Ѐ possibile che un filosofo cattolico sia trascurato, e talvolta osteggiato, proprio per la sua grandezza? Ѐ possibile, anzi è accaduto e accade per Padre Cornelio Fabro. Naturalmente, per lo stesso motivo, ci sono i suoi estimatori, come Giovanni Turco che ha appena dato alle stampe il libro “Razionalità e responsabilità. Il pensiero giuridico-politico di Cornelio Fabro” (Studium), oppure i Padri dell’Istituto del Verbo Incarnato che ripubblicano l’intera opera di Fabro all’interno del “Progetto culturale Cornelio Fabro”. In generale però viene trascurato dalla cultura alla moda, proprio perché grande. Grande nel senso che ha ricondotto tutti i problemi alla loro matrice teoretica, tutti i nodi al nodo primario e concettuale di fondo, tutti gli errori ad un errore primordiale. Fabro è andato fino in fondo, o, meglio, fino alle origini degli errori moderni ribadendo l’origine delle verità filosofiche di fondo a cui bisogna attenersi. Un pensiero senza sconti, in altre parole, un rigore senza sbavature, una coerenza che induce ad un esame di coscienza teoretico impietoso. Questa è la sua grandezza e perciò il suo pensiero disturba, perché mette con le spalle al muro.
Circa la modernità Fabro è radicale: o si è realisti o si è idealisti. Anche solo anteporre la gnoseologia all’ontologia è già idealismo e siccome la filosofia moderna afferma l’essere di coscienza e non la coscienza dell’essere l’esito immanentistico è già implicito in questo primo passo. Nasce qui il famoso concetto fabriano del “principio di immanenza”. Se all’origine c’è la coscienza – come accade con il dubbio cartesiano – , essa non può che essere una coscienza vuota, una coscienza di nulla. Il reale sarebbe una sua invenzione e tutto sarebbe ideologia.
Già in questo primo passo della filosofia moderna c’è l’espulsione di Dio dalla realtà, o ateismo, tema su cui Fabro ha scritto pagine memorabili, sempre nell’intento di ricondurlo al problema teoretico originario. Se manca la trascendenza dell’essere rispetto al pensiero, ogni altra trascendenza è compromessa fin dal principio.
Oggi ciò che conta è il risultato conseguito tramite la prassi. La cosa è spiegabile con l’assunto moderno della priorità della coscienza. Intanto va osservato – e su ciò convergono molti pensatori ben oltre Fabro – che tale priorità della coscienza è un assunto indimostrato. Come tale esso è frutto della volontà, si tratta di una pura posizione volontarista. Ѐ l’io che vuole essere libero di una libertà assoluta negando il limite, ossia collocando tutto dentro le posizioni della sua coscienza. Da qui il primato della prassi, del porre, che diventa l’elemento primario. Se l’io si autopone, e se da questa autoposizione dipende tutto il resto, la prassi coincide con la verità. Ѐ di grande interesse questa coincidenza tra razionalismo (il porre la coscienza come primaria) e il volontarismo (porre la verità proprio in questo porre). Ѐ interessante perché fa capire che l’atto rivoluzionario di tipo nichilista – negare la realtà e il presente come negazione del limite posto alla coscienza – , è consono alla modernità, la cui centralità della prassi non comporta costruzione ma distruzione. Nella postmodernità scompare la realtà e l’uomo è ciò che egli vuole.
Il processo di secolarizzazione era già virtualmente contenuto nei primi passi della filosofia moderna e non c’è da stupirsi che esso non possa distinguersi dal secolarismo, ossia dalla negazione del soprannaturale. La fede è fatta coincidere (per esempio da Lutero) con l’atto di fede soggettivo a cui non interessa Cristo in sé ma solo Cristo per me. Il principio di immanenza comporta che sia l’uomo a salvare se stesso.
Cornelio Fabro, come bene spiega Giovanni Turco, denuncia il progetto gnostico della modernità. Il pensiero moderno è come una grande Gnosi, la pretesa di riplasmare la realtà, l’insofferenza al reale e al limite, la salvezza come prodotta da noi stessi, la sostituzione della verità con l’ideologia. Un enorme progetto totalitario. Molto opportunamente Cornelio Fabro afferma che la negazione del peccato originale – “l’impedimento più grave per la formazione dell’uomo a dignità e libertà” – è al centro del pensiero moderno. Tolto il peccato originale è tolto il limite e l’uomo può partire dalla conoscenza per riplasmare la realtà a sua immagine e somiglianza, può diventare egli stesso Dio.
Di notevole interesse, in questo 500mo anniversario della Riforma protestante, quanto Cornelio Fabro afferma circa l’importanza del Luteranesimo a far prendere alla modernità questa piega gnostica. I frutti filosofici maturi del protestantesimo si hanno con Hegel, che alla realtà e alla verità sostituisce il sistema. La riplasmazione della realtà a partire dalla libertà indifferente del soggetto è così completa e alla realtà è sostituita definitivamente l’ideologia.
Oggi la morale, il diritto e la politica sono attori di male non solo per cause contingenti. Fabro, come si diceva, riconduce il discorso ai fondamenti ed è in questo rigore che sta la sua grandezza. L’agire non sta senza l’essere, la politica e il diritto richiedono la conoscenza di ciò che è e che è dovuto e non possono quindi stare senza la conoscenza realistica di come stanno le cose. La grandezza ingombrante di Fabro sta nel porre continuamene il problema del fondamento. Se questo fondamento è indicato nell’etsi Deus non daretur (come se Dio non fosse) in realtà non può esserci fondamento alcuno.
Stefano Fontana - Fonte
Giovanni Turco, “Razionalità e responsabilità. Il pensiero giuridico-politico di Cornelio Fabro”, Ed. Studium, 2016, pp.264
10 commenti:
Esami di maturità. Quante materia sono insegnate all'interno della scuola con questo taglio gnostico. Gli insegnanti stessi, a volte, sono inconsapevoli di quello che dicono e delle scelte che fanno. Gli insegnanti di filosofia poi, nelle classi superiori,della loro libertà di insegnamento fanno libertà di censura a gran parte dei filosofi realisti, San Tommaso ad esempio, che non rientrano nella vulgata gnostico- idealistica. Cioè quella senza colpa nè peccato.
Esami di maturità. Quante materia sono insegnate all'interno della scuola con questo taglio gnostico. Gli insegnanti stessi, a volte, sono inconsapevoli di quello che dicono e delle scelte che fanno. Gli insegnanti di filosofia poi, nelle classi superiori,della loro libertà di insegnamento fanno libertà di censura a gran parte dei filosofi realisti, San Tommaso ad esempio, che non rientrano nella vulgata gnostico- idealistica. Cioè quella senza colpa nè peccato.
Segnalo la ristampa recente del bellissimo libro di Fabro Introduzione a San Tommaso. La metafisica tomista e il pensiero moderno
http://www.corneliofabro.org/documento.asp?ID=1613
OT. Bergoglio glorifica Don Milani, prete ebreo omosessuale :
http://www.maurizioblondet.it/dallucraina-berlino-avanza-lo-totalitario-del-kulandro/
Dal link a Blondet:
... El Papa ha scelto proprio questo momento – l’avanzata del totalitarismo sodomitico – per riglorificarlo.
Pensate che sia un caso? Una coincidenza? Che Bergoglio sia mal consigliato? Ma niente affatto. Subito la Fedeli, quella ministra ignorante messa a guidare la “scuola” al solo scopo di imporre la teoria gender, “raccoglie con soddisfazione «l’invito di Papa Bergoglio: ricorderemo don Milani e lo renderemo protagonista di una memoria attiva», prendendolo a modello del «vero educatore appassionato di una scuola aperta ed inclusiva» (clicca qui).
Insomma bisogna dar ragione alla Frezza. Con Bergoglio “ si è finalmente realizzata la collaborazione piena e manifesta tra super-stato e neo-chiesa nel promuovere anche questo punto estremo dell’agenda sovranazionale partorita dalle élite mondialiste. Dopo l’adesione ad ambientalismo, immigrazionismo, salutismo sessuale e riproduttivo, femminismo e omosessualismo, l’ambíto traguardo dell’abolizione della cristianità richiede che sia derubricato l’abominio pedofilia anche presso i sacri palazzi e a beneficio dei residenti”.
“Il katechon si è tramutato in volano di ogni perversione dell’ordine naturale”. El Papa allinea la chiesa gerarchica nel nuovo ordine del vizio e dell’arbitrio totale, ancora una volta : obbligatorio. Non siete, non siamo liberi di opporci. E nemmeno di sapere la verità.
Da tempo ho intuito che una buona parte della cultura rabbinica , dopo la conversione di San Paolo e la diffusione del Cristianesimo, abbia dato vita alle diverse correnti della gnosi, con lo scopo di creare delle sette contrapposte alla Chiesa. Di esse parla Gesù nell'Apocalisse, riferendosi alla sinagoga di Satana. Queste conoscenze gnostiche e cabalistiche si diffusero in Occidente dopo la caduta di Costantinopoli, e la conseguente accoglienza degli ebrei "profughi" dall'Impero d'Oriente. Insieme all'Umanesimo esse crearono una corrosione carsica nel pensiero occidentale, fermo alle dispute della scolastica, divenute , purtroppo, piuttosto ripetitive e cavillose. 1) Lutero, provò ad avere un confronto con i rabbini del suo tempo, ma reagì come Maometto dopo la predicazione agli Ebrei, trasformando la sua ammirazione in odio profondo per l'umiliazione patita. Lutero aveva intuito di aver qualcosa in comune coi rabbini ebrei, il superamento del trascendente, attraverso l'assolutizzazione dell'immanente. 2) Kant è un pietista, protestante, quindi è facile per lui superare le aporie del pensiero cartesiano ponendo la coscienza a fondamento della realtà relegando il problema della verità dell'Essere nell'inconoscibile cosa in sé. A mio avviso essi furono i padri della modernità che allontanarono la ricerca dell'uomo da Dio e la spostano sull'uomo, sulla coscienza che crea l'essere. Spero di avere ulteriori contributi per ampliare questa mia intuizione o la correzione degli errori.
Fabbro critica il pensiero moderno partendo dall'affermazione heideggeriana dell'oblio dell'essere. I grandi filosofi come Platone ed Aristotele spiegarono l'essere con l'essenza e da lì proviene la dimenticanza del fondamento, fino ad Hegel, che lo risolse nel divenire. Così si spiega l'ateismo positivo dei moderni.
Fabro viene molte volte identificato come un filosofo tomista, ma in realtà lui fu un tommasiano, in quanto per alcuni punti, come la questione della partecipazione, si appoggiò su S. Tommaso d'Aquino, tuttavia si accordò con Suarez per la dottrina dell'analogia, opponendosi al Gaetano, fra altri. Sembra che qui si trova la forte reticenza dei tomisti attuali a recepire il nostro. Lui criticò la decadenza della filosofia tomista rinascimentale a l'incapacità di rispondere a domande essenziali sull'essere. Tuttavia, Fabro non fece alcun studio estenso sulla scolastica del periodo citato, tranne quello su Suárez.
Purtroppo l'Istituto del Verbo Incarnato tiene Fabro come maestro e leggono l'Aquinate alla sua luce. Hanno il merito di pubblicare le sue opere. Punto.
È diffile risolvere la diatriba fra una filosofia teoretica e una storica, perché la prima ragiona sui significati ultimi dei concetti, perciò si può mettere in discussione con i moderni; mentre la seconda tende a contestualizzare questi concetti, e capita molte volte che non sa cosa rispondere ai moderni. Certo tutte e due considerano pure gli aspetti dell'altra parte.
Fabro dunque era fra quelli del pro gruppo.
# La negazione del peccato originale al centro del pensiero moderno, che non crede più nei fatti
Questo importante contributo del prof. Turco ripropone giustamente la critica di Fabro al pensiero moderno, critica vasta e ramificata, che ben individua la componente unilaterale, negativa del moderno concetto di libertà, avente il suo spunto originario nella "libertà del cristiano" come intesa da Lutero. Era lo stesso Hegel a dirlo, vedendo nel principio luterano la prima affermazione della libertà dello spirito intesa come libertà infinita della coscienza, la coscenza di sé che si fa autocoscienza di un mondo, quello dello Spirito che si fa storia.
Colgo tuttavia lo spunto per affermare che la nostra risposta al pensiero moderno deve concentrarsi, a mio avviso, anche su altri temi, più attuali, integrando in modo nuovo una critica come quella di Fabro.
1. Il concetto di sostanza è rifiutato perché la fisica moderna avrebbe dimostrato che esso è impossibile, essendo la realtà composta di particelle sempre in moto, energia transeunte pro tempore nella materia, senza finalità e quindi per caso.
3. Il concetto di creazione scompare ad opera del darwinismo: il vivente sarebbe il prodotto di un'evoluzione di specie in specie, prodotta dalla selezione naturale ad opera del caso. Il darwinismo, nelle sue varie forme, coniugato alla cosmologia attuale, rende il racconto biblico della Creazione un semplice mito per popoli nomadi, primitivi.
4. Queste concezioni, condivise oggi dalla gran maggioranza, vanno attaccate nella loro base teoretica, ne va dimostrata l'inconsistenza poiché sono e restano teorie (o scoperte parziali) dalle quali si vogliono trarre indebite conclusioni.
5. L'energia è un fatto ma spiegare in base alle sue (supposte) leggi anche gli enti del mondo sensibile, corposi e ben formati, significa rendere il mondo sensibile inintelligibile e comunque incomprensibile, perché dire che il mondo delle particelle è regolato dal caso non è una spiegazione.
5. I presupposti stabiliti da Darwin per l'evoluzione (un processo graduale dal semplice al complesso guidato da una cieca selezione naturale, di specie in specie) sono stati smentiti dalla mancanza di "anelli intermedi", dalla scoperta delle mutazioni (che escludono la gradualità) e dell'inesistenza del "semplice" anche negli organismi più elementari, etc.
6. La massima imperante nella mentalità contemporanea - non esistono fatti ma solo interpretazioni - che comporta la "decostruzione", non solo del testo (anche Sacro) ma del reale stesso, e sembra valere oggi anche in campo scientifico, viene da Nietzsche, non da Kant o da Hegel. E Nietzsche è stato il padre spirituale di Heidegger. PP
Provo:
1. Il concetto di sostanza è rifiutato perché la fisica moderna avrebbe dimostrato che esso è impossibile, essendo la realtà composta di particelle sempre in moto, energia transeunte pro tempore nella materia, senza finalità e quindi per caso.
1a. L'energia transeunte, nella materia, vi transea pro tempore, secondo regole e forze che insieme all'energia ne costituiscono la sostanza.
2. Il concetto di creazione scompare ad opera del darwinismo: il vivente sarebbe il prodotto di un'evoluzione di specie in specie, prodotta dalla selezione naturale ad opera del caso. Il darwinismo, nelle sue varie forme, coniugato alla cosmologia attuale, rende il racconto biblico della Creazione un semplice mito per popoli nomadi, primitivi.
2a. L'evoluzione non è di specie in specie, è all'interno delle singole specie ed avviene secondo regole di crescita-invecchiamento, di tare nel ceppo di origine, di condizioni ambientali che favoriscono la crescita o l'invecchiamento. Il racconto biblico della Creazione è il racconto appunto che rende ragione della Creazione; la cosmologia attuale è attuale, appunto anch'essa. Tra 50 anni non sappiamo cosa ci dirà la cosmologia futura, sappiamo invece fin d'ora quale sarà il racconto della Genesi.
3. Queste concezioni, condivise oggi dalla gran maggioranza, vanno attaccate nella loro base teoretica, ne va dimostrata l'inconsistenza poiché sono e restano teorie (o scoperte parziali) dalle quali si vogliono trarre indebite conclusioni.
3a. Basta chiedere e/o sottolineare che sono teorie parziali, scoperte del momento, che vanno inserite in un quadro conoscitivo incompleto e limitato, come incompleto e limitato è il nostro cervello e gli strumenti incompleti e limitati che abbiamo costruito.
4. L'energia è un fatto ma spiegare in base alle sue (supposte) leggi anche gli enti del mondo sensibile, corposi e ben formati, significa rendere il mondo sensibile inintelligibile e comunque incomprensibile, perché dire che il mondo delle particelle è regolato dal caso non è una spiegazione.
4a. Padre Silvano Fausti, gesuita, definì il caso, Dio in incognito. Non so. Forse c'è una sorta di programmazione nell'embrione e/o nel seme che si sviluppa e modula fino a crescita completata, per poi spegnersi pian piano. Programmazione che può essere forma.
5. I presupposti stabiliti da Darwin per l'evoluzione (un processo graduale dal semplice al complesso guidato da una cieca selezione naturale, di specie in specie) sono stati smentiti dalla mancanza di "anelli intermedi", dalla scoperta delle mutazioni (che escludono la gradualità) e dell'inesistenza del "semplice" anche negli organismi più elementari, etc.
5a. passo oltre.
6. La massima imperante nella mentalità contemporanea - non esistono fatti ma solo interpretazioni - che comporta la "decostruzione", non solo del testo (anche Sacro) ma del reale stesso, e sembra valere oggi anche in campo scientifico, viene da Nietzsche, non da Kant o da Hegel. E Nietzsche è stato il padre spirituale di Heidegger.
6a. I fatti esistono, ad essi manca la nostra completa comprensione. Nella interpretazione c'è molto di noi; nella comprensione c'è molto del fatto.
Bellissimo!
I fatti esistono, ad essi manca la nostra completa comprensione. Nella interpretazione c'è molto di noi; nella comprensione (conoscenza) c'è molto del fatto.
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