Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

martedì 24 ottobre 2023

A proposito del nuovo libro di Enrico Maria Radaelli: Ma Dio è pro o contro il Novus Ordo Missæ?

Il breve saggio di cui qui si parla, di Enrico Maria Radaelli, si colloca nel contesto delle opere dell’Autore volte a focalizzare i punti cruciali che caratterizzano la crisi che da alcuni decenni grava nella Chiesa cattolica. L'Autore approfondisce uno degli elementi di detta crisi: il nuovo rito della Messa promulgato da Papa Paolo VI il 3 aprile 1969, tuttora in vigore pur con le variazioni che da allora vi sono state apportate.

A proposito del nuovo libro
di Enrico Maria Radaelli:
Ma Dio è pro o contro il Novus Ordo Missæ?


Da come oggi è ridotta la Chiesa: dispersa, frammentata, senza voce sul mondo, sui giovani, senza più un minimo di appeal, e specialmente senza il battito vivo dell’impegno di salvare le anime e il mondo dalle tenebre, ecco: da tutto ciò per Enrico Maria Radaelli è ben evidente che Dio ci sta facendo sapere – « Ogni albero buono fa frutti buoni, ma l’albero cattivo fa frutti cattivi » (Mt 7,17) – che tutta questa incontenibile marea di frutti cattivi che vediamo intorno a noi è dovuta al fatto di nascere da una pianta cattiva.

La realtà estremamente drammatica della Chiesa odierna è da decenni, agli occhi della sua più vasta maggioranza, tanto grave quanto non capita, non colta. Radaelli segnala che, tranne tre Vescovi: René Henry Gracida, Jan Pawel Lenga e Carlo Maria Viganò, non c’è un Pastore della Chiesa che oggi voglia riconoscere la realtà, e la realtà è che la quasi unanimità della Chiesa (si pensi alla crisi ariana dei tempi di sant’Atanasio) è di fatto solo un’antichiesa governata da un antipapa, e da antipapa che non vuole riconoscere di esserlo.

Sicché questo breve ma denso libro di Radaelli: Ma Dio è pro o contro il Novus Ordo Missæ?, riporta il focus dell’attenzione di Pastori e fedeli sul primo e più centrale motivo di tutto ciò: nientedimeno che il Novus Ordo Missæ, come fa capire il sorprendente, inaudito, ardito e persino sconcertante titolo e la potente immagine della copertina.

Quali sono i sentimenti che Dio nutre oggi verso la Sua Chiesa, trasformata com’è in una quasi universale antichiesa? È felice, Dio, oggi, della Sua Sposa, o invece ne è in qualche misura e in qualche modo indignato? E perché? Radaelli risponde distinguendo, nella neomessa in uso oggi, da una parte la sua grave peccaminosità oggettiva (circoscritta alla realtà oggettiva del rito), dall’altra la possibile alta sublimità soggettiva (cioè il valore che essa può assumere per la singola anima, di celebrante o di fedele), e se, e come e quando questi due aspetti possano coesistere.
In questa recensione per brevità ci limitiamo a esaminare il primo aspetto (l’oggettivo), che è il necessario presupposto, ma rimandiamo caldamente il lettore all’importantissimo secondo aspetto (il soggettivo) ben approfondito nel libro.

Il primo motivo di peccaminosità oggettiva della Messa in Novus Ordo è che essa è manchevole del primo dei quattro fini per cui è celebrata una Messa: il propiziatorio, tranne nella redazione latina della Preghiera eucaristica Ia, l’unica delle quattro che nell’orazione Hanc igitur invoca Dio, con l’offerta presentatagli (« ut placatus accipias »), di placare la Sua pur giusta ira. Il secondo motivo di peccaminosità oggettiva della Messa in Novus Ordo è che essa è presentata dappertutto unicamente come ‘Cena del Signore’, e non invece come ‘Sacrificio di olocausto’, che poi sarà dato in comunione, certo, divenendo così la ‘Cena’ di cui si dice, sì, ma solo in quanto ‘di olocausto’.

Il terzo motivo di peccaminosità oggettiva della Messa in Novus Ordo (anche qui tranne la redazione latina della Preghiera eucaristica Ia), è che essa, al momento della Consacrazione del vino, non utilizza la giusta formula « qui pro vobis et pro multis effundetur », ma utilizza l’erronea formula resa in italiano nel « per tutti » (e nelle altre lingue per gli altri Paesi) presente sia nelle altre tre Preghiere eucaristiche (ove previsto) come pure in tutte le lingue volgari non correttamente tradotte dalla Ia. A proposito dell’obbligo del pro multis, e della sua eventuale obbligatoria, fedele e letterale traduzione in volgare, l’Autore riporta integralmente tre documenti: uno di Paolo VI, un secondo del Cardinale Arinze, il terzo di Benedetto XVI.
A fronte di tutti questi rilievi, estremamente ereticali e quindi senz’altro decisamente peccaminosi, l’Autore suggerisce a tutti i sacerdoti che si trovino costretti a celebrare in Novus Ordo Missæ, e che vogliono però celebrare come Dio si attende da loro, di farlo utilizzando unicamente la redazione in latino della Preghiera eucaristica Ia, così da salvare la propria serenità e specialmente la propria anima-

Nel libro non si trascura di approfondire come, nel caso pratico di indebito divieto di un Superiore, il non osservarlo non costituisca disobbedienza, come, peraltro, previsto anche dalla “epicheia” e dai tre documenti sul pro multis precedentemente citati.

Come ultimo punto, Enrico Maria Radaelli suggerisce infine quello che ritiene essere l’aureo percorso da compiere per far uscire al più presto la Chiesa dallo “stato di necessità estrema” e agonizzante in cui si trova la Chiesa dall’epoca del Vaticano II, in primo luogo a causa della celebrazione di milioni di Messe portatrici della tripla peccaminosità ora vista del Novus Ordo, in secondo luogo poi per trovarsi a obbedire da dieci anni, nella quasi unanime maggioranza dei suoi Pastori e fedeli che hanno accettato supinamente l’errata Rinuncia di Benedetto XVI del 2013, al Cardinale José Mario Bergoglio, cioè a un antipapa, e dunque a essere di fatto un’antichiesa, tranne i tre Vescovi sopra citati: René Henry Gracida, che ha anche scritto una potente Prefazione al suo libro sulla Rinuncia di Papa Ratzinger, Jan Pawel Lenga e ora anche Carlo Maria Viganò. Non c’è da temere su questi numeri, ci conforta l’Autore: anche al momento della crocifissione di Cristo, tutti gli Apostoli scapparono, tranne uno. La Chiesa deve seguire il proprio divino Modello. Solo così risorgerà anch’essa. Sì: se farà anche ora come ha fatto Lui.
Con questo confortante richiamo e auspicio chiudiamo questa recensione pregando il Signore di non tardare.
_____________________
Enrico Maria Radaelli, Ma Dio è pro o contro il Novus Ordo Missæ?
Pro Manuscripto Edizioni Aurea Domus, Milano 2023
Pag. 56 – Formato A4 = € 15, più spese postali (€ 5).
– Formato A5 = € 10, più spese postali (€ 5).
Richiedere a: aureadomus.emr@gmail.com

21 commenti:

Anonimo ha detto...

Ancora con sta storia dell'errata rinuncia? Ancora con la storia di Bergoglio antipapa? Che barba ragazzi, che barba!

da ex studente di Giurisprudenza ha detto...

Dico solo una cosa: la messa in lingua nazionale ha creato tensioni dove non c'erano e le ha acuite dove già presenti.
Basti le messe per le vittime gli infoibati fatte in sloveno per scherno (il Vescovo di Trieste, Lorenzo Bellomi, si beccò del "filo-slavo" perchè le permetteva).

Nella recensione c'è una cosa che non approvo, invece: che Francesco sia un antipapa. L'abdicazione di Benedetto XVI è stata lecita e corretta e il successivo Conclave, e il Pontefice da esso eletto, legittimo. Mi par di essere ai tempi di Bonifacio VIII (lo stesso Dante riteneva legittimo Bonifacio VIII, pur con le male azioni che ha fatto. Uguale).

Anonimo ha detto...


"il successivo Conclave [è stato] legittimo"…

Voilà une donnée solide, apparemment, au milieu de tant d'incertitudes. Mais, pour en être absolument sûr, ne serait-il pas opportun d'organiser, à Saint-Pierre de Rome, un grand débat que l'on pourrait appeler, à l'image du présent synode, "Conclave et conclavité". Il pourrait notamment porter sur la légitimité des cardinaux : "Consistoire et consistorialité", sur leurs titres d'électeurs : "Electeurs et électoralité", sur la la participation des laïcs au scrutin, "Admission et admissibilité", etc., etc. Bref, le grain à moudre ne manquerait pas, non plus que la belle farine…

Catholicus.2 ha detto...

Nel giorno già dedicato alla Sua memoria invochiamo il Santo Raffaele Arcangelo

Supplica

O potentissimo Sant’Arcangelo Raffaele, celeste medico, Medicina di Dio, uno dei sette angeli sempre pronti ad entrare alla presenza della maestà del Signore e di Maria Immacolata, nostra Regina e madre e Regina dei nove cori angelici.
Guida divina, Raffaele, ricevi con bontà le nostre suppliche. Vieni in nostro soccorso, (indicare la malattia che opprime) ci sta opprimendo.
Noi abbiamo utilizzato tante volte la medicina contro la creazione di Dio per operare: aborti, eutanasia, fecondazioni assistite, traffico di organi, manipolazioni genetiche, perché abbiamo voluto sostituirci a Dio. Ciò che è male agli occhi di Dio attraverso la medicina noi l’abbiamo compiuto, siamo stati spesso empi; ma ora molte chiese sono chiuse, il mondo è percorso dalla guerra ed il futuro è incerto e preoccupante.
Noi sappiamo fin dall’infanzia, dalle Sacre Scritture, che il Signore è giusto e libera fino all’ultimo tutti coloro che compiono la sua volontà.
O santo Arcangelo Raffaele così tu venisti mandato da Dio in missione presso la famiglia di Tobiolo ed
il Tuo intervento nella vita di Tobia fu manifestazione di Dio Padre Provvidente; fu con la Divina Sapienza che preparasti la medicina e guaristi Tobiolo dalla cecità, e scacciasti il demone Asmodeo che perseguitava Sara, così che Sara e Tobia, liberati e sanati fisicamente e spiritualmente, poterono vivere lietamente il resto dei loro giorni, rendendo grazie a Dio.
Ti chiediamo, se è volontà di Dio e per la sua maggior gloria, ottieni per noi un rimedio alla malattia che opprime il nostro corpo, ma Ti preghiamo con ancor più forza ottenici la guarigione dell’anima e la salvezza eterna.
Intercedi affinché Dio che su tutti esercita la forza, ascolti la nostra voce e ci liberi da ogni angoscia.
Noi conosciamo secondo il Vangelo che Gesù ha posto Roma come sede della cattedra di Pietro e ci ha promesso che le forze degli inferi non prevarranno.
Intercedi assieme alla Beata Vergine Maria, madre di Gesù Cristo e madre nostra, Ella nel Magnificat loda il Signore perché ha spiegato la sua potenza in soccorso dei suoi servi, ricordandosi della sua misericordia, con la pienezza dell’autorità di Gesù, scaccia dunque e guarisci la malattia che ci opprime.
Intercedi per noi o santo Arcangelo Raffaele, affinché Dio volga il nostro dolore in gioia e le nostre sofferenze in salvezza.
Rendiamo grazie a Dio e benediciamo il Signore sulla terra per tutti i secoli.
Pater, Ave, Gloria.

Aloisius ha detto...

Quindi, nel già debole schieramento dell'alto clero che ha preso posizione contro le riforme e le affermazioni pubbliche dell' attuale Papa e della gerarchia modernista che lo sostiene, abbiamo anche una spaccatura tra 'falchi e colombe', chi lo ritiene antipapa e chi Papa legittimo.
Di fatto mi sembra evidente che sia un antipapa, con tutte le affermazioni più o meno eretiche che ha fatto pubblicamente e sul modo di fare il Papa così contrario alla Chiesa di sempre.
Ma la questione della validità della rinuncia al ministerium e non al munus e dell' accordo pre conclave di San Gallo, e quindi della validità formale della nomina del Papa, andrebbe chiarita definitivamente, visto che vari studiosi l' hanno considerata fondata
E a prescindere da ciò che disse BXVI
Aloisius

Fael ha detto...

Mah! Non sono un teologo chiedo ci può essere un pontificato con un papa che esercita il ministerium e un altro il munus? D' ora in poi all' elezione del papà gli si chiede se vuole governare da solo o con un altro uno il ministerium e l'altro il munus?
Nostro Signore non ha detto "Tu sei Pietro e su di te costruirò la mia Chiesa" non ha detto di dividere il papato in ministerium e in munus.

Anonimo ha detto...

Ricordiamo che il prof. Radaelli ha fatto luce in alcuni suoi recenti libri sulle "eresie" di Benedetto XVI, a cui si aggiunge la bizzarra sua dimissione che ha rappresentato la ciliegina sulla torta del famoso teologo tedesco, aprendo la porta a un decennio che passerà alla storia della Chiesa cattolica.

Gz

Angheran70 ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Anonimo ha detto...

Sono parole sinonime. Da sempre. Consiglio "parole chiare" di don Di Sorco.

Murmex ha detto...

Bergoglio non è antipapa, perché non si contrappone a un Papa vero...magari fosse così... semplicemente non è Papa. Ma non per le astruserie di Cionci e Minutella ( munus e ministerium al massimo li possiamo distinguere concettualmente, ma non scindere in capo a due persone ). diverse). Semplicemente perché tutto il suo comportamento dimostra che non ha validamente assunto il Papato, esprimendo un consenso solo apparente, in realtà viziato dall'intenzione di portare avanti gli errori conciliari e incrementare l'eresia modernista. Sembra che anche mons Viganò sia giunto ad adombrare questo concetto, per quanto non sia perfettamente chiaro .

Giorgio Alberto ha detto...

Le questioni trattate dal professor Radaelli sono di enorme importanza, vanno innanzitutto lette, studiate e, se si è in grado, confutate se si ritengono errate.
I commenti di "pancia" denotano un’approssimazione da "bar" che evidentemente non è consona alla drammaticità della vita della Chiesa che stiamo vivendo.
Grazie professore, speriamo che il suo testo apra menti e cuori.

Murmex ha detto...

Sono apparsi già studi che trattano la questione...ormai è quasi pacifica tra i non modernisti. Ma la soluzione di Radaelli ( avvalersi del solo Canone romano) è monca. Come la mettiamo con l '" una cum"? Anche questo si trova nel cuore della Messa. Occorre prima risolvere la questione dell'autorità. Bergoglio( e predecessori) è Papa o no? Mons Viganò sembra propendere per il no. Sembrerebbe una evoluzione molto importante del suo pensiero. Però dico " sembra" perché ha anche elogiato un libro proveniente dalla FSSPX, mi pare il titolo sia" Parole chiare sulla Chiesa" , in cui , oltre a critiche sulla situazione , si ripete la solita tesi di quell' Istituto. Per cui Bergoglio è Papa. Vedremo se mons Viganò chiarirà meglio il suo pensiero.

Angheran70 ha detto...

Cosa può aprire l'odio gratuito verso Ratzinger dai tempi in cui non era ancora papa?
Ora siamo alla "peccaminosità oggettiva della Messa in Novus Ordo" (sic).
Praticamente le stesse conclusioni del Cionci fan club

Maurizio ha detto...

"Vedremo se mons Viganò chiarirà meglio il suo pensiero"

Ecco, sarà meglio che si decida a chiarirlo, una buona volta, il suo pensiero, perché molti cattolici che si rifanno alla Tradizione ascoltano molto attentamente e fiduciosamente i suoi messaggi.
Mi chiedo se tale fiducia sia - per caso - mal riposta...
Per lui, Bergoglio è Papa oppure no? Le messe che celebra, le celebra in unione con Bergoglio oppure no?
E, per quanto riguarda la detronizzazione di Bergoglio, quale strada indica? Nel giro di pochi mesi, prima ha parlato di eresie conclamate, poi ha virato su irregolarità in Conclave, infine ha abbracciato la teoria del "vizio di consenso"...
Se tali giravolte le avesse fatte un teologo, sarebbe stato sbertucciato un giorno sì e l'altro pure...

Anonimo ha detto...

Gentile Angheran, se il nuovo rito, peccaminoso o no,fosse "buono" perderemmo solo tempo su questo sito.
Se difendiamo il vetus ordo, qualche ragione ci sarà pure.
La sua difesa,come quella di Tralcio ed altri, dei papi conciliari e post conciliari è basata sul nulla, anzi sulla negazione della realtà.
Infatti su tutte le ben circostanziate accuse non entrate mai e dico mai nel merito.
Proprio nei giorni scorsi, su questo blog, è stato postato un articolo giustamente critico sulla "Dives" di GVPII. Ad un altra enciclica ha provveduto Romano Amerio.
Ci sono fatti incontrovertibili che li accusano. Fatevene una ragione, invece di difendere l'indifendibile.
All'anonimo che tira in ballo Bonifacio rispondo semplicemente che non c'entra nulla. I Papi cattivi sono quelli che hanno commesso peccati inenarrabili e abominevoli. Mai nessun Papà, fino ad oggi, ha sistematicamente avversato la fede cattolica, propalando eresie a piene mani, insieme ad atti idolatrici ed apostatici.

Catholicus ha detto...

Mi associo totalmente e senza riserve alla ramanzina ai neocon finto tradizionalisti (in realtà conservatori conciliari, più pericolosi degli sfegatati bergogliani, questi ultimi facilmente riconoscibili). Come diceva quel generale francese richiamato alla corte del Re Sole : "preferivo stare al fronte, dove almeno i nemici si riconoscono dalla divisa....". eh eh

Anonimo ha detto...

Le male azioni sono una cosa l' apostasia è un'altra. All'apostasia si dovrebbero aggiungere gli atti reiterati il cui fine è la distruzione della Chiesa Cattolica Apostolica Romana. Apparentemente per assimilarla alle chiese protestanti moderne, in realtà per renderle "compatibili" con le non religioni pagane, che sono , con ogni evidenza, totalmente anticristiane. Come chiederebbe il prof Radaelli : Dio può essere contento ?. Evidentemente no ! Per cui vi sarà da bere un calice amaro sino in fondo. Dio è sempre lo stesso : amore e giustizia.
Valeria Fusetti

Anonimo ha detto...

Vede caro lei, anche mons Viganò è un essere umano per cui usa la ragione. Riflette, e le sue riflessioni, supportate dall' osservazione e dalla fede, lo portano ad approfondire gli argomenti di cui si occupa. Lei, come altri, le chiama "giravolte", a me sembra che esporle anche se parziali, dimostrano grande umiltà ed amore per Nostro Signore e per la Chiesa.

Anonimo ha detto...

Completamente d'accordo. Valeria Fusetti

Anonimo ha detto...

Eppoi vediamo la quasi impossibilità per quasi tutti i vescovi e cardinali di mettere in forse l autorità suprema. Un laico, qualunque sia il suo stato, è stato abituato dalla vita a vedere e rivedere i suoi convincimenti, il consacrato viceversa trascorre la vita a dimostrare a se stesso e agli altri che la vita tutta si spiega con la Dottrina e l autorità. Non è detto che in loro ci sia solo malizia, molti non capiscono come l obbedienza possa averli traditi. È come uno che, cresciuto nella certezza della bontà, della perfezione della madre, poi trova piano piano prove delle sue prostituzioni. É la vita stessa di quell uno che si infrange, che viene disintegrata. Due sono, a mio parere, le differenze con Mons. Viganò, primo che è stato amato dalla sua madre naturale, ricordo il racconto che fece di se stesso bambino in cantina in braccio alla sua mamma durante i bombardamenti, l altro fatto che lui entrò nel seminario dopo la licenza liceale, cioè era forte sia dell amore materno ricevuto ed aveva già abbozzati tutti gli strumenti per poter giudicare. Poi essendo la sua vocazione autentica ed essendosi dedicato anima e corpo al suo lavoro, avrà voluto credere che erano le sparse voci critiche a sbagliare e non l autorità. I consacrati assomigliano agli ufficiali e nei fatti dovrebbero essere dei soldati di Gesù Cristo. Non riesco neanche ad ipotizzare le reazioni di ognuno di loro, certamente nel cuore di molti si è avuta una sovrapposizione tra l autorità di NSGC e l autorità del Papa e non sanno più qual è quale.

Anonimo ha detto...

Concludendo in Mons. Viganò vediamo il travaglio, le giravolte, di un vescovo che, nel tempo con gran dolore dubbi slanci fughe, apre gli occhi e mette ordine nelle tessere, prove ragioni, di un piano ecclesiale, statale, mondiale, di sovversione e passo passo ne offre un quadro ai fedeli, ai cittadini, agli esseri umani per aiutarli a gestire il grande dolore che comporta riconoscere di essere stati e di essere nel presente traditi manipolati plagiati sfoltiti, senza darlo a vedere, dalla chiesa dallo stato dall autorità della ue e dalle autorità occidentali di riferimento. In questo tunnel degli orrori Mons. Viganò ha cercato di tenere per noi alta la lampada accesa sulla verità che sola può mettere in fuga il Nemico e i traditori..