L'articolo di Patrizia Fermani ripreso stamane ci ha toccati profondamente. Esso ha suscitato diversi commenti, condivisibili toto corde. Ne estraggo alcuni, pubblicandoli di seguito. Ogni discussione è arricchita dall'apporto di lettori che consentono condivisione e approfondimenti niente affatto banali e sempre nutrienti per tutti.
Il primo commento, tuttavia, lo riprendo da RC; i tre successivi da questo blog, grata ai lettori: Paolo Pasqualucci - che nonostante i molti impegni non manca di donarci le sue limpide puntualizzazioni - Anna, sempre centrata e puntuale nelle sue osservazioni, cui segue l'inquietante domanda della lettrice murmex.
Non sottovaluto altri interventi che non sono da meno. Ma in questo caso credo debbano essere messe in evidenza le seguenti 'perle'. Per poi ripartire da qui con ulteriori input.
Una crisi che viene da lontano
Il primo commento, tuttavia, lo riprendo da RC; i tre successivi da questo blog, grata ai lettori: Paolo Pasqualucci - che nonostante i molti impegni non manca di donarci le sue limpide puntualizzazioni - Anna, sempre centrata e puntuale nelle sue osservazioni, cui segue l'inquietante domanda della lettrice murmex.
Non sottovaluto altri interventi che non sono da meno. Ma in questo caso credo debbano essere messe in evidenza le seguenti 'perle'. Per poi ripartire da qui con ulteriori input.
Una crisi che viene da lontano
Dunque, ecco l'intrigante osservazione del lettore Raffaele su RC, densa di simbolismi che meritano un approfondimento a parte. L'immagine inserita sopra è ripresa dal suo link:
La Statua della Libertà posta all’entrata della Baia di New York fu progettata dal garibaldino e massone alsaziano F. Bartholdi, realizzata a Parigi e montata a New York. Molto interessante il fatto che a modello fu presa la statua “la Legge Nuova” della balconata centrale della facciata del Duomo di Milano1 (1810) [qui]: Notiamo che a Milano la Legge Nuova (quella del Nuovo Testamento) impugna la Croce, ed è coronata di dodici raggi; è affiancata dalla Legge Antica, con le Tavole del Sinai. A New York (Parigi), ecco la “reinterpretazione”: la Libertà si erge come Legge essa stessa, tiene un Libro con la data dell’indipendenza degli USA (1776: considerato “anno dell’Avvento della Libertà nel mondo”, oggi ripreso dall’altezza in piedi della torre che sostituisce le Twin Towers), è coronata da sette raggi. Sul basamento c’è un testo poetico, scopiazzatura dell’evangelico “Venite ad Me, omnes qui laboratis…”
Cosa è venuto meno. I fedeli si pongono come cattiva coscienza dei pastori infidi
Nell'apprezzare l'articolo della Fermani, Paolo Pasqualucci osserva:
Nell'apprezzare l'articolo della Fermani, Paolo Pasqualucci osserva:
Ottimo articolo. Certo, queste cose avrebbero dovuto esser scritte da chi di dovere parecchi anni fa. Non per giustificare l'atteggiamento passivo del "popolo di Dio" (adagiatosi in massa nell'idea tanto carezzevole quanto pazzesca, che tutti si salveranno alla fine perché Dio è buono e l'Inferno, se c'è, è vuoto), ma come si fa a combattere quando i generali sono passati al nemico? Tuttavia, ancor oggi c'è, fra i "tradizionalisti", chi si ostina a ritenere Paolo VI non responsabile della riforma liturgica, imputabile invece a mons. Bugnini, massone ovviamente, semplice e grigio esecutore. Si ha paura ad attribuire agli ultimi sei Papi le gravi responsabilità che obbiettivamente gravano sulle loro spalle. Se qualcuno di loro si fosse opposto con decisione al "nuovo corso", saremmo forse giunti alla situazione attuale? Il fatto è che l'hanno sempre appoggiato, con sfumature e temperamenti vari ma con una "pastorale" per vari aspetti sempre intrisa di neomodernismo, a cominciare dal dogma del "dialogo" interconfessionale ed interreligioso, da nessuno di loro rinnegato, che fa del cattolicesimo una sorta di deismo a dolciastro e fasullo fine umanitario. Una falsificazione in piena regola del significato della nostra religione. Lo stesso Benedetto XVI, il migliore degli ultimi sei, ha sempre detto, se non erro: "indietro non si torna". Il nuovo corso deve continuare, però con giudizio ed integrando (dialetticamente, hegelianamente) gli elementi validi della Tradizione, a cominciare dalla liturgia dell'OV. Ora siamo ad un Papa che non ha, a quanto sembra, una raffinata cultura e si compiace di atteggiamenti "populisti". L'ormai lunga decadenza dell'ordine dei Gesuiti forse toccherà il fondo con lui, intento, come sembra, a realizzare con la massima celerità lo "schema Martini", cioè il programma di "rinnovamento" della Chiesa propagandato dal defunto cardinale gesuita negli ultimi anni della sua vita, in scritti ed interviste? Non bisogna tuttavia disperare. Per la prima volta, dal Concilio, si è materializzata una aperta opposizione nella Gerarchia, la cui figura di maggior rilievo è costituita dal card. Burke. Numericamente pochi, gli oppositori, ma di alta qualità. E allora: "aiutati che Dio ti aiuta". Per quel poco che noi laici possiamo fare, sul piano culturale ed organizzativo, prepariamoci alla battaglia teologica forse decisiva che si terrà ad Ottobre, al Sinodo sulla famiglia. Cominciamo a mandare, per dire, migliaia di "sentinelle in piedi" a piazza S. Pietro, a significare la nostra opposizione alle tesi sul matrimonio e la famiglia professate dalla parte deviata della Gerarchia. Dobbiamo esserne la cattiva coscienza, in servizio permanente ed attivo.
Ogni crisi è portatrice di conseguenze di risveglio e purificazione
La lettrice Anna sviluppa il suo pensiero, da incorniciare, partendo da una domanda ricorrente sull'attuale pontificato di Bergoglio: «ci si chiede perché Dio l’abbia voluto in quel ruolo, oggi... Questo Papato è un duro avvertimento alla Chiesa: vuol essere ancora la Chiesa di Cristo? È pronta a pagarne il prezzo ?»:
La lettrice Anna sviluppa il suo pensiero, da incorniciare, partendo da una domanda ricorrente sull'attuale pontificato di Bergoglio: «ci si chiede perché Dio l’abbia voluto in quel ruolo, oggi... Questo Papato è un duro avvertimento alla Chiesa: vuol essere ancora la Chiesa di Cristo? È pronta a pagarne il prezzo ?»:
Io ho la stessa impressione. Credo che Bergoglio sia come uno schiaffo che può svegliare dal torpore. Vedo che gradualmente sempre più cattolici stanno aprendo gli occhi e anche la bocca. Credo però che Bergoglio non sia la causa, ma l'espressione chiara ed evidentissima del problema. Per questo secondo me è un errore fuggire da lui per rifugiarsi dal papa emerito. Sarebbe una fuga dalla brace alla padella (rimanendo sempre sul fuoco). Sarebbe come prendere un analgesico per coprire il dolore insopportabile di una malattia mortale che non si vuole affrontare e combattere.Le radici del bergoglismo sono piantate nel CVII, di cui tutti i papi conciliari sono stati esecutori fedeli. Ovviamente l’esecuzione è stata graduale come il fuoco sotto la pentola della famosa rana. Ovviamente ci sono stati passi indietro quando la rana cominciava ad agitarsi.L’ermeneutica della continuità - violazione palese del principio di identità e non contraddizione perché presentava ciò che era opposto al magistero precedente come un suo sviluppo coerente - è stata una riduzione del fuoco. Il riconoscimento della non abrogazione della messa di sempre è stato una riduzione del fuoco, e infatti è stato accompagnato da limiti e condizioni (controllare i dissidenti del CVII ? ridurre la questione liturgica ad una mera questione di lex orandi del tutto sganciata dalla lex credendi e dunque ad una questione esclusivamente formale, estetica ?) e non è stato liberalizzato come la sua legittimità avrebbe richiesto. Il tentativo di “accogliere” la FSSPX, condizionato alla genuflessione davanti al CVII è stato una riduzione del fuoco. Sorrisi, per persuadere della inesistenza nel CVII delle radici del processo di autodemolizione della Chiesa che tanti avvertivano, abbracci soporiferi, dentro cui addormentare, cullandolo, il “cattolicesimo di sempre”. Poi le dimissioni teorizzate come un diritto ed un dovere. Il volo nell’elicottero. Il bipapato istituzionalizzato, con stemma pontificale, abito bianco, presenza ad intermittenza e rassicurazioni di “identità di vedute” col vdr.
Benedetto XVI, come i predecessori conciliari e postconciliari (non indago sul foro interno, riservato solo a Dio) e più di chiunque altro, perché vivente e perché apparso come tutore della tradizione, ha lo stesso effetto dello specchietto per le allodole, come la carta topicida. Attira in direzione dell’accettazione di quella “nuova chiesa” istituita dalla “nuova pentecoste” del CVII, spacciandola come una continuazione della Chiesa di sempre, e incolla chi si lascia attrarre in quella trappola che non dà scampo.So che è doloroso dover fare a meno, in questo momento, di saldi punti di riferimento umani e può determinare smarrimento e scoraggiamento. Ma il nostro saldo punto di riferimento deve essere quella Roccia non visibile su cui è fondata la Chiesa e sul suo vicario, disancorato dalla persona fisica che, degnamente o meno, lo rappresenta e disancorato dalla circostanze che ci sia qualcuno, in questo momento, a rappresentarlo con evidenza e certezza (il papa è essenziale alla Chiesa e non viene meno con la morte della persona fisica del papa o con la temporanea presenza di una pluralità di sedicenti papi, ma rimane sempre presente, credo di aver capito, come possibilità di avere un papa e come volontà della Chiesa di averlo o come papa “eclissato” temporaneamente ed eccezionalmente da errori positivi nel magistero non infallibile, come dice don Nitoglia )Non mi addentro nella questione della vacanza della sede, del fallibilismo magisteriale, della distinzione tra papato materiale e papato formale. Non ne ho la competenza, né credo sia essenziale per noi ultimi della Chiesa districare questa matassa. L’Essenziale è invisibile agli occhi. E regge comunque la sua Chiesa, nel modo che ritiene giusto (fosse anche un sonoro ceffone per risvegliarla). Questa consapevolezza, insieme alla promessa che non praevalebunt, ci consente di combattere lo scoraggiamento e ci conforta. La donna dell’Apocalisse è nel deserto, Dio la protegge e la nutre.
Serve lucido discernimento e non emotiva e spasmodica ricerca di una facile soluzione e di un vicino “sostegno” umano, di un “salvatore”, che potrebbe anche, al momento, non esserci. Potrebbe essere una prova, un'occasione di purificazione e rigenerazione alla quale non dobbiamo sottrarci con comode vie di fuga, un doloroso specchio messo davanti ai nostri occhi. Cos’è questa nuova Chiesa ? È la vera Chiesa ? Com’è nata, com’è cresciuta ? Dove si è insidiato il veleno ? Come opera ?Mi sembra che adesso i tempi siano maturi. Il fuoco divampa, assale da dentro (buona parte della gerarchia ecclesiastica, dei religiosi, dei teologi, dei cattolici più “istruiti”) e spinge velocissimamente verso il baratro, portando con sé moltissime anime.Credo che sia tempo di “dissotterrare l’anatema e di scagliarlo contro chiunque,” fosse anche un angelo”, “predicasse un vangelo diverso” da quello predicato dal magistero infallibile della Chiesa. Noi non possiamo scagliare anatemi, non siamo competenti. Ma possiamo, e dobbiamo, gridare dai tetti, che “vi sono alcuni che ... turbano e vogliono sovvertire il vangelo di Cristo”.Non spetta a noi definire il grado di autorità di un documento, né lanciare scomuniche. Ma spetta a ciascuno di noi confrontare le nuove dottrine con quelle già enunciate infallibilmente. E denunciare il contrasto, se c’è contrasto. E non seguire le nuove, perché l’inerranza del magistero infallibile della Chiesa, ed il principio di identità e non contraddizione, non lo consentono.
Comprendo la preoccupazione di chi ritiene che l’attuale crisi della Chiesa possa essere peggiorata da una spinta anarchico-protestante centrifuga, impressa da una Chiesa discente che osa discutere di documenti conciliari, del magistero papale e persino di validità della elezione del papa. E la condivido. Per questa ragione preferirei tacere. Pregare, testimoniare con la vita quotidiana e cucirmi la bocca sullo stato attuale della Chiesa. Preferirei sottrarmi al rischio di contribuire a determinare caos e dissoluzione.La consapevolezza di quello che sta accadendo è un calice amaro, che nessuno di noi vorrebbe bere, se non per amore di quel Cristo che ne bevve uno ben peggiore. Quale sia la volontà di Chi ha voluto aprire i nostri occhi è una domanda continua nelle nostre preghiere. Preghiamo e siamo anche certi che la Chiesa resterà fino al Suo ritorno, perché ce lo ha promesso. Però sappiamo anche che Dio agisce di norma attraverso gli uomini e che desidera che i talenti che ha distribuito fruttifichino e non vadano seppelliti per paura di perderli.Si dice che è facile avere le mani pulite, se si tengono dentro le tasche. Ma le mani non ci sono state date per tenerle in tasca. Bisogna che ci accolliamo il rischio (cercando di minimizzarlo con la preghiera intensa e i sacramenti) di sporcarci le mani. Bisogna investire quei talenti, col rischio si sbagliare, di perderli. Non certo per salvare la Chiesa, perché sarà il soffio della Sua bocca che la salverà alla fine dei tempi, quando sarà umanamente impossibile resistere, ma per cercare, nel frattempo, di tentare di arginarne l’autodemolizione, e di ricondurre a Dio quante più anime possibile, che in questo caos potrebbero smarrirsi. (Anna)
La crisi attuale suscita interrogativi inediti che richiedono risposte inedite
Inquietante ma ineludibile l'osservazione della lettrice murmex che lascia aperta una domanda:
Inquietante ma ineludibile l'osservazione della lettrice murmex che lascia aperta una domanda:
Condivido l'analisi di Anna, pur ritenendo che il Signore non possa aver positivamente "voluto " impartire uno schiaffo alla Chiesa, ma solo averlo "permesso" per un fine di bene a Lui conosciuto, ma che mi sembra noi possiamo modestamente individuare nell' "apertura degli occhi". Concordo sull'insidiosità forse maggiore della situazione precedente, che tante speranze, poi frustrate, aveva destato. Volendo però condurre un ragionamento rigoroso, dovremmo arrivare (come pure per coerenza Patrizia Firmiani, che parla a cuor leggero di scisma, senza rendersi conto che l'Autorità, se scismatica, è fuori dalla Chiesa e come tale non più autorità) a una posizione sedevacantista (Infatti non si può negare che il supremo fautore di questo "scisma" è proprio Bergoglio). Parola che fa paura, anch'io mi dibatto per non arrivarci, ma non si può negare che è più coerente. Con tutto il rispetto per don Nitoglia, da cui ho appreso tante cose utilissime, mi chiedo, da incompetente: ma il "Papato eclissato" è un luogo teologico ? Ha qualche appoggio nel Magistero ? Lo chiedo a chi è più esperto, in questa materia non possiamo procedere in maniera approssimativa.
Ogni risposta è sempre nella Tradizione - e nella Roma - perenne
Romano Amerio sostiene che il Papato di Paolo VI - per desistenza2 dall'esercizio dall'Autorità [qui], ma predecessore e successori non sono da meno - ha reso il governo della Chiesa 'dimidiato'3. Per dirla biblicamente, Amerio aggiunge che ciò determina la breviatio manus Domini - "rimane abbreviata la mano di Dio" (Is 59,1- "ecco non è troppo corta la mano del Signore da non poter salvare"). A causa di: a) conoscenza imperfetta dei mali; b) mancanza di forza morale; c) calcolo di prudenza che non pone rimedio ai mali veduti perché stima che così aggraverebbe i mali anziché guarirli.
Gli esiti attuali della riforma travestita da aggiornamento palesano ciò che essa era fin dall'inzio: una vera e propria rivoluzione, esplosa col pontificato attuale.
Anticipo che parlo da fedele, senza pretese di ergermi a teologa, ma esprimendomi secondo ragione illuminata dalla fede fondata sul Magistero perenne. E scrivo di getto, riservandomi di meditare e approfondire ulteriormente temi così scottanti e anomali oltre che inediti (termini ormai inflazionati, ma del tutto appropriati).
Credo che il papato dimidiato, nel senso indicato da Amerio, non sia affatto oltrepassato e, piuttosto che papato eclissato, vedrei papato snervato da un lato, snaturato dall'altro, per effetto dell'anomia, conseguenza a sua volta della neo-tradizione storicista mutevole, pragmatica, adogmatica e dunque non definitoria, sfociata in arbitrio e tirannide.
Il 'luogo teologico' del papato eclissato sembra confliggere con la sua stessa divina istituzione. E comunque l'eclissi, è attenuazione, non scomparsa (viene in mente "la Chiesa ridotta alla visibilità di un falcetto di luna" evocata da un'immagine di Sant'Ambrogio).
Dunque sono in discussione due elementi, che lasciano aperte altrettante domande, che non sfociano necessariamente nel sedevacantismo, ma denotano la serietà di una crisi provocata da papi che non hanno posto in essere provvedimenti garantiti dall'infallibilità e dunque di per sé non hanno intaccato de jure il dogma, pur sovvertendolo de facto, in maniera del tutto anomala ed inedita, con la prassi che ci vanno imponendo. E un papa inflitto non è necessariamente un antipapa.
Anticipo che parlo da fedele, senza pretese di ergermi a teologa, ma esprimendomi secondo ragione illuminata dalla fede fondata sul Magistero perenne. E scrivo di getto, riservandomi di meditare e approfondire ulteriormente temi così scottanti e anomali oltre che inediti (termini ormai inflazionati, ma del tutto appropriati).
Credo che il papato dimidiato, nel senso indicato da Amerio, non sia affatto oltrepassato e, piuttosto che papato eclissato, vedrei papato snervato da un lato, snaturato dall'altro, per effetto dell'anomia, conseguenza a sua volta della neo-tradizione storicista mutevole, pragmatica, adogmatica e dunque non definitoria, sfociata in arbitrio e tirannide.
Il 'luogo teologico' del papato eclissato sembra confliggere con la sua stessa divina istituzione. E comunque l'eclissi, è attenuazione, non scomparsa (viene in mente "la Chiesa ridotta alla visibilità di un falcetto di luna" evocata da un'immagine di Sant'Ambrogio).
Dunque sono in discussione due elementi, che lasciano aperte altrettante domande, che non sfociano necessariamente nel sedevacantismo, ma denotano la serietà di una crisi provocata da papi che non hanno posto in essere provvedimenti garantiti dall'infallibilità e dunque di per sé non hanno intaccato de jure il dogma, pur sovvertendolo de facto, in maniera del tutto anomala ed inedita, con la prassi che ci vanno imponendo. E un papa inflitto non è necessariamente un antipapa.
- Il primo elemento riguarda le dimissioni di Benedetto XVI e le loro modalità. Chi di dovere ci dovrà dire se un Papa poteva avere il potere, oltre che di dimettersi conferitogli dal diritto canonico, di istituire una figura di papato emerito dimidiando il munus petrino originario con la scissione del Ministero attivo da quello contemplativo esercitato nel 'recinto di Pietro' che così non è tanto un 'luogo' geografico quanto teologico (questo sì, mi pare lo diventi) e senza alcun documento definitorio che espliciti i necessari supporti teologici e canonici (ne ho già parlato e rimando ai precedenti). Quindi la correzione da apportare è a questo aspetto: il papato non è una qualunque funzione amministrativa, peraltro incompatibile con un esercizio bifido, dalla quale si possa andare in pensione.
- Il secondo elemento riguarda l'ormai indispensabile azione della gerarchia sana, nei tempi resi ineludibili dal Sinodo tuttora in corso, per porre in atto tutto ciò che è fattibile, pur in una situazione così deteriorata, che sembrerebbe impossibile da risolvere secondo gli uomini ma non Deo adjuvante. La maggiore incognita, sempre sul piano umano e a questo punto forse anche preternaturale, risiede anche nei cosiddetti 'poteri forti' tutti inopinatamente a sostegno del papa inflitto...
A meno che non si debba davvero toccare il fondo. Ma questo, francamente non possiamo saperlo. Possiamo solo continuare a "resistere", confidando nel Signore.
___________________
1. Altra fonte ispirazione viene indicata nella scultura marmorea di Pio Fedi, eseguita tra il 1870 e il 1883 e facente parte del monumento funebre a Giovan Battista Niccolini nella basilica di Santa Croce di Firenze, rappresentante la Libertà della Poesia.
2. Romano Amerio, Iota unum. Studio delle variazioni della Chiesa cattolica nel secolo XX, Lindau Torino 2009, pp. 141-145, La desistenza dell'autorità [vedi].
3. dimezzato, a seguito della desistenza dall'Autorità consistente nella rinuncia alla condanna dell'errore attribuibile non solo a Paolo VI ma - senza escludere Giovanni XXIII, la sua "medicina della misericordia" e altre espressioni dell'Allocuzione Gaudet Mater Ecclesia [vedi nel blog: Il conflitto irrisolto] - estensibile a tutti i papi post-conciliari.
2. Romano Amerio, Iota unum. Studio delle variazioni della Chiesa cattolica nel secolo XX, Lindau Torino 2009, pp. 141-145, La desistenza dell'autorità [vedi].
3. dimezzato, a seguito della desistenza dall'Autorità consistente nella rinuncia alla condanna dell'errore attribuibile non solo a Paolo VI ma - senza escludere Giovanni XXIII, la sua "medicina della misericordia" e altre espressioni dell'Allocuzione Gaudet Mater Ecclesia [vedi nel blog: Il conflitto irrisolto] - estensibile a tutti i papi post-conciliari.
37 commenti:
Condivido quasi tutto di Anna , ma se è giunto il "momento di dissotterrare l'anatema " e poi (giustamente )noi non abbiamo l'autorità di scagliarlo , a che serve dissotterrarlo ? Bisognerebbe che chi ce l'ha (l'Autorità ) lo scagliasse contro se stesso , il che , salvo miracolo dei più stupefacenti , non avverrà mai .
Come non essere d'accordo con le parole di Pasqualucci: "Tuttavia, ancor oggi c'è, fra i "tradizionalisti", chi si ostina a ritenere Paolo VI non responsabile della riforma liturgica, imputabile invece a mons. Bugnini, massone ovviamente, semplice e grigio esecutore. Si ha paura ad attribuire agli ultimi sei Papi le gravi responsabilità che obbiettivamente gravano sulle loro spalle. Se qualcuno di loro si fosse opposto con decisione al "nuovo corso", saremmo forse giunti alla situazione attuale? Il fatto è che l'hanno sempre appoggiato, con sfumature e temperamenti vari ma con una "pastorale" per vari aspetti sempre intrisa di neomodernismo, a cominciare dal dogma del "dialogo" interconfessionale ed interreligioso, da nessuno di loro rinnegato, che fa del cattolicesimo una sorta di deismo a dolciastro e fasullo fine umanitario."
Nulla da aggiungere, nulla da togliere. Solo sottolineare e meditare.
E' chiesto ai laici di salvare il sacerdozio cattolico.
Questo lo dico , ovviamente , non per evidenziare il pelo nell'uovo , ma per porre in evidenza che (considerata tutta la enorme mole di dati a disposizione sulla rotta di collisione con gli scogli di S Madre Chiesa , evidenti ed innegabili)il problema capitale , a mio parere , è quello dell'Autorità suprema Quelle di rango inferiore possono anche essere ignorate , vedi mons Milingo o addirittura crisi ariana che le coinvolse quasi tutte . Ma quella suprema no , se è vero come è vero che è la regola prossima della Fede , la Roccia , il Vicario.
Sulle origini illuministiche e massoniche degli Stati Uniti, credo che non possano essere avanzati dubbi. Né storici, né intellettuali, né sul piano dell'uso dei simboli. Eppure ci sono cattolici, come Russell Kirk (teo-con ante litteram)e il suo apologeta italiano Marco Respinti (significativamente vicino ad Alleanza Cattolica) che continuano a vedere nella "Rivoluzione Americana" un fenomeno di rivendicazione "neo-medioevale" di diritti conculcati.
Vediamo tutti, nella storia, gli esiti "di lungo periodo" di questa realizzata "Repubblica dei Lumi" massonica che sono gli Stati Uniti: da Dresda a Hiroshima e Nagasaki.
In particolare, per quanto riguarda l'argomento in discussione, che vadano a raccontare la favoletta della "luminosa città sulla collina" statunitense ai cristiani di Siria e Irak, che vengono massacrati da milizie che sono state finanziate, addestrate e appoggiate dagli USA e da Israele.
Murmex,
ho integrato l'articolo inserendo anche la tua domanda e cercando intanto di rispondere come ho potuto così di getto.
Approfondiremo appena possibile.
Sul brillante intervento di Anna, non riesco a capire come possa dire:
Comprendo la preoccupazione di chi ritiene che l’attuale crisi della Chiesa possa essere peggiorata da una spinta anarchico-protestante centrifuga, impressa da una Chiesa discente che osa discutere di documenti conciliari, del magistero papale e persino di validità della elezione del papa. E la condivido. Per questa ragione preferirei tacere. Pregare, testimoniare con la vita quotidiana e cucirmi la bocca sullo stato attuale della Chiesa. Preferirei sottrarmi al rischio di contribuire a determinare caos e dissoluzione.
dopo le durissime critiche a un concilio ecumenico e a tutti i papi post conciliari dei paragrafi precedenti. Mi sembra una contraddizione. E come potrebbe essere anarchica una difesa della Tradizione, anche se da parte dei laici?
E, come ricorda bene E. Michael Jones, l'ermeneutica della continuità non è una lettura passiva del CV2, ma sopratutto una correzione attiva delle sue ambiguità, secondo la Tradizione perenne. Solo così si può salvare l'unità della Chiesa nel tempo. Non è una trappola, è l'unica soluzione.
Preferirei sottrarmi al rischio di contribuire a determinare caos e dissoluzione.
Luìs, di fatto Anna, pur ponendosi il problema, che ci siamo posti tutti, è andata oltre. Tra l'altro:... "le mani non ci sono state date per tenerle in tasca".
Dal link: rapporto eurispes sui consensi che ha Bergoglio.
Si deduce che i cattolici veri sono circa il 10 per cento. Curiosamente i "fan" del Papa non sono cattolici...
http://www.huffingtonpost.it/2014/01/30/eurispes-diritti-civili_n_4693619.html?utm_hp_ref=italia-diritti
Bisognerebbe che chi ce l'ha (l'Autorità ) lo scagliasse contro se stesso , il che , salvo miracolo dei più stupefacenti , non avverrà mai .
Forse non possiamo darlo del tutto per scontato visto che non è avvenuto fino ad oggi.
Come sottolinea Pasqualucci, una sana resistenza ad alcune derive eclatanti dle sinodo si è determinata.
Il problema sta nel vedere quanti di questa gerarchia che sembrerebbero ancora 'cattolici' resistenti ad una rivoluzione che sovverte il Vangelo e la dottrina sono disposti a riconoscere le radici dei problemi attuali nelle ambiguità di alcuni documenti conciliari...
Questo perché per attuare i rimedi giusti, occorre una diagnosi precisa. Il concilio proclama la continuità, ma di fatto sia 'in nuce' che nelle applicazioni successive, la sovverte con la tradizione storicista...
Non ci servono pastori "meno storicisti" di chi è arrivato alle conclusioni estreme di una rivoluzione, come già detto; ma pastori "cattolici" non solo di nome ma di fatto.
Cerca l'ermeneutica della riforma nella continuità raccomando il testo:
"L’ermeneutica dell’ermeneutica
Riflessioni sulle implicazioni e sulle conseguenze ultime dell’ermeneutica della continuità" di don Davide Pagliarani -http://www.unavox.it/ArtDiversi/DIV131a_Ermeneutica_dell-ermeneutica.html
condivido il grave quesito di murmex "il papato eclissato è un luogo teologico"?
però le ricordo che prooprio la Madonna a La Salette predisse:
"La Chiesa sarà eclissata". Pare che ora ci siamo (a questa stazione della Via Crucis...)
dx
Ho risposto in questi termini:
Il 'luogo teologico' del papato eclissato sembra confliggere con la sua stessa divina istituzione. E comunque l'eclissi, è attenuazione, non scomparsa (viene in mente "la Chiesa ridotta alla visibilità di un falcetto di luna" di Sant'Ambrogio).
Non tutti gli Americani immigranti di Europa condividono il simbolismo della Statua di Libertà a New York; infatti molti Cattolici la rigettano totalmente...sono venuti perché sono stati poverissimi, non perché sono toccati dagli errori di massoneria..
Ma molti piemontese emigranti a Argentina nella epoca del Papa di Bergoglio erano comuniste, e hanno lasciato Piemonte perché Piemonte ha rigettato comunismo...
Infatti nella biografia di Bergoglio, si trova che egli come giovane legevva la giornale communista ogni settimana e che la sua famiglia ospitava ogni settimana il ex-capo del partito socialista-communista
Osservatore
Cara Mic,
Lei ha il testo che parla della Chiesa ridotta alla visibilità di un falcetto di luna" di Sant'Ambrogio? Può pubblicare per noi?
per Gederson
Cito padre Manelli, che a sua volta cita S. Ambrogio e il cardinale Biffi:
http://chiesaepostconcilio.blogspot.it/2014/01/stefano-m-manelli-fi-il-summorum.html
Tra questi Padri della Chiesa, sant'Ambrogio, nel suo Esamerone, scrive così: "La Chiesa, come la luna, ha frequenti i suoi smarrimenti e le sue rinascite, ma proprio in virtù dei suoi smarrimenti crebbe e meritò di ampliarsi... Rifulge la Chiesa non di luce propria ma della luce di Cristo e trae il suo splendore dal Sole di giustizia" (IV, 32).
Parlare dell'immagine e della realtà della "luna" applicata alla Chiesa è certo cosa sconosciuta alla cristianità moderna e potrebbe suonar forse irriverente agli orecchi di chi ad essa guarda come alla luce suprema che illumina il mondo. Ma il santo Vescovo di Milano con la sua penetrante e sorprendente parola aiuta a conoscere più in profondità il mistero ecclesiale.
Due considerazioni occorre trarre dal pensiero ambrosiano. La Chiesa non brilla di luce propria ma, come la luna, riverbera gli splendori del Signore Crocifisso e risorto. Una Chiesa che non propagasse più la luce del suo Fondatore non sarebbe più la "sua" Chiesa, ma altro. La "lunaticità" della Chiesa, espressione adoperata dal Card. Biffi, non deve sorprendere.
Ancora sant'Ambrogio di Milano, con la sua intelligenza chiara e amorosa, scrive che la Chiesa è "ex maculatis immaculata", è senza macchia, ma fatta da uomini peccatori: essa, che non è mai senza peccatori , è sempre in se stessa senza peccati. Nella sua compagine umana dunque essa non può non essere "lunatica" poiché riflette la fragilità e la debolezza dell'umanità decaduta in cammino verso il regno dei Cieli.
"La 'lunaticità' della Chiesa" scrive appunto il Cardinale Giacomo Biffi "si manifesta soprattutto nelle continue oscillazioni davanti a noi della sua luminosità. Come la luna, anch'essa è in sé sempre allo stesso modo `rivestita di sole', ma non allo stesso modo appare al nostro sguardo. Arrivano momenti in cui il fulgore è sottile come una lama e basta appena a indicare una presenza, e momenti in cui ogni luce pare addirittura inghiottita dalla notte: c'è un'ora delle tenebre, anche se non c'è una loro vittoria definitiva"[62].
Avviso ai naviganti, che insistono:
Non pubblico interventi che parlano di cose più grandi di me...
@ mic
Sbaglio di lettura mio. Ho letto il condizionale come futuro, forse perchè il condizionale italiano è molto simile al futuro portoghese. Sorry.
Poiche' mi e' stato gentilmente concesso l'onore di una riedizione e in ottima compagnia, ringraziando Mic e tutti gli intervenuti, mi permetto di riproporre alcune considerazioni. Sono emersi temi fondamentali e nello stesso tempo difficili. Come trovare un "metodo" che ci consenta di elaborare con chiarezza una linea d'azione? Giuste o sbagliate che siano, avanzo qui delle proposte da discutere.
1. Mi sembra che ci siano due questioni che creano enorme confusione e tarpano le ali: quella del Papa emerito e della legittimita' dell'elezione del regnante. 1.1 Papa "emerito" o problema dei due Papi, uno attivo e uno contemplativo, legittimita' delle dimissioni di JR etc. Propongo di dimenticare l'esistenza di JR: ha fatto il gran rifiuto, lasciamolo a Mozart e ai suoi amati studi. Parce sepulto. Scusate se posso sembrare irriverente, ma bisogna dare un taglio. Tutte le questioni che vengono ora sollevate a suo proposito (vedi sopra) sono di lana caprina, non portano da nessuna parte, fanno solo perdere tempo. E' giusto, ma in sede di giudizio storico, ricordare la parte positiva del suo pontificato, ma senza dimenticare quella negativa, che pure c'e' stata.
1.2 L'altra questione che a mio avviso crea un gran polverone senza poter portare a sbocchi positivi e' quella della regolarita' o meno dell'elezione di Bergoglio. Sono questioni nelle quali noi laici possiamo solo perderci. Propongo pertanto di lasciar perdere e di concentrarci sulle cose fattibili e positive. Che si riducono attualmente a rispondere all'appello del card. Burke: prepararsi per appoggiare la parte buona della Gerarchia nella battaglia d'Ottobre al Sinodo sulla famiglia. Allora: 2. Il nostro compito, a parte le preghiere di riparazione e simili iniziative di carattere strettamente religioso, e' soprattutto quello di continuare, per quanto sta alle nostre capacita', nel denunciare gli errori circolanti e dominanti, con iniziative non solo strettamente letterarie, cioe' culturali, ma anche di tipo pubblico, sempre legale e legittimo si intende, quali le manifestazioni autorizzate. Continuiamo nella nostra battaglia, senza timore di cadere nel sedevacantismo o di dover entrare in scisma con la Gerarchia attuale. Per il sedevacantismo (2.1) concordo con chi sostiene che nessun fedele ha l'autorita' per dichiarare vacante la Sede, anche nel caso il Papa malauguratamente professi degli errori nella sua pastorale. Per aversi la vacanza della Sede, il Papa dovrebbe esser dichiarato eretico in senso formale, convinto cioe' del peccato di eresia, di voler intenzionalmente distruggere la Chiesa con il professare certi errori sulle verita' di fede. Questo giudizio non spetta a noi, ma caso mai ad un altro Papa (condanna postuma) o ad un Concilio ecumenico. NOi, ed e' gia' molto, dobbiamo far rilevare le cattive dottrine infiltratesi, che possono esser in odore di eresia o costituire eresia ma solo in senso materiale, cioe' dal punto di vista del loro contenuto, non dell'intenzione del loro proponente, che ci resta preclusa. Infine, e chiudo scusandomi per la lunghezza, 2.2 : non dobbiamo "dissotterrare l'anatema", ossia uscire dalla Chiesa o dichiarare scismatico il Papa. NOn siamo competenti per questo e non ci si chiede tanto. Guardiamo sempre all'esempio di sant'Atanasio: fu scomunicato ben due volte e perseguitato da un Papa pastoralmente succube dell'errore ariano. Non divenne sedevacantista ne' lancio' anatemi contro la Prima Sedes: continuo' la lotta contro l'errore e alla fine vinse, con l'aiuto di Dio.
la Chiesa come la luna...
forse a questa similitudine si possono riferire quelle parole di Gesù circa la grande tribolazione:
"il sole si oscurerà
e la luna non darà più il suo splendore..."
Mc 13,24
Grazie Paolo,
il mio rimando ad Atanasio non aveva convinto murmex in una precedente occasione; ma in conclusione del tuo discorso chiaro e netto, penso sia efficace per noi tutti.
Dobbiamo guardare in faccia la realtà senza perdere la rotta, armati di fiducia e buona volontà: preghiera e impegno (usando i talenti ma senza confusione di ruoli) in ogni occasione possibile, opportune et importune.
Oggi, ripensando agli ultimi eventi mi è venuto un pensiero inquietante: poteri politici e chiesa deviata uniti in questo terrificante progetto: una nuova società costruita sul modello di un rito satanico, di una messa nera.
Da quanto ne so gli elementi essenziali di quel rito sono la depravazione sessuale, il sacrificio di bestie o – meglio – di umani, la profanazione dell'Ostia consacrata.
È esattamente quello che si sta imponendo nella società:
Il sacrificio di innocenti. Milioni e milioni, uccisi già nel grembo delle loro madri, e la cultura di morte avanza in settori sempre più ampi;
la depravazione sessuale, imposta fin dalla più tenera età, ipotizzata e da sperimentare negli asili e nella scuole, attraverso programmi ministeriali di “educazione” sessuale ed imposta come modello per la quale gli stati devono garantirne la legittimazione;
la profanazione dell'Ostia Consacrata, il culmine del disprezzo di Dio, perpetuata nella banalizzazione, nella profanazione delle messe cattoliche, nel sacrilegio di chi vuole darla a tutti, indipendentemente dallo stato dell'anima (vedi le profanozioni ultime di Manila, l'insistere nel volerla dare ai divorziati riaccompaganti).Ha ragione Gnocchi: Satana vuole arrivare lì. Il suo culto non sarà completo finché il Sacramento non sarà del tutto profanato e dissacrato. E qui è il lavoro specifico di chi sta dentro la Chiesa.
Lucis
Da "Repubblica" 30 gennaio 2015.
I GESUITI LANCIANO IL TOUR MULTIRELIGIOSO.
Gli studenti delle scuole medie e superiori di Roma e di cinque altre citta' vengono condotti a visitare vari centri delle diverse religioni presenti sul territorio. Il tutto organizzato dal Centro Astalli (la sede italiana del servizio dei Gesuiti per i rifugiati ). Finora sono stati coinvolti 7.648 studenti,358 classi, 92 istituti. Liceo Tullio Levi Civita di Roma:
"Gli studenti del primo anno incontrano un testimone della chiesa ortodossa russa. Le seconde ricevono un musulmano e si recano alla grande moschea. Le terze ospitano un buddista di tradizione zen giapponese. Le quarte ospitano una testimone indu', oppure ricevono un pastore luterano o valdese. Le quinte incontrano un rifugiato politico. Infine visita al cimitero cattolico Di Roma." Tra
gli accompagnatori, il docente di
religione.
La non demonizzazione di chi crede diversamente e' ovvia al giorno d'oggi. Ma di fatto un'iniziativa
di questo genere e' il trionfo del buonismo interreligioso: preadolescenti e adolescenti quasi completamente privi di conoscenze dottrinali e con un'esperienza religiosa per lo piu' (molto blanda, saranno automaticamente portati a pensare che tutto fa brodo ( anzi minestrone ). Come salvaguardare il concetto centrale e ineliminabile del Cattolicesimo, quello della unicita' di Gesu' Cristo, uomo-Dio, da cui l'"extra Ecclesiam nulla salus" ? E' di fatto un invito al latitudinariso, organizzato per iniziativa gesuitica.
La mia personale risposta e' che deve essere formata una élite di educatori non solo cattolici intimamente convinti, ma anche tanto profondi nella conoscenza della teologia cattolica, quanto capaci di far cogliere le differenze rispetto alle altre religioni. Degli educatori all'ennesima potenza.
Comunque la linea scelta da quei Gesuiti da' da pensare.
Infine visita al cimitero cattolico Di Roma.
Come vedono i gesuiti la Chiesa: un campo di morti. E avranno ragione, se si lascia fare a Bergoglio.
Fin dall'ultimo anno di liceo ( 1967 ) mi resi conto che il Cattolicesimo sarebbe entrato in una crisi culturale gravissima. Da allora studio teologia, apologetica, fenomenologia delle religioni non cristiane perche' ritengo necessario ANCHE UN approccio critico per levare le pietre d'inciampo. Pero' al centro di tutto c'e' Gesu' Cristo: nelle
mie letture non ho mai incontrato un personaggio cosi'. Lo sento, lo percepisco davvero come unico. L'esperienza potrebbe essere resa dal paradosso di Dostojewskij: "Se dovessi scegliere fra Cristo e la
verita' sceglierei Cristo".
L'iniziativa interreligiosa di quei Gesuiti puo' contenere qualche
elemento valido se la figura di
Gesu' Cristo e' presentata in tutta
la sua straordinaria compresenza di umile e sublime, tenerezza e maestosita', croce e gloria. Quando ascolto il corale della "Passione secondo san Matteo" di Bach "O Haupt voll Blut und Wunden" penso:
troppo bello, troppo sublime ed
umile per essere falso. Pasolini, a cui dobbiamo il piu' bel film evangelico mai girato, udo' quella musica con colonna sonora. Ho letto che, da ateo pensoso, tramite la
veggente Angela Volpini frequento' il mistico frate Ave Maria. Credo che il film "La passione secondo san Matteo" gli abbia meritato la salvezza.
Sono uscita lasciando il mio commento, ancora non pubblicato. Tornando l’ho trovato amplificato e il mio cuore si è fatto piccolissimo. L’avevo scritto dopo essermi proposta di non scrivere più, almeno per un po’, e di limitare fortemente i tempi troppo lunghi che impiego per leggere, leggere e leggere. Fatico a capire cosa vuole il Signore da me. La mia miseria spirituale e di conoscenza è enorme. E ogni parola pronunciata è come una pietra lanciata nell’acqua piatta di un lago. Si espande in tanti cerchi. Nel bene. Ma anche nel male. Mi sarebbe bastato il silenzio, l’indifferenza come segno per tacere. Più ancora, rabbia o sofferenza, per avere toccato quel papa emerito, che rappresenta il conforto, comprensibilissimo, di tanti.
Ma va bene così, Mic :)
Cercherò di rispondere a murmex, che sento molto vicina, compresi i tormenti e le domande coraggiose che pone, quelle che scuotono dalle radici.
Non lo so. Non so se se uno schiaffo salutare sia un “male” che non può essere atttribuito a Dio. Dio è padre. E un padre, alle volte, deve ricorrere ad un sonoro schiaffone per tentare di portare il figlio sulla retta via. Sulla via del bene. Suo (del figlio). Ed allora uno schiaffo è un bene o un male ? Gesù non esitò a scaraventare i banchetti delle mercanzie nel tempio, non esitò a proferire parole come “figli del demonio” razza di vipere” ecc. Per richiamare l’attenzione. Per guarire, Per convertire. Ancora prima: fu “ male” l’annientamento di Sodoma e Gomorra, il diluvio, la morte dei primogeniti in Egitto ecc. ? Non lo so, murmex. Ma se lo schiaffo di cui parliamo è male (e non ne sono certa), va anche bene che non viene da Dio, va bene che Dio lo ha permesso. La sostanza non cambia. Da ogni male che Dio consente, può essere tratto un bene. Ed è per questo che Dio lo consente.
Sul sedevacantismo posso dirti che quella è la strada razionalmente più piana, più lineare, più semplice, quella da cui sono tentata. Ma non sempre ciò che è più lineare e semplice è anche vero. Il mio cucchiaio non riesce a cogliere il mare delle Sue vie. Credo che sia difficilissimo, anche per i più esperti e per quelli che sono i suoi ministri fedeli. Figuriamoci per me. Non lo so. Può essere che la sede sia vacante. Magari anche per un inciampo formale, messo lì dalla Provvidenza (ho già scritto, al riguardo, che le ipotesi sull’invalidità non mi paiono per niente manifestamene infondate). Ma non credo che, per noi, ultimi, la questione si sposti tanto. Papa vero e inflitto, dimezzato, eclissato, antipapa …Non possiamo dichiarare alcunchè. Possiamo ragionare. Indicare. Ma alla fine, ciò che conta davvero per noi (parliamo pure di tutto, qualcuno magari troverà utile quello che scrivamo) è non perdersi nei cavilli. Conta unire le nostre voci a quelle di chi grida nel deserto a difesa dell’unico Dio, della Verità. A difesa di ogni anima possibile e raggiungibile. Il pericolo del sedevacantismo c’è ed è il pericolo dell’anarchia centrifuga. Tana, liberi tutti. Vincolati, per carità da un magistero di sempre. Da parole scritte nel passato. Che però si svincolerebbero completamente da ogni principio gerarchico. Da qualsiasi concetto di “centro”, fondamento. Vivente. Ognuno farebbe da sé. Come per i protestanti. Sola scriptura. Non parliamo dei sacramenti, di cui ignoro la possibilità di attuale impartizione, secondo i sedevacantisti. Il che non significa che ritengo falsa quella tesi (la prova potrebbe essere così dura da privarci dei sacramenti e precipitarci in un caos terribile). Significa che non mi ritengo all’altezza di discernere su una questione simile, che, pure, ritengo debba essere discussa.
Anna (continua)
Sullo scisma, no. Nessuno può scindersi da se stesso. Così la Chiesa, che è ancorata al pontificato, a Roma. Concordo con te. Al massimo si può rischiare di subire una scomunica (formale ma non necessariamente materiale, mi augurerei una reale scomunica per me: preferirei sbagliarmi, percorrerei chilometri in ginocchio per rientrare nella Chiesa, piuttosto che vederci bene, dato quello che mi tocca vedere ), come Atanasio, come ci ricorda, giustamente, Paolo Pasqualucci.
Sul " Papato eclissato " non so dirti se sia un luogo teologico. Ma le riflessioni di S. Ambrogio e del cardinale Biffi che Mic ha riportato sono chiare e commuoventi. Penso a quel Simone, su cui ha fondato la Sua Chiesa. Che lo ha rinnegato, prima, che ha “toppato” nel magistero, poi, e che stava per allontanarsi dalla sua croce alla fine. Sì, credo proprio che la Sua Chiesa sia come la luna. Risplende, ma di luce, non propria, riflessa. E può eclissarsi, restano sempre lì dov’è, per grazia del Signore, non per merito di uomo, perché nessuno possa trarne vanto.
Sull’anatema da dissotterrare è chiaro che non tocca a noi. Ma a chi ha la competenza, da singolo (vescovo ?) in unione con altri (concilio ?), secondo il magistero della Chiesa (che non conosco), adesso o nel futuro (prossimo papa ?). Mi sembra importante che questo anatema venga portato, già ora, dentro il cuore, chiaro alla mente, da chi è investito di responsabilità. Come e quando sarà da dichiararsi, se lo è, lo riponiamo nello Spirito, quello vero, quello Santo. Confidiamo.
Anna
@ Luís Luiz
Tu parli di “correzione attiva” delle ambiguità del CVII. Io credo che l’interpretazione contra legem, non ha senso e non ha utilità. L’interpretazione ha dei limiti e quei limiti stanno nelle parole usate, nel loro significato, e nello scopo prefissatosi dal legislatore. Certo si può anche sostenere che le parole hanno un significato opposto a quello che hanno, che storicamente e anche sistematicamente lo scopo e la funzione, nel sistema, sono opposti a quello che emerge storicamente e sistematicamente. Si può sostenere che le pietre non sono pietre, che due più due fa cinque ecc. ma non mi pare che sia una strada utilmente percorribile, dato che la ragione ci è stata data, a somiglianza del Logos, per consentirci (accogliendo la sua grazia) di riconoscere e rimanere ancorati a Lui.
Anna
"Dal link: rapporto eurispes sui consensi che ha Bergoglio.
Si deduce che i cattolici veri sono circa il 10 per cento. Curiosamente i "fan" del Papa non sono cattolici...!
Riguardo la popolarità di Papa Francesco , sul Radio Maria, Padre Livio, ieri, commentava un articolo che parlava del Papa come "il leader più amato del mondo". Padre Livio dopo l'elenco dei fans di Papa Francesco: "a parte di un numero piccolo ma rumoroso gruppo di pseudo- intellettuali che vogliono dare lezioni al Papa" poi incredibilmente aggiungeva "Papa Francesco ha tirato fuori la Chiesa da una situazione molto difficili"
'Cosa? Come?
Ecco: quite atonishing in every sense - as it is simply not true ...there is more confusion than ever with this Pontificate..
O yessir - dear Padre Livio , perhaps you need a holiday-break...being saturated in the Francis effect is not good for one's health and mind....
Cari amici - Che Dio vi benedica tutti e anche il Papa e Padre Livio! (poor man is so blind)
M.
" La preghiera e' l'effusione del nostro cuore in quello di Dio .." - Padre Pio da Pietrelcina
Oggi, dalle ore 10:oo a.m. fino alle ore 04:oo si puo'
consolare il Ns.Salvatore in questa parrocchia con
la guida del parroco . Santo giorno a tutti . Cogliamo le occasioni di riparazione che la Vergine Maria ci manda. Ave Maria
http://www.parrocchiasanmichele.eu/
@ Anna
Un esempio chiaro come il sole di correzione attiva di una amibiguità conciliare è quella fatta dal cardinale Ratzinger sul famoso "subsistit", nel non meno famoso documento della CDF contro Leonardo Boff. Ovviamente, questa correzione delle ambiguità va fatta dalla più alta autorità della Chiesa. Come ricorda Michael Jones, è sempre stato così nella storia della Chiesa, e i concili e le definizioni papali esistono proprio per risolvere questi problemi.
Grazie mic . purtroppo in questa fase so proporre solo dubbi .Il mio carattere emotivo mi porta , per contrasto , a cercare di razionalizzare , di inquadrare la realtà , e ora mi pare che ci siano contraddizioni irrisolvibili . Forse veramente l'unica strada è quella sottesa , mi pare , all'intervento del prof. Pasqualucci e di altri : tenerci stretti alla dottrina di sempre , al Magistero perenne ,divulgarlo e sostenerlo senza porci troppi perchè .Quello che mi crea dolore e talora anche rabbia (ma sono migliorata in questo senso , le litanie del Sacro Cuore ci inducono a richiedere per noi la Sua mitezza )è il fatto che l'opera di ammonimento e di incoraggiamento al bene delle persone a noi vicine e care è resa molto più difficile Per quanto riguarda lo schiaffo : volevo solo dire che mi ripugna pensare a Gesù che schiaffeggia la sua sposa , la Chiesa.Certo a tutti noi , singoli membri , ci può ben schiaffeggiare , e di questo ringraziamolo . Vuol dire , mi pare secondo S Luigi di Montfort , che ci considera suoi figli legittimi , degni di essere corretti .
Cara murmex,
La potatura per dar più frutto?
A PROPOSITO DEL SEDEVACANTISMO, segnalo (per chi non lo conoscesse) un numero speciale de "La Tradizione Cattolica", rivista ufficiale (trimestrale) della FSSPX in Italia, dedicato espressamente alla confutazione di quest'errore, da mons. Lefebvre sempre condannato senza mezzi termini. Si tratta del numero: Nuova Serie - Anno XIV - n. 1 (52) - 2003, pp. 62. L'argomento e' diviso in due parti: I. Che cos'e' il sedevacantismo; II. Una falsa soluzione. La rivista e' reperibile in rete sul sito: www.sanpiox.it. Si tratta di uno studio molto accurato e ben fatto. Personalmente, mi ha permesso di capire tutte le implicazioni negative del fenomeno.
Grazie Paolo,
questa segnalazione mi ha indotta a trovare due articoli pertinenti, che pure converrà tener presenti per un'opportuna sintesi...
http://chiesaepostconcilio.blogspot.it/2013/06/don-j-gleize-si-puo-parlare-di-una-roma.html
http://chiesaepostconcilio.blogspot.it/2012/05/puo-sussistere-la-chiesa-senza-papa-in.html
Cito qui la nota 31. di un interessante ampio testo di don Gleize. Sto lavorando per pubblicarlo.
[31] Cfr. la Conferenza tenuta ad Ecône il 5 ottobre 1978: «Che bisogna fare? Dobbiamo forse concludere che, se il Papa insegna qualcosa di contrario alla fede che ci è stata sempre insegnata, allora questo Papa sarebbe eretico? È possibile, io non lo so. […] Allora si cade nell’ipotesi, nelle diverse ipotesi teologiche, e la cosa si fa assai difficile. D’altra parte, il Papa ha aderito ad un’eresia formale o ha semplicemente, per così dire, dato all’eresia la possibilità di diffondersi? Si tratta di due cose diverse, non vi pare? Tutto ciò è assai difficile, assai delicato. […] Di fronte alle difficoltà sollevate da tutti questi problemi, confesso che non oso risolverli ricorrendo a dei princìpi, risolverli con tutte queste teorie, queste ipotesi, queste possibilità, in modo assoluto. Non mi sento in grado di farlo, perché non conosco abbastanza tutto ciò che il Papa ha fatto. Non conosco le influenze che ha dovuto subire. Non conosco con esattezza, perché, dopo tutto, non mi trovo nelle stanze del Vaticano. Di tutti questi problemi, di tutte le circostanze legate ad essi, non abbiamo una visione abbastanza chiara per poter giungere ad una soluzione certa. […] Direi, d’altra parte, che ciò non ha molta influenza sulla nostra condotta pratica. Per quale motivo? Perché noi rigettiamo fermamente, coraggiosamente, tutto ciò che è contro la fede. Non c’è nient’altro da fare. Senza sapere da dove proviene tutto ciò, senza conoscerne il colpevole, lasciando a Dio il compito di giudicare il colpevole, se si tratta di questo o di quello». Inoltre mons. Lefebvre scrisse al padre Guérard de Lauriers, uno dei principali «fondatori» del sedevacantismo: «Se Lei ha la certezza che Paolo VI sia giuridicamente decaduto, capisco la logica che ne consegue. Ma personalmente ho un forte dubbio e non una certezza assoluta. Dal punto di vista pratico, la mia condotta si fonda non sull’inesistenza del Papa, ma sulla difesa della mia fede cattolica. Lei invece crede in coscienza di doversi basare su questo principio, che purtroppo è fonte di turbamento e di violente divisioni, tutte cose che io vorrei evitare».
Cara Mic, grazie per le tue segnalazioni. Sarebbe davvero ottima cosa pubblicare il testo di P. Gleize. Gia' che siamo in tema di raccolta ed organizzazione delle fonti per condurre nel modo migliore la "buona battaglia", ne approfitto per segnalare (a chi non la conoscesse) un'utilissima raccolta delle fonti piu' importanti del Magistero sulla dottrina del matrimonio, che oggi e' diventata il campo di battaglia che sappiamo.
Si tratto di un volumetto edito dalla FSSPX, nella collana 'Contemplata aliis tradere' - Editrice Ichthys, n. 8, intitolato: "Il Matrimonio nel pensiero dei Papi Pio XI e Pio XII". Il libro costa Euro 4 e si puo' ordinare on line sul sito www.sanpiox.it. Esso raccoglie: 1. L'enciclica "Casti Connubi" di Pio XI; 2. L'importante "Discorso alle ostetriche" di Pio XII, del 1951; 3. il suo discorso sulla "Predilezione della Chiesa per le famiglie numerose", del 1958 [oggi particolarmente attuale, direi]; 4. In appendice, un articolo sulla "Contraccezione", ripreso da 'si' si' no no', del settembre 1997. C'e' un materiale piu' che abbondante per prepararsi a dovere sulla dottrina di sempre.
Secondo me, per procedere con metodo, solo dopo aver fatto su di essa i propri fondamenti, si puo' passare all'enciclica di Giovanni Paolo II sulla famiglia. Di mezzo pero' c'e' il Concilio, con l'art. 48.2 della Gaudium et Spes che, secondo diversi interpreti, avrebbe introdotto una nota negativa, mettendo sullo stesso piano il fine primario (procreativo) e quello secondario (perfezionamento reciproco degli sposi), oscurando in tal modo la distinzione gerarchica del passato tra i due fini. Si sarebbe trattato di un caso classico di "errore piccolo all'inizio [una sfumatura] ma poi grande alla fine", per le ampie conseguenze cui avrebbe portato.
Cara Mic,
Grazie per il testo di Sant'Ambrogio.
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