Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

giovedì 29 febbraio 2024

I processi accelerano, serve una nuova saggezza. Intervista al Vescovo Giampaolo Crepaldi su alcune dinamiche odierne

Ricevo dall'Osservatorio Card. Van Thuận e volentieri condivido. Qui l'indice degli articoli sulla realtà distopica.

I processi accelerano, serve una nuova saggezza. 
Intervista al Vescovo Giampaolo Crepaldi su alcune dinamiche odierne
Mons. Giampaolo Crepaldi and Stefano Fontana

La sensazione è che alcuni processi stiano oggi avendo una accelerazione particolare. Si sente che molti nodi potrebbero arrivare a breve al pettine e questo suscita timore ma nello stesso tempo speranza di qualche svolta positiva. Il nostro Osservatorio è impegnato ad approfondire queste problematiche emergenti, soprattutto tramite i suoi Rapporti annuali, ma anche con interventi nel proprio sito, come quello recente del Prof. Gianfranco Battisti sul cosiddetto Trattato pandemico dell’OMS. In questa intervista lo facciamo con monsignor Giampaolo Crepaldi, vescovo emerito di Trieste e attento osservatore dei processi in atto sia nella società sia nella Chiesa, processi che egli valuta alla luce della Dottrina sociale della Chiesa, principale oggetto del suo interesse e impegno. A lui rivolgiamo alcune domande sulla velocizzazione delle tensioni, ringraziandolo per la disponibilità. Questa intervista è la prima di una serie periodica che proseguirà regolarmente in futuro.

Eccellenza, innanzitutto, è d’accordo con questa nostra osservazione sull’accelerazione di molti processi sociali, soprattutto internazionali, e sulla possibilità di significative svolte, che speriamo possano essere positive ma che potrebbero invece rivelarsi disastrose?

Ci sono due guerre in atto, in Ucraina e a Gaza. Abbiamo davanti a noi le elezioni europee che potrebbero segnare uno spartiacque molto determinante per tutta una serie di questioni. Poi le elezioni americane… La questione sanitaria globalmente intesa preoccupa non poco, come opportunamente segnalato dall’articolo del prof Battisti da lei richiamato. Le cosiddette “transizioni” ecologica e digitale sembrano arrivare al punto delle scelte decisive, in un senso o nell’altro. Per non parlare dall’intelligenza artificiale.  Direi quindi proprio di sì, prossimamente andranno fatte scelte di grande rilevanza che richiederanno una profonda saggezza.

Partiamo dell’Europa, che ci è più vicina. Il nostro Osservatorio ha dedicato all’Unione Europea il Rapporto numero 9 dal titolo “Europa: la fine delle illusioni”, contenente osservazioni molto critiche sullo stato dell’Unione. Lei come vede l’appuntamento elettorale del prossimo giugno?

Credo che sarà un appuntamento politicamente molto importante. Sappiamo che il parlamento dell’Unione Europea è l’unico parlamento al mondo che non legifera e quindi le elezioni potrebbero sembrare di scarsa ricaduta pratica. Questa volta però credo che andrà diversamente. I cittadini europei hanno maturato una consapevolezza critica rispetto alle tendenze da super Stato e ideologiche del governo dell’Unione soprattutto in questi ultimi anni. Non temo di dire che questa Unione è molto lontana dai principi fondamentali della Dottrina sociale della Chiesa, soprattutto da quello del bene comune e da quello di sussidiarietà. In particolare, è troppo servile nei confronti dell’ambientalismo ideologico e incarna un’etica pubblica in contrasto con le necessità della vita e della famiglia.

Come valuta le posizioni della Chiesa cattolica rispetto all’Unione Europea? Pochi giorni fa i vescovi tedeschi hanno emesso un comunicato per chiedere di non votare un partito di estrema destra.

Quando si parla di Chiesa si può intendere molte diverse realtà: una cosa è la Santa Sede, un’altra le Commissioni episcopali in Europa, altra ancora le conferenze episcopali come nel caso da lei ricordato. Non posso qui entrare in tutti questi ambiti, però posso affermare in via generale che constato una certa debolezza nel proporre in tutte le sedi opportune le istanze della Dottrina sociale della Chiesa in modo chiaro, propositivo, mentre vedo prevalere la volontà di inseguire l’agenda fissata dai vertici politici dell’Unione. Ho l’impressione che la Chiesa cattolica rispetti troppo le “buone maniere” ed eviti di toccare qualche nervo scoperto nella prassi politica dell’Unione, per esempio criticando una evidente omogeneizzazione etica che l’Unione sta imponendo alle nazioni, oppure la discriminazione verso nazioni che non figurano completamente allineate con Bruxelles.

Quanto alla presa di posizione dei vescovi tedeschi, ritengo che un episcopato nazionale dovrebbe intervenire sulle questioni politiche esponendo i principi, i criteri di giudizio e le direttive di azione, senza prendere posizione a favore o contro un partito. Questo però bisognerebbe farlo con continuità e non solo estemporaneamente o, peggio, strumentalmente, e, soprattutto, bisognerebbe farlo con coerenza.

Vorrei tornare ai temi dell’OMS, del Trattato pandemico che si vorrebbe far approvare nel prossimo mese di maggio e, in generale, del pericolo rappresentato oggi da una gestione politica della sanità. È preoccupato o ritiene che la questione non dia pensiero?

La cosa mi preoccupa non poco. E spero che nel prossimo futuro si affronti la questione in modo diverso. Gli aspetti più inquietanti sono due. Il primo riguarda la “prevenzione” che viene oggi estesa in modo pervasivo e che viene fondata sul presupposto che tutti i cittadini sono malati in modo permanente. Ciò conduce al diretto controllo politico della popolazione. Il secondo è che l’esasperazione di questa “prevenzione” assuma aspetti di transizione verso il transumanesimo. Perché invece di vaccinare tutti non riprogrammiamo il DNA dei nuovi nati? Ma porsi su questa strada sarebbe molto ma molto pericoloso. Credo che il Trattato pandemico dell’OMS vada rifiutato e contestato. Ci sono troppi segnali che esso rappresenterebbe un punto di non ritorno in vista di un totalitarismo sanitario che non sarà poi solo sanitario.

Rimaniamo in qualche modo sempre nella sanità. Vorrei portare la sua attenzione su due fatti recentissimi. Il primo è che la Corte Suprema dello Stato dell’Alabama ha riconosciuto che gli embrioni congelati sono bambini. La seconda è che è arrivata al parlamento italiano la proposta di legge “Un cuore che batte”, secondo la quale alla donna che chiede l’aborto bisognerebbe far sentire il battito del cuore del bambino che porta in grembo. Vuole fare qualche considerazione?

La prima considerazione è di contentezza per queste due iniziative. La battaglia contro il “diritto di abortire” non può assolutamente essere abbandonata e nemmeno ridotta di intensità. Rimane un “principio non negoziabile” indisponibile. Dopo la sentenza famosa della Corte suprema degli Stati Uniti che ha rimesso agli Stati la decisione legislativa sull’aborto, abbiamo avuto purtroppo il referendum dell’Ohio che ha confermato l’aborto e ora questa sentenza contraria dell’Alabama. La strada contro l’aborto di Stato è lunga e difficoltosa ma, come si vede, non impossibile. Quanto al parlamento italiano penso che l’arrivo della proposta di legge di iniziativa popolare obbligherà i partiti a scoprirsi sul tema della vita. I partiti di sinistra sono decisamente a favore dell’aborto. Io temo che anche nei partiti della maggioranza di centro-destra ci siano molti sostenitori dell’aborto. Di recente ciò è venuto alla luce nel partito della Lega, i cui vertici hanno detto che l’aborto non si tocca. Anche nelle regioni governate da questo partito la vita non è stata adeguatamente salvaguardata. Il percorso in parlamento della proposta di legge sarà accidentato, ma vedremo veramente chi sta con la vita e chi no.

Vorrei terminare questa conversazione ricordando che nel prossimo luglio a Trieste si terrà la Settimana sociale dei cattolici italiani dedicata alla democrazia. Avremo modo di tornare in futuro sull’argomento, ma intanto le chiedo: cosa vorrebbe lei da questa Settimana sociale?

Effettivamente la domanda è un po’ prematura … tuttavia accenno ad una risposta provvisoria. Augusto Del Noce scriveva sul settimanale “Il Sabato” dell’11 febbraio 1989 che l’impegno dei cattolici in politica non deve risolversi nel “portare i cattolici alla democrazia, come avente in sé un valore autonomo rispetto al fondamento religioso”. Ecco, io vorrei che la Settimana non facesse questo, ma ponesse le condizioni cattoliche perché la democrazia non venga intesa come fondamento del governo ma solo come forma di governo. Non vorrei una esaltazione dell’attuale democrazia, ma una sua forte critica secondo i criteri della Dottrina sociale della Chiesa, da Leone XIII a Giovanni Paolo II.

Grazie Eccellenza.
(a cura di Stefano Fontana) 29 febbraio 2024- Fonte  
Mons. Giampaolo Crepaldi, Vescovo Emerito di Trieste
Stefano Fontana, Direttore dell'Osservatorio Card. Van Thuận

15 commenti:

Anonimo ha detto...

I vescovi tedeschi possono dormire sonni tranquilli: i tedeschi voteranno per i soliti partiti filoeuropeisti di centro, sinistra ed estrema sinistra. In generale, non cambierà nulla pure nelle altre Nazioni. Il trattato sanitario, preludio al compimento della dittatura del nuovo ordine mondiale, verrà senz'altro sottoscritto. I miei sentimenti sono questi, tuttavia resto sereno e confido nella Sacro Cuore di Gesù.

"Non affannatevi dunque per il domani, perché il domani avrà già le sue inquietudini", dice il Signore.

Viandante ha detto...

Condivido. Resta da vedere se si riuscirà ad eludere i cosiddetti "poteri forti ".

"I cittadini europei hanno maturato una consapevolezza critica rispetto alle tendenze da super Stato e ideologiche del governo dell’Unione soprattutto in questi ultimi anni. Non temo di dire che questa Unione è molto lontana dai principi fondamentali della Dottrina sociale della Chiesa, soprattutto da quello del bene comune e da quello di sussidiarietà. In particolare, è troppo servile nei confronti dell’ambientalismo ideologico e incarna un’etica pubblica in contrasto con le necessità della vita e della famiglia."

Anonimo ha detto...

Feria VI post Dominicam primam Quadragesimae

SACRORUM LANCEAE ET CLAVORUM D. N. J. C.

FODÉRUNT manus meas, et pedes meos: dinumeravérunt ómnia ossa mea: et sicut aqua effúsus sum. Factum est cor meum tamquam cera liquéscens, in médio ventris mei. V/. Glória Patri.

(Ps. 21, 17-18 et 15)

Anonimo ha detto...

Premessa:
L'obbedienza alla Chiesa deve essere perfetta, seguendone integralmente il Magistero, come affermava Leone XIII.
S.Tommaso d'Aquino spiega mirabilmente (sintetizzo per ragioni di spazio) come l'adesione alla dottrina della Chiesa deve essere totale e non si può seguire solo ciò che ognuno, di sua libera volontà, ritiene lecito.
Ora, dinanzi all'affermarsi di ambiguità e bizantinismi nei documenti magisteriale, negli ultimi anni in particolare, il fedele si trova in balìa dell'incertezza, che è la via privilegiata verso il dubbio, nemico della fede.
E non basta dire: fai quello che hai sempre fatto, perché l'evoluzione (o meglio l'involuzione) del magistero in tema di fede e morale sta mettendo a dura prova anche gli intelletti più profondi e non solo il comune fedele.
Mi chiedo, ad esempio, se la posizione della FSSPX, che sposa una linea da un lato di riconoscimento formale del Papa e dall'altro di accettazione parziale del Magistero postconciliare, sia coerente con le premesse di cui a S.Tommaso d'Aquino e LEONE XIII.

mic ha detto...

Conclude con la domanda sulla FSSPX; ma chi di noi si è mai dato o può mai darsi l'autorità di non riconoscere il papa? Pur con tutti i dubbi e le criticità di una situazione così inedita e anomala...

Gederson Falcometa ha detto...

"Mi chiedo, ad esempio, se la posizione della FSSPX, che sposa una linea da un lato di riconoscimento formale del Papa e dall'altro di accettazione parziale del Magistero postconciliare, sia coerente con le premesse di cui a S.Tommaso d'Aquino e LEONE XIII"

Inoltre a ciò che Mic ha detto se deve considerare che il magistero preconciliare e il postconciliare non sono della stessa natura e non hanno lo stesso grado di autorità. In generale il magistero postconciliare non richiede obbedienza da nessuno, come non richiede obbedienza alle decisioni infalibile del magistero preconciliare nemmeno ai cardinali e vescovi.

Anonimo ha detto...

Mentre il pagliaccio ucraino si permette di dire ai governanti italiani (che non fiatano) di "zittire" i filorussi, che sarebbero tanti nel nostro Paese (magari facendo come in Ucraina, dove l'opposizione politica è repressa e i giornalisti ostili messi in carcere), mentre il gradasso francese non esclude l'invio di soldati Nato in guerra contro la Russia, lo stesso Macron ha commentato soddisfatto l'approvazione ad opera anche del Senato francese della legge che inserisce il diritto all'aborto in Costituzione, primo esempio al mondo. L'ex Arcivescovo di Parigi Aupetit ha commentato "da oggi la Francia è uno stato totalitario". Il boia francese, che vorrebbe che tale "diritto di assassinio" diventasse patrimonio europeo, è degno erede dei peggiori giacobini (per la cronaca, solo 50 oppositori al Senato).
La Francia ha sepolto la dignità umana sotto un manto di vergogna.

M.

Anonimo ha detto...

Dinanzi all'arrogante e vergognosa deriva omicida dello Stato francese, che "costituzionalizza" il diritto all'aborto proporrei l'embargo, almeno da parte di noi cattolici, dei prodotti francesi, come forma di protesta, per quanto poco possa servire.

M.

Anonimo ha detto...

Concordo con entrambi i suoi commenti. Purtroppo, credo che saremo lei ed io, e altri due gatti (2+2=4), ad essere veramente - e non ipocritamente - indignati per codesta faccenda. La più parte cercano la pagliuzza altrove, evitando accuratamente di mettersi a fare i guastafeste - come Mons. Viganò -, soprattutto trattandosi di Macron, fedelissimo esecutore delle volontà dell'élite neoconservatrice americana. Per parecchi cattolici tradizionali da burla la Verità, si sa, si trova a Washington...
PS
Hanno votato a favore pure dei seguaci di M. Le Pen.

Vanno fermati! Chi li ferma? ha detto...

Non che serva fare analisi, avvisare. Non serve a niente. Ma Austin ha detto che "se l'Ucraina cade credo davvero che la Nato entrerà in guerra con la Russia".

Poiché si prevede il crollo dell'Ucraina in estate ognuno faccia i propri conti.

Finalmente potremo sfogare la nostra rabbia verso il tiranno, affermare la democrazia contro l'autocrazia.

Anonimo ha detto...


Precisazioni
Le parole del ministro della difesa americano son state tradotte male.
Ha detto che se l'Ucraina cede la Nato si troverebbe di fronte truppe russe (ai confini polacchi, in Romania p.e.) e quindi ci potrebbe essere una guerra tra Nato e Russia.
Non ha detto che la Nato, se l'Ucraina cede, entrerà in guerra con la Russia.
Ha avanzato l'ipotesi di un pericolo di guerra tra i due schieramenti.
(Domanda: se l'ipotesi di un crollo ucraino appare ora realistica, perché non cercare di por fine subito a questa guerra, con una realistica pace di compromesso? Se l'Ucraina militarmente crolla, per mancanza di soldati e di armi, i Russi l'occupano tutta, inutile illudersi, e la trasformano in uno Stato-fantoccio).

Macron "degno erede dei giacobini" a causa dell'infame inserimento del "diritto" ad abortire nella Costituzione? La citazione non è corretta. I Giacobini usavano il terrore per imporre la virtù non il vizio. Volevano una Francia grande, forte e potente, pervasa di "virtù repubblicana". La figlia di un macellaio, che si faceva passare per nobile, tale Olimpia de Gouges (cito a memoria), assunse pubbliche posizioni femministe, reclamando la libertà della donna: Robespierre la fece subito ghigliottinare.
I Giacobini erano fanatici e sanguinari ma la colpa dell'abortismo di Stato non ce l'avevano di sicuro.

Anonimo ha detto...

#anonimo 23:33
I giacobini erano macellai di carne umana, sanguinari e profondamente anticristiani (lo vada a dire in Vandea che essi volevano imporre la virtù).
Che poi non abbiano introdotto all'epoca leggi proaborto è dovuto unicamente a ragioni di carattere fiscale (le tasse pagate individualmente e non più per nucleo familiare) e militari (introduzione coscrizione obbligatoria, per cui avevano bisogno di carne umana da mandare al macello).
La sua frase "i giacobini usavano il terrore per imporre la virtù" è scorretta.

M.

Interessantissima intervista ha detto...

L'AntiDiplomatico (Telegram)

Il Generale Fabio Mini a L'AntiDiplomatico per "Egemonia".

Lettura altamente consigliata del giorno.

Anonimo ha detto...

Visione TV
Manlio Dinucci: Il mondo è sull'orlo della catastrofe

Un video bellissimo. Se avete un poco di tempo a disposizione, guardatelo!

Anonimo ha detto...


"La sua frase - usavano il terrore per imporre la virtù è scorretta".

Credo lei ignori in che senso i Giacobini intendevano la virtù. Non era quella cristiana ma quella "repubblicana", la virtù o le virtù che dovevano istillarsi nell'uomo educato ad esser cittadino. Cittadino, ovviamente, di una Repubblica, di un nuovo Stato, basato sulla volontà popolare, sulle leggi, sui buoni costumi.
Lei ha letto di Louis de Saint-Just, uno dei componenti il Comitato di Salute Pubblica, i "Frammenti sulle Istituzioni repubblicane"? Ne ha pubblicato un'edizione bilingue Einaudi. Sono frammenti che contengono progetti di discorsi, di scritti più ampi, appunti,con riflessioni su diversi aspetti dell'ideologia giacobina. Vi domina un diffuso utopismo, accanto al rigorismo del fanatico (Saint Just era anche molto giovane, quando fu ghigliottinato aveva solo 27 anni). Compare in questi appunti una concezione più libera del matrimonio, nel senso di ammettervi il divorzio. Ma nessuna concessione all'aborto e roba del genere.
La virtù repubblicana implicava buoni costumi, in tutti i sensi, anche sul piano del decoro. "Nei giorni di festa, una vergine non può comparire in pubblico dopo i dieci anni, se non accompagnata dal padre, dalla madre o dal tutore" (op. cit., p. 227).