibus ipse primátum ténens: quia in ipso complácuit omnem plenitúdinem inhabitáre; et per eum reconciliáre ómnia in ipsum, pacíficans per sánguinem crucis eius, sive quæ in terris, sive quæ in coelis sunt, in Christo Iesu Dómino nostro.
M. - Deo grátias.
Fratelli: ringraziando con gioia il Padre che ci ha messi in grado di partecipare alla sorte dei santi nella luce. È lui infatti che ci ha liberati dal potere delle tenebre e ci ha trasferiti nel regno del suo Figlio diletto, per opera del quale abbiamo la redenzione, la remissione dei peccati. Egli è immagine del Dio invisibile, generato prima di ogni creatura; poiché per mezzo di lui sono state create tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra, quelle visibili e quelle invisibili: Troni, Dominazioni, Principati e Potestà. Tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui. Egli è prima di tutte le cose e tutte sussistono in lui. Egli è anche il capo del corpo, cioè della Chiesa; il principio, il primogenito di coloro che risuscitano dai morti, per ottenere il primato su tutte le cose. Perché piacque a Dio di fare abitare in lui ogni pienezza e per mezzo di lui riconciliare a sé tutte le cose, rappacificando con il sangue della sua croce, cioè per mezzo di lui, le cose che stanno sulla terra e quelle nei cieli.
M. - Deo grátias.
GRADUALE
Ps. 71, 8 et 11 - Dominábitur a mari usque ad mare, et a flúmine usque ad términos orbis terrárum. Et adorábunt eum omnes reges terræ: omnes gentes sérvient ei.
Sal. 71, 8 e 11 - Egli dominerà da un mare all’altro, e dal fiume fino alle estremità della terra. E lo adoreranno tutti i re della terra: e tutte le nazioni lo serviranno.
ALLELÚIA
Allelúia, allelúia. Dan. 7, 14 - Potéstas eius, potéstas ætérna, quæ non auferétur: et regnum eius quod non corrumpétur. Allelúia.
Allelúia, allelúia. Dan. 7, 14 - Eterno è il suo potere, che non gli sarà mai tolto, ed eterno il suo regno, che non andrà mai distrutto. Allelúia.
EVANGÉLIUM
Sequéntia S. Evangélii secundum Ioánnem, 18, 33-37
In illo témpore: Dixit Pilátus ad Iesum: Tu es Rex Iudæórum? Respóndit Iesus: A temetípso hoc dicis, an álii dixérunt tibi de me? Respóndit Pilátus: Numquid ego Iudǽus sum? Gens tua, et pontífices tradidérunt te mihi: quid fecísti? Respóndit Iesus: Regnum meum non est de hoc mundo. Si ex hoc mundo esset regnum meum, minístri mei útique decertárent ut non tráderer Iudǽis: nunc áutem regnum meum non est hinc. Dixit ítaque ei Pilátus: Ergo Rex es tu? Respóndit Iesus: Tu dicis, quia Rex sum ego. Ego in hoc natus sum, et ad hoc veni in mundum, ut testimónium perhíbeam veritáti: omnis qui est ex veritáte, áudit vocem meam.
M. - Laus tibi Christe.
In quel tempo, Pilato rientrò nel pretorio, fece chiamare Gesù e gli disse: "Tu sei il re dei Giudei?". Gesù rispose: "Dici questo da te oppure altri te l'hanno detto sul mio conto?". Pilato rispose: "Sono io forse Giudeo? La tua gente e i sommi sacerdoti ti hanno consegnato a me; che cosa hai fatto?". Rispose Gesù: "Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù". Allora Pilato gli disse: "Dunque tu sei re?". Rispose Gesù: "Tu lo dici; io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per rendere testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce".
M. - Laus tibi Christe.
ANTÍPHONA AD OFFERTÓRIUM
Ps. 2, 8 - Póstula a me, et dabo tibi gentes hæreditátem tuam, et possesiónem tuam términos terræ.
Sal. 2, 8 - Chiedimi, e ti darò in possesso le genti, e in tuo dominio i confini della terra.
SECRÉTA
Hóstiam tibi, Dómine, humánæ reconciliatiónis offérimus: præsta, quǽsumus, ut quem sacrifíciis præséntibus immolámus, ipse cunctis géntibus unitátis et pacis dona concédat Iesus Christus Fílius tuus Dóminus noster. Qui tecum vívit et regnat in unitáte Spíritus Sancti, Deus, per ómnia sǽcula sæculórum.
M. - Amen.
Ti offriamo, o Signore, la vittima dell’umana riconciliazione; Tu fa, Te ne preghiamo, che Colui stesso che offriamo col presente sacrificio conceda a tutti i popoli i doni dell’unità e della pace: Gesú Cristo tuo Figlio e Signore nostro. Che è Dio, e vive e regna con Te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i sécoli dei sécoli.
M. Amen.
PREFAZIO DI CRISTO RE
COMMÚNIO
Ps. 28, 10 et 11 - Sedébit Dóminus Rex in ætérnum: Dóminus benedícet popúlo suo in pace.
Sal. 28, 10 e 11 - Il Signore siede Re in eterno: il Signore benedice il suo popolo con la pace.
POSTCOMMÚNIO
Immortalitátis alimóniam consecúti, quǽsumus, Dómine: ut, qui sub Christi Regis vexíllis militáre gloriámur, cum ipso, in coelésti sede, iúgiter regnáre possímus. Qui tecum vívit et regnat in unitáte Spíritus Sancti, Deus, per ómnia sǽcula sæculórum.
M. Amen.
Ricevuto questo alimento d’immortalità, Ti preghiamo, o Signore, affinché quanti ci gloriamo di combattere sotto le insegne del Cristo Re, possiamo regnare per sempre nella celeste dimora con Lui. Che è Dio, e vive e regna con Te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i sécoli dei sécoli.
M. Amen.
E' iniziato adesso il rapporto di Padre
Serafino Lanzetta sull'H.V.
Se volete ascoltare collegatevi a TRBC
http://www.radiobuonconsiglio.it/
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