L'ennesima manifestazione di deviazione dottrinale. Ora in ballo è il nuovo vescovo di Trieste. La sua dichiarazione è collaterale alla sua firma del Manifesto di Parole O_Stili, alla cui base c’è un’intenzione non dichiarata, che sta a fondamento di tutto l’impianto ed è quella di non parlare mai per dire la verità, ma per non contraddire il pensiero unico dominante.
Il dogma? Se è “divisivo” meglio eliminarlo.
Così il vescovo di Trieste nega il “Credo”
Era uscito indenne da quindici secoli di ecumenismo. Era stato confessato dai maggiori Dottori della Chiesa come verità rivelata (papi compresi). Era stato inserito nel Simbolo contro ariani e modalisti. Lui – il Filioque – era parte integrante del Credo occidentale: lo era fino al 30 di agosto di quest’anno.
Perché allo scoccare appunto del 30 agosto scorso, il neo-vescovo tergestino Enrico Trevisi se ne usciva con il seguente pronunciamento: «Ma talvolta al posto che essere umili nel comunicare questa verità complicata che è Dio amore, Dio Trinità, il Signore Gesù Cristo vero Dio e vero Uomo, lo Spirito Santo che procede dal Padre (e anche dal Figlio? Questione ecumenica aperta) ci siamo reciprocamente offesi, intestarditi l’uno contro l’altro»
Cioè monsignor Trevisi non è affatto sicuro che lo Spirito Santo «procede dal Padre e dal Figlio» («qui ex Patre Filioque procedit»), ma potrebbe anche procedere solo dal Padre, come invece confessano gli ortodossi. Insomma, nonostante lo dichiari apertamente ogni domenica, durante la Messa, monsignor Trevisi al Credo non crede. Ma allora perché dice «Credo»?
Si potrebbe rispondere: perché crede al resto del Credo. Giusto. Ma se è lecito dubitare del Filioque, perché non dubitare del resto? Ovvero: se i dogmi si devono decidere ecumenicamente o per evoluzione, perché non decidere tutto il resto a colpi di dialogo?
Si potrebbe ancora obiettare: il resto del Credo non è in discussione nell’ecumene. Giusto. Ma io confesso il Credo perché ci credo o perché l’ecumene ha trovato un accordo? Ci si potrebbe avventurare, inoltre, anche fuori dall’ecumene, con gli ottimi islamici e gli ottimi ebrei, così da convergere assieme su un Dio ripulito della natura trinitaria o della divinità del Verbo (tutti dogmi altamente divisivi). Il dialogo ne verrebbe edificato e la pace universale sarebbe lì lì da venire.
Quindi il dogma è divisivo. Monsignor Trevisi dice che non bisogna rinchiudere Gesù Cristo in una «formula che lo pietrifica». Quindi fa problema al vescovo – anche se non si azzarda a dirlo – non solo il Filioque, ma l’intera «formula» del Credo, che imperterrito egli continua a confessare ogni santa domenica. E perché allora non eliminare definitivamente il Credo, se è così divisivo? Perché non mettere tutte queste formulette in soffitta? Se infatti il Credo fosse depennato dalla liturgia, Cristo non sarebbe più pietrificato in formule e finalmente esploderebbe la pace cosmica.
Ma chi è contro il depennamento del Filioque? Personaggetti transeunte: Leone Magno (è lui che dogmatizzò il Filioque nel 447), Agostino, Ambrogio, Girolamo, Tommaso, Bonaventura e altri. Cioè i massimi santi Dottori della Chiesa. Ecco, secondo monsignor Trevisi costoro hanno pietrificato Gesù Cristo: lo hanno imbalsamato in formule inutili e divisive. Il presule non si azzarda a dirlo, ma lo crede fermamente (questa volta con fede certa).
A questo punto ci si potrà chiedere: perché tanta ritrosia, tanta ambiguità, tanta doppiezza, tanto parlare obliquo da parte dei vescovi contemporanei? Perché non dire schiettamente e onestamente: “San Leone Magno si è sbagliato, san Tommaso si è sbagliato, san Bonaventura si è sbagliato”? Per un motivo semplicissimo: perché il pronunciamento di monsignor Trevisi sul Filioque è collaterale alla sua firma del Manifesto di Parole O_Stili [qui], documento che «ha l’ambizione di ridefinire lo stile con cui le persone stanno in Rete, vuole diffondere l’attitudine positiva a scegliere le parole con cura e la consapevolezza che le parole sono importanti». I firmatari – per la stragrande maggioranza di area Partito Democratico / sinistra varia – vogliono rieducare il popolo al nuovo linguaggio inclusivo, dove al centro non c’è la verità, ma le parole accomodanti, di compromesso, nell’illusione che questa prassi eliminerà guerre e discordie nel genere umano.
Ebbene, allo scoccare del 30 agosto 2023, il neo-vescovo Trevisi ha firmato il Manifesto e ne ha cantato le lodi. Nei dieci punti (una specie di Decalogo laicista) del Manifesto della comunicazione non ostile la parola «verità» non ricorre mai, ed è sostituita da «responsabilità», «rispetto», «intenzioni», «conseguenze», «credibilità», «umilianti», «dibattito pubblico», «silenzio». L’intenzione dichiarata è di bannare l’insulto, la parolaccia, la bestemmia, le fake news, il ciarpame dei social, lo slogan e il fanatismo. Ottimo. Fosse solo questo, sarebbe auspicabile un diluvio di firme.
C’è, al contrario, tutta una cultura censoria che si nasconde dietro le Parole O_Stili e alla cui base c’è un’intenzione non dichiarata, che sta a fondamento di tutto l’impianto ed è questa: non devo mai parlare per dire la verità, ma con responsabilità, stando ben attento a quel che dico, soppesando ogni sillaba con il bilancino, affinché le mie parole siano innocue, non abbiano conseguenze spiacevoli (velata minaccia) e non intralcino il pubblico dibattito.
Un esempio per tutti, onnipresente sui giornali controllati da ricchi editori: il solito maschio che vuole diventare una femmina (diamola per buona). Egli è sempre e solo definito dal giornalista «donna transgender». Non solo, ma tutti gli articoli e gli aggettivi riferiti a questa persona (questo maschio) dovranno essere al femminile, rigorosamente al femminile. Un errore di battitura può costare una denuncia o la radiazione dall’Albo. Ecco, questa è l’intenzione censoria dietro l’apparente mitezza di Parole O_Stili. La verità viene estromessa a favore del compromesso dialogante e della prescrizione inappellabile di stili e pensieri decisi dall’editore.
Ora questo programma è assunto in blocco dalla Chiesa di Trieste, che rinuncia di fatto al primato della verità, nonostante monsignor Trevisi dica che la sua firma è in nome di Gesù Verità. Non è vero: nel Manifesto è del tutto assente Gesù Cristo ed è assente la Verità, sia come vocabolo, sia come richiamo indiretto. Si confonde l’insulto con la schiettezza, la divisione con il dogma, il fanatismo con il sacrosanto mandato di dire la verità.
I vescovi non possono eliminare la sostanza della verità: il dogma è divisivo non perché pietrifica il vero, ma perché è la verità medesima a fare scandalo. È sempre stata la Chiesa a dirlo. Ora non lo dice più. Nella civiltà del dialogo, viceversa, la divisione è sovrana ovunque. Non è scoppiata nessuna pace a seguito dei pressoché infiniti dibattiti, summit e banalità analoghe. Sono invece scoppiate guerre e tra le nazioni regna adesso il caos. (Silvio Brachetta)
26 commenti:
Mi sembra che ci sia stato un precedente ancor più esplicito di negazione ufifciale del Credo, fatta all'altare dal sacerdote durante la messa. Mi semra sia successo a Torino (centro del satanismo italiano, già dai tempi dal cosidetto "risorgimento", in realtà rivoluzione antiitaliana ed anticattolica, come scrive giustamente Angela Pellicciari). Quel prete disse ad un certo punto, al momento della recita del Credo : "non si fa la recita del Credo, poiché io non ci credo, al suo posto cantiamo...." (non ricordo bene, ma sicuramente sarà stata una stupidaggine del tipo l'Alleluja delle ampadine", cose tipiche della chiesa postconciliare...). Certi preti farebbero meglio a dedicarsi a lavoro dei campi, c'è tanto bisogno di braccia in agricoltura... ma non di sparaballe, però, nè?
... perché se scegli le catacombe ti preservi dalle brutture del modernismo, di quello spinto e di quello moderato... e diventi un pericolo per i modernisti... i quali ti vogliono agguantare con allettamenti conservatori... se non scegli le catacombe, finirai per accettare anche le pretesse conservatrici... prima di finire all'inferno...
# Catholicus
Torino centro del satanismo italiano. Fu anche centro della c.d. magia bianca, se non erro, vedi Don Bosco e la sua opera (al quale privatamente facevano donazioni anche Cavour e Vittorio Em. II).
Sul Risorgimento, non sarebbe forse male allargare il proprio orizzonte, che appare limitato alle anguste ed estremiste tesi della storica da lei citata. La quale afferma, tra l'altro, che Cavour era un affiliato della Loggia senza fornirne mai la prova. In effetti, non lo era; si serviva delle Logge, come di altre organizzazioni clandestine e non, per i suoi disegni politici.
Meglio eliminare questo detto bispo? Ma bispo de qualle chiesa?
Ho notato una dimenticanza.
Non sono solo gli ortodossi a ritenere falso il filioque, lo fanno anche i protestanti che usano il simbolo niceno-costantinopolitano.
Tempo fa (quando li facevano) avevo assistito a un concerto di musica da camera nella chiesa luterana di Trieste e ho sbirciato dentro il loro "innario", bilingue italiano-tedesco. C'erano anche i vari credo e quello niceno era privo del "e dal figlio", sia in italiano che in tedesco. Inoltre, sia in italiano che in tedesco la chiesa non è definita "cattolica" ma solo "cristiana", ma questo lì ce lo si può aspettare.
OT
Sergio Romano, Guida alla politica estera italiana, p. 176, Rizzoli, 2002
...Questo non significa che l Italia non pagasse in qualche modo il prezzo della protezione americana. Lo pagò sin dall inizio della guerra fredda, cedendo agli Stati Uniti, per la loro programmazione militare, una parte del suo territorio. Ma gli americani chiedevano, oltre alle basi un maggiore impegno finanziario e militare...
Ecco la spiega delle 100 e passa basi americane sul nostro territorio!!!
@ Anonimo 18:25 : Caro amico, mi consenta, come soleva dire la buonanima del Cavaliere (Berlusconi, il “cavaliere” per antonomasia), alcune precisazioni :
- quanto alla coesistenza di magia bianca e nera in una medesima località, è cosa risaputa che dove appare la Madonna (e il Piemonte ne è un luogo privilegiato, con il tempio di Maria Ausiliatrice), venga poi il diavolo a scompigliare le carte, per così dire (con false apparizioni, messaggi ingannevoli e fuorvianti, ecc.), ma questo solo dopo che l’Immacolata se ne è andata, né?, mica riescono, i dèmoni, a stare alla Sua presenza, a pronunciare il Suo SS.mo Nome (al solo udire il Nome di Maria SS.ma, tutti i diavoli dell’inferno se la danno a gambe levate);
- quanto, poi, alle “anguste ed stremiste” tesi storiche della brava Angela Pellicciari, sento il dovere di ricordare come gli storici dell’Ottocento (tutti di sinistra, né?) definissero il Risorgimento la “Rivoluzione italiana”, con evidente riferimento alla rivoluzione massonico-satanista del 1789, in Francia (non essendosi ancora verificare le rivoluzioni bolscevica e maoista…); aggiungerei poi che la Pellicciari non è la sola coraggiosa storica revisionista del Risorgimento (sulla base di evidenze documentali, tenute ben nascoste dai soloni della retorica risorgimentale), essendone però uno dei principali esponenti, assieme a Massimo Viglione; altri nomi li può trovare in questo mio articolo di alcuni anni or sono (scusandomi per l’autocitazione, purtroppo necessaria) :
http://www.unavox.it/ArtDiversi/DIV2486_Catholicus_Risorgimento_e_modernismo.html
Che dire, se non che è un vescovo bergogliano fino al midollo.
È un Modernista, pertanto si è fatto strada e ne farà, perché, contrariamente alla componente tradizionalista (e quindi cattolica) ormai minoritaria, l'eresia neomodernista si protegge,tutela e promuove in grande stile, come solo le mafie sanno fare.
Gz
da leggere anche, tra le innumerevoli pubblicazioni sulle "verità" del cosiddetto Risorgimento: "Risorgimento. Le radici della vergogna. Psicoanalisi dell'Italia" e "Le origini della casta. Il Risorgimento del malaffare" di Elena Bianchini Braglia.
Claudio Gazzoli
Segnalo anche "la dittatura anticattolica" di Socci.
Al posto del Credo, quel pretuncolo fece cantare Dolce sentire. Naturalmente non obbligò nessuno, il che dimostra che la colpa non è solo dei preti.
Se tutti si fossero alzati a recitare il Credo...
Sono sorpreso di Catholicus, sinceramente, c'è un ampia bibliografia al riguardo, altro che estremismo.
Nella visione ortodossa i Concilii ecumenici sono i pilastri della dottrina della Chiesa. Quindi l'opinione di questo o quel studioso , se non confermata da un concilio, opinione resta . Non verita' di fede. Veniamo al nuovo vescovo di Trieste. Sono andato su wikipidia e ho scoperto che ha studiato in seminario , e' stato ordinato sacerdote e , dopo l'ordinazione e' stato mandato a Roma, alla Pontificia Universita' Gregoriana dove ha conseguito il dottorato in teologia morale. Quindi dovrebbe essere sufficientemente istruito per sapere che, se si vuole procedere in una prospettiva ecumenica quella parolina costituisce un'ostacolo. Un grosso ostacolo. Quella parolina, non tutto il Credo
@ Claudio Gazzoli : caro Gazzoli, mi fa molto piacere sentirla citare la Bianchini Braglia, il cui primo libro da lei citato è compreso nela bibliografia minima inserita al termine del mio articolo sopra ricordato, risalente al 2018. Cordialità...
Sempre sul libro di cui sopra, a p. 226 in tutto un altro contesto, casualmente trovo e copio:
... L'ecumenismo è spesso l'ultima risorsa dei tiepidi e degli irresoluti....
L aver tutto facilitato, semplificato, per aprirlo a tutti, non ha dato i risultati sperati, paradossalmente la società non è diventata più acuta, anzi è diventata più ottusa. Anche in ambito culturale bisogna dare il vero pane che sarà assimilato inevitabilmente solo da molti.
Sul cosiddetto Risorgimento, anche se a poco serve ragionar con costoro...
Le "storiche" citate sono ampiamente di parte, basterebbe documentarsi.
La Pellicciari sostiene che il moto partì da uno Stato, il Piemonte sabaudo, periferico rispetto all'Italia e sostanzialmente francese, finanziato dal protestantesimo internazionale, in particolare inglese, con l'appoggio della Massoneria internazionale,il cui scopo era quello di distruggere il potere temporale dei Papi. Ora, la suddetta mostra di ignorare, spero a bella posta, che il "risorgimento", parola che si impose da sola, per caso, fu innanzitutto un moto spirituale, della borghesia colta italiana, cattolica e non. Si iniziò culturalmente proprio in Piemonte, già con l'Alfieri, che pose alla cultura nostrana il problema del riscatto morale del popolo italiano, disprezzato da tutti. L'Alfieri era violentemente antifrancese.
Questo moto spirituale trovò la sua Bibbia nel libro dall'abate Gioberti,, piemontese, quel famoso "Il primato degli italiani". Suona alquanto retorico rileggerlo oggi, anche per lo stile, tuttavia ebbe un'influenza enorme nel forgiare lo spirito appunto "risorgimentale", anche presso autori laici, come Settembrini per esempio (descrive l'entusiasmo che tale libro provocò in lui, che lo lesse da giovane patriota ardente di riscatto). Gioberti teorizzò poi una forma di "neo-guelfismo": un'Italia liberatasi dallo straniero che formasse una federazione o confederazione sotto l'augusta presidenza del Papa.
Insomma, il "risorgimento", come spirito e aspirazioni politiche, non nacque affatto contro la Chiesa e la religione. Vedere Gioacchino Volpe.
Politicamente, si trattava di concedere una Costituzione, secondo le necessità economico-sociali dei tempi. La concesse anche Pio IX.
Ma quando si arrivò fatalmente alle armi, perché l'Austria mai avrebbe concesso un federalismo italiano, l'Italia ("espressione geografica") la voleva in eterno divisa e sottomessa per dominarla al meglio, il fronte unito si spezzò. Vi fu certamente l'egosimo dei Savoia ma si vide che il Papa non poteva entrare in guerra e che il Borbone non era interessato ad un'Italia federale indipendente dallo straniero. E cominciò ad entrare in ballo la componente repubblicana, la sinistra risorgimentale, mazziniana e garibaldina (quest'ultima soprattutto legata alla massoneria).
Non ci vorrebbe un minimo di senso storico nel giudicare il Risorgimento? Inoltre: rinnegando l'aspirazione al riscatto morale dell'Italia da tre secoli asservita allo straniero e la necessità (anche storica) della sua indipendenza ed unità (anche a prescendere dalla sua forma politica), dimostrate di non avere il senso della Patria, della Nazione : voi cattolici "tradizionalisti" neolegittimisti, neoborbonici, neopapalini, predicate inutilmente contro la decadenza della Chiesa. Infatti, per combatterla eficacemente occorre anche una società italiana moralmente sana, che non ci può essere, se si rinnega a priori il suo diritto ad esser nazione e Stato unitario ed indipendente.
Accettarlo, questo Stato unitario, dopo che la questione del potere temporale è stata risolta nel 1929, non significa tradire il cattolicesimo: significa impegnarsi a rifondare questo Stato su basi cattoliche, non a ritornare al miserabile passato preuniario, quando l'Italia era considerata da tutti "la terra dei morti".
Perché infilare l'inciso velenoso sul "cosiddetto Risorgimento", spesso e volentieri, quando si sta parlando di altre cose?
Sembra una fissazione. Non solo antirisorgimentale per partito preso ma anche antiitaliana.
Chi ha letto le due pagine di prefazone di Pio IX allo "Statuto fondamentale del Governo Temporale degli Stati della Chiesa - Pio PP. IX"?
Si tratta della Costituzione elargita da quel pontefice nel 1848 poi però ritirata dopo l'esperienza traumatica della Repubblica Romana imposta da mazziniani e garibaldini nel 1849.
Credo che nessuno o quasi l'abbia letta, tra i dispregiatori del Risorgimento. Ad un certo punto il papa scrive:
"Ebbero in antico i nostri comuni il privilegio di governarsi ciascuno con leggi scelte da loro medesimi sotto la sanzione sovrana.
Ora non consentono certamente le condizioni della nuova civiltà, che si rinnovi sotto le medesime forme un ordinamento pel quale la differenza delle leggi e delle consuetudini separava sovente l'un comune dal consorzio dell'altro. Ma Noi intendiamo di affidare questa prerogativa a due consigli di probi e prudenti cittadini nell'uno da Noi nominati, nell'altro deputati da ogni parte dello Stato, mediante una forma di elezioni opportunamente stabilita: i quali rappresentino gli interessi particolari di ciascun luogo dei nostri dominii, e saviamente gli contemprino con quell'altro interesse grandissimo d'ogni Comune e di ogni Provincia ch'è interesse generale dello Stato".
Due Camere, una di nomina sovrana l'altra eletta. Costituzione conservvatrice nella quale il Papa manteneva ovviamente la prerogativa di sanzionare le leggi e di promulgarle e il potere di disporre da sovrano delle parti non contemplate dalla costituzione (vedi prosieguo del testo, in Le Costituzioni italiane, 1796-1948, a cura di E.Fimiani e M. Togna etc., Textus ediz., 2015, pp. 1113-1114).
Insomma, c'erano esigenze obbiettive che imponevano di modernizzare lo Stato, cominciando con una costituzione adatta ad uno Stato particolare come quello della Chiesa. La costituzione era buona, il papa l'aveva fatta fare da uno dei migliori giuristi dell'epoca, Pellegrino Rossi. Purtroppo la situazione sfuggì di mano, settari delle varie fazioni (mazziniani, massoni, garibaldini), iniziarono un moto rivoluzionario che Pio IX avrebbe dovuto reprimere nel sangue, ordinando a gendarmi e guardie svizzere di sparare sulla folla (di faziosi) tumultuante. Ma lui non se la sentì, era un uomo profondamente religioso non uno statista, per di più da tempi ferrei come quelli.
Preferì darsi alla fuga, come sappiamo, e lasciare la città in mano ai rivoltosi, non numerosi peraltro.
La vicenda storica del 48-49 dimostra che la Chiesa doveva ormai liberarsi da un potere temporale di quel tipo, così vasto, che non riusciva più a governare contro le tempeste montanti della "moderna civiltà", nella quale già si annunciava l'irruzione delle masse.
Restringersi temporalmente, pur conservando uno Stato, per rilanciarsi spiritualmente.
Conosco i libri citati di Elena Bianchini Braglia: bellissimi. Conosco anche gli altri suoi libri sulle due ultime Duchesse e sull'ultimo Duca - Francesco V - di Modena e Reggio: bellissimi. Leggeteli e imparerete, fra tante altre cose, che il wokismo non è un fenomeno recente, ma antico. Un piccolo esempio: tutti gli stemmi della Casa Asburgo Este furono grattati o distrutti. L'unico rimasto si trova all'interno della chiesa di S. Stefano in Novellara (Reggio Emilia), sopra il portone d'ingresso centrale. Il Risorgimento - nei Ducati Emiliani, ma non solo! - fu opera della borghesia, e non apportó nessun beneficio al popolo, legato all'agricoltura, come dimostra Gian Pio Mattogno nei suoi due volumi su La Rivoluzione borghese in Italia. Alcune zone di montagna emiliane, fino agli anni cinquanta del secolo scorso, rimasero, nonostante la guerra, il comunismo imperante nel triangolo della morte, legate in un qualche modo ai principii del mondo della tradizione, la religione innanzitutto (molte famiglie contadine recitavano il S. Rosario in famiglia non soltanto per i mesi di maggio ed ottobre), uno stile di vita sobrio e onesto. Il boom economico, il trionfo della chiesa conciliare e del borghesismo più spietato significarono l'abbandono totale di ogni aspetto della vita tradizionale, e primieramente della religione, e la piena realizzazione degli ideali borghesi e laici del Risorgimento (e della Massoneria), anche nelle zone montagnose del nostro Appennino Emiliano, che ben conosco. Occorre molto coraggio nel voler attribuire anche solo qualche significato buono al cosiddetto Risorgimento, da un punto di vista cattolico tradizionale.
Dalla loro officina è uscita la rivoluzione francese, tutta la serie delle rivoluzioni dal 1789 al 1815, ed anche la guerra mondiale. Secondo le loro indicazioni lavorarono Voltaire, D’Alambert, Rousseau, Diderot, Choiseul, Pombal, Aralda, Tanucci, Hangwitz, Byron, Mazzini, Palmerston, Garibaldi ed altri …La massoneria mette sul piedistallo le persone che vuole e butta giù, quando esse hanno voglia di agire di testa propria. Lo sperimentò di persona in modo assai evidente lo stesso Napoleone” (SK 1254)
Restringersi temporalmente, pur conservando uno Stato, per rilanciarsi spiritualmente.
SAPETE PADRE PIO COSA DICEVA A COLORO che proniciavano questa "frase celebre"?
-"Taci!
SI VEDE CHE TI SEI Fatto ingananre. Non renderti complice di tale inganno. Non ingannare il prossimo".
- Pio PP. IX"?
Si tratta della Costituzione elargita da quel pontefice nel 1848 poi però ritirata dopo l'esperienza traumatica della Repubblica Romana imposta da mazziniani e garibaldini nel 1849.
Credo che nessuno o quasi l'abbia letta, tra i dispregiatori del Risorgimento. Ad un certo punto il papa scrive:
Tuttei concetti che poi rinnegò.Si rese conto che in parte era stato ingannato ed in parte strumentalizzato.
La "Costituzione" era perfino più "liberale" e financo più "LAICA" dello statuto albertino.
Basti dire che, nel governo fu cooptato perfino un protestante.
Forse quello che a noi è mancato è stata una aristocrazia terriera ed imprenditoriale che si sentisse, si percepisse, si considerasse di tutto cuore italiana. Se non ricordo male solo i principi Torlonia furono quelli in grado di mantenere le loro terre ed in stato di produzione attiva. Forse è stata questa fatale mancanza, che ha reso così difficile la nostra storia.
Qualche replica, en passant...
-- Dispiace contraddire un santo martire come Padre Kolbe ma anche lui, su questo punto, tende a semplificare. Mette p.e. nell'elenco di quelli che sarebbero stati diretti dalla massoneria anche Rousseau che massone non fu mai. Rousseau fu sempre uno spirito indipendente, in rotta con tutti, odiato da tutti gli altri "philosophes". Voltaire era suo nemico personale e lo calunniò in tutti i modi. Rousseau aveva criticato il mito del progresso, cosa che Voltaire non gli perdonò.
Quello che non va bene è quest'idea di una massoneria costituita da un centro occulto che tira i fili, dirigendo i politici al potere come se fossero burattini, si chiamassero anche Napoleone Buonaparte. È un'immagine ingenua e al limite da discussione al Bar dello Sport.
-- Pio IX si era fatto ingannare, aveva elargito una costituzione più che liberale? Non diciamo assurdità. Dicendo che si era fatto ingannare facciamo torto alla sua intelligenza. Che certo non gli mancava, anche in campo politico. Non era però uno statista, nel senso dell'uomo di Stato che deve saper prendere anche decisioni crudeli al momento oppportuno, come far sparare (anche a mitraglia) sulla folla aizzata dai rivoluzionari. Era anche mite di carattere, al fondo. Quando ritornò al potere dopo il 1849 (rimessovi non dimentichiamolo dalle baionette francesi, non dal popolo romano) la repressione contro i rivoluzionari fu piuttosto moderata. Nel 1870 non volle che si combattesse a Porta Pia, solo qualche cannonata per far vedere a tutti che subiva la forza dello Stato italiano. (E certo per i tradizionalisti francesi, belgi, irlandesi etc accorsi a difenderlo dal supposto anticristo italiano fu una bella delusione non combattere, non ammazzare un bel po' di odiati italiani e soprattutto non morire per il papa e guadagnarsi in tal modo il paradiso. I morti sarebbero allora stati centinaia e forse migliaia, una grossa battaglia ci sarebbe stata. E con questo? La guerra è guerra o no?
Il fatto che il papa non volesse che si versasse sangue per l'ultima (gloriosa) battaglia, non dimostra anch'esso che quello Stato, quel potere temporale, non aveva più ragion d'essere, in quel modo, nell'epoca presente?)
Capiva certamente i problemi dello Stato pontificio Pio IX (che in privato pare abbia definito quel potere, "una bella seccatura!"), tant'è vero che cercò di attuare una serie di limitate riforme.
Ma i problemi posti dall'organizzazione di uno Stato moderno erano ormai di una complessità tale da assorbire tutte le forze dell Gerarchia eccl, se avesse voluto veramente dedicarsi ad essi. I preti avrebbero allora smesso di fare i preti.
Mancavano poi i denari. Il disastroso stato delle strade degli Stati della Chiesa era quasi leggendario: occorreva un'organizzazione statale degna di questo nome per creare strade moderne, ferrovie, linee telegrafiche. Bonificare le Paludi Pontine, ridurre il latifondo, eliminare il brigantaggio, nello Stato Pontificio endemico, come nel Mezzogiorno del resto (con buona pace dei neoborbonici, che hanno promosso i briganti in massa a combattenti per la causa del re, senza far le opportune distinzioni).
Tradizionalisti, datevi una mossa, schiodatevi dai vostri pregiudizi antiitaliani, che vi rendono senza volerlo complici del disastro dilagante, visto che anche voi come i sinistri negate legittimità alla patria italiana unitaria - distinguete una buona volta il buono dal cattivo nel nostro Risorgimento e convncetevi della legittimità storica e morale dell'idea di una Italia riunita in uno Stato, si intende rispettoso dei legittimi diritti della Chiesa-istituzione.
Modernismo e/o cattolicesimo liberale vanno a braccetto col risorgimentalismo nell'opera di Antonio Fogazzaro, il quale, notoriamente, aderì al modernismo teologico. In Malombra (Corrado Silla), Piccolo mondo antico e, in un qualche modo, Daniele Cortis la celebrazione del Risorgimento è presente. Online si trova in formato pdf la relazione al Convegno Pensare gli italiani 1849-1890 (Atti Convegno Rovereto 27-28-29 novembre 2019) di Paolo Marangon: Una famiglia risorgimentale: i Fogazzaro, gli italiani e l'educazione. Si tratta di un contributo interessante. Lessi tutti i romanzi di Antonio Fogazzaro per la prima volta nella mia adolescenza e ogni tanto li rileggo con gran piacere; ricordo che, già alla prima lettura di Piccolo mondo antico, parteggiavo per la marchesa Orsola Maironi, per istinto!
Nel Risorgimento c'erano comunque anche cattolici come Manzoni e Tommaseo, che non possiamo certamente considerare come dei modernisti in pectore. Erano "liberali" nel senso di esser favorevoli ad uno Stato unitario basato su una costituzione scritta che garantiva una monarchia costituzionale rispettosa di aspetti essenziali di quello che si chiama "Stato di diritto". Monarchia e Stato però cattolici, come risultava dallo Statuto Albertino, anche se in temporaneo contrasto con il papato per le note questioni temporali.
"Lo Spirito Santo non fu né plasmato, né creato né generato ma procede dal Padre e dal Figlio"
San Cesario di Arles (470-542), "Sermoni" volume 1.
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