Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

mercoledì 4 ottobre 2023

E ora un corso per “interpretare” il Papa

La misura è ormai stracolma se si registrano iniziative come quella illustrata di seguito nella nostra traduzione da Riposte Catholique.

E ora un corso per “interpretare” il Papa

Francesco è un po' come il Concilio Vaticano II: dobbiamo non fidarsi della sua mentalità e interpretare (all'infinito) ciò che fa, dice e pensa... Da lunedì 2 ottobre, la comunità dell'Emmanuel propone quindi un corso online dal titolo “Capire Papa Francesco". In cinque incontri potrete finalmente comprendere meglio le intuizioni fondamentali di Francesco, al di là delle divisioni... Sic.

Nascita della vocazione sacerdotale di Jorge Bergoglio, riforma avviata sotto la sua guida all'interno della Compagnia di Gesù, legame spirituale con Sant'Ignazio di Loyola (1491-1556), rapporto con il mondo politico sotto la dittatura militare argentina, ruolo svolto durante il convegno di Aparecida nel 2007. Trasmessa questo lunedì, 2 ottobre, la prima parte di questa serie, “Un papa rivoluzionario? Le radici di Papa Francesco”, decifra dieci momenti fondanti della vita dell'attuale papa per comprendere meglio cosa ha contribuito a forgiare il suo cammino spirituale. Padre Nathanaël Garric, sacerdote dell'Emmanuel officiante nella diocesi di Parigi, spiega:
«Per noi era importante offrire un modo per interpretare il pensiero di Papa Francesco, che spesso ci appare complesso, bizzarro, utilizzando riferimenti che non sono i nostri».
I prossimi quattro episodi sono intitolati:
  • “Un Papa gesuita, nel bene e nel male? »
  • “Buoni sentimenti, politica e ingenuità: un pontificato disorientato? »
  • “Rotture, novità e decadenze, cambiamento nella Chiesa di Francesco”
  • “Sinodalità, democrazia e progressismo”
Saranno messi online entro il 16 ottobre.

Senza affrontare le questioni controverse di petto e da un punto di vista tecnico – la questione migratoria, la crisi ecologica, ecc. – gli organizzatori hanno cercato di riaffermare
“che il semplice atteggiamento critico non è sufficiente dal punto di vista teologico, con questa idea che, come cattolici, lo Spirito Santo si rivolge a noi attraverso ciò che ci dice Francesco”.
[affermazione molto pericolosa perché – per dirla col card. Müller – recepisce la nuova visione del primato del papa e cioè “la posizione eretica evocata da Fernàndez, che favorisce la carriera, secondo cui Dio si rivela solo a Papa Francesco attraverso l’informazione diretta nello Spirito Santo, e secondo cui i vescovi devono solo ripetere ciecamente queste illuminazioni celesti e trasmetterle meccanicamente come burattini parlanti”. -ndT]
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[Traduzione a cura di Chiesa e post-concilio]

A I U T A T E, anche con poco,
l'impegno di Chiesa e Post-concilio anche per le traduzioni
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12 commenti:

FRATICELLI D’ITALIA TORNIAMO A SAN FRANCESCO ha detto...

Ai miei tempi il 4 ottobre era festa a scuola e in giro. Non facevi in tempo a tornare a scuola il 1° ottobre che il terzo giorno San Francesco ti resuscitava dai banchi e ti restituiva agli ultimi bagliori di settembre. Era la vera festa nazionale condivisa perché San Francesco è l'unico italiano che mette d'accordo tutti, credenti e laici. Piace ai cattolici, naturalmente, perché è santo, converte alla santità e alla carità, è cristianissimo, ha pure le stimmate. Non dispiace ai filo-islamici perché dialogava col sultano e i seguaci di Allah al tempo delle Crociate. Piace ai comunisti, socialisti e loro derivati, papi inclusi, perché è coi poveri e i bisognosi ma il suo è l'unico comunismo che ammiriamo tutti, perché è volontario e personale, scontato sulla propria pelle e non imposto con la violenza da una dittatura. Piace ai mistici e ai credenti perché la sua scelta di povertà non nasce da pauperismo ideologico o da rivolta sociale ma è una rinuncia ai beni del mondo, spogliarsi di tutto per entrare nudi e puri nel regno dei cieli al cospetto di Dio. Piaceva ai fascisti e ai nazionalisti perché è il Santo Patrono d'Italia e Mussolini lo definì “il più italiano dei santi, il più santo degli italiani”, esaltando in lui lo spirito di rinuncia e dedizione, fino a diventare un modello di sacrificio per l'Autarchia. Piace ai laici perché era in conflitto col potere clericale e fu a suo modo un obiettore di coscienza; piace ai pacifisti anche non credenti, che non a caso marciano su Assisi, da Aldo Capitini in poi e piace a tutti i dialoganti con altre fedi. Piace alle femministe perché aveva un rapporto paritario nella santità con Chiara. Piace agli ambientalisti, ai salutisti e agli animalisti perché fu il primo a difendere la Natura, cantare il creato, amare l'acqua, la terra e parlava con gli animali secoli prima degli animalisti (una sola pecca, nel Cantico delle creature dimentica il mare e le sue creature; si vede che era dell’entroterra). Piace ai critici del consumismo, è un esempio vivente di decrescita felice. E' il perfetto testimonial per i sacrifici imposti dalle crisi, modello di lieta austerity con lo spirito del giullare di Dio. E mette d'accordo tutti perché non è padano, non è terrone, non è romano, ma cammina per tutta l'Italia, a nord e a sud. E' il precursore di tutti i ribelli e i viandanti, andò on the road prima di Kerouac e dei vagabondi del Dharma; è un irrequieto alla Chatwin, è il Siddharta nostrano e cristiano, senza rifarsi a Buddha e a Hermann Hesse. Unisce fedi, culture, generazioni, pensieri opposti, cammini divergenti. Francesco fu forse il primo poeta italiano, e il suo Cantico, il suo Laudato sì mio Signore, è una gioiosa accettazione della vita, del creato e pure della morte – sora nostra Morte corporale; è la versione cristiana dell'Amor fati. Celebrò in semplicità e in povertà le nozze tra il naturale e il soprannaturale. Chesterton, nel libro che gli dedicò, definì Francesco un innamorato di Dio e degli uomini, ma non era un filantropo. Perché l'amore per gli uomini era in lui il riflesso dell'amore per Dio e si estendeva alle altre creature. Non a caso un gesuita astuto e piacione come Bergoglio ha scelto il suo nome come Papa. E fu subito successo, prima ancora di farsi conoscere. Allora, Fraticelli d'Italia, perché non ripartire da San Francesco? Il Santo di Assisi ci unisce, il Papa omonimo ci divide.
Marcello Veneziani

Anonimo ha detto...

San Francesco d'Assisi piaceva a Gabriele D'Annunzio... e infinite sono le testimonianze del francescanesimo del Poeta. Nei giardini del Vittoriale, si può ammirare una statua del Santo.

Anonimo ha detto...


Mi ricordo che poco dopo il Concilio (cito a memoria) un allievo di Karl Rahner, esponente di spicco della "Nuova Teologia", scrisse un volume o organizzò un volume collettaneo dal titolo: Karl Rahner verstehen, cioè: "Capire Karl Rahner", dato il suo stile difficile, involuto, criptico.
Adesso siamo a "Capire Francesco", certo ad un livello assai più basso.
Ma non per questo meno involuto e traditore della fede.
Gesuiti tutti e due.
Chissà sant'Ignazio di Loyola che gli avrebbe fatto a questi due...

Anonimo ha detto...

The Pope’s answers to the Cardinals’ dubia are the usual Jesuit equivocations

Anonimo ha detto...


# Il "francescanesimo" di D'Annunzio.

L'avrà certamente ammirato ma come stile di vita, D'Annunzio tanto "francescano" di sicuro non è stato.
Un raffinato esteta e donnaiolo impenitente come il poeta, come poteva ammirare san Francesco?
Ipocrisia? No. Nostalgia. Nostalgia di come lui D'Annunzio avrebbe probabilmente voluto essere, ossia senza più la schiavitù della carne che al fondo della coscienza doveva opprimerlo.

Stefano Fontana ha detto...

Ai Dubia di Duka risponde un non-magistero che fa magistero
Alla Dottrina della Fede va in scena il teatro dell'assurdo: si riserva "religioso ossequio" all'interpretazione autorevole di un passo che in Amoris Laetitia... non c'è. Alle richieste di chiarimento su Amoris Laetitia poste dall'arcivescovo emerito di Praga, città di Kafka, si risponde coerentemente in modo kafkiano.
https://lanuovabq.it/it/ai-dubia-di-duka-risponde-un-non-magistero-che-fa-magistero

A proposito di san Francesco ha detto...

Ma il Salvatore è morto per noi

I cuori batterono più forte in tutta la cristianità quando si diffuse la notizia che i Mori erano stati cacciati dall'Europa ed erano fuggiti attraverso il mare nelle loro foreste e nei loro deserti, quei vili pagani che adoravano Maometto e disonoravano il Santo Sepolcro di nostro Signore! «Questo è bell'e buono!», disse Francesco, «ma il Salvatore è morto per noi, senza distinzione di carnagione. Chi porterà la Buona Novella a questa povera gente? Chi accenderà per loro la luce della fede?». Doveva sempre pensare a loro. Aveva una grande compassione per loro. «Lasciami andare, o Signore, se ne sono degno!», era la sua preghiera. Oh sì, potevano picchiarlo a morte, inchiodarlo a una porta, ridurlo in mille pezzi. Ma c'era qualcosa di più bello che essere autorizzato a dare il suo sangue per la loro conversione? Non poteva più essere trattenuto e un giorno andò a Roma; voleva chiedere al Papa di poter convertire i pagani.

- Felix Timmermans, Franziskus, Insel-Verlag, Leipzig 1932, p. 142

Anonimo ha detto...

Parole... fiumi di parole... ma non vi viene in mente almeno per un momento il dubbio che Bergoglio non sia mai stato papa perché eletto non canonicamente? Mah!

mic ha detto...

Ne abbiamo discusso fino alla nausea in un fiume di articoli (link sotto). E chi di noi può darsi l'autorità di trarre conclusioni?

https://chiesaepostconcilio.blogspot.com/2018/01/indice-degli-articoli-riguardanti-i-due.html

Anonimo ha detto...

Marcel Lefebvre
Cos’hanno infatti voluto i cattolici liberali per un secolo e mezzo? Sposare la Chiesa con la Rivoluzione, sposare la Chiesa con la sovversione, sposare la Chiesa con le forze distruttrici della società e di tutte le società: la società familiare, civile, religiosa. E questo matrimonio della Chiesa è scritto nel Concilio.
Prendete lo schema Gaudium et Spes, e vi troverete: “Bisogna sposare i princípii della Chiesa con le concezioni dell’uomo moderno”. E che vuol dire questo? Questo vuol dire sposare la Chiesa, la Chiesa cattolica, la Chiesa di Nostro Signore Gesù Cristo, con i princípii che sono contrarii a questa Chiesa, che la minano, che sono stati sempre contro la Chiesa.
Ed è esattamente questo matrimonio che è stato tentato nel Concilio da degli uomini di Chiesa, e non dalla Chiesa, poiché giammai la Chiesa potrebbe ammettere una cosa così. Proprio da un secolo e mezzo, tutti i Sommi Pontefici hanno condannato questo cattolicesimo liberale, hanno rifiutato questo matrimonio con le idee della Rivoluzione, con le idee di coloro che hanno adorato la “Dea Ragione”. I Papi non hanno mai potuto accettare una cosa simile. E durante questa rivoluzione, dei sacerdoti sono saliti al patibolo, dei religiosi sono stati perseguitati e anche assassinati.
Lucia Tortora

Anonimo ha detto...

L'autorità viene dal Diritto Canonico e secondo il Diritto il Conclave sarebbe stato illegittimo... ognuno davanti a Dio secondo coscienza ma i cardinali hanno L'autorità proprio dal Diritto Canonico di sollevare la questione... purtroppo in quest'epoca tutti sono don Abbondio e non si vede per il momento il coraggio di un Borromeo. Perciò si può fare ma non lo si vuole per pavidità...

Anonimo ha detto...

Da ciò deriva che una società sazia, godereccia, perde la sana capacità di pensare, di volere, di fare ed omette quanto sarebbe per lei stessa salutare. Si rammolisce e perde l acume dell intelletto, lo dimostra il fatto che non è più in grado di riconoscere il bene, quello vero autentico e di perseguirlo con costanza lungo l intera vita.