Ne dà notizia marco Tosatti su Stilum Curiae. Vedi, nel blog, l'elenco dei sostenitori dei 'Dubia' e l'indice degli articoli sull'Esortazione l'Amoris Laetitia. Ho aggiunto, di seguito, l'articolo de La Nuova Bussola sui dettagli.
Nei giorni scorsi la Conferenza Episcopale polacca, riunita a Zakopane, sui monti Tatra, ha deciso unanimemente che in base all’Amoris Laetitia i divorziati risposati che non vivono come fratello e sorella non possono ricevere l’eucarestia. Qui trovate i dettagli della decisione, sulla Nuova Bussola Quotidiana.
Con questa decisione, la prima di questo genere da parte di una conferenza episcopale, si ufficializza uno stato di crisi nella Chiesa cattolica che solo una parola chiara da chi è deputato istituzionalmente a darla – il Pontefice – può risolvere.
Ha probabilmente ragione papa Bergoglio nella sua tesi che il tempo è superiore allo spazzio, e che i processi avviati hanno ragione delle situazioni statiche. Ma purtroppo questo è vero per tutti i processi; e nel caso in questione noi abbiamo una divisione che il tempo accentua, invece di saldare.
In precedenza abbiamo avuto alcuni gruppi di vescovi – come quelli del Kazakhstan, o dell’Alberta e dei Territori del Nord Ovest che hanno deciso, in base all’Amoris Laetitia, che l’eucarestia non può essere data a chi vive con un coniuge more uxorio mentre il primo matrimonio è valido, e il primo coniuge è in vita. E abbiamo avuto numerosi vescovi che hanno deciso di muoversi in quel senso nella propria diocesi.
Ma quella della Conferenza Episcopale polacca è una decisione importante. Perché si tratta di una Chiesa ancora viva e fiorente, a differenza di altre dell’Europa Occidentale (vedi Belgio e Germania) che appaiono ben intrise dei germi che hanno portato le Chiese riformate dei loro Paesi alla semi-scomparsa. E cioè il desiderio di rincorrere i fedeli con una campagna di saldi basati sullo spirito della cultura prevalente. Perché è la Chiesa da cui è uscito l’ultimo papa santo della storia, che ha forgiato – insieme con Benedetto XVI – gli strumenti di fede e culturali necessari per affrontare la tempesta travolgente della secolarizzazione.
E’ difficile non vedere a questo punto, a oltre un anno dall’uscita dell’esortazione apostolica, che Amoris Laetitia costituisce una ferita aperta nel corpo della Chiesa. E non solo a livello di cardinali, vescovi, teologi, studiosi; ma di semplici fedeli. Per chi, come la persona che scrive, ha un contatto continuo sui social con persone di tutte le estrazioni e cammini di vita, questo è un dato evidente.
Così come sono un dato evidente le opposte interpretazioni da parte dei responsabili di diocesi. La punta di un iceberg, quelli che parlano (soprattutto contro, per timore di possibili e ahimè probabili ritorsioni, in questo regno) ma segnale di un disagio silenzioso molto più ampio. Qualche tempo fa LifeSiteNews ha pubblicato una lista dei pro e contro, che adesso è certamente molto più lunga. Ma che da sola parla, e chiede: chiarezza. [Questo sito l'ha pubblicata più aggiornata: vedi]
La chiede al Pontefice, come l’hanno chiesta i cardinali dei Dubia. E’ ideologia non voler vedere che c’è un problema, e un problema grave; non è ideologia porre delle questioni a chi ha la responsabilità di rispondere. Se non lo si vuole fare pubblicamente, lo si può fare in privato. E se i dubbiosi saranno convinti dalla spiegazione di Pietro, non esiteranno certo a dirlo pubblicamente, essi stessi. Ma dopo la presa di posizione di un’intera conferenza episcopale, e di quelle dimensioni e importanza, non si può far finta di niente.
Amoris laetitia - I polacchi al contro-strappo
Il 7 giugno la Conferenza episcopale polacca ha chiuso i lavori della sua assemblea generale a Zakopane, sui monti Tatra. E secondo quanto ha dichiarato a Katholish.de il portavoce dei vescovi polacchi, Pawel Rytel-Andrianik, i presuli hanno constatato che l’insegnamento della Chiesa per ciò che riguarda le persone che vivono in situazioni di coppie non sacramentali “non è cambiato” dopo la pubblicazione dell’esortazione apostolica Amoris Laetitia.
Una dichiarazione pubblica spiega che i cattolici che si trovano in quel tipo di situazioni dovrebbero essere guidati “Verso una vera conversione e a una riconciliazione con il loro coniuge e i figli di quell’unione”. I vescovi si riferivano esplicitamente all’esortazione post-sinodale di Giovanni Paolo II “Familiaris Consortio”, che permette di avvicinarsi ai sacramenti solo se i divorziati-risposati civilmente vivono una relazione come fratello e sorella.
I vescovi polacchi hanno inoltre annunciato che discuteranno in autunno, durante la prossima assemblea generale, le linee guida realtive alla cura pastorale delle persone che vivono in situazioni di coppia “non sacramentali”, e la loro integrazione nella vita della Chiesa. Le nuove linee guida spiegheranno in concreto come dovrà essere svolto l’accompagnamento dei divorziati-risposati.
Questa presa di posizione ufficiale, dopo quelle di segno contrario delle conferenze episcopali della Germania e del Belgio, rende sempre più evidente lo stato di confusione provocato dall’ambiguità delle norme – e soprattutto delle note a piè di pagina – dell’esortazione post-sinodale “Amoris Laetitia”. Dalla sua pubblicazione si assiste a interpretazioni opposte di cardinali, vescovi,e conferenze episcopali, mentre la richiesta di chiarimenti rivolta al Pontefice non solo dai cardinali con i “Dubia”, ma da laici, vescovi e studiosi con lettere aperte e petizioni rimane ancora inevasa.
Era prevedibile per altro che la Conferenza episcopale polacca si esprimesse in questa direzione. Già nel novembre scorso mons. Jan Watroba, Presidente del Consiglio per la Famiglia dei vescovi polacchi, aveva dichiarato: “E’ un vero peccato che non esista un’interpretazione unica e un messaggio chiaro del documento, e che si debbano aggiungere interpretazioni a un documento apostolico. Personalmente preferivo documenti come quelli che Giovanni Paolo II scriveva, dove commenti aggiuntivi o interpretazioni relative all’insegnamento di Pietro non erano necessari”. In precedenza il vescovo ausiliario di Lublino Józef Wróbel aveva espresso il suo appoggio ai Dubia. I cardinali “Hanno fatto bene e hanno esercitato correttamente quello che prevede la legge canonica. Credo che sia non solo un diritto, ma anche un dovere. Sarebbe stato giusto rispondere alle loro osservazioni”.
E aveva aggiunto: “Non potevi dare la comunione prima, e non è possibile ora. La dottrina della Chiesa non è soggetta a cambiamenti, altrimenti non si tratta più della Chiesa di Cristo fondata sul Vangelo e sulla Tradizione. Nessuno ha il diritto di modificare la dottrina, perché nessuno è padrone della Chiesa”.
Anche il presidente della conferenza episcopale polacca, mons. Gadecki, nel luglio del 2016 secondo il Tablet aveva negato la possibilità di dare l’Eucarestia ai divorziati risposati. La conferenza episcopale polacca è la prima conferenza episcopale a dichiarare unitariamente che continuerà a seguire l’insegnamento tradizionale della Chiesa sul matrimonio e i sacramenti. In precedenza si erano avute conferenze episcopali regionali, a prendere posizione in merito, e un appello dei vescovi del Kazakhstan al Papa affinché confermasse la prassi immodificabile della Chiesa sull’indissolubilità del matrimonio. Altri vescovi in tutto il mondo hanno preso posizione in difesa della dottrina del matrimonio della Chiesa così come è stata enunciata e praticata fino ad “Amoris Laetitia”.
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Amoris laetitia - I polacchi al contro-strappo
Il 7 giugno la Conferenza episcopale polacca ha chiuso i lavori della sua assemblea generale a Zakopane, sui monti Tatra. E secondo quanto ha dichiarato a Katholish.de il portavoce dei vescovi polacchi, Pawel Rytel-Andrianik, i presuli hanno constatato che l’insegnamento della Chiesa per ciò che riguarda le persone che vivono in situazioni di coppie non sacramentali “non è cambiato” dopo la pubblicazione dell’esortazione apostolica Amoris Laetitia.
Una dichiarazione pubblica spiega che i cattolici che si trovano in quel tipo di situazioni dovrebbero essere guidati “Verso una vera conversione e a una riconciliazione con il loro coniuge e i figli di quell’unione”. I vescovi si riferivano esplicitamente all’esortazione post-sinodale di Giovanni Paolo II “Familiaris Consortio”, che permette di avvicinarsi ai sacramenti solo se i divorziati-risposati civilmente vivono una relazione come fratello e sorella.
I vescovi polacchi hanno inoltre annunciato che discuteranno in autunno, durante la prossima assemblea generale, le linee guida realtive alla cura pastorale delle persone che vivono in situazioni di coppia “non sacramentali”, e la loro integrazione nella vita della Chiesa. Le nuove linee guida spiegheranno in concreto come dovrà essere svolto l’accompagnamento dei divorziati-risposati.
Questa presa di posizione ufficiale, dopo quelle di segno contrario delle conferenze episcopali della Germania e del Belgio, rende sempre più evidente lo stato di confusione provocato dall’ambiguità delle norme – e soprattutto delle note a piè di pagina – dell’esortazione post-sinodale “Amoris Laetitia”. Dalla sua pubblicazione si assiste a interpretazioni opposte di cardinali, vescovi,e conferenze episcopali, mentre la richiesta di chiarimenti rivolta al Pontefice non solo dai cardinali con i “Dubia”, ma da laici, vescovi e studiosi con lettere aperte e petizioni rimane ancora inevasa.
Era prevedibile per altro che la Conferenza episcopale polacca si esprimesse in questa direzione. Già nel novembre scorso mons. Jan Watroba, Presidente del Consiglio per la Famiglia dei vescovi polacchi, aveva dichiarato: “E’ un vero peccato che non esista un’interpretazione unica e un messaggio chiaro del documento, e che si debbano aggiungere interpretazioni a un documento apostolico. Personalmente preferivo documenti come quelli che Giovanni Paolo II scriveva, dove commenti aggiuntivi o interpretazioni relative all’insegnamento di Pietro non erano necessari”. In precedenza il vescovo ausiliario di Lublino Józef Wróbel aveva espresso il suo appoggio ai Dubia. I cardinali “Hanno fatto bene e hanno esercitato correttamente quello che prevede la legge canonica. Credo che sia non solo un diritto, ma anche un dovere. Sarebbe stato giusto rispondere alle loro osservazioni”.
E aveva aggiunto: “Non potevi dare la comunione prima, e non è possibile ora. La dottrina della Chiesa non è soggetta a cambiamenti, altrimenti non si tratta più della Chiesa di Cristo fondata sul Vangelo e sulla Tradizione. Nessuno ha il diritto di modificare la dottrina, perché nessuno è padrone della Chiesa”.
Anche il presidente della conferenza episcopale polacca, mons. Gadecki, nel luglio del 2016 secondo il Tablet aveva negato la possibilità di dare l’Eucarestia ai divorziati risposati. La conferenza episcopale polacca è la prima conferenza episcopale a dichiarare unitariamente che continuerà a seguire l’insegnamento tradizionale della Chiesa sul matrimonio e i sacramenti. In precedenza si erano avute conferenze episcopali regionali, a prendere posizione in merito, e un appello dei vescovi del Kazakhstan al Papa affinché confermasse la prassi immodificabile della Chiesa sull’indissolubilità del matrimonio. Altri vescovi in tutto il mondo hanno preso posizione in difesa della dottrina del matrimonio della Chiesa così come è stata enunciata e praticata fino ad “Amoris Laetitia”.
12 commenti:
Il Papa, col suo,ostinato,silenzio, andrà a sbattere. Salvo che risponda ai dubia che per lui e per noi sono una ancora di salvezza.
OT
http://itresentieri.it/unopportuna-lettera-al-vescovo-di-rimini-per-richiamarlo-al-realismo-cattolico/
" Chi non lavora neppure mangi ".
Non e' un monito di S.Paolo che insieme ad Aquila e Priscilla evangelizzava e lavorava ?
Il primo incontro con Aquila e Priscilla è a Corinto, dove lo accolgono nella casa e lavorano insieme nella fabbricazione di tende.
Nella Lettera agli Efesini Paolo paragona il rapporto matrimoniale alla comunione sponsale che intercorre tra Cristo e la Chiesa (cfr Ef 5,25-33). E la Chiesa, non e' forse la famiglia di Dio ? E non e' forse il Pater familias che dovrebbe appianare i contrasti e riportare il sereno fra i componenti della famiglia ?
Francesco ha lavato le mani, è il sucessore di Poncio Pilato.
Eh, sì, anche qui ci sarebbe qualche "dubia" da sollevare.
Francesco ha detto che "Dio non può essere Dio senza l'uomo". Il che, detto così, è un'eresia bella e buona.
https://www.lifesitenews.com/news/pope-francis-says-god-cannot-be-god-without-man.-and-we-need-another-clarif
Il vivere "come fratello e sorella" costituisce una palese OCCASIONE PERICOLOSA DI PECCARE.
A questo riguardo, il Catechismo di SAN PIO X afferma:
738. Che cosa s'intende per OCCASIONI PERICOLOSE DI PECCARE?
Per occasioni pericolose di peccare s'intendono tutte quelle circostanze di tempo, di luogo, di persone, o di cose che per propria natura, o per la nostra fragilità ci inducono a commettere il peccato.
739. Siamo noi gravemente obbligati a SCHIVARE tutte le occasioni pericolose?
Noi siamo gravemente obbligati a schivare quelle occasioni pericolose che d'ordinario ci inducono a commettere peccato mortale, le quali si chiamano le occasioni prossime del peccato.
772. Quali sono i penitenti che debbono ritenersi mal disposti, e ai quali si deve d'ordinario NEGARE o differire l'assoluzione?
[...] coloro che non vogliono lasciare le occasioni prossime del peccato.
Nella Chiesa preconciliare coloro che avevano abbandonato per qualsivoglia ragione il proprio coniuge e avevano intrapreso una nuova relazione non potevano accedere all'Eucarestia, anche se vivevano come "fratello e sorella" con il nuovo "partner".
Sulle ultime "hegelianate" di Papa Francesco c'è anche questo commento in italiano:
http://isoladipatmos.com/nota-chiarificatrice-circa-alcune-parole-ambigue-del-santo-padre-luomo-ha-bisogno-di-dio-ma-dio-non-ha-bisogno-delluomo/
Posto per la prima volta un commento perché sperimento quotidianamente cosa significhi avere un padre che vive come "fratello e sorella" con una donna che non è mia madre.
Mia madre e mio padre, sposati in chiesa, decisero di separarsi, per ragioni che qui non è importante precisare (non vi fu alcun adulterio), quando io avevo 15 anni e i miei due fratelli minori rispettivamente 13 e 10 anni. I miei genitori, anche dopo la separazione, continuarono a recarsi in chiesa, in parrocchie differenti.
Tre anni dopo la separazione, mio padre iniziò a frequentare una donna della sua parrocchia, divorziata (era stata ingiustamente abbandonata dal marito) e con due figli di 6 e 8 anni. Quando mio padre e mia madre divorziarono decisero di iniziare a vivere insieme. Pur avendo la possibilità di avere altri figli non lo fecero ed io, conoscendo mio padre, sono sicuro che lui non ha avuto a mai avrà rapporti con la sua attuale "moglie".
Tuttavia, il vedere mio padre potersi accostare all'Eucarestia ha allontanato dalla fede i miei fratelli minori, che non vogliono più sapere di recarsi in parrocchia. Voglio sottolineare che ciò che ha causato l'allontanamento dei miei fratelli dalla chiesa non è stata la nuova relazione di mio padre ma il suo essere ammesso dalla chiesa ai sacramenti.
Anche io restai profondamente turbato quando vidi mio padre nella nostra parrocchia fare la comunione con la sua compagna/moglie. Parlai con il parrocco e lui mi riporto proprio la posizione di G.P.II a cui i vescovi polacchi fanno riferimento.
Mi chiedo e vi chiedo: come può un uomo che convive con una donna che non è sua moglie poter accedere alla comunione? La sua condotta non crea scandalo/turbamento negli altri?
Vi ringrazio.
Bell'articolo di Tosatti, sempre puntuale.
Un unico neo, a mio avviso: l'affermazione secondo la quale Giovanni Paolo II e Benedetto XVI avrebbero forgiato gli strumenti teologici e culturali necessari per fronteggiare la grave crisi attuale. Sarebbe più esatto dire che ne hanno mantenuto alcuni di questi "strumenti" ma non altri, concorrendo anch'essi per la loro parte alla deriva attuale (leggi: spirito di Assisi, ecumenismo, collegialità, "aperture" all'islam e al giudaismo, al femmnismo, etc.). Mi sembra che, al di là delle intenzioni dei singoli, certi equivoci di fondo permangano sempre e questo sembra rendere impossibile non dico la soluzione ma la semplice apertura della crisi della Gerarchia, da troppo tempo senza guida e allo sbando, come tutti noi.
PP
2 brevi considerazioni:
1. In POlonia la Conf. Episcopale decide di non dare la Comunione ai divorziati risposati e non casti, e decide UNANIMEMENTE, cioè con la forza che deriva dalla stabilità nella Fede(cosa ben diversa dalla unanimità di bulgara/sovietica e quindi totalitaria memoria!): il Papa non chiedeva che le Conferenze Episcopali nazionali avessero un peso e un'importanza anche decisionale in ambiti importanti e dirimenti?
si potrà dire: ma così si divide la Chiesa! giammai!! perchè se in Germania gliela danno, sono i pastori tedeschi a staccarsi dalla CHiesa, che invece è indivisibile: il mito professato dall'ecumenismo mondiale del "lavorare per unire la Chiesa" è una menzogna, ci si può dividere dalla Chiesa, ma non si può dividere la Chiesa che come insegna S. Paolo è il Corpo di Cristo, quindi chi ha il potere sopra il Corpo di Cristo? Kasper, gruppo di San Gallo e compagnia bella? credo proprio di no! quindi chi rimane fedele al deposito della Fede, quella è la Chiesa con veri sacramenti perchè con vera successione apostolica che deriva dalla professione e mantenimento del vero deposito della Fede. Glia altri se insegnano e fanno diversamente, sono loro a staccarsi dalla Chiesa!
2. si dice nell'articolo: "..Ha probabilmente ragione papa Bergoglio nella sua tesi che il tempo è superiore allo spazio, e che i processi avviati hanno ragione delle situazioni statiche. Ma purtroppo questo è vero per tutti i processi; e nel caso in questione noi abbiamo una divisione che il tempo accentua, invece di saldare.."
Mi addolora la constatazione che il tempo e i processi siano superiori alla spazio e alla stabilità: si chiama Anticristo che lavora e il Kathechon alla fine non potrà arginarlo. Ci penserà Nostro Signore Gesù Cristo a rispedirlo nello stagno di fuoco di cui parla l'Apocalisse!
In quanto cristiano mi devo ricordare dell'insegnamento solenne di san Paolo che Lettera 1 ai Corinzi, versetto 13 dice:
"Vigilate, state stabili nella fede, comportatevi virilmente, siate forti".
E' quello che stanno facendo i cattolici rigidi come noi o i vescovi polacchi: stiamo vigilando e rimaniamo saldi e stabili nella Fede tramandataci, senza avere paura di ricatti o ritorsioni, cioè virilmente. E pregando tutti i giorni cerchiamo di essere forti!
Grazie! specialmente alla Mic che davvero è un esempio di vigilanza!
www.eponymousflower.blogspot.com/pope francis threatens to suspend entire diocese a divinis.
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