Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

martedì 27 febbraio 2024

La Lotta del Papa contro la “Messa antica”: una Lotta contro la Chiesa. Joachim Heimerl.

Qui l'indice degli articoli sulle recenti restrizioni alla Messa antica a partire dalla Traditionis Custodes.
La lotta del Papa contro la “Messa antica”: una lotta contro la Chiesa.
Joachim Heimerl

Chi si è chiesto perché Francesco non solo rifiuta la Messa tradizionale, ma la perseguita, ha recentemente ricevuto una risposta dalla sua bocca: Il Papa non si preoccupa dei bei riti o del latino; Francesco ritiene invece che il Concilio Vaticano II abbia fatto dipendere la riforma della Chiesa dalla riforma della Messa. – Chiunque sia anche solo un po’ informato sa che questo è sbagliato. Inoltre, la riforma liturgica di Paolo VI è andata ben oltre le proposte del Concilio e ha portato a un leggendario declino della Chiesa.
Ma cosa dice di Francesco la persecuzione della vecchia Messa?
Una risposta semplice sarebbe che lui – come la maggior parte dei gesuiti – non ha il senso della liturgia. Ancora peggio: per lui la Messa è solo un veicolo per la riforma della Chiesa, il che significa che è in definitiva uno strumento politico. Le liturgie papali prive di amore, persino mutilate, che stiamo vivendo attualmente ne sono una testimonianza eloquente.

Una risposta più sfumata emerge quando si studiano le cosiddette “note di Ottaviani” (qui). – Ma cosa sono?
Il cardinale Alfredo Ottaviani si rivolse a Paolo VI nel 1969 ed espresse per iscritto le sue riserve sulla “nuova Messa”. Dopo tutto, Ottaviani era stato prefetto della fede e la sua voce aveva un peso. Il suo giudizio fu severo e sottolineò l’importanza della Messa tradizionale come “monumento completo” della fede cattolica, come insegnato da tutti i concili. La nuova Messa, invece, era carente e pericolosa; in definitiva rappresentava una nuova Chiesa.
Se applichiamo questa idea alla nostra domanda, emerge un quadro chiaro: la lotta contro la Messa tradizionale è una lotta contro le verità della Chiesa. Questo significa anche che la vecchia e la nuova Messa sono incompatibili.
Giovanni Paolo II e Benedetto XVI hanno cercato di trovare un equilibrio pragmatico: Entrambe le forme di Messa esistevano fianco a fianco. In definitiva, però, hanno simulato una continuità che in realtà non è mai esistita, sperando di preservare l’unità della Chiesa. Tuttavia, i problemi riconosciuti da Ottaviani sono rimasti irrisolti.

Con Francesco le cose sono arrivate a un punto morto. Per lui l’unità ecclesiale non è più la priorità assoluta. Egli si preoccupa soprattutto di attuare le sue riforme e solo da questo punto di vista si può comprendere il suo atteggiamento nei confronti della Messa distribuita in modo eccessivo: Francesco è interessato al rifiuto della tradizione ecclesiale nel suo complesso. Dopo tutto, un papa che permette di “benedire” l’adulterio e le relazioni omosessuali non può più fare riferimento alla Chiesa di Cristo e agli insegnamenti degli apostoli, anche se vuole nominare “diaconesse” nel prossimo futuro. Il suo pontificato segna una rottura storica, che è anche una rottura con la “vecchia Messa”. Secondo Ottaviani, la desacralizzazione e la protestantizzazione della nuova Messa hanno già posto le basi per questo disastro: Il carattere sacrificale e la Presenza Reale non sono quasi più espressi in essa, e sono persino completamente assenti dalla problematica seconda preghiera alta.
Nel complesso, la messa rimane limitata alla definizione di “pasto”; non c’è più alcun accenno alla visualizzazione del sacrificio della croce. Non c’è traccia del sacrificio di lode alla Santissima Trinità o del sacrificio espiatorio. Scrive Ottaviani: “Nessuno dei valori dogmatici essenziali della Messa, che ne costituiscono la vera definizione, si trova qui”.
Inoltre: “Il ruolo del sacerdote è minimizzato, distorto, falsificato (….) e non si differenzia più in alcun modo da un ministro del culto protestante”. Al contrario, il popolo sembra “rivestito di poteri sacerdotali autonomi”, in quanto – ad esempio nella terza preghiera alta – si ha l’impressione che sia il popolo e non il sacerdote l'”elemento indispensabile per la celebrazione”.
Quella che Ottaviani denuncia come un’eresia della nuova Messa prenderà ora forma definitiva nella fede della Chiesa sotto Francesco. In quanto “monumento” alla vera fede, la Messa tradizionale vi si oppone e deve quindi essere eliminata secondo la volontà del Papa. La sua lotta contro la “vecchia Messa” è in verità una lotta contro la Chiesa; e questo è l’unico motivo per cui è così importante e viene combattuta così duramente.

Ottaviani considerava la nuova Messa [vedi] un fatale “errore” di Paolo VI, che avrebbe avuto conseguenze “imprevedibili”. Aveva ragione e alla fine anche Paolo VI lo riconobbe. Sconvolto, nel 1972 dichiarò che il “fumo di Satana” era entrato nella Chiesa attraverso “qualche fessura”. – Non c’è da stupirsi: Paolo stesso aveva aperto questa fessura con la nuova messa.
Si dice che da allora si sia pentito del suo “errore”, ma che non l’abbia mai rivisto. Non fu certo insensibile al fatto che Ottaviani facesse notare, alla fine della sua lettera, che Papa Pio V aveva anatematizzato chiunque avesse osato mettere mano alla Messa tradizionale. – E anche se questo avvertimento dell'”ira di Dio onnipotente” era rivolto all’epoca a Paolo VI, vale ancora oggi per Francesco. In definitiva, ogni papa è solo un amministratore dal quale il Signore chiederà un resoconto chiaro (cfr. Lc 16,1-9).
Tuttavia, con la migliore volontà del mondo, non riesco a immaginare che allontanarsi dalle verità della Sacra Scrittura nella dottrina e nella liturgia possa corrispondere alla SUA volontà. Il giudizio su questo pontificato potrebbe quindi essere altrettanto duro quanto la lotta di questo papa contro la Chiesa. - Fonte 

9 commenti:

mic ha detto...

Ricordo che oggi, come il 27 di ogni mese, giova recitare la Supplica alla Madonna del miracolo

https://chiesaepostconcilio.blogspot.com/2023/11/27-novembre-supplica-alla-madonna-del.html

Anonimo ha detto...

In un tempo di crisi come l'attuale, dove è l'autorità stessa a non essere regolata dalla Verità, essere liberi significa non chiedere come "favore" ciò che è un sacro diritto, il cui principio necessitante è la Verità stessa.
(Mons. Guerard des Lauriers, da un suo intervento su Libertà e Verità, inizio anni settanta).

Anonimo ha detto...

Papa Paolo IV e san Paolo ci offrono la soluzione , Cum ex apostolatus officio ( salteranno fuori i soliti a dire che non è vero) parla di eresia da combattere , "fosse anche PRIMAZIALE. " E quale più primaziale della Primazia del Vescovo di Roma? ( L'attuale peraltro si è pure spogliato di" Vicario di Cristo" non solo a parole ma coi fatti!). San Paolo nella lettera ai Galati dichiara anatema ovvero scomunicato chi predica un vangelo diverso, fosse pure lui stesso, o un angelo, cioè fosse pure un Vescovo e Vescovo di Roma. Ora puó essere che la doppia fumata bianca del 1958 abbia segnato l'inizio di una situazione anomala, ma questo verrà fuori quando Dio vorrà, intanto i papi da GXXIII a BXVI furono pontefici certi ( tutti i vescovi lo sono) e da quanto sembra sommi Pontefici. Predicarono un Vangelo diverso? Non direi, anche se fecero errori. Quindi non sono scomunicati da san Paolo. Papa Bergoglio, non Vicario di Cristo per suo volere, Vescovo di Roma per suo volere, predica invece contro la Parola di Cristo, (" chi lascia la moglie e ne prende un'altra è adultero.." " chi scandalizza un piccolo è meglio che gli si metta una macina al collo e sia gettato in mare " adulterio e omosessualità e pedofilia peccati mortali gravissimi.). È chiaramente eretico apostata conscio perchè non puó non conoscere il Vangelo. Papa Bergoglio quindi è anatema, dichiarato tale da San Paolo, e da Paolo IV, è scomunicato latae sentientiae. Autoscomunicato, quindi NON fa parte del Corpo Mistico. Quindi NON puó esserne il Capo, il Papa, ed è san Paolo a dichiararlo. Peró resta il fatto che occupa la Cattedra di Pietro di fatto. Pur non essendo parte della Chiesa. Quindi come scrive mons. Viganó, va gettato via di là. Urge quindi che ci sia una dichiarazione pubblica da parte dei Vescovi non apostati, perchè cessi di ingannare le anime, portandole per la via larga che conduce alla perdizione. È papa certamente per volere di uomini, come lo furono gli imperatori romani fino a Costantino , ma nulla a che fare con la Chiesa Divina, non fa parte del Corpo mistico. Siamo giunti ad uno snodo come al Deicidio quando Caifa ed Anna continuarono a fare i pontefici umani ma erano ormai anatema.

novena.cardinalburke.com ha detto...

Grazie mille per avercelo ricordato.

E se mi e' permesso:

Il cardinale Burke lancia una preghiera di nove mesi alla Madonna. Il via il 12 marzo
https://www.aldomariavalli.it/2024/02/27/il-cardinale-burke-lancia-una-preghiera-di-nove-mesi-alla-madonna-il-via-il-12-marzo/

https://novena.cardinalburke.com/

Anonimo ha detto...

"Sono condannata a morte per aver ospitato un prete cattolico e sono così lontana dal provarne rimorso che vorrei con tutta la mia anima, dove ne ho accolto uno, averne potuti accogliere mille."

Il 27 febbraio 1601 venne martirizzata tramite impiccagione la beata Anne Line, cattolica inglese.
Era solita offrire la casa affinché i cattolici potessero ascoltare Messa ma questo insospettì i vicini che la denunciarono alle autorità anglicane.

Durante il processo, la beata Anne dichiarò che il suo solo dispiacere fu quello di non aver potuto ospitare più sacerdoti in casa sua.

La poesia La Fenice e la Tortora di William Shakespeare, da sempre simpatizzante dei cattolici, si ispira a questi fatti, indicando la Beata Anne come la fenice.

Anonimo ha detto...


L'affermazione di papa Francesco secondo la quale il Concilio ha voluto riformare la Chiesa attraverso la riforma della Messa non va scartata, nel modo più assoluto. Coglie un punto essenziale della "riforma" impostata da un Concilio succube dei teologumeni della Nouvelle Théologie.

Non giova continuare a ripetere che la costituzione Sacrosanctum Concilium sulla liturgia non propugnava una Messa nuova e filoprotestante come quella fatta approvare da Paolo VI. Non la propugnava ma ne ha posto le premesse in vari suoi articoli.

Intanto nell'affermare il principio che i tutti i riti dovevano essere "riveduti integralmente" sia pure "con prudenza nello spirito della sana tradizione", frase scontata (SC 4). Si affermava il concetto rivoluzionario che tutti i riti dovessero essere riveduti integralmente. E perché mai?
Concetto ribadito in SC 21 : "la santa madre Chiesa desidera fare un'accurata riforma generale della liturgia. Questa consta di una parte immutabile, di istituzione divina, e di parti suscettibili di cambiamento, che nel corso dei tempi possono o addirittura devono cambiare..". La parte immutabile non fu mai specificata, in tal modo nella Messa NO si è potuto alterare il Canone.
Inoltre, si introdusse il principio di un rito più semplice, più facile a comprendersi, principio contrario alla tradizione della Chiesa ma anche al semplice sensus fidei: "[le sante realtà dei riti] siano espresse più chiaramente e il popolo cristiano possa capirne più facilmente il senso e possa parteciparvi con una celebrazione piena attiva e comunitaria" (SC 21). Ove si capisce che la "partecipazione più attiva e comunitaria" veniva collegata all'elaborazione di riti più facili e semplici a comprendersi.
L'art. 34 SC : "I riti splendano per nobile semplicità; siano trasparenti per il fatto della loro brevità e senza inutili ripetizioni; siano adattati alla capacità di comprensione dei fedeli nè abbiano bisogno, generalmente, di molte spiegazioni".
Quest'articolo sembra fatto apposto per i riformatori che volevano espungere il mistero dal rito : la c.d. "nobile semplicità" si è tradotta nel carattere piatto e melenso del rito NO.

Per abbreviare: la SC ha fatto del celebrante il "presidente dell'assemblea liturgica"; ha detto che i fedeli offrono la vittima senza macchia insieme col sacerdote, storpiando una frase della pacelliana Mediator Dei, nella quale si diceva che essi offrono con il sacerdote ma solo in un certo senso, in voto e quindi solo spiritualmente - precisazione indispensabile, taciuta dalla SC, 48.
Inoltre, ha introdotto il principio della creatività liturgica, rivelatosi inevitabilmente incontrollabile (SC 37-40).
Nel par. 106 c'è una definizione descrittiva della Messa che sembra anticipare quella poi criticata da Ottaviani e Bacci come Messa del Novus Ordo.
Tutta la SC incita a rivedere tutta la liturgia per renderla più facile, più comprensibile, più semplice insomma più adatta alla mentalità moderna. Ma quest'impostazione non è chiaramente conforme alla tradizione liturgica della Chiesa.
Eretici non meno di Lutero, i "nuovi teologi" sapevano che per colpire il cattolicesimo alla radice bisognava colpirlo nella S. Messa, riformando la liturgia in modo conforme allo spirito del Secolo.
Ha mantenuto il latino ma consentendo numerose eccezioni a favore del volgare.
Il nesso rilevato da papa Francesco fra riforma generale voluta dal Vaticano II e prevalere della Messa NO è perfettamente legittimo.
T.

Areki44 ha detto...

L'intervento e le precisazioni dell'Anonimo delle 17,53 mi sembrano pienamente condivisibili e corretti.
Mi pare che non si debba girare intorno al fatto che la Sacrosantum Concilium contenga tutte le premesse e tutte le basi per poi lasciare mani libere a quello che è stato fatto dal Consilium con l'avallo di Paolo VI.
Occorrerà solo con l'aiuto di Dio di correggere gli errori già contenuti nel Vaticano II.
Non mi pare giovevole rifarsi al Concilio Vat. II per difendere la Messa di sempre. La messa Tridentina ha una validità ed un valore in sè che non ha bisogno di essere fondato sui testi del Concilio Vat. II.
Anzi penso che l'autentica liturgia romana come espressione della Sacra Tradizione trascenda in qualche modo ogni espressione del magistero, come i testi del Vangelo e della Sacra scrittura sono al di sopra di ogni spiegazione e precisazione del magistero.
Lo so che queste mie ultime frasi avrebbero bisogno di un discorso ben più ampio, penso comunque di aver espresso bene il concetto.
La Messa apostolica romana autentica non può essere toccata. Sono consentiti piccoli aggiustamenti, e aggiunte, per esempio i nuovi santi...
Per questo motivo nessuna autorità ecclesiastica terrena potrà mai limitala e abolirla. Ogni sacerdote semplicemente non tenga conto nei limiti del possibile delle restrizioni umane.... Bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini.

Anonimo ha detto...

Ai tanti neognostici presenti nel clero cattolico dei nostri tempi farei due domande, se fossi un giornalista: secondo voi chi è Gesù Cristo? E cosa sono, secondo voi, i Vangeli?

Margotti

Anonimo ha detto...

Il Rito Romano Antico non è stato mai abrogato né lo si sarebbe mai potuto fare.
Papa san Pio V, nella bolla Quo Primum Tempore (14 luglio 1570), con la quale si promulgò la riforma di questo rito, scrisse:

“In virtù dell’Autorità Apostolica, noi concediamo, a tutti i sacerdoti, a tenore della presente, l’Indulto perpetuo di poter seguire, in modo generale, in qualunque Chiesa, senza scrupolo veruno di coscienza o pericolo di incorrere in alcuna pena, giudizio o censura, questo stesso Messale, di cui avranno la piena facoltà di servirsi liberamente e lecitamente, così che i Prelati, Amministratori, Canonici, Cappellani e tutti gli altri Sacerdoti secolari, qualunque sia il loro grado, o i Regolari, a qualunque ordine appartengano, non siano tenuti a celebrare la Messa in maniera differente da quella che Noi abbiamo prescritta. (…) Nessuno dunque, e in nessun modo, si permettano con temerario ardimento di violare e trasgredire questo Nostro Documento: facoltà, statuto, ordinamento, mandato, precetto, concessione, indulto, dichiarazione, volontà, decreto e inibizione. Che se qualcuno avrà l’audacia di attentarvi, sappia che incorrerà nell’indignazione di Dio onnipotente e dei suoi beati Apostoli Pietro e Paolo.”