Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

sabato 9 settembre 2023

Non bisogna scegliere le catacombe

Una ulteriore interessante riflessione sulla crisi nella Chiesa ibn relazione alle recenti critiche e discussioni negli ambiti legati alla Tradizione.

Non bisogna scegliere le catacombe
Aurelio Porfiri

In questi giorni in Italia si è molto parlato di tradizionalismo cattolico per via degli articoli critici sulla Fraternità Sacerdotale San Pio X della studiosa Luisella Scrosati sul seguitissimo giornale online La Nuova Bussola Quotidiana. Le reazioni dei lettori contro questi articoli, reazioni a volte violente, viscerali, hanno fatto comprendere che si è toccato un nervo scoperto e hanno sollecitato molte altre prese di posizione, in favore e contro gli articoli di Luisella Scrosati.

Il discorso poi, molto opportunamente, si è spostato sul tradizionalismo cattolico in generale. Mi piace segnalare un articolo di don Mattia Tanel sul popolare blog del giornalista Aldo Maria Valli Duc in Altum, Sul catacombalismo tradizionalista. In questo articolo il sacerdote descrive cinque modi di essere del catacombalismo tradizionalista e tra l’altro afferma: “La strategia catacombalista, nelle cinque modalità sopra descritte, può accidentalmente raggiungere risultati positivi in settori limitati e per qualche tempo, pur rivelandosi a mio avviso inadeguata e persino dannosa in un’ottica fattuale più ampia. Cosa più grave, è impossibile articolarne una coerente giustificazione sul piano ecclesiologico e teologico-morale. Il discorso cambierebbe (ma solo in parte) se ci trovassimo al cospetto di una persecuzione cruenta da parte di nemici esterni alla Chiesa. Nulla invece può autorizzare un fedele, un sacerdote o un vescovo cattolico a occultare e falsificare programmaticamente se stesso e la propria azione al cospetto della Chiesa, società visibile, e della sua legittima Gerarchia. È la parola con cui Gesù si congeda da Nicodemo: “Chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio” (Gv 3, 21)“. A mio avviso la riflessione di don Tanel e di altri è utile per cercare di riflettere sul fenomeno del tradizionalismo cattolico nel modo più oggettivo possibile, cosa non semplice quando ogni discussione viene travisata da animi perennemente esacerbati.

Il mio punto di vista è relativamente semplice. Il tradizionalismo cattolico non esiste, esistono “tradizionalismi cattolici”, spesso divergenti e in contrasto. Questo fenomeno è comprensibile? Certamente, è una reazione alla crisi spaventosa della Chiesa cattolica che, non dimentichiamo, è l’elefante nella camera quando si parla del “problema tradizionalista”. Anche io convergo che qui non si tratta di una crisi di crescita ma di ben altro e questo ci dovrebbe tutti allarmare. Il tradizionalismo, paradossalmente, è un distaccarsi per rimanere uniti, cioè una presa di distanza più o meno netta dall’istituzione per come si manifesta oggi per rimanere però ancora più uniti alla stessa ad un livello più alto, il livello soprannaturale. Il tradizionalista vuole essere cattolico malgrado la Chiesa attuale, cattolico vero, senza compromessi con le idee del mondo in mano ai suoi padroni. Questo problema è spiritualmente lancinante ed è per questo che andrebbe affrontato guardando la vera questione, che non sono i tradizionalisti, ma la situazione che li ha creati. Finché si continuerà ad avere un approccio dogmatico a quello che dogmatico non è (incluso il Concilio) questo problema non potrà essere risolto.

Dall’altra parte c’è a mio avviso un pericolo, quello di chi, per interessi personali o altro, intende trasformare il tradizionalismo in una casa. No, la tradizione è una casa, non il tradizionalismo. Il tradizionalismo al più è un albergo in cui si sta quando la casa è inagibile, ma non è il luogo in cui si dovrebbe abitare indefinitivamente. Chi è sanamente tradizionalista vorrebbe soltanto poter essere cattolico insieme alla grande massa dei cattolici, non essere parte di un piccolo gruppo di resistenti. Le catacombe non sono una scelta, ma una necessità, e questa necessità è dolorosa, non qualcosa che ci fa dire “tradizionalista è bello”. Il tradizionalista si “rifugia nel bosco” come diceva il grande scrittore tedesco Ernst Jünger ma attende di tornare definitivamente alla sua casa, una casa che è sempre nel suo cuore ma che al momento sembra come occupata da forze ostili.

Soprattutto, bisogna ricordare che una delle tentazioni che a volte si osservano in certi gruppi, quelle del culto della catacomba come modo di essere, sono da riprovare. Bisogna stare attenti che nelle intenzioni giuste di reagire alla crisi della Chiesa non si insinui la smania personale di affermazione e di visibilità che si può godere coltivando ambienti di tipo più settario che religioso. Purtroppo quando dico questo so che molti si infastidiscono, ma credo che questa sia una profonda verità che prima si affronta e meglio è.

Dunque possiamo dire che è bello essere tradizionalisti? Ritenete bello essere in croce? Perché il tradizionalista bene intenzionato (e ce ne sono) è in croce, non può che soffrire nel vedere la Madre Chiesa nelle condizioni attuali e cerca un modo di conservare la santa fede senza perdersi nella follia attuale. Chi è tradizionalista mostra di tenerci alla Chiesa, sono i pochi che hanno scelto di crocifiggersi, piuttosto che l’indifferenza, come migliaia di altri ex cattolici.

Il vero tradizionalista sa che la Chiesa è nelle mani del suo Fondatore. Sa che a Lui è possibile quello che a noi sembra impossibile. Per questo accetta di soffrire per testimoniare e comprende che lui per primo deve lottare contro le tentazioni nefaste che possono fargli perdere di vista l’unica e sovrana ragione che giustifica la sua battaglia.

11 commenti:

Anonimo ha detto...

Seguire la Tradizione è difficile perché difficile è venire a conoscenza della cultura tradizionale. Esempio: oggi passando davanti ad una trattoria vicino casa ho sentito poche parole di una canzonetta forse degli anni sessanta... Tu vo' fa' l americano.. di canzonette e film che ironizzavano sulla nostra americanizzazione se ne trovano parecchie/i, com' è successo che solo due o tre anni fa ho scoperto che un Papa già circa cinquanta anni prima, degli anni 60, aveva preso di petto il problema dell americanismo? Allora bisogna dedurre che il Magistero serio veniva passato sotto silenzio e si mandavano avanti le canzonette, gli stornelli ed i film per il popolino. Ma forse bisogna essere più espliciti, quando il Papa è Papa ed il popolo è popolo entrambi sono voce di Dio.

Anonimo ha detto...

Nella mia prima giovinezza mi fu regalato un bel romanzo : FABIOLA o la chiesa delle catacombe. L'autore era un cardinale e neppure italiano. Poi lo regalai a mia volta. Oggi vorrei farlo leggere a un ragazzino che legge molto .
Ma mi sembra che non sia piu' in commercio. O meglio mi e' sembrato che l'unica edizione sia una brutale riduzione e non l'opera integrale. Ieri ho trovato l'opera in questione nel catalogo deĺle edizioni RADIO SPADA ma c'era scritto ESAURITO. Sarebbe possibile una ristampa ?
Anche se e' un'opera di fantasia e' un' opeŕa dotta con basi storiche.. adatta insomma ad illuminarci in questo periodo di confusione.

Anonimo ha detto...

È una riflessione che faccio da tempo e per cui ho preso leggermente le distanze da alcuni gruppi tradizionalisti, uno che fa la guerra all'altro con la penna anzi che farla al comune nemico: l'apostasia, che intanto ha proceduto senza resistenze interne, oltre a certe posizioni peraltro non provate contro Medjugorje, e santi come madre Teresa o santa Faustina , o altri mistici come Valtorta e Piccaretta. Possibile che Dio sia contento di vedere isole felici che si fan la guerra per accapparsi fedeli? Possibile che estraniarsi dalla prima linea per andare in retroguardia o in diserzione sia stata la scelta voluta da Dio ? Gli alberi si giudicano dai frutti? Hanno portato alla vittoria?

Anonimo ha detto...


Concretamente, quali sarebbero i tradizionalisti "catacombali"? Se non si vogliono fare nomi, per non provocare velenose polemiche, si definisca però il concetto del "catacombale" in modo più approfondito.

Per esempio, non direi che la FSSPX si sia posta in una posizione "catacombale": tutt'altro. Basti pensare alla critica teologica sviluppata in convegni e pubblicazioni svisceranti il Concilio, alle numerose denunce pubblica della deriva della Chiesa, ad un opuscolo come "L'Apostasia silenziosa" che metteva a nudo le deviazioni dottrinali di Giovanni Paolo II (opuscolo non per nulla passato sotto silenzio dai più), ad un altro che mostrava le incongruenze ed errori della riforma liturgica.
Catacombale è usato qui anche nel significato di "pesce in barile"? No, probabilmente. Ma bisognerebbe specificare poiché nel nascondimento oggi ci vanno anche gli opportunisti, quelli che si lamentano della crisi dilagante non muovono un dito per combatterla.



Anonimo ha detto...

L'autore fa po' di propaganda conservatrice. In sostanza vuole dire: anche se c'è qualcosa che non vi piace (come se fosse una questione di gusti, "sensibilità"), andate alle messe moderne, criticate rispettosi e compunti le Autorità, che, nel caso in cui al Sinodo si decida di ordinare le donne, vi concederanno anche brave pretesse conservatrici, e basta che non fatcciate gli scalmanati, metteranno a vostra disposizione tutta la Fabbriceria di S. Pietro, tutti i rocchetti di Mons. Enrico Dante!

Anonimo ha detto...

Quelli che parlano di imprecisate catacombe dovrebbero ricordarsi che la Fraternità Sacerdotale di San Pio x ha preservato Messa e sacerdoti dallo sfascio post atomico derivante dalla bomba nucleare che è il concilio Vaticano II che continua e continuerà a fare danni oggi e in avvenire. Cattolici che amate la Verità ringraziate nelle vostre preghiere quel Santo di mons Lefebvre. Ringraziate tutti quei sacerdoti che oltre alla Messa fanno conoscere la vera dottrina in ogni parte del mondo e che sono costretti non per scelta ad operare nell'ombra poiché gli stessi sacerdoti che si definiscono aperti e tolleranti verso tutti mai concedono loro chiese per poter celebrare trincerandosi dietro i vescovi diocesani che non possono. Ma vorrei dire chi a questo punto si trova in difetto? I sacerdoti della fsspx o chi pavimento si tira indietro? E quando pure i sacerdoti della fsspx chiedono ai vescovi e questi non concedono per ritorsioni bergogliane, che devono fare i sacerdoti della Fraternità devono autodistruggersi? Difronte a leggi ingiuste bisogna trovare il coraggio e lottare.
Piergiorgio B.

Anonimo ha detto...

Le catacombe danno fastidio ai conservatori, che vogliono vederci marciare con loro verso l'abisso, sotto la protezione della chiesa conciliare.

Anonimo ha detto...

Il concetto è spiegato qui. Infatti la fsspx non c'entra https://www.aldomariavalli.it/2023/09/01/sul-catacombalismo-tradizionalista-1/amp/

Anonimo ha detto...

Vorrei porre un quesito a coloro che conoscono bene le vicende della FSSPX e di
Mons Lefebvre, che da 15 anni grazie ad internet venero come un santo misconosciuto, un martire bianco della Fede e un vescovo coraggioso nella più grande tempesta della storia di 20 secoli .
Un amico di social di orientamento indietrista, nel senso che ritiene la Chiesa paralizzata al 1958, con la storia del card Siri papa occulto ecc... mi ha scioccato tirando fuori la notizia inaudita per me, che Lefebvre sia stato consacrato vescovo dal card. Lienart in modo invalido ! È credibile questa storia ?
Come posso confutarla non
avendo doc sottomano al riguardo ?
Grazie per gli eventuali chiarimenti .

mic ha detto...

La consacrazione episcopale fi mons. Lefebvre fu valida in quanto, anche se celebrata dal card. Lienart (sospettato di appartenenza alla massoneria), ad essa presero parte ben DUE Vescovi cattolici, mons. Fauret e mons. Ancel, validi e fidati ministri di Dio...

Anonimo ha detto...


L'eventuale appartenenza del card. Lienart alla Massoneria non poteva comunque incidere sulla consacrazione.
Se fatta nel dovuto modo, rispettando le procedure, il sacramento non si realizzava ex opere operato?
Facciamo un altro esempio. Un sacerdote appartenente alla Massoneria fa la Consacrazione durante la Messa: se la fa secondo le intenzioni della massoneria, non può esser valida. Se la fa secondo le intenzioni della Chiesa, è valida, nonosetante l'appartenenza del suddetto alla massoneria.
Ora, nel caso di mons. Lefebvre, noi non sappiamo quali siano state le intenzioni del card. Lienart nel consacrarlo.
Ma forse nella consacrazione di un vescovo, le intenzioni del consacrante non contano allo stesso modo che nella Consacrazione dell'Eucaristia?