Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

venerdì 23 giugno 2023

Conseguenze della sinodalità: si stanno creando verità soggettive, una nuova chiesa a immagine e somiglianza del mondo

Qui l'indice degli articoli in ordine al Sinodo sulla sinodalità, da cui si può risalire anche agli indici riguardanti i Sinodi precedenti.

È uscito l'altro ieri l'Instrumentum laboris per la prima Sessione (ottobre 2023) del Sinodo Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione, missione... qui. Dall'immagine a lato è rilevabile una svista, che denota comunque poca cura oppure poca dimestichezza col latino.
Dunque il Sinodo inizierà il prossimo 4 ottobre, all’insegna del “cammino”. È un “processo” aperto a qualsiasi conclusione, in conformità di sempre nuovi paradigmi. Storicismo (altro che continuità!) al massimo livello. Al posto della verità è stata messa la relazione. Le radici le trovate esposte di seguito, anche se in un primo momento pensavo di cavarmela icasticamente con questo solo commento che già mostra cosa ci attende :
ἀλλὰ γὰρ λόγους κρύψω, τὸ δ' ἔργον αὐτὸ σημανεῖ τάχα. (Euripide, Andromaca, 265)
"Non dirò niente (nasconderò le parole), ma l’azione stessa lo mostrerà presto" (affermazione da prendere sia sul personale che in riferimento a quel che accade nei cosiddetti cammini sinodali: Germania docet).
Invece, non riesco a tacere; e allora me la cavo, in mancanza di migliori energie, riproponendo stralci di riflessioni già sviluppate su queste pagine ma sempre attuali. Penso di fare un servizio utile entrando più in dettaglio. Per questo sviluppo tre punti (chi vuole può approfondire attraverso i link di volta in volta inseriti) : 1. Storicismo spinto al posto della continuità. 2. Primato della prassi sulla dottrina: azione versus conoscenza. 3. Sinodalità al posto della universalità de 'la Catholica'.

1. Storicismo spinto al posto della continuità. 
Attualmente il problema non è solo ermeneutico, è molto più profondo, perché vede di fronte due concezioni diverse del magistero, frutto di una vera e propria rivoluzione copernicana, collegata con una nuova concezione di Chiesa nata dal concilio, che ha spostato il fulcro di ogni cosa dall’oggetto al soggetto. In fondo è una delle molte facce ed espressioni della nuova antropologia introdotta dal concilio, passata dal teocentrismo all'antropocentrismo [Gaudium et spes -qui- un testo di Mons. Gherardini]: un uomo centrato su se stesso e non più fontalmente orientato a Dio con le innumerevoli implicazioni, anche in campo liturgico, sviluppate altrove. Frutto dello storicismo, del personalismo e di ogni altra spinta modernista, che hanno nutrito la Nouvelle Théologie che la sta facendo tuttora da padrona, in una Chiesa non più docente ma dialogante. La nuova concezione emerge anche nell'affermazione del discorso di Benedetto XVI del 22 dicembre 2005 che contrappone all'ermeneutica della discontinuità «l'“ermeneutica della riforma”, del rinnovamento nella continuità dell'unico soggetto-Chiesa».
Una breve premessa e considerazioni conseguenti.[1]
  1. Il Magistero bimillenario della Chiesa può dirsi ‘vivente’ nel senso di vivo e vitalizzante perché trasmette secondo i bisogni di ogni generazione - curandone l'integrità nella sostanza: eodem sensu eademque sententia - il Depositum fidei della Tradizione Apostolica, fondamento oggettivo, dato per sempre, pur se sempre ulteriormente approfondito e chiarito nelle sue innumerevoli ricchezze;
  2. il magistero attuale si dice invece vivente, in senso storicistico, perché portatore dell'esperienza soggettiva della Chiesa di oggi (che sarà diversa in quella di domani) essendo sottoposta all'evoluzione determinata dalle variazioni contingenti legate alle diverse epoche.
Il ruolo del magistero – ha detto Benedetto XVI – è di garantire la continuità di una esperienza, è lo strumento dello Spirito che alimenta la comunione «assicurando il collegamento fra l'esperienza della fede apostolica, vissuta nell'originaria comunità dei discepoli, e l'esperienza attuale del Cristo nella sua Chiesa». E ancora: «...Concludendo e riassumendo, possiamo dunque dire che la Tradizione non è trasmissione di cose o di parole, una collezione di cose morte. La Tradizione è il fiume vivo che ci collega alle origini, il fiume vivo nel quale sempre le origini sono presenti » [2]. L'enunciato è tratto da una stupenda catechesi; ma il problema sta nel fatto che le cose o parole definite “collezione di cose morte”, nella vulgata modernista vengono riferite al “magistero perenne” che sarebbe diventato “cosa morta” da sostituire col magistero “vivente”, identificato con quello attuale. In tal modo viene conferita al magistero una prerogativa che non gli è propria: quella di essere sempre riferito al “presente” [3], con tutta la mutevolezza e precarietà propria del divenire, mentre la sua peculiarità è quella di essere, nel contempo, passato e presente, trasmettendo una Verità rivelata che, pur inverata nell’oggi di ogni generazione, appartiene all’eternità. Altrimenti cosa trasmette la Chiesa a questa generazione e a quelle future: solo un’esperienza soggettiva? Mentre le è proprio esercitare una funzione sempre in vigore, il cui atto è definito e promosso attraverso l'oggetto, ovvero attraverso le verità rivelate e tramandate.

2. Primato della prassi sulla dottrina: azione versus conoscenza
In sostanza è cambiato il cardine su cui si fonda la Fede e la sua trasmissione, spostato dall'oggetto-Rivelazione al soggetto-Chiesa/Popolo di Dio [4] pellegrina nel tempo e di fatto trasferito dall'ordine della conoscenza a quello dell'esperienza, evidenziato dal primato del sentimento, o addirittura della sensazione o del sensazionalismo, sull'intelletto. Il cuore umano è diventato sentimento: nulla a che fare con il cuore biblico, cioè con l'interiorità profonda, il 'luogo' delle scelte fondamentali e, oggi, in nome del vangelo tutto diventa sdolcinato sentire, emozione, percezione soggettiva. Da conseguenza a punto di partenza. È il frutto della dislocazione della Santissima Trinità, come illustra 'sapientemente' Romano Amerio:
« Alla base del presente smarrimento vi è un attacco alla potenza conoscitiva dell’uomo, e questo attacco rimanda ultimamente alla costituzione metafisica dell’ente e ultimissimamente alla costituzione metafisica dell’Ente primo, cioè alla divina Monotriade. [...] Come nella divina Monotriade l’amore procede dal Verbo, così nell’anima umana il vissuto dal pensato. Se si nega la precessione del pensato al vissuto, della verità alla volontà, si tenta una dislocazione della Monotriade » [5]. Intuibile il sovvertimento della realtà che ne deriva [qui].
Il problema della continuità, vista nell'unico soggetto-Chiesa e non nell'oggetto-Rivelazione inverato dalla Chiesa di ogni tempo, appare in tutta la sua gravità, proprio decriptando l'assunto del fondamentale discorso di Ratzinger del 22 dicembre 2005 (vedi supra). Occorre, invece, portare l'eternità in ogni presente della storia e non sottrarre la storia all'oggettiva feconda pregnanza della Verità eterna, che è da sempre e per sempre e non si evolve, ma ci è data perché siamo noi a doverci evolvere.

Ed è proprio da qui che nasce e per questo rischia di continuare - senza esiti (finora, tranne che per il dibattito oggi innescato da mons. Viganò) - il dialogo tra sordi, perché gli interlocutori usano griglie di lettura della realtà diverse: il Vaticano II, cambiando il linguaggio [qui], ha cambiato anche i parametri di approccio alla realtà. E capita di parlare della stessa cosa alla quale, tuttavia, si danno significati diversi. Tra l'altro la caratteristica principale dei gerarchi attuali è l'uso di affermazioni apodittiche, senza mai prendersi la briga di dimostrarle o con dimostrazioni monche e sofiste. Ma di dimostrazioni non hanno neppure bisogno, perché il nuovo approccio e il nuovo linguaggio hanno sovvertito tutto ab origine. E il non dimostrato dell'anomala pastoralità priva di principi teologici definiti è proprio ciò che ci toglie la materia prima del contendere. È l'avanzata del fluido cangiante dissolutore informe, in luogo del costrutto chiaro, inequivocabile, definitorio, veritativo: l'incandescente perenne saldezza del dogma contro i liquami e le sabbie mobili del neo-magistero transeunte.

Conciliarità, Sinodalità. Come cambia la Chiesa? [stralcio dall'analisi più ampia e circostanziata qui]
L'intervista al papa de La Civiltà Cattolica (19 agosto 2013) - punto di partenza dei rivoluzionari atti successivi - si è rivelata una miniera di informazioni e la reiterazione di esternazioni che confermano il nuovo conformismo anticonformista di questo papa. A detta dello stesso intervistatore essa mostra: « una sorta di flusso vulcanico di idee che si annodano tra loro... un dialogo sorgivo. È chiaro che Papa Francesco è abituato più alla conversazione che alla lezione ». Ma a noi è altrettanto chiaro che un papa non può continuare a dare lezioni che hanno l'immediatezza e il pressappochismo delle conversazioni. E invece questa inedita ma ormai consolidata pastorale mediatica - che si impone a chi ha portato cuore e intelletto all'ammasso o non ha sufficienti strumenti di decriptazione - è così fluida e cangiante ed anche fumosa nonché suscettibile di interpretazioni plurime, da creare una confusione quasi ingestibile, anche per la refrattarietà ad ogni tipo di critica oggettivante.
Per comprendere questa enfasi sulla collegialità [vedi anche] - trasformata addirittura in sinodalità [6] -, dobbiamo partire dai documenti conciliari, nei quali è facile trovare anche solo spigolando, disseminati a volte in maniera apparentemente 'casuale', elementi dissonanti e non condivisibili perché in rottura con la Tradizione; rottura a volte palese, a volte in nuce e riconoscibile solo dagli effetti che ora sono sotto i nostri occhi. Rottura che spesso contrasta con le affermazioni di principio iniziali, che risultano vanificate dalle eccezioni che, nella successiva applicazione operata dai solerti conciliari all'opera nella Chiesa ai più alti livelli, sono diventate la regola.

Ho già fatto in altra sede riflessioni sulla collegialità, legandone le insidie a quelle della cosiddetta chiesa-comunione versus la chiesa gerarchica. Qui riepilogo brevemente gli atti che ne mostrano la graduale ma sempre più incisiva applicazione, della quale oggi assistiamo ad una pietra miliare dagli effetti certamente dirompenti: sembra un'accelerazione della costituzione di una Chiesa "altra" da quella che la Tradizione bimillenaria ci ha consegnato.
  1. 21 novembre 1964: nella Costituzione Dogmatica sulla Chiesa Lumen Gentium, la collegialità è introdotta al n.22. Secondo le più innovatrici interpretazioni di tale passo il Papa non dovrebbe più conservare un primato verticale sugli altri vescovi, ma solamente un primato orizzontale, onorifico, nel quale egli sarebbe un vescovo e le varie conferenze episcopali altro non sarebbero che organi consultivi. Nel documento il termine "collegio" ricorre 28 volte, quello collegialità 1; nel Vangelo nessuna. La famosa Nota Explicativa praevia [qui] - redatta su indicazione del card. Ottaviani nell'intento di correggere le incongruenze che erano state prontamente rilevate - è stata regolarmente ignorata e dunque disattesa[7] (vedi successivo punto 1.1 - I prodromi, la collegialità qui).
  2. Paolo VI depone la Tiara. Vi rimando a questo documento ed a questo successivo nei quali la lettura dei fatti, che ora sembrano aver raggiunto un nuovo culmine, andava dipanandosi. La deposizione della Tiara da parte di Paolo VI, fu attuata solo nella prassi e mai codificata se non con un cambiamento, sempre di prassi, sancito da Giovanni Paolo II consolidatosi con i successori. Sono a conoscenza di un dato storico proveniente da una testimonianza dell'allora protodiacono, card. Di Jorio. Quando Paolo VI manifestò l'intenzione di deporre la Tiara, non gli fu possibile farlo con una cerimonia come avrebbe voluto perché i cardinali-diaconi gli dissero: « Noi gliel'abbiamo imposta, noi non gliela leveremo ». E dunque egli entrò in Basilica portandola in mano e andò a deporla sotto l'Altare della Confessione... Ma oggi, di fatto la Tiara non c'è più, se non nei simboli custoditi dalle pietre e dalle vestigia storiche che ci tramandano il respiro di una fede millenaria [qui].
  3. Paolo VI istituisce il Sinodo dei vescovi per la Chiesa universale (Apostolica sollicitudo, 15 settembre 1965)
  4. Giovanni Paolo II trasforma la collegialità in legge, inserendola nel nuovo Codice di Diritto Canonico (Costituzione Apostolica Sacrae disciplinae leges, 25 gennaio 1983). Ed è così che introduce il rapporto di tipo protestante – dal basso verso l’alto – tra popolo ed episcopato, e tra episcopato e papato, già previsto in LG.
  5. Benedetto XVI attua la collegialità in maniera soft, ma efficace, con una certa desistenza dal governo a favore di una maggiore responsabilizzazione dei vescovi. Come atto conclusivo, 'depone' la giurisdizione [vedi qui] - [e qui]. Che senso può avere che non abbia voluto modificare lo stemma [qui]?
  6. 13 marzo 2013: Francesco depone tutti i simboli; 13 aprile 2013: "Consiglio della corona"/29 giugno 2013 [qui]: rende operante la collegialità e apre ad eretici e scismatici
  7. 15 settembre 2018 Francesco pubblica Episcopalis communio (EC), una costituzione apostolica che riordina le norme sui sinodi.
  8. Oggi il processo innescato è in pieno svolgimento e gli effetti sono sempre più devastanti 
Si sta dipanando sotto i nostri occhi e tenta di imporsi una nuova 'forma' di esercizio del ministero petrino, già potenzialmente inquinato dalla "collegialità", alla quale si aggiunge ora, del tutto inopinatamente, la cosiddetta "conciliarità" trasformata in "sinodalità" (cfr. 1.2 - Bergoglio e La civiltà cattolica qui).

La pienezza della suprema autorità, che appartiene al Romano Pontefice e al collegio dei vescovi in comunione con lui non come unico soggetto, ma come due soggetti distinti, si estende alla Chiesa universale, e anche alle Chiese particolari, ai singoli sacerdoti e fedeli, mentre la «pienezza» della potestà del vescovo si estende soltanto alla sua Chiesa particolare. Inoltre, la potestà del vescovo è limitata anche per materia all’interno del suo territorio, per il fatto che il vescovo e la sua Chiesa locale sono destinatari delle leggi universali o comuni e sono sottoposti alle riserve enunciate dal c. 381, § 1. 

In conclusione, si stanno creando verità soggettive, una nuova chiesa ad immagine e somiglianza del mondo dopo aver rinunciato al triplice munus docendisanctificandi e regendi della non più Mater et Magistra.
Maria Guarini
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1. Maria Guarini, La chiesa e la sua continuità. Ermeneutica e istanza dogmatica dopo il Vaticano II, Ed. DEUI, 2012 - Estratto dal punto 3. Cap.4.
2.Benedetto XVI, La comunione nel tempo: la Tradizione, Catechesi del 26 aprile 2006
3. Vedi anche l'affermazione del papa attuale: «Il Vaticano II è stato una rilettura del Vangelo alla luce della cultura contemporanea» (Intervista rilasciata a La Civiltà Cattolica/sett.2013. Pensiero ripreso, tra l'altro, anche per le implicazioni riguardanti il disprezzo per il Rito Antico [vedi]
4, Questa definizione, generica, – di conio tutto Conciliare e dal sapore vetero-testamentario – di “popolo di Dio”, tende a sostituire quella più forte, specifica e identitaria di “Corpo mistico di Cristo”.
5, Romano Amerio, Iota unum. Studio delle variazioni della Chiesa cattolica nel secolo XX (qui), Lindau 2009, pag.315]
6. Un sinodo dei vescovi è un istituto parziale e transeunte e non è la stessa cosa del collegio episcopale universale, costitutivo della struttura della Chiesa"
7. Nonostante la “Nota esplicativa previa” Mons. Gherardini osserva che « dottrina della Chiesa è quanto la sua Tradizione, dagli Apostoli sino ad oggi, presenta e propone come tale: la collegialità non ne fa parte ».

43 commenti:

Anonimo ha detto...

La Chiesa ormai è specchio del mondo liquido... però, però non tutto il mondo oggi è liquido, esiste ancora la terra con le sue pianure fertili, le sue salde montagne e le vene dei suoi fiumi che la irrigano. Alcuni uomini hanno fatto saltare le dighe per distruggere la vita seppellendo uomini, animali e cose, per far credere che anche le montagne si scioglieranno nell acqua, ma così non è perché la vita continua anche negli abissi e le montagne stanno. anche sott acqua. Noi uomini non dobbiamo e non possiamo scioglierci nell acqua, noi dobbiamo costruire un arca ed in quella santamente vivere finché ricompia l asciutto.

Angheran70 ha detto...

Perchè perdere tempo con queste analisi? E' colpa di Ratzinger si sa..Suvvia, saltiamo i passaggi intermedi che fa caldo. Dal club dei tradizionalisti bergogliani è tutto, a voi studio

Anonimo ha detto...

“Dio vi ha concesso quel piacere e perciò dovrete ringraziarLo per questo, proprio come ringraziereste qualsiasi persona che vi abbia donato qualche cosa che vi sia piaciuto.” (B.-P.)

22 giugno, festa di San Tommaso Moro, autore della Preghiera del Buon Umore...

""Dammi o Signore, una buona digestione ed anche qualcosa da digerire.
Dammi la salute del corpo,
col buonumore necessario per mantenerla.
Dammi o Signore, un'anima santa, che faccia tesoro di quello che è buono e puro,
affinché non si spaventi del peccato, ma trovi alla Tua presenza la via per rimettere di nuovo le cose a posto.
Dammi un'anima che non conosca la noia, i brontolamenti, i sospiri e i lamenti, e non permettere che io mi crucci eccessivamente
per quella cosa troppo invadente che si chiama "io".
Dammi, o Signore, il senso dell'umorismo, concedimi la grazia di comprendere uno scherzo, affinché conosca nella vita un po' di gioia e possa farne parte anche ad altri."

Anonimo ha detto...

Il 20 giugno scorso è stato presentato l’Instrumentum laboris per l’assemblea generale del Sinodo sulla Sinodalità che si svolgerà in due tappe. Come ha scritto il prof. Fontana sulla La Nuova Bussola Quotidiana, leggere questo documento è come guardare il «trailer di un film di cui nessuno conosce la trama e nessuno sa come andrà a finire. Il regista ha voluto così in modo da avere la possibilità di indirizzarlo durante il suo corso, quando la sinodalità farà emergere una nuova “opinione pubblica ecclesiale” titolare del nuovo munus docendi». Un munus che la Chiesa ha sempre riservato alla gerarchia ecclesiastica fatta da consacrati e che ora si potrebbe aprire all’insieme del popolo di Dio, clero e laici.  Sul versante dell’ordine temporale, gli articoli di G. Thibaud e J. Horvat fanno vedere aspetti della nuova tappa “decostruzionista” della Rivoluzione: il “wokismo” che spazza dagli Stati Uniti all’Europa. 
Samuele Maniscalco

Anonimo ha detto...

Il "wokismo", una inarrestabile valanga, sta disgraziatamente stravincendo.

Anonimo ha detto...

Insperate buone notizie dalla Germania, 4 vescovi, Oester, Voderholzer, Woelki ed un altro dal nome impossibile da ricordare, si sono opposti al finanziamento del Weg, ovverosia del Sinodo made in Germany, sono solo 4, ma siccome per ottenere il placet occorre l'unanimità, per il momento il progetto di finanziamento è bloccato.........eppur si muove....

EquesFidus ha detto...

A me non sembra proprio, mi sembra anzi che ci sia una reazione ed una insofferenza generale sempre più diffusi a livello popolare, il woke sembra stia cominciando ad arenarsi. Ripeto, se non sapete leggere la realtà e si vede tutto nero evitate di stare su Internet, fate altro.

tralcio ha detto...

AD IMMAGINE E SOMIGLIANZA DI CHI?

Dio esiste da sempre e prima del tempo, quindi prima che esistessero le sue creature (la prima: il tempo). Dio è puro spirito. Un Essere Assoluto, non legato al tempo o allo spazio. Noi legati allo spazio e al tempo questo fatichiamo a capirlo.

Dio ha scelto di auto-rivelarsi: è un Dio-persona (“io sono colui che sono”) e non un principio astratto. Non è dunque metaforico riferirsi a Dio come colui che mostra il volto. E quindi ha senso dire “ad immagine di Dio”. Non si tratta di qualcosa “su Dio”, al di fuori di Dio, realizzata da altri. Al contrario Dio porta in modo misterioso la propria “immagine” in sé stesso e questa immagine vivente e visibile di Dio è il Figlio Unigenito (Gv 1,18); si è fatto carne ed è venuto a prendere dimora tra di noi (Gv 1,14). Il Padre, che nessuno ha visto ha un volto nel Suo Figlio.

Fu così DAL PRINCIPIO (dalla Creazione), ma nella PIENEZZA DEI TEMPI (all’Incarnazione) ha permesso che chi vede Gesù veda il Padre (Gv 14,9). Gesù come persona è l’unica vera “immagine” del Dio invisibile ed è il volto con il quale porta la salvezza all’uomo. Il COMPIMENTO DEI TEMPI ne attende il ritorno glorioso.

E l’uomo? L’uomo è abilitato a ricevere e comprendere questa rivelazione e a questa visione dell’immagine del Dio invisibile poiché egli stesso è stato creato da Dio “immagine della propria natura” (Sap 2,23).

L’uomo (e più propriamente il suo spirito immateriale, incorporeo, privo di forma, ossia l’anima non riferita semplicemente alla sfera psichica) è stato creato secondo l’immagine di Dio e dunque come la vivente immagine dell’immagine in cui Il Verbo (nuovo Adamo), il Figlio, ha preso carne.

Poiché il Figlio è uno con il Padre nello stesso Spirito, questa “immagine dell’immagine” rispecchia l’essere Uno e Trino della divinità. Così nelle profondità dell’anima c’è un tempio, con il suo cortile esterno, il Santo e il Sancta Sanctorum.

Quando Dio formò Adamo il Padre disse al Verbo: “facciamolo secondo la nostra somiglianza”; e lo Spirito Santo era lì presente, come Creatore. La natura di questo “essere immagine di Dio” non è statica, ma si identifica in un “rapporto vivente”. Se Dio vi abita, il senno, la parola e lo spirito umano sprigionano la luce divina, a sua immagine e somiglianza.

Solo quando il Figlio sarà rivelato pienamente, anche la sua immagine otterrà la stessa somiglianza con il suo prototipo. L’uomo è stato creato per un divenire volontariamente questa somiglianza, con la propria libertà. Se l’uomo lo vuol fare da solo, cade; se si affida alla grazia, può.

Dio è venuto a salvare l’uomo dalla triste condizione in cui è decaduto volgendo altrove lo sguardo, perdendo luce. Proprio oggi alla Santa Messa: "Perché là dov'è il tuo tesoro, sarà anche il tuo cuore. La lucerna del corpo è l'occhio; se dunque il tuo occhio è chiaro, tutto il tuo corpo sarà nella luce; ma se il tuo occhio è malato, tutto il tuo corpo sarà tenebroso. Se dunque la luce che è in te è tenebra, quanto grande sarà la tenebra!" (Mt 6,21-23).

Volendo riaprire l'Eden all’uomo già deturpato, Colui che è verità, bontà e fece l’uomo a Sua immagine, stabilì una Vergine (il paradiso di Dio in terra!) per farvisi carne di creatura umana, nuovo Adamo, grazie a una creatura tutta pura e santa: l’Incarnazione porta a una novità decisiva l’immagine di Dio: nella gloria dell’Unigenito è stato possibile vedere il Padre.

E' l’epifania del Logos-incarnato: “Chi ha visto me ha visto il Padre” dice Gesù.

Lo Spirito Santo guida i discepoli alla “verità tutta intera” (Gv 16,13).

SENZA DI ME NON POTETE FARE NULLA! Oggi molti "cristiani" dialogano a vanvera del nulla!

La creatura umana tutta pura sta lì a pieno titolo e del tutto logicamente: la Vergine della rivelazione ha detto: “sono colei che sono nella Trinità divina” (Tre Fontane,1947). Concepita immacolata, piena di grazia, madre di Dio, sempre vergine, corredentrice, assunta in cielo.

Il πληρωμα negato e la Chiesa sinodale ha detto...

Andrea Sandri
C'è un bel saggio (Kirche als Fülle, in Karl Hardt s.j. (cur.), Bekenntnis zur katholischen Kirche, Echter, Würzburg 1955, pp. 61-113) in cui il teologo Georg Klünder, convertitosi al cattolicesimo negli Anni '50, spiega che il πληρωμα (la pienezza) è in una trascendenza orizzontale (la Tradizione custodita e dichiarata dalla Chiesa e dalla sua gerarchia nel tempo e nello spazio) e in una trascendenza verticale (il rapporto tra l'uomo e Dio). L'eliminazione teologica della trascendenza orizzontale porta al puntinismo della fede, all'instabilità, al soggettivismo e al settarismo protestante - finalmente al circolo ermeneutico, come unica comunicazione della fede, e all'immanentismo. La Chiesa, si direbbe oggi, diventa sinodale.

Anonimo ha detto...

Adesso la Chiesa deve fare i conti con questi suoi "alti esponenti " che, in nome di una presunta "libertà insita nello Spirito" da loro contemplato, si stanno creando da sé delle verità soggettive, una nuova chiesa ad immagine e somiglianza del mondo. Invito tutti i cattolici a prendere atto di questa apostasia interna alla Chiesa che mai come in questo tempo sta prendendo il sopravvento ed a prendere le opportune misure. Fare molta attenzione a questa perversione e non fare in modo che prevalga. È molto importante

Anonimo ha detto...

È uno slogan che da decenni echeggia nelle riunioni parrocchiali dei cosiddetti cattolici adulti: la Chiesa in cammino, in dialogo, in costruzione, che si interroga, si fa domande, cerca risposte, si mette in discussione bla bla bla. Poi si domandano perché le persone cercano dove si celebra la Messa Tridentina...
Cit. Davide Carollo

Anonimo ha detto...


# La Chiesa "in cammino"...

Certo che è in cammino, la Chiesa visibile, a partire dal Vaticano II.
In ascolto del mondo e in cammino abbracciata agli idoli del mondo, sulla via larga, quella che conduce alla perdizione, all'eterna dannazione.
Ma nemmeno in cammino, di corsa stanno entrando nella Gehenna questi sciagurati preti neomodernisti, senza fede e che non si sa come vivono...
E si portano dietro torme di fedeli ingannati e ben contenti di esserlo...

Anonimo ha detto...

Diceva Sant Antonio da Padova:

Sventurato colui che crede più alla lingua degli altri che alla sua coscienza.Molti hanno paura dell'opinione pubblica pochi della propria coscienza!

"Non ti scoraggiare lungo il cammino che porta al Signore,
Dio che è capace di comandare ai venti,alle acque scaccerà dalla tua coscienza le folla dei cattivi pensieri, entrerà nella tua anima,
si sederà alla tua tavola e ti mostrerà la pace e l'amore.
Fai che quella pace e quell'amore diventino le tue armi più lucenti e vai a cambiare il mondo secondo il suo progetto"

(S.Antonio di Padova)

Anonimo ha detto...

non piu' un "aggiornamento", come sbandierava Giovanni XXIII, ma uno scardinamento delle strutture fondamentali della Chiesa

Dall'Instrumentum laboris ha detto...

Dal n. 59 della premessa:

"I candidati al Ministero ordinato vanno formati a uno stile e a una mentalità sinodale. La promozione di una cultura della sinodalità implica il rinnovamento dell’attuale curriculum dei seminari e della formazione dei formatori e dei professori di teologia, in modo che ci sia un orientamento più chiaro e deciso verso la formazione a una vita di comunione, missione e partecipazione. La formazione a una spiritualità sinodale è al cuore del rinnovamento della Chiesa."

Cioè:
Espulso l’aggettivo «cattolico» dai seminari, si proceda quanto prima alla damnatio memoriae in tutti i centri di formazione di sant’Agostino, san Tommaso, sant’Anselmo e di tutti i Padri e Dottori della Chiesa ed i loro testi bruciati per carenza di sinodalità!

Ancora Instrumentum laboris ha detto...

Dalla scheda B 1.1:

b) La cura della casa comune invita a un’azione condivisa: la soluzione a molti problemi, come ad esempio i cambiamenti climatici, sollecita l’impegno dell’intera famiglia umana. La cura della casa comune è già un luogo di intense esperienze di incontro e collaborazione con i membri di altre Chiese e Comunità ecclesiali, con i credenti di altre religioni e con uomini e donne di buona volontà. Questo impegno richiede la capacità di agire coerentemente su una pluralità di piani: catechesi e animazione pastorale, promozione di stili di vita, gestione dei beni (immobili e finanziari) della Chiesa.

Questa è indicata come la prima «questione prioritaria» che dovrà affrontare l’Assemblea generale: Dio non pervenuto.

Bollettino monastero benedettino tradizionale antimodernista ha detto...

Il "sinodo sulla sinodalità" è un cavallo di Troia escogitato da chi non ha un briciolo di mentalità sinodale e di onestà, e ne usa il concetto per inoculare nella Chiesa ulteriori dosi di veleno modernistico per trasformare il cattolicesimo in una scimmiottatura del protestantesimo ed attuare il diabolico fine del modernismo. Come ogni cosa sulla quale il modernismo mette le mani, pure il concetto di "sinodalità" viene stravolto. La vera sinodalità consiste nel fermarsi, tutti i battezzati (il rito antico prevede che al sinodo, diocesano o provinciale, possano partecipare attivamente pure i laici e che venga celebrato annualmente) a riflettere se i Comandamenti sono osservati, se l'ortodossia della fede è convintamente insegnata, se le virtù cristiane sono praticate, se le penitenze e i digiuni attuati, se le tradizioni sono custodite correttamente. E, nel caso si riscontrino problemi, si deve valutare cosa fare per restaurare l'osservanza dei Comandamenti, delle virtù etc. Una Chiesa con una dottrina ed una morale fluida e personalizzabile interessa solo ai nemici della Chiesa. Se interessa così tanti gerarchi è solo perché sono mercenari e lupi travestiti da agnelli. Non c'è nessuna chiesa da costruire per il futuro. C'è solo da farsi santi. E' di santità che ha bisogno la Chiesa, non di clericalisti radical chic. E' Cristo che dobbiamo seguire, non il mondo e le ideologie. Dio maledice questo sinodo perché è al servizio del "nemico delle nostre anime". Esso è realmente un "instrumentum diaboli"

Anonimo ha detto...

Sì, ma è del tutto inutile spiare ogni atto della chiesa conciliare e sperare in chissà quale miracolo. La chiesa conciliare risponde agli interessi della élite, con sede a Washington, che la sponsorizza e finanzia da gran tempo, in vista della 'religione univesale' del nuovo ordine mondiale. Tutto quel che accade, compreso il colpo di stato russo, non è frutto del caso, ma studiato a tavolino nei minimi particolari. E, per quanto vi dispiaccia, lo ripeto perché è la verita: ai mondialisti sta andando tutto a gonfie vele. Il loro giubilo per il colpo di stato russo è immenso. Il loro giubilo per il trionfo della religione universale della chiesa conciliare (un baraccone OSCENO!) è immenso. I teologi dicono che Dio non vuole queste cose, ma le permette. Peccato che il risultato non cambii. Purtroppo la verità è questa e non saranno le insulsaggini e gli sdilinquimenti a cambiarla. Ci pensano i sinodi, i carri armati e, soprattutto, i soldi, a fare la storia. Finiti sono i tempi in cui sì cantava "Contro l'oro è il sangue a far la storia, etc..."!

Anonimo ha detto...


Sembra comunque, sono le ultime notizie, che il capo della Wagner, Prigozin, stia trattando, con la mediazione del presidente bielorusso, Lucascenko. Ha ordinato ai suoi di fermarsi. Dice che non vuole spargere sangue fraterno.
Se è sincero, allora si è trattato di un'azione dimostrativa per ottenere una diversa impostazione della guerra, più offensiva, sembrerebbe.
Chi vivrà, vedrà.
Che siano solo o soprattutto i soldi a far la guerra non è vero. Gli americani in Afganistan, con tutti i loro superequipaggiamenti e gli investimenti per occidentalizzare il Paese e i denari regalati a pioggia ai capi tribali non hanno cavato il ragno dal buco.

Anonimo ha detto...

"Adesso c'è la tirannide dell'autorità, perché non ci sono più regole. (...) Per loro non c’è una verità fissa, non ci sono dogmi. Tutto è evoluzione. Si tratta di una concezione del tutto massonica. È veramente la distruzione della fede."
(M. Lefebvre)

tralcio ha detto...

Spero che almeno tra i frequentatori di queste pagine sia ormai CERTO e non oggetto di opinione che il "sistema" è TOTALMENTE al servizio del principe di questo mondo. In tale "sistema" purtroppo sono incluse la gerarchia sinodaleggiante, la politica delle sedicenti democrazie, la macchina mainstream della libera e plurale "informazione", i "liberi mercati", la "scienza", il "progresso", il carrozzone della tutela dei vari diritti.
In ciò che è costitutivamente al soldo e al servizio del falso, ogni sforzo, anche il più sincero, non produce che falsità. Perchè lo fa? Il male è l'assenza e il vuoto del Bene.
Agisce in odio all'uomo progettando solo morte, ma raccontando di vita, felicità, beneavere.
Può non piacere, ma è così. E' tutto perduto? Assolutamente no! La Verità resta tale.
Chi può ascoltare La Verità? Chi sceglie il silenzio e soprattutto chi spegne il mainstream.

Anonimo ha detto...

Un Vescovo "à la page" ha nervosamente minacciato il suo Clero: " dovete credere nel Sinodo sennò uscite da qua! " Poveri preti e diaconi che pensavano che la feconda verticalità trascendente (oramai negata ed avversata) avesse favorito, caratterizzandola, quella orizzontale e comunitaria.

Anonimo ha detto...

Già il nome "sinodo sulla sinodalità" indica chiaramente che si tratta di un evento poco serio .Lo sanno anche i sassi che nella Chiesa ,mai come adesso,comanda uno solo.

Anonimo ha detto...


# ..che seglie il silenzio (tralcio)

Ma in questo stesso suo post lei non sceglie il silenzio,
visto che vi denuncia sinteticamente i mali del sistema.
Si contraddice in questo o no?
Nell'epoca in cui quasi tutti tacciono e si rendono
complici, forse per paura, del Male dominante,
specialmente nella gerarchia ecclesiastica,
bisogna parlare, se necessario gridare anche dai
tetti.
T.

Anonimo ha detto...

@ Anonimo del 24/6 ore 22,07
Liquidare la Chiesa Cattolica è impresa impossibile.Per avere una minima possibilità bisognerebbe distruggere tutte le Bibbie ed i Vangeli ,arrestare e deportare tutto il clero.Qualcuno e qualcosa sfuggirebbe sempre anche alla polizia più zelante ed efficiente.Il Signore sarà con noi fino alla fine.

tralcio ha detto...

Gentile T.
il silenzio non equivale alla "scomparsa nel nulla" o peggio all'indifferenza snobistica.
Il silenzio è un volgersi all'Unico che dà senso alla vita, invitando gli altri a farlo.
Quanto dura questo invito? Pochissimo, per non farla sembrare una fissazione e per non distogliere se stessi dal praticare nell'esperienza ciò che forse è chiaro in teoria.
A me pare che molti parlino, ma purtroppo la denuncia scade in polemica e genera ira.
Esiste una "santa ira" praticata a volte anche da Gesù, ma la nostra raramente le somiglia.
E così finisce con scavare solchi tra fratelli vicini, spaccando il capello in quattro.
Finisce con l'assecondare pensieri mossi dal divisore, sottraendoci alla carità.
Finisce soprattutto per insuperbire, non accorgendoci che i primi da guarire siamo noi.
La mia denuncia dice che la bestia della terra e quella che sale dal mare esistono.
Esiste Babilonia ed esiste il dragone. Ma dentro Babilonia ci siamo anche noi.
Come uscirne? Chi ci tirerà fuori? Come entrare nella Gerusalemme Celeste? Quando?
Ecco allora che il silenzio è attesa, speranza, fiducia nel ritorno di Cristo.
Il silenzio è per far parte delle vergini sagge e non finire tra le cinque colleghe.
Il silenzio guarda la piccolezza dei mezzi necessari, affidati alla potenza di Dio.
Le denunce rischiano di alimentare caos, tolgono pace e tolgono respiro allo Spirito.
Soprattutto sono denunce mosse da uomini cercando giustizia tra gli uomini.
Invece il silenzio è spazio di preghiera, rivolgendosi a Lui: viene Signore Gesù!
Non "vieni per incenerire tutti", ma un "salvami" e abbi misericordia di me! Anch'io cieco.
Ho luce, per grazia, per vedere la deriva e riconoscere le bestie che vi si palesano.
Ma ho (e ne avrei di più) anche troppa tenebra in me per vedere (in me) la Luce di Dio.
E' quella luce a ribaltare le sorti, facendo di Babilonia la Gerusalemme celeste.
In quella luce di fuoco bruciante molti proveranno bruciori lancinanti, attaccati al mondo.
Altri in quella luce potranno vedere la gloria di Dio... Il silenzio è ricerca d'essere lì.

Anonimo ha detto...


Ma il Signore non ha anche detto che bisogna ammonire, con la dovuta carità, il fratello che sbaglia, che è sulla via del peccato?
E se questo fratello che sbaglia è addirittura chi dovrebbe essere il nostro Pastore, mantenere il silenzio non è doppiamente sbagliato?
Attenzone poi a non cadere nel quietismo: l'anima che si abbandona a Dio lasciando che sia Lui a fare tutto; l'anima che si mette in attesa, come aspettando che sia Dio a risolvere i problemi, dall'Alto, come se noi non dovessimo ottemperare sempre al nostro "dovere di stato", quale che sia.

tralcio ha detto...

Il quietismo sta alla vera pace esattamente come il pacifismo: cioè roba del mondo.
Chi si affida veramente a Dio "non fa fare tutto a Lui", ma lo segue (e, se non è ipocrita, porta la croce). IL cristianesimo non è un'idea, ma una sequela, un'esperienza vivace.
Questo non significa passare la giornata a denunciare. Ammonire sì... con mitezza. Umilmente.
Vi risulta che Maria sbraitasse chiedendo giustizia? Lo ha forse fatto San Pietro, San Giacomo San Giovanni o San Paolo? Che pure non hanno taciuto, visto che hanno testimoniato.
Il problema è di essere abitati dallo Spirito e non psichici o carnali. La linea di demarcazione è sottile, pensieri e passioni trascinano facilmente fuori dal seminato.
Il vangelo odierno è durissimo, con me innanzitutto. Ma non mi zittisce, educandomi a parlare secondo il cuore di Gesù.
Un'impresa ardua, impossibile senza la grazia di Dio. Da chiedere.
Il dovere di stato è esattamente questo: stare, fedelmente, cercando di non tradire.
Stare innanzitutto al nostro posto, che non è quello di Dio. Sia lodato Gesù Cristo!

Anonimo ha detto...

Ricordo una confessione di venti/trenta anni fa, senza conoscere affatto il sacerdote, finito tutto l elenco dei miei peccati, lui concluse: tu stai al tuo posto. Mi parve una conclusione strana. Col tempo quella super sintesi di tanto in tanto mi tornava alla memoria e ogni volta avevo l impressione di capirla meglio e di saperla applicare meglio. Per altri sentieri,, quando ripresi in mano il Catechismo di San Pio X, capii che quelle formule avevano bisogno, accanto ad una iniziale spiegazione, di scendere nell anima, in essa radicarsi e fruttificare. In ogni anima a modo suo, secondo i suoi tempi.

Anonimo ha detto...

I principi morali non dipendono da un voto di maggioranza. Quel che è sbagliato, è sbagliato. Anche se lo pensano tutti. Quel che è giusto, è giusto. Anche se nessuno lo pensa.
(F. Sheen)

Anonimo ha detto...


# Quietismo e dintorni

In quest'epoca sciagurata, dominata da un'omertà grazie alla quale prosperano tutti i vizi e tutti i tradimenti, a cominciare (purtroppo) dalla Chiesa cattolica, invocare il silenzio quale norma di condotta per il vero cattolico appare alquanto equivoco.
Proprio sul silenzio individuale e collettivo si fonda il trionfo del politicamente corretto arcobaleno e non.
Tacere per paura di offendere o di innescare polemiche?
San Paolo di nemici non pochi ne aveva, anche all'interno della Chiesa, proprio perché, quando necessario, non le mandava a dire.
Ma il timore dell'opinione del volgo non lo ha mai fermato.
Il suo dovere di stato, essendo egli un Apostolo del Signore, gli imponeva di parlare, a ragion veduta si intende, non tanto per amor di polemica.
Oggi il silenzio, anche con le migliori intenzioni, si rende senza volerlo complice del caos dilagante.
Questo blog non sta zitto, così come altri, messi nella lista nera da parte del "Sistema".

Anonimo ha detto...

Si fa presto a dirsi "alternativi" se poi si è utili al sistema...
Avete capito che certi alleati sono in realtà peggio dei peggiori nemici?
Avete intuito che dietro alcune posizioni di principio si annida la peggior ipocrisia?
Avete compreso che il marcio, prima di temerlo vwenire da fuori, ce l'abbiamo dentro?
Avete fiutato la truffa della farsa elettorale o avete preferito votare?
Avete parlato chiaramente contro la bufala del cosiddetto vaccino?
Avete riconosciuto i trucchetti per indebitare le generazioni future con certi "prestiti"?
Il silenzio serve anche per chiedersi quante volte ci si è confusi, sostenendo un finto bene.

Gederson Falcometa ha detto...

In questi giorni stavo rileggendo le presentazioni del libro "Perchè dobbiamo dirci cristiani. Il liberalismo, l'Etica e l'Europa" dell'ex senatore italiano Marcelo Pera. Tra le presentazioni appare una distinzione tra la possibilità di una persona di essere cristiana per fede o per cultura, come si può leggere anche nella presentazione del cardinale Cafarra:

"Non si capisce tutto ciò se non si ha chiaro il contenuto dei termini: cristianesimo e liberalismo.
Per capire il significato del primo termine è fondamentale la distinzione fra cristiani per fede e cristiani per cultura. La cosa va attentamente spiegata. La vera identità di Gesù di Nazareth può essere riconosciuta solo mediante la fede, e la sua presenza nella storia avviene mediante la fede dei suoi discepoli.
Ma è ugualmente vero che la fede in Gesù genera uno stile ed una forma stabile di vita, un modo proprio di vivere l’esperienza umana nelle sue fondamentali dimensioni, un modo proprio di collocarsi nella realtà.
In una parola: la fede nel rigoroso significato teologico genera una cultura.
Orbene nei confronti di una cultura generata dalla fede possiamo dire che il suo riconoscimento, la rivelazione del suo dato obiettivo, non esige la fede in Cristo. Non solo, ma più profondamente: nella cultura generata dalla fede può ritrovarsi anche il non-credente, in quanto essa corrisponde alle esigenze della ragione . Certamente è necessario non rifiutarsi, per questo, ad un uso completo della ragione; non censurare la sua esigenza e la sua domanda di una risposta esplicativa dell’intero dell’essere". Perchè dobbiamo dirci cristiani, Avvenire - 18 gennaio 2019 - http://www.caffarra.it/avvenire180109.php

Nella prefazione del libro scritta da Benedetto XVI si vede chiaramente un'applicazione della distinzione alla Chiesa, come se può leggere:

"Ella [Pera] spiega con grande chiarezza che un dialogo interreligioso nel senso stretto della parola non è possibile, mentre urge tanto più il dialogo interculturale che approfondisce le conseguenze culturali della decisione religiosa di fondo. Mentre su quest’ultima un vero dialogo non è possibile senza mettere fra parentesi la propria fede, occorre affrontare nel confronto pubblico le conseguenze culturali delle decisioni religiose di fondo. Qui il dialogo e una mutua correzione e un arricchimento vicendevole sono possibili e necessari. Del contributo circa il significato di tutto questo per la crisi contemporanea dell’etica trovo importante ciò che Ella dice sulla parabola dell’etica liberale". Lettera-prefazione del Papa al libro di Marcello Pera: La fede non si può mettere tra parentesi. Urge il dialogo interculturale http://papabenedettoxvitesti.blogspot.com/2009/07/lettera-prefazione-del-papa-al-libro-di.html

Questa distinzione tra fede e cultura che li separa mi ha portato a domande come:

È possibile anche un cattolicesimo della fede e altro della cultura ?

Solo per fare un esempio: il cardinale Martini, era un cattolico per fede o per cultura?

Fede e cultura possono essere separate?

La domanda mi ricorda la distinzione fatta da Giovanni XXIII nel discorso di apertura del Concilio Vaticano II. Quando diceva che una era la sostanza e un'altra la forma di cui era rivestito il deposito della fede, non faceva anche una distinzione tra fede e cultura?

Gederson Falcometa ha detto...

I segni di un cattolicesimo meramente culturale si trovano quando vediamo non se ferma nella figura del cardinali Carlo Maria Martini. Quanti altri non se presentano appena con uno vernice cattolico, in quanto in realtà la sua posizione non c'e nulla di cattolica? Oggi, qualinque ideologia, anche eresia c'e un vescovo per rappresentarla nel Colegio dei cardinale o nell'episcopato. La cosa più difficile è trovare un'autorità credente nella Chiesa e nel Nostro Signore Gesù Cristo. Questi non sono cattolici per fede Loro ma appena per "cultura". Anche nel pontificato di Benedetto XVI vediamo alcune iniziative che sono prettamente culturali. Tra questi, segnalo il cortile dei Gentili e il discorso a politici e scienziati che Dio sarebbe l'ipotesi migliore. Ricordo ancora che durante il suo pontificato ci fu un incontro tra due personalità cattoliche su una questione di fede: mons. Rino Fisicchella e D. José Cardoso Sobrinho. È successo perché purtroppo una ragazza minorenne (tra i 10 e gli 11 anni) è stata violentata ed è rimasta incinta. Quindi, i genitori decisero per l'aborto, D. José Cardoso Sobrinho, seguendo il CDC, scomunicò tutte le persone coinvolte. È passato molto tempo. Ricordo che Mons. Rino Fisichella si è opposto all'atteggiamento dell'arcivescovo di Recife ed è stato promosso a capo del Dicastero per la Promozione della Nuova Evangelizzazione. Questo caso di D. José Cardoso Sobrinho è stato uno degli ultimi casi in cui ho visto una tacita applicazione del CDC. Successivamente, il CDC è stato abbandonato. In casi come la comunione ai politici abortisti, gli americani si sono incontrati per discutere la questione già chiusa al CDC. Quindi, in questi casi, non c'è più una tacita applicazione del CDC per paura di conseguenze culturali? In questo caso, Biden ha finito per comunicare a Roma...

Altri segni:

La falsa tesi dei due fini ultimi mi sembra proporre esattamente un cattolicesimo della fede che è spirituale e un altro della cultura che è temporale. Se ci pensiamo bene, l'adesione al falso fine ultimo temporale riduce tutto a cultura ed è proprio da questo fine ultimo temporale che è nata la missione della Chiesa come responsabile per l'unità del genero umano;

La falsa tesi del rapporto tra naturale/natura e soprannaturale/grazia, dove il soprannaturale sarebbe contenuto nel naturale, e la grazia sarebbe dovuta alla natura, è stata assorbita dalla Gaudium et spes. Se, come dice il documento, «il Verbo facendosi carne si è unito in un certo modo ad ogni uomo», si è unito anche ad ogni cultura, non sarà per questo che il Concilio vede erroneamente in tutte le culture (e anche religioni) i famosi semi del Verbo? In questo senso, non potremmo pensare anche a false religioni ridotte solo a culture? In ogni caso, questi primi due punti sono in qualche modo negli incontri d 'Assisi e nella Lettera Enciclica Fratelli Tutti(-Frutti) di Francesco che di fatto riduce tutto a cultura;

Ho già letto una difesa che, con il Concilio, la Chiesa ha presentato il suo umanesimo. È l'umanesimo integrale di Maritain, e non è questo anche solo culturale?

Gederson Falcometa ha detto...

La polemica sui riti cinese e malabarese che furono approvati come riti civili, non si poteva dire che sarebbero stati riti culturali? Non accade la stessa cosa con le messe creole e l'infinità di altre messe che finiscono per diventare l'espressione di culture più varie che della fede?

Il cardinale Cafarra vede nel cristianesimo culturale uno spazio per i non credenti. La Corte dei Gentili, voluto da Benedetto XVI, nasce proprio per accogliere queste nuove tipologie di cristiani. Per questo Francesco parla tanto di accoglienza, e tra i non credenti include anche gli omosessuali;

Analogamente al giudaismo, proprio come un non ebreo di razza può diventare solo un proselito, lo stesso in un certo senso si vede nel cattolico culturale. Ma lo stesso cattolicesimo della fede è apparentemente al di fuori della Chiesa, è il cattolicesimo tradizionalista. Mentre all'interno della Chiesa si mescolano un cattolicesimo di fede e di cultura e tutto fa pensare all'esistenza di un cattolicesimo meramente culturale. Quella visione della Chiesa meramente umana di Santa Caterina Emerick;

Forse si potrebbe dire che abbiamo davanti a noi una Chiesa della fede e un'altra della cultura. Frutto del divorzio tra fede e ragione ? Il Concilio ha promosso il divorzio dei due fini, tra il pastorale e il dogma e tra tanti altri, ha promosso il divorzio tra fede e cultura (come Loisy, tra il Gesù della fede e lo storico)? Questo me ricorda del duplice cristianesimo denunciato dal Padre Julio Meinvielle che ha anche parlato delle due Chiese: la Chiesa delle promesse e la Chiesa della propaganda)

Ancora secondo il cardinale Cafarra, la fede genera una cultura, ma questa cultura generata dalla fede può unirsi a qualsiasi cultura? Evidentemente no, ma allora perché, dopo il Concilio, si è dato per scontato che questa unione sia possibile? Non sarebbe adottando l'uguaglianza tra le culture come punto di partenza?

Per fine, il Cardinale Cafarra ha detto che "la fede genera una cultura" questo è vero, ma se deve ancora considerare che la cultura generata dalla fede è stata generata da Dio. È giustamente per essere generata dal Signore che dobbiamo dare a questa cultura l'assenso di fede. Per me fede e cultura non se separano. Infatti ci sono alcuni degli aspetti storici che cambiano, ma quello che è di fede doveva rimanere. Proprio in questo è che me sembra il nocciolo di tutte le confusione odierne.


Gederson Falcometa ha detto...

"E se questo fratello che sbaglia è addirittura chi dovrebbe essere il nostro Pastore, mantenere il silenzio non è doppiamente sbagliato?"

Mi ha ricordato la "Regola pastorale" di San Gregorio Magno:

"4. IL PASTORE D'ANIME DEV'ESSERE DISCRETO NEL TACERE, UTILE NEL PARLARE
Il Pastore d'anime dev'essere discreto nel tacere e utile nel parlare, perché non riveli ciò che deve essere taciuto, o abbia a tacere ciò che sarebbe stato bene dire apertamente.
Come, infatti, un discorso fuori posto può indurre in errore, allo stesso modo un silenzio inspiegabile può lasciare nell'errore quelli che dovevano essere illuminati.
Spesso, per timore di perdere il favore popolare, Pastori superficiali temono di dire con franchezza quello che è giusto debba essere detto.
Il Vangelo ne parla come di Pastori, ai quali manca la volontà di custodire il gregge, ma lo servono con animo di mercenari.
Pastori che, se viene il lupo, fuggono a trovare, nel silenzio, il loro nascondiglio.
« Cani muti che non sanno latrare » (1).
E' il rimprovero del Signore a noi significato dalle labbra del profeta.
« Voi non siete accorsi a fronteggiare il nemico, né avete opposto in favore della casa d'Israele nel giorno del Signore il muro della resistenza nella lotta » (2).
Accorrere a fronteggiare significa opporsi con la parola decisa ai potenti di questo mondo, schierandosi a favore del gregge.
Accettare battaglia nel giorno del Signore, va inteso nel senso di resistere ai malvagi per amore della giustizia.
Per un Pastore d'anime l'aver temuto di dire la verità, significa aver voltato le spalle in silenzio.
Che se, invece, offre se stesso per il bene del gregge, allora ai nemici oppone un muro a favore della casa di Israele.
Al popolo peccatore fu detto anche : « I tuoi profeti hanno predetto per te cose false e stolte, né svelavano là tua iniquità per indurti a penitenza » (3).
A volte nella Scrittura i profeti vengono chiamati anche dottori, ai quali è riservato il compito di insegnare la fugacità delle cose terrene e di manifestare le realtà future.
Il testo sacro rimprovera costoro di vedere cose false, perché, invece di correggere i difetti, lusingano scioccamente i colpevoli assicurando l'impunità.
Non osano neppure mettere i peccatori di fronte alle loro responsabilità.
Il linguaggio del rimprovero è a loro sconosciuto, mentre potrebbe essere chiave che apre a confidenza.
Infatti, il rimprovero mette a nudo una colpa, la cui esistenza spesso non è avvertita, neppure da chi l'ha commessa.
A ciò fa riferimento Paolo quando richiede : « la capacità di esortare alla sana dottrina e di confutare quelli che la contrariano » (4).
E Malachia dice che « le labbra del sacerdote debbono custodire la scienza e chiederanno la legge alle sue labbra, perché egli è l'Angelo del Signore degli eserciti » (5).
Inoltre l'ammonimento del Signore riecheggia nella voce di Isaia che sostiene la necessità di « gridare senza posa e come tromba far squillare la propria voce » (6).
Accedere al sacerdozio, è assunzione di responsabilità da araldo, che progredisce e avanza gridando di preparare la via al giudice che verrà.
Un sacerdote che non sa predicare, è, pertanto, un araldo muto e incapace di levare la voce della protesta e della denuncia". https://pascendidominicigregis.blogspot.com/2012/06/il-pastore-danime-devessere-discreto.html?m=1

Anonimo ha detto...

Buone riflessioni. Grazie al cielo, io fiutai la truffa della farsa elettorale e non votai. Cavalco la tigre. Deus providetur infallibiliter.

Anonimo ha detto...


Quelli che non sono andati a votare per voler cavalcare la tigre ossia nella speranza che l'Italia e la Chiesa affondino del tutto sì da provocare, essi credono, un intervento diretto del Signore,
costoro sono gli stessi che non pronunciano verbo sulla crisi della Chiesa, sul misfatto rappresentato da una Gerarchia cattolica che dal Concilio in poi e già con il Concilio ha deposto la sua missione di conversione per assumere la veste di colei che vuol dialogare con il mondo per apprendervi la sua lezione.
Insomma, tacciono bellamente i vili di fronte al tradimento della missione conferita espressamente da Cristo risorto agli Apostoli.
Tacciono di fronte a tutto.
Credono in tal modo di salvarsi. Anche per loro fu detto:
"Colui che vorrà salvare l'anima sua la perderà ma colui che perderà l'anima sua per me la salverà" (Lc 9 24).
"Perdere la propria anima per Cristo" significa "prendere la Croce" ad imitazione di Cristo (ivi, 23). Oggi, "prendere la Croce" significa anche difendere pubblicamente la Croce dagli assalti diabolici che sta subendo, difenderla sia sul piano religioso che su quello civile.

Anonimo ha detto...


# "Deus providetur infallibiliter"

"Dio provvede infallibilmente". Certamente. Anche nei confronti di quelli che in silenzio si augurano la sventura del proprio Paese, dei loro concittadini, di tutta l'umanità.
Di quelli che tacciono sempre di fronte al Male dilagante, aspettando l'Apocalisse, che loro credono di poter comodamente contemplare seduti davanti al computer...

Gederson Falcometa ha detto...

"...dal Concilio in poi e già con il Concilio ha deposto la sua missione di conversione per assumere la veste di colei che vuol dialogare con il mondo per apprendervi la sua lezione".

Infatti, la missione di andare ad annunciare il Vangelo e di fare discepoli in tutti le nazioni, la Missione di convertire, è stata sostituita dalla nuova Missione affidata alla Chiesa dalla Gaudium et spes, quella di essere responsabile dell'unità del genere umano. In queste due missioni si vede chiaramente la falsità della tesi dei due fini ultimi (spirituale e temporale). La Missione dell'unità del genere umano corrisponde chiaramente ad uno tentativo di compiere il fine ultimo temporale falso. La sua realizzazione avviene appena nell'ambito culturale di cui la fratelanza universale di Bergoglio è la massima espressione. Queste due missioni sono chiaramente contraddittorie. Ad un certo punto bisognerebbe scegliere tra l'uno o l'altro, perché nessuno può servire due padroni o pensare di essere amico di Dio e del mondo allo stesso tempo.

Anonimo ha detto...

"Dopo di che, esaminiamo il principio del cavalcare la tigre nella sua applicazione al mondo esteriore, all'ambiente complessivo. Il suo significato eventuale può allora venir precisato nei seguenti termini: quando un ciclo di civiltà volge verso la fine, è difficile poter giungere a qualcosa resistendo, contrastando direttamente le forze in moto. La corrente è troppo forte, si sarebbe travolti. L'essenziale è di non lasciarsi impressionare dall'onnipotenza e dal trionfo apparente delle forze dell'epoca. Tali forze, per essere prive di qualsiasi principio superiore, hanno, in fondo, la catena misurata. Non bisogna dunque fissarsi al presente e alle cose vicine, ma aver anche in vista le condizioni che potranno delinearsi in un tempo futuro. Allora il principio da seguire può essere quello di lasciar libero corso alle forze e ai processi dell'epoca, mantenendosi però saldi e pronti a intervenire quando la "tigre, che non può avventarsi contro chi la cavalca, sarà stanca di correre". In una interpretazione particolarissima, il precetto cristiano di non resistere al male potrebbe avere un diverso significato. Abbandonando l'azione diretta, ci si ritira su di una linea più interna di posizioni".

Julius Evola, Cavalcare la tigre, Vanni Scheiwiller, Milano, 1961, paga. 17

La posizione di Julius Evola coincide esattamente con la mia posizione.

Anonimo ha detto...

Il Covile N. 669

Un PDF di estremo interesse:

Marco Del Giudice
Dove va il politicamente corretto? Uno sguardo dagli USA
Intervista di Luca Ricolfi

Mi è appena pervenuto via mail. Lo aggiungo al brano di J. Evola

Anonimo ha detto...


# La posizione di Julius Evola e il Vangelo

Una posizione del tutto velleitaria, che sembra atta apposta per giustificare il peggior qualunquismo.
Nessuno è mai riuscito a "cavalcare la tigre" di un processo storico travolgente per poterne poi scendere a tempo, quando lo slancio della tigre si è esaurito. La tigre non si fa cavalcare da nessuno, ti fa cadere e ti sbrana.
La posizione cristiana di "non resistenza al male" è forse piuttosto tolstoiana o buddista, fate voi.
Il "noli resistere malo" si riferisce all'uomo malvagio, al quale non conviene resistere imbarcandosi in liti, magari sanguinose, o giudiziarie, che rovinano anche chi le vince.
Non si riferisce al male come fatto morale, alle dottrine perverse, come le odierne, che hanno stravolto l'insegnamento della Chiesa, ai mali pensieri ed intendimenti del Secolo sempre più nemico di Cristo, cui bisogna opporsi pubblicamente se si vuole davvero piacere al Signore.
Non confondiamo Evola con la Sacra Scrittura.