Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

martedì 6 dicembre 2016

Roma, 5 dicembre. Una esperienza 'forte' di Chiesa e di Cattolicità. Il discorso di Mons. Schneider

Un'esperienza forte di Chiesa e di cattolicità, nel cuore ancor oggi vibrante della Roma paleocristiana.
Magnificat anima mea Dominum!

Ieri, 5 dicembre, si è tenuto a Roma, presso la Fondazione Lepanto, a ridosso dell'antichissima Basilica di Santa Balbina, un incontro, introdotto dal Prof. Roberto De Mattei, con due dei Cardinali dei Dubia, Raymond Leo Burke e Walter Brandmüller e con il vescovo Athanasius Schneider, che li ha preceduti e seguiti con le sue prese di posizione pubbliche [qui e qui], il quale ha pronunciato un discorso grandioso, il cui testo potete leggere di seguito. A loro si è aggiunto Mons. Andreas Laun, vescovo di Salisburgo.
Vi do le mie prime impressioni, ma non mancherò di approfondire in seguito.
Un incontro in cui era palpabile, a partire dal solenne silenzio che ha accolto gli illustri ospiti e la vibrante commossa attenzione con cui si è rimasti in ascolto per finire, in chiusura, col canto corale del Credo in perfetta consonanza di pensieri e sentimenti fortificata dalla comune esperienza, seguìto dalla benedizione impartita dal Card. Burke.
Lo dico con gioia, ma soprattutto col conforto grande di essere confermata e benedetta dai nostri Pastori, che non incontravo per la prima volta e con i quali sono riuscita a intrattenermi brevemente. Di questo e dell'intera esperienza sono molto grata agli organizzatori.
La maggior parte dei presenti, provenienti non solo da tutta Italia ma da ogni paese, era costituita da numerosissimi sacerdoti e religiosi, alcuni molto giovani, tra cui i Francescani dell'Immacolata (non posso che chiamarli con la loro denominazione originaria non cancellabile per via del loro voto mariano indissolubile). Oltre al più discreto numero di laici, spiccavano per la loro attenta partecipazione alcuni dei maggiori vaticanisti esteri tra coloro che si distinguono particolarmente per l'assenza nei loro contenuti di fraintendimenti della realtà (per l'Italia, Sandro Magister). Con loro ho potuto scambiare alcune impressioni.
Mi scuso per la scarsa qualità delle immagini scattate dal mio cellulare.
I sorrisi di mons. Schneider e del Cardinale Burke, che lo ha ringraziato per le sue parole luminose, accompagnano la frase: I suoi genitori dovevano essere davvero ispirati per averle dato quel nome. Doppia allusione: al glorioso Atanasio della crisi Ariana del IV secolo e anche alla vicenda personale di mons. Schneider, cresciuto e fortificatosi ai tempi della persecuzione sovietica. (Maria Guarini)

La grandezza non negoziabile del matrimonio cristiano
Mons. Athanasius Schneider, Roma, 5 dicembre 2016

Quando Nostro Signore Gesù Cristo ha predicato le verità eterne due mila anni fa, la cultura o lo spirito regnante di quel tempo Gli erano radicalmente contrari. In concreto lo erano il sincretismo religioso, lo gnosticismo delle élite intellettuali e il permissivismo morale delle masse, specialmente riguardo all’istituto del matrimonio. “Egli era nel mondo, eppure il mondo non lo riconobbe” (Giov. 1, 10).

La gran parte del popolo d’Israele, ed in particolare i sommi sacerdoti, gli scribi e i farisei hanno rigettato il Magistero della rivelazione Divina di Cristo e persino la proclamazione dell’assoluta indissolubilità del matrimonio: “Venne fra la Sua gente, ma i suoi non l’hanno accolto” (Giov. 1, 11). L’intera missione del Figlio di Dio sulla terra consisteva nel rivelare la verità: “Per questo sono venuto nel mondo per rendere testimonianza alla verità” (Giov. 18, 37).

Nostro Signore Gesù Cristo è morto sulla Croce per salvare gli uomini dai peccati, offrendo se stesso in perfetto e gradito sacrificio di lode e di espiazione a Dio Padre. La morte redentrice di Cristo contiene anche la testimonianza che Egli dava di ogni Sua parola. Cristo era pronto a morire per la verità di ciascuna delle Sue parole: “Voi cercate di uccidere me, che vi ho detto la verità udita da Dio. Per quale motivo non comprendete il mio linguaggio? Perché non potete dare ascolto alla mia parola. Voi avete per padre il diavolo e volete compiere i desideri del padre vostro. Egli era omicida fin da principio e non stava saldo nella verità, perché in lui non c’è verità. Quando dice il falso, dice ciò che è suo, perché è menzognero e padre della menzogna. A me, invece, voi non credete, perché dico la verità. Chi di voi può dimostrare che ho peccato? Se dico la verità, perché non mi credete?” (Giov. 8, 40-46). La prontezza di Gesù nel morire per la verità includeva tutte le verità da Lui annunziate, certamente anche la verità dell’indissolubilità assoluta del matrimonio.

Gesù Cristo è il restauratore dell’indissolubilità e della santità originaria del matrimonio non soltanto per mezzo della Sua parola Divina, ma in modo più radicale per mezzo della Sua morte redentrice, con la quale Egli ha elevato la dignità creata e naturale del matrimonio alla dignità di sacramento. “Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei, per renderla santa. […] Nessuno infatti ha mai odiato la propria carne, anzi la nutre e la cura, come anche Cristo fa con la Chiesa, poiché siamo membra del suo corpo. Per questo l’uomo lascerà il padre e la madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una sola carne. Questo mistero è grande: io lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa!” (Ef. 5, 25.29-32). Per questa ragione anche al matrimonio si applicano le seguenti parole della preghiera della Chiesa: “Dio che in modo meraviglioso creasti la dignità della natura umana e in maniera ancora più meravigliosa la riformasti”.

Gli Apostoli e i suoi successori, in primo luogo i Romani Pontefici, successori di Pietro, hanno santamente custodito e fedelmente trasmesso la dottrina non negoziabile del Verbo Incarnato sulla santità e indissolubilità del matrimonio anche riguardo alla prassi pastorale. Questa dottrina di Cristo è espressa nelle seguenti affermazioni degli Apostoli: “Il matrimonio sia onorato ed il talamo sia senza macchia. I fornicatori e gli adulteri saranno giudicati da Dio” (Ebr. 13, 4) e “Agli sposati ordino, non io, ma il Signore: la moglie non si separi dal marito, e qualora si separi, rimanga senza sposarsi, e il marito non ripudi la moglie” (1 Cor. 7, 10-11). Queste parole ispirate dallo Spirito Santo furono sempre proclamate nella Chiesa durante duemila anni, servendo come un’indicazione vincolante e come norma indispensabile per la disciplina sacramentale e per la vita pratica dei fedeli.

Il comandamento di rimanere senza sposarsi dopo una separazione dal proprio coniuge legittimo, non è nel fondo una norma positiva o canonica della Chiesa, ma è parola di Dio, come insegnava l’apostolo San Paolo: “Ordino non io, ma il Signore” (1 Cor. 7, 10). La Chiesa ha ininterrottamente proclamato queste parole, vietando ai fedeli validamente sposati di attentare il matrimonio con un nuovo partner. Di conseguenza, la Chiesa secondo la logica Divina e umana non ha la competenza di approvare nemmeno implicitamente una convivenza more uxorio al di fuori di un valido matrimonio, ammettendo tali persone adultere alla Santa Comunione.

Un’autorità ecclesiastica che emana norme o orientamenti pastorali che prevedono una tale ammissione, si arroga un diritto che Dio non le ha dato. Un accompagnamento e discernimento pastorale che non propone alle persone adultere, i cosiddetti divorziati risposati, l’obbligo divinamente stabilito di vivere in continenza come condizione sine qua non all’ammissione ai sacramenti, si rivela in realtà come un clericalismo arrogante. Poiché non esiste un clericalismo più farisaico che quello che si arroga diritti divini.

Uno dei più antichi ed inequivocabili testimoni dell’immutabile prassi della Chiesa Romana di non accettare per mezzo della disciplina sacramentale la convivenza adulterina dei fedeli, che sono ancora legati al loro legittimo coniuge tramite il vincolo matrimoniale, è l’autore di una catechesi penitenziale conosciuta sotto il titolo pseudonimo Il Pastore di Erma. La catechesi è stata scritta con molta probabilità da un presbitero romano all’inizio del secondo secolo sotto la forma letteraria di un’apocalisse o di un racconto di visioni.

Il seguente dialogo tra Erma e l’angelo della penitenza che gli appare nella forma di un pastore, dimostra con ammirevole chiarezza l’immutabile dottrina e prassi della Chiesa cattolica in questa materia: “Che cosa, Signore, farà il marito se la moglie persiste in questa passione dell’adulterio?”. “L'allontani e il marito rimanga per sé solo. Se dopo aver allontanato la moglie sposa un’altra donna, anch’egli commette adulterio“. “Se, signore, la moglie, dopo che è stata allontanata, si pente e vuole ritornare dal marito non sarà ripresa?”. “Sì, dice; e se il marito non la riceve pecca e si addossa una grande colpa. Deve, invece, ricevere chi ha peccato e si è pentito. […] A causa della possibilità di tale pentimento, il marito non deve risposarsi. Questa direttiva vale sia per la donna che per l’uomo. Non solo si ha adulterio se uno corrompe la propria carne, ma anche chi compie cose simili ai pagani è un adultero. […] Per questo vi fu ordinato di rimanere da soli, per la donna e per l’uomo. Vi può essere in loro pentimento, … ma chi ha peccato non pecchi più” (Herm. Mand., IV, 1, 6-11).

Sappiamo che il primo grande peccato clericale fu il peccato del sommo sacerdote Aronne, quando costui cedette alle domande impertinenti dei peccatori e permise loro di venerare l’idolo del vitello d’oro (cfr. Es. 32, 4), sostituendo in questo concreto caso il Primo Comandamento del Decalogo di Dio, cioè sostituendo la volontà e la parola di Dio, con la volontà peccatrice dell’uomo. Aronne giustificava questo suo atto di clericalismo esasperato con il ricorso alla misericordia e alla comprensione con le esigenze degli uomini. La Sacra Scrittura dice appunto: “Mosè vide che il popolo non aveva più freno, perché Aronne avevo tolto ogni freno al popolo, così da farne il ludibrio dei loro avversari” (Es. 32, 25).

Si ripete oggi nuovamente nella vita della Chiesa, quel primo peccato clericale. Aronne aveva dato il permesso di peccare contro il Primo Comandamento del Decalogo di Dio e di poter essere allo stesso tempo sereni e lieti nel farlo, e la gente appunto danzava. Si trattava in quel caso di una letizia nell’idolatria: “Il popolo sedette per mangiare e bere, poi si alzo per darsi al divertimento” (Es. 32, 6). Invece del Primo Comandamento come era al tempo di Aronne, parecchi chierici, anche ai più alti livelli, sostituiscono ai nostri giorni il Sesto Comandamento con il nuovo idolo della pratica sessuale tra persone non validamente sposate, che è in un certo senso il vitello d’oro venerato dai chierici dei nostri giorni.

L’ammissione di tali persone ai sacramenti senza chieder loro la vita in continenza come conditio sine qua non, significa nel fondo un permesso di non dover osservare in questo caso il Sesto Comandamento. Tali chierici, come nuovi “Aronne”, tranquillizzano queste persone, dicendo che possono essere serene e liete, cioè continuare nella gioia dell’adulterio a causa di una nuova “via caritatis” e del senso “materno“ della Chiesa e che possono persino ricevere il cibo Eucaristico. Con tale orientamento pastorale i nuovi “Aronne” clericali fanno del popolo cattolico il ludibrio dei loro nemici, cioè del mondo non credente e immorale, il quale potrà davvero dire, ad esempio:
  • Nella Chiesa cattolica si può avere un nuovo partner accanto al proprio coniuge, e la convivenza con lui è ammessa nella prassi
  • Nella Chiesa cattolica è ammessa di conseguenza una specie di poligamia.
  • Nella Chiesa cattolica l’osservanza del Sesto Comandamento del Decalogo, tanto odiato da parte della nostra società moderna ecologica ed illuminata, può avere delle legittime eccezioni.
  • Il principio del progresso morale dell’uomo moderno, secondo il quale si deve accettare la legittimità degli atti sessuali fuori del matrimonio, è finalmente riconosiuto accettare in maniera implicita dalla Chiesa cattolica, che era stata sempre retrograda, rigida e nemica della letizia dell’amore e del progresso morale dell’uomo moderno.
Così già cominciano parlare i nemici di Cristo e della verità Divina, che sono i veri nemici della Chiesa. Per opera del nuovo clericalismo aronnitico l’ammissione degli adulteri praticanti ed impenitenti ai sacramenti, rende i figli della Chiesa Cattolica ludibrio di fatto dei loro avversari.

Rimane sempre una grande lezione e un serio ammonimento ai Pastori e ai fedeli della Chiesa il fatto che il Santo che per primo diede la sua vita come testimone di Cristo, fu San Giovanni Battista, il Precursore del Signore. La sua testimonianza per Cristo consisteva nel difendere senza ombra di dubbi e di ambiguità l’indissolubilità del matrimonio e nel condannare l’adulterio. La storia della Chiesa cattolica si gloria di possedere esempi luminosi che hanno seguito l’esempio di San Giovanni Battista o hanno dato come lui la testimonianza del sangue, soffrendo delle persecuzioni e svantaggi personali. Questi esempi devono guidare specialmente i Pastori della Chiesa dei nostri giorni, perché non cedano alla tipica tentazione clericale di voler piacere più agli uomini che alla santa ed esigente volontà di Dio, una volontà allo stesso tempo amorevole e sommamente saggia.

Tra la numerosa schiera di tanti imitatori di San Giovanni Battista come martiri e confessori dell’indissolubilità del matrimonio, possiamo ricordare solo alcuni più significativi. Il primo grande testimone fu il Papa San Nicolò I, detto il Grande. Si tratta dello scontro nel secolo IX tra Papa Niccolò I e Lotario II re di Lotaringia. Lotario, inizialmente unito, ma non sposato, con una aristocratica di nome Gualdrada, poi unitosi in matrimonio con la nobile Teutberga per interessi politici e poi ancora separatosi da questa e sposatosi con la precedente compagna, volle a tutti i costi che il Papa riconoscesse la validità del suo secondo matrimonio. Ma nonostante Lotario godesse dell’appoggio dei vescovi della sua regione e del sostegno dell’imperatore Ludovico, che arrivò ad invadere Roma col suo esercito, papa Niccolò I non si piegò alle sue pretese e non riconobbe mai come legittimo il suo secondo matrimonio.

Lotario II re di Lorena, dopo aver respinta e chiusa in un monastero la sua consorte Teutberga, conviveva con una certa Valdrada e ricorrendo a calunnie, minacce, torture, richiedeva ai vescovi locali il divorzio per poterla sposare. I vescovi di Lorena, nel Sinodo di Aquisgrana dell’862, cedendo alle astuzie del Re, accettarono la confessione d’infedeltà di Teutberga, senza tener conto che le era stata estorta con la violenza. Lotario II sposò quindi Valdrada che divenne regina. Seguì un appello della deposta Regina al Papa, il quale intervenne contro i vescovi consenzienti suscitando disubbidienze, scomuniche e ritorsioni da parte di due di loro, i quali si rivolsero all’imperatore Lodovico II, fratello di Lotario.

L’imperatore Ludovico decise di agire con la forza e al principio dell’864 venne a Roma con le armi, invadendo con i suoi soldati la città leonina, disperdendo anche le processioni religiose. Papa Niccolò dovette lasciare il Laterano e rifugiarsi in S. Pietro e il Papa si disse pronto di morire piuttosto che permettere una vita more uxorio al di fuori del valido matrimonio. Infine l’imperatore cedette alla costanza eroica del Papa e accettò i decreti del Papa, costringendo anche i due arcivescovi ribelli Guntero di Colonia e Teutgardo di Treviri ad accettare la sentenza papale.

Il cardinale Walter Brandmüller dà la seguente valutazione di questo caso emblematico della storia della Chiesa:
“Nel caso esaminato, ciò significa che dal dogma dell’unità, della sacramentalità e dell’indissolubilità, radicati nel matrimonio tra due battezzati, non c’è una strada che porti indietro, se non quella – inevitabile e per questo da rigettare – del ritenerli un errore dal quale emendarsi. Il modo di agire di Niccolò I nella disputa sul nuovo matrimonio di Lotario II, tanto consapevole dei principi quanto inflessibile ed impavido, costituisce una tappa importante sul cammino per l’affermazione dell’insegnamento sul matrimonio nell’ambito culturale germanico. Il fatto che il Papa, come anche suoi diversi successori in occasioni analoghe, si sia dimostrato avvocato della dignità della persona e della libertà dei deboli – per la maggior parte erano donne – ha fatto meritare a Niccolò I il rispetto della storiografia, la corona della santità ed il titolo di Magnus“.
Un altro esempio luminoso di confessori e martiri dell’indissolubilità del matrimonio ci è offerto da tre personaggi storici coinvolti nella vicenda del divorzio di Enrico VIII, Re d’Inghilterra. Si tratta del cardinale san Giovanni Fisher, di san Tommaso Moro e del cardinale Reginaldo Pole.

Quando si seppe per la prima volta che Enrico VIII stava cercando delle strade attraverso cui divorziare dalla sua legittima moglie Caterina d’Aragona, il vescovo di Rochester, Giovanni Fisher, si oppose pubblicamente a tali tentativi. San Giovanni Fisher è autore di sette pubblicazioni in cui condanna il divorzio imminente di Enrico VIII. Il Primate d’Inghilterra il cardinale Wolsey e tutti i vescovi del paese, con l’eccezione del vescovo di Rochester John Fisher appoggiarono il tentativo del Re di sciogliere il suo primo e valido matrimonio. Forse lo fecero per motivi pastorali e adducendo la possibilità di un accompagnamento e discernimento pastorale.

Invece, il vescovo Giovanni Fisher ebbe persino il coraggio di fare una dichiarazione molto chiara nella Camera dei Lords affermando, che il matrimonio era legittimo, che un divorzio sarebbe stato illegale e che il Re non aveva il diritto di avanzare su questa strada. Nella stessa sessione del Parlamento fu approvato il famoso “Act of Succession”, con il quale tutti cittadini dovevano fare il giuramento di successione, riconoscendo la prole di Enrico e Anna Boleyn come legittimi eredi del trono, sotto pena di essere colpevoli del crimine di alto tradimento. Il cardinale Fisher rifiutò il giuramento, fu imprigionato nel 1534 nella Torre di Londra e l’anno seguente fu decapitato.

Il cardinale Fisher aveva dichiarato, che nessun potere sia umano o Divino, poteva sciogliere il matrimonio del Re e della Regina, perché il matrimonio era indissolubile e che lui sarebbe stato pronto a dare volentieri la sua vita per questa verità. Il cardinale Fisher notava in quella circostanza che Giovanni Battista non vedeva altra strada per morire più gloriosamente che morire per la causa del matrimonio, nonostante il fatto che il matrimonio non era così sacro a quel tempo come lo divenne quando Cristo versò il Suo Sangue per santificare il matrimonio.

In almeno due racconti del suo processo, san Tommaso Moro osservò che la vera causa dell’inimicizia di Enrico VIII contro di lui, era il fatto che Tommaso Moro non credeva che Anna Boleyn fose la moglie di Enrico VIII. Una delle cause dell’incarcerazione di Tommaso Moro fu il suo rifiuto di affermare con giuramento la validità del matrimonio tra Enrico VIII e Anna Boleyn. In quel tempo, al contrario del nostro, nessun cattolico credeva che una relazione adultera avrebbe potuto, in determinate circostanze o per motivi pastorali, essere trattata come se essa fosse un vero matrimonio.

Reginaldo Pole, futuro cardinale, era un lontano cugino di Re Enrico VIII, e nella sua gioventù aveva ricevuto da lui una generosa borsa di studio. Enrico VIII gli offri l’arcivescovado di York nel caso che egli lo avesse appoggiato nella causa del divorzio. Così Pole avrebbe dovuto essere complice nel disprezzo che Enrico VIII aveva per il matrimonio. Durante un colloquio con il Re nel palazzo reale, Reginaldo Pole gli disse che egli non poteva approvare i suoi piani, per la salvezza dell’anima del Re e a causa della propria coscienza. Nessuno, fino a quel momento, aveva osato opporsi al Re a viso aperto. Quando Reginaldo Pole pronunciò queste sue parole, il Re si adirò al punto di prendere il suo pugnale. Pole pensò in quel momento che il Re lo avrebbe accoltellato. Però la semplicità candida con la quale parlava Pole come se lui avesse pronunciato un messaggio di Dio, e il suo coraggio nella presenza di un tiranno, gli salvarono la vita.

Alcuni chierici in quel tempo suggerirono al cardinale Fisher, al cardinale Pole e a Tommaso More di essere più “realisti” nella vicenda dell’unione irregolare e adultera di Enrico VIII con Anna Boleyn e meno “nero-bianco” e che forse si sarebbe potuto fare un breve processo canonico per constatare la nullità del primo matrimonio. Con questo si sarebbe potuto evitare lo scisma e impedire a Enrico VIII di commettere ulteriori gravi e mostruosi peccati. Tuttavia contro un tale ragionamento esiste un grande problema: l’intera testimonianza della Parola rivelata di Divina e dell’ininterrotta tradizione della Chiesa dicono che non si può rinnegare la realtà dell’indissolubilità di un vero matrimonio o tollerare un adulterio consolidato nel tempo, quali che siano le circostanze.

Un ultimo esempio è la testimonianza dei cosiddetti cardinali “neri” nella vicenda del divorzio di Napoleone I, un nobile e glorioso esempio di membri collegio cardinalizio per tutti i tempi. Nel 1810 il cardinale Ercole Consalvi, allora Segretario di Stato, rifiutò di assistere alla celebrazione del matrimonio fra Napoleone I e Maria Luisa d’Austria, visto che il Papa non aveva potuto esprimersi sull’invalidità della prima unione fra l’Imperatore e Giuseppina Beauharnais. Furioso, Napoleone ordinò che i beni del Consalvi e di altri 12 cardinali fossero confiscati e che essi fossero privati del loro rango. Questi cardinali avrebbero dovuto quindi vestire come normali sacerdoti e furono perciò soprannominati i “cardinali neri”. Il cardinale Consalvi raccontò la vicenda dei 13 cardinali “neri” nelle sue Memorie:
“Nello stesso giorno noi ci trovammo obbligati a più non far uso delle insegne cardinalizie e a vestire di nero, dal che nacque poi la denominazione dei “Neri” e dei “Rossi”, con cui furono distinte le due parti del Collegio. … Fu un prodigio che, avendo nel primo furore dato l’Imperatore l’ordine di fucilare 3 dei 13 cardinali, cioè Opizzoni, me [Cadinale Consalvi] e un terzo, che non si è saputo chi fosse (forse fu il Cardinale di Pietro), ed essendosi poi limitato a me solo, la cosa non si realizzasse”.
Poi il cardinale Consalvi racconta più dettagliatamente:
“Dopo molte deliberazioni fra noi 13, si concluse che agli inviti dell’Imperatore, che riguardavano il matrimonio, non saremmo intervenuti, cioè non all’ecclesiastico per la ragione detta di sopra, non al civile perché non credevamo che convenisse a dei Cardinali autorizzare con la loro presenza la nuova legislazione, che separa un tale atto dalla così chiamata benedizione nuziale, prescindendo, anche dal supporre con quell’atto medesimo già sciolto quel precedente vincolo, che noi non credevamo sciolto legittimamente. Decidemmo dunque di non intervenire. Quando si fece il matrimonio civile in S. Cloud i 13 non intervennero. Arrivò il giorno, in cui si fece il matrimonio ecclesiastico. Si videro preparate le sedie per tutti i Cardinali, non essendosi perduta sino alla fine la speranza che almeno a quello, che era ciò che più interessava la Corte, tutti interverrebbero. Ma i 13 cardinali non vi intervennero. Gli altri 14 cardinali intervennero. … Quando l’Imperatore entrò nella cappella, il suo primo sguardo fu al luogo dove erano i Cardinali e, al vederne il solo numero 14, dimostrò nel viso tanto furore, che tutti gli astanti se ne avvidero manifestamente”.
“Arrivò così il giorno della resa dei conti. Giunti tutti i 13 cardinali dal Ministro dei Culti, fummo introdotti nella sua camera, dove trovammo anche il Ministro della Polizia Fouché. Appena entrati, il Ministro Fouché ch’era al camino, a cui io mi accostai per salutarlo, mi disse a voce bassa: «Ve lo predissi io, Sig. Cardinale, che le conseguenze sarebbero state terribili: quello che mi trafigge è il veder Voi nel numero delle vittime». Prende la parola il Ministro dei Culti ed accusa il Cardinale ed i suoi 12 colleghi di complotto. Di questo delitto, vietato e punito severissimamente dalle leggi veglianti, si trovava nella dispiacevole necessità di manifestarci gli ordini di Sua Maestà a nostro riguardo, i quali si riducevano a queste tre cose, cioè: 1° che i nostri beni non meno ecclesiastici, che patrimoniali rimanevano fin da quel momento a noi tolti e posti sotto sequestro, dichiarandocene affatto spogliati e privati; 2° che ci si vietava di più far uso delle insegne cardinalizie e di qualunque divisa della nostra dignità, non considerandoci più Sua Maestà come Cardinali; 3° che Sua Maestà si riservava di statuire in appresso sulle nostre persone, alcune delle quali ci fece intendere che sarebbero state messe sotto un giudizio. … Nello stesso giorno dunque noi ci trovammo obbligati a più non far uso delle insegne cardinalizie e a vestire di nero, dal che nacque poi la denominazione dei Neri e dei Rossi, con cui furono distinte le due parti del Collegio”.
Voglia lo Spirito Santo suscitare in tutti i membri della Chiesa, dal più semplice e umile fedele fino al Supremo Pastore sempre più numerosi e coraggiosi difensori della verità dell’indissolubilità del matrimonio e della corrispondente prassi immutabile della Chiesa, anche se a causa di tale difesa essi rischiassero considerevoli svantaggi personali. La Chiesa deve più che mai adoperarsi nell’annuncio della dottrina e nella pastorale matrimoniale, affinché nella vita dei coniugi e specialmente dei cosiddetti divorziati risposati sia osservato quello che lo Spirito Santo ha detto nella Sacra Scrittura: “Il matrimonio sia onorato ed il talamo sia senza macchia” (Eb. 13, 4). Solo una pastorale matrimoniale, che prenda ancora sul serio questa parole di Dio, si rivela come veramente misericordiosa, poiché conduce le anime peccatrici sulla strada sicura della vita eterna. E questo è ciò che conta.

38 commenti:

Alessandro Mirabelli ha detto...

È' una lectio magistralis sulla indissolubilità del matrimonio cristiano.

Anonimo ha detto...

Grazie per parole fortissime a chiariassime.

Rr ha detto...

Grazie, Mic.
Si, una vera lectuo magistralis, condotta con linguaggio chiaro, swmplice, si si, no no.

Cesare Baronio ha detto...

Che meraviglia! Un discorso impeccabile, di trasparenza adamantina, senza una sbavatura, un'omissione, alcunché di taciuto. E - se mi si permette - senza alcuna citazione del Vaticano II, una volta tanto. Il richiamo alla storia sacra e profana; la serena affermazione della Verità cattolica senza infingimenti; l'eloquio chiaro e comprensibile a tutti. Dio renda merito a questi degnissimi Prelati, conceda loro la grazia di non retrocedere nemmeno davanti alle minacce dei novelli Fouché in clergyman, e sia di sprone ai sacerdoti ed ai laici acciocché possano far fronte comune a difesa dell'onore di Dio e della Sua Chiesa.

tralcio ha detto...

grazie!

irina ha detto...

Gli esempi corroborano ma la vera forza, leggendo, è trasmessa dalla chiarezza dell'insegnamento. Ad ogni riga si capisce meglio ed in modo più approfondito il male che è stato fatto nell'assecondare la zoppia dell'uomo. In questo è venuta meno la Chiesa e moltissimi di noi con lei. Si è mancato perchè non si è riconosciuto alla Santa Trinità di volere il bene dell'uomo; si è mancato perchè non si è parlato all'uomo facendo appello alla sua possibilità di guarigione con l'aiuto che il Signore dona a chi è nel bisogno.E' stata una resa ai demoni.Si parla tanto di ormoni. Comincio ad avere i miei dubbi su questi ormoni, come li ho sulla sessualità come unico elemento onnipotente rimasto nel creato. Riprenderò questi filo di pensiero. Ora quello che mi preme sottolineare è che così si deve parlare, senza tanti ghirigori, così l'essere umano intuisce che alzarsi e camminare è possibile, giusto, degno di lui.

Anonimo ha detto...

" Dice : " Dio e' di misericordia ". Ecco il terzo inganno comune de' peccatori , per cui moltissimi si dannano ... perche' questi miserabili confidano temerariamente alla misericordia , non lasciano di peccare , e così si perdono . Iddio e' di misericordia , chi lo nega ; ma cio' nonostante , quanti ogni giorno Dio ne manda all'inferno ! Egli e' misericordioso , ma e' ancora giusto , e percio' obbligato a castigare chi l'offende . Egli usa misericordia , ma a chi ? A chi lo teme e si pente ...."
Sant'Alfonso Maria de Liguori in Apparecchio alla morte

Anonimo ha detto...

E' sempre una gioia leggere le sue parole. Contenuto e forma. Acqua limpida che scorre placida, lama che taglia senza tentennamenti o sbavature, separando la verità dagli errori. Coraggio, forza, fermezza. Dio lo benedica e l'Immacolata lo protegga sotto il suo manto e lo riempia di tutte le grazie.

Sembrerebbe Ot ma non lo é:

Sausage party”: le orge gnostiche proposte ai ragazzi
http://www.enzopennetta.it/2016/12/sausage-party-le-orge-gnostiche-proposte-ai-ragazzi/


Non ci sono parole.

Anna

Anonimo ha detto...

A margine dell'intervento di Roma ripreso da mic, il vescovo ha rilasciato un'intervista a LifeSiteNews in cui ha comparato l'attuale clima della Chiesa a quello del regime sovietico:

https://www.lifesitenews.com/news/bishop-schneider-compares-treatment-of-four-cardinals-to-soviet-regime

--
Fabrizio Giudici

Anonimo ha detto...

Date un'occhiata qui: padre Spadaro iniza a giocare a carte più scoperte.

https://www.lifesitenews.com/news/papal-advisor-embrace-hermeneutic-of-mercy-not-binary-dubia

PAX

mic ha detto...

L'anello episcopale di mons. Schneider ha l'immagine dell'Immacolata.

tralcio ha detto...

Non esiste un clericalismo più farisaico che quello che si arroga diritti divini.

Sappiamo che il primo grande peccato clericale fu il peccato del sommo sacerdote Aronne, quando costui cedette alle domande impertinenti dei peccatori e permise loro di venerare l’idolo del vitello d’oro (Es. 32,4), sostituendo in questo concreto caso il Primo Comandamento del Decalogo di Dio, cioè sostituendo la volontà e la parola di Dio, con la volontà peccatrice dell’uomo. Aronne giustificava questo suo atto di clericalismo esasperato con il ricorso alla misericordia e alla comprensione con le esigenze degli uomini.

Aronne aveva dato il permesso di peccare contro il Primo Comandamento del Decalogo di Dio e di poter essere allo stesso tempo sereni e lieti nel farlo, e la gente appunto danzava. Si trattava in quel caso di una letizia nell’idolatria: “Il popolo sedette per mangiare e bere, poi si alzo per darsi al divertimento” (Es. 32, 6).

Tali chierici, come nuovi “Aronne”, tranquillizzano queste persone, dicendo che possono essere serene e liete, cioè continuare nella gioia dell’adulterio a causa di una nuova “via caritatis” e del senso “materno“ della Chiesa e che possono persino ricevere il cibo Eucaristico.

Non così Giovanni il Battista, Papa Niccolò I, Thomas More e i Cardinali Fisher e Pole, il Cardinal Consalvi e altri 12 con lui, tanto da dividere il collegio cardinalizio tra "rossi" e "neri"...

Solo una pastorale matrimoniale, che prenda ancora sul serio questa parole di Dio, si rivela come veramente misericordiosa, poiché conduce le anime peccatrici sulla strada sicura della vita eterna.

Una gioiosa danza, magisterialmente autorizzata, attorno al vitello d'oro su quale via conduce?
Matteo 7,13-14.

Anonimo ha detto...

Come invidio Mic per aver potuto assistere a questa conferenza!!!!!

mic ha detto...

Al canto finale del Credo, più che mai simbolico, si respirava un clima vibrante, intensamente raccolto, tanti cuori fedeli in un cuor solo e un'anima sola, rivolti al Signore nel cuore della Sua Chiesa.

Anonimo ha detto...

Il patriarca Kirill ha inaugurato una nuova cattedrale ortodossa nel centro di Parigi.
Nella capitale del laicismo, della perfida filosofia illuministica e del pensiero massonico, in cui la Chiesa Cattolica perde pezzi e le sue chiese si svuotano, il Cristianesimo conferma la sua presenza in forme del tutto nuove per la Francia attraverso la presenza della Chiesa Ortodossa.
Se ad occidente una porta si chiude, invece ad oriente si spalanca un portone e il soffio dello Spirito Santo irrompe con tutta la sua potenza. Insomma Cristo conferma la sua presenza nel mondo.
Christus vincit, Christus regnat, Christus imperat !

Anonimo ha detto...

Scusate se mi permetto :
Le domande sono rivolte al successore di Pietro , pertanto il coro dovrebbe tacere ( se ognuno stesse al suo posto ! )

Niente primavera nella Chiesa senza l’umiltà e senza la preghiera
http://traditiocatholica.blogspot.it/2016/12/nessuna-primavera-nella-chiesa-senza.html

Francesco Patruno su Fb ha detto...

Suvvia, credete ancora che Bergoglio non abbia risposto ai "Dubia"? Egli ha risposto e lo ha fatto in maniera chiara? Ancora perplessità? Bergoglio è stato chiaro nella lettera ai vescovi argentini.
Che altro deve fare per essere così chiaro e manifestare il suo intendimento ed indicare l'unico modo possibile onde interpretare l'AL?
Se ne prenda atto una buona volta e se ne traggano le conclusioni. Inevitabili e tragiche ad un tempo. Ma se ne traggano. Non possiamo reggere ancora questo stillicidio ed una ridda di ipotesi ed ermeneutiche tra i pompieri di AL e quelli che ne indicano l'unica, vera interpretazione. Devo dire che, sebbene per ragioni diverse, questa volta mi trovo d'accordo con Spadaro.
Si metta una buona volta il punto e si vada a capo.

https://www.lifesitenews.com/news/papal-advisor-embrace-hermeneutic-of-mercy-not-binary-dubia

Anonimo ha detto...


La costruzione di nuove chiese della c.d. Ortodossia non dipende da una conversione all'Ortodossia della popolazione locale ma soprattutto dal forte numero di slavi e rumeni di religione grecoscismatica (alias "ortodossa") in Occidente, numero che non accenna a diminuire ed anzi sembra aumentare. Bizantini e bizantineggianti: non c'e' tanto da esaltarsi. E comunque la salvezza puo' venire solo dalla restaurazione del vero cattolicesimo, non dall'avanzata della Setta orientale, con tutti i suoi errori dogmatici e non. Sono sempre "gli errori della Russia che si espandono", come disse la Madonna a Fatima, non necessariamente confinati alla fase comunista, indubbiamente la peggiore. A. R.

mic ha detto...

Le domande sono rivolte al successore di Pietro , pertanto il coro dovrebbe tacere ( se ognuno stesse al suo posto ! )

Al suo posto dovrebbe rimanere chi capisce solo quello che vuole capire.
Le domande sono state "rese pubbliche" di proposito, perché troppa è la confusione ed è necessario approfondire i problemi dell'AL (e poi c'è anche il resto ma almeno partiamo da qualcosa), ai fini della "salus animarum". Lo hanno espresso gli stessi cardinali. E non esistono pastori senza popolo e non esiste popolo senza pastori. Noi non siamo soli e neppure loro lo sono.
Il corpo mistico di Cristo è costituito da tante membra vive e, ognuno con la sua funzione, contribuisce alla vita della Chiesa.
Specie in questa temperie oscura molto è chiesto a chi ha la grazia di 'vedere', per aumentare la consapevolezza e difendere, riaffermandola, la Verità.

Anonimo ha detto...

Credo che l'Anonimo delle 10.05 abbia ragione: non cadiamo nella trappola dell'Ortodossia orientale: questa rimane un errore ed il suo espandersi non è una vittoria di NS Gesù Cristo.

mic ha detto...

Notevole la "letizia dell'idolatria", in parallelo con l'amoris laetitia, in riferimento ai Clerici idolatri, gli Aronni di oggi, emuli di Aronne e del vitello d'oro da lui permesso.

Anonimo ha detto...

Un incontro carbonaro. Nessuno ne sapeva niente.

Anonimo ha detto...

Ho trovato personalmente interessante anche l'excursus storico su Papa San Nicolò I e Lotario II e la collegata vicenda di mogli e divorzi. Questo perché sabato scorso Alberto Angela ha trasmesso una puntata di Ulisse a proposito di Carlo Magno. Interessante in generale, ma con una serie di punti che mi hanno fatto insospettire: si è parlato degli allegri costumi dei regnanti dell'epoca in fatto di spose, divorzi e concubine. E fin qui niente di particolare. Ma si è lasciato intendere che quelli fossero i costumi tutto sommato accettati anche dalla Chiesa. Mentre non è vero, come l'episodio riportato dimostra, perlomeno nei casi in cui essa ha avuto la possibilità di intervenire.

--
Fabrizio Giudici

Anonimo ha detto...


https://www.avvenire.it/papa/pagine/papa-a-giornale-belga-sana-laicita-e-aperta-alla-trascendenza

L'Amoris laetitia frutto della Chiesa sinodale
“Tutto quello che c’è” in Amoris laetitia, “nel Sinodo è stato approvato da più dei due terzi dei padri. E questo è una garanzia”. Lo rivela il Papa. Francesco ricorda che durante il Sinodo sulla famiglia “ognuno ha detto quello che pensava, senza paura di sentirsi giudicato. E tutti erano nell'atteggiamento di ascoltare, senza condannare. E poi si discuteva come fratelli nei gruppi. Però una cosa è discutere come fratelli e un’altra è condannare a priori. C’è stata una libertà di espressione molto grande. E questo è bello!”. Poi il Papa sottolinea la formula latina “che dice che le Chiese sono sempre cum Petro et sub Petro. Pietro è il garante dell’unità della Chiesa. È il garante. Questo è il significato. E bisogna progredire nella sinodalità; che è una delle cose che gli ortodossi hanno conservato. E anche le Chiese cattoliche orientali. È una loro ricchezza, e lo riconosco nell’Enciclica”.

irina ha detto...

@anonimo 12:32
Chi conosce e segue le attività della Fondazione Lepanto sapeva ed era informato.Senza carbonara.

Ave Maria ! Preghiamo per tutti i Sacerdoti perche' possano vedere . ha detto...

1) Anche Monsignor Gemma , il vescovo esorcista , ha applicato dietro la Croce pettorale la Medaglietta Miracolosa e durante un esorcismo il diavolo rivelo' a tutti questo piccolo segreto del Monsignore .
E' Maria che conduce a Gesu' , nei tempi e nei modi che il Padre Le indica .

1) Ma quale incontro carbonaro , la Fondazione Lepanto propone molti temi interessanti e li discute alla luce del sole .Basta iscriversi e anche lei sara' invitato/a .

Anonimo ha detto...

Quale incontro carbonaro se c'è un'ampia informazione? Diciamo sammai riservato.

Anonimo ha detto...

Quale incontro carbonaro se c'è un'ampia informazione? Diciamo sammai riservato.

Felice ha detto...

Grazie Mic per il preziosissimo servizio che ci rendi!

Sacerdos quidam ha detto...

Eccellente e chiarissimo l'intervento di Mons. Schneider!

"Il comandamento di rimanere senza sposarsi dopo una separazione dal proprio coniuge legittima, non è nel fondo una norma positiva o canonica della Chiesa, ma è parola di Dio, come insegnava l’apostolo San Paolo: “Ordino non io, ma il Signore” (1 Cor. 7, 10). La Chiesa ha ininterrottamente proclamato queste parole, vietando ai fedeli validamente sposati di attentare il matrimonio con un nuovo partner. Di conseguenza, la Chiesa secondo la logica Divina e umana non ha la competenza di approvare nemmeno implicitamente una convivenza more uxorio al di fuori di un valido matrimonio, ammettendo tali persone adultere alla Santa Comunione.
Un’autorità ecclesiastica che emana norme o orientamenti pastorali che prevedono una tale ammissione, si arroga un diritto che Dio non le ha dato."

A proposito, fatelo sapere anche a Kirill che apre chiese a Parigi e all'altro compare Bartolomeo, indiscussi cattivi maestri di Papa Bergoglio in questo campo (e non solo).

Poi la Dottrina ? ha detto...

http://www.iltimone.org/35392,News.html

irina ha detto...

@ Fabrizio Giudici 7 dicembre 12:36

qualcuno l'ha segnalato l'altro giorno: Vigiliae Alexandrinae,21 novembre 2016, La fine dell'Università.Avvedute considerazioni di Roger Scruton...

In questo piccolo saggio mi ha colpito la reinterpretazione della cultura occidentale allo scopo di sminuirla e livellarla alla altre; in particolare il giorno prima, ascoltando la lezione di storia ripetuta da mio nipote,questione di Enrico VIII, sul suo testo di scuola c'era un piccolo inciso che faceva intendere che il comportamento del Papa fu tale non in forza della parola del Signore, ma in forza di convenienza politica.La contaminazione della stessa cultura occidentale è sotto attacco in questo processo di omogeneizzazione volto all'occultamento di ogni egregia cosa che possa accendere l'anima dell'essere umano. Tutti livellati verso il basso.Tranne gli illuminati,aggiungo io, che per svettare sulla sua testa del prossimo gli tagliano le gambe. Come quelli che storpiano i figli da piccoli per mandarli a chiedere l'elemosina quando sono grandicelli.

Cesare Baronio ha detto...

Ieri è stata riportata dalla stampa la notizia, secondo la quale Omissis avrebbe paragonato coloro che diffamano gli avversari a dei coprofili, e quanti accettano delle verità parziali a dei coprofagi.

Al di là dell'immonda similitudine - che par dissimulare dietro un vocabolo della psicopatologia le infami voci del volgo - è sorprendente che egli non veda quanto la sua denuncia trovi proprio nei suoi modi, nelle sue parole e nella sua ostinata affermazione dell'errore un caso emblematico.

Bergoglio infatti, lungi dall'esser maestro di verità e difensore dell'ortodossia cattolica, diffonde dottrine eterodosse e tollera che i suoi sodali ne dicano di ancor più eretiche e scandalose. E a quanti - ancorché prudentemente e con mezzi leciti, come nel caso dei quattro Porporati - gli chiedono chiarimenti, egli riserva solo accuse infamanti e generiche.

Coerentemente con il personaggio, gli adoratori degl'idoli, i deicidi, gli eretici, i sodomiti, i concubinari, gli atei ed i nemici di Cristo sono fatti oggetto di un'accoglienza, di una stima e di una comprensione che non ha eguali. Chi difende la verità della dottrina e della morale, è viceversa indicato come coprofilo o coprofago.

Certo è che mai, nella storia della Chiesa, si era sentito un Papa ricorrere a simili insulti.
Ci troviamo davanti ad un individuo che ha perso ogni freno e con il quale non è possibile alcun confronto civile.

Aloisius ha detto...

Grazie Maria, grazie di cuore per aver pubblicato questo discorso.
Mi ero segnato giorni fa l'evento, ma purtroppo non mi è stato possibile partecipare.

Finalmente una boccata di aria nuova, fresca e pura.
Quella vera, non quella avvelenata spacciata come 'aria nuova',ma appestata di veleni invisibili e tossici, che i clericali al potere ci hanno fatto respirare da tre anni a questa parte.

Finalmente parole di verità, di quelle che infimmano i cuori dei cristiani piccoli, come noi, perché vengono dallo Spirito Santo che assiste i servitori fedeli che annunciano la Sua Parola.

Soprattutto quando pagano personalmente per questo.
Grande sarà la loro ricompensa, dice il Signore, e noi saremo testimoni dell'opera buona compiuta da loro compiuta nell'attuale periodo di tenebre che stiamo vivendo.

Buona parte del discorso del Mons. Schneider trova la sua forza nelle Scritture, partendo da Aronne, fino alle successive testimonianze storiche di grandi santi e martiri che ha ricordato, ed è un suo merito averli ricordati e collegati alla situazione attuale.

Emerge con forza l'amnesia cronica, o l'ignoranza, e di certo la superbia, che ha impedito agli eretici modernisti al potere di far tesoro della suddette testimonianze,
ovviamente trascurate per imporre le loro eretiche interpretazioni (troppo bianco o nero, meglio il grigio a pois)

Spero che anche Bergoglio si dimetta, amareggiato dall''insubordinazione' dei Pastori veri al suo potere clericale, e che il prossimo papa, anzi Papa, sia uno di loro.
Oppure che Bergoglio si converta.

So che e' una pia illusione la mia:
Bergoglio li ha già definiti come animati da 'spirito cattivo' che divide, mentre lui, buono e bravo, portatore della sua parola personale che piace al mondo, ha detto chiaramente che se ne frega e dorme lo stesso.

Ma a Dio nulla è impossibile!
E nulla nega alla Santissima Vergine Maria, nella quale oggi soprattutto confidiamo fiduciosi, sperando che assista con grazie speciali questi bravi Pastori e disturbi il sonno dell'attuale papa.
Buona festa dell'Immacolata a tutti!

Anonimo ha detto...

Ecco la versione di Magister
http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it

La Chiesa è una barca senza timone. Cattolicivdi cinque continenti rilanciano l'appello al papa

Cesare Baronio ha detto...

Gli pseudo-argomenti dei difensori dell'Amor Laetitiae:
http://opportuneimportune.blogspot.it/2016/12/gli-pseudo-argomenti-dei-difensori.html

Anonimo ha detto...
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ilfocohadaardere ha detto...

@Mic:
"Il corpo mistico di Cristo è costituito da tante membra vive e, ognuno con la sua funzione, contribuisce alla vita della Chiesa.
Specie in questa temperie oscura molto è chiesto a chi ha la grazia di 'vedere', per aumentare la consapevolezza e difendere, riaffermandola, la Verità."

Brava Mic! Sursum corda!

p.s. in ogni luogo dove vi è l'ombra di una Croce e di un campanile,ed il rintocco di una campana,dove giunge il tepore potentissimo e discreto della Presenza Eucaristica che scalda i cuori e apre le menti, là opera lo Spirito Santo, e i Cristiani si trovano, fratelli come mai forse prima, fermi, fedeli alla comune immutabile Verità,nella carità. Vediamo questo perché accade, e speriamo, sempre! L'Immacolata protegga tutti i suoi figli!