Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

domenica 1 giugno 2014

La mia - la nostra - bandiera.

La Croce del Figlio, piantata nella terra dalla mano del Padre,
genera volute di Vita in un mare di luce

(Roma, Abside S. Clemente al Laterano)
Causa della morte del Divino Redentore, la Croce è per ogni cristiano simbolo glorioso di salvezza. Lungi dal dimenticarla, trascurarla o, peggio, vergognarsene, essa va tenuta in sommo onore e in bella vista…

«Santità, ho un vecchio disegno… antico quanto Roma. L’ideale dei pazzi. Un nuovo Ordine… Un nuovo Ordine religioso, senza abito o distintivo particolare, soggetto direttamente alla Santità vostra. Più libero dei gesuiti, più penitente dei certosini, più povero dei francescani. Uomini e donne che fanno i tre voti e, in più, dichiarano la loro disponibilità a ricevere il martirio, se Dio lo vuole. Il Cristo Crocifisso ne sarà il Patrono». Così dice padre Franklin, il sacerdote protagonista del grande romanzo di Robert Hugh Benson, Il padrone del mondo, che, scritto nel 1906, si mostra proprio oggi di straordinaria e tragica attualità.

La Chiesa, lo vediamo tutti, è a un bivio. Siamo certi della vittoria e del trionfo finali, ma sappiamo bene che, per arrivarvi, dobbiamo passare attraverso la prova. Ebbene, ora più che mai c’è assoluto bisogno di un nuovo Ordine religioso posto sotto la speciale protezione del Crocifisso, affinché la primavera ritorni e il Cuore Immacolato di Maria possa finalmente portare la pace universale promessa a Fatima. Al centro di tutto deve allora stare la Croce. Stat Crux dum volvitur orbis recita il motto dei certosini. La Croce rimane, mentre tutto cambia. La Croce, strumento di atroce supplizio e di morte infamante, è pure il mezzo del nostro riscatto, della nostra Salvezza. Gesù ha fatto della Croce il suo trono: regnavit a ligno Deus, Dio ha regnato dal legno della Croce. Perciò questo nuovo albero di vita, contrapposto a quello del paradiso terrestre, è il simbolo di noi cristiani, il nostro segno distintivo, la nostra bandiera.

Purtroppo, da cinquant’anni a questa parte, il Cattolicesimo sembra aver subito una mutazione, per cui ciò che per secoli era stato considerato sacro e centrale è divenuto improvvisamente imbarazzante e dannoso. Per capirlo basta entrare in una chiesa e assistere (anzi, partecipare) ad una Messa domenicale. Sugli altari trasformati in mense non c’è più il Crocifisso. Quando va bene, se ne può vedere uno, magari piccolo e striminzito, di fianco, quasi si provasse vergogna o paura al guardarlo. La Messa, benché nulla sia cambiato nel Magistero della Chiesa, è ormai percepita e vissuta da sacerdoti e fedeli laici come un pasto in comune, un’assemblea in cui si ricorda il Signore Risorto e non invece quel che veramente è, la ripresentazione, in maniera incruenta, dell’unico e perfetto Sacrificio di Cristo sul Calvario. Ci vuole davvero tanta fede per capire, in una Messa parrocchiale media, di trovarsi in compagnia della Madonna e di san Giovanni sul Golgota, sotto la Croce di Gesù… Ben diversa la situazione nel Rito antico, come ognuno può aver modo di constatare.

Del resto, Cristo Crocifisso è scomparso anche dalla predicazione. Oggi si preferisce parlare di Mistero pasquale e addirittura alla Via Crucis si è voluta aggiungere la XV stazione, che rappresenta la Risurrezione. A quanto pare, secondo i modernisti, l’invito di Gesù a seguirlo rinnegando se stessi e prendendo la propria croce ogni giorno dietro di Lui (cf. Lc 9,23) non dovrebbe più essere ascoltato. Di Croce e Crocifisso non si vuole proprio più sentir parlare. I termini sacrificio, espiazione, corredenzione, sofferenza vicaria (l’offrire i dolori e le penitenze per la conversione delle anime, per la Chiesa, per il Papa, per ottenere grazie, ecc.) sono praticamente dimenticati. Eppure questo è il Cattolicesimo. Regnavit a ligno Deus, Cristo è Re di tutto e di tutti perché ci ha riscattati versando il suo Preziosissimo Sangue sulla Croce. «Quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me» (Gv 12,32). Ed è proprio vero, perché il Crocifisso, per il solo fatto di venir combattuto e oltraggiato, continua ad essere segno di contraddizione, che ben pochi lascia indifferenti. Sebbene in molti, anche nella Chiesa, tendano a ridurlo a mero simbolo di una cultura più o meno cristiana (ricordate le patetiche argomentazioni per giustificarne la presenza nei luoghi pubblici?), il Crocifisso resterà prima di tutto sempre e solo il segno della Regalità universale di Cristo. Anche papa Francesco ha ricordato questo caposaldo della nostra fede nella sua prima Messa nella Cappella Sistina, il giorno dopo la sua elezione. Papa Bergoglio ci ha ricordato che «quando camminiamo senza la Croce, quando edifichiamo senza la Croce e quando confessiamo un Cristo senza Croce, non siamo discepoli del Signore: siamo mondani, siamo Vescovi, Preti, Cardinali, Papi, ma non discepoli del Signore». Sicché possiamo ben dire, insieme all’apostolo san Paolo: «Non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo» (Gal 6,14). Testimonianza, quella paolina, di come il culto della Croce fosse presente nei cristiani ben prima della “svolta costantiniana”.

L’auspicio, in questo momento in cui, lo ripetiamo, la Chiesa è ad un bivio, è il ritorno, in tutte le chiese cattoliche di tutto il mondo, degli altari orientati ad Deum, con sopra il Crocifisso che sovrasta. Altri escamotage (comunque non seguiti, lo si è visto in questi anni) possono essere un gesto di buona volontà, ma non rappresentano la soluzione. Tutti devono poter volgere lo sguardo a Colui che hanno trafitto (cf. Zc 12,10), perché da lì, solo da lì viene la Salvezza. «O Crux, ave, spes unica», recita lo stupendo inno Vexilla Regis prodeunt: sì, la Croce è la nostra unica speranza e non dobbiamo trascurarla né sminuirla. Proprio la Croce ha guidato interi eserciti cristiani a battersi, nelle Crociate, contro gli invasori islamici e questo dal Medioevo sino a Vienna, nel 1683. La Croce ha trasformato l’Europa barbara e in decadenza dopo la fine dell’Impero Romano, facendo sorgere la civiltà cristiana e ha portato la luce nelle Americhe nel XVI secolo. Sempre la Croce ha guidato i Cristeros messicani nella lotta armata contro il governo massonico persecutore e gli spagnoli che, nel 1936, hanno deciso di ribellarsi contro la Repubblica atea che si era instaurata nel loro Paese.

Anche oggi non dobbiamo avere paura di essere i nuovi crociati, pronti a combattere prima di tutto contro i nemici interni alla Chiesa, quei nemici che hanno ridotto il Corpo mistico di Cristo in uno stato comatoso. «Sub Christi Regis vexillis militare gloriamur», dobbiamo gloriarci di militare e combattere sotto i vessilli di Cristo Re, per il quale siamo chiamati, se necessario, a dare la vita e il sangue. E il vessillo per eccellenza è la Croce. Rivolto al “suo” Crocifisso, che dai venti conciliari rischiava di venir messo chissà dove, don Camillo dice: «Signore, la patria non è quel pezzo di tela colorata che si chiama bandiera. Però non si può trattare la bandiera della patria come uno straccio. E Voi siete la mia bandiera, Signore». Ecco, il Crocifisso deve essere la bandiera di ogni vero cattolico. La bandiera cui si tributa la massima riverenza e che pertanto deve tornare al centro delle nostre vite e delle nostre chiese. Viva Cristo Re!
Federico Catani
[Fonte: Il Settimanale di Padre Pio by Libertà e persona]

20 commenti:

AICI ha detto...

"Anche oggi non dobbiamo avere paura di essere i nuovi crociati"...Sante parole!

Alessandro Mirabelli ha detto...

Chiedo scusa per l'ot. Dal 13 marzo 2013 sono diventato ferocemente critico verso l'attuale vescovo di Roma però devo segnalare che egli l'undici aprile scorso ha pronunciato un discorso breve ma significativo contro la dittatura del pensiero unico in campo educativo. Ovviamente la stampa di regime, compreso il suo addetto stampa privato, Tornielli, si è ben guardata dal dargli la dovuta risonanza. Però verso questo uomo non dobbiamo sempre e comunque essere diffidenti. Certo il discorso non ha la profondità teologica dei suoi immediati quattro predecessori ma egli non si discosta, nell'ambito del diritto naturale, da quanto la Vhiesa Cattolica ha sempre insegnato. Mi scuso per la lunghezza.

Rr ha detto...

Caro Alessandro,
Se certi discorsi contro il pensiero unico li pronunciasse all' Angelus, o durante un' omelia trasmessa in amondovisione, non potrebbero essere " oscurati". SE poi non si abbracciasse urbi et orbi con chi contribuisce pesantemente acreare il pensiero unico, ne' rilasiacce interviste agli adepti del pensiero unico, sarebbe molto meglio e molto piu' semplice seguirlo, non credi ?
Ricorda infine cosa scriveva Pio X sui modernisti...
Rr

Franco ha detto...

Mi dispiace di ripetere gli stessi concetti, ma credo che il punto sia essenziale. Non si parla più di sacrificio espiatorio e di "spiritualità vittimale" ( possibilità di offrire le proprie sofferenze a favore di altri, addirittura chiedendole espressamente ) perché nell'insegmamento dottrinale viene trascurata quasi completamente l'idea e l'immagine della "comunione dei santi" come una specie di sistema circolatorio della "grazia" quale flusso di energie. Si ricorreva perfino all'immagine di un sistema circolatorio finanziario ( il "tesoro dei meriti" accumulato da Gesù Cristo e dai santi ).Cinquant'anni fa Giorgio La Pira paragonava l'azione delle claustrali con la loro preghiera all'immissione di corrente elettrica in una rete molto più vasta. Un autore contemporaneo che ( "rara avis" ) ha riproposto il concetto è Antonio Socci nel suo libro "Il segreto di padre Pio", singolare non per il maggior numero di racconti di miracoli rispetto ad altri testi, ma per la riproposizone del frate garganico come "anima vittima", addirittura come il San Francesco del XX secolo ( intendendo il San Francesco con le stimmate, non quello ecologizzante oggi molto alla moda). Un tempo il concetto della "comunione dei santi" era presente in tutti i libri e libretti devozionali, non solo nei grossi manuali di teologia neoscolastica; oggi invece sembra che il "quid" in più dato dal Cristianesimo Cattolico sia costituito dalla possibilità di dare alla vita un senso e un'esperienza più intensa grazie alla "comunitarietà" nell'accezione festoso-progressista( "Chiesa di Dio, popolo in festa" e quant'altro ).

Anonimo ha detto...

Perciò questo nuovo albero di vita (la Croce), contrapposto a quello del paradiso terrestre, è il simbolo di noi cristiani, il nostro segno distintivo, la nostra bandiera.

Francamente non credo che la Croce sia da contrapporre all'albero della vita dell'Eden. Mi pare invece che essa ne completi appieno il significato: come a quel primo albero, dopo la caduta del primo Adamo, fu impedita la via, dopo la Morte del nuovo Adamo sul Nuovo Albero, quella stessa via si dischiude. Se l'esito è stato diverso, è perché alla disobbedienza di Adamo pose rimedio l'obbedienza di Cristo.

La stessa immagine del mosaico di San Clemente, che illustra questo thread, spiega al meglio la stretta relazione tra i due alberi di salvezza.

Per il resto, condivido.

flora ha detto...

Non vi sia vanto, come per san Paolo, se non in Cristo, e questi crocifisso. Le "piaghe gloriose" sbandierate all'angelus di ieri dal papa, che Cristo mostra al Padre, per le quali Egli ci ottiene "sempre"il perdono dove sono state ottenute se non sul legno dell'infamia? Cristo è stato crocifisso per i nostri peccati, ma non si capisce se tutto avviene in automatico oppure no! Ma Paolo non ha detto anche di completare quello che manca alla passione di Cristo. E perché il Padre dovrebbe perdonarci "a prescindere"? Ma Cristo non è morto per tutti? O solo per alcuni? E allora perché l'inferno e come mai è distante anni luce da noi, dalla fede, dalla parola della Chiesa, da visioni di prospettiva chiara e definita? Eppure questo papa mette il diavolo quadi in ogni discorso. Che ci sia solo lui laggiù, mentre noi sappiamo che Cristo, senza nostri meriti, pres3nta al Padre le sue piaghe gloriose e Lui ci perdona! ci perdona sempre! Il problema è che Francesco parla molto, e di tutto, e non si può dire che, almeno una vo, ta non abbia detto alcune parole su jn determinato argomento. Ma queste vengono pronunciate in contesti ristretti e specifici, in due o tre attute e non di più, quasi a voler subito archiviare quanto detto per passare alle ben note tiritere della missricordina e del "perdono Ssicurato". Cosi, andando nella realtà, si stanno facendo strada comportamenti, convinzioni, discorsi che portano verso una "strada larga", quella che Gesù disse che porta alla perdizione, anziché presentare la strada stretta che porta alla salvezza. Questo gravissimo pericolo che incombe sull'uomo che ascolta e che non corre ai ripari per cambiare vita, risolvere intrecci pseudo-familiari, mettersi a posto con la coscienza ecc.ecc.a cosa ci sta preparando, a hn bel "giudizio universale" tipo happening, tutti salvati, soddisfatti e perdonati, ognuno col trofeo del vincitore! Il papa sta dicendo e parlando di tutto: che non si possa dire che, qua e là, lui non abbia toccato un certo argomento, e ciò è ancora più grave perché ci annebbia, ci toglie la coscienza critica, ci fa perdere lucidità e ella fin fine ci mettiamo in pace perché non è vero che viaggiamo tra i matosi sopra una navicella solkevata dalla bufera. Oggi per forth a, con buona pace dei menagrami, Francesco non sta dormendo nella barca, e ha già sedato latempesta: per sempre. e per tutti. Amen!

AICI ha detto...

Il discorso citato da "Alessandro Mirabelli" è quello di Francesco al BICE, ecco il link: https://gpcentofanti.wordpress.com/2014/04/12/discorso-di-papa-francesco-al-bice/

La parte più confortante è:"In positivo, occorre ribadire il diritto dei bambini a crescere in una famiglia, con un papà e una mamma capaci di creare un ambiente idoneo al suo sviluppo e alla sua maturazione affettiva. Continuando a maturare nella relazione, nel confronto con ciò che è la mascolinità e la femminilità di un padre e di una madre, e così preparando la maturità affettiva.

Ciò comporta al tempo stesso sostenere il diritto dei genitori all’educazione morale e religiosa dei propri figli. E a questo proposito vorrei manifestare il mio rifiuto per ogni tipo di sperimentazione educativa con i bambini. Con i bambini e i giovani non si può sperimentare. Non sono cavie da laboratorio! Gli orrori della manipolazione educativa che abbiamo vissuto nelle grandi dittature genocide del secolo XX non sono spariti; conservano la loro attualità sotto vesti diverse e proposte che, con pretesa di modernità, spingono i bambini e i giovani a camminare sulla strada dittatoriale del “pensiero unico”. Mi diceva, poco più di una settimana fa, un grande educatore: “A volte, non si sa se con questi progetti – riferendosi a progetti concreti di educazione – si mandi un bambino a scuola o in un campo di rieducazione”."
Il secondo capoverso quì riportato mi rincuora molto dato che paragona i gruppi lgbt manipolatrici del pensiero e promotori del pensiero unico e distorto a le "grandi dittature genocide" che "non sono spariti conservano la loro attualità sotto vesti diverse e proposte che, con pretesa di modernità, spingono i bambini e i giovani a camminare sulla strada dittatoriale del 'pensiero unico'"....però se poi mi bacia la mano al prete gay promotore de la sua associazione pro-gay mi fa pensare a due cose: o al tirare un colpo al cerchio ed uno alla botte od ad un comportamento bipolare!

Anonimo ha detto...

OT scusate l'argomento non proprio ad hoc, ma mi ha fatto riflettere e tanto, vengo da una lunga visita dai luoghi terremotati della mia terra e vedo le immagini di statue di Madonne spezzate, con mozziconi di braccia puntati in alto, Bambini decapitati in braccio alla Madre intatta, crocifissi miracolosamente illesi e sospesi nel vuoto mentre tutto intorno è rovina, mi dicono che il 99% delle chiese distrutte non verrà mai più ricostruito, mancano preti ed altro, hanno salvato il salvabile, in certi posti il S.Sacramento verrà rimosso coi bobcat con le macerie ed andrà disperso, case lesionate ci si abita sperando che....altri, moltissimi anche se nessuno ne parla, stanno fuori e mai più torneranno, viste le lungaggini burocratiche,sono state ricostruite in tempo record e con sofisticati sistemi antisismici le fabbriche farmaceutico-sanitarie perché di proprietà di industrie tedesche, quanto alle chiese, pochi containers......ho visto cumuli di rovine di cui nessuno vuol farsi carico e gente rassegnata ed impotente.....mi scuso per lunghezza e sfogo, spero essere stato clericalmente e politicamente corretto, buon 2 giugno, festa di una repubblica fondata sul nulla e sulle chiacchiere.Lupus et Agnus

Anacleto ha detto...

Il Crocifisso è l'albero della vita e perciò non va mai separato dalla Resurrezione, che ne è il sigillo. Senza di essa il dramma si sarebbe mutato in tragedia.

A partire basso medioevo, nell'arte sacra, s'iniziò a passare dal "crocifisso glorioso" a quello "drammatico" e a concentrarsi sull'aspetto puramente umano delle tremende sofferenze dell'uomo Gesù. Di conseguenza anche la sacra liturgia, che nel primo millennio ed ancora oggi in quella orientale (sia ortodossa, sia unita) comprendeva tutti i misteri della vita di N.S. finì per mettere in risalto solo la Passione con conseguenze non indifferenti per la vita spirituale, ove lo spirito di penitenza e di sofferenza finì talvolta per oscurare la gioia di essere stati redenti.

Noi, nella s. Messa, non celebriamo il Giovedì o il Venerdì Santo, ma la Domenica! Il CVII e la seguente riforma liturgica avevano voluto correggere questa unilateralità, ma la toppa è stata peggiore del buco: invece di tornare all'insieme della storia della Salvezza, dal Venerdì ci si è spostati sul Giovedì dei protestanti.

Il Crocifisso che meglio rispecchia la grande opera di Dio rimane quello ortodosso:

http://www.ortodossiatorino.net/DocumentiSezDoc.php?cat_id=15&id=546

mic ha detto...

Noi, nella s. Messa, non celebriamo il Giovedì o il Venerdì Santo, ma la Domenica! Il CVII e la seguente riforma liturgica avevano voluto correggere questa unilateralità, ma la toppa è stata peggiore del buco: invece di tornare all'insieme della storia della Salvezza, dal Venerdì ci si è spostati sul Giovedì dei protestanti.

E' vero. Ma attenzione.
Ti invito a leggere qui, qualora non conoscessi questa mia riflessione, riguardante appunto la impropria enfasi sulla "nuova" concezione del mistero pasquale.

http://chiesaepostconcilio.blogspot.it/2013/08/enfasi-su-una-nuova-concezione-del.html

Anonimo ha detto...

Noi, nella s. Messa, non celebriamo il Giovedì o il Venerdì Santo, ma la Domenica! Il CVII e la seguente riforma liturgica avevano voluto correggere questa unilateralità, ma la toppa è stata peggiore del buco: invece di tornare all'insieme della storia della Salvezza, dal Venerdì ci si è spostati sul Giovedì dei protestanti.

E' vero. Ma attenzione.

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Non è vero: non celebriamo un giorno...adoriamo la Santissima Trinità in grata memoria di tutto cio che il Figlio ha fatto...ogni giorno della Sua Vita terrena...

I modernisti spostano il foco della Religione da Dio verso gli eventi, perchè così vogliano il rito divenire un atto naturale inveche di atto religioso sopranaturale vero e proprio...

Romano

Turiferario ha detto...

"Di conseguenza anche la sacra liturgia [...] finì per mettere in risalto solo la Passione"

Questa è semplicemente una sciocchezza che si può spiegare solo con la non conoscenza della liturgia. Messe che siano solo "celebrazione della Passione" esistono solo nella fantasia di chi scrive queste cose (vero è piuttosto che se si "oscura" la Passione e la Morte anche la Resurrezione perde di senso: non si tratta di realtà separabili che si possano mettere singolarmente su un piedistallo ignorando tutto il resto).

mic ha detto...

Non è vero: non celebriamo un giorno...adoriamo la Santissima Trinità in grata memoria di tutto cio che il Figlio ha fatto...ogni giorno della Sua Vita terrena...

Credo che il discorso di Anacleto volesse mettere in risalto due estremi: banchetto (Cena Protestante / Giovedì Santo) sacrificio (Passione /Venerdì Santo)

Sotto questo aspetto è vero che noi celebriamo la Domenica : il giorno del Signore (la nuova Pasqua e definitiva), consapevoli che celebriamo la donazione di sé di Cristo fatta al Padre.

La glorificazione di Dio è il primo scopo intrinseco dell'Eucaristia che è sacrificio di lode, di ringraziamento, di supplica e di espiazione.
Il sacrificio ha una precedenza logica di fronte al suo effetto sacramentale: prima si glorifica Dio, per mezzo di Cristo, poi si riceve l'effetto della grazia.

mic ha detto...

... ed è vero anche che nell'unde et memores ricapitoliamo:

... Perciò, in memoria, o Signore, della Santa passione del Cristo tuo Figlio, nostro Signore, della sua resurrezione dal soggiorno dei morti e anche della sua ascensione nella gloria dei cieli... :

Il sacrificio, in cui Gesù Cristo si offre a Dio in quanto uomo, porta con sé un'efficacia infinita a causa dell'unione ipostatica dell'umanità di Cristo con la persona del Verbo: siccome il Cristo crocifisso è il Figlio di Dio incarnato, la sua offerta al Calvario è la massima glorificazione possibile di Dio.
Ed è evidente che in questo c'è anche tutta la sua vita terrena...

Anonimo ha detto...

Fernanda Barbiero, comisaria politica nombrada por PF para meter en verea a las monjas de FI pide una "reforma global" de la vida religiosa femenina que lleve a las monjas a 'emprender un camino de liberacion'. Sin palabras.

Turiferario ha detto...

Be', la Messa è prima di tutto ripetizione incruenta del sacrificio di Cristo, e fra l'altro penso sia lo stesso anche per gli ortodossi. Ma è evidente che il sacrificio si ripete in una luce che è quella della resurrezione: il protagonista (vittima ma anche celebrante) non è un morto ma un vivente. Dire che si celebra "solo" la passione mi pare una banalizzazione sconcertante, per non dire una mistificazione. E' vero che l'occultamento del significato sacrificale ha di fatto ridotto la Messa a una commemorazione o a un momento di edificazione assembleare, ma questo lo andiamo ripetendo da tempo.

Anonimo ha detto...

Dum Romae consulitur.....avete visto la manifestazione degli evangelici in Brasile e quanti erano? In 20 anni sono aumentati 5 volte mentre i cattolici fuggono,erano negli anni '90 la quasi totalità, ora sono meno della metà, mentre crescono le sette di ogni tipo, ma a Roma si fa hiphop e show in piazza, quand'è che si svegliano o fanno finta che con la papolatria tutto sia ok? 2 film su Bergoglio, un musical ed altre amenità e il cattolicesimo si allontana sempre più dalla gente o viceversa, gli scandali sotto il tappeto, i soliti noti al loro posto, solo 1 se n'è andato......mi sembra di tornare ai tempi della DC sedicente partito di ispirazione cattolica, non che quel che passa il convento oggi sia meglio, poi si lamentano della scarsa presenza di cattolici in politica, ma quali cattolici e quale politica? La legge sul divorzio breve ha avuto quote bulgare e passerà in un amen,di che vogliamo parlare, dei mondiali di calcio e della nazionale abboracciata che vi partecipa? Per favooreeee. Anonymous

rocco ha detto...

per Anonymous

e non solo in brasile... sta avvenendo anche in Italia...

peraltro la mia personalissima opinione e' che il RNS (la "forma" del mondo cattolico piu simile al pentecostalismo protestante ) non si possa definire propriamente cattolico.

e' pero una tappa di avvicinamento al protestantesimo.

per chiudere , la mia esperienza non mi fa guardare di buon occhio chi usa parole come rinnovamento o primavera, perche' mi sembrano usati in luogo di rivoluzione.

sono movimenti(sic) che puntano tutto sull'esperienza, l'incontro(al di fuori del sacramento) con Cristo, ma che colpispono il sentimento e la carne. e' un inganno molto sottile, ma si identifica la religione con la sensazione di aver vissuto una esperienza mistica che (secondo loro)la Chiesa ha sempre voluto ostacolare, almeno non quella delle origini( altro sic) ci sarebbe un mondo da aggiungere ma mi fermo.

Rr ha detto...

Ed intanto in Austria lo scisma strisciante avanza...
Rr

mic ha detto...

Lo scisma credo che sia ad un punto di difficile ritorno.
A questo punto il problema è Roma, nelle persone dei Bergoglio, Kasper, Maradiaga & C.
Credo che i risultati del Sinodo, quali che siano, non saranno indolori per nessuno.