Com'è noto, anni fa il cardinale Giacomo Biffi ha consegnato le sue memorie a un libro: Memorie e digressioni di un italiano cardinale. A suo tempo Sandro Magister, insieme ad un'anticipazione dei suoi giudizi critici su Giovanni XXIII, sul Concilio, sui "mea culpa" di Giovanni Paolo II, ne ha pubblicato anche il discorso da lui pronunciato nella riunione a porte chiuse con i cardinali (pp. 614-615). È da qui che lo riprendo. Ma esso viene rispolverato, sempre da Sandro Magister [qui], nel suo articolo di ieri: Dialogo tra le religioni. La "Dominus Iesus" di nuovo sotto accusa.
Le accuse hanno preso spunto dalla pubblicazione postuma di due testi del teologo Jacques Dupuis. E ci torneremo ancora...
Conclave 2005, che cosa ho detto al futuro papa
I giorni più faticosi per i cardinali sono quelli che precedono immediatamente il conclave. Il Sacro Collegio si raduna quotidianamente dalle ore 9,30 alle ore 13, in un’assemblea dove ciascuno dei presenti è libero di dire tutto ciò che crede.
S’intuisce però che non si possa trattare pubblicamente l’argomento che più sta a cuore agli elettori del futuro vescovo di Roma: chi dobbiamo scegliere?
E così va a finire che ogni cardinale è tentato di citare più che altro i suoi problemi e i suoi guai: o meglio, i problemi e i guai della sua cristianità, della sua nazione, del suo continente, del mondo intero. È senza dubbio molto utile questa generale, spontanea, incondizionata rassegna delle informazioni e dei giudizi. Ma senza dubbio il quadro che ne risulta non è fatto per incoraggiare.
Quale fosse nell’occasione il mio stato d’animo e quale la mia riflessione prevalente emerge dall’intervento che dopo molte perplessità mi sono deciso a pronunciare il venerdì 15 aprile 2005.
Eccone il testo:
Eccone il testo:
"1. Dopo aver ascoltato tutti gli interventi – giusti opportuni appassionati – che qui sono risonati, vorrei esprimere al futuro papa (che mi sta ascoltando) tutta la mia solidarietà, la mia simpatia, la mia comprensione, e anche un po’ della mia fraterna compassione. Ma vorrei suggerirgli anche che non si preoccupi troppo di tutto quello che qui ha sentito e non si spaventi troppo. Il Signore Gesù non gli chiederà di risolvere tutti i problemi del mondo. Gli chiederà di volergli bene con un amore straordinario: 'Mi ami tu più di costoro?' (cfr. Giovanni 21,15). In una 'striscia' e 'fumetto' che ci veniva dall’Argentina, quella di Mafalda, ho trovato diversi anni fa una frase che in questi giorni mi è venuta spesso alla mente: 'Ho capito; – diceva quella terribile e acuta ragazzina – il mondo è pieno di problemologi, ma scarseggiano i soluzionologi'.
"2. Vorrei dire al futuro papa che faccia attenzione a tutti i problemi. Ma prima e più ancora si renda conto dello stato di confusione, di disorientamento, di smarrimento che affligge in questi anni il popolo di Dio, e soprattutto affligge i 'piccoli'.
"3. Qualche giorno fa ho ascoltato alla televisione una suora anziana e devota che così rispondeva all’intervistatore: 'Questo papa, che è morto, è stato grande soprattutto perché ci ha insegnato che tutte le religioni sono uguali'. Non so se Giovanni Paolo II avrebbe molto gradito un elogio come questo.
"4. Infine vorrei segnalare al nuovo papa la vicenda incredibile della 'Dominus Iesus': un documento esplicitamente condiviso e pubblicamente approvato da Giovanni Paolo II; un documento per il quale mi piace esprimere al cardinal Ratzinger la mia vibrante gratitudine. Che Gesù sia l’unico necessario Salvatore di tutti è una verità che in venti secoli – a partire dal discorso di Pietro dopo Pentecoste – non si era mai sentito la necessità di richiamare. Questa verità è, per così dire, il grado minimo della fede; è la certezza primordiale, è tra i credenti il dato semplice e più essenziale. In duemila anni non è stata mai posta in dubbio, neppure durante la crisi ariana e neppure in occasione del deragliamento della Riforma protestante. L’averla dovuta ricordare ai nostri giorni ci dà la misura della gravità della situazione odierna. Eppure questo documento, che richiama la certezza primordiale, più semplice, più essenziale, è stato contestato. È stato contestato a tutti i livelli: a tutti i livelli dell’azione pastorale, dell’insegnamento teologico, della gerarchia.
"5. Mi è stato raccontato di un buon cattolico che ha proposto al suo parroco di fare una presentazione della 'Dominus Iesus' alla comunità parrocchiale. Il parroco (un sacerdote per altro eccellente e ben intenzionato) gli ha risposto: 'Lascia perdere. Quello è un documento che divide'. 'Un documento che divide'. Bella scoperta! Gesù stesso ha detto: 'Io sono venuto a portare la divisione' (Luca 12,51). Ma troppe parole di Gesù oggi risultano censurate dalla cristianità; almeno dalla cristianità nella sua parte più loquace".
7 commenti:
"Crea divisioni": argomento gettonatissimo nel cattolicesimo contemporaneo, quasi che lo scopo supremo del cristiano fosse quieta non movere. Ma anche credere in Dio crea divisioni. E anche non essere stupidi è tremendamente divisivo.
queste riflessioni del cardinal biffi dimostrano che i cristiani hannno perduto la fede,è l amara verità e la radice del male nasce nel famosissimo concilio vaticano 2 perchè negare ?sbaglio ?ma dove ?mi può chiarire gentile mic
fabio
Se legge le "pagine fisse" e i documenti in evidenza, presenti sulla colinna fi destra del blog; le si possono chiarire molte cose.
Il concetto di Gesu' Cristo come unico salvatore, ribadito dalla "Dominus Jesus" implica "categorie" mentali-ontologiche-teologiche ormai estranee ai piu', e credo senz'altro ai " normalisti": la distinzione tra Naturale e Soprannaturale, il dominio assunto da Satana sull'umanita', la necessita' di un "riscatto" pagato con il Sacrificio della Croce, l'unione "teandrica" fra
umanita' e Divinita' in Gesu' Cristo.
In caso contrario il Cristianesimo appare al massimo come un "primus inter pares" o addirittura solo come uno stand del supermercato delle religioni, ciascuna delle quali ha effettivamente del buono,
in maggiore o minore misura.
Il problema e' che queste categorie
sono assunte con l'immediatezza dell'intuito dai bambini e dai semplici ( nel senso evangelico del
termine ); i colti devono recuperarle con un lavoro faticosissimo; i semicolti, ovvero
quasi tutti, non si accorgono nemmeno del problema.
Caro Franco,
il fatto è che - più che categorie - sono Realtà che alla fin fine, se non ci si rassegna alla confusione e alla superficialità imperanti e se si lascia un minimo di spazio alla sorgente di grazie inesauribili che è il nostro Battesimo, parlano direttamente al cuore e da lì illuminano la ragione e diventano raggiungibili anche agli "intellettuali", colti o semicolti che siano.
@ Mic. Non sono stato io a inventare la formula "Fides quaerens intellectum", anzi in questi giorni si va ribadendo il discorso ratzingeriana sulla convergenza tra fede cristiana e "logos" elaborato per lo piu' dal mondo ellenico. Del resto, un certo Anselmo d'Aosta, "loico" quant'altri mai non e' forse stato dichiarato santo? E' il personaggio famoso per la "prova ontologica" e per il tentativo, discutibile ma audace, di spiegare il motivo per cui la Redenzione richiedeva il Sacrificio della Croce.
Non sto facendo un discorso kantiano; pur consapevole del primato delle "ragioni del cuore"
continuo a pensare che negli ultimi secoli la "rivoluzione dell'informazione" ( stampa, mass media elettronici, informatica )
rende difficile all'uomo medio dell'Occidente, come minimo diplomato, non assumere una
posizione "latitudinaria", trovandosi davanti alla strabocchevole varieta' del fenomeno religioso. Uno dei primi
testi che ho affrontato quindicenne e' stata la "Storia dele religioni" edita a cura del gesuita padre Tacchi Venturi ( 1940 circa ) che riportava contributi di studiosi eminenti.
Il cardinal Biffi non avrebbe da
lamentarsi tanto se non fosse vero che i giovani dei movimenti cattolici ricevono una formazione
apologeticamente insufficiente, per lo piu' "esperienziale". Quanti di loro hanno un'idea anche solo
approssimativa delle "Cinque vie" di san Tommaso?
Aggiungo la notazione che uno dei testi piu' micidiali nell'introduzione di illuminismo,
desimo, ateismo, relativismo nella Francia prerivoluzionaria fu il
"Dictionnaire philosophique" di Voltaire, in cui si contestata la "pretesa" dell superiorita' e unicita' della religione ebraico-
cristiana sulla base di una informazione vastissima.
… vorrei suggerirgli che non si preoccupi troppo ..Il Signore Gesù non gli chiederà di risolvere tutti i problemi del mondo. Gli chiederà di volergli bene con un amore straordinario? Che sopra ogni altra cosa si renda conto dello stato di smarrimento che affligge in questi anni il popolo di Dio, grave al punto da far intendere insegnato dall’ecumenismo di un papa che la salvezza può ottenersi attraverso qualunque religione, perché sono tutte uguali, al punto da doversi ribadire la verità minimale della fede cattolica, anzi cristiana, che Gesù è l’unico necessario Salvatore, al punto che tale certezza di fede primordiale è largamente contestata a tutti i (più alti) livelli, perché divisiva.
Non mi pare che sia stato seguito il suggerimento. Ci sono gravi problemi nel “mondo” di cui occuparsi (disoccupazione, crisi economica, fame, terrorismo, guerre) e quell’unico Salvatore è “fondamentalista” e quindi divisivo, un ostacolo per la pace fra i popoli e fra le religioni, presupposto per assicurare a tutti la piena realizzazione dei “diritti dell’uomo” e garantire al mondo finalmente un nuovo ordine.
Nessuna esclusiva, dunque. Nessuno da invitare alla conversione. Nessun nemico della fede.
Prendo a prestito da Socci questa efficacissima citazione, che dipinge il cattoprogressismo, a commento della notizia della pubblicazione delle vignette anticattoliche da parte dei “Charlie” Gesuiti:
"E' un fatto che i cristiani di oggi non possono sopportare l'idea di avere nemici. Vorrebbero essere contro tutto ciò che è contro e a favore di tutto ciò che è a favore. Non c'è più modo, attualmente, di essere non credenti. Se pure vi ingegnaste a sgranare parole blasfeme sarebbe tempo sprecato. Foste pure Nietzsche, Proudhon o perfino il marchese De Sade, trovereste di certo un ecclesiastico illuminato per scrivere un libro nel quale sareste amabilmente sollecitato, generosamente interpretato, accortamente assimilato". Louis Boyer 1948
Anna
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