Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

martedì 21 giugno 2016

Michel Schooyans. Nuovo Disordine Mondiale

Il testo che segue è utile per fornire maggiori elementi su Mons. Michel Schooyans, autore di un recente saggio molto interessante, che pubblico contestualmente, apparso nei giorni scorsi su La Bussola quotidiana: "Dalla casuistica alla misericordia - Verso una nuova arte di piacere?" [da noi ripreso qui], dedicato all'eclissi della morale cattolica attualmente perseguita da teologi e pastori della Chiesa.
La presente Introduzione dell'allora cardinale Joseph Ratzinger al suo libro Nuovo disordine mondiale, San Paolo Edizioni (2000) sottolinea le critiche dell'Autore a molti aspetti di quelle che chiamiamo "culture di morte". Nella conclusione, Ratzinger loda, del testo, la corrispondenza del «contenuto concreto, politicamente realistico e realizzabile, con l’idea, così spesso espressa dal Papa (Giovanni Paolo II), di una “civiltà dell’amore”[1]» e ne auspica l'utilità ai fini di una vivace discussione per «preparare il futuro sulla base di modelli degni della dignità dell’uomo e capaci di assicurare anche la dignità di coloro che non sono in grado di difendersi da soli». Ma non c'è traccia dell'escatologia cristiana, mentre la dignità dell'uomo appare come un valore a sé stante, non collegata sull'orientamento a Dio, unica condizione su cui è fondata.  Il discorso escatologico sarebbe da verificare, nel testo, che tuttavia risulta introvabile...

Michel Schooyans – Nuovo disordine mondiale – San Paolo Edizioni (2000). 
Introduzione scritta dall'allora card. Joseph Ratzinger

Sin dagli inizi dell’Illuminismo, la fede nel progresso ha sempre messo da parte l’escatologia cristiana, finendo di fatto per sostituirla completamente.

La promessa di felicità non è più legata all’aldilà, bensì a questo mondo.
Emblematico della tendenza dell’uomo moderno è l’atteggiamento di Albert Camus, il quale alle parole di Cristo “il mio regno non è di questo mondo” oppone con risolutezza l’affermazione “il mio regno è di questo mondo”.

Nel XIX secolo, la fede nel progresso era ancora un generico ottimismo che si aspettava dalla marcia trionfale delle scienze un progressivo miglioramento della condizione del mondo e l’approssimarsi, sempre più incalzante, di una specie di paradiso; nel XX secolo, questa stessa fede ha assunto una connotazione politica.

Da una parte, ci sono stati i sistemi di orientamento marxista che promettevano all’uomo di raggiungere il regno desiderato tramite la politica proposta dalla loro ideologia: un tentativo che è fallito in maniera clamorosa.
Dall’altra, ci sono i tentativi di costruire il futuro attingendo, in maniera più o meno profonda, alle fonti delle tradizioni liberali.

Questi tentativi stanno assumendo una configurazione sempre più definita, che va sotto il nome di Nuovo Ordine Mondiale; trovano espressione sempre più evidente nell’ONU e nelle sue Conferenze internazionali, in particolare quelle del Cairo e di Pechino, che nelle loro proposte di vie per arrivare a condizioni di vita diverse, lasciano trasparire una vera e propria filosofia dell’uomo nuovo e del mondo nuovo.

Una filosofia di questo tipo non ha più la carica utopica che caratterizzava il sogno marxista; essa è al contrario molto realistica, in quanto fissa i limiti del benessere, ricercato a partire dai limiti dei mezzi disponibili per raggiungerlo e raccomanda, per esempio, senza per questo cercare di giustificarsi, di non preoccuparsi della cura di coloro che non sono più produttivi o che non possono più sperare in una determinata qualità della vita.

Questa filosofia, inoltre, non si aspetta più che gli uomini, abituatisi oramai alla ricchezza e al benessere, siano pronti a fare i sacrifici necessari per raggiungere un benessere generale, bensì propone delle strategie per ridurre il numero dei commensali alla tavola dell’umanità, affinché non venga intaccata la pretesa felicità che taluni hanno raggiunto.

La peculiarità di questa nuova antropologia, che dovrebbe costituire la base del Nuovo Ordine Mondiale, diventa palese soprattutto nell’immagine della donna, nell’ideologia dell’ “Women’s empowerment”, nata dalla conferenza di Pechino.

Scopo di questa ideologia è l’autorealizzazione della donna: principali ostacoli che si frappongono tra lei e la sua autorealizzazione sono però la famiglia e la maternità. Per questo, la donna deve essere liberata, in modo particolare, da ciò che la caratterizza, vale a dire dalla sua specificità femminile. Quest’ultima viene chiamata ad annullarsi di fronte ad una “Gender equity and equality”, di fronte ad un essere umano indistinto ed uniforme, nella vita del quale la sessualità non ha altro senso se non quello di una droga voluttuosa, di cui sì può far uso senza alcun criterio.

Nella paura della maternità che si è impadronita di una gran parte dei nostri contemporanei entra sicuramente in gioco anche qualcosa di ancora più profondo: l’altro è sempre, in fin dei conti, un antagonista che ci priva di una parte di vita, una minaccia per il nostro io e per il nostro libero sviluppo.

Al giorno d’oggi, non esiste più una “filosofia dell’amore”, bensì solamente una “filosofia dell’egoismo”.
Il fatto che ognuno di noi possa arricchirsi semplicemente nel dono di se stesso[2], che possa ritrovarsi proprio a partire dall’altro e attraverso l’essere per l’altro, tutto ciò viene rifiutato come un’illusione idealista. E proprio in questo che l’uomo viene ingannato. In effetti, nel momento in cui gli viene sconsigliato di amare, gli viene sconsigliato, in ultima analisi, di essere uomo.

Per questo motivo, a questo punto dello sviluppo della nuova immagine di un mondo nuovo, il cristiano – non solo lui, ma comunque lui prima di altri – ha il dovere di protestare.

Bisogna ringraziare Michel Schooyans per aver energicamente dato voce, in questo libro, alla necessaria protesta.
Schooyans ci mostra come la concezione dei diritti dell’uomo che caratterizza l’epoca moderna, e che è così importante e così positiva sotto numerosi aspetti, risenta sin dalla sua nascita del fatto di essere fondata unicamente sull’uomo e di conseguenza sulla sua capacità e volontà di far si che questi diritti vengano universalmente riconosciuti.

All’inizio, il riflesso della luminosa immagine cristiana dell’uomo ha protetto l’universalità dei diritti; ora, man mano che questa immagine viene meno, nascono nuovi interrogativi.
Come possono essere rispettati e promossi i diritti dei più poveri quando il nostro concetto di uomo si fonda così spesso, come dice l’autore, “sulla gelosia, l’angoscia, la paura e persino l’odio”? “Come può un’ideologia lugubre, che raccomanda la sterilizzazione , l’aborto, la contraccezione sistematica e persino l’eutanasia come prezzo di un pansessualismo sfrenato, restituire agli uomini la gioia di vivere e la gioia di amare?” (capitolo VI).

È a questo punto che deve emergere chiaramente ciò che di positivo il cristiano può offrire nella lotta per la storia futura.
Non è infatti sufficiente che egli opponga l’escatologia all’ideologia che è alla base delle costruzioni “postmoderne” dell’avvenire.
È ovvio che deve fare anche questo, e deve farlo in maniera risoluta: a questo riguardo, infatti, la voce dei cristiani si è fatta negli ultimi decenni sicuramente troppo debole e troppo timida.
L’uomo, nella sua vita terrena, è “una canna al vento” che rimane priva di significato se distoglie lo sguardo dalla vita eterna.
Lo stesso vale per la storia nel complesso.
In questo senso, il richiamo alla vita eterna, se fatto in maniera corretta, non si presenta mai come una fuga. Esso dà semplicemente all’esistenza terrena la sua responsabilità, la sua grandezza e la sua dignità. Tuttavia, queste ripercussioni sul “significato della vita terrena” devono essere articolate.

È chiaro che la storia non deve mai essere semplicemente ridotta al silenzio: non è possibile, non è permesso ridurre al silenzio la libertà. È l’illusione delle utopie.

Non si può imporre al domani modelli di oggi, che domani saranno i modelli di ieri.
È tuttavia necessario gettare le basi di un cammino verso il futuro, di un superamento comune delle nuove sfide lanciate dalla storia.
Nella seconda e terza parte del suo libro, Michel Schooyans fa proprio questo: in contrasto con la nuova antropologia, propone innanzitutto i tratti fondamentali dell’immagine cristiana dell’uomo, per applicarli poi in maniera concreta ai grandi problemi del futuro ordine mondiale (in modo particolare nei capitoli X-XII).
Fornisce in questo modo un contenuto concreto, politicamente realistico e realizzabile, all’idea, così spesso espressa dal Papa (Giovanni Paolo II), di una “civiltà dell’amore”.

Per questo, il libro di Michel Schooyans entra nel vivo delle grandi sfide del presente momento storico con vivacità e grande competenza.
C’è da sperare che molte persone di diversi orientamenti lo leggano, che esso susciti una vivace discussione, contribuendo in questo modo a preparare il futuro sulla base di modelli degni della dignità dell’uomo e capaci di assicurare anche la dignità di coloro che non sono in grado di difendersi da soli.
Roma, 25 aprile 1997
Joseph Card. Ratzinger
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1. "Proprio con lo scopo di «mettere il mondo moderno in contatto con le energie vivificanti e perenni del Vangelo» (Giovanni XXIII, Cost. ap. Humanae salutis, 3), si è realizzato il Concilio Vaticano II, nel quale la Chiesa, partendo da una rinnovata consapevolezza della tradizione cattolica, prende sul serio e discerne, trasfigura e supera le critiche che sono alla base delle forze che hanno caratterizzato la modernità, ossia la Riforma e l’Illuminismo. Così da sé stessa la Chiesa accoglieva e ricreava il meglio delle istanze della modernità, da un lato superandole e, dall’altro evitando i suoi errori e vicoli senza uscita. L’evento conciliare ha messo i presupposti per un autentico rinnovamento cattolico e per una nuova civiltà – la «civiltà dell’amore» - come servizio evangelico all’uomo e alla società", (Benedetto XVI, Discorso ai rappresentanti della cultura, Lisbona 12 maggio 2010).
Il prendere sul serio è fin troppo evidente. Meno evidente il discernere, trasfigurare e superare...
Ho già scritto altrove, ma giova ripeterlo, che risulta un grande inganno questa dichiarata pretesa di trasfigurare l'errore, il male accogliendolo, perché elude - anzi elimina - il compito di ri-conoscerlo e quindi rifiutarlo, vincendolo col Signore e nel Signore sulla Croce, ineludibile ‘passaggio’ per essere introdotti nella Risurrezione. Il Signore non è entrato in dialogo col mondo e non ha recepito le istanze del mondo; ma ha predicato e si è fatto Salvezza nel mondo per chi Lo accoglie (Gv, 1, 12-14). Non possiamo trasfigurare ciò che non è bene, accogliendolo: possiamo trasfigurarlo - o meglio vincerlo - solo riconoscendolo e accettandone il peso e la sofferenza che ci genera, abbracciando la Croce. Ed è questo che provoca la "trasfigurazione" prima in noi stessi e poi in ciò che intraprendiamo. Non dobbiamo accogliere o incarnare il male per trasfigurarlo, ma riconoscerlo per vincerlo e la vittoria, prima ancora che nostra, è Opera di Cristo Vivo e Vero nella sua Chiesa.
L'espressione, insieme ad altre altrettanto note, appartiene al nuovo linguaggio introdotto nella Chiesa anche da Paolo VI: “la civiltà dell’amore”, “la Chiesa esperta in umanità”, “lo sviluppo, nuovo nome della pace”.
2. Dono che acquista valore salvifico unicamente unito al dono di Sé, fattosi obbediente fino alla morte e alla morte di Croce (Fil 2,8), fatto da Cristo Signore una volta per tutte sul Calvario e rinnovantesi fino alla fine dei tempi in ogni Eucaristia...

10 commenti:

irina ha detto...

Quando andiamo al cinema, ad una conferenza, a teatro, tornando a casa portiamo con noi le impressioni di quello che abbiamo visto o ascoltato e uno stato d'animo che non è proprio nostro ma specchio e parte di quello dell'ambiente nel quale siamo stati. I nostri vecchi dicevano: "chi va con lo zoppo impara a zoppicare". Questo per dire che l'ambiente, le persone con le quali stiamo hanno su di noi un'influenza importante e a volte decisiva che può essere positiva e/o negativa. Senza rendercene conto facciamo nostri modi di comportamento che nostri non sono. Se questi modi di comportamento sono migliori dei nostri, noi miglioriamo; se non lo sono, noi peggioriamo.L'amore ha a che fare con tutte queste dinamiche. Prendiamo l'esempio di madre Teresa, come ha potuto stare ed operare per il bene, in quell'inferno? Perchè il suo essere con gli altri era sostenuto da una buona ed abbondante parte del suo tempo trascorsa,ogni giorno, esclusivamente con il Signore. Davanti a Lui lei si spogliava dei mali del mondo e si rivestiva della forza di donazione che Lui le donava. Se non c'è questa rigenerazione quotidiana, davanti alla putredine del mondo si scappa e a ragione per un'istintiva autoconservazione. Ed è quello che accadde, Madre Teresa, all'inizio, scappò. Ora per tornare a noi e a tutte le sviolinate d'amorosa accoglienza e di magico ritrovamento di sè nell'altro, questi sono solo errori madornali se non sono accompagnati da uno stare davanti al Signore, in ginocchio e in silenzio,pregando ed adorando, ogni giorno. Non lo facciamo, padronissimi,dobbiamo sapere però che cadiamo vittime delle forze che l'ambiente porta con sè e tutte insieme sono più forti di ciascuno di noi se solo con se stesso.Non so se vi è mai capitato di guardare una madre,con un figlio mentalmente o fisicamente offeso,il suo volto diventa scolpito sulle ossa del cranio,anche se non manca mai la Messa o la Preghiera, per lo sforzo titanico da lei compiuto per sostenere se stessa e l'altro che da lei dipende anche se ormai vecchio e lei vecchissima.E' di questi giorni il matricidio e suicidio di un uomo che non ha retto al decadimento della madre e suo, logorati entrambi dal tempo e da un ambiente che insegna le moine e non il sacrificio quotidiano per amor di Dio.Personalmente ne ho le tasche piene di tutti questi amanti amorosi in saldo e di questi ritrovamenti magici di sè, senza esame di coscienza, che pur ci fu donata per essere usata, verso noi stessi e verso l'altro e verso l'ambiente;esame fatto alla presenza di Dio,Uno e Trino. Quindi per riordinare il disordine mondiale cominciamo a riordinare noi stessi e a praticare questo benedetto esame di coscienza "quotidiano".Noi Cattolici se lo praticassimo saremmo capaci di giudizi immediati e retti su noi stessi, su gli altri e sul mondo.

Pietro C. ha detto...

Una morale riflessa su se stessa diviene moralismo. La morale cristiana, in realtà, ha presente l'escatologia che non significa solo le realtà future ma l'anticipazione, nell'oggi, della realtà futura come "arrabon", primizia.
Ma per coltivare questa prospettiva, è necessario sviluppare l'aspetto spirituale e mistico del Cristianesimo, o meglio riscoprirlo.
In caso contrario rimbalziamo in una autocontemplazione idealistica di noi stessi in nome della religione...

Josh ha detto...

libri di Schooyans in pdf

lista:

http://www.michel-schooyans.org/it/books

_Nuovo Disordine Mondiale in pdf...eccolo:

http://www.michel-schooyans.org/images/publications/LibriIT/2000NuovoDisordineMondiale.pdf


mic ha detto...

Pietro C.
E perché pensi che richiamiamo così spesso l'adorazione, non solo nella Santa Eucaristia?
Oltre allo studio di testi di mistici; ma soprattutto alla pratica della lectio divina in tutti i suoi gradi?

marco ha detto...

grazie!

Pietro C. ha detto...

Cara mic, l'anticipazione a cui sopra richiamavo è infinitamente di più, avendo a che fare con realtà increate...

mic ha detto...

l'anticipazione a cui sopra richiamavo è infinitamente di più

Ovvio. Ma quell'"infinitamente di più", Sorgente inestinguibile, per noi piccoli ha bisogno di preghiera e di grazia e di tempi e tempo e cuore dedicati.

Anonimo ha detto...

... se Tornielli scrive che diversi vescovi hanno votato M5S, significa che egli ha ricevuto la 'velina' per scrivere questo dai suoi referenti nell'entourage di Francesco.

Anonimo ha detto...

La dignità dell’uomo risiede nell’essere creatura di Dio, nell’essere creatura di Dio, l’unica, fatta ad immagine e somiglianza del creatore, nell’essere stata creata per amore di Dio e per amare Dio. Non c’è altra dignità. Non c’è altro amore che amare Dio e amare il prossimo per amor di Dio.
Tutto il resto è vanità. Compresa la cosiddetta civiltà dell’amore, se non è il riflesso del regno di Dio, che non è di questo mondo.

L’umanità, ribelle e dura di cuore, continua a costruire la sua torre di babele, continua provare a costruire il suo “mondo nuovo”, invece di amare Dio, che è osservare i suoi comandamenti. Come è andata a finire, come andrà a finire lo sappiamo. Qualunque mondonuovo intenda costruire.
Ancora una volta mi chiedo dov’è Dio, l’unico eterno e vero bene ? Cos’è Dio ? E’ un’idea funzionale alla costruzione di magnifico mondo nuovo in cui tutti saranno feliciecontenti ?

Questa “filosofia dell’amore” mi fa paura. E’ in nome di questa filosofia che stanno imponendo l’ideologia gender e gli altri orrori. La galera a chi dissente. C’è solo un amore vero. Dio. E questo amore ha un contenuto specifico. Che ci è stato rivelato.

“Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli”

Anna

Anonimo ha detto...

Caspiterina !
http://www.maurizioblondet.it/elisabetta-datemi-tre-ragioni-perche-dobbiamo-restare-nella-ue/